Bisogna saper comprendere le differenze per capire il conflitto.
Di PAC e di agricoltura ormai in questi mesi, hanno scritto tutti o quasi, perfino chi non sa nemmeno che cosa sia. Ed ecco che titoli tanto roboanti, quanto fuori luogo si sono moltiplicati, così come pure gli articoli, dal contenuto palesemente a difesa degli interessi dell’agroindustria e delle lobby della chimica.
Le proteste dei trattori hanno perso la foga iniziale, stante anche il fatto che i picconatori dell’Europa rurale, hanno ampiamente raggiunto l’obiettivo di costringere la Presidente della Commissione EU a ritirare il regolamento sulla riduzione dei pesticidi sulle coltivazioni e sugli allevamenti
Oggi gruppi finanziari e di multinazionali controlla gran parte della produzione alimentare industriale: i semi, i fertilizzanti, i pesticidi, la genetica delle razze animali, la trasformazione delle materie prime, la distribuzione. Il nostro sistema alimentare non protegge le sue fondamenta (la terra e chi la lavora), ma annienta proprio gli agricoltori più virtuosi, rispettosi dell’ambiente e del prossimo.
Così il disagio è esploso, indirizzato (ad arte) al bersaglio sbagliato. Riepiloghiamo:
- Gennaio 2023 "Nonostante le evidenze scientifiche, le buone intenzioni della Commissione Europea vengono minate dall’azione delle lobby dell’agrochimica e dell’agricoltura e allevamenti intensivi, che vorrebbero fermare l’iter di approvazione del Regolamento e affossarne gli obiettivi di riduzione”
- Gennaio 2024 Solo per mera “coincidenza” un anno dopo la Presidente della Commissione Europea, è stata costretta a ritirare il regolamento sulla riduzione dei pesticidi in agricoltura e negli allevamenti,(frutto di 4 anni di lavoro minuzioso e ricerche scientifiche approfondite) che taluni sempliciotti sbandierano come la prima grande vittoria della protesta degli agricoltori. Tutti sanno, che era già scritto, le lobby della chimica e dell’agroindustria avevano bisogno degli utili-idioti di turno, attraverso la “protesta” per mettere a segno il colpo "mortale"
Noi l’avevamo già scritto all’inizio del conflitto, la diatriba di questi giorni, può essere tranquillamente ridotta a una guerra, tra agroindustria super intensiva e allevamenti super inquinanti, (nord ed europa) con interessi inconfessabili, e l'agricoltura mediterranea, rappresentata da piccole e medie aziende a conduzione familiare, che non ha niente da dividere con la prima.
La Strategia Farm to Fork e il Green Deal non non sono dei slogan per i pubblicitari, rappresentano al contrario un percorso culturale che talune regioni hanno saputo avviare con successo. In Sicilia per esempio, fin dall’attuazione dei regolamenti agroambientali dell’inizio degli anni 90.
La risposta non è nelle soluzioni elaborate dalle lobby antieuropeiste, funzionali alle prossime elezioni più che al futuro dell’agricoltura Il tema è complesso, ma un dato è certo: l’abolizione delle limitazioni sull’uso dei pesticidi e dell’obbligo di lasciare una piccola parte dei terreni a riposo non sono la strada giusta. Serve una strategia complessiva, che prenda in considerazione tutti gli aspetti relativi alla produzione di cibo: la situazione economica e sociale della maggioranza dei contadini (di piccole e medie dimensioni), la fertilità del suolo, la salubrità dell’acqua e dell’aria, la salute dei consumatori e la crisi climatica. Il nemico non è il Green Deal, ma una politica miope che finanzia un modello intensivo che compromette il suolo e non sopravvive senza sovvenzioni pubbliche .
A conferma di ciò, riportiamo (non ne parla nessuno) gli obiettivi messi a segno nella riunione dello Scopaff (Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed) sezione "Legislation", tenutosi il 20 e 21 marzo 2024, che in appena 45 minuti hanno cestinato quattro anni di analisi, ricerche e studi approfonditi.
Nulla di più scontato: un rinvio "pesante", TANTISSIME proroghe, sono stati approvati da 26 stati su 27 per via dell'assenza della Romania, che non si è fatta rappresentare.
In sintesi più pesticidi per tutti e per tutti i gusti...
Occorre una ampia riflessione, affinchè si pongano le condizioni per una nuova stagione di Riforma Agraria in Europa. Qualcuno dirà che è utopia, vedremo, voglio ricordare ai più scettici che gli azionisti di maggioranza sono i consumatori, contribuenti, cittadini europei, non sono il 20% dell' agroindustria che si appropria dell'80% delle risorse europee
Nessun commento:
Posta un commento