sabato 4 agosto 2012

Le Denominazioni Comunali non sono marchi di qualità, ma delle attestazioni che legano in maniera anagrafica la derivazione di un prodotto/produzione al luogo storico di origine; sono dei certificati notarili contrassegnati dal sindaco a seguito di una delibera comunale; sono dei censimenti di produzioni che hanno un valore identitario per una comunità. Sono dunque strumenti flessibili per valorizzare le risorse della propria terra nel tentativo di garantire la biodiversità, traendone talvolta vantaggi anche sul piano turistico ed economico.
Rappresentano, insomma, il vero, autentico passaggio dal generico prodotto tipico al prodotto del territorio.
La De.Co. è una certificazione che ogni comune d’Italia può adottare per valorizzare quei prodotti, agroalimentari o artigianali, realizzati all’interno del comune stesso, identificano quindi il prodotto come proprio, riconoscendone il tratto identitario.
La De.Co. è un orientamento consapevole che molti Comuni hanno concepito come strumento di salvaguardia delle proprie produzioni e di sviluppo endogeno del proprio territorio, sono uno strumento semplice ed in grado di costituire una vera rivoluzione culturale nell’ambito della salvaguardia delle identità territoriali legate alla tradizione agroalimentare, enogastronomica e artigianale di un luogo.
Il prodotto certificato come Denominazione Comunale si differenzia rispetto ad altri che potremmo definire “tipici” , poiché ha determinati caratteri che lo circoscrivono in una determinata area comunale di origine la quale rappresenta la discriminante di base affinché esso possa essere riconosciuto come Denominazione Comunale. In più, tale ambito geografico gli concede un’unicità assoluta in cui tradizione e storia legittimano l’intera filiera produttiva.
La Denominazione Comunale è rilevante per due motivi. Il primo è legato alla sua capacità di salvaguardia delle produzioni locali conferendo direttamente al comune il potere di identificare, coordinare e controllare l’intera fase di adozione ed attuazione delle De.Co.. Il secondo, è connesso alla sua capacità di divenire un mezzo di promozione dei prodotti stessi.

mercoledì 23 maggio 2012

le minni di virgini un dolce sensitivo



Si è tenuta a Sambuca di Sicilia lo scorso 19 maggio, presso la Chiesa di Santa Caterina, la tavola rotondaLe Minni di Virgini, prodotto a Denominazione Comunale (De.Co.) a seguito dell’audizione pubblica del maggio del 2011. Hanno partecipato Antonella Dattolo Assessore di Sambuca di Sicilia, Calogero Guzzardo presidente della locale Proloco, Francesco Gagliano e Nino Sutera dell’ Ass. Risorse Agricole e Alimentari – Giuseppe Bivona della Libera Università Rurale Saper & Sapor Onuls, Antonio Meli del Club Papillon, Salvatore Montabano Presidente Ass. Palio dell’Udenza

Il Dott. Giuseppe Bivona della LURSS Onlus, ha fornito un’interessante rilettura storica e culinaria, sull’origine del prelibato dolce:
“Suor Virginia era una suora intelligente, aveva la consapevolezza della difficoltà in cui andava incontro, nel creare un dolce originale, tale da stupire i convitati della marchesa, in occasione del matrimonio del figlio Pietro. Ora, come tutte le donne intelligenti , non ebbe alcuna esitazione nel cimentarsi nel difficile antinomia tra “forma “e ”sostanza” . Certo in tempi in cui il Santo Uffizio , per molto meno licenziava al rogo donne meno perspicaci per la sola disavventura di usare erbe medicamentose, le “minni di virgini”, erano di certo una provocazione bella e buona! Suor Virginia non voleva rinunciare alle forme: sì, direte che si era ispirata alle colline “mammelliforme” che circondano la bella cittadina di Sambuca, ma il gioco era sottile ed intrigante! La pasta lievitata al punto giusto, morbida, vellutata, liscia come la seta, veniva plasmata con delicata voluttuosità a forma di mezzaluna, con le varianti a “coppa di champagne”, a “pera”, ecc. La forma aveva la sua massima espressione di libertà , foggiarla era come accarezzarla, un gioco di seduzione , al limite della tentazione…. La fantasia è cosi difficile imbrigliarla! Ma suor Virginia deve spendere la “sostanza” ovvero il contenuto, ciò con cui riempirà quella mezza luna a forma di minna. Nessuno le impedisce di riempirla delle specialità dolciarie esageratamente sdolcinate, tali da rimanere secchi stupiti, al primo assaggio, una eccedenza, un sovrabbondanza, senza limite, un crescente di voluttuosità senza confine, smisurata , quasi tracotante… Invece suor Virginia con molta saggezza decide di mitigare le lusinghe delle “forme”, non si lascia trascinare dallo smisurato, esorbitante, lusinghiero. Insomma un dolce “sensitivo”. Nell’ultimo mezzo secolo, la cultura materiale e con essa l’“arte bianca” del nostro patrimonio locale artigianale hanno ceduto “armi e bagagli” alle industrie agroalimentari. Non di meno le buone pasticcerie locali insistono con caparbietà a sfornare dolci a “km zero”, senza eccessive raffinazioni , freschi quanto lo richiedono la naturale decadenza dei prodotti , con materia prima di sicura e facile rintracciabilità. Sarebbe troppo sognare , conclude Bivona, in questi giorni ancora primaverili osservare lunghe file di scolaresche intrattenersi al banco delle pasticcerie del paese e chiedere all’unisono: Per favore mi dia una “minna di virgini”. Poi allontananti dalla pasticceria aprire lo zaino e buttare nelle cassette dell’immondizia le confezioni di brioscine e dolciumi industriali, alla stregua come si fa con la comune peggiore spazzatura.
Noi ci ispiriamo a un modello di De.Co per la Sicilia, che valorizza il Km zero, ma soprattutto, a burocrazia zero e chiaramente a costo zero, per le aziende, per le istituzioni e per i cittadini, ha ribadito Nino Sutera, dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-Tracciabilità-Trasparenzache rappresentano la vera componente innovativa. La Denominazione Comunale non è un marchio di qualità, ma la carta d’identità di un prodotto, un’attestazione che lega in maniera anagrafica un prodotto/produzione al luogo storico di origine.
L’auspicio che poi rappresenta la vera sfida, riuscire a realizzare una rete dei comuni De.Co. per valorizzare quei prodotti di nicchia che inducono gli appassionati viaggiatori ad andare ad acquistare e degustare i prodotti nelle loro zone di produzione per promuovere l’offerta integrata “del” e “nel” territorio, piuttosto che mettere su strada le merci”.
I convenuti hanno poi concordato sulla opportunità di costituire un comitato promotore della De.Co. con la partecipazione della Pro-Loco l’Araba Fenicie, la Strada del Vino Terre Sicane, La Libera Università rurale Saper&Sapor Onlus, il Club Papillion, e la Soat di Menfi.
Al termine del convegno c’è stata degustazione del prelibato dolce, accompagnato da un buon vino delle Terre Sicane.

sabato 12 maggio 2012

sambuca di sicilia 19 maggio




minni di virgini, prodotto De.Co


 

clicca per ingrandire
Tavola rotonda, sabato 19 maggio alle ore 19.00 presso la chiesa Santa Caterina di Sambuca di Sicilia, sulle “minni di virgini, prodotto De.Co”. Prevista la partecipazione del Sindaco di Sambuca di Sicilia Dott.  Martino Maggio, di Calogero Guzzardo, Presidente della locale Proloco, del Dott. Francesco Gagliano, del Dott. Nino Sutera  dell’Assessorato delle Risorse Agricole e Alimentari, del  Dott. Giuseppe Bivona della Libera Università Rurale Saper &Sapor Onuls, del Dott. Antonio Meli del Club Papillon, del Prof. Salvatore Montabano Presidente dell’Associazione Palio dell’Udenza.
Il fenomeno delle De.Co. (Denominazioni comunali) nasce a seguito della legge 142/1990 e del Testo Unico Enti Locali, decreto legislativo 267/2000 che consente ai Comuni   nell’ambito dei principi sul decentramento amministrativo, la valorizzazione delle attività agro-alimentari tradizionali che risultano presenti nelle diverse realtà territoriali. La De.Co., pur non essendo un marchio, rappresenta un riconoscimento strettamente collegato al territorio ed alla sua collettività. Sambuca di Sicilia già Zabut, ha avviato  questo percorso  con l'intento di valorizzare dal punto di vista culturale, turistico ed economico  le eccellenze del  suo giacimento eco enogastronomico.  Si tratta di un sistema che vuole difendere la produzione locale salvaguardandola della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori.Per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tuttavia due principi. La storicità di una De.Co. perchè si eviti improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali.
La De.Co. come espressione di un patrimonio collettivo e non a vantaggio di una singola azienda.  
Al termine dei lavori della tavola rotonda si svolgerà la degustazione del prelibato dolce.
"Le Iniziative di promozione territoriale  portate avanti nel corso degli anni, in sinergia con enti, associazioni e istituzioni ha consentito a questo territorio di crescere sia sotto il profilo culturale, economico e sociale – dice Franco Gagliano, Dirigente della Soat di Menfi".
Il territorio inoltre è diventato meta privilegiata  di tanti viaggianti appassionati di vino, ma anche di produzioni  agroalimentari tipiche e uniche, come appunto le "minni di virgini".
”La sagra delle Minni di virgini – spiega il presidente della Proloco, Calogero Guzzardo – rappresenta, per Sambuca, un importante evento in cui è possibile far conoscere ai visitatori, oltre ai luoghi caratteristici del paese, anche le squisite specialità enogastronomiche".    
Per Nino Sutera "la De.Co. è recupero della memoria storica delle tradizioni di un luogo, oltre  che  come espressione di un patrimonio collettivo condiviso, per censire e valorizzare le realtà rurali, un passo in avanti per la presa di coscienza dei valori di un territorio e la difesa della relativa identità. Noi ci ispiriamo  a un modello di De.Co a burocrazia zero e chiaramente a costo zero,  per le aziende, per le istituzioni e per i cittadini".
Recentemente le minni di virgini e l’agnello pasquale di Favara entrambi prodotti de.co.,  sono stati protagonisti  del salone del sapore di Catania.

Le Minni di Virgini di Sambuca di Sicilia e l’Agnello Pasquale di Favara

Le Minni di Virgini di Sambuca di Sicilia e l’Agnello Pasquale di Favara


prodotti a Denominazione Comunale, 
 protagonisti al Salone del Sapore di Catania




 Un salone che ha presentato un ampio spettro di espositori e di sezioni.   Dalle produzioni tipiche (giustamente un fiore all’occhiello della nostra penisola) al canale alberghiero e dell’hotellerie in genere, dalle procedure per la sicurezza alimentare al packaging dei prodotti. Tutto quello che in qualche modo attiene al settore food. Tra gli eventi la tavola rotonda su  “ La Denominazione Comunale come strumento di valorizzazione dell’identità territoriale".  Le De.Co.   non sono marchi non rappresentano tutele, ne tanto   meno delle vie brevi rispetto alle denominazioni europee riconosciute. Sono un atto politico, che fissa un valore, una carta di identità che il sindaco rilascia dopo aver censito un passato, un presente, e ipotizzato uno sviluppo futuro  afferma Nino Sutera tra i promotori dell’iniziativa De.Co in Sicilia.
Per Ivana Calabrese animatrice della Libera Università Rurale Saper&Sapor, (che ha sede a Sambuca di Sicilia) La  (De.Co.) è  un opportunità  per salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una produzione specifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e di “crescita” di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una Comunità
Per Peppino Bivona della Libera Università Rurale Saper&Sapor  la tutela della storia, delle tradizioni ed del patrimonio culturale comunale e i sapori tradizionali legati alle produzioni tipiche sono un patrimonio di inestimabile valore da preservare per consegnarle alle generazioni future.
Per  Angelo Messinese  ViceSindaco del Comune di Favara, che recentemente ha avviato l’iter per la de.co per l’Agnello Pasquale di Favara,  La De.Co è  stata adottata per valorizzare in primis la produzione tipica del mondo agricolo, ma anche  per valorizzare un prodotto artigianale di eccellenza riconosciuta, una sinergie d’intendi portata avanti in collaborazione con la Soat di Favara, la proloco, e il supporto tecnico del dott. Sutera.
Per Luigi La Sala Vice Presidente del Consiglio Comunale di Sambuca di Sicilia , Le de.co. possono costituire un embrione nella definizione del “brand” di un territorio che si voglia proporre come destinazione nel settore del turismo rurale, ecosostenibile ed enogastronomico, il nostro comune proprio un anno addietro ha presentato alla città con l’Audizione Pubblica la de.co Minni di Virgini di Zambut, che ha visto tra i relatori il Dott. Bivona, il Prof. Vaccaro, e il dott. Sutera.

Al termine della tavola rotonda, alla quale hanno preso parte dopo le introduzioni di Marco Magrini, anche Francesca Zappalà della Soat di Catania, Onofrio Nina della Soat di Favara e Pinella Costa Attaguile, degustazione dell’Agnello Pasquale e delle Minni di Virgini, molto apprezzati
Il prossimo appuntamento con le de.co a mettà maggio a Sambuca di Sicilia, in occasione dei festeggiamenti della Madonna.

mercoledì 7 marzo 2012

Necessità, status symbol, o sogno proibito. Néo-ruraux, piace agli italiani e agli stranieri


La neoruralità rappresenta uno dei tratti culturali caratteristici della nostra epoca, una reazione alla crisi della società occidentale: crisi che è insieme ecologica, sociale etica e morale. La manifestazione più vistosa è il movimento a favore della rinaturalizzazione urbana e le iniziative di valorizzazione residenziale e turistico-ricreativa del territorio rurale, ma soprattutto alla riscoperta delle radici dell’antica civiltà contadina. In molti Paesi europei compresa l’Italia, si moltiplicano le esperienze ed è in continua crescita il numero di cittadini che abbandonano le città e vanno ad abitare in campagna dove possono godere di una casa individuale con abbondante verde circostante, di cibi genuini, e ritmi tranquilli.
Oggi sono quasi ventitré milioni gli italiani (il 40% del totale) che vivono in comuni definiti rurali (con meno di trecento abitanti per chilometro quadrato): circa cinquecentomila in più rispetto a dieci anni fa. Il territorio italiano è di 30 milioni di ettari: 12,7 milioni sono coltivati, 10,5 milioni sono costituiti da boschi, 2,7 milioni è fatto di città.
Fenomeno di questi anni è Downshifting,   molti lavoratori stanno scegliendo di andare a vivere in campagna, dove fanno un lavoro con un salario più basso, minori impegni e maggior tempo libero. Datamonitor, agenzia londinese che si occupa di ricerche di mercato, stima che in tutto il mondo i lavoratori inclini a fare downshifting sono 16 milioni. Ogni anno, circa 260 mila cittadini britannici fanno una scelta di vita che va in quella direzione. Nel 2008, il ministero dei Servizi sociali australiani ha stimato che sono almeno un milione le persone, tutte comprese nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni, che hanno deciso di scalare una marcia. La stragrande maggioranza (circa il 79%) lo ha fatto non solo cambiando lavoro, ma anche scegliendo di abbandonare la città per trasferirsi al mare e in campagna. In Francia, infatti, li chiamano néo-ruraux, neorurali: uno studio di Ipsos France dice che erano 100 mila nel 2008 e quasi il triplo l’anno successivo.
Per il sociologo Corrado Bareris, autore del libro La rivincita delle campagne (Donzelli): «Per i protagonisti dell’esodo, cinquanta, sessant’anni fa, la città era il paradiso: coppie costrette a vivere in ammucchiata si amarono in riservatezza; le donne decisero cosa mangiare senza chiederlo alla suocera; perfino la fede fu praticabile senza il controllo del parroco. Poi ci si è accorti che, se si ricreano alcuni aspetti dell’antica società fuori del suo contesto di miseria, le persone con cui si litigava erano quelle con cui si scherzava e rideva; l’occhio che faceva i conti nelle tasche del vicino era quello che lo proteggeva anche dai ladri».
Secondo le stime il mercato dei casali di campagna resiste alla crisi del mercato immobiliare, con quotazioni stabili rispetto a un anno fa. Le soluzioni più richieste sono i rustici da restaurare, con terreno, e le cascine già ristrutturate secondo il gusto moderno. Il prezzo di immobili di questo tipo può variare molto da zona a zona. il fenomeno stà affermandosi anche in Sicilia se pur con delle differenzazioni.


mercoledì 16 novembre 2011

Sambuca di Sicilia. Audizione Pubblica, Borgo GeniusLoci De.Co.

SAMBUCA (Agrigento) nell'ex chiesa S. Caterina audizione pubblica   della De.Co (Denominazione Comunale)  
Dopo i saluti del Sindaco di Sambuca, Martino Maggio, e di Vito Renato Maggio, Presidente  della Festa di Maria SS. dell’Udienza, gli interventi Nino Sutera, Michele Vaccaro, Giuseppe Bivona,   Giacomo Dugo, prof Ordinario di Chimica degli Alimenti Direttore del Dipart Scienze degli Alimenti Università Messina  I lavori   moderati da Fulvio Obici del Miur.



Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co.,   mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi. Obiettivo del Percorso GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di ottimizzarne la competitività.
Il percorso innovativo “Borghi Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un territorio finalizzato a rafforzare l’identità del territorio attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima di tutto, la si “pensa”.
Un sistema per difendere la produzione locale salvaguardandola della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. La De.Co., pur non essendo un marchio, rappresenta un riconoscimento strettamente collegato al Territorio ed alla sua collettività.
• il Comune di Sambuca, ha avviato questo percorso con l'intento di valorizzare dal punto di vista culturale, turistico ed economico le eccellenze del suo giacimento eco enogastronomico.
Tutela della storia, delle tradizioni ed del patrimonio culturale comunale e i sapori tradizionali legati alle produzioni tipiche sono un patrimonio di inestimabile valore.
La storia di questo prelibato dolce, MINNI di VIRGINI legata a quella di Zabut del XVII sec, ed in particolare alla nobile famiglia Beccadelli.
Donna Francesca Reggio, divenuta Marchesa di Sambuca per aver sposato Don Giuseppe Beccatelli, in occasione delle nozze dell'unico figlio, Pietro, chiese alle suore del Collegio di Maria di mettercela tutta per escogitare le novità assolute nei campi di loro competenza e, tra questi, nel campo dei dolci.
• il dolce fu frutto di un’ispirazione di Suor Virginia, che così lo descrive - Guardavo questa mattina dalla finestra della mia stanzetta le colline che si susseguono dalla Valle dell’Anguillara sino alla collina del Castellaccio e alla costa della Minnulazza. La forma delle colline mi ha suggerito che noi dovremmo presentare ai Marchesi un dolce che abbia la forma e, in quanto al contenuto porti la dolcezza di questa terra.
- Un dolce paesano, ma prelibato, fine..... che susciti nel momento in cui si gusta l’istinto del sentimento, ed elevi al tempo stesso lo Spirito.
• Giuseppe Tomasi di Lampedusa, attraverso le parole del Principe Salina, farà così commentare quel soave dolce frutto della magica terra del Gattopardo - parfaits rosei, parfaits sciampagna, parfaits bigi - che si sfaldavano scricchiolando quando la spatola li divideva, sviolinature in maggiore delle amarene candite, timbri aciduli degli ananas gialli, e trionfi della Gola col verde opaco dei loro pistacchi macinati, impudiche paste delle Vergini.
- Di queste, Don Fabrizio si chiedeva - Come mai il Santo Uffizio, quando lo poteva, non pensò a proibire questi dolci ? Trionfi della Gola


Al termine degustazione di “minni di virgini” e “cous cous” con la collaborazione dell’Ist. Alberghiero di Sciacca.

giovedì 10 novembre 2011

De.Co. Sicilia


I mutamenti a livello globale impongono una seria riflessione sul ruolo di acceleratore di sviluppo che l’Ente locale è riuscito a conquistarsi, nel panorama competitivo attuale, grazie alla valorizzazione delle sue potenzialità. Investire sul territorio sembra essere il leit-motiv della gestione dinamica e consapevole  che, necessariamente, deve passare per la promozione del suo patrimonio.
In questo contesto, le Denominazioni Comunali (De.Co.)  assumono un ruolo strategico non solo nella salvaguardia delle produzioni locali (siano esse agroalimentari, enogastronomiche o artigianali), valorizzando il processo identitario di un luogo, ma anche nella promozione del territorio.  
Proprio attraverso una semplice delibera di giunta viene istituita la "Denominazione Comunale" che censisce integralmente un prodotto come "proprio" di un luogo, depositario di quell'insieme di valori e significati che l'intero percorso storico di una comunità ha sedimentato nel corso dei secoli.
Le Denominazioni Comunali costituiscono, nella loro straordinaria semplicità, una vera rivoluzione culturale nell’ambito della salvaguardia delle identità territoriali legate alla tradizione agroalimentare, enogastronomica e artigianale di un luogo. Esse si configurano come lo strumento principe per avviare congiuntamente sia un intervento di tutela delle specificità locali, sia un’azione di sviluppo sostenibile del territorio, in cui gli elementi endogeni costituiscono la vera leva di crescita sociale ed economica.
La Denominazione Comunale (De.Co.) impropriamente dette anche Denominazione comunale d’origine, è la nuova frontiera sulla quale possono operare i sindaci per salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una produzione specifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e di “crescita” di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una Comunità.
 Si tratta  di un sistema che vuole difendere il locale rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori e sapere
«Il bene identificato da una De.Co è un bene di un ben limitato territorio che nessuno potrà imitare; frutto della terra, frutto della tradizione, di una particolare abilità manuale non importa: è un bene definito, nel senso etimologico del termine, cioè con dei confini.
Ciò che è dentro “è”, ciò che è fuori dai confini della De.Co. “non è”»

La Denominazione Comunale non è un marchio di qualità, ma la carta d’identità di un prodotto, un’attestazione che lega in maniera anagrafica un prodotto/produzione al luogo storico di origine.

" Come io ammiro Picasso perché lo riconosco, così posso apprezzare un vino o qualsiasi altra cosa che viene dalla terra, se la riconosco. Trovo che questo sia un recupero di civiltà, di intelligenza e di libertà estremamente importante ". Così Luigi Veronelli, in una delle sue ultime interviste, spiegava lo spirito e l'importanza delle Denominazioni Comunali, ovvero la capacità d’identificare un prodotto territoriale come proprio di un territorio, di un luogo concedendogli una "carta d'identità" in grado di attestarne la provenienza e l'origine.
Nella loro prima accezione le De.Co. si trovano a svolgere una funzione non solo di difesa, ma di vera e propria conservazione del prodotto locale dalle contaminazioni e dai processi globali di standardizzazione culturale, che minano in misura sempre maggiore i cosiddetti antichi sapori e saperi tipici di un territorio.
Se non interveniamo oggi, molto probabilmente non avremo, fra 10-15 anni, il nostro patrimonio di saperi, sapori e tradizioni da trasmettere ai nostri figli e ai nostri “ospiti” che arrivano sul nostro territorio per conoscerlo, viverlo ed ascoltarlo.
Pertanto, la  De.Co. sulle produzioni locali consente di recuperare la memoria storica e le tradizioni di un luogo, come componenti determinanti del senso civico di appartenenza; di considerare la tradizione ed il lavoro alla base della qualità della vita; la conservazione eco-ambientale di un luogo come il mezzo necessario per la crescita dell’intero sistema socio-territoriale di riferimento.
Nella loro seconda valenza, invece, le Denominazioni Comunali diventano la leva su cui far ruotare l’intera economia locale. Basti pensare ai tanti “Piccoli Comuni” che trovano proprio nelle produzioni tipiche del territorio la vera “risorsa” su cui programmare il proprio sviluppo locale. Attraverso la loro valorizzazione formale e sostanziale s’inserisce un meccanismo di promozione all’esterno non soltanto del prodotto certificato come De.Co., ma dell’intero universo socio-culturale e storico del territorio d’origine.
La De.Co. è una realtà innovativa che restituisce agli abitanti le ricchezze del territorio e la loro tutela privilegia, chi il territorio lo vive: la Comunità.
La Comunità è chiamata a difendere e a riconoscere ciò che ne fa la storia e che nessuno potrà mai appiattire o imitare, realizzando in questo modo un livello di autocoscienza tale, riconosciuta dal Sindaco, che può dare adito allo sviluppo di un’economia, alla creazione di marchi o semplicemente a forme associative tra produttori.
 Per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tuttavia due principi, la storicità del prodotto da promuovere, perchè si eviti   improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali.
e la De.Co. come espressione di un patrimonio collettivo e non a vantaggio di una singola azienda.
L'amministrazione comunale può creare facilitazioni ed opportunità, ma poi occorre che il territorio creda nelle sfide". Il riferimento è alla visione di  un territorio dove  si possa avviare  un piano di sviluppo indirizzato a proporre prodotti di rilevanza, da offrire,  dotandoli di una loro unicità.  
In fine ma non per ultimo  la  De.Co non è un "prodotto tipico"   per legge i prodotti tipici e di qualità sono solo quelli a marchio DOP ed IGP regolamentati dal Reg. Ce 510/06 e a marchio STG regolamentato dal Reg. 509/06.    
Le De.Co. mentre è un prodotto del territorio (un piatto, un sapere, un evento, ect) con i quali una comunità si identifica. Qual è dunque il valore di una De.Co.? Quello di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel Comune. A memoria futura, oppure come occasione del presente per cogliere un’opportunità di marketing territoriale.
Noi ci ispiriamo a un modello di De.Co per la Sicilia, che valorizza il Km zero, ma soprattutto, a burocrazia zero e chiaramente a costo zero, per le aziende, per le istituzioni e per i cittadini, dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-Tracciabilità-Trasparenza che rappresentano la vera componente innovativa.  
L’auspicio che poi rappresenta la vera sfida, riuscire a realizzare una rete dei comuni De.Co. per valorizzare quei prodotti di nicchia che inducono gli appassionati viaggiatori ad andare ad acquistare e degustare e/o apprezzare i prodotti nelle loro zone di produzione, per promuovere l’offerta integrata “del” e “nel” territorio, piuttosto che mettere su strada le merci”.
La De.Co Sicilia ha l'ambizione di favorirne la diffusione. La difesa del territorio   non ha bisogno di tanta fantasia, ma di tanti fatti concreti. In altre parti del Paese la de.co  è una realtà consolidata, condivisa e diffusa

mercoledì 9 novembre 2011

de.co. (denominazione comunale) per un territorio protagonista

"Attraverso una semplice delibera comunale il Sindaco certifica la provenienza di ogni prodotto della sua terra" così Luigi Veronelli spiegava la De.Co
Un'idea nata dal basso per valorizzare quegli immensi giacimenti enogastronomici che racchiude l'Italia. Risorse e ricchezze che appartengono alla terra, al proprio luogo.
E' il riconoscimento della tipicità di quei tanti prodotti agroalimentari che non rientrano, per motivi diversi, in altre forme di tutela. Una maniera per legare un prodotto alla sua terra, al suo Comune, al luogo dove esso si produce da sempre.
 Il vero "giacimento" del Paese e quindi delle realtà rurali, è costituito dalla grandissima ricchezza di culture, di usi, di tradizioni che si possono incontrare
Non esiste posto, in Italia, dove manchi un esempio  alla buona tavola, da sempre conosciuta e apprezzata anche all'estero.
 La Denominazione Comunale è si un concreto strumento di marketing territoriale, ma è soprattutto un’ importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità locali. L’Italia, è il “paese dei Comuni”, ognuno di essi è  un’occasione, di turismo, di cultura, di sapore… di unicità.
La De.Co è  stata adottata per valorizzare in primis la produzione tipica del mondo agricolo, ma anche i piatti della tradizione e alcuni prodotti artigianali di eccellenza.
Si tratta in effetti di un sistema che vuole difendere il locale rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori.    Le De.Co.   non sono marchi non rappresentano tutele, ne tanto   meno delle vie brevi rispetto alle denominazioni europee riconosciute. Sono un atto politico, che fissa un valore, una carta di identità che il sindaco rilascia dopo aver censito un passato, un presente, e ipotizzato uno sviluppo futuro.
Per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tuttavia due principi, la storicità del prodotto da promuovere, perchè si eviti   improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali.
e la De.Co. come espressione di un patrimonio collettivo e non a vantaggio di una singola azienda.
    La Denominazione Comunale (De.Co.) è  un opportunità  per salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una produzione specifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e di “crescita” di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una Comunità. 
   «Il bene identificato da una De.Co è un bene di un ben limitato territorio, frutto della terra, frutto della tradizione, di una particolare abilità manuale non importa: è un bene definito, nel senso etimologico del termine, cioè con dei confini.
Ciò che è dentro “è”, ciò che è fuori dai confini della De.Co. “non è”» 
Attraverso l’istituzione della De.Co., il Comune,  può conseguire importanti obiettivi in ambito economico e sociale, ovvero:
rilanciare e valorizzare la produzione locale legata all’agroalimentare, all’enogastronomia, all’artigianato così come alla cultura popolare presente sul territorio;
promuovere il territorio attraverso le sue specificità produttive;
salvaguardare il patrimonio culturale e le tradizioni locali dai processi di globalizzazione uniformanti anche nel gusto e nell’alimentazione.

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