domenica 10 settembre 2017

Caltabellotta, Borgo GeniusLoci De.Co.



    nucciatornatore 

Al Sindaco Paolo Segreto 
il riconoscimento 
 "Custode dell'Identità Territoriale"
del percorso Borghi GeniusLoci De.Co.
durante la manifestazione Olio Folk Fest

“La  tutela della storia, delle tradizioni, del patrimonio culturale comunale ed i sapori tradizionali legati alle produzioni del territorio sono un patrimonio di inestimabile valore da difendere e preservare”.ha affermato Nino Sutera 
 Con la consegna del riconoscimento “Custode dell’Identità Territoriale” al Sindaco della Città  Dr Paolo Segreto, si avvia sostanzialmente, la procedura per consentire l’ istituzione di Caltabellotta,  Borgo GeniusLoci De.Co. (Denominazione Comunale)    



Il percorso  Borghi  GeniusLoci De.Co.   prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono il territorio, le tradizioni, la tipicità, la tracciabilità e la trasparenza, elementi  che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio.

    Chiediamo a Nino Sutera,      Che cos’è un  Borgo  GeniusLoci De.Co.?
E’ un percorso culturale, al francese “terroir”, preferiamo il latino “genius loci”, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. Il percorso Borghi  GeniusLoci De.Co.,   prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)-Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio. Si tratta di un percorso che vuole salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Nelle arti e non solo, il “GeniusLoci” rappresenta concettualmente quello “spirito” percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi luoghi ed irripetibili certi momenti, uno spazio, un edificio o un monumento. Non solo: il Genius Loci è anche nelle immagini, nei colori, nei sapori e nei profumi dei paesaggi intorno a noi, che tanto spesso, anche all’improvviso, ci stupiscono ed emozionano. Le persone “respirano” il genius loci di un luogo, di un ambiente quando ne hanno piena coscienza. Ognuno di noi è attaccato ad un luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. Ecco, l’obiettivo è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze storiche e culturali del territorio. Il percorso è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” Il format è stato presentato: * Poster Session del Forum P.A. di Roma; * VALORE PAESE economia delle soluzioni, organizzata da ItaliaCamp a Reggio Emilia; * Premio nazionale Filippo Basile dell’AIF · XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori di Palermo. EXPO2015 MILANO 
Qual è la mission?     Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co.,   mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi. Obiettivo del Percorso GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di ottimizzarne la competitività.
Il percorso innovativo “Borghi Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un territorio finalizzato a rafforzare l’identità del territorio attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima di tutto, la si “pensa”.
Qual è la differenza rispetto agli altri strumenti?   «La denominazione comunale (De.Co.) “Borghi Genius Loci” è un atto politico, nelle prerogative del Sindaco, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente ed una progettualità riferita al futuro. Il tutto nell’ottica del turismo enogastronomico, che se ben congegnato e gestito, costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali, che nei rispettivi prodotti alimentari e piatti tipici hanno un formidabile punto di forza attrattiva nei confronti del visitatore.
 Illuminante, al riguardo, la definizione che il compianto Luigi Veronelli  ideologo delle De.Co.  ha dato del “genius loci”:   esso è da intendere come “l’intimo ed imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva.  
Qual è la vision?  La bellezza e l'unicità del paesaggio, gli insediamenti storici, la rigogliosa natura ha regalato diversi elementi attrattivi ereditati dalla tradizione ed in grado di affascinare i cosiddetti “viaggiatori del gusto”, ossia quei tanti turisti intelligenti e colti alla ricerca della buona tavola, non solo per apprezzarne le qualità gastronomiche, ma anche per l’intimo e profondo legame tra essa ed il territorio.
Il valore di una De.Co.(Denominazione Comunale) è quello di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel Comune. A memoria futura, oppure come occasione del presente per cogliere un’opportunità di marketing. I prodotti agro-alimentari e artigianali racchiudono al loro interno tradizione, cultura, valori, conoscenza locale, e, forse la cosa più importante, l’autenticità del loro territorio di origine. La Denominazione Comunale non è un marchio di qualità, ma il biglietto da visita di una comunità, sulla quale possono operare i sindaci per salvaguardare e valorizzare l'identità di un territorio.
In conclusione  Dr  Sutera quali sono  i contenuti Genius Loci?
L’ effetto GeniusLoci   è la capacità che deve avere un territorio, di « produrre », grazie al saper fare dell’uomo che possiede il gusto del territorio nel quale riconosce in modo permanente la singolarità ed il valore.
Mentre i contenuti innovativi sono:  l’originalità, dal latino oriri, derivare, non solo da un punto di vista topografico, ma culturale, vuol dire non distorcere la voce  del territorio di provenienza.
La naturalità, produrre senza interventi estranei all’azione del territorio.
L’Identità  dal latino Idem, uguale che non cambia nel tempo, quindi facilmente riconoscibile, perché è il senso del luogo.
Infine  la specificità, nel significato dato da Max Weber nel 1919 di qualcosa facilmente riconoscibile per le sue caratteristiche originali (un dolce, un piatto, un evento una tradizione)
Infine, quali sono i requisiti che i comuni debbono possedere per far parte del circuito dei Borghi GeniusLoci De.Co.?
 Per garantire la sostenibilità del percorso occorrono dei principi inderogabili e non barattabili, innanzitutto  la storicità e l'unicità, l’interesse collettivo, condiviso e diffuso e a burocrazia zero.  Il mito che circonda la maggior parte dei territori rurali di successo, assomiglia a una favola vera fatta di personaggi e di eccezionalità, e di unicità. Aspetti importanti che collocano l’idea del Borgo GeniusLoci  De.Co. all’interno di un percorso culturale e di pensiero innovativo volto alla difesa delle peculiarità territoriali.   
In questo processo culturale, i disciplinari, le commissioni, e i regolamenti, mutuati dai marchi di tutela di tipo europeo(DOP, IGP, DOC, ect) sono perfettamente inutili e controproducenti.
















Bisogna dire infine,   che non è un percorso per tutti, ne tanto meno tutti i Comuni hanno i requisiti necessari per essere inseriti tra i Borghi GeniusLoci De.Co.

sabato 9 settembre 2017

Alla riscoperta del Giustalisa, grano raro del Belice


A TAVOLA CON I GRANI RARI DEL BELÌCE. 

Alla riscoperta del Giustalisa. 

TAVOLO TECNICO DI DEGUSTAZIONE ENOGASTRONOMICA 


Un evento  con la partecipazione magistrale degli chef Michele Ciaccio e Francesco Mauceri, e tanti amanti del buon gusto autoctono, che hanno preso parte al tavolo tecnico di degustazione, come  Francesca Cerami,Peppino Bivona, Giacomo Glaviano,  Baldo Portolano, Francesca Capizzi, il Sindaco Franco Valenti e l'On Rita La Rocca Ruvolo, Nino Sutera e chiaramente Melchiorre Ferraro e la sua famiglia,   oltre a  150 ospiti


Ecco le specialità che hanno impreziosito la cena degli ospiti presenti al ristorante Opuntia .
MENU
1-La tradizionale bruschetta di Matarocco con olio Evo Nocellara del Belice D.O.P.
2-La Vastedda del Belice D.O.P. incontra il grano antico Giustalisa il miele di fichidindia
3-La Muffuletta di grano antico Giutalisa con le verdure dell'ortolano e I profumi del Mediterraneo
4-La minestra di grano antico Giustalisa con gambero bianco di Sciacca e ciliegino
5-ll pacchero di semola di Giustalisa nel suo pesto del.Belice con vellutata di Pecorino stagionato D.O.P.
6-La terra incontra il mare il cous cous di grano antico Giustalisa con il pescato della nostra costa.
7-Gelato di Fichidindia pralinato al pistacchio con croccante di mandorla e nuvola di zucchero filato
8- Sfrigghiuliata di grano antico Giustalisa con ricotta grezza in purezza e mosto d'uva cotto.






giovedì 7 settembre 2017

IL 9 SETTEMBRE IN PROGRAMMA L “OLIO FOLK FEST”

una giornata esclusiva per gli 
appassionati del buon gusto.

Il Comune di Caltabellotta, in collaborazione con la locale associazione “Triokala” e con l’Idimed, ha promosso l’annuale appuntamento di “Olio Folk Fest” che si propone per sabato 9 settembre prossimo di valorizzare l’olio extravergine d’oliva, uno dei più pregiati prodotti della provincia di Agrigento e alla base dell’economia caltabellottese. 

























Si tratta di una giornata intensa di appuntamenti che alle ore 10,45 prevede l’apertura degli stand espositivi e alle ore 11 la presentazione dei laboratori di assaggio e di degustazione “La carta degli oli di Sicilia” a cura di Dino Catagnano, Panel Leader degli oli extravergine d’oliva, e alle ore 12,30 il focus tematico “La Carta del Pane di Sicilia” a cura di Mario Liberto.
Alle 13,00 si svolgerà la degustazione di pani, oli di Sicilia  ed altre golosità dell’associazione provinciale Cuochi e Pasticcieri di Agrigento, chef Giovanni Montemaggiore, con la partecipazione dell’Istituto Alberghiero “Amato Vetrano” di Sciacca.
Nel pomeriggio invece è stata programmata la tavola rotonda che affronterà il tema “Territorio, tradizione, innovazione” nei locali della biblioteca comunale. I saluti istituzionali saranno portati  da Paolo Segreto (sindaco), Vincenzo Cusumano (Irvo), Nino Sutera (coordinatore osservatorio Neoruralità Esa), Alfio Mannino (segretario regionale Flai Cgil), Germano Boccadutri (presidente regionale Ordine Agronomi), Paolo Mandracchia (presidente Upo Sicilia), Caterina Mulè (dirigente scolastico IISS Vetrano), Salvatore Gazziano (ufficio gabinetto assessorato regionale Agricoltura e Foreste), Bartolo Fazio (consigliere Idimed). 
Gli interventi tematici del convegno saranno tenuti da Dugo Giacomo, Dino Catagnano, Peppino Bivona, Irene Polizzotto, Graziani Barbanti. Farà da moderatrice Francesca Cerami. 
Seguiranno la consegna del Premio Olio Extravergine Biancolilla di Caltabellotta, del Riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale” del precorso Borghi GeniusLoci De.Co. al sindaco di Caltabellotta Paolo Segreto.
Alle 18,30 si svolgeranno i laboratori Bimbi “Olio in fabula” e alle ore 19 uno show coking “La Sicilia che ci piace: l’olio tra il dolce e il salato” a cura dell’associazione provinciale Cuochi e Pasticceri di Agrigento, con la partecipazione del prof. Giovanni Montemaggiore e di Maurizio Artusi di CucinArtusi.it.
A chiudere alle ore 21,30 lo spettacolo musicale con “QBeta tour” con la partecipazione di Max Busa.
“Intendiamo con le degustazioni, i convegni, gli incontri, i premi, i laboratori e tante autorità e studiosi del comparto agricolo – spiega il sindaco di Caltabellotta Paolo Segreto – valorizzare, far conoscere e promuovere l’olio extravergine d’oliva del nostro territorio apprezzato ormai a livello nazionale e legato essenzialmente al nuovo ruolo della Dop e alla necessità di legare insieme la certificazione alla pregiata qualità e alla biodiversità”.

martedì 5 settembre 2017

Arriva la vite che consuma il 30% in meno di acqua



In una delle estati più calde e siccitose degli ultimi 150 anni, arriva dalla ricerca scientifica una buona notizia per i vigneti: nuovi portainnesti che ottimizzano l’utilizzo dell’acqua, resistono agli stress idrici e riducono, in media, del 30% i consumi del prezioso elemento. Sono i “portainnesti M”, frutto del progetto di ricerca dell’Università di Milano supportato dalle imprese vitivinicole riunite in Winegraft, che offrono una prima risposta concreta ai cambiamenti climatici e al tema della water footprint nel vigneto per una diversa sostenibilità, anche economica, della viticoltura.




I primi risultati della sperimentazione avviata da alcune aziende in varie regioni italiane, su diversi vitigni innestati con gli M, hanno portato a scoprire una eccezionale capacità di resistenza allo stress idrico di questa nuova generazione di portainnesti che, grazie ad un utilizzo biochimico più efficiente dell’acqua, mostrano un consumo nell’intero ciclo vegetativo minore del 25-30% rispetto ai portainnesti tradizionali, a parità di condizioni pedoclimatiche e di vitigno, senza perdere in quantità e qualità produttiva.

Tradotto in numeri, se consideriamo una produzione media ad ettaro di 120 q.li uva per 85 hl vino, con un consumo annuo di acqua, secondo i calcoli dell’associazione Water Footprint Network, di 81.600 hl, con l’utilizzo degli M si risparmierebbero 24.500 hl di acqua ad ettaro ogni anno. Significa che, ad esempio, se tutti i vigneti della Lombardia – che nel 2016 hanno prodotto 1,47 mln di hl di vino – fossero innestati sugli M, si risparmierebbero ogni anno 426 mln di hl di acqua, pari a due volte e mezzo il lago d’Iseo.
Un risparmio considerevole, ambientale ma anche economico. «Il primato nella water footprint dei portainnesti M – ha commentato il presidente di Winegraft Marcello Lunelli,vice presidente di Cantine Ferrari – testimonia efficacemente quanto stiamo sostenendo da tempo e cioè che, investire in sostenibilità ambientale produce effetti positivi diretti anche nella sostenibilità economica delle imprese». I recenti sviluppi della ricerca portata avanti dall’equipe dell’Università di Milano, supportata da Winegraft, collegati all’analisi dei risultati degli impianti dei vigneti sperimentali, hanno permesso di individuare con precisione il meccanismo che aiuta il risparmio idrico dei portainnesti.
«La capacità di resistere agli stress idrici e quindi mantenere vigoria con carenza d’acqua è ottenuta attraverso due strategie diverse dai portainnesti M2 e M4 – illustra Attilio Scienza, studioso di viticoltura di fama mondiale e animatore del progetto di ricerca – Il primo ha un’ottima capacità di esplorare il suolo, anche in profondità, riuscendo ad accedere a riserve idriche che altri genotipi non riescono a raggiungere, combinato ad un minor vigore indotto alle viti e pertanto un minor fabbisogno idrico. L’M4, invece – continua Scienza – ha mostrato meccanismi di maggior efficienza nell’uso dell’acqua, in particolare in condizioni di stress idrico. Le piante innestate sull’M4 riescono ad avere un’attività fotosintetica elevata anche con poca acqua, senza dissipare la risorsa, ma aumentandone l’efficienza d’uso. Insomma, minori consumi di acqua per elevati standard produttivi sia in quantità che qualità».
I risvolti di questi sviluppi della ricerca saranno fondamentali per il futuro della vitivinicoltura italiana e mondiale. «Il processo di riscaldamento globale – spiega ancora Attilio Scienza – sposterà gradualmente nei prossimi trent’anni la viticoltura mondiale verso le zone più fresche del pianeta. Nel nostro paese, in particolare, assisteremo alla migrazione dei vigneti dalle zone costiere verso le aree collinari, sia nelle due grandi isole sia negli Appennini, che presenteranno una condizione climatica complessiva più favorevole, dovuta alla disponibilità di acqua. I portainnesti M saranno indispensabili per accompagnare questo percorso, abituare i viticoltori al cambio di regime idrico permettendo di mantenere la produzione viticola nelle aree che subiranno gli effetti maggiori del cambiamento climatico.  Non si potrà cambiare improvvisamente il modello viticolo interrompendo la produzione in questa fase di passaggio. Gli M aiuteranno il viticoltore nel processo di delocalizzazione permettendogli di non interrompere il ciclo produttivo e rimanere sul mercato».

Sul mercato E dai laboratori dell’Università di Milano, grazie al “ponte” tra ricerca e mercato attivato da Winegraft, i portainnesti M sono arrivati, lo scorso anno per la prima volta sul mercato. Nei prossimi mesi Vivai Cooperativi Rauscedo – che moltiplica e commercializza in esclusiva mondiale gli “M” – renderà disponibili per la seconda campagna di impianto oltre 200 mila di barbatelle di vari vitigni – tra cui Glera, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, le Corvine, Montepulciano, Sangiovese e Primitivo – innestate con gli M.

giovedì 31 agosto 2017

A tavola con i grani rari del Belìce


A Tavola con i grani rari del Belice, un tesoro per l’alimentazione e per l’economia


Da più parti,   si invoca il “ritorno alle origini”, quando le varietà di grano che crescevano nei nostri campi erano tante, indicate da nomi insoliti o dialettali, e poco importava che le spighe fossero imperfette e una diversa dall’altra se poi il sapore di quello che se ne otteneva era buono, in tutti i sensi. Se è vero che oggi anche la dizione “grani antichi” rischia di diventare un tormentone  
Povero grano, verrebbe da dire. Additato da tanti come nemico numero uno e responsabile di intolleranze e malesseri nonostante sia alla base della Dieta Mediterranea. Vittima al tempo stesso di disinformazione e allarmismi mediatici e di sperimentazione genetica senza scrupoli, che spesso ha finito con il renderlo tutt’altro da quello che era in origine: un vero tesoro – come ricorda lo spettacolo dei campi dorati prima della mietitura – alla base della tradizione gastronomica italiana e mediterranea, a cominciare dal pane e dalla pasta
 La Sicilia,   fulcro di questi preziosi giacimenti. RusselloPerciasacchi, Nero delle MadonieTumminia, Giustalisa,  sono tra i nomi   delle varietà autoctone che tornano a crescere, ad opera di agricoltori determinati e di ricercatori appassionati, tra i campi siciliani come appunto la Famiglia Ferraro di Santa Margherita Belice
  In tutta l’isola  sta nascendo una vera e propria “economia del grano”, dove antiche tradizioni e nuove imprese vanno a braccetto creando cultura e nuove nicchie di mercato. «La gente sta iniziando a fare sempre più attenzione a quello che mangia, a partire dal grano – dice Nino Sutera dell’Osservatorio di NeoRuralità dell’Ente di Sviluppo Agricolo, noi abbiamo il dovere di facilitare e incoraggiare questo processo.
L’evento organizzato  dalla famiglia Ferraro non  è  solo per intenditori, ma ha l’ambizione di favorire la diffusione di un stile alimentare sano e nutraceutico conclude Nino Sutera.
             Un evento da assaporare con la partecipazione magistrale degli chef Michele Ciaccio e Francesco Mauceri, e tanti amanti del buon gusto autoctono Francesca Cerami, Peppino Bivona, Giacomo Glaviano, Giuseppe Russo,Baldo Portolano, Pinetto di Prima, e chiaramente Melchiorre Ferraro e la sua familgia.

giovedì 10 agosto 2017

la festa è finita


La festa è finita !  

( ovvero,  la fine della società dello spasso)
 di Giuseppe Bivona
Chiunque creda che la crescita esponenziale possa continuare per sempre,in un mondo finito, o è un pazzo o un economista
( Kenneth Boulding)



                  Vivevamo da circa un paio di secoli nell’era “antropocene”  dove, una parte della razza umana fu baciata da un improvviso colpo di fortuna: disponemmo  di immense risorse energetiche fossili che ci consentirono di costruire  estesi imperi commerciali, alimentare l’invenzione  di nuove e spettacolari tecnologie, organizzammo un nuovo modo di vivere opulento e a ritmi elevati.
Per milioni di anni, questa ricchezza energetica era rimasta nascosta  nelle viscere della terra, una energia “sottratta” all’economia del bilancio naturale  riducendo  sensibilmente la presenza di anidrite carbonica e favorendo lo sviluppo  degli  esseri viventi superiori.
Gli uomini , sciagurati  , decisero di spendere la ricchezza dandosi a feste spensierate e fasti  dispendiosi. A nulla valsero i moniti, invocati da qualcuno che suggeriva più moderazione.
I partecipanti alla festa  scialacquarono a piene mani  quella “eredità” non volevano sentire ragioni, non  prestarono alcuna attenzione .
Ma non trascorse molto tempo, che questa festa divenne un tenue ricordo, non perché qualcuno alla fine diede ascolto alle voci che suggerivano moderazione , ma perché il vino e il cibo erano finiti e arrivò inaspettata e violenta, la luce del mattino….
Richard Heinberg, docente all New College of California, titola cosi un suo libro “ La festa è finita”, dove ripercorre la storia naturale e quella umana dominata da  una perenne ricerca di convenienza energetica  . Insomma come già sosteneva Ludwig Boltzmann “la gara della vita è principalmente una competizione per l’energia disponibile”.
Ma quali strategie ha escogitato l’uomo per  acquisire  maggiori sussidi energetici?
Heinberg ne individua 5 e le elenca
-Acquisizione, colonizzazione di nuovi territori,  la schiavitù ,l’agricoltura, l’allevamento ecc.
-Uso di utensili, in particolare  quelli destinati ad integrare od esaltare, i nostri arti o mucoli.
-Specializzazione, la divisione sociale del lavoro attraverso specifici funzioni.
-Ampliamento del campo di azione, attraverso il commercio  e il trasporto delle derrate.
-Prelievo,   ovvero  trovare e prelevare  riserve naturali come il carbone, il petrolio o gas naturale, uranio.
Queste cinque strategie che gli uomini hanno adottato per catturare  quantità crescente di energia ,hanno permesso alle società nel corso della storia  di crescere e svilupparsi, ampliare il campo di azione e divenire sempre più “complesse”.
Tuttavia , la storia e l’archeologia ci insegna come molte civiltà come quella  degli antichi egizi,dei romani,dei maya, si siano estinte o meglio “collassate”.
Perché una società capace di organizzarsi  in un vasto impero, con rete di comunicazione e sistemi di distribuzione, perde ad un tratto la capacità di andare avanti?
La risposta  ci viene data da Joseph Tainter nel suo libro “The Collapse of Complex Societies, in cui lo studioso , assume una visione ecologica della società,come una struttura che trasforma energia  e conclude che le società complesse tendono a crollare perché”le loro strategie per catturare l’energia sono soggette alla legge dei rendimenti decrescenti”
La complessità va intesa come “ampiezza” di una società , la differenziazione delle sue parti, la varietà dei ruoli, le diverse specializzazioni che incorpora , le varietà dei meccanismi per organizzare questi componenti e il mantenimento in perfetta coerenza.
Ora, le società complesse , sono più costose  da mantenere  per via che si creano  più reti tra gli individui,, maggiori controlli gerarchici, aumenta il costo per mantenere , strutture ed apparati non direttamente coinvolti nella produzione  di risorse. Il risultato è che al crescere della complessità crescono anche i costi di sostegno imposti ad ogni individuo , cosi che la popolazione , nel suo complesso deve destinare  porzioni crescente del suo “bilancio” al mantenimento  di apparati e istituzioni  organizzativi ,governativi ecc.
Ebbene ,tutta questa complessità ,richiede un flusso  continuo e sempre maggiore di energia , per stemperare le tensioni, ovvero debbono essere sviluppate , nuove soluzioni organizzative  ed economiche di sicuro con costi crescenti e rendimenti marginali in calo.
Ne consegue  che, al ridursi degli investimenti  ,per adeguarsi alle nuove esigenze della complessità  ,la società raggiunge  la fase in cui  diventa sempre più vulnerabile al collasso.
Dalla prospettiva del cittadino medio, cresce il fardello  di tasse ed altri costi ,mentre i benefici si riducono . l’idea di essere “indipendente” diventa sempre più attraente. Il collasso può semplicemente comportare  la decomposizione della società , poiché individui  o gruppi  decidono di perseguire i loro bisogni immediati  anziché gli obbietti vi collettivi a lungo termine.
Ecco come Tainter  descrive la fine dell’impero romano:
“ L’istituzione dell’impero romano produsse uno straordinario rendimento degli investimenti , poiché i conquistatori si appropriarono  dei surplus  accumulati nel Mediterraneo e nelle aree adiacenti. Ma quando il bottino di nuove conquiste venne meno , Roma dovette farsi carico  dei costi amministrativi e militari  che durarono secoli. Mentre il rendimento marginale degli investimenti  nell’impero diminuiva , si manifestavano seri rigurgiti  di tensione  che a stento si riusciva a contenere  con i bilanci imperiali annuali .Rispondere ai rigurgiti di  tensione richiese  imposte ed illeciti economici cosi pesanti  che la capacità produttiva della  popolazione di sostegno  si deteriorò . L’indebolimento della base di sostegno  diede origine  ad ulteriori successi dei barbari , cosi che altissimi investimenti in complessità  producevano pochissimi benefici superiori al collasso . Nel tardo impero il rendimento marginale degli investimenti in complessità era cosi basso che i regimi barbarici cominciarono ad apparire preferibili.”

domenica 6 agosto 2017

ESA SottoMisura 1.1 del PSR 2014/2020



L'Ente di Sviluppo Agricolo, è   l'unico ente strumentale della Regione Siciliana a partecipare al bando della Misura 1.1. sulla formazione, ed essere inserito tra quelli ammessi a finanziamento
Un risultato straordinario, 
coordinato dalla Direzione Generale dell'Ente Sviluppo Agricolo, e  pianificato dalla nuova governace dell'Ente



Un’ agricoltura moderna, competitiva e sostenibile ha bisogno di operatori agricoli con un sempre più importante patrimonio di competenze : la misura 1.1 del PSR Sicilia finanzia interventi di formazione specifica nel settore agricolo, zootecnico e forestale.
Il bando, promosso dal Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana , è cofinanziato dalle risorse comunitarie FEASR ( PSR Sicilia 2014/2020 ).
La misura prevede l’implementazione di percorsi di formazione degli operatori agricoli sulle seguenti aree focus :
  • 1a – stimolare l’innovazione, la cooperazione e lo sviluppo della base di conoscenze nelle zone rurali;
  • 1c – incoraggiare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e la formazione professionale nel settore agricolo e forestale;
  • 2a – migliorare le prestazioni economiche di tutte le aziende agricole e incoraggiare la ristrutturazione e l’ammodernamento delle aziende agricole, in particolare per aumentare la quota di mercato e l’orientamento al mercato nonché la diversificazione delle attività;
  • 2b – favorire l’ingresso di agricoltori adeguatamente qualificati nel settore agricolo e, in particolare, il ricambio generazionale;
  • 3a – migliorare la competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella filiera agroalimentare attraverso i regimi di qualità, la creazione di un valore aggiunto per i prodotti agricoli, la promozione dei prodotti nei mercati locali, le filiere corte, le associazioni e organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali;
  • 3b – sostenere la prevenzione e la gestione dei rischi aziendali;
  • 4a – salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità, compreso nelle zone Natura 2000 e nelle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, nell’agricoltura ad alto valore naturalistico, nonché dell’assetto paesaggistico dell’Europa;
  • 4b – migliore gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti e dei pesticidi;
  • 4c – prevenzione dell’erosione dei suoli e migliore gestione degli stessi;
  • 5a – rendere più efficiente l’uso dell’acqua nell’agricoltura ;
  • 5b – rendere più efficiente l’uso dell’energia nell’ agricoltura e nell’industria alimentare;
  • 5c – favorire l’approvvigionamento e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali di scarto e residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia;
  • 5d – ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di ammoniaca prodotte dall’agricoltura;
  • 5e – promuovere la conservazione e il sequestro del carbonio nel settore agricolo e forestale;
  • 6a – favorire la diversificazione, la creazione e lo sviluppo di piccole imprese nonché dell’occupazione;
  • 6c – promuovere l’accessibilità, l’uso e la qualità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nelle zone rurali
Le attività formative, che dovranno rivolgersi agli operatori agricoli , agroalimentari , zootecnici e forestali , nonché alle PMI operanti nelle aree rurali – dando priorità ai giovani agricoltori ed alle donne che lavorano nei comparti interessati – potranno essere di varie tipologie:
  • corsi di formazione professionale (anche in e-learning e fino ad un massimo di 200 ore per corso)
  • workshop tematici di specializzazione
  • coaching (formazione individuale per un massimo di 40 ore)
  • laboratori (forum tematici specialistici e/o mirati per un massimo di 30 ore/utente)
  • tirocini aziendali (volti ad acquisire una specifica competenza in sede aziendale)
  • corsi di aggiornamento sulla disciplina comunitaria in materia di corretto uso dei fitofarmaci





sabato 5 agosto 2017

L’ agricoltura sociale

L’ agricoltura sociale e la costruzione di un welfare di comunità

Salvatore Cacciola







 L’agricoltura sociale (AS) rappresenta un’interessante potenzialità allo sviluppo agricolo e rurale sia perché tenta di integrare i processi produttivi in agricoltura alla creazione di percorsi di cura e di inclusione, sia perché favorisce i percorsi di sviluppo nelle aree rurali, consolidando la rete di servizi disponibili per le popolazioni locali, accrescendo la reputazione e la capacità delle imprese agricole di operare in nuove reti di soggetti, diversificando le opportunità di reddito (Di lacovo, 2009). L’AS, pur collocandosi quale forma particolare della più variegata strategia di diversificazione e di offerta di nuovi servizi, assume contenuti e valenze che vanno oltre la dimensione economica. Infatti, l’AS esprime, contemporaneamente, i fattori più tradizionali e profondi dell’attività agricola ed i percorsi più innovativi. Nel caso dell’agricoltura sociale non si tratta quindi di associare alle tradizionali attività un ulteriore elemento ma di trasformare la stessa vision e mission aziendale che può essere sintetizzata così: includere socialmente soggetti svantaggiati nei processi produttivi agricoli rispettando l’ambiente e coinvolgendo attivamente la comunità locale. L’agricoltura sociale consente di rileggere il ruolo multifunzionale delle aziende agricole, in termini di maggiore responsabilità nei confronti della società, offrendo nuove opportunità professionali e, allo stesso tempo, garantendo al territorio rurale la possibilità di uno sviluppo sostenibile ed eticamente orientato. La creazione di contesti di inclusione sociale, di benessere, di riabilitazione e cura caratterizza l’identità delle fattorie sociali e offre l’occasione di sperimentare “dal basso” nuovi modelli di un sistema di welfare, fondato sulle responsabilità e sul coinvolgimento di tutti gli attori sociali. Inoltre, la possibilità di realizzare spazi per la cura e progetti di inclusione sociale apre nuove opportunità per ridisegnare il sistema di sicurezza sociale attorno a valori completamente diversi dal passato, superando un’ottica assisten- 6 Unità operativa educazione alla salute - ASP Catania 42 zialistica esclusivamente fondata sulla redistribuzione delle risorse dal sistema produttivo ai servizi di cura. Nei programmi di inclusione sociale (l’inserimento lavorativo è una delle tappe finali di un percorso complesso di riabilitazione psicosociale) si sperimenta infatti una “rivoluzione copernicana” poiché si ribalta l’ottica dell’intervento non più centrato sull’assistenzialismo ma sulla valorizzazione delle competenze e delle abilità di ogni soggetto nel coltivare la terra. Il lavoro in una fattoria sociale si differenzia della tradizionale “ergoterapia” poiché mette al centro del programma di cura e di riabilitazione le competenze tecniche e le abilità sociali, la qualità delle relazioni che si instaurano in un contesto lavorativo produttivo e i ritmi della natura. Le esperienze di AS nel nostro paese sono eterogenee e perseguono molteplici finalità: dai percorsi di riabilitazione e cura per persone con disabilità psico-fisica attraverso attività terapeutiche o di co-terapia (ortoterapia, pet-therapy, onoterapia), svolte in collaborazione con i servizi socio-sanitari del territorio; alla formazione e inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati; alle attività “rigenerative”, didattiche e di accoglienza per persone con particolari esigenze (anziani, minori e giovani in difficoltà o a rischio di devianza, rifugiati, ecc.). Il fenomeno è cresciuto anche per la presenza di due fattori importanti: la crisi del welfare a seguito della crisi economica e finanziaria; la crisi dell’agricoltura “industriale” e la necessità di affermare un modello di impresa agricola diversificata e multifunzionale. «L’AS interviene sui nuovi bisogni sociali, di protezione e di servizi alla persona provenienti dalle aree rurali e da quelle urbane e sui processi organizzativi e di innovazione del mondo agricolo» (Bioreport 2012). Sull’entità del fenomeno non esistono dati statistici ufficiali; tuttavia, l’esperienza empirica e diverse fonti, italiane ed europee, registrano alcuni tratti comuni delle aziende che praticano agricoltura sociale, quali: − la conduzione agricola estensiva e ad alto impiego di manodopera; − l’utilizzo del metodo di produzione biologica, il ricorso a canali di vendita di filiera corta; − la propensione a lavorare in rete in stretto rapporto con il territorio. 3.1 La valutazione delle pratiche di agricoltura sociale Le pratiche di agricoltura sociale si intersecano con obiettivi di salute già individuati dai piani sanitari nazionali, come la promozione di stili di vita più salutari, la salvaguardia dell’ambiente e il potenziamento della tutela dei soggetti definiti 43 “deboli” o “fragili”. L’agricoltura sociale concorre efficacemente al raggiungimento di tali obiettivi, creando un circolo virtuoso in cui salute mentale e stile di vita salutare si potenziano vicendevolmente. Inoltre, nel campo della salute mentale, ma più in generale della disabilità, esistono esigenze che non sono soddisfatte nei luoghi tradizionali di cura e quindi la necessità di trovare nuovi percorsi di inclusione non convenzionali, sostenuti da reti di solidarietà in grado di catturare potenzialità inespresse del territorio. Anche di fronte alle nuove esigenze anche finanziarie connesse all’invecchiamento della popolazione, l’agricoltura sociale viene considerata in grado di offrire percorsi innovativi. In questo senso, l’agricoltura sociale può aiutare a colmare un vuoto, perché è in grado di generare benefici per una serie di fasce vulnerabili o svantaggiate, dando luogo a servizi innovativi che possano rispondere, da una parte, alla crisi dei sistemi di assistenza sociale, dall’altra a un problema sempre più di attualità, quello della riduzione della spesa sanitaria. I benefici per le persone confermati da evidenze scientifiche appaiono riconducibili ad una pluralità di fattori che creano condizioni di cura o di benessere: il fattore “natura”, in quanto l’esposizione e la vita all’aperto producono benessere e le persone si sentono più attive e motivate; l’importanza dell’attività fisica, con l’impegno delle persone in attività aventi uno scopo, ritmi e compiti precisi; la specificità dell’attività agricola, consistente nel prendersi cura di altri esseri viventi. E’ stata altresì valorizzata la remunerazione come fattore qualificante dell’attività svolta dalla persona e quindi la possibilità che da questo punto di vista offre l’agricoltura sociale, che può dare dignità a una persona fragile, inserendola nel lavoro. Interessante appare in ogni caso l’individuazione della qualità della vita come indicatore di valutazione delle pratiche di agricoltura sociale, che richiama la capacità dell’agricoltura di garantire processi produttivi multifunzionali e di rispondere alla crescente richieste di valore non solo economico che emerge dalla società (relazione dell’INEA alla commissione di indagine parlamentare). Come è stato segnalato con il progetto di studio condotto dall’INEA e dall’Istituto superiore di sanità (Giarè e Macrì, 2012), vi è tuttavia la necessità di strumenti nuovi per comprendere e studiare questi percorsi e quindi di un sostegno a sperimentazioni che, utilizzando i metodi propri della ricerca, possano arrivare a strumenti di indagine che documentino i percorsi terapeutici e di inclusione sociale. 44 3.2 Le esperienze di agricoltura sociale in Sicilia Alla base della crescita straordinaria delle fattorie sociali in Sicilia c’è l’incontro tra chi intende percorrere strade nuove per riaffermare i diritti alla cura e all’inclusione sociale, a partire dal lavoro in un contesto agricolo, e chi da tempo pratica un’agricoltura centrata sul rispetto dell’ambiente e della persona. Le fattorie sociali in Sicilia (Bioreport 2011), nell’arco di un triennio sono quasi triplicate: nel 2007 erano solo 9, nel 2010 ne sono state rilevate ben 25. La crescita numerica è indicatore di una particolare vivacità di una parte delle imprese agricole eticamente orientate e di alcuni soggetti del terzo settore disponibili a sperimentare nuove forme di welfare partecipativo, territoriale e di prossimità. I dati del 2012 degli iscritti alla Rete delle fattorie sociali Sicilia – Forum regionale dell’agricoltura sociale confermano un trend positivo e rilevano ben 45 aziende agricole e 30 associazioni no profit e cooperative sociali. Le fattorie sociali siciliane sono quindi imprese agricole che offrono servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi, progetti di inclusione sociale e lavorativa per soggetti deboli o aree svantaggiate. Tra le molteplici pratiche di agricoltura sociale in Sicilia, si presentano alcune esperienze che offrono un quadro delle possibili applicazioni dell’AS e che possono essere ricondotte a tre aree di intervento sociale: − la prevenzione delle marginalità e delle devianze minorili (progetti sulla prevenzione alla dispersione scolastica), la promozione di benessere e l’educazione alla salute (programmi sulla corretta alimentazione, lotta all’obesità infantile, promozione della salute); − i programmi sull’autonomia delle persone diversamente abili nella prospettiva del dopo di noi; − l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo. Il concetto ormai largamente condiviso della multifunzionalità dell’azienda agricola, in AS assume un significato non semplicemente di carattere economico ma rivela la versatilità degli imprenditori agricoli che praticano AS e la loro varietà di offerte di servizi (educativi, di accoglienza, di turismo sociale, terapeutici e di qualificazione del tempo libero). Dall’educazione alla socialità, dal lavoro alle arti-terapie, dall’ortoterapia alle terapie assistite con la presenza di animali (zooantrolopogia assistenziale). Quattro esperienze appaiono particolarmente significative per descrivere l’eterogeneità delle proposte e la creatività di un pensiero “meridiano” nel declinare il valore della multifunzionalità in agricoltura. Educazione e prevenzione del disagio minorile. La fattoria sociale come la- 45 boratorio culturale e della didattica attiva per chi a scuola “vive nei corridoi”. Il Progetto “Dalle Biofattorie didattiche alle fattorie sociali” ha rappresentato un’occasione di interazione con il mondo della scuola e con gli insegnanti ed ha visto il coinvolgimento attivo dei ragazzi attraverso laboratori ed esperienze pratiche nelle aziende agricole. Nell’anno scolastico 2010/2011 sono stati coinvolti 1500 minori che frequentavano la scuola primaria e la secondaria superiore di primo grado delle province di Catania, Siracusa, Messina e Caltanissetta. Il progetto poteva contare su una stretta collaborazione con le Aziende Sanitarie e l’Assessorato alla salute della Regione siciliana. La proposta educativa traeva spunto dalla lotta all’obesità infantile attraverso una corretta alimentazione e aveva l’obiettivo di rimotivare e suscitare l’interesse di minori a rischio di dispersione e di devianza per la proposta culturale della scuola. La fattoria sociale è stata proposta come contenitore dinamico di saperi trasversali e spendibili nella vita e coerenti con gli obiettivi educativi. In fattoria si apprendono la matematica, la geometria, la storia e la letteratura osservando e riflettendo sul mondo rurale. Non si è trattato di presentare una nuova tecnica didattica ma di proporre un percorso educativo fatto di emozioni, del coinvolgimento dei cinque sensi, anche attraverso un’immersione guidata da adulti nella natura e nel paesaggio rurale. I risultati della valutazione sono stati ampiamente positivi. Autonomia e dopo di noi. Il secondo asse di intervento è rappresentato dalla proposta dei “Weekend del respiro e dell’autonomia”. I soggetti diversamente abili, con l’aiuto di educatori, psicologi, operatori socio-sanitari, trascorrono il fine settimana presso le fattorie sociali sperimentando percorsi di autonomia. I weekend contribuiscono a ridurre il carico psicologico e relazionale della coppia genitoriale (per questo si chiamano del respiro). Per le persone con disabilità, il contatto diretto con la natura e il coinvolgimento attivo nei lavori tipici di un’azienda agricola possono rappresentare delle importanti occasioni di promozione del benessere psico-fisico e relazionale. Queste esperienze permettono di scoprire nuovi interessi, di sviluppare abilità, nella prospettiva dell’autonomia personale e del “Dopo di noi”. Attraverso il progetto denominato “Cacciatori di aquiloni”, promosso dall’Associazione Italiana Educazione Sanitaria Sicilia, finanziato con fondi protocollo di intesa fondazioni bancarie e volontariato, in collaborazione con sei fattorie sociali e con le associazioni dei familiari, sono stati realizzati, negli anni 2010/2012, 60 week end del respiro e dell’autonomia. Le aree di intervento psico-sociale dei weekend intendevano raggiungere numerosi obiettivi: autonomia personale, comportamento sociale, abilità di comunicazione, mobilità, abilità lavorative relative ai diversi contesti aziendali. Le attività che si sono svolte all’interno delle fattorie 46 sociali sono state caratterizzate da alcuni importanti passaggi: valutazione del livello attuale di capacità del soggetto in rapporto al tipo di abilità richieste; scelta delle abilità da insegnare in un ordine prioritario; effettuazione della task analysis. I laboratori svolti nelle fattorie sociali consistevano in alcune attività tipicamente agricole quali la messa a dimora delle piante. I dati elaborati sulla valutazione delle specifiche attività hanno fatto registrare una maggiore presenza di stimoli potenziali, una più elevata varietà dei rinforzi naturali usufruibili da soggetti che vivono in situazioni socio-ambientali con stimoli insufficienti e/o ripetitivi; modelli di ruolo adeguati. Il tema dell’autonomia ha coinvolto altre dimensioni della vita quotidiana come vestirsi, sistemare la stanza, cucinare e mangiare da soli, guardare un film, fare la spesa, raccogliere i frutti, ecc. L’autonomia è stata vissuta come una conquista quotidiana e progressiva in un contesto qual è quello rurale, rispettoso dei tempi e delle diversità, accompagnata da operatori socio-sanitari competenti e da agricoltori sociali motivati e accoglienti. Dalla socialità al lavoro. I progetti “Nella nuova fattoria … ci sono anch’io!” e “Agri Social Sud” tentano di dare una risposta al bisogno di autorealizzazione di soggetti diversamente abili attraverso l’attività lavorativa. Il primo progetto, dell’ASP Catania-DSM Area Neuropsichiatria infantile, è stato finanziato dall’Assessorato regionale alla salute della Regione Siciliana nell’ambito del progetto obiettivo del Piano Sanitario Nazionale 2010, all’interno dell’Intesa Stato Regioni (rep. Atti n. 76- CSR– azione autismo). Ha coinvolto sei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni con diagnosi di spettro autistico Asperger ad alto funzionamento cognitivo. La prima fase (cinque mesi) era caratterizzata dall’attività in fattoria con il supporto di un tutor educativo e di un tutor aziendale, nella seconda fare (tre mesi) i giovani autistici venivano affiancati soltanto dal tutor aziendale. La valutazione del progetto emergono i seguenti risultati: − il coinvolgimento degli agricoltori sociali e delle famiglie e la costante supervisione e consulenza dell’equipe medica e sociale per tutti gli operatori e tutor hanno rappresentato un fattore di successo del progetto; − i ragazzi si sono integrati nel tessuto sociale aziendale; − la produttività dei soggetti autistici nel settore dove sono stati inseriti è aumentata nel tempo; − il lavoro proseguito con il solo tutor aziendale non ha creato discontinuità. I destinatari hanno apprezzato a pieno il progetto e nella valutazione effettuata al termine del percorso hanno messo in evidenza soprattutto la ricaduta positiva sulla qualità della vita e un’aspettativa alta di continuità professionale con 47 la speranza di un’assunzione. Dai questionari somministrati ai genitori risulta che il 100% ha apprezzato il progetto ed ha segnalato un miglioramento nei rapporti sociali del figlio. Il Progetto Agri Social Sud, coordinato dall’Osservatorio Mediterraneo onlus in collaborazione con il Consorzio Alberto Bastiani di Roma e co-finanziato dalla Fondazione con il Sud, aveva l’obiettivo di attivare percorsi di inclusione sociale e lavorativa a favore di persone in condizione di svantaggio sociale, in particolar modo disabili, mediante la realizzazione di percorsi formativi con work experience nel settore dell’agricoltura sociale. Il profilo professionale che si è inteso formare è quello di Addetto alla produzione e commercializzazione di prodotti di agricoltura biologica. Dieci giovani con diagnosi psichiatrica ed in carico al dipartimento di salute mentale dell’ASP di Catania sono stati inseriti con borsa lavoro di 195 ore e il supporto di un tutor aziendale e un tutor educativo in cinque fattorie sociali che hanno attivato al loro interno dei punti vendita. Anche in questo progetto la forte integrazione dei soggetti proponenti aderenti alla rete delle fattorie sociali Sicilia con il sistema dei servizi socio-sanitari, in particolare dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, si è rivelato il fattore di successo. I dati, ancora in fase di elaborazione, rilevano un’elevata adesione al progetto (100%), senza abbandoni, alto gradimento dei genitori, un buon livello di apprendimento delle abilità tecniche e professionali dei giovani coinvolti e la loro aspettativa di proseguire l’esperienza lavorativa in modo stabile nelle fattorie sociali ospitanti. I Percorsi formativi. La Rete delle Fattorie Sociali Sicilia ha promosso numerosi percorsi di riflessione critica sui temi dell’Agricoltura Sociale attraverso la realizzazione di momenti formativi. I contenuti che sono stati proposti hanno riguardato tra gli altri: la zoo antropologia assistenziale, la promozione della salute e l’educazione alimentare; Il ruolo dell’agricoltura sociale nel sistema di welfare locale; i sistemi organizzativi e le modalità gestionali per la conduzione di una fattoria sociale. Le fattorie sociali siciliane si sono fatte promotrici di esperienze di consumo critico e di gruppi di acquisto solidale (GAS). Di particolare interesse risulta l’esperienza di un GAS all’interno del Dipartimento di salute mentale, gestito dai pazienti e sostenuto dall’equipe degli operatori di riabilitazione del Centro diurno di Catania. Al fine di sviluppare l’integrazione con i servizi territoriali la Rete delle fattorie sociali Sicilia – Forum regionale agricoltura sociale ha stipulato dei protocolli d’intesa con l’Università di Catania (Dipartimento Scienze agrarie), l’ASP di Catania, il Centro per l’impiego dell’interland catanese, con le comunità alloggio per minori. 48 3.3 Conclusioni La realtà dell’AS appare fortemente variegata ed esprime vivacità e una capacità innovativa. La collaborazione tra aziende e soggetti no profit (cooperative sociali, associazioni di familiari, associazioni di volontariato) rappresenta un altro elemento di originalità territoriale. I programmi di inclusione sociale caratterizzano la progettualità presente e futura delle aziende. La necessità di coniugare esigenze della produzione con i programmi di inserimento lavorativo appare una delle sfide per la costruzione di un frammento significativo di un nuovo welfare locale. Il rapporto con le istituzioni pubbliche, che seppur ritenuto ineludibile (vedi l’impegno per una legge quadro nazionale e per le leggi regionali sull’agricoltura sociale e per l’accreditamento/riconoscimento istituzionale), è percepito come problematico e rischioso per l’autonomia e la stessa identità di realtà economiche ancora deboli. L’agricoltura sociale può diventare quindi un’occasione concreta dove sperimentare nuove forme di partecipazione e di azione solidale, fare economia civile e promuovere occupazione. L’AS è già diventata una significativa metafora di un modo di costruire un welfare di comunità, con radici solide e profonde.

 Riferimenti bibliografici AA.VV. (2012), Bioreport 2012, Rete Rurale Nazionale, Roma. Camera dei deputati, XIII Commissione Agricoltura, Indagine conoscitiva sull’agricoltura sociale - DOCUMENTO CONCLUSIVO approvato nella seduta del 4 luglio 2012, Roma. Di lacovo, F. (2009), Agricoltura sociale: innovazione multifunzionale nelle aree rurali europee, AGRIREGIONIEUROPA. Di lacovo, F. (2003), Lo sviluppo sociale nelle aree rurali, Franco Angeli, Milano. Giarè F., Macrì M.C. (2012), La valutazione delle azioni innovative di agricoltura sociale, INEA, Roma. Macrì M. C. (2011), Analisi dei casi studio, in Cirulli F., Berry A., Borgi M., Francia N, Alleva E. (a cura di) (2011), L’agricoltura sociale come opportunità di sviluppo rurale sostenibile: prospettive di applicazione nel campo della salute mentale, Rapporti ISTISAN 11/29, Istituto Superiore di Sanità, Roma. Senni S. (2012), L’agricoltura sociale come percorso di sviluppo rurale, Progetto Agri Social Sud, Catania. Senni S. (2010), L’agricoltura come pratica di economia civile: spunti teorici ed evidenze empiriche, XLVII Convegno di Studi SIDEA.



venerdì 4 agosto 2017

PSR2014-2020 MISURA 2.3 FORMAZIONE DEI CONSULENTI



Il Sistema di consulenza aziendale in agricoltura continuerà  a costituire nel periodo 2014-2020 uno degli strumenti principali attraverso cui perseguire le priorità dell'Unione europea in materia di sviluppo rurale. Inoltre i nuovi testi regolamentari ampliano la portata e la centralità del Farm Advisory System non limitandone l'azione al solo ambito dello sviluppo rurale ma conferendogli piena autonomia, oltre a prevedere una serie di materie aggiuntive, rispetto al passato, che potranno essere oggetto di consulenza (greening, cambiamenti climatici, aspetti sanitari zootecnici, ecc...).

       Tale sistema di consulenza contempla molteplici attori pubblici e privati, istituzionali e partners economico-sociali e può essere supportato finanziariamente dai PSR regionali, misura 2.1 e formazione dei consulenti 2.3, sempre  nel rispetto del principio della separatezza delle funzioni.




Formazione dei Consulenti

Obiettivo

Formare i tecnici consulenti che operano nell'ambito della misura 2.1    attraverso percorsi didattici che consentano l'elevazione della conoscenza specifica dei partecipanti sulle tematiche oggetto della consulenza, in coerenza con gli obiettivi specifici delle focus area. È previsto il sostegno alla prestazione di servizi di formazione da parte di enti ed organismi, pubblici o privati, destinati ai tecnici consulenti, sugli ambiti tematici oggetto di appalto a valere della 2.1.1.

Beneficiari

Soggetti pubblici e privati fornitori di servizi di formazione e trasferimento di conoscenze riconosciuti idonei per capacità ed esperienza.

Spese ammissibili

  • Attività di docenza e tutoraggio, comprensiva di remunerazione e missioni del personale;
  • costi diretti legati alla prestazione del servizio di formazione (compresi quelli relativi al luogo dove viene effettuata la formazione), alle visite didattiche, al trasporto collettivo e all'hosting per servizio e-learning;
  • spese per l'elaborazione, l'acquisto o il noleggio di sussidi e materiali didattici di consumo;
  • attività di progettazione e coordinamento del programma formativo;
  • spese generali.

Condizioni di ammissibilità

Presentazione di un progetto di formazione, in grado di rispondere ai fabbisogni specifici dei beneficiari finali dell'intervento. In ciascun progetto sono indicati le tematiche da trattare, lo staff tecnico-formativo (con dimostrata esperienza e capacità professionale sui temi della consulenza), le strutture utilizzate, le caratteristiche del servizio formativo, i costi.

Tipo di sostegno

Sono previsti esclusivamente contributi pubblici in conto capitale. Il contributo è pari al 100% delle spese ammissibili. Per l'aggiornamento dello staff tecnico di ciascun organismo di consulenza, la spesa massima ammissibile è pari a € 200.000,00 per triennio.

Destinatari dell'attività di aggiornamento professionale

Gli staff tecnici degli organismi di consulenza.
Ebbene precisare, chi è chiamato a vario titolo, (enti,istituzioni e operatori) in attività ispettive e di controllo, non potrà svolgere nessuna delle attività previste nel sistema di consulenza aziendale, ne tanto meno al percorso formativo


 

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