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lunedì 12 febbraio 2024

Il Lucido, un vitigno identitario della sicilianità enoica.

 


                                          G. Colugnati, G. Cattarossi

Colugnati&Cattarossi SRL, Innovation Broker, Progetto VISTA Lucido.


Hanno preso ufficialmente avvio ad agosto 2023 le attività in vigneto ed in cantina connesse al Progetto “Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà Autoctone: il caso di studio del Lucido, finanziato dalla Regione Siciliana nell’ambito del PSR 2014-22, Sottomisura 16.1, e realizzato dal G.O. VISTA Lucido, con Capofila il Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia ed il cui partenariato vede la presenza dell’ Istituto Regionale Vite Olio (IRVO) quale responsabile scientifico, Colugnati&Cattarossi (Innovation Broker), Novamont SpA e 8 realtà significative della filiera vitivinicola siciliana (Tenuta Di Donnafugata, Tenuta Gorghi Tondi, Alessandro Di Camporeale, Cantine Colomba Bianca, Cantina Sociale Paolini, Cantina Settesoli, Conte Tasca D'Almerita, Società Agricola Santa Tresa), ispirandosi pienamente al principio di bottom-up della ricerca e innovazione che l’Unione Europea considera condizione indispensabile per finanziare la ricerca applicata in agricoltura.

Quindi,un esempio concreto di sinergia tra il mondo produttivo, la ricerca applicata, la sperimentazione e le Istituzioni, insito nell’essenza stessa della Misura: infatti, il modello suggerito dall’Amministrazione regionale, nel solco delle politiche europee, è improntato ad un processo permanente e dinamico di co-progettazione dove i partner sono, da un lato, la pubblica amministrazione e, dall’altra, una varietà ampia di attori territoriali, quali centri di ricerca e sperimentazione, imprese, enti locali, con funzione di stakeholders, coordinati dalla figura dell’Innovation Broker, che hanno così trovato un contenitore scientifico nel Progetto VISTA Lucido.


 

Il Progetto persegue lo scopo principale di incrementare la quota di vino sostenibile di alta qualità attraverso la valorizzazione delle produzioni autoctone, con particolare riguardo a quelle più diffuse in Sicilia quale la cultivar Lucido (Catarratto bianco). Come noto, il Catarratto bianco lucido è la cultivar più diffusa in Sicilia con oltre 15.000 ettari (dati 2021) con una incidenza di quasi il 18% sulla superficie vitata regionale, coltivata principalmente nelle province di Trapani, Palermo e Agrigento anche se presente in tutta l’isola. Un vitigno identitario, quindi, iconico per certi versi, fortemente legato allo straordinario territorio della Sicilia occidentale, alla sua cultura e alle sue tradizioni, la cui presenza sull’isola è riconosciuta da secoli, tanto che è stato dimostrato geneticamente che il Catarratto è imparentato con altri importanti vitigni come la Garganega, considerata una delle più antiche varietà italiane e, assieme allo Zibibbo (Moscato di Alessandria), rappresentano i genitori dell’altro importante vitigno marsalese, il Grillo.

Un vitigno di così larga diffusione sul territorio e coltivato in terroir unici e molto diversi tra loro necessitava di una incisiva azione di valorizzazione di queste identità, attraverso una articolata analisi dei fattori che caratterizzano la risposta vitivinicola della cultivar all’ambiente e le loro interazioni e soprattutto la sua espressione sensoriale, così unica e tipica.

Collegate all’obiettivo principale, il G.O. VISTA Lucido si pone specifiche finalità, quali analizzare le strategie di mitigazione degli effetti negativi del climate changing sulle produzioni enologiche, monitorare la cinetica di maturazione della bacca, incrementare la biodiversità dell’agro-ecosistema vigneto siciliano, favorire l’incremento delle superfici vitate sostenibili, razionalizzare i consumi idrici nel vigneto, monitorare i consumi energetici e le emissioni di CO2 in vigneto e in cantina, favorire la creazione di una filiera del vino sostenibile tramite l’adesione a sistemi di qualità come la certificazione SOStain e agevolare la diffusione delle innovazioni acquisite tramite un sistema informatico utile alla raccolta dei dati aziendali, nonché all’informazione e aggiornamento di tecnici e operatori, sempre più specializzati nella conduzione sostenibile dei vigneti: il tutto nell’ottica di massimizzare la tipicità varietale e l’espressione sensoriale del Lucido nei diversi terroir.

Inoltre, il Gruppo Operativo, tramite il presente Progetto, intende sfruttare l’opportunità che deriva dallo studio agronomico ed enologico della più diffusa varietà siciliana, al fine di determinare prodotti innovativi utili a fornire all’intero comparto un vantaggio competitivo sostanziale e duraturo.

VISTA Lucido si articola in 5 azioni principali descritte in maniera esaustiva sulla pagina web del Consorzio alla quale si rimandano i lettori per una più agevole informazione: di queste, sicuramente l’Azione 4 (Comunicazione) rappresenta uno step strategico perché finalizzato alla più ampia e completa diffusione delle innovazioni sperimentate alle imprese regionali, e in ambito UE, perché possano beneficiarne in termini di conoscenze da trasferire quale plus nella competitività.

Per queste finalità, verranno attivati tutti i canali social ed i mezzi di comunicazione e divulgazione a disposizione (workshop, seminari, convegni, field days, wine tasting, ecc.): una presenza costante, ogni 10-15 giorni, sarà rappresentata dai social media del Consorzio dove verranno presentati e commentati argomenti tecnico-scientifici inerenti le attività di Progetto (biodiversità, terroir, agrosistemi e resilienza, gestione del suolo, cambiamenti climatici, attività di progetto, ecc.).

Un momento auspicabilmente di confronto e dibattito tra stakeholders e opinion leaders.





lunedì 5 febbraio 2024

Innovazioni sostenibili per il miglioramento della DOP Ciliegia dell’Etna

  

PSR 2014-2022 SICILIA  MISURA 16.1 

 

GO:   

Capofila: Consorzio per la Tutela della Ciliegia dell’Etna DOP

email: info@ciliegiaetnadop.it  tel: tel:335.6964720  

Coordinatore: Alberto Continella

email: alberto.continella@unict.it tel: 338.6570736   

Imprese agricole:

Case Perrotta Srl

FondoAranci di Enrico Cutuli

Il Ciliegio dell'Etna Srl

La Gelsomina

Ricerca:

CSEI Catania

Università:

Università degli Studi di Catania

Altri:

La Fenice Srl

I Peccatucci di Mamma Andrea Srl

 

Data inizio progetto 28/07/2020 e fine 30/07/2023






  Qual è la sfida o il problema pratico che il gruppo operativo sta affrontando o quale opportunità sta affrontando?

 L’obiettivo generale del progetto è di rafforzare la filiera della Ciliegia DOP dell’Etna mediante l’introduzione di innovazioni, e supportare la realtà produttiva del ciliegio, con lo scopo di realizzare un percorso di conoscenza: dalle caratteristiche agronomiche alle peculiarità qualitative. Sono stati affrontati diversi aspetti della filiera: dalla selezione di un clone della varietà DOP‘Mastrantonio, alla produzione in campo con tecniche economicamente ed ecologicamente sostenibili, dalla scelta del portinnesto più idoneo al controllo sostenibile dei due insetti carpofagi delle ciliegie, Ragholetis cerasi e Drosophila suzukii, fino alla gestione post-raccolta della ciliegia e all’individuazione di nuovi prodotti trasformati. Oggi si osserva sul territorio etneo la presenza di cloni della varietà ‘Mastrantonio’. Al fine di superare la difformità genetica del materiale di propagazione, durante lo svolgimento del progetto è stato selezionato il clone con le migliori caratteristiche vegeto-produttive. Pertanto è stato costituito un campo di piante madri di‘Mastrantonio’per la sua diffusione sul territorio assicurando omogeneità ed elevata qualità alle produzioni cerasicole locali. Il materiale è stato preventivamente saggiato dal punto di vista fitopatologico per propagare e fornire agli agricoltori materiale sano.

Per far fronte alle problematiche legate all’orografia che contraddistingue l’areale di coltivazione del ciliegio etneo, durante lo svolgimento del progetto sono stati introdotti portinnesti innovativi per ridurre l’habitus vegetativo delle piante. Sono stati istituiti impianti con le varietà di maggiore pregio (autoctone e alloctone che presentano caratteri fenologici, pomologici e qualitativi di rilievo) innestate su portinnesti selezionati per le loro caratteristiche, soprattutto con riferimento alla vigoria. L’influenza del portinnesto sulle caratteristiche vegeto-produttive e qualitative è stato studiato per tutta la durata del progetto.

Un altro obiettivo del progetto è stato il trasferimento di strategie e tecniche di irrigazione di precisione per produrre con ridotti consumi idrici frutti ad elevata qualità. Sono state trasferite alle imprese indicazioni al fine di eliminare o ridurre al minimo gli effetti indesiderati di contaminazione del suolo e dovuti all’utilizzo degli insetticidi di sintesi ad ampio spettro d’azione e scarsa capacità di degradazione. Questi erano utilizzati per combattere la mosca del ciliegio (Rhagoletis cerasi), che ovidepone sulle drupe all’inizio dell’invaiatura determinando rammollimento e marciume del tessuto dei frutti. Dal 2013 ad oggi, il dittero asiatico Drosophila suzukii, chiamato anche moscerino dei piccoli frutti, è diventato il principale problema fitosanitario di questa coltura. Un altro obiettivo del progetto è stato il trasferimento agli agricoltori delle innovazioni, tra cui i lanci di un insetto antagonista, Ganaspis brasiliensis, per il controllo sostenibile della Drosophila suzukii.

  Qual è la soluzione, la pratica, il prodotto, il processo concreto e innovativo sviluppato dal vostro OG per affrontare la sfida o cogliere l'opportunità?  

Le innovazioni introdotte riguardano una maggiore conoscenza delle risorse genetiche autoctone e delle tecniche agronomiche, tra cui l’utilizzo di portinnesti innovativi, per gestire la coltivazione ed esaltare le caratteristiche qualitative. Un campo di piante madri della ‘Mastrantonio’ è stato istituito al fine di selezionare e diffondere materiale geneticamente omogeneo e esente da problematiche fitopatologiche. Il ciliegio dolce è una pianta caratterizzata da una forte dominanza apicale e un’eccessiva vigoria, una tardiva epoca di messa a frutto e una raccolta laboriosa. Tutti questi fattori concorrono a determinare costi produttivi elevati. Per ovviare questa problematica, sono stati introdotti portinnesti innovativi a ridotta vigoria che riducono il periodo giovanile ed improduttivo e consentono la produzione di campi ad alta e media densità.

Nel contesto del cambiamento climatico, sono stati realizzati degli impianti di irrigazione a bassissima pressione e on-line scelti per tener conto delle esigenze idriche delle colture ed anche delle caratteristiche plano-altimetriche dei ciliegeti in esame. L’obiettivo è stato la diffusione di nuove tecniche di irrigazione che consentano l’ottenimento di prodotti ad elevata qualità con ridotti apporti irrigui.

Ai fini di una ottimale commercializzazione del prodotto, sono state messe a punto e applicate idonee tecnologie di condizionamento per il prolungamento della shelf-life in post-raccolta e sono state inoltre sviluppate alcune attività di produzione di trasformati della ciliegia. Nel dettaglio, sono state utilizzate tecniche innovative di IV gamma al fine di individuare il confezionamento migliore e di aumentare le caratteristiche qualitative del prodotto fresco.

Per quanto concerne le avversità biotiche, sono stati effettuati interventi di monitoraggio per la realizzazione di protocolli per il controllo sostenibile della Rhagoletis cerasi e della Drosophila suzuki. Presso quattro aziende partner del progetto ubicate nell’areale cerasicolo etneo, sono stati monitorati due ditteri carpofagi dall’inizio di maggio fino al periodo di raccolta delle ciliegie mediante sostituzione settimanale di trappole attivate con attrattivo alimentare. Questa tecnica innovativa ha consentito di associare la ridotta presenza del fitofago alla quasi assenza di danni ai frutti.

 

  In che modo i professionisti sono stati coinvolti nello sviluppo della soluzione, della pratica, del processo o del prodotto?  

Il progetto ha consentito il trasferimento di diverse innovazioni nella filiera cerasicola fornendo conoscenze alle aziende partner di progetto, e ai produttori locali e nazionali, sulle pratiche agronomiche, sulla lotta biologica e sulle tecniche di conservazione in IV gamma. Determinante in tal senso è stato il ruolo del capofila del progetto, il Consorzio per la tutela della ciliegia dell’Etna DOP che si prefigge di sostenere e promuovere le conoscenze dei cerasicoltori anche attraverso la ricerca e la sperimentazione.

Sono state effettuate prove di irrigazione deficitaria in tre aziende agricole in cui sono stati realizzati impianti che vengono modulati in base alle esigenze idriche delle colture ed anche delle caratteristiche plano-altimetriche dei ciliegeti in esame.

Sono stati progettati e realizzati tre campi dimostrativi presso tre aziende partner le quali si sono occupate della gestione agronomica ordinaria. L’obiettivo è stato trasferire agli agricoltori le conoscenze sul comportamento

dei portinnesti e delle varietà selezionate in condizioni ambientali diverse. La opportunità della realizzazione di campi dimostrativi in tre ambienti è data dalla esigenza di comprendere la risposta delle diverse combinazioni nesto/portinnesto selezionate al soddisfacimento del fabbisogno in freddo nei tre contesti territoriali, anche in virtù del cambiamento climatico in atto.

Presso le tre aziende partner è stata effettuata la lotta biologica attraverso il posizionamento di trappole in campo e trattamenti con bioinsetticidi. Inoltre è stata coinvolta una azienda di trasformazione per poter valorizzare la frutta mediante il conseguimento di confetture di elevato pregio organolettico e nutraceutico.

 

 Come avete diffuso i risultati del progetto al di fuori del progetto? 

I risultati del progetto sono stati divulgati attraverso webinar, social media, convegni e congressi nazionali in cui sono state presentate le problematiche legate alla coltivazione cerasicola etnea, gli obiettivi del progetto e le innovazioni di processo e di prodotto che sono state attuate ed introdotte nei diversi campi dimostrativi.

Atti di convegno:

La Spada P., Modica G., Siracusa L., Strano T., Gentile A., Continella A. 2023. Effetti del portinnesto sulle caratteristiche pomologiche, qualitative e nutraceutiche di due varietà di ciliegio dolce. XIV Giornate Scientifiche SOI. Torino (Italia), 21-23 Giugno 2023.

Lisi, F., Biondi, A., Cavallaro, C., Zappalà, L., Campo, G., Roversi, P.F., Sabbatini Peverieri, G., Giovannini, L., Tavella, L., Tortorici, F., Bardella, S., Carli, C., Bosio, G., Mori, N., Tonina, L., Zanini, G., Caruso, S., Vaccari, G., Masetti, A., Bittau, B., Bariselli, M., Schmidt, S., Falagiarda, M., Bertignono, L., Bonfanti, R., Giorgini, M., Guerrieri, E., Tropiano, F.G., Verrastro, V. and Baser, N. (2022). Current status of Drosophila suzukii classical biological control in Italy. Acta Hortic. 1354, 193-200 DOI: 10.17660/ActaHortic.2022.1354.25

Rizzo V., Celano F., Sorci P., Barbagallo S., Muratore G. (2021) “Comparison and Consumer’s Preference on Jam and Jelly from “Mastrantonio” Sweet Cherry Fruits”. in Proceedings of the 2nd International Electronic Conference on Foods - "Future Foods and Food Technologies for a Sustainable World", 15–30 October 2021, MDPI: Basel, Switzerland, Biology and Life Sciences Forum, 6, 1: 35. (EISSN 2673-9976). https://doi.org/10.3390/Foods2021-10990.

Rizzo V., La Spada P., Continella A., Barbagallo S., Muratore G. (2022) “Shelf life Assessment of Sweet Cherry “Ciliegia dell’Etna – cv. Mastrantonio” Influenced by Different Packaging Materials", “Shelf Life International Meeting 2022 (SLIM 2022)”, Bogotà (Colombia), 28 Nov. – 1 Dec. 2022. Book of abstracts, p. 68

 

Libro:

Innovazioni sostenibili per il miglioramento della ciliegia dell’Etna, S. Barbagallo, A. Gentile. Catania: CSEI, 2023.

 Quali sono stati i risultati concreti ottenuti attraverso queste attività di diffusione?  

Il progetto ha centrato l’obiettivo generale di rafforzare la filiera della Ciliegia DOP dell’Etna mediante l’introduzione di innovazioni studiate e messe a punto negli anni passati dall’Università di Catania. A tal proposito i prossimi impianti potranno usufruire del campo di piante madri di‘Mastrantonio’per il prelievo del materiale vegetale e la propagazione di materiale sano e geneticamente omogeneo. I nuovi impianti potranno godere delle conoscenze sul comportamento dei portinnesti nanizzanti per contenere l’habitus vegetativo e ridurre i costi di raccolta.

 Trasferibilità, scalabilità e creazione di valore di mercato dei risultati innovativi.

 Trasferibilità 

I risultati sono trasferibili in diversi contesti pedoclimatici e altimetrici poiché sono state individuate, studiate e selezionate cultivar particolarmente differenti in termini di calendario di maturazione, che viene intercettato interamente ed ulteriormente ampliato in virtù del gradiente altitudinale del territorio investito a questa coltura. Le analisi eseguite su questo germoplasma etneo hanno permesso di apprezzare le ampie e spesso ragguardevoli caratteristiche pomologiche ed organolettiche delle diverse varietà.

La lotta biologica effettuata presso le aziende del territorio etneo è trasferibile in altri contesti in particolare per limitare la diffusione delle due avversità entomologiche, Ragholetis cerasi e Drosophila suzukii. Anche l’utilizzo di tecniche agronomiche innovative, quali i portinnesti, e la produzione di frutta fresca in IV gamma sono risultati replicabili in altre realtà.

  Scalabilità 

Potrebbero essere realizzati campi con maggiori combinazioni di innesto al fine di studiare l’influenza del soggetto sulle caratteristiche vegeto-produttive e qualitative dei frutti.

La lotta biologica dovrebbe essere applicata in scala più ampia in modo da poter monitorare meglio la diffusione di Ragholetis cerasi e di Drosophila suzukii ed effettuare trattamenti con bioinsetticidi.  

  Creazione di valore di mercato  

La specializzazione degli impianti risulta importante per il rilancio del settore: l’elevata vigoria che conferisce il franco come portinnesto e i notevoli costi di raccolta e potatura conseguenziali hanno reso nel tempo necessario la valutazione di nuovi portinnesti in grado di contenere lo sviluppo della chioma e rendere economicamente sostenibile la coltivazione del ciliegio in tali areali. Gli studi effettuati sulle diverse combinazioni di innesto hanno evidenziato un miglioramento nel gusto, nel colore della buccia e della polpa, nella consistenza e nella dimensione.

L’analisi dei frutti in post-raccolta ha consentito di individuare un materiale film BIO ad alta barriera biodegradabile a base di cellulosa che ha influito in modo significativo sulla qualità post-raccolta della ciliegia dolce.

Attraverso la realizzazione di impianti pilota, sono state trasferite le conoscenze al comparto circa l’utilizzo della tecnica di micro-irrigazione per ottenere adeguati risparmi idrici e incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua da parte delle colture.

I lanci di un insetto antagonista, il Ganaspis brasiliensis, per il controllo sostenibile della Drosophila suzukii, parassita che ha danneggiato in modo rilevante le produzioni degli ultimi anni, appare promettente per la risoluzione di questo problema.

 

 





 

 

 

venerdì 2 febbraio 2024

Filiera Ecosostenibile della Pasta Nutraceutica al Carciofo

DEFINIZIONE DI UNA FILIERA ECOSOSTENIBILE DELLA PASTA NUTRACEUTICA ARRICCHITA AL

CARCIOFO (Fil.Pa.Nu.)

PSR SICILIA 2014-2020 - PIANO DI AZIONE LOCALE «CALATINO 2020»

Misura 19 - Sostegno allo Sviluppo Locale LEADER

Sottomisura 19.2 - Sostegno all'esecuzione degli interventi

nell'ambito della Strategia di Sviluppo Locale  

Azione SI.4 - Sostegno all’avvio di iniziative d’impresa innovative

nell’ideazione e realizzazione di prodotti, processi produttivi,

organizzazione del mercato (FEASR)

 

  Dott. Agr. Santo Aparo

 Una filiera per la produzione di pasta nutraceutica arricchita al carciofo attraverso il trasferimento di innovazioni di processo e di prodotto nell’ottica di un potenziamento della filiera cerealicola e cinaricola.

 


“Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”

Ippocrate

                         video

     Il Progetto Fil.Pa.Nu.si pone come obiettivo generale di sviluppare una filiera per la produzione di pasta nutraceutica arricchita al carciofo attraverso il trasferimento di innovazioni di processo e di prodotto nell’ottica di un potenziamento della filiera cerealicola e cinaricola regionale, capitalizzando le conoscenze tecnico-scientifiche pregresse e le esperienze sperimentali maturate in precedenti progetti (es. Misura 124del PSR Sicilia 2007-2013), riguardanti la messa a punto di pratiche agronomiche eco-sostenibili per la cinaricoltura siciliana(i.e. concimazione azotata a basso input e  irrigazione localizzata), nonchè l’utilizzo delle norme tecniche di difesa integrata e controllo delle infestanti secondo il Disciplinare Regionale di Produzione Integrata del 2019. Data la tipicità e la rilevanza economica del carciofo e del frumento per il territorio, saranno coinvolti sia gli operatori agricoli che l’industria di trasformazione per sviluppare una filiera produttiva innovativa ed ecosostenibile dal campo alla tavola. In particolare, il presente Progetto è finalizzato a:

· produrre pasta secca fortificata attraverso l’integrazione della farina di carciofo con quella di frumento di grano duro siciliano, al fine di incontrare la crescente richiesta da parte dei consumatori di avere una più ampia gamma di prodotti funzionali. Infatti, la farina di carciofo ha un basso contenuto calorico ed è ricca di elementi minerali (K, Ca, Mg, Fe), sostanze antiossidanti (es. polifenoli) ed inulina. Quest’ultimo è un fruttooligosaccaride noto per le sue proprietà nutraceutiche, in quanto favorisce lo sviluppo di batteri benefici nell’intestino e non modifica il livello degli zuccheri nel sangue, rendendolo idoneo per soggetti affetti di diabete di tipo II;

· promuovere lo sviluppo e il rafforzamento di prodotti autoctoni dell’areale ramacchese, con l’introduzione della coltivazione del Frumento “Furio Camillo” grano molto rustico a basso consumo idrico, che si adatta in zone soggette a siccità a terreni aridi in corso di desertificazione e la varietà di carciofo “Violetto ramacchese”, attraverso la messa a punto di un processo produttivo ecosostenibile volto al risparmio idrico ed all’utilizzo di una soluzione innovativa e a basso impatto ambientale per il packaging (film biodegradabile o compostabile)in grado di mantenere inalterate le caratteristiche nutrizionali, sensoriali ed igienico-sanitarie del prodotto prolungandone la shelf-life;

· validare gli effetti salutistici della pasta nutraceutica;

· rafforzare e consolidare l’economia locale a fronte di una maggiore penetrazione dei prodotti nei mercati nazionali ed internazionali.


Il Progetto verrà articolato nelle seguenti 5 azioni complementari, da svilupparsi in 18 mesi sotto il coordinamento del Dipartimento Di3A e dell’Ente capofila in collaborazione paritetica con il partenariato.

· Azione 1 –Gestione e management del gruppo di progetto

· Azione 2 –Comunicazione, diffusione e disseminazione

· Azione 3 –Ottimizzazione dei processi di essiccazione e molitura per  la produzione di farina di carciofo ad alto valore nutraceutico

· Azione 5 –Implementazione di sistemi di packaging ecosostenibili

I principali risultati attesi dal Progetto si possono, sinteticamente, ricondurre a:

1. ammodernamento dei protocolli di essiccazione e molitura per la produzione di farina di carciofo ad alto valore nutraceutico ;

2. diversificazione e valorizzazione dei capolini di fine raccolto della carciofaia, attraverso l’ampliamento dell’attuale destinazione d’uso;

3.  aumento della capacità di penetrazione delle imprese locali su mercati nazionali ed esteri;

4. incremento del reddito per gli operatori dell’intera filiera cinaricola e cerealicola regionale, mirando ad estendere i benefici previsti anche agli areali produttivi e industriali non direttamente coinvolti.



Le proprietà dei
prodotti nutraceutici

I prodotti nutraceutici svolgono la specifica funzione di migliorare lo stato di salute e di prevenire il rischio di malattie.

Sistema Immunitario

Rafforza il sistema immunitario, uno dei pilastri fondamentali della nostra salute.

Malattie Cardiovascolari

Si riducono notevolmente i rischi di insorgenza di patologie cardiovascolari o di natura degenerativa.

Funzioni gastro-intestinali

Regolarizzare le funzioni gastro-intestinali

Malattie Croniche

Prevenire le malattie croniche, patologie che comportano un trattamento continuato nel tempo.



 

mercoledì 31 gennaio 2024

SEMe di CANapa alla Tavola

             

Dott.Agr. Santo Aparo

            

              L’obiettivo generale del progetto: “Organizzazione di una filiera della canapa – dal SEMe di

CANapa alla Tavola” è l’organizzazione di una filiera per la canapa industriale (Cannabis Sativa L.)

che sviluppi delle linee guida da seguire, a partire alla coltivazione in campo fino alla

trasformazione del seme per scopi alimentari e industriali; filiera che appare oggi fondamentale

per la diffusione della Canapa nei sistemi colturali erbacei nel contesto Siciliano e nell’area GAL

KALAT, al fine di inserire nei sistemi colturali erbacei una coltura miglioratrice e multifunzionale,

e favorire la diversificazione aziendale in ottica ecosostenibile.



Il soggetto detentore dell’innovazione è la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la

Sicilia, che in collaborazione con il CREA-CI di Acireale ha collaudato l’innovazione proposta.

L’azienda agricola Sammartino ha gestito la corretta evoluzione in campo del collaudo della

ricerca, supportata a livello tecnico scientifico degli enti di ricerca. Il molino Crisafulli, capofila del

progetto, si è occupato dello stoccaggio e della trasformazione del seme in olio, farine e altri

derivati per approfondimenti qualitativi e quantitativi con lo scopo ultimo di utilizzare i derivati

della canapa come ingrediente in cibi funzionali realizzati con materie prime del luogo (grani

antichi, legumi ecc...)

L’innovazione di progetto ha interessato diversi settori, a partire dagli agricoltori, con il collaudo di

tecniche colturali e si spostato sul trasformatore, seguendo e disciplinando ogni fase dalla pulitura

allo stoccaggio e prima trasformazione del seme in olio, farine e prodotti fuori Allegato I; al fine

di aumentare la redditività delle aziende agricole, cardine di una futura filiera della canapa in

Sicilia, e per garantire sicurezza alimentare e qualità al consumatore finale ed alle industrie di

trasformazione alimentari, farmaceutiche o cosmetiche.

La proposta progettuale è partita da un confronto di cultivar di Canapa Industriale dove alla

varietà “testimone” Futura 75, la più conosciuta e coltivata ad oggi nel territorio Siciliano,

verranno affiancate da 5-7 diverse varietà con lo scopo di individuare eventuali adattabilità al

contesto pedo-climatico del nostro areale del Calatino che possano garantire miglioramenti in

termini di resa e qualità della granella. Si è proseguito poi in ambito agroalimentare validando ogni

singolo processo di stoccaggio e trasformazione del seme (sia decorticato che integro), valutando

le differenti caratteristiche dei semilavorati ottenuti, a partire dalle loro notevoli proprietà

organolettiche, si è monitorato quindi i contenuti di THC negli alimenti.



Obiettivi del progetto

- Confrontare varietà di canapa industriale adatte ai climi dell’areale del Calatino Sud Simeto

e ottimizzarne le pratiche agronomiche per ottenere rese e qualità maggiori.

- Migliorare la fertilità e la struttura del suolo con metodi di coltivazione ecosostenibili a

basso utilizzo di risorse (low-input) e favorire quindi le produzioni delle colture in rotazione.

- Monitorare le fasi di raccolta e post raccolta della granella.

- Collaudo delle migliori pratiche di trasformazione della granella.

- Caratterizzazione delle farine e degli oli realizzati dalla granella.

- Protocollo di trasformazione e disciplinare di produzione per la filiera alimentare: seme,

olio e farine di canapa

- Profilo dei cannabinoidi: THC e CBD negli alimenti e suo confronto coi limiti normativi.

- Controllo della qualità dei prodotti packaging ideale e individuazione shelf life: confronto

dei semilavorati ottenuti da seme integro e decorticato.

I partner del progetto SEMINCANTA sono stati:

MOLINO CRISAFULLI SOCIETA' COOPERATIVA AGRICOLA (Capofila);

Impresa agricola SAMMARTINO GIUSEPPE

Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia,

Il progetto SEMINCANTA si è avvalso anche delle seguenti collaborazioni esterne:

 Dr. Agr. Santo Aparo, Innovation broker;

 Attività di consulenza tecnico-scientifica prestata dal CREA - Centro di ricerca Cerealicoltura

e Colture Industriali di Acireale (CREA-CI) a supporto delle attività sperimentali realizzate

presso l’Az. Agricola Giuseppe Sammartino e presso la Stazione Consorziale Sperimentale

di Granicoltura per la Sicilia.

 Attività di consulenza tecnico-scientifica tra ESP-UNIMI e Molino Crisafulli Soc. Coop. R.L.

partner del Gruppo Operativo SEMINCANTA, dell’ottimizzazione delle condizioni operative

della espressione meccanica dell’olio dai semi di Cannabis Sativa , in relazione alle

condizioni di stoccaggio del seme, per un incremento di resa di estrazione e per un

miglioramento della qualità tecnologica del residuo di estrazione. Secondo obiettivo della

consulenza richiesta è un apporto tecnico-scientifico per implementare lo scale-up del

processo a partire da una unità di estrazione singola a bassa portata oraria di produzione.

 Attività di consulenza Clappppp Group srl, gli ambiti di intervento oggetto dell’intervento

sono quelli di seguito elencati: Supporto alla progettazione e all’implementazione della

strategia di sviluppo con particolare focus sulle aree Sales & Marketing; Potenziamento

delle competenze sui seguenti temi: Marketing Strategico, CRM: logiche e processi di

gestione della relazione con i clienti, Content strategy, Tecniche di Vendita, Modelli di

business; Creazione di una lista di potenziali clienti/rivenditori da coinvolgere come partner

per la commercializzazione dei prodotti della canapa.

 Attività di consulenza amministrativa tra la GAROFALO CONSULTING SRLS UNIPE e la

Sammartino

Il partenariato è stato scelto per costituire una filiera agroalimentare che mette assieme tutti gli

attori: dalle imprese agricole (Sammartino Giuseppe) e la MOLINO CRISAFULLI SOCIETA'

COOPERATIVA AGRICOLA (una si stoccaggio e trasformazione). Il collaudo è stato supportato e

garantito dalla Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia (Ente di ricerca e

detentore delle innovazioni adottate nel progetto);



martedì 30 gennaio 2024

I vini naturali, tra fake news, storytelling ed evidenze sperimentali.


Il Progetto STRA.VI.NA. in Sicilia.

Progetto finanziato dal PSR Sicilia  2014-2022  Misura 16.1


Giovanni Colugnati (1), Giuliana Cattarossi (1), Saverio Saladino (2)

(1) Colugnati&Cattarossi SRL, Capofila STRA.VI.NA.

(2) Istituto Prof.le Agricoltura “Majorana” (Palermo), Innovation Broker STRA.VI.NA.

 

          Secondo Eurostat, sono 11,4 milioni gli ettari coltivati in biologico nella Ue, che rappresentano il 7,1% della superficie agricola totale: di questi, 2 milioni sono italiani: più in particolare, la Sicilia con ben 375.000 ettari risulta essere la prima regione europea per superficie coltivata secondo il protocollo bio. Sono segnali evidenti di un interesse generale da parte del consumatore verso la tematica della sostenibilità delle produzioni alimentari, in generale, ed enologiche, in particolare. Un fenomeno importante, prima sociale che commerciale, e soprattutto trasversale, per quanto possibile, alle disponibilità economiche della popolazione, indicatore che salubrità dell’ambiente e del cibo rappresentano un fattore determinante, pur tra contraddizioni, nella spesa alimentare.

 


In questa filosofia verde, secondo noi, va letto, contestualizzato e interpretato il fenomeno dei vini naturali.

Il naturismo enologico sicuramente non solo è anche di moda (e fa tendenza perché eco-fiendly) ma, per onestà intellettuale, va ascritto al fenomeno dei vini naturali il merito di mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica (e del settore vitivinicolo) verso la problematica ambientale e la sua tutela, oltre alla sicurezza del cibo in generale: tutto ciò nonostante alcuni incontestabili elementi di “fragilità”, quali:

-un vino naturale è diverso ogni anno;

-diverse bottiglie dello stesso anno possono variare leggermente, a seconda della botte da cui proviene o dal momento in cui si degusta;

-la grande distribuzione non sempre è disposta a proporlo e comunque il settore non è in grado di produrre la massa critica necessaria per la catena distributiva;

-attualmente pochi produttori sono in grado di affrontare un protocollo enologico impegnativo dal punto di vista tecnico-scientifico, anche se molti stanno cavalcando la moda.

Nell’immediato futuro l’aspirazione dei produttori del settore è di avere un disciplinare “più rigoroso” rispetto a quelli già esistenti per i protocolli biologico e biodinamico, magari scritto a livello comunitario, con un processo che coinvolga i principali paesi produttori (Italia, Spagna, Francia, ecc.), supportato da criteri scientifici e capace di mettere nero su bianco le caratteristiche di vini che, per quanto diversi tra loro, escludano totalmente l’utilizzo di coadiuvanti enologici e consentano anche il recupero di territori degradati dall’uso intensivo di pesticidi e altri prodotti di sintesi.

Sebbene alcune pratiche di questi produttori possano sembrare anacronistiche (come l’utilizzo per concimare di letame o silice conservato in un corno di vacca, oppure lo studio di un calendario Astronomico apposito per le lavorazioni del terreno, e tutta una serie di altri riti ispirati alle teorie di Rudolf Steiner), tanto che qualcuno li ha già definiti gli hippies del 21mo secolo, non mancano però studi più legati alla scienza tradizionale, come quello promosso da VinNatur (insieme a Vini Veri e Renaissance des Appellations, la principale associazione di categoria) con ricercatori dell’Università di Udine e della Stazione sperimentale per la viticoltura di Panzano in Chianti, finalizzato a studiare i microrganismi del terreno e salvaguardare ecosistema e rapporto col territorio.

Quindi, ad onor del vero, le prospettive per una crescita dei vini naturali sono sicuramente interessanti purché vengano risolti alcuni dei punti critici citati in precedenza, primo fra i quali l’approccio sensoriale: infatti proprio per il protocollo enologico utilizzato, all’apertura della bottiglia, questi vini possono presentare sentori di ridotto oppure off-flavors, accompagnati spesso dalla presenza di residui dovuti all’assenza di filtrazione. Tutte caratteristiche di per sé accettabili e nobili per l’ambiente, purchè condivise e soprattutto comunicate come plus, s’intende, e d’altro canto questi vini sono sempre più amati da una parte del pubblico (anche se per ora quella parte elitaria oppure appassionato-politically oriented), che li considera in genere più bevibili, digeribili ed eco-friendly perché più orientati verso un’economia sostenibile e anche più smart: tra di loro annoveriamo gli spumanti con metodo interrotto, i sur lie, i vini bianchi sulle bucce, gli orange, oppure ancora i vin de garage. 

Ma al netto delle connotazioni “politiche”, delle quali talvolta è caratterizzato il fenomeno “naturista”, il movimento dei vini naturali ha il grande merito di fare una resistenza vera e propria sulle tematiche ambientali, intese come strenua difesa del territorio e della sua biodiversità, vero tesoro da conservare e trasferire integro alle generazioni future.

Semmai, secondo la nostra opinione, andrebbero sfumate certe azioni di comunicazione, cominciando dall’aggettivo naturale appiccicato al vino, forse fuorviante rispetto al vino prodotto in modo convenzionale, o tradizionale, che rischia di non fare corretta informazione, se non addirittura confusione nei consumatori. È infatti innegabile che, a partire dagli anni Novanta, grazie agli enormi passi in avanti della ricerca (biotecnologie), i protocolli enologici hanno imboccato una strada di estrema attenzione agli aspetti salutistici del vino, con riduzione degli apporti in solfiti ed in generale ad una maggiore cura e riduzione nell’utilizzo dei coadiuvanti. Contemporaneamente è cresciuta enormemente la coscienza verso la sostenibilità ambientale dei protocolli di gestione agronomica del vigneto ed in generale verso la necessità di salvaguardare la biodiversità del nostro straordinario territorio, attraverso la valorizzazione dei vitigni nativi, il ricorso a metodi a basso impatto ambientale, ecc.

Comunque la si pensi, sarebbe quindi auspicabile un franco dialogo tra le diverse posizioni, considerando la naturalità come un bene di tutti e non un privilegio di qualcuno, magari allargando l’ottica, da parte dei naturisti, e comprendendo associazioni di produttori che non adoperano nessun trattamento o sostanza chimica né in campagna, né in cantina, dove al massimo viene utilizzata una percentuale limitata di anidride solforosa.

 

Una nuova idea di Enologia, auspicabilmente “normata”.
Siamo convinti che le pratiche di vinificazione naturale abbiano ancora enormi margini di sviluppo e crescita, attraverso l’ausilio della ricerca: alcuni produttori più propensi alla sperimentazione stanno già scrivendo nuove pagine di enologia, dove l’unico vincolo è lavorare seriamente, nel pieno rispetto della materia prima, ma avvalendosi anche delle più recenti acquisizioni tecnico-scientifiche, nell’attesa (speranza) che quanto prima i loro sforzi siano tutelati da un serio disciplinare di produzione.

Su questi argomenti Franco Giacosa, Direttore tecnico della Duca di Salaparuta dal 1984 al 1997 e successivamente Direttore tecnico del gruppo Zonin fino al 2011, enologo di fama, da anni impegnato professionalmente nell’universo naturale è piuttosto chiaro…” ritengo che il termine naturale tecnicamente sia molto discutibile e che possa essere abusato in danno dei consumatori ma anche dei produttori seri. È tuttavia una dicitura molto comunicativa che rende giustizia a tutti coloro che in vigna e in cantina operano con grande impegno per andare oltre a quanto stabilito dalla normativa vigente sui vini biologici”.

Ancora Giacosa …credo sia proprio opportuno normare dettagliatamente la dicitura “naturale” in etichetta e attivare un sistema efficace di controlli per evitare che gli immancabili furbetti possano minare la credibilità dei tanti viticoltori che lavorano in modo serio. A livello UE purtroppo non sarà facile trovare un accordo. Molto probabilmente si dovrà scendere a compromessi con i vari rappresentanti di filiera con il rischio di giungere all’approvazione di norme eccessivamente permissive (come già successo in sede di approvazione della normativa sul biologico, in particolare per le pratiche di cantina). Non sarà facile neppure mettere in atto rigidi ed efficaci controlli per tutelare opportunamente il consumatore (e i produttori onesti) …Forse è meglio seguire una strada diversa che passa per la definizione di un rigoroso disciplinare da parte delle associazioni di vini “naturali” e l’assegnazione dei controlli ad un organismo terzo. Un modello che potrà essere adottato in sede UE.”

Quindi, tanti i problemi da affrontare, ma anche tanta voglia e determinazione nel volerli risolvere in modo serio. Va detto anche che, al netto delle connotazioni politiche delle quali talvolta è caratterizzato il fenomeno naturista (ad esempio il regista americano J. Nossiter nel suo film “Resistenza naturale“ considera la viticoltura naturale in Italia un atto di resistenza), il movimento dei vini naturali ha il grandissimo merito di fare una resistenza vera sulle tematiche ambientali, intesa come strenua difesa del territorio e della sua biodiversità, vero tesoro da conservare e trasferire integro alle generazioni future.

 

Il Progetto STRA.VI.NA. in Sicilia.
 In questo quadro di riferimento, nasce da parte delle aziende l’esigenza di innovare i processi di produzione e trasformazione dell’intera filiera vitivinicola al fine di dare un valore aggiunto alle uve biologiche prodotte, diversificando e permettendo la ristrutturazione delle aziende e la creazione di nuove imprese. In tale contesto, il vino naturale che è un prodotto unico, fortemente legato al suo territorio di produzione, a basso impatto ambientale, ma allo stesso tempo caratteristico sotto l’aspetto sensoriale si configura come una valida alternativa per la crescita e diversificazione aziendale.

Nell’esempio siciliano, la richiesta di innovazione da parte delle aziende vitivinicole ha riguardato proprio l’applicazione e il collaudo di protocolli naturali, sia in ambito agronomico che enologico. Queste esigenze degli stakeholders sono state intercettate e riassunte nel Progetto STRA.VI.NA., acronimo di “Strategie agroecologiche per la produzione di vini naturali”, finanziato nell’ambito del PSR Sicilia 2014-20, Sottomisura 16.1 e realizzato da un partenariato composto da Università di Palermo, Colugnati&Cattarossi (Capofila), Innovation Broker e alcune aziende vitivinicole di riferimento delle Provincie di Palermo, Trapani e Agrigento.

Il progetto triennale, che si è concluso dal punto di vista tecnico il 31 dicembre 2023, è stato articolato in 6 azioni, delle quali, in particolare l’azione 4, ha previsto le attività di microvinificazione, applicazione e validazione di un innovativo protocollo enologico secondo il metodo di vinificazione naturale, e l’azione 5 ha previsto la predisposizione di apposite schede di analisi sensoriale, organizzazione del pannel per il wine tasting, raccolta dei dati della degustazione e loro elaborazione e interpretazione. In Figura 1 si forniscono alcuni dati significativi desunti dalle attività sperimentali.

Nelle sedute di Analisi sensoriale, ivini naturali della cv. Catarratto, in generale in tutte le annate, ma soprattutto nel 2022, sono stati percepiti più fragranti e complessi, grazie alle frazioni fruttate (pesca, albicocca, cocco), acetali (banana, chewing-gum, mela golden) note di pasticceria (vaniglia, bonbon, miele, creme caramel) e frutta secca (nocciola, mandorla tostata); il quadro olfattivo è completato dalla presenza della frazione floreale, vegetale e soprattutto erbe aromatiche (timo, rosmarino, alloro), e segnatamente le note balsamiche (resina, lacca, vernice) e di vegetale cotto (asparago, fagiolino, patata lessa, carciofo).

Il giudizio edonistico, in tutte le annate, ha premiato i vini naturali, caratterizzati da una maggiore persistenza (espressa nella durata in bocca espressa in sec., secondo l’indice di Souplesse), la riduzione della sensazione acida e comunque un ottimo giudizio finale.

Figura 1. Vendemmia partite sperimentali 2021 e 2022. Panel di Analisi sensoriale (Cantina Sperimentale IRVO, Marsala).    

 








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