Con questa seconda edizione del Rapporto sull'agroalimentare italiano, Ismea conferma l'obiettivo di proporre annualmente un'analisi consolidata dello "stato di salute" del settore agroalimentare nazionale, con una lettura complessiva degli andamenti congiunturali inquadrata in un contesto di medio termine.
L'idea è quella di mettere a fattor comune e valorizzare in una visione d'insieme i tanti temi in cui si articolano le attività di analisi e monitoraggio che l'Istituto svolge costantemente e che alimentano in corso d'anno un ricco flusso di pubblicazioni di taglio monografico. Il contesto in cui opera il settore agroalimentare italiano, sia sotto il profilo macroeconomico che sul fronte internazionale, è stato caratterizzato da pesanti turbolenze anche nel corso del 2023 e nella prima metà del 2024: se abbiamo assistito al progressivo rientro dell'inflazione, con la riduzione dei prezzi internazionali delle materie prime e delle fonti di energia, il mondo è sempre più scosso dal protrarsi dei conflitti: quelli in Ucraina e Palestina, con la estensione di quest'ultimo al Libano ed i conseguenti rischi di una sua trasformazione in guerra regionale.
A ciò si aggiungono le crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina, più in generale tra l'occidente e i cosiddetti Paesi Brics, cui assiste una Europa politicamente debole e spesso divisa. ( creazione di un nuovo ordine mondiale evocato da Putin, tramonto dell'occidente decadenza della democrazie liberali, oggi più che mia attuale con la vittoria di Trump) . Era trumpiana - è in corso una lotta per un nuovo ordine mondiale , fusione tra due oligarchi trump e musk, In questo quadro si fa strada la consapevolezza che la stagione vissuta tra il 2021 e il 2023, che apparve come una "tempesta perfetta" pesantissima ma passeggera, in quanto dovuta alla contemporaneità di eventi eccezionali, è una situazione di incertezza permanente a cui bisogna abituarsi. Anche in questo quadro poco favorevole, lo stato di salute dell'agroalimentare italiano appare nel complesso positivo.
Si conferma e si consolida la capacità di esportazione delle produzioni più rappresentative del "made in Italy" (prodotti dell'industria alimentare quali formaggi, prodotti da forno, salumi, pasta, ma anche prodotti agricoli quali vino, pomodori, uva, mele...), insieme alla crescente importanza dell'agroalimentare nell'economia nazionale e nelle sue interrelazioni con altri settori. Un settore strategico e per sua natura "resiliente" nel senso proprio del termine, in quanto più di altri capace di reagire a shock esterni di natura macroeconomica e geopolitica, sfruttandone le opportunità positive e assorbendone gli effetti negativi. Un settore caratterizzato, anche nella componente agricola, da processi di ristrutturazione orientati all'aumento della competitività, sia attraverso la razionalizzazione dei processi produttivi e l'aumento delle dimensioni aziendali, sia - e soprattutto - attraverso la differenziazione dei prodotti e l'aumento della loro distintività basata sul miglioramento della qualità. Non mancano naturalmente problemi e criticità di varia natura, in parte storici e in parte aggravati dagli andamenti degli ultimi anni: squilibri e inefficienze lungo la filiera dal campo alla tavola; variabilità dei prezzi e delle ragioni di scambio; forte pressione dal lato dei costi di produzione e scarsa redditività, resa sostenibile per l'agricoltura da un sostegno Pac comunque percepito come troppo complicato; ritardi nel ricambio generazionale; carenza di manodopera e presenza di lavoro irregolare; vulnerabilità, specie per la componente agricola, a eventi meteo-climatici sempre più estremi.
Anche quest'anno, accanto all'articolazione nei temi classici dell'analisi del settore agroalimentare - contesto macroeconomico, produzione e produttività, consumi, lavoro, investimenti, commercio estero, qualità e multifunzionalità, eventi meteo-climatici - trovano spazio approfondimenti di taglio monografico. Nella edizione del 2023 l'approfondimento riguardò l'inflazione, nelle sue varie declinazioni e nei suoi diversi effetti; quest'anno, partendo dall'analisi della catena del valore nella filiera agroalimentare nazionale, si approfondisce il tema del posizionamento internazionale dell'Italia, analizzato attraverso due chiavi di lettura. La prima è associata alle cosiddette "catene globali del valore", che ridefiniscono il commercio internazionale come flusso di prodotti intermedi più ancora che di beni finali, dove rispetto alla tradizionale configurazione dei flussi e dei saldi import-export in prodotti finiti, diventa più rilevante il contenuto di valore aggiunto - nazionale ed estero - che viene creato e mobilitato dal commercio internazionale. La seconda chiave di lettura è una rivisitazione del tema della sicurezza e della sovranità agroalimentare in termini di posizionamento rispetto alle catene globali del valore e alla geografia delle provenienze e delle destinazioni dei flussi di import-export, più che di saldi commerciali e tassi di auto approvvigionamento. Una rivisitazione particolarmente rilevante per un paese trasformatore ed esportatore di beni alimentari come l'Italia, che nel complesso vanta una situazione di pareggio in termini di saldo commerciale e di tasso di auto approvvigionamento aggregato, ma che al contempo è fortemente dipendente dall'estero per alcune forniture strategiche per la propria filiera di prodotti trasformati destinati al consumo interno e alle esportazioni, quali mais, soia, cereali, bovini da ristallo. Prodotti per i quali il problema non è tanto la carenza di produzione nazionale e la dipendenza dalle importazioni, quanto la provenienza di queste ultime da paesi "a rischio" sul fronte geopolitico e/o la loro eccessiva concentrazione geografica; cose entrambe che possono mettere a repentaglio le forniture in conseguenza di specifici eventi meteoclimatici, conflitti, crisi sanitarie, interruzioni nella logistica. Di questo e di altro si parla nel Rapporto sull'agroalimentare italiano 2024, relativo all'annata 2023 ma integrato dove possibile con dati più recenti del 2024 e dal confronto con l'Ue e con alcuni stati membri di riferimento. Confortati dalla buona accoglienza ricevuta dalla prima edizione dello scorso anno, confidiamo che il Rapporto Ismea
si consolidi come un appuntamento importante per chiunque si occupi del settore agroalimentare
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