lunedì 22 aprile 2024

Canapa, l'esperienza di Millasensi

   

                               NinoSutera

        Il dipartimento agricoltura dell’assessorato Agricoltura, nell’ambito della Rete regionale sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura ha avviato diverse iniziative informative-divulgative attraverso i lavori dei  Gruppi Tematici 

Coltivata prima dai Mongoli, poi dai Tartari e dai Giapponesi la canapa è una pianta con una storia misteriosa e antichissima. Una storia molto più antica di quella del cotone e della seta: anche se si pensa che sia originaria dell’Asia e del Medio Oriente, recenti studi affermano che la canapa era presente in Italia e nel bacino Mediterraneo già 13.500 anni fa. Lo storytelling che accompagna questa pianta parte da migliaia di anni or sono, per arrivare ai nostri giorni, in quella che tutti speriamo diventi l’era del cambiamento, diventandone protagonista, grazie alle sue infinite proprietà e capacità, sia a livello ambientale che produttivo.

La filiera della canapa industriale è il volano per far crescere l’economia circolare in modo sostenibile: lo sanno bene gli addetti ai lavori che però in Italia, fino ad oggi, non sono riusciti a creare dei modelli locali che potessero poi funzionare su larga scala, creando lavoro agricolo e industriale con un bassissimo impatto sull’ambiente. Ed è proprio su questo punto che vuole intervenire Millasensi, start up agricola innovativa, riconosciuta come società benefit, che non è solo un titolo, ma un’idea diversa del fare impresa.

“Nella nostra attività non perseguiamo unicamente finalità di profitto ma anche scopi di beneficio comune, che abbiano ricadute positive sulla collettività, operando in maniera sostenibile e responsabile nei confronti delle persone e dell’ambiente – sottolinea Roy Orlando, che di Millasensi è lo Strategy Manager -. L’idea di base è quella di fare da system integrator e far dialogare il mondo agricolo con quello industriale mettendo al centro la canapa”. E quindi “incentivare l’agricoltore, convertire le coltivazioni di chi vuole partecipare al progetto e migliorare il sistema di filiera che stiamo promuovendo in Sicilia e dove vogliamo arrivare in pochi anni a coltivare 2000 ettari”.

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