sabato 28 dicembre 2024

FOOD'ART CORLEONE


Martedì 31 dicembre 2024, Corleone diventerà il cuore pulsante della cultura, dell’arte e della tradizione enogastronomica con la manifestazione *Food’Art Corleone, un evento unico finanziato dall’Assessorato Regionale dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea – Dipartimento Regionale dell'Agricoltura. L’organizzazione è curata dall’associazione Intus Corleone APS con il patrocinio del Comune di Corleone. 



L’evento si aprirà allo scoccare della mezzanotte tra il 30 e il 31 dicembre, proseguendo per tutta la giornata e intrecciandosi con la tradizionale “Carcavecchia”, offrendo ai visitatori un ricco programma di attività culturali, enogastronomiche e di intrattenimento. 

 

PROGRAMMA “FOOD'ART CORLEONE”

Chiesa di Sant’Agostino

Ore: 00:00: Concerto di Giuseppe Cerullo con “OPERATIC FANTASIES”, un’esibizione emozionante di musica classica e contemporanea. 

Taste Point - Museo Pippo Rizzo

Ore: 09:00 – 18:00: Esposizione delle tipicità locali e incontri con i produttori per scoprire i sapori autentici del territorio. 

Museo Civico Pippo Rizzo (Sala Conferenze)

Ore: 10:30: Workshop “Corleone e le sue potenzialità”, un appuntamento formativo dedicato alle aziende agricole e agli operatori del settore per approfondire come l’economia circolare possa rappresentare un modello sostenibile e vantaggioso per l’ambiente e la produttività. 

Piazza Asilo/Chiostro Sant’Agostino *(in caso di maltempo l’evento si terrà al chiostro di Sant’Agostino) 

Ore: 13:00 – 14:30: Incontro degustazione dedicato allo *sfincione corleonese*, per scoprire il sapore autentico di questa specialità tradizionale. 

Visite guidate alla scoperta di Corleone

Ore: 10:30 e 14:30*: Tour guidati attraverso i tesori del patrimonio artistico e culturale di Corleone: 

a.       Museo Diocesano di arte sacra 

b.       Chiesa di San Martino 

c.       Museo del Contadino e Oratorio della Madonna del Soccorso 

d.       Chiesa di Sant’Agostino 

“Faccia di Vecchia Fest” 30-31 DICEMBRE 2024 TORRETTA


“Faccia di Vecchia Fest – Celebriamo il gusto della tradizione!”

Torretta, è pronta ad ospitare due giorni di festa e convivialità con il “Faccia di Vecchia Fest”, che celebra i sapori autentici del nostro territorio. Il prossimo 30 dicembre 2024, a partire dalle ore 18:00, al Belvedere Francesco di Maggio, Torretta si trasformerà in un palcoscenico di gusto, musica e spettacolo per il “Faccia di Vecchia Fest – Celebriamo il gusto della tradizione!”.

Questa iniziativa, finanziata dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea - Dipartimento Regionale dell’Agricoltura, ha come obiettivo quello di promuovere e valorizzare la tradizione gastronomica locale, con un particolare focus su uno dei piatti simbolo di Torretta: la Faccia di Vecchia, un piatto che racconta la storia e il legame indissolubile tra la cucina contadina e il nostro territorio.



30 DICEMBRE La protagonista è la “Faccia di Vecchia”

La Faccia di Vecchia è un piatto tradizionale di Torretta, che si distingue per la sua semplicità e il suo gusto ricco e autentico. Si tratta di un piatto che unisce pochi, ma pregiati ingredienti locali: mollica morbida, scalogno, pomodoro, pepe, caciocavallo, sarda salata, origano e olio extravergine d’oliva. La sua preparazione è un perfetto esempio della cucina contadina, che valorizza il sapore genuino degli ingredienti freschi e locali.

Durante l’evento, i visitatori avranno l’opportunità di degustare diverse varianti della Faccia di Vecchia, preparate anche dalle pizzerie locali, ognuna delle quali proporrà la propria interpretazione del piatto, unendo tradizione e creatività. Sarà un’occasione per riscoprire la qualità e l’autenticità dei prodotti locali, unendo la passione dei pizzaioli del paese e il desiderio di far conoscere le eccellenze culinarie del nostro territorio.

Un programma ricco di emozioni

Oltre alla degustazione della Faccia di Vecchia, l’evento offrirà una serie di attività pensate per intrattenere e coinvolgere i partecipanti. In particolare, The Christmas Song Quartet offrirà uno spettacolo musicale dal repertorio natalizio, creando l’atmosfera ideale per vivere la magia delle festività. Con i suoi brani, il gruppo saprà trasportare i presenti in un’atmosfera festosa e di grande suggestione.

A rendere ancora più spettacolare l’evento ci penserà l’Associazione Culturale Solart, che darà vita a una sfilata di coreografie e luci LED, trasformando il Belvedere in un vero e proprio palcoscenico di luci e colori. La magia visiva delle luci LED, accompagnata dalle coreografie suggestive, contribuirà a creare un’atmosfera incantevole, perfetta per concludere l’anno.

Un’occasione per promuovere i prodotti locali

Il “Faccia di Vecchia Fest” rappresenta non solo un’opportunità per scoprire e gustare la cucina tradizionale, ma anche un importante momento di promozione per le pizzerie locali e i produttori del nostro territorio. Ogni pizzeria che parteciperà all’evento avrà l’opportunità di presentare la propria versione della Faccia di Vecchia, arricchita da ingredienti tipici e locali, ma anche da un tocco di innovazione che riflette il legame con il passato e la voglia di rinnovarsi.

L’evento, infatti, è stato pensato anche come una vetrina per il territorio, dove i produttori locali possono far conoscere e valorizzare prodotti semplici, ma pregiati, come il caciocavallo, l’olio extravergine di oliva, e la sarda salata, ingredienti fondamentali per la preparazione della Faccia di Vecchia. La Regione Sicilia, attraverso il suo finanziamento, conferma così il proprio impegno nella valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche e nella promozione delle produzioni locali, fondamentali per lo sviluppo sostenibile delle nostre comunità rurali.

Un invito a tutti

 Faccia di Vecchia Fest” è un’occasione unica per vivere due giorni all’insegna della gastronomia, della musica e della tradizione. È un’occasione per stare insieme, per ritrovarsi e condividere un’esperienza unica che unisce gusto, musica e cultura. L’evento rappresenta un omaggio alla nostra tradizione culinaria, ma anche una celebrazione della nostra capacità di innovare senza dimenticare le radici.

31 Dicembre – Capodanno a Torretta

Il 31 dicembre, la festa si sposterà verso l’arrivo del nuovo anno con “Aspettando la Mezzanotte”. A partire dalle 20:00, il Belvedere diventerà il cuore pulsante della festa, con una degustazione di prodotti tipici locali, che permetterà ai partecipanti di scoprire i sapori più autentici della cucina siciliana. La serata sarà accompagnata dalla musica dal vivo dei “Gli Insomnia”, che animeranno la piazza con un mix di brani coinvolgenti.

La magia della notte culminerà con i giochi pirotecnici alle 00:00, che illumineranno il cielo di Torretta, segnando l’inizio del 2025. Dopo il brindisi, panettoni e spumante saranno offerti a tutti per festeggiare insieme l’arrivo del nuovo anno.

Ti aspettiamo il 30 e 31 dicembre 2024, dalle ore 18:00, in Belvedere Francesco di Maggio, Torretta (PA).

 

venerdì 27 dicembre 2024

Biodiversità viticola ed enologica


Venerdì 3 gennaio 2025, il suggestivo Castello Chiaramontano di Favara (AG) ospiterà il primo appuntamento del ciclo di studi dedicato a vino, storia e territorio. L’evento, inserito nella 19a Rassegna Internazionale Biodivino, è organizzato ogni due anni da Italia Bio e si propone di approfondire il tema della biodiversità viticola italiana, con un focus speciale sul contributo storico del barone Antonio Mendola, figura centrale per la viticoltura nazionale.

La Rassegna Internazionale Biodivino: tradizione e innovazione nel mondo del vino

La Rassegna Biodivino è un’occasione unica per esplorare il legame tra territorio, tradizione e innovazione nel settore vitivinicolo. L’evento si pone come una piattaforma di confronto tra studiosi, produttori e appassionati del vino, valorizzando la biodiversità come elemento essenziale per il futuro della viticoltura.

La giornata prenderà il via alle 9:00 con la registrazione dei partecipanti. A seguire, i saluti istituzionali introdurranno i lavori moderati da Lillo Alaimo Di Loro, presidente di Italia Bio. Il programma include interventi di docenti universitariricercatori ed esperti di rilievo nazionale e internazionale.

Il programma del convegno: biodiversità viticola e contributi storici

Tra i temi trattati durante il convegno:

  • “La biodiversità in viticoltura nel panorama italiano” – Prof. Rosario Di Lorenzo e Dott.ssa Lucia Turano (Università degli Studi di Palermo);
  • “Aspetti enologici di cv autoctone e reliquie coltivate in diversi ambienti della Sicilia” – Prof. Onofrio Corona e team (Università degli Studi di Palermo);
  • “I vitigni reliquia dell’Etna, risorsa per una viticoltura sostenibile” – Prof.ssa Elisabetta Nicolosi (Università degli Studi di Catania);
  • “L’attività dell’Irvo per il recupero e la valorizzazione della biodiversità viticola siciliana” – Dott. Antonio Sparacio e Dott. Salvatore Sparla (Istituto Regionale del Vino e dell’Olio di Palermo);
  • “La collezione ampelografica del barone Antonio Mendola, un contributo storico importante per la biodiversità viticola italiana” – Dott. Filippo Sciara (Officina di Studi Medievali di Palermo);
  • “Il panorama enologico internazionale e l’interazione con il paesaggio culturale nelle aree non tradizionali” – Dott. Gianluca Alaimo Di Loro (Di Loro Winery Consulting).

Il convegno si concluderà alle 13:00 con un dibattito aperto tra i partecipanti.

Esperienze pomeridiane: visita guidata e degustazioni

Nel pomeriggio, il programma prevede una visita guidata al centro storico di Favara, seguita da un banco di assaggio con degustazioni guidate curate dall’enologo Gianni Giardina. A partire dalle 16:00, i partecipanti potranno scoprire e assaporare i principali vini biologici siciliani, valorizzando l’importanza del territorio e delle sue peculiarità enologiche.

Un evento sostenuto da istituzioni e associazioni di settore

L’evento fa parte del progetto “Bio-ConvItalia – Biologico Conviviale Italiano”, finanziato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Gode inoltre del patrocinio del Comune di Favara, delle Università degli Studi di Palermo e Catania, dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, dell’Istituto Regionale della Vite e dell’Olio di Palermo, di Confagricoltura Sicilia (sezione di Agrigento) e di Feder Agri.

Informazioni pratiche

Per partecipare al convegno o ricevere ulteriori informazioni, è possibile contattare gli organizzatori ai seguenti recapiti:

 

martedì 24 dicembre 2024

AUGURI

 





Note e sapori nella Valle dello Jato

 

Si svolgerà giorno 28 e 29 dicembre a San Giuseppe Jato, la manifestazione dal nome “Note e sapori nella Valle dello Jato”.

L’iniziativa, organizzata dall’associazione Andare Avanti di San Giuseppe Jato, nasce con l’intento di promuovere le tipicità enogastronomiche del territorio, offrendo un momento di convivialità durante il periodo natalizio.

Questa iniziativa è finanziata dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea - Dipartimento Regionale dell’Agricoltura, ed ha ricevuto il patrocinio del Comune di San Giuseppe Jato. La manifestazione si svolgerà in piazza Falcone e Borsellino dove saranno allestiti gli stand che comporranno la vetrina dei prodotti del territorio.


 

Ad allietare le serate sarà inoltre presente l’associazione “Balliamo Insieme”, che organizzerà momenti di svago dedicati ai più grandi e ai piccini.

venerdì 20 dicembre 2024

FILAGA, PRIMA EDIZIONE BORGO DEL GUSTO

 

 

L’Associazione Phylakè è lieta di annunciare la “Prima edizione del Borgo del Gusto”

l’iniziativa è finanziata dall’Assessorato Regionale dell’agricoltura dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea- Dipartimento Regionale dell’agricoltura.


 

Voluto fortemente dai ragazzi dell’associazione Phylakè, la “Prima edizione del Borgo del Gusto” mira a riscoprire i cibi e le tradizioni dell’antica cucina sicana. Un mondo da esplorare, che gira attorno ad un borgo incantevole e fiabesco chiamato Filaga, dove natura e prodotti genuini si incontrano e diventano parte esistenziale di questo territorio situato nel cuore del Parco naturalistico dei Monti Sicani. Il programma include un ricco calendario di eventi che inizia il 23 Dicembre e si concluderà il 30 Dicembre 2024.

La “Prima edizione del Borgo del Gusto” sarà una vetrina importante per stimolare gli operatori locali ad aprirsi in un  mercato che è sempre più in crescita nel settore agroalimentare. Gli eventi in calendario allieteranno grandi e piccini, i visitatori potranno partecipare attivamente a laboratori pratici e toccare con mano la qualità dei prodotti: ricotta, muffolette, buccellati, vino, olio extravergine di oliva, gidate, tabische a vampa, funghi saranno i veri protagonisti dell’evento.


Tutto questo per ridare al territorio il giusto risalto alla gastronomia, dando un impulso all’attrazione turistica, aiutati anche dal fatto che il nostro territorio è attraversato dalla Magna via Francigena e Itinerarium Rosalia.

“Crediamo fortemente in queste iniziative, perché solo così possiamo creare opportunità per i giovani affinché trovino il coraggio di rimanere in questa amata terra, in un’ottica di sviluppo e sostenibilità.” Afferma il presidente dell’associazione Antonino Buffa.

"La ricotta nel Mito e nella Tradizione Popolare".

 

Il Nuovo Piccolo Teatro di Agrigento in collaborazione con il Comune di Racalmuto e con il finanziamento dell'Assessorato Regionale dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea Dipartimento Regionale dell'Agricoltura, presenta "La ricotta nel Mito e nella Tradizione Popolare".


Domenica 22 dicembre alle ore 17.00 presso il Castello Chiaramontano di Racalmuto avrà luogo

la manifestazione multisensoriale durante la quale il visitatore verrà condotto attraverso numerosi percorsi artistici ed enogastronomici.

Gli Attori Paolo Di Noto, Marcella Lattuca, Annagrazia Montalbano e Rosa Maria Montalbano rappresenteranno un recital tratto da "Il Ciclope" di Luigi Pirandello, mentre Maurizio Fratacci e Francesco Maria Naccari saranno i protagonisti di un momento dedicato all'Opera dei Pupi vivente, "Il combattimento tra Gradasso e Brandimarte”.

Intrattenimento musicale a cura dei Maestri Francesco Porretta ed Angelo Sanfilippo, voce di Noemi Lupo.

Nel corso della serata sono previste delle degustazioni di cibo a base di ricotta, dolce e salata, accompagnate da un ottimo vino.


 

Inoltre i Maestri Ignazio Vassallo della Condotta Slow Food e Fabio Saito della Pasticceria Concordia di Agrigento interverranno per illustrare i processi di lavorazione della ricotta nei vari settori.

Il Sindaco Calogero Bongiorno saluterà gli intervenuti.

Borgo medievale di Vicari

 

Il 28 e il  29 Dicembre 2024 dalle ore 18.00 alle ore 23.00 ti aspettiamo a Vicari (PA), per assistere alla rappresentazione “La Natività”.

Inaugureremo la manifestazione Sabato 28 Dicembre 2024 dalle ore 18.00 con la degustazione di prodotti tipici nella Via Principe Umberto “ncapu u ferru”.


 

Domenica 29 Dicembre 2024 dalle ore 18.00 fino alle ore 23.00 visita “La Nativita” .

La rappresentazione della Natività nel piccolo Borgo Medievale di Vicari diventa un momento magico in cui i visitatori si immergono nella gioia e nella calda atmosfera delle festività.

Questa magica atmosfera sarà allietata da “GOSPEL HARMONIES CHRISTMAS”.

Le delizie culinarie creano un'esperienza unica che coinvolge tutti i sensi. Il profumo invitante delle pietanze appena cucinate, il calore di una zuppa fumante e la presentazione impeccabile di piatti tipici casarecci sono solo alcune delle cose che rendono la Natività a Vicari così affascinante.

giovedì 19 dicembre 2024

Origine e domesticazione della vite in Italia.

 


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati*

Colugnati&Cattarossi, Partner Progetto PER.RI.CON.E.

 

La coltivazione della vite in Italia meridionale sembra risalire, con piena corrispondenza tra dati letterari ed archeologici, alla media età del Bronzo (intorno alla metà del II millennio a.C.) ed all’arrivo del mitico popolo degli Enotri (non a caso definiti da un nome derivante dal greco oĩnotros, “paletto da vino”), mentre fin dall’avanzata età del Bronzo appare ben attestata in Italia settentrionale solo la coltivazione di uva selvatica nelle vicinanze degli insediamenti, per scopi alimentari e per una probabile integrazione zuccherina delle bevande fermentate ricavate dal succo di bacche (corniolo, sambuco, mora di rovo) e frutti (sorba), come indiziato dagli stessi rinvenimenti archeologici. 

E' possibile che, soprattutto a partire dalla zona dell'alto Adriatico, il commercio dalla Grecia micenea e protogeometrica (XIII-X secolo a.C.) abbia incoraggiato ed indirizzato, eventualmente, l'utilizzo ed una prima selezione finalizzata all’ingentilimento delle uve selvatiche locali, ma ancora all'inizio dell'età del Ferro (IX secolo a.C.) la diffusione della viticoltura in Italia doveva risultare sostanzialmente limitata all'Italia centro-meridionale, indipendentemente dal progressivo diffondersi del consumo e del commercio del vino attestato soprattutto nei centri marittimi. Tale situazione è evidentemente connessa alle differenze climatiche ed alla complessità e lunghezza del processo di selezione, innesto ed adattamento al clima continentale europeo dei vitigni, visto che l'Italia settentrionale non sembra differenziarsi come risultanze archeologiche dal resto dell'Europa temperata e l'Italia centro-meridionale dimostra anche in questo aspetto, come la penisola iberica, la sua stretta appartenenza alla fascia climatica mediterranea.

Con l'inizio dell'età del Ferro, e in particolare dopo l'VIII secolo a.C., un clima più asciutto, un progressivo consistente miglioramento della temperatura nelle stagioni intermedie e l'attenuazione delle punte fredde nella stagione invernale agevolano potenzialmente la diffusione della viticoltura anche in Italia settentrionale. L'evoluzione delle tecniche e l'ingentilimento dei vitigni selvatici da parte dei centri indigeni hanno nel frattempo reso disponibile i presupposti tecnici fondamentali per un salto di qualità nelle coltivazioni, ma un ruolo evidente nell'adattamento della vite coltivata in Cisalpina, con la predisposizione di varietà e tecniche colturali innovative, sembra concordemente assegnato sia dalle fonti storiche che dai dati archeologici agli Etruschi.

Infatti, a partire dall’Emilia, nella prima età del Ferro in tutta la Cisalpina emerge il progressivo diffondersi della viticoltura; non solo i corredi tombali vedono moltiplicarsi il vasellame d'evidente carattere potorio, non giustificato su quella scala dal solo vino di importazione, ma diventano frequenti i reperti paleobotanici di vite coltivata. Risulta a proposito molto eloquente l'indicazione pliniana (Nat. Hist., XIV 39) che segnala la diffusione preferenziale a Modena ancora in età romana del vitigno dell'uva "perugina"; si tratterebbe dunque di una testimonianza diretta di ambientazione in Cisalpina di vitigni etruschi che, già acclimatati in zone interne ed appenniniche, potevano risultare più adatti ad affrontare i rigori del clima padano.

Se Castelletto Ticino sembra documentare finora le più antiche importazioni di anfore vinarie dall'Etruria meridionale in Piemonte già alla fine del VII/inizi del VI secolo, attraverso un percorso marittimo e fluviale che valicava gli Appennini presumibilmente lungo una direttrice tra la Versilia e l'Emilia occidentale, analisi paleobotaniche sembrano indiziare che a partire dalla fine del VII secolo gli abitati di Castelletto ospitino già vite coltivata.

E’ ipotizzabile un collegamento tra queste prime sperimentazioni e la diffusione immediatamente seguente in tutto il Novarese ed il Milanese della viticoltura secondo la tecnica etrusca dell’alteno o alberata (arbustum gallicum): nel corso della seconda età del Ferro ed in età romana i dati archeologici si affiancano ad un puntuale riscontro delle fonti storiche e ad una possibile identificazione del vitigno prevalente nel Novarese con la spionia/spinea descritta da Plinio il Vecchio (Nat. Hist. XIV 34), antenata dell’attuale vitigno dello Spanna, della famiglia del Nebbiolo. Appare probabile che questo nome si riferisca ad un antenato dell’attuale Nebbiolo, visto che la testimonianza pliniana precisa che “sopporta il calore e matura alle piogge d’autunno”, è l’unica che “si nutre di nebbia”, produce grappoli più grossi che numerosi. Anche il richiamo in una falsa etimologia al pruno selvatico (spinus) concorda con la similitudine istituibile per la forma dei chicchi e la caratteristica “nebbiolina” (prüina) di cui i chicchi, come le susine, sembrano “nutrirsi”, che ha portato per lo spanna novarese alla definizione ossolana di Prunent. Questo antico vitigno, più generalmente assimilabile alla gallica di Plinio (Nat. Hist. XIV 39), appare dunque originato da una selezione particolare con innesti probabilmente di uve centroitaliche operata dagli Etruschi tra VII e V secolo a.C.

Con il pieno V secolo la situazione appare ormai nettamente definita: la definizione di tipologie nuove e molto particolari di bicchieri, senza alcun legame il vasellame potorio del servizio da banchetto greco ed etrusco, presente solo in poche tombe principesche golasecchiane fin dal VII secolo, appare significativa per il possibile collegamento al consumo diffuso di una bevanda alcolica che dovrebbe essere con ogni probabilità il vino di produzione locale, essendo queste forme male associabili dal punto di vista della capacità e dell’ergonomia al consumo di birra. La rarità di anfore di produzione locale non rappresenta un elemento ostativo, essendo la viticoltura cisalpina già nella seconda età del Ferro, come attestato dalle fonti a partire dal II secolo a.C. e con grande evidenza nei rilievi funerari di età romana, legata all’uso della botte in legno di quercia; d’altra parte in realtà si registrano in effetti casi isolati ma eloquenti di attestazioni di anforacei locali, spesso mal riconoscibili nella frammentazione dei materiali di abitato. Un esempio incontestabile appare la piccola anfora di una tomba di Lumellogno (frazione di Novara), databile intorno al 450 a.C., la cui forma discende dalle anfore vinarie etrusche arcaiche importate a Castelletto Ticino tra la fine del VII ed il VI secolo, anche se il fondo piatto e la limitata capacità (stimabile in circa 3 litri) la caratterizzano più come recipiente per conservazione e decantazione che come anfora da trasporto; questa forma deve avere avuto una lunga tradizione nel Novarese se la si ritrova poco modificata nella tomba 49 di Gravellona Toce, databile a tarda età romana.

https://enologia.blog/author/giovannicolugnati/ 

 

Le Diocesi di Sicilia promuovono il Pranzo sociale in favore degli indigenti


Parte domani 20 dicembre 2024 per protrarsi fino al 6 gennaio 2025 il progetto “PRANZO SOCIALE IN OCCASIONE DELLE FESTE NATALIZIE”, che vede coinvolte le diocesi di Sicilia. Con esso si mira a valorizzare i prodotti agricoli, agroalimentari ed enogastronomici tipici della Sicilia in occasione dei pranzi o cene sociali che vengono offerti per le feste natalizie in special modo alle persone sole o alle famiglie indigenti. Tali attività vengono svolte in diversi luoghi, in alcuni casi anche nelle Chiese come segno di attenzione delle comunità cristiane verso persone in qualche modo svantaggiate.


 

L’iniziativa sarà realizzata attraverso l’impegno di tanti volontari che già prestano la loro opera attraverso le Caritas diocesane o parrocchiali e da altre associazioni cattoliche, ma richiede un notevole impegno economico per l’acquisto delle materie prime alimentari e il loro confezionamento e preparazione.

Per tale motivo il progetto è finanziato dall’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca mediterranea – Dipartimento regionale dell’Agricoltura.

mercoledì 18 dicembre 2024

PIANA DEGLI ALBANESI CELEBRA DUE PRODOTTI TIPICI CON UNA GIORNATA DEDICATA AL PANE E AL BUCCELLATO


Piana degli Albanesi, cittadina arbëreshë in provincia di Palermo, oltre al cannolo, famoso in tutto il mondo, ha tanti altri eccellenti prodotti culinari tipici: tra questi il buccellato e il pane locale protagonisti di una giornata unica il prossimo 27 dicembre 2024 dalla mattina al pomeriggio.

 Bukë è il tradizionale pane di forma rotonda realizzato con grano duro e con pasta madre all’antica di Piana degli Albanesi. Ciò che lo contraddistingue è il processo di produzione tradizionale, tramandato di generazione in generazione. Inoltre, le farine di grano duro utilizzate vengono trasformate seguendo l’antico metodo della fermentazione naturale, conferendo al pane un sapore unico e inconfondibile.

Të plotë sono invece i buccellati, dolci ripieni di marmellata di fico di varie forme. Si tratta di dolci tradizionali a forma sferica o schiacciata di pasta lievitata, fritta e zuccherata. Il buccellato è un dolce da forno che viene consumato nel periodo natalizio in tutta la regione. Non esiste zona della Sicilia dove non vengano preparati questi dolci la cui notorietà ha ormai superato i confini nazionali

Per celebrare questi due prodotti in piazza Vittorio Emanuele a Piana degli Albanesi si potranno degustare gratuitamente sin dalle 10.00 del mattino nelle casette gastronomiche i prodotti locali, il famoso pane di Piana e il tipico e particolare buccellato che si caratterizza per forma e gusto e poi non potrà mancare il buonissimo sfincione rosso. Nel pomeriggio andranno in scena una serie di dimostrazioni con le signore di Piana che tramandano la storica ricetta e che per l'occasione prepareranno i buccellati coinvolgendo anche i più piccoli. La giornata di concluderà con momenti di intrattenimento legati al natale e spettacoli musicali.

“Piana degli Albanesi - afferma il sindaco Rosario Petta - ha un importante patrimonio di prodotti tipici gastronomici tramandati di generazione in generazione che mantengono inalterati i sapori di un tempo. Con questa sagra vogliamo valorizzare il nostro famoso pane di Piana degli Albanesi, tra i più apprezzati a livello regionale, e i nostri buccellati unici e tipici del periodo natalizio. Una giornata all’insegna della tradizione con esposizioni di prodotti tipici, dimostrazioni, degustazioni e spettacoli musicali per rendere ancora più speciale le feste natalizie per la nostra comunità e per i visitatori che sceglieranno di venire a Piana degli Albanesi, che potranno fare un tour culturale visitando il museo MUSARB, il museo a cielo aperto del quartiere sheshi e le nostre magnifiche chiese”.

 L’iniziativa, finanziata dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea – Dipartimento regionale dell’Agricoltura, è organizzata dal Comune di Piana degli Albanesi. L’evento, inoltre, è promosso all’interno del riconoscimento Sicilia Regione Europea della Gastronomia 2025

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Linguaggio e vite: una storia millenaria.


Giuliana Cattarossi, Giovanni Colugnati

Colugnati&Cattarossi, Partner Progetto PER.RI.CON.E.


Nella glottocronologia (una branca della linguistica che studia i rapporti cronologici fra le varie lingue) la parte settentrionale della Mezzaluna fertile è anche considerata la terra d’origine di tutte le lingue indoeuropee. Utilizzando dei metodi computazionali all’avanguardia già sperimentati nella biologia evolutiva, Gray e Atkinson (2003) hanno ricostruito l’albero genealogico ipotetico delle lingue, trovando indizi convincenti che dimostrerebbero come tutte le lingue indoeuropee si siano sviluppate circa 8700 anni or sono partendo dalla lingua (oggi estinta) degli Ittiti, un antico popolo dell’Anatolia sudorientale. Più precisamente, circa 9500-8000 anni fa, da quella regione dell’Anatolia cominciarono a diffondersi le varie lingue indoeuropee, seguendo di pari passo la diffusione dell’agricoltura, il che dimostrerebbe come la Mezzaluna fertile si possa considerare anche la culla della civiltà moderna.


Pare, infatti, che in quel periodo nell’Anatolia sudorientale sussistessero tutte le condizioni favorevoli per dar vita alla domesticazione della vite e alla produzione del vino. Inoltre, analizzando la parola “vino” e i suoi corrispondenti nelle maggiori lingue indoeuropee tradizionalmente legate alla viticoltura, si nota che tutte le accezioni derivano da una radice comune proto-indoeuropea - la lingua che si ritiene fosse parlata dalle prime popolazioni transcaucasiche e dell’Anatolia orientale – ossia *woi-no, *win-o o *wie-no. Ma anche le lingue non indoeuropee, come quelle kartveliane (Georgiano e Mingrelico), quelle semitiche (Accadico, Ugaritico ed Ebraico antico), e camito-semitiche (Egizio antico), lasciano intravedere una radice comune ancora più remota e al momento sconosciuta, benché fra queste lingue non ci sia alcun collegamento semantico. Ciò nondimeno, alcuni autori georgiani affermano che la radice più antica della parola “vino” sarebbe il Kartveliano ɣvino/ღვინო, un termine tuttora utilizzato nel Georgiano moderno, e questa sarebbe una prova inconfutabile che la Georgia sia la culla della viti-vinicoltura (Gamkrelidze e Ivanonv, 1990).

Probabilmente non lo sapremo mai con esattezza, ma le analisi dei reperti archeologici di uva e delle antiche anfore potrebbero fornire qualche indizio. I reperti di vite o uva rinvenuti negli scavi archeologici sono di solito dei semi carbonizzati e frammenti di legno bruciacchiati, che raramente consentono di distinguere fra sottospecie selvatiche (silvestris) e coltivate (vinifera). I semi della vite selvatica di solito appaiono rotondi e con un becco corto, mentre quelli della sottospecie coltivata sono più a forma di pera, con un becco ben sviluppato (Stummer 1911; Terral et al. 2010), ma purtroppo il processo di carbonizzazione e l’enorme variabilità all’interno delle due sottospecie fanno sì che la mera morfologia dei semi non si possa considerare una caratteristica distintiva sicura Jacquat e Martinoli 1999; Zohary e Hopf, 2000). Di semi carbonizzati di vite ne sono stati rinvenuti in molti scavi archeologici sia in Europa (Grecia, ex Jugoslavia, Italia, Svizzera, Germania, Francia e Spagna) (Rivera Nunez e Walker, 1989), sia nell’Asia minore (Zohary e Hopf, 2000), ma è assai probabile che questi reperti antichi provengano da acini di uva selvatica che si raccoglievano molto prima della domesticazione della pianta. Secondo l’ampelografo georgiano Revaz Ramishvili, sei semi di 8000 anni rinvenuti nel sito neolitico di Shulaveris-Gora sulle colline a Sud di Tiblisi – uno degli insediamenti permanenti più antichi conosciuti in Georgia - hanno la forma caratteristica della sottospecie coltivata, e potrebbero costituire una prova dei primi semi addomesticati di Vitis vinifera subsp. Vinifera (McGovern 2003), ma la possibilità di identificare in modo affidabile questi reperti carbonizzati è ancora controversa. Per gli archeobotanici Daniel Zohary e Maria Hopf (2000), i semi di uva rinvenuti nel sito dell’Età del bronzo (ca. 5700-5200 anni fa) di Tellesh-Shuna (Giordania settentrionale) costituirebbero la più antica prova convincente della coltivazione della vite, poiché la sottospecie Vitis vinifera silvestris non è presente nella Giordania di oggi. Tuttavia, benché sia piuttosto improbabile che queste regioni oggi così aride, cinque o seimila anni orsono fossero un habitat idoneo alla vite, si potrebbe obiettare che potrebbe essere scomparsa dal territorio solo in tempi recenti.

Molto meno opinabili, invece, sono i reperti rinvenuti in diversi siti archeologici risalenti alla prima Età del bronzo (circa 5400-5200 anni fa) a Gerico (Palestina), Lachish (Israele), Numeira (Mar Morto, forse l’antica Gomorra), Arad (Israele) e Kurban Höyük (nei pressi di Urfa, nella Turchia meridionale), dove sono stati riportati alla luce non solo semi carbonizzati, ma anche frammenti di tronco di vite bruciacchiati e interi acini essiccati, da cui emergono prove affidabili della coltivazione di queste piante (Zohary e Hopf, 2000). Tuttavia, i primi tentativi di coltivazione della vite devono essere molto più antichi rispetto a questi reperti, visto che le prime prove chimiche della presenza di vino risalgono al sesto millennio avanti Cristo. Utilizzando la spettrometria a raggi infrarossi per rintracciare la presenza di acido tartarico nei depositi delle anfore (una sostanza che dimostra la presenza di uva), l’enoarcheologo Patrick McGovern e altri autori (1966) hanno scoperto che il vino veniva già prodotto intorno a 7400-7000 anni fa a Hajji Firuz Tepe (Iran settentrionale, monti Zagros), una zona collocata nella fascia più periferica dell’area di distribuzione attuale della vite selvatica. Le anfore in questione provengono da una residenza del Neolitico, dove giacevano sul lato, interrate nel pavimento della “cucina”, ed erano provviste di tappi di terracotta, il che dimostra che contenevano vino, e non mero succo d’uva. A questo vino – probabilmente simile alla Retsina greca – si aggiungeva della resina come conservante. Altre tracce di vinificazione sono emerse da analisi chimiche eseguite su alcuni campioni prelevati nel sito di Shulaveris-Gora in Georgia. In tempi molto recenti, gli scavi condotti in un sotterraneo di Areni, nell’Armenia sudorientale, hanno rivelato la presenza del più antico impianto di vinificazione mai scoperto sul Pianeta, un reperto confermato da analisi di cromatografia liquida e spettrometria di massa, risalente alla prima Età del rame, ossia a circa 6000 anni fa (Barnard et al. 2011).


Blue green care

                                  Emilia Fonte

 

              Il tema della connessione esistente tra natura, benessere e salute sta diventando sempre più rilevante, soprattutto dopo l’ epidemia di Covid-19, anche se va detto che il fenomeno nasce almeno 40 anni addietro, comunque è innegabile il crescente interesse per l'impatto positivo che le soluzioni basate sulla natura (NbS Nature-based Solutions ) hanno sulla salute delle persone. Diventa quindi essenziale capire come promuovere e sostenere iniziative di Blue green care  che possono contribuire ad alleviare alcuni fenomeni tipici della nostra società come lo stress, l'esclusione sociale di alcune categorie, le malattie mentali, ma anche per prendersi cura di se stessi

 


Sdraiarsi sulla sabbia del mare d’inverno, aprire le mani al sole e

 lasciare evaporare l’identità

Il mare d’inverno può essere considerato una vera e propria medicina naturale. Se è vero, che è la meta più ambita per le vacanze estive, non bisogna sottovalutare il fascino e le suggestioni che riesce a regalarci durante i mesi più freddi. 

 Il lungomare solitario, qualche barca rimasta nel litorale, i gabbiani in cerca di cibo e quel magnifico silenzio che ci mette a contatto con la natura. Andare al mare d’inverno non è triste, è magico.

L’atmosfera deserta, con le attività commerciali chiuse, ci riportano agli albori, alla distesa blu sconfinata in cui si vede l’orizzonte e lo si può osservare senza essere disturbati dal suono dei clacson o dal chiacchiericcio della gente.

Ma andare al mare d’inverno porta anche tantissimi benefici alla salute, vediamo quali.

Lo iodio è un aerosol naturale

Grazie allo iodio e alla salsedine, il mare migliora la respirazione grazie a una sorta di aerosol naturale che contiene sali come cloruro di sodio e di magnesio, calcio, potassio, bromo e silicio e l’acqua di mare. Fate un bel po' di respiri sul litorale per sentirvi subito meglio!

Il blu rilassa gli occhi

Il blu è il colore del relax per eccellenza, non a caso viene consigliato per ambienti come la camera da letto e le camerette dei bambini. Secondo la cromoterapia, il blu rappresenta la calma, ha un effetto rilassante, che induce alla riflessione e all’armonia. E dove osservarlo se non nel mare sconfinato?

Il suono e il movimento delle onde rilassano corpo e mente

Il ritmo delle onde può essere associato alla percezione delle emozioni. Il mare aumenta il nostro stato di calma e di benessere e il perché ha una spiegazione scientifica: le onde del mare generano ioni negativi che producono alterazioni molecolari nel nostro corpo e provocano sensazioni di pace e equilibrio.

Rende la mente lucida e creativa

L’acqua ci riporta al nostro stato naturale per cui stimola il nostro cervello. Se ci fate caso, sono tantissimi che vanno in spiaggia proprio quando devono sviluppare un nuovo progetto o prendere una decisione importante. Provateci!

Stimola il sistema immunitario

Il mare rafforza le difese dell’organismo e il sistema immunitario perché grazie all’assorbimento degli oligoelimenti presenti nell’acqua che dei sali marini, si ripristina l'equilibrio del corpo. Chiaramente in inverno non dovrete farvi un bagno nell'acqua gelida, basta bagnarsi leggermente le mani o per i più impavidi i piedi. 

Migliora l'umore e diminuisce lo stress

Sabbia e mare sono ottimi strumenti per staccare la spina dalla quotidianità e diminuire così i livelli di stress che ogni giorno accumuliamo. Sarebbe bene a questo scopo evitare di portare in spiaggia, o quanto meno di stare costantemente incollati, a smartphone e tablet per godere al meglio dei benefici dell’ambiente sul sistema nervoso. Ottimo anche passeggiare, nei nostri piedi tra l’altro vi sono migliaia di terminazioni nervose e camminare sulla sabbia è un sistema per stimolarle compiendo un vero e proprio massaggio.

Calma l’ansia

Il rumore del mare è molto benefico per il nostro sistema nervoso. Ascoltare le onde che si infrangono sulla riva può effettivamente calmare l’ansia e cullarci in uno stato rilassato che permette il rilascio di dopamina e serotonina.



Un termine, tante definizioni

Per molti esperti,  Blue green care   è un concetto emergente che si riferisce alla " gamma di attività che promuove la salute fisica e mentale e il benessere attraverso il contatto con la natura " (Sempik  et al. , 2010, p.121). A causa della centralità della natura per l a salute e il benessere,     Blue green care   può anche essere compreso nel contesto delle soluzioni basate sulla natura  (NbS) (IUCN, 2013). L'approccio si basa sull'impatto degli ecosistemi e dei loro servizi sulla salute e il benessere individuali e collettivi. È importante notare che Blue green care  è  un processo attivo  che intende  promuovere o migliorare la salute e il benessere,  in contrapposizione a un'esperienza puramente passiva della natura. In altre parole,  i benefici per la salute derivanti dall'esperienza della natura sono sempre più riconosciuti.
 Il concetto di  Blue green care  può essere compreso dalle diverse prospettive dei settori in cui opera. Alcuni collegano il concetto solo al sistema sanitario, mentre altri ampliano il concetto per includere riabilitazione sociale, istruzione e occupazione (Sempik et al ., 2010). Blue green care, può anche essere visto  come un termine generico che riassume un'ampia gamma di attività e beneficiari mirati, che vanno dalla promozione della salute  (mirata a una popolazione generale),  alla prevenzione delle malattie  (accessibile a una popolazione generale, ma in genere mirata a individui o gruppi più vulnerabili) e interventi terapeutici che includono interventi terapeutici o di trattamento/riabilitazione mirati per affrontare esigenze specifiche (Sempik et al., 2010). 

 

 La salute e della “cura”

Secondo l'OMS,  la salute  è " uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia o infermità " (OMS, 1948). Il termine incorpora questa definizione all'interno di un concetto di salute più dinamico, riconoscendo la salute come  " la capacità di adattarsi e di autogestire "  (Huber et al., 2011). Ciò implica che la capacità delle persone di adattarsi e gestire la propria situazione è fondamentale per la salute. Detto questo, l'implicazione della capacità delle persone di adattarsi e gestire da sole la propria situazione deve essere sottolineata, poiché non tutte le persone possono prendersi cura di se stesse. È qui che entra in gioco la "cura". Il dizionario Oxford definisce "cura" come "il processo di prendersi cura di qualcuno/qualcosa e fornire ciò di cui hanno bisogno per la loro salute o protezione ". Inoltre, poiché la definizione di salute dell'OMS collega esplicitamente la salute al benessere, il benessere    definito come " uno stato olistico e soggettivo che è presente quando una gamma di sentimenti, tra cui energia, sicurezza, apertura, divertimento, felicità, calma e cura sono combinati ed equilibrati " (Pawlyn e Carnaby, 2009).

 

● Promozione della salute : "La promozione della salute è il processo che consente alle persone di aumentare il controllo sulla propria salute e sui suoi determinanti attraverso sforzi di alfabetizzazione sanitaria e azioni multisettoriali per aumentare comportamenti sani". (OMS, 2020). 

● Prevenzione delle malattie : “Interventi specifici, basati sulla popolazione e sull’individuo per la prevenzione primaria e secondaria (individuazione precoce), volti a ridurre al minimo il peso delle malattie e dei fattori di rischio associati”. (OMS, 2020). 

● Intervento sanitario e riabilitazione :  questi due concetti sono definiti come interventi terapeutici e riabilitativi forniti a un segmento della popolazione con esigenze speciali, come determinato da condizioni di salute fisica, mentale o sociale. Le attività sono supervisionate o fornite da professionisti formati/qualificati. Le attività in questa categoria sono principalmente reattive e a posteriori a un evento, incidente o morbilità collegato a una disabilità o che ha portato a una malattia. 

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