martedì 21 gennaio 2025

Genetica e qualità delle carni del suino Nero dei Nebrodi

Prof. Salvatore Bordonaro

                      Tra boschi di faggi e querce dei Monti Nebrodi, vive un animale che porta con sé una storia antica, intrecciata con le tradizioni del territorio: il Suino Nero dei Nebrodi (SNN). Allevato allo stato semibrado e brado è una preziosa risorsa di biodiversità siciliana, che racconta di adattamento, resilienza e qualità gastronomica. Questa razza autoctona è diventata protagonista di un progetto di ricerca innovativo nell’ambito della sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014/2022 - “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”. Tale progetto dal titolo “Miglioramento della redditività dell'allevamento del Suino Nero dei Nebrodi con interventi sull'animale e sui prodotti nel rispetto del benessere animale e della sostenibilità ambientale - REDSUS”, ha lo scopo di migliorare le prestazioni produttive, il benessere animale e la sostenibilità ambientale.


Il progetto nasce dalla collaborazione tra diverse aziende del territorio ed enti di ricerca e prevede il raggiungimento dei seguenti obbiettivi:

1.       Razionalizzare l'allevamento del SNN rispettando l’ambiente, migliorando la redditività, incentivando la filiera, la trasformazione e diverse forme di vendita, promuovendo la collaborazione tra imprese agricole, enti di ricerca e assistenza tecnica;

2.       migliorare il benessere animale;

3.       conservare la biodiversità nel suo ambiente naturale limitando inquinamento e cambiamenti climatici;

4.       valorizzare le specie erbacee mediterranee, per risparmio idrico e cicli colturali brevi;

5.       acquisire tecniche di trasformazione per esaltare il valore delle carni;

6.       stimolare la nascita di nuove attività in aree a rischio spopolamento.

Presso i laboratori del Di3A dell’Università di Catania sono state condotte analisi genetiche per caratterizzare i riproduttori del SNN al fine di migliorare la qualità delle carni attraverso la selezione genetica.

L’ analisi dei polimorfismi genetici ha permesso di indagare geni responsabili di tratti produttivi fondamentali come la marezzatura della carne, la velocità di accrescimento e la resistenza alle malattie.

Il gene MC4R (Melanocortin-4 Receptor Gene) emerge come uno dei protagonisti principali, con varianti che influenzano direttamente crescita, distribuzione del grasso e qualità delle carni. La variante c.1426 G>A svela un compromesso genetico ideale: gli individui eterozigoti GA, predominanti nel campione analizzato, combinano i vantaggi dei due alleli. Da un lato, l'allele G promuove una crescita più rapida e una resa ottimale nei tagli pregiati; dall'altro, l'allele A favorisce un maggior deposito di grasso intramuscolare. Anche la variante c.707 G>A segue un percorso simile: gli individui eterozigoti GA bilanciano la crescita accelerata dell'allele G con lo spessore dorsale di grasso più pronunciato dell'allele A. Anche la variante c.780 C>G mostra una predominanza degli eterozigoti CG. L'allele G è legato a una crescita rapida ma a un deposito di grasso inferiore. L'allele C, più raro, potrebbe rappresentare una caratteristica adattativa preziosa.

Altre varianti raccontano invece storie di fissazione genetica. Nella variante c.135 C>T, l'allele T è fissato nella popolazione, contribuendo a un maggior deposito di grasso intramuscolare e sottocutaneo, elemento qualitativo fondamentale per la carne. Al contrario, la variante c.175 C>T è dominata dall'allele C, che assicura una crescita stabile e costante a scapito di una marezzatura inferiore.

Il gene RYR1 (Ryanodine Receptor 1), con la variante g.1843 C>T, racconta una storia di resilienza. L'allele C, dominante, garantisce una migliore resistenza allo stress fisiologico, prevenendo la Porcine Stress Syndrome (PSS) e assicurando una qualità delle carni.

La variante g.3469 T>C del gene LEP (Leptin Gene), custode del metabolismo lipidico, presenta la predominanza dell'allele T, associato a una gestione ottimale delle riserve lipidiche. Al contempo, la variante g.2728 G>A suggerisce un equilibrio tra crescita e deposito di grasso, con una significativa presenza di individui eterozigoti.

Infine, la predominanza di individui eterozigoti per la variante g.3469 C>T del gene PIK3C3 (Class 3 Phosphoinositide 3-Kinase) evidenzia un bilanciamento tra velocità di crescita e deposito di grasso.

Pertanto, si evince che nel patrimonio genetico del SNN si cela un equilibrio delicato, dove ogni variante di ogni gene analizzato racconta una storia di adattamento ed evoluzione.

Partener operativi: Ma.Vi. srl, Corrao Leo Salvatore, L’Oro dei Nebrodi, Nastasi Rosario, Azienda Agricola Testa Longa Nero, Vanadia Bartolo Sebastiano, Borrello Franco, Caravello Matteo, Azienda La Gioiosina, Fattoria Borrello, Fattoria San Pio, Università degli Studi di Catania - Di3A, Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari (SSICA), Istituto Zooprofilattico Sperimentale Della Sicilia A.Mirri, Pruiti Ciarello Vincenzo.

 

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