La
neoruralità rappresenta uno dei tratti culturali caratteristici della nostra
epoca, una reazione alla crisi della società occidentale: crisi che è insieme
ecologica, sociale etica e morale. La manifestazione più vistosa è il movimento
a favore della rinaturalizzazione
urbana e le
iniziative di valorizzazione residenziale e turistico-ricreativa del territorio
rurale, ma soprattutto alla riscoperta delle radici dell’antica civiltà
contadina. In molti Paesi europei compresa l’Italia, si moltiplicano le esperienze
ed è in continua crescita il numero di cittadini che abbandonano le città e vanno
ad abitare in campagna dove possono godere di una casa
individuale con abbondante verde circostante, di cibi genuini, e ritmi
tranquilli.
Oggi
sono quasi ventitré milioni gli italiani (il 40% del totale) che vivono in
comuni definiti rurali (con meno di trecento abitanti per chilometro quadrato):
circa cinquecentomila in più rispetto a dieci anni fa. Il territorio italiano è
di 30 milioni di ettari: 12,7 milioni sono coltivati, 10,5 milioni sono
costituiti da boschi, 2,7 milioni è fatto di città.
Fenomeno
di questi anni è Downshifting,
molti lavoratori stanno scegliendo di andare a
vivere in campagna, dove fanno un lavoro con un salario più basso, minori
impegni e maggior tempo libero. Datamonitor, agenzia londinese che si occupa di
ricerche di mercato, stima che in tutto il mondo i lavoratori inclini a fare
downshifting sono 16 milioni. Ogni anno, circa 260 mila cittadini britannici
fanno una scelta di vita che va in quella direzione. Nel 2008, il ministero dei
Servizi sociali australiani ha stimato che sono almeno un milione le persone,
tutte comprese nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni, che hanno deciso di
scalare una marcia. La stragrande maggioranza (circa il 79%) lo ha fatto non
solo cambiando lavoro, ma anche scegliendo di abbandonare la città per
trasferirsi al mare e in campagna. In Francia, infatti, li chiamano néo-ruraux,
neorurali: uno studio di Ipsos France dice che erano 100 mila nel 2008 e quasi
il triplo l’anno successivo.
Per il sociologo Corrado Bareris, autore del libro La rivincita delle campagne (Donzelli): «Per i protagonisti dell’esodo, cinquanta, sessant’anni fa, la città era il paradiso: coppie costrette a vivere in ammucchiata si amarono in riservatezza; le donne decisero cosa mangiare senza chiederlo alla suocera; perfino la fede fu praticabile senza il controllo del parroco. Poi ci si è accorti che, se si ricreano alcuni aspetti dell’antica società fuori del suo contesto di miseria, le persone con cui si litigava erano quelle con cui si scherzava e rideva; l’occhio che faceva i conti nelle tasche del vicino era quello che lo proteggeva anche dai ladri».
Secondo
le stime il mercato dei casali di campagna resiste alla crisi del mercato immobiliare,
con quotazioni stabili rispetto a un anno fa. Le soluzioni più richieste sono i
rustici da restaurare, con terreno, e le cascine già ristrutturate secondo il
gusto moderno. Il prezzo di immobili di questo tipo può variare molto da zona a
zona. il fenomeno stà affermandosi anche in Sicilia se pur con delle differenzazioni.
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