ninosutera
La programmazione post 2020 rimarca sulla necessità del
ruolo pubblico degli elementi della conoscenza in agricoltura(informazione,
divulgazione, consulenza) con finanziamenti appropriati.
In Sicilia la migliore stagione è datata dalla L.R 73/77 che
istituiva le SOAT e dal Reg 270/79 che prevedeva il ruolo strategico
dei Divulgatori Agricolo Polivalenti e/o Specializzati, coordinati
dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura.
Non solo, l’Assessorato inoltre,per esempio, si è fatto carico dell'aggiornamento costante e puntuale, in ultimo in ordine di tempo, attraverso il Formez con il progetto Demetra nel 2015.
Altri esempi, non hanno mai inciso sulle necessità del mondo
agricolo, comprese strade diverse dal ruolo pubblico e fuori del tempo in
cui viviamo, se pur individuate dalle programmazioni 2007/2013 e 2014/2020, che
in Sicilia hanno prodotto risultati molto deludenti.
Ecco perchè da più parti viene sollecitata la necessità, che nella
prossima programmazione, l'Assessorato Regionale all'Agricoltura si
riappropri del proprio ruolo,capitalizzando l’esperienza
dei numerosi progetti di successo, rilanciando i tanti servizi messi in campo e valorizzando il personale.
Negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti
più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del
ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di
tecnici che siano animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di
gruppi e di reti, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così
una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni
appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.). Ruolo che
in Sicilia non può che essere attribuito alle strutture periferiche dell’Assessorato
Agricoltura.
L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza
agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia
il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il
cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi
dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione
verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme
partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le
conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie
nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica,
l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale,
ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni
pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali)
spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza.
Negli ultimi anni
l’espressione “beni pubblici” ha guadagnato
popolarità nell’UE e
non solo. Nonostante ciò, attorno a tale
espressione sembra
che aleggi ancora, talvolta, un’aura di vago
mistero.
Cosa si intende per
“beni pubblici”? In che modo i beni
pubblici si
distinguono dai “beni privati”? Fino a che punto si
dovrebbe
rigorosamente definire quest’espressione? E qual è il
rapporto tra beni
pubblici e politiche pubbliche?
Se si prende come
punto di partenza (possibilmente con le
opportune
precisazioni e i dovuti distinguo) la nozione che
riconosce nei beni
pubblici tutti quei beni che apportano
benefici alla
collettività e che non possono essere acquistati
sul mercato, il
nesso con la politica di sviluppo rurale dell’UE
appare evidente.
Aspetti quali la
salute e la qualità dell’ambiente rurale e della
campagna, oltre che
la vitalità e la vivacità delle zone rurali,
rappresentano
interessi palesemente vitali per la società nel
suo complesso. E
tali condizioni non si possono facilmente
garantire attraverso
i mercati: ecco perché la politica deve
intervenire per
colmare questa lacuna. Altrimenti la produzione
di questi beni
pubblici sarà sistematicamente limitata e, in
alcuni casi,
potrebbe addirittura esaurirsi quasi del tutto.
È evidente, quindi,
che la politica di sviluppo rurale
rappresenta un
fattore vitale per l’erogazione di beni pubblici
nelle aree rurali,
per esempio perché accorda incentivi
per la realizzazione
di azioni ambientali, perché forma un
considerevole
capitale fisico e umano e mobilita i talenti e le
energie delle
popolazioni locali, che investe nelle risorse immateriali
Perché è necessario elaborare politiche che
prevedano
l’assegnazione di ingenti risorse di bilancio a favore dell’agricoltura,
della silvicoltura, dello sviluppo rurale e della gestione del
territorio
in Europa? Cosa spera di ottenere la società con questi interventi?
La risposta sempre più frequente a queste domande è che l’obiettivo
ultimo di tali azioni è garantire la produzione di beni pubblici.
Cosa si intende
per beni pubblici?
L’espressione “beni
pubblici” è stata coniata dagli economisti per
indicare un insieme
di beni, servizi e altri fattori di interesse per la
società che non
possono essere forniti attraverso il mercato, ossia
attraverso la
normale interazione di domanda e offerta. I mercati si
sono dimostrati il
meccanismo più efficace di incontro tra domanda
e offerta di beni e
servizi privati, come ad esempio gli alimenti e
le bevande. Esistono
tuttavia altri beni e servizi ai quali la società
umana attribuisce un
certo valore e che desidera ottenere, ma
che il mercato non
può offrire. Questi beni e servizi sono noti nella
letteratura
economica come “beni pubblici” e comprendono beni
ambientali come la
biodiversità o i paesaggi culturali.
Per definizione i
beni pubblici possiedono due importanti
caratteristiche. In
primo luogo, sono beni “non rivali” nel consumo,
nel senso che il
loro consumo da parte di un individuo non implica
l’impossibilità per
un altro individuo di consumarlo a sua volta. In
secondo luogo, sono
“non escludibili”, nel senso che, una volta che il
bene pubblico è
stato prodotto, è impossibile impedirne la fruizione
da parte di altri
consumatori.
Proprio per queste
caratteristiche i mercati non funzionano nel caso
dei beni pubblici,
perché non ci sono motivi forti che inducano la
gente a pagare per
poterne fruire. Al tempo stesso, mancano gli
incentivi per la
fornitura di tali beni, poiché chiunque decidesse di
produrli non ne
ricaverebbe alcun compenso. Ne deriva il potenziale
rischio di una
sottoproduzione di beni pubblici.
Di conseguenza, se
la società ha bisogno di un particolare bene
pubblico che non è
erogato in quantità sufficiente, la sua produzione
deve essere
garantita da politiche pubbliche intese ad assicurare un
livello appropriato
di fornitura del bene, in linea con la domanda.
Quando il mercato
non è in grado di soddisfare la domanda,
devono essere
attuate politiche pubbliche che incentivino l’azione
necessaria. Ciò a
sua volta richiede la definizione di chiare norme
come punto di
partenza di un’azione ammissibile o, in molti casi, il
ricorso a fondi
pubblici per incentivare l’offerta.
In Europa
l’agricoltura non solo è responsabile della fornitura di
prodotti alimentari
e materie prime, ma occupa anche il 40% circa
del territorio
totale. Di conseguenza, esercita un potente influsso
sullo stato
dell’ambiente rurale e sulle opportunità di una sua
fruizione. In Europa
le zone autenticamente selvagge sono quasi
del tutto scomparse,
per cui la qualità dell’ambiente dipende
pesantemente dalle
modalità con cui è gestito il territorio.
Rafforzamento delle
capacità
Rafforzare le
capacità significa sviluppare le competenze e le
conoscenze dei
gestori del territorio e, più in generale, delle
comunità rurali.
Tale misura si prefigge inoltre l’obiettivo di stimolare
e consolidare reti
sociali ben funzionanti e la partecipazione attiva
della comunità.
Tutto ciò è fondamentale per garantire nel lungo
termine il
coinvolgimento degli attori rurali nell’erogazione di beni
pubblici, di tipo
sia ambientale sia sociale. In effetti, il rafforzamento
delle capacità è
indispensabile per rincalzare la sostenibilità delle
comunità rurali e
può essere estremamente utile per dar vita a un
cambiamento
comportamentale di più lungo termine.
Nell’ambito delle
politiche di sviluppo rurale esiste tutta una varietà
di misure che
possono essere utilizzate per rafforzare le capacità.
Tra queste si
annoverano le misure in favore della consulenza
e della formazione,
specificatamente mirate al potenziamento
delle capacità nella
comunità agricola, per esempio tramite corsi di
formazione per
l’acquisizione di tecniche di gestione ambientale,
e servizi di
consulenza sull’uso sostenibile delle risorse e sulla
conservazione della
qualità delle risorse idriche, della funzionalità
del suolo e della
biodiversità dei terreni agricoli. Rivestono inoltre
un ruolo
fondamentale aspetti quali il miglioramento del benessere
degli animali nelle
aziende agricole, l’aumento della disponibilità di
acqua e la riduzione
delle emissioni di gas a effetto serra.
Biodiversità sui terreni agricoli
Nel tempo molte
specie animali e vegetali selvatiche hanno condiviso il territorio con la
produzione agricola.
Al giorno d’oggi, tuttavia, con l’intensificarsi dell’agricoltura, la
biodiversità
dei terreni agricoli
dipende oggi pesantemente dalla presenza di zone a bassa intensità di
sfruttamento o di
aree naturali attorno alle aziende agricole, come fasce di terreno incolto tra i
campi, muretti o
siepi, strade interpoderali, fossati e stagni. Queste aree forniscono rifugio,
cibo
e siti di
riproduzione a uccelli, mammiferi e insetti, oltre che le condizioni ideali per
la crescita di
fiori e altri tipi
di piante autoctone. La biodiversità dei terreni agricoli comprende anche la
ricca
diversità genetica
delle razze locali di bestiame e delle varietà di colture, molte delle quali si
sono
straordinariamente adattate ai suoli, alla vegetazione e al clima delle
rispettive regioni.
Qualità dell’acqua e disponibilità delle risorse idriche
L’uso di
fertilizzanti, erbicidi e antiparassitari per migliorare la produzione agricola
è ormai
una pratica comune,
che tuttavia può avere enormi ripercussioni sulla qualità delle acque
superficiali e delle
falde acquifere. È importante trovare il modo di ridurre le quantità di nitrati,
fosfati e altri
rifiuti agrochimici che si riversano nei corsi d’acqua e nelle falde acquifere,
in modo
da proteggere le
risorse d’acqua potabile e contribuire alla biodiversità di fiumi e zone umide.
Poiché l’agricoltura
è uno dei settori che maggiormente sfrutta le risorse idriche, soprattutto
per l’irrigazione di
colture di alto pregio e per la produzione di frutta e ortaggi nelle zone più
aride d’Europa, uno
dei principali problemi al centro di numerosi interventi è quello di garantire
un utilizzo più
efficiente e sostenibile dell’acqua, per garantire la disponibilità di risorse
idriche
per tutti.
Funzionalità del suolo
Il suolo è un
elemento indispensabile per tutte le forme di produzione agricola. Un suolo
adeguato possiede
una buona struttura, sufficiente materia organica ed è resistente all’erosione
da parte del vento o
dell’acqua. La maggior parte delle pratiche agricole genera ripercussioni
sulla funzionalità
del suolo, ma quest’ultima può essere preservata ricorrendo ad appropriati
metodi di produzione
agricola.
Stabilità del clima – aumentare lo stoccaggio del carbonio e
ridurre le emissioni di gas a effetto serra
Per stabilizzare il
clima del pianeta è importante liberare una parte di CO2 finora accumulata
nell’atmosfera. Le
piante accumulano CO2 con estrema efficacia e i metodi agricoli che
prevedono la
conservazione di un manto vegetale permanente e un ritorno dei rifiuti vegetali
nel suolo
rappresentano un buon meccanismo per “ripulire” l’atmosfera dal carbonio.
I pascoli
permanenti, infatti, sono in grado di immagazzinare carbonio in pari quantità
rispetto
alle foreste. Oltre
a migliorare lo stoccaggio del carbonio, l’agricoltura può anche contribuire a
ridurre le emissioni
di gas a effetto serra di cui è responsabile.
Resistenza agli
incendi e alle inondazioni
Soprattutto negli
Stati membri dell’Europa centrale e meridionale, la corretta manutenzione
dei pascoli può
costituire un’importante barriera alla diffusione degli incendi boschivi e
ridurre il rischio
di incendio in impianti permanenti come gli oliveti. In futuro, la capacità
dei terreni agricoli
di assorbire le precipitazioni eccessive e di immagazzinare le acque di
esondazione sarà un
fattore sempre più rilevante, nella misura in cui i cambiamenti climatici
acuiscono i rischi
di inondazione nelle zone urbane.
Paesaggi agricoli
Per migliaia di anni la pratica agricola ha modellato, e continua a modellare
ancora oggi,
i caratteristici
paesaggi agricoli europei, dai pascoli alpini ai paesaggi a terrazze, dalle
“dehesas” ai
frutteti, dalle pianure alluvionali ai paesaggi a mosaico dei campi coltivati
alternati a
praterie. Tuttavia, anche se molti modelli di sfruttamento del suolo e molti
aspetti
tradizionali e
caratteristici del paesaggio locale non sono più essenziali per i metodi
agricoli
moderni, mantenerli
in vita è essenziale se si vuole preservare la diversità di questi paesaggi
culturali. La
protezione della diversità dei paesaggi agricoli è importante per mantenere
l’attrattiva
esercitata dalle zone rurali come luoghi residenziali o destinazioni turistiche.
Vitalità rurale
Nell’UE-27 le zone
rurali sono estremamente diversificate in termini di sfruttamento del
territorio,
popolazione, prosperità, lingua, patrimonio culturale e tradizioni. Per
garantire
la vitalità delle
zone rurali è necessario assicurare opportunità di lavoro, un livello minimo
di servizi e
infrastrutture, e disporre inoltre di buone reti sociali e di capacità umane per
sostenere e
promuovere questi valori, con l’obiettivo ultimo di salvaguardare nel lungo
termine la vitalità
e l’attrattiva delle zone rurali come luoghi in cui vivere, lavorare e recarsi
in
visita. Il
territorio, la natura del
paesaggio
circostante, il clima e altri fattori naturali concorrono tutti alla comparsa
di costumi,
tradizioni e forme
di identità delle zone rurali. L’agricoltura può contribuire a sostenere la
vitalità
rurale grazie al
ruolo che la popolazione rurale, le attività rurali e le tradizioni ad essa
associate
svolgono in queste
zone. E i vantaggi di questa interazione sono vicendevoli. Se le zone rurali
rimangono
economicamente e socialmente vitali, ciò a sua volta può favorire il
proseguimento
di attività
economiche come l’agricoltura e la silvicoltura, il che a sua volta è
importante per
assicurare l’erogazione
di beni pubblici ambientali dai quali dipendono numerosi settori, come
il turismo rurale e
le attività ricreative.
Sicurezza alimentare
Se è vero che il
cibo è un bene privato, altrettanto certo è che il mercato non assicura la
disponibilità di prodotti
alimentari in qualsiasi momento e ovunque. È quindi necessaria
un’azione deliberata
per garantire la fornitura di prodotti alimentari nel lungo termine a
livello europeo o
globale. A tal fine è indispensabile mantenere in futuro la capacità di
produrre cibo in
maniera sostenibile attraverso una gestione appropriata dei suoli e delle
altre risorse e la
salvaguardia delle necessarie competenze.