venerdì 15 dicembre 2023

StayOn è un progetto di cooperazione dell’Unione Europea

EVENTO FINALE 

  WORLD CAFE 

December 14 2023 – Giardini del Massimo Piazza G. Verdi Palermo inside Teatro Masssimo

  FINAL CONFERENCE

December 15 2023 – Giardini del Massimo, Piazza G. Verdi, Palermo, inside Teatro Masssimo

StayOn è un progetto che vede la cooperazione di 7 paesi dell’Unione Europea (Grecia, Italia, Irlanda, Polonia, Portogallo, Germania e Slovenia), con l’obiettivo di creare condizioni favorevoli affinché i giovani vengano impiegati nei loro territori, offrendo loro opportunità, benefici e servizi. Il partenariato si focalizza principalmente sulle zone rurali in cui una percentuale significativa della popolazione è esposta al rischio di esclusione sociale e in cui vi è una percentuale più elevata di giovani NEET (Not in Education, Employment, or Training), ovvero giovani che sono disoccupati e non stanno ricevendo un’istruzione o una formazione professionale.



 Dai quattro angoli di Europa si ritroveranno a Palermo per tessere la tela finale del progetto StayOn: i partner coinvolti, provenienti da Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia, Polonia, Slovenia e Germania, hanno dato vita  a due-giorni dedicata ai risultati e all’analisi del progetto internazionale. Nato dall’esigenza di limitare lo spopolamento delle zone rurali di alcuni paesi europei, StayOn ha fornito e continua a fornire strumenti di formazione adeguati per qualificare i NEET locali e per supportare l’economia territoriale con azioni di sostegno alle principali attività professionali tipiche dei paesi coinvolti.



Attraverso i diversi paesaggi d’Europa, le aree rurali in Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia, Polonia, Slovenia e Germania presentano sfide distinte e opportunità. Nonostante siano culle del patrimonio culturale, serbatoi di bellezze naturali e centri di inventiva agricola, queste regioni spesso lottano con problemi come lo spopolamento, l’accesso limitato alle tecnologie moderne e la stagnazione economica, problematiche che fanno parte delle sfide più ampie affrontate dalle zone rurali in Europa.

 

  All’evento  finale  di venerdì 15 hanno preso parte tra gli altri, Tommaso Fontana, AT psrsicilia, Francesca Varia  Crea , e Nino Sutera Coordinatore del  European Rural Parliament Italy,  sono stati presentati  i lavori  del progetto alla presenza dei project manager dei paesi partner, del Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana e delle società organizzatrici dei corsi di formazione. L' attività si è conclusa con la descrizione delle principali case history di successo e infine   con la sottoscrizione  il Manifesto finale del progetto e del Manifesto della Neoruralità  del  Italy European Rural Parliament, considerata l'affinità delle due iniziative

ERP-ITALY





















RETE RURALE NAZIONALE


giovedì 14 dicembre 2023

Prošek vicino il riconoscimento Ue

 

Il Comitato per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo ha approvato lunedì sera la proposta di regolamento dell’Ue sulle indicazioni geografiche che definisce le condizioni di protezione dei prodotti con nomi simili, omografi, con 39 voti a favore e 7 contrari.

 

Il Prošek croato si è avvicinato lunedì, 11 dicembre,  verso il riconoscimento dello status di prodotto europeo protetto col suo nome originale, nonostante l’opposizione di numerosi eurodeputati italiani che ritengono che il termine “prošek” danneggi le vendite del vino frizzante italiano Prosecco.

La proposta finale del regolamento, che determinerà se il Prošek potrà essere commercializzato con il suo nome, è stata concordata in un trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento. Dopo il voto in commissione, tutti i deputati si esprimeranno in una delle prossime sedute plenarie. Le decisioni approvate nelle commissioni del PE vengono generalmente adottate anche nelle sedute plenarie, consentendo alla Commissione europea di proteggere il Prošek come altri prodotti autoctoni europei, scrive l’agenzia di stampa croata Hina.

Contrariamente alle anticipazioni italiane, la proposta del nuovo regolamento ha chiaramente indicato che gli omografi possono essere protetti a condizione che esista una chiara differenza nell’uso locale a lungo termine del prodotto e che i consumatori non siano ingannati sulla vera identità del prodotto. La proposta italiana di vietare la protezione di tutti i prodotti che “suggeriscono anche minimamente un altro prodotto” non è stata accettata, ha sottolineato l’ufficio dell’eurodeputato croato Tonino Picula, membro sostituto del Comitato per l’agricoltura.

 

In una lunga disputa tra Italia e Croazia sul nome del dolce vino croato, che dura fin dal processo di adesione della Croazia all’Ue, ricorda l’agenzia Hina, la politica italiana e i produttori del Prosecco si sono opposti fermamente all’uso del nome Prošek, sostenendo che si tratti di una “copia economica” del più pregiato e commercialmente più riuscito Prosecco, sebbene siano due vini completamente diversi. Il Prošek è un vino dolce da dessert, mentre il Prosecco è uno spumante secco.

progetto Celavie

 

Progetto italo-tunisino per la coltura idroponica e in vertical farming con sperimentazione in Sicilia. Potrà servire per produrre in zone desertiche o per finalità umanitarie. Interesse in altre regioni e nel Medio Oriente

Cicli biologici multipli, da tre a otto all'anno a seconda delle specie vegetali, media di attecchimento pari all'86% e una resa produttiva da 1,5 a tre volte più alta rispetto alle normali coltivazioni in campo aperto. Tutto senza uso di fertilizzanti, pesticidi o altre componenti chimiche, senza emissioni inquinanti, con risparmio d'acqua dal 90% in su ed energia autoprodotta da fonti rinnovabili, in un sistema fuori suolo a circuito chiuso dotato di autonomo microclima e quindi adattabile a qualsiasi contesto ambientale. Cifre che fotografano, a fine sperimentazione, i risultati ottenuti con la Cellula della vita, innovativo vivaio tecnologico e trasportabile realizzato a Palermo e a Sfax dal partenariato protagonista del progetto Celavie (acronimo di “CEllule technologique de LA VIE”), co-finanziato dall'Unione Europea attraverso il Programma ENI di cooperazione transfrontaliera Italia-Tunisia 2014-2020, di cui il Dipartimento Programmazione della Presidenza della Regione Siciliana è autorità di gestione. Circa 975 mila euro il budget totale, per il 10% coperto dai partner con risorse proprie. I report scientifici sono stati illustrati oggi presso la Lumsa di Palermo, dove si è svolta la conferenza finale.



La cellula della vita è una “capsula” di sei metri per tre, alta due metri e mezzo, nella quale è racchiuso un impianto acquaponico, cioè una comunità biologica in scala ridotta che alla coltura vegetale fuori terra (idroponica) unisce l'allevamento di animali acquatici. Nel prototipo questa metodologia è stata integrata con le dotazioni tecnologiche necessarie per garantire autosufficienza energetica, autonomia climatica, gestione e monitoraggio dei cicli biologici (anche a distanza). Per un anno e mezzo, dopo le fasi di progettazione e costruzione, i test hanno riguardato alcune essenze vegetali nei letti di coltura disposti verticalmente su più livelli, principalmente pomodoro, basilico, lattuga, peperoncino e sedano, e contemporaneamente, nelle vasche sottostanti, specie d'acqua dolce come granchi di fiume, carpe e gambusie. La cellula, è stato spiegato nel corso della conferenza di presentazione dei risultati della ricerca, potrà essere utilizzata come fonte di cibo a chilometri zero per piccole comunità in zone difficili da rifornire, oppure dove scarseggiano risorse idriche, aree coltivabili e mezzi, o per sostenere attività agricole o di acquacoltura, o per ripopolare gli invasi. E ancora, in situazioni di estrema emergenza, per esempio paesi isolati per frane o terremoti, o per finalità umanitarie, per esempio come supporto alimentare nei campi profughi, e poi anche per attività didattiche. Potrà servire ad aziende, scuole, istituzioni, gruppi di lavoratori in zone remote.

Trasportabilità, autosufficienza, versatilità, profilo ecologico e capacità produttiva a costi ridotti hanno attirato verso la Cellula della vita molte attenzioni, in parte maturate nell'ambito del Jazz'Inn, rassegna nazionale dell'innovazione dove il progetto Celavie è stato selezionato tra i casi d'eccellenza. In Campania la Cellula ha riscosso l'interesse di una rete di imprese che si occupano di forniture verso paesi del Medio Oriente. Sono stati aperti contatti con un istituto scolastico di Torino e, sempre in prospettiva didattica, con un'azienda che potrebbe avviare un progetto su più scuole italiane. Un comune della Calabria, inoltre, ha richiesto un adattamento tecnico della Cellula per farla funzionare con acqua di mare all'interno di una riserva naturale. Manifestazioni di interesse sono arrivate anche da organizzazioni non governative che svolgono attività umanitaria nei campi profughi.

“Il vertical farming in ambiente protetto consente di produrre per metro quadrato più di quanto si produca in campo sulla stessa superficie, e ciò senza uso di prodotti che invece sono impiegati nelle coltivazioni tradizionali su suolo o in serra”, ha spiegato Dario Costanzo, coordinatore del progetto, “la Cellula può essere una tecnologia integrativa su cui fare leva per mantenere i livelli produttivi riportando a un uso non intensivo terreni ormai sempre più aridi. Questo è un problema che investe progressivamente la Sicilia, dove ormai è raro che la quota di sostanza organica nel suolo raggiunga il 2%, mentre quella ottimale sarebbe del 4%. Vale, in generale, per vaste aree del pianeta dove tante persone soffrono la fame”. Celavie esplora lo scenario futuro di una popolazione mondiale vicina ai 9 miliardi di persone entro il 2050 con una disponibilità di suoli fertili sempre più ridotta, condizione che imporrà il passaggio da sistemi produttivi intensivi a tecniche conservative in grado di ottimizzare l'uso delle risorse per rendere i processi produttivi efficienti e sostenibili.

mercoledì 13 dicembre 2023

ERP-Italy, parteciperà all'evento conclusivo del progetto StayOn

                                                                                                                                    GiusyDeSantis 

 

  Dai quattro angoli d' Europa si ritroveranno a Palermo per tessere la tela finale del progetto StayOn: i partner coinvolti,  daranno vita ad una due-giorni dedicata ai risultati e all’analisi del progetto internazionale, presso i giardini del Teatro Massimo a Palermo

StayOn è un progetto che vede la cooperazione di 7 paesi dell’Unione Europea (Grecia, Italia, Irlanda, Polonia, Portogallo, Germania e Slovenia), con l’obiettivo di creare condizioni favorevoli affinché i giovani vengano impiegati nei loro territori, offrendo loro opportunità, benefici e servizi. Il partenariato si focalizza principalmente sulle zone rurali in cui una percentuale significativa della popolazione è esposta al rischio di esclusione sociale e in cui vi è una percentuale più elevata di giovani NEET (Not in Education, Employment, or Training), ovvero giovani che sono disoccupati e non stanno ricevendo un’istruzione o una formazione professionale.


 

Abbiamo incontrato  Nino Sutera coordinatore  European Rural Parliament Italy, che interverrà all'evento conclusivo,   per rivolgergli alcune domande.

       Nino  Sutera,   Diploma di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, Funzionario Direttivo della Regione Siciliana, Divulgatore Agricolo, responsabile dell'Osservatorio   Neorurale  “Formatore Consulente” del Formez,  Componente del Gruppo di lavoro  del MIPAF, Referente della rete interregionale sulla ricerca e servizi allo sviluppo, Iscritto all’Albo regionale dei Formatori interni presso il Dipartimento della Funzione Pubblica della Regione Sicilia ,Consulente Formatore del PAN fitofarmaci,  Ideologo dei Borghi GeniusLoci De.Co.  e del Percorso informativo di sviluppo locale “Un Villaggio di idee” Coordinatore  del  G.I.T (Gruppi d’interesse territoriale del MIUR)   Ideologo della Libera Università Rurale, componente della  task force nazionale per le De.Co. blogger, infine coordinatore editoriale di Terrà Multimediale dell'Assessorato Agricoltura.  

  



 Bene,  allora che cos’è un Parlamento Rurale Europeo?

Una struttura politica, ma non partitica.'Parlamento rurale' non è una parte formale del governo, né è un parlamento nel senso di un organo legislativo o decisionale. Si tratta di un processo 'bottom-up' di coinvolgimento e dibattito tra il popolo rurale e politici, per consentire una migliore comprensione, politica più efficace e di azione per affrontare le questioni rurali.

Un Parlamento rurale è   un processo che fornisce opportunità per le persone con un interesse per le comunità rurali per condividere idee, prendere in considerazione i problemi e le soluzioni. Parlamento rurale permettono alle persone e decisori a lavorare insieme su questioni prioritarie per sviluppare soluzioni nuove e creative. Essi rafforzano la voce delle comunità rurali e li aiutano a influenzare le decisioni che li riguardano. Il loro successo in Europa negli ultimi 20 anni   ha ispirato a avviare un Parlamento rurale in ogni stato

Qual è il suo obiettivo?

 Il Parlamento europeo rurale è stato concepito per:

• Rafforzare la voce delle comunità rurali d'Europa, e per assicurare che gli interessi e il benessere di queste comunità   riflettono nelle politiche nazionali ed europee

• Promuovere auto-aiuto, comprensione comune, la solidarietà, lo scambio di buone prassi e la cooperazione tra le comunità rurali in tutta Europa.

 Perché è necessario?

200 milioni di persone, quasi un terzo della popolazione europea, vive in aree rurali. Essi contribuiscono notevolmente alle economie locali, nazionali ed europee. La loro funzione sociale ed il benessere economico è di fondamentale importanza. Affrontano grandi sfide, tra cui la perdita dei giovani e dei servizi rurali in molte regioni. Il loro futuro dipende da un'azione energica da parte delle comunità rurali stesse, e le politiche  ben concepiti e l'azione da parte dei governi a tutti i livelli.

Chi può partecipare al Parlamento  rurale?

  Abbiamo avviato questa iniziativa (la prima in Italia) con l'apporto   di tanti che hanno a cuore le aree rurali (oltre 100 tra associazioni, enti, istituzioni, ma il numero è destinato a crescere)  Intendiamo condividere con tutti i nostri Amici un percorso per addivenire al "Manifesto della neoruralità"  da presentare in occasione dell'evento pubblico nazionale , aperto ai contributi e alla sensibilità di chi vuole contribuire a dare voce alle aree rurali. 

Chi sono i  Rural  Parliamentary?

Sono i   stakeholders,     chi opera nelle difficili realtà rurali   e ha il diritto-dovere di rappresentare le istanze delle comunità rurali  nel contesto europeo.  

Maggiori informazioni ?

Nel sito web della rete rurale nazionale del MISAF  c'è una pagina dedicata al ERP Italy con le modalità di adesione 

   RETE RURALE

 

    




 

martedì 12 dicembre 2023

Innovazione e Biodistretti

 Due giorni dedicati ai “biodistretti come strumento di cooperazione per lo sviluppo sostenibile dei territori” con tematiche che spaziano dall’innovazione, all’agricoltura sociale, il turismo e la cooperazione, si svolgeranno ad Agrigento nelle giornate del 15 e il 16 dicembre, nella sede del centro eventi Stelai (Ex Stoai), nel cuore della Valle dei templi. 



 

“Innovazione e Biodistretti” è il tema dell’evento che si terrà venerdì 15 dicembre, a partire dalle 8:45, mentre il giorno successivo si discuterà su “Biodistretti, un laboratorio speciale per l’agricoltura sociale”, allo stesso orario. I due eventi, organizzati nell’ambito del progetto di cooperazione “Bio e Slow” della Misura 16 - Sottomisura 16.3 nell’ambito della “Cooperazione tra piccoli operatori per organizzare processi di lavoro in comune e condividere impianti e risorse, nonché per lo sviluppo e la commercializzazione del turismo” del Psr Sicilia 2014-2022, saranno l’occasione per discutere della cooperazione tra operatori nel campo dell’agricoltura, del turismo e della sostenibilità in Sicilia insieme agli esperti del settore. I lavori, moderati dai giornalisti Angela Sciortino e Alan David Scifo, verranno entrambi aperti dal titolare dell’azienda capofila Ats “Bio e Slow”, Salvatore Ciulla. A seguire, dalle ore 9, i partecipanti potranno ascoltare le relazioni di: Giuseppe Di Miceli, docente dell’Università di Palermo e componente della Fondazione Its Sicani, Ignazio Garau, vicepresidente della Consulta nazionale dei Distretti del cibo, Daniela Tacconi, ricercatore presso Arco-action research for Co-development, Polo universitario “Città di Prato”. Previsti poi gli interventi del sindaco di Santa Elisabetta, Mimmo Gueli, della docente di Filosofia e Storia, esperta in Biotetica e consulenza filosofica, Maria Giberto, del presidente dell’associazione Italia Bio, Lillo Alaimo Di Loro, del professore dell’Università di Palermo, Filippo Sgroi e del presidente del Distretto rurale Ogliastra Michele Ruiu. 

Nella giornata di sabato 16 dicembre, parteciperanno, oltre a Michele Ruiu e Daniela Tacconi, Egidio Dansero, professore ordinario dipartimento Politica e Società dell’Università di Torino, Salvatore Tosi, direttore Gal Metropoli Est – Cnr, Giacomo Minio, docente di Economia Politica dell’Università di Palermo e Carlo Greco, vicesindaco del Comune di Marineo e coordinatore degli enti locali facenti parte del Distretto del cibo “Bio Slow”. Le conclusioni di entrambi i convegni sono affidate al dirigente Servizio n.3 dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea Bruno Lo Bianco e all’assessore regionale all’Agricoltura, sviluppo rurale e Pesca mediterranea, Luca Sammartino. Entrambi gli eventi, patrocinati dall’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Forestali della provincia di Agrigento, sono validi per l’acquisizione di crediti formativi e si concluderanno con un buffet.

lunedì 11 dicembre 2023

I MIGLIORI SITI WEB PER VIAGGIATORI BUONGUSTAI

 

            Il Top Websites for Foodie Travellers Award è un riconoscimento assegnato da IGCAT ai migliori siti web che offrono esperienze creative, culturali e gastronomiche uniche nelle regioni gastronomiche mondiali ed europee.

 

  Attraverso questo progetto, IGCAT spera di incoraggiare la sperimentazione creativa, artistica e sensoriale per costruire esperienze alimentari nuove e uniche.

Pubblicando un elenco annuale dei migliori siti web per viaggiatori buongustai delle regioni candidate e premiate della gastronomia mondiale ed europea, IGCAT:

·         Aumentare l’accesso dei visitatori internazionali a esperienze culturali e gastronomiche di qualità;

·         Dare visibilità internazionale alle esperienze enogastronomiche e culturali di nicchia;

·         Premiare portali e app che supportano le microimprese e contribuiscono allo sviluppo territoriale sostenibile.

I siti web presentati saranno valutati da una giuria internazionale di esperti dell'IGCAT e i migliori siti web per i viaggiatori gastronomici saranno promossi sul sito web e sui social media dell'IGCAT.

CHIAMATE APERTE

Scarica il bando aperto per i migliori siti web per foodie travellers 2024.


BANDO


Scadenza per la presentazione: 14 dicembre 2023

sabato 9 dicembre 2023

PROGETTO “CLUSTER SERVAGRI”

 

 

Final Meeting

Si terrà il prossimo 11 e 12 dicembre, l’Evento Conclusivo del progetto standard CLUSTER SERVAGRI, attuato nell’ambito del Programma europeo di Cooperazione Transfrontaliera ENI CBC “Italia-Tunisia” 2014-2020, a Siracusa (SR), Italia, presso l’“URBAN CENTER”, sito in Via Nino Bixio, n°1.

L’obiettivo specifico del progetto CLUSTER SERVAGRI, progetto di cui è responsabile e coordinatore il dott. Sergio CAMPANELLA, direttore del GAL Eloro, è la ristrutturazione delle filiere olivicole transfrontaliere, rafforzando un cluster economico italo-tunisino dell’olio d'oliva sia convenzionale che biologico, nonché tipizzato, completamente tracciabile e di qualità, al fine di calibrare la produzione e l’offerta secondo gli standard internazionali; infatti, l’elevata frammentazione del tessuto produttivo della zona di cooperazione italo-tunisina ostacola la crescita, soprattutto in un'ottica di internazionalizzazione. Esigenza comune è dunque quella di facilitare i processi di aggregazione delle imprese e di qualificazione dell'offerta, allo scopo di ottenere un commercio più trasparente dell’olio di oliva salubre e tracciabile.

Il Final Meeting avrà un marcato carattere scientifico e vedrà numerosi interventi di relatori tunisini, italiani e di vari paesi europei; esperti, accademici, funzionari, studiosi, tecnici ed altri rappresentanti degli stakeholder della filiera olivicola. L’evento conclusivo del progetto si articola in due giornate di lavoro.

Lunedì 11 dicembre, durante la mattinata, saranno presentati, da un lato, i risultati del progetto, sia in termini di prodotti ottenuti (la piattaforma della qualità, tracciabilità e salubrità degli oli extravergini di oliva CLUSTER SERVAGRI: carta della qualità, manuale di qualità, etichetta trasparente, marchio ombrello, disciplinare, protocollo di adesione al cluster, codice QR) che di attività svolte per ogni work-package e, dall’altro, considerazioni e ragionamenti sulle possibili prospettive di sviluppo per il settore olivicolo transfrontaliero e, in particolare, per il cluster SERVAGRI. I lavori della mattina si chiuderanno con una master-class sugli oli certificati della Sicilia. Nel pomeriggio l’evento prevede una serie di interventi di enti pubblici e privati incentrati sull’oleo-turismo, sulle opportunità e prospettive che esso offre per uno sviluppo sostenibile dell’oleicoltura mediterranea.

Martedì 12 dicembre il programma prevede, per la mattina, lo svolgimento del Comitato tecnico di progetto, della Riunione dei responsabili finanziari e del Comitato di pilotaggio; e, per il pomeriggio, visite sul campo ad aziende agricole e punti di interesse aderenti al sistema di qualità e all’itinerario turistico-culturale CLUSTER SERVAGRI, che è stato formalmente riconosciuto come itinerario culturale europeo dal Consiglio d’Europa; e lo svolgimento di una seconda master-class sugli oli certificati della Sicilia.

Per registrarsi e partecipare ai lavori di giorno 11 dicembre usare il seguente link:

https://us02web.zoom.us/.../tZElf-Gppj0vGt0eUTfrrqEW4...

Dopo l’iscrizione, si riceverà un’e-mail di conferma con le informazioni necessarie per entrare nella riunione.

I componenti dei Comitati tecnico di progetto, del Comitato di pilotaggio e i responsabili finanziari, qualora non potessero assicurare la partecipazione in presenza, potranno partecipare ai lavori della mattina di giorno 12 dicembre tramite il seguente link Skype:

https://join.skype.com/GNhOhMqGsgRZ

«Questo documento è stato realizzato con il sostegno finanziario dell’Unione Europea, nell'ambito del Programma ENI CBC “Italia–Tunisia” 2014-2020. I suoi contenuti sono di esclusiva responsabilità dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni dell’Unione Europea o della posizione delle strutture di gestione del Programma»

giovedì 7 dicembre 2023

In Arabia Saudita il più grande uliveto del mondo

 

Il fatto è che oggi l’Arabia Saudita c’entra con tutto e con tutti. Non ci voleva la straripante vittoria nella corsa per aggiudicarsi Expo 2030 per accorgersene ed è ingenuo e riduttivo pensare che sia solo una questione di petrodollari. 

 

Quella che un tempo era una media potenza locale chiusa al mondo e concentrata solo sulla produzione di petrolio, sta adesso emergendo come il catalizzatore di eventi epocali che segnano la geopolitica, l’economia, lo sport, la religione. Certo, l’Arabia ha ricchezze sterminate e non le nasconde, ma non si incassano 119 voti su 165 in una competizione così delicata e globale semplicemente facendo promesse, né tantomeno comprando favori.

 

Ma ritorniamo all'uliveto più grande del mondo 
Da alcuni anni, il Paese sta investendo nelle colture intensive, è entrato a far parte del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) e ha sviluppato una collaborazione fra l'Università di Al-Jouf e l'Ateneo di Jaén, in Andalucia, per promuovere studi, attraverso 21 progetti di ricerca e la nascita di un Centro per lo studio sull'olio di oliva e lo scambio di tecnologie. Nella provincia saudita di Al-Jouf, al confine settentrionale con Giordania e Iraq, sono stati messi a dimora 20 milioni di ulivi. L'anno scorso la produzione di olio di oliva ha raggiunto le 11mila tonnellate. Nella stessa regione si trova l'uliveto più grande del mondo: 5 milioni di alberi piantati su 7.335 ettari di proprietà della Al-Jouf Agricultural development company. Il sistema di coltivazione è quello superintensivo spagnolo con 1.600 alberi per ettaro invece dei 200 possibili con la tecnica tradizionale. 

Le varietà coltivate sono per lo più spagnole (piquel, arbosana e arbequina), non manca qualche varietà greca, come la koroneiki, mentre sono assenti, almeno per il momento, le italiane. La spagnola Grupo GEA e la National Agricultural Development Company (NADEC), il più grande produttore di olio d'oliva ecologico in Arabia Saudita e il Medio Oriente, hanno firmato un accordo per la costruzione del più grande frantoio asiatico.

Il frantoio sarà situato nella provincia di Al-Jouf, che si trova nel nord del paese ed è nelle immediate vicinanze di   NADEC  La maggior parte degli ulivi piantati sarà Picual, in quello che dovrebbe essere il più grande oliveto del mondo, che presenta una coltivazione super intensiva con moderni sistemi di irrigazione a goccia.Il frantoio all'avanguardia, che dovrebbe essere operativo tra sei mesi, è un progetto chiavi in mano con un costo che supera i 3 milioni di euro (3.41 milioni di dollari).Il progetto rappresenta una nuova tappa nel rapporto tra NADEC e GEA, che nel 2016 ha completato la prima fase di questo progetto. Con la seconda fase, GEA fornirà un frantoio che offre una soluzione integrata che comprende ingegneria civile e di automazione, lavorazione, formazione e le attrezzature industriali richieste.Le linee di lavorazione sono state costruite per rispondere alle diverse esigenze, a seconda delle tradizioni nazionali e delle dimensioni del raccolto. Questi fattori determineranno il tipo di metodi di produzione scelti. GEA fornisce linee di lavorazione complete dall'accoglienza e pulizia delle olive alla molitura, al malaxing (continuo o discontinuo), alla separazione e decantazione. Una volta ottenuto l'olio, le linee di lavorazione possono gestire anche il trattamento di vinacce e acqua. I sistemi su misura sono stati inoltre progettati per ottenere la massima resa e qualità possibili, riducendo al minimo il consumo di acqua.

Le aree desertiche dividono gli uliveti, situati a nord ea sud dell'Arabia Saudita, dove gli ulivi vengono gestiti con grande rispetto a causa del loro valore spirituale nell'Islam. La maggior parte dell'Arabia Saudita ha un clima desertico con precipitazioni estremamente basse e differenze di temperatura estreme tra il giorno e la notte. Al-Jouf è considerata la località olivicola del regno, con un ricco patrimonio culturale e un ambiente naturale diversificato che la rende una delle principali destinazioni turistiche dell'Arabia Saudita. L'Arabia Saudita ospita tre dei più grandi uliveti moderni del mondo in termini di densità, dimensioni e tecniche di coltivazione. La coltivazione nel paese è completamente meccanizzata. Quasi il 80 percento della coltivazione dell'olivo del Regno è orientato alla produzione di olio d'oliva e il restante 20 percento alle olive da tavola

La costruzione di questo frantoio è una nuova tappa in un rapporto di lavoro tra Spagna e Arabia Saudita verso il consolidamento delle industrie olivicole e olearie di quest'ultima. L'Università di Al-Jouf e l'Università di Jaén stanno collaborando su temi di ricerca relativi al settore olivicolo per migliorare la capacità di produzione. Un totale di progetti di ricerca 21 sono previsti nell'ambito di questo accordo responsabile della creazione di un Centro avanzato per gli studi sull'olio di oliva e di oliva e il trasferimento di tecnologia e conoscenze tecniche.

martedì 5 dicembre 2023

Luca Vullo?...un personaggio !

 NinoSutera

"Non immaginavo di diventare un collaboratore Rai e di portare tutta la mia esperienza internazionale anche nelle tv italiane. E invece eccoci qui ogni domenica negli storici studi di via teulada a Roma.

Credere nei propri sogni con temerarietà, costanza e passione, prima o poi porta i suoi frutti."

Luca Vullo


Caro Luca, noi qualche anno addietro (2016) c'è ne eravamo accorti, ...infatti ti abbiamo insignito del prestigioso riconoscimento di "Ambasciatore dell'Identità Territoriale"



  Luca Vullo Ambasciatore dell'Identità Territoriale"


In una serata memorabile come tante altre, ma questa  molto di più, ben organizzata e bel riuscita.

Un luogo,  Lido Fiori a Menfi, pregiatissimo mare e spiaggia,  un locale   il Playamar  di Melchiorre Bilà, e tanti amici, il Maestro Piero Mangiaracina che brillantemente ha animato e moderato la serata, come sempre, Marilena Taffari, Lidia  Friscia.

Riavvolgiamo il nastro, per comprendere meglio,  Melchiorre, Lidia e Marilena,   qualche settimana prima mi avevano contattato, ...sai stiamo organizzando un evento con ospite Luca Vullo, sei invitato!

Ora,  ormai da quasi vent'anni, quando mi invitano a un evento a una manifestazione, per deformazione professionale, al di là di quello che mi raccontano, chiedo sempre al mio amico virtuale google, ...se lo conosce?

 Bene, digitando Luca Vullo, già all'epoca,  è venuta fuori un enciclopedia, ed ecco che abbiamo ritenuto opportuno di insignirlo del prestigioso riconoscimento di "Ambasciatore dell'Identità Territoriale"  per l'occasione c'era anche il Sindaco.



         Da qualche mese Luca è diventato collaboratore RAI,... che dire, congratulazioni vivissime!

 

venerdì 1 dicembre 2023

L'inibizione di ALDH2 da parte del glucuronide della quercetina suggerisce una nuova ipotesi per spiegare il mal di testa da vino rosso


 
Il consumo di vino rosso induce mal di testa in alcuni soggetti che possono bere altre bevande alcoliche senza soffrirne.  
La causa di questo effetto è stata attribuita a una serie di componenti, spesso l’alto livello di fenoli nel vino rosso, ma il meccanismo è rimasto sfuggente. Alcuni consumatori di alcol presentano vampate di calore e avvertono mal di testa, e questo è attribuito a una variante disfunzionale dell'ALDH2, l'enzima che metabolizza l'acetaldeide, permettendole di accumularsi. Il vino rosso contiene livelli molto più elevati di quercetina e dei suoi glicosidi rispetto al vino bianco o ad altre bevande alcoliche. Mostriamo che la quercetina-3-glucuronide, un tipico metabolita circolante della quercetina, inibisce ALDH2 con un IC50 di 9,6 µM. È stato segnalato che il consumo di vino rosso risulta in livelli comparabili in circolazione. Pertanto, proponiamo che la quercetina-3-glucoronide, derivata dalle varie forme di quercetina nei vini rossi, inibisca l'ALDH2, determinando livelli elevati di acetaldeide e la conseguente comparsa di mal di testa in soggetti sensibili. Per testare questa ipotesi sono necessari test su soggetti umani.

 

Il mal di testa è un disturbo comune che colpisce quotidianamente circa il 16% della popolazione mondiale  . Le principali cefalee sono le cefalee primarie, vale a dire la cefalea di tipo tensivo, la cefalea a grappolo e l'emicrania. Il mal di testa, in particolare gli attacchi di emicrania, sono una causa significativa di disabilità. L'emicrania rimane la seconda causa di disabilità nel mondo e la prima tra le giovani donne  .

Le bevande alcoliche (birra, vino, superalcolici) sono gli agenti alimentari più comunemente associati al mal di testa, con scatenamenti almeno occasionali nel 37% dei pazienti 
  Secondo l’International Headache Society (IHS), le bevande alcoliche sono associate a due tipi di mal di testa indotti dall’alcol. La prima cefalea, immediata o primaria (8.1.4.1 della Classificazione internazionale delle cefalee [ICHD]-III) inizia entro 3 ore dall'ingestione di alcol e si risolve entro 72 ore dall'interruzione dell'ingestione di alcol. In secondo luogo, la cefalea ritardata indotta dall'alcol o da postumi di una sbornia (8.1.4.2 dell'ICHD-III beta) si sviluppa entro 5-12 ore dall'ingestione di alcol e si risolve entro 72 ore 

È noto che l’alcol provoca mal di testa se consumato in grandi quantità. Le cefalee indotte dall'alcol sono state variamente attribuite all'effetto diretto degli alcoli, al metabolismo dell'alcol, alla composizione genetica e alla presenza di congeneri  . L'alcol viene metabolizzato nel fegato in acetato in un processo in due fasi: l'alcol (etanolo) viene convertito in acetaldeide dall'alcol deidrogenasi (ADH) seguito dalla conversione dell'acetaldeide in acetato da parte dell'aldeide deidrogenasi (ALDH). A concentrazioni più elevate di etanolo, si verifica una rapida conversione dell'etanolo con conseguente accumulo di acetaldeide. L'acetaldeide può produrre effetti avversi quali nausea, diaforesi, rossore al viso e mal di testa a concentrazioni più elevate  Infatti, farmaci come il disulfiram che inibiscono l'aldeide deidrogenasi (ALDH) e causano l'accumulo di acetaldeide se si consuma alcol, vengono utilizzati come trattamento per l'alcolismo causando il disagio sopra menzionato, incluso il mal di testa  per scoraggiare il consumo. Gli enzimi ALDH hanno diverse isoforme, quindi hanno diverse affinità per i substrati. Le isoforme citosoliche ALDH1 e mitocondriali ALDH2 sono le più importanti nel metabolismo dell'acetaldeide in acetato. ALDH1 ha una Km bassa (circa 30 µM) mentre ALDH2 ha una Km alta ( 0,2 µM) per l'acetaldeide. Pertanto, ALDH2 elimina rapidamente l'acetaldeide, mantenendo concentrazioni di 3 µM o inferiori nel flusso sanguigno, circa 1000 volte inferiori ai livelli nel fegato . Esistono due isoforme dell'enzima ALDH2: ALDH2*1 che è più comune nella maggior parte della popolazione mondiale e una variante disfunzionale ALDH2*2, presente in ca. Il 40% degli asiatici orientali comprende cinesi Han, giapponesi e coreani   . Nessuna attività ALDH2 è esibita negli omozigoti ALDH2*2 mentre gli eterozigoti riportano un'attività ridotta dell'enzima. La maggior parte degli studi che correlano un basso alcolismo tra gli asiatici con ALDH2*2 riportano concentrazioni di acetaldeide nel sangue notevolmente più elevate (da 30 a 75 µM o superiori, 10 volte superiori ai livelli normali) dopo il consumo di alcol. Questo livello elevato di acetaldeide provoca rossore al viso, mal di testa, tachicardia e nausea, in modo simile al trattamento con disulfiram. Questa somiglianza tra questi due scenari e l’accumulo di acetaldeide suggerisce una relazione tra l’accumulo di acetaldeide e il mal di testa causato dalle bevande alcoliche.

In una revisione meta-analitica sui disturbi da uso di alcol (AUD) nella cefalea primaria, il 28% degli studi ha indicato il vino rosso come fattore scatenante, seguito da superalcolici (14%), vino bianco (10%) e spumante/birra (10% )  . Il mal di testa da vino rosso (RWH) non richiede quantità eccessive di vino come fattore scatenante. Nella maggior parte dei casi, il mal di testa viene indotto entro 30 minuti o 3 ore dopo aver bevuto solo uno o due bicchieri di vino  . I costituenti del vino come ammine biogene, solfiti, flavonoidi fenolici o tannini sono stati segnalati come possibile causa di mal di testa da vino. Tuttavia, nessun costituente chimico è stato chiaramente implicato come fattore scatenante primario della cefalea da vino rosso (RWH), né è stato proposto un meccanismo per provocare la cefalea.

             La maggiore quantità di composti fenolici, in particolare flavonoidi, nel vino rosso, dieci volte rispetto al vino bianco, li rende uno dei principali contendenti responsabili dell'RWH   Tuttavia, i composti fenolici e gli alimenti ad alto contenuto fenolico non sono stati collegati al mal di testa. È interessante notare che è stato segnalato che alcuni composti fenolici del vino rosso, come la quercetina e il resveratrolo, influenzano l'attività dell'ALDH. La quercetina è stata segnalata come potente inibitore dell'aldeide deidrogenasi citosolica (ALDH1) a bassa concentrazione (< 1 mM) di acetaldeide e del cofattore NAD+ . Tuttavia, questi studi sono stati condotti per correlare l'attività dell'ALDH con le proprietà antitumorali e i difetti congeniti e non con il metabolismo dell'acetaldeide. Inoltre, nessuno degli studi citati ha riportato l’effetto della quercetina sull’aldeide deidrogenasi mitocondriale (ALDH2). Uno studio di Keung e Vallee  ha riportato l'effetto di diversi flavonoidi, inclusa la quercetina, sull'attività dell'ALDH1 e dell'ALDH2. Non hanno trovato alcun effetto della quercetina e di altri flavonoidi del vino rosso (kaempferolo, rutina e miricetina) su entrambe le aldeidi deidrogenasi. Ma il test enzimatico nello studio è stato eseguito a pH 9,5 e quindi ha un significato marginale a pH fisiologico. In un altro studio Orozco et hanno riportato l’inibizione dell’ALDH citosolico e mitocondriale del lievito da parte della quercetina durante la fermentazione del vino rosso. Pertanto, la valutazione dei flavonoidi del vino rosso sull’attività ALDH2, con possibili effetti sul metabolismo dell’acetaldeide, potrebbe fornire indizi sull’RWH.

La crisi del vino continua ad agitare la scena sociale e politica in Francia

 


6.000 produttori in piazza a Narbonne. Il Ministro Fesneau annuncia altre misure,



Il vino continua ad agitare la scena sociale e politica in Francia: nei giorni scorsi, oltre 6.000 viticoltori, chiamati a raccolta dal Syndicat des Vignerons de l’Aude, per dare continuità alla protesta di una parte del vino di Francia che è di fronte ad una crisi epocale. 
Il Ministro dell’Agricoltura francese, Marc Fesneau, in una intervistagià prima della manifestazione, ha promesso diversi interventi per il settore, oltre a quelli già messi in campo, dalla distillazione di crisi al piano di estirpo a Bordeux, di cui vi abbiamo reso conto in queste settimane. Fesneau ha ammesso la crisi del settore, sottolineando come si arrivi da una serie di eventi geopolitici e climatici che non hanno aiutato: “abbiamo iniziato con i dazi di Trump, poi il Covid, poi l’inflazione generata dalla guerra in Ucraina, poi la siccità, o il gelo, o la grandine ... insomma, si tratta di un settore particolarmente colpito dagli sconvolgimenti economici, geopolitici e climatici”, ha detto Fesneau. Che ha annunciato anche altre misure, definite “complementari”.


In primo luogo, la diffusione dei prestiti garantiti dallo Stato. Siamo riusciti a mettere in piedi un sistema di prestiti agevolati mirati. Ora ci rivolgeremo alle banche, in conformità con l’impegno assunto dal Presidente della Repubblica la scorsa primavera. Il secondo elemento è che, in particolare nelle zone colpite dalla siccità, penso all’Aude e ai Pirenei Orientali, abbiamo messo a punto un sistema di riduzione dell’onere per coprire le difficoltà (con 4 milioni di euro). Il terzo elemento è il fondo di emergenza annunciato nel quadro di bilancio, che alleggerirà il flusso di cassa per un importo di 20 milioni di euro”. Ma, come si evince dalla parole del Ministro, c’è anche una visione più a medio termine, nell’arco di 10-15 anni, su temi come la resilienza dei vigneti, il cambiamento climatico, ma anche il cambiamento dei consumi, dove si dovrà lavorare di concerto con la filiera, trovando anche fondi adeguati. Ma si parla anche di nuove forme assicurative, di ulteriori investimenti nella promozione per riprendere le quote di mercato perse, sottolinea Fesnau, spesso conquistate da Italia e Spagna, ma anche di Paesi del nuovo mondo, e dell’ipotesi, per ora soltanto tale, di una “Denominazione di Origine Sostenibile”, proposta dal professore di diritto Ronan Raffray, al fine di portare “standard di origine e qualità ambientale, finora portati avanti solo dall’agricoltura biologica”. E su questo Fesneau ha un posizione molto chiara: “molte delle nostre aziende agricole sono biologiche o Hve (Alto Valore Ambientale): se questi non sono standard di sostenibilità, cosa sono? I vini italiani non hanno standard sulla sostenibilità e guadagnano fette di mercato su di noi. Il problema non è se abbiamo un’agricoltura sostenibile che non è nota ai consumatori. L’obiettivo è quello di esportare e promuovere l’eccellenza dei vini francesi. Questo è il lavoro che deve essere fatto. Tutto ciò che può essere fatto per la sostenibilità è una buona cosa, ma come fa a portare più consumatori? L’argomento principale è l’evoluzione dei modelli di consumo nei mercati. Le denominazioni d’origine celebrano l’incontro tra il savoir-faire umano, un terroir e un clima. Non proviamo a mettere tutto nella Dop. La diminuzione del consumo di vino non è una questione ambientale, è prima di tutto un cambiamento nelle pratiche di consumo”.
Intanto, mentre è in corso di svolgimento il Sitevi di Montpellier, salone dedicato alle tecnologie in vigna, dove Fesnau sarà presente domani, in Parlamento riporta sempre Vithispere, i Socialisti hanno proposto la creazione di un fondo da 60 milioni di euro, soprattutto per far fronte alle difficoltà di liquidità economica legate soprattutto agli effetti del clima. In una dichiarazione congiunta, la Confederazione Nazionale dei Produttori di Vini e Acquaviti di Vino a Denominazione di Origine Controllata (Cnaoc), i Vignerons Cooperators, la Federazione Nazionale dei Sindacati degli Agricoltori (Fnsea), i Viticoltori Indipendenti di Francia, l’Associazione Generale della Produzione Vitivinicola (Agpv) e la Federazione dei Vini Igp chiedono l’attuazione dell’emendamento “per agire rapidamente di fronte ai rischi non assicurabili” e per “coprire l’entità dei danni associati alla peronospora come conseguenza diretta del riscaldamento globale, che non è considerato un rischio assicurabile ad oggi”. Per l’industria vitivinicola è necessario dotarsi di un nuovo strumento per sostenere i vigneti che sono stati messi in crisi: “dobbiamo reagire oggi e con tempestività per evitare che un intero settore si trovi domani con le spalle al muro!”

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