sabato 5 agosto 2017

L’ agricoltura sociale

L’ agricoltura sociale e la costruzione di un welfare di comunità

Salvatore Cacciola







 L’agricoltura sociale (AS) rappresenta un’interessante potenzialità allo sviluppo agricolo e rurale sia perché tenta di integrare i processi produttivi in agricoltura alla creazione di percorsi di cura e di inclusione, sia perché favorisce i percorsi di sviluppo nelle aree rurali, consolidando la rete di servizi disponibili per le popolazioni locali, accrescendo la reputazione e la capacità delle imprese agricole di operare in nuove reti di soggetti, diversificando le opportunità di reddito (Di lacovo, 2009). L’AS, pur collocandosi quale forma particolare della più variegata strategia di diversificazione e di offerta di nuovi servizi, assume contenuti e valenze che vanno oltre la dimensione economica. Infatti, l’AS esprime, contemporaneamente, i fattori più tradizionali e profondi dell’attività agricola ed i percorsi più innovativi. Nel caso dell’agricoltura sociale non si tratta quindi di associare alle tradizionali attività un ulteriore elemento ma di trasformare la stessa vision e mission aziendale che può essere sintetizzata così: includere socialmente soggetti svantaggiati nei processi produttivi agricoli rispettando l’ambiente e coinvolgendo attivamente la comunità locale. L’agricoltura sociale consente di rileggere il ruolo multifunzionale delle aziende agricole, in termini di maggiore responsabilità nei confronti della società, offrendo nuove opportunità professionali e, allo stesso tempo, garantendo al territorio rurale la possibilità di uno sviluppo sostenibile ed eticamente orientato. La creazione di contesti di inclusione sociale, di benessere, di riabilitazione e cura caratterizza l’identità delle fattorie sociali e offre l’occasione di sperimentare “dal basso” nuovi modelli di un sistema di welfare, fondato sulle responsabilità e sul coinvolgimento di tutti gli attori sociali. Inoltre, la possibilità di realizzare spazi per la cura e progetti di inclusione sociale apre nuove opportunità per ridisegnare il sistema di sicurezza sociale attorno a valori completamente diversi dal passato, superando un’ottica assisten- 6 Unità operativa educazione alla salute - ASP Catania 42 zialistica esclusivamente fondata sulla redistribuzione delle risorse dal sistema produttivo ai servizi di cura. Nei programmi di inclusione sociale (l’inserimento lavorativo è una delle tappe finali di un percorso complesso di riabilitazione psicosociale) si sperimenta infatti una “rivoluzione copernicana” poiché si ribalta l’ottica dell’intervento non più centrato sull’assistenzialismo ma sulla valorizzazione delle competenze e delle abilità di ogni soggetto nel coltivare la terra. Il lavoro in una fattoria sociale si differenzia della tradizionale “ergoterapia” poiché mette al centro del programma di cura e di riabilitazione le competenze tecniche e le abilità sociali, la qualità delle relazioni che si instaurano in un contesto lavorativo produttivo e i ritmi della natura. Le esperienze di AS nel nostro paese sono eterogenee e perseguono molteplici finalità: dai percorsi di riabilitazione e cura per persone con disabilità psico-fisica attraverso attività terapeutiche o di co-terapia (ortoterapia, pet-therapy, onoterapia), svolte in collaborazione con i servizi socio-sanitari del territorio; alla formazione e inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati; alle attività “rigenerative”, didattiche e di accoglienza per persone con particolari esigenze (anziani, minori e giovani in difficoltà o a rischio di devianza, rifugiati, ecc.). Il fenomeno è cresciuto anche per la presenza di due fattori importanti: la crisi del welfare a seguito della crisi economica e finanziaria; la crisi dell’agricoltura “industriale” e la necessità di affermare un modello di impresa agricola diversificata e multifunzionale. «L’AS interviene sui nuovi bisogni sociali, di protezione e di servizi alla persona provenienti dalle aree rurali e da quelle urbane e sui processi organizzativi e di innovazione del mondo agricolo» (Bioreport 2012). Sull’entità del fenomeno non esistono dati statistici ufficiali; tuttavia, l’esperienza empirica e diverse fonti, italiane ed europee, registrano alcuni tratti comuni delle aziende che praticano agricoltura sociale, quali: − la conduzione agricola estensiva e ad alto impiego di manodopera; − l’utilizzo del metodo di produzione biologica, il ricorso a canali di vendita di filiera corta; − la propensione a lavorare in rete in stretto rapporto con il territorio. 3.1 La valutazione delle pratiche di agricoltura sociale Le pratiche di agricoltura sociale si intersecano con obiettivi di salute già individuati dai piani sanitari nazionali, come la promozione di stili di vita più salutari, la salvaguardia dell’ambiente e il potenziamento della tutela dei soggetti definiti 43 “deboli” o “fragili”. L’agricoltura sociale concorre efficacemente al raggiungimento di tali obiettivi, creando un circolo virtuoso in cui salute mentale e stile di vita salutare si potenziano vicendevolmente. Inoltre, nel campo della salute mentale, ma più in generale della disabilità, esistono esigenze che non sono soddisfatte nei luoghi tradizionali di cura e quindi la necessità di trovare nuovi percorsi di inclusione non convenzionali, sostenuti da reti di solidarietà in grado di catturare potenzialità inespresse del territorio. Anche di fronte alle nuove esigenze anche finanziarie connesse all’invecchiamento della popolazione, l’agricoltura sociale viene considerata in grado di offrire percorsi innovativi. In questo senso, l’agricoltura sociale può aiutare a colmare un vuoto, perché è in grado di generare benefici per una serie di fasce vulnerabili o svantaggiate, dando luogo a servizi innovativi che possano rispondere, da una parte, alla crisi dei sistemi di assistenza sociale, dall’altra a un problema sempre più di attualità, quello della riduzione della spesa sanitaria. I benefici per le persone confermati da evidenze scientifiche appaiono riconducibili ad una pluralità di fattori che creano condizioni di cura o di benessere: il fattore “natura”, in quanto l’esposizione e la vita all’aperto producono benessere e le persone si sentono più attive e motivate; l’importanza dell’attività fisica, con l’impegno delle persone in attività aventi uno scopo, ritmi e compiti precisi; la specificità dell’attività agricola, consistente nel prendersi cura di altri esseri viventi. E’ stata altresì valorizzata la remunerazione come fattore qualificante dell’attività svolta dalla persona e quindi la possibilità che da questo punto di vista offre l’agricoltura sociale, che può dare dignità a una persona fragile, inserendola nel lavoro. Interessante appare in ogni caso l’individuazione della qualità della vita come indicatore di valutazione delle pratiche di agricoltura sociale, che richiama la capacità dell’agricoltura di garantire processi produttivi multifunzionali e di rispondere alla crescente richieste di valore non solo economico che emerge dalla società (relazione dell’INEA alla commissione di indagine parlamentare). Come è stato segnalato con il progetto di studio condotto dall’INEA e dall’Istituto superiore di sanità (Giarè e Macrì, 2012), vi è tuttavia la necessità di strumenti nuovi per comprendere e studiare questi percorsi e quindi di un sostegno a sperimentazioni che, utilizzando i metodi propri della ricerca, possano arrivare a strumenti di indagine che documentino i percorsi terapeutici e di inclusione sociale. 44 3.2 Le esperienze di agricoltura sociale in Sicilia Alla base della crescita straordinaria delle fattorie sociali in Sicilia c’è l’incontro tra chi intende percorrere strade nuove per riaffermare i diritti alla cura e all’inclusione sociale, a partire dal lavoro in un contesto agricolo, e chi da tempo pratica un’agricoltura centrata sul rispetto dell’ambiente e della persona. Le fattorie sociali in Sicilia (Bioreport 2011), nell’arco di un triennio sono quasi triplicate: nel 2007 erano solo 9, nel 2010 ne sono state rilevate ben 25. La crescita numerica è indicatore di una particolare vivacità di una parte delle imprese agricole eticamente orientate e di alcuni soggetti del terzo settore disponibili a sperimentare nuove forme di welfare partecipativo, territoriale e di prossimità. I dati del 2012 degli iscritti alla Rete delle fattorie sociali Sicilia – Forum regionale dell’agricoltura sociale confermano un trend positivo e rilevano ben 45 aziende agricole e 30 associazioni no profit e cooperative sociali. Le fattorie sociali siciliane sono quindi imprese agricole che offrono servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi, progetti di inclusione sociale e lavorativa per soggetti deboli o aree svantaggiate. Tra le molteplici pratiche di agricoltura sociale in Sicilia, si presentano alcune esperienze che offrono un quadro delle possibili applicazioni dell’AS e che possono essere ricondotte a tre aree di intervento sociale: − la prevenzione delle marginalità e delle devianze minorili (progetti sulla prevenzione alla dispersione scolastica), la promozione di benessere e l’educazione alla salute (programmi sulla corretta alimentazione, lotta all’obesità infantile, promozione della salute); − i programmi sull’autonomia delle persone diversamente abili nella prospettiva del dopo di noi; − l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo. Il concetto ormai largamente condiviso della multifunzionalità dell’azienda agricola, in AS assume un significato non semplicemente di carattere economico ma rivela la versatilità degli imprenditori agricoli che praticano AS e la loro varietà di offerte di servizi (educativi, di accoglienza, di turismo sociale, terapeutici e di qualificazione del tempo libero). Dall’educazione alla socialità, dal lavoro alle arti-terapie, dall’ortoterapia alle terapie assistite con la presenza di animali (zooantrolopogia assistenziale). Quattro esperienze appaiono particolarmente significative per descrivere l’eterogeneità delle proposte e la creatività di un pensiero “meridiano” nel declinare il valore della multifunzionalità in agricoltura. Educazione e prevenzione del disagio minorile. La fattoria sociale come la- 45 boratorio culturale e della didattica attiva per chi a scuola “vive nei corridoi”. Il Progetto “Dalle Biofattorie didattiche alle fattorie sociali” ha rappresentato un’occasione di interazione con il mondo della scuola e con gli insegnanti ed ha visto il coinvolgimento attivo dei ragazzi attraverso laboratori ed esperienze pratiche nelle aziende agricole. Nell’anno scolastico 2010/2011 sono stati coinvolti 1500 minori che frequentavano la scuola primaria e la secondaria superiore di primo grado delle province di Catania, Siracusa, Messina e Caltanissetta. Il progetto poteva contare su una stretta collaborazione con le Aziende Sanitarie e l’Assessorato alla salute della Regione siciliana. La proposta educativa traeva spunto dalla lotta all’obesità infantile attraverso una corretta alimentazione e aveva l’obiettivo di rimotivare e suscitare l’interesse di minori a rischio di dispersione e di devianza per la proposta culturale della scuola. La fattoria sociale è stata proposta come contenitore dinamico di saperi trasversali e spendibili nella vita e coerenti con gli obiettivi educativi. In fattoria si apprendono la matematica, la geometria, la storia e la letteratura osservando e riflettendo sul mondo rurale. Non si è trattato di presentare una nuova tecnica didattica ma di proporre un percorso educativo fatto di emozioni, del coinvolgimento dei cinque sensi, anche attraverso un’immersione guidata da adulti nella natura e nel paesaggio rurale. I risultati della valutazione sono stati ampiamente positivi. Autonomia e dopo di noi. Il secondo asse di intervento è rappresentato dalla proposta dei “Weekend del respiro e dell’autonomia”. I soggetti diversamente abili, con l’aiuto di educatori, psicologi, operatori socio-sanitari, trascorrono il fine settimana presso le fattorie sociali sperimentando percorsi di autonomia. I weekend contribuiscono a ridurre il carico psicologico e relazionale della coppia genitoriale (per questo si chiamano del respiro). Per le persone con disabilità, il contatto diretto con la natura e il coinvolgimento attivo nei lavori tipici di un’azienda agricola possono rappresentare delle importanti occasioni di promozione del benessere psico-fisico e relazionale. Queste esperienze permettono di scoprire nuovi interessi, di sviluppare abilità, nella prospettiva dell’autonomia personale e del “Dopo di noi”. Attraverso il progetto denominato “Cacciatori di aquiloni”, promosso dall’Associazione Italiana Educazione Sanitaria Sicilia, finanziato con fondi protocollo di intesa fondazioni bancarie e volontariato, in collaborazione con sei fattorie sociali e con le associazioni dei familiari, sono stati realizzati, negli anni 2010/2012, 60 week end del respiro e dell’autonomia. Le aree di intervento psico-sociale dei weekend intendevano raggiungere numerosi obiettivi: autonomia personale, comportamento sociale, abilità di comunicazione, mobilità, abilità lavorative relative ai diversi contesti aziendali. Le attività che si sono svolte all’interno delle fattorie 46 sociali sono state caratterizzate da alcuni importanti passaggi: valutazione del livello attuale di capacità del soggetto in rapporto al tipo di abilità richieste; scelta delle abilità da insegnare in un ordine prioritario; effettuazione della task analysis. I laboratori svolti nelle fattorie sociali consistevano in alcune attività tipicamente agricole quali la messa a dimora delle piante. I dati elaborati sulla valutazione delle specifiche attività hanno fatto registrare una maggiore presenza di stimoli potenziali, una più elevata varietà dei rinforzi naturali usufruibili da soggetti che vivono in situazioni socio-ambientali con stimoli insufficienti e/o ripetitivi; modelli di ruolo adeguati. Il tema dell’autonomia ha coinvolto altre dimensioni della vita quotidiana come vestirsi, sistemare la stanza, cucinare e mangiare da soli, guardare un film, fare la spesa, raccogliere i frutti, ecc. L’autonomia è stata vissuta come una conquista quotidiana e progressiva in un contesto qual è quello rurale, rispettoso dei tempi e delle diversità, accompagnata da operatori socio-sanitari competenti e da agricoltori sociali motivati e accoglienti. Dalla socialità al lavoro. I progetti “Nella nuova fattoria … ci sono anch’io!” e “Agri Social Sud” tentano di dare una risposta al bisogno di autorealizzazione di soggetti diversamente abili attraverso l’attività lavorativa. Il primo progetto, dell’ASP Catania-DSM Area Neuropsichiatria infantile, è stato finanziato dall’Assessorato regionale alla salute della Regione Siciliana nell’ambito del progetto obiettivo del Piano Sanitario Nazionale 2010, all’interno dell’Intesa Stato Regioni (rep. Atti n. 76- CSR– azione autismo). Ha coinvolto sei giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni con diagnosi di spettro autistico Asperger ad alto funzionamento cognitivo. La prima fase (cinque mesi) era caratterizzata dall’attività in fattoria con il supporto di un tutor educativo e di un tutor aziendale, nella seconda fare (tre mesi) i giovani autistici venivano affiancati soltanto dal tutor aziendale. La valutazione del progetto emergono i seguenti risultati: − il coinvolgimento degli agricoltori sociali e delle famiglie e la costante supervisione e consulenza dell’equipe medica e sociale per tutti gli operatori e tutor hanno rappresentato un fattore di successo del progetto; − i ragazzi si sono integrati nel tessuto sociale aziendale; − la produttività dei soggetti autistici nel settore dove sono stati inseriti è aumentata nel tempo; − il lavoro proseguito con il solo tutor aziendale non ha creato discontinuità. I destinatari hanno apprezzato a pieno il progetto e nella valutazione effettuata al termine del percorso hanno messo in evidenza soprattutto la ricaduta positiva sulla qualità della vita e un’aspettativa alta di continuità professionale con 47 la speranza di un’assunzione. Dai questionari somministrati ai genitori risulta che il 100% ha apprezzato il progetto ed ha segnalato un miglioramento nei rapporti sociali del figlio. Il Progetto Agri Social Sud, coordinato dall’Osservatorio Mediterraneo onlus in collaborazione con il Consorzio Alberto Bastiani di Roma e co-finanziato dalla Fondazione con il Sud, aveva l’obiettivo di attivare percorsi di inclusione sociale e lavorativa a favore di persone in condizione di svantaggio sociale, in particolar modo disabili, mediante la realizzazione di percorsi formativi con work experience nel settore dell’agricoltura sociale. Il profilo professionale che si è inteso formare è quello di Addetto alla produzione e commercializzazione di prodotti di agricoltura biologica. Dieci giovani con diagnosi psichiatrica ed in carico al dipartimento di salute mentale dell’ASP di Catania sono stati inseriti con borsa lavoro di 195 ore e il supporto di un tutor aziendale e un tutor educativo in cinque fattorie sociali che hanno attivato al loro interno dei punti vendita. Anche in questo progetto la forte integrazione dei soggetti proponenti aderenti alla rete delle fattorie sociali Sicilia con il sistema dei servizi socio-sanitari, in particolare dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, si è rivelato il fattore di successo. I dati, ancora in fase di elaborazione, rilevano un’elevata adesione al progetto (100%), senza abbandoni, alto gradimento dei genitori, un buon livello di apprendimento delle abilità tecniche e professionali dei giovani coinvolti e la loro aspettativa di proseguire l’esperienza lavorativa in modo stabile nelle fattorie sociali ospitanti. I Percorsi formativi. La Rete delle Fattorie Sociali Sicilia ha promosso numerosi percorsi di riflessione critica sui temi dell’Agricoltura Sociale attraverso la realizzazione di momenti formativi. I contenuti che sono stati proposti hanno riguardato tra gli altri: la zoo antropologia assistenziale, la promozione della salute e l’educazione alimentare; Il ruolo dell’agricoltura sociale nel sistema di welfare locale; i sistemi organizzativi e le modalità gestionali per la conduzione di una fattoria sociale. Le fattorie sociali siciliane si sono fatte promotrici di esperienze di consumo critico e di gruppi di acquisto solidale (GAS). Di particolare interesse risulta l’esperienza di un GAS all’interno del Dipartimento di salute mentale, gestito dai pazienti e sostenuto dall’equipe degli operatori di riabilitazione del Centro diurno di Catania. Al fine di sviluppare l’integrazione con i servizi territoriali la Rete delle fattorie sociali Sicilia – Forum regionale agricoltura sociale ha stipulato dei protocolli d’intesa con l’Università di Catania (Dipartimento Scienze agrarie), l’ASP di Catania, il Centro per l’impiego dell’interland catanese, con le comunità alloggio per minori. 48 3.3 Conclusioni La realtà dell’AS appare fortemente variegata ed esprime vivacità e una capacità innovativa. La collaborazione tra aziende e soggetti no profit (cooperative sociali, associazioni di familiari, associazioni di volontariato) rappresenta un altro elemento di originalità territoriale. I programmi di inclusione sociale caratterizzano la progettualità presente e futura delle aziende. La necessità di coniugare esigenze della produzione con i programmi di inserimento lavorativo appare una delle sfide per la costruzione di un frammento significativo di un nuovo welfare locale. Il rapporto con le istituzioni pubbliche, che seppur ritenuto ineludibile (vedi l’impegno per una legge quadro nazionale e per le leggi regionali sull’agricoltura sociale e per l’accreditamento/riconoscimento istituzionale), è percepito come problematico e rischioso per l’autonomia e la stessa identità di realtà economiche ancora deboli. L’agricoltura sociale può diventare quindi un’occasione concreta dove sperimentare nuove forme di partecipazione e di azione solidale, fare economia civile e promuovere occupazione. L’AS è già diventata una significativa metafora di un modo di costruire un welfare di comunità, con radici solide e profonde.

 Riferimenti bibliografici AA.VV. (2012), Bioreport 2012, Rete Rurale Nazionale, Roma. Camera dei deputati, XIII Commissione Agricoltura, Indagine conoscitiva sull’agricoltura sociale - DOCUMENTO CONCLUSIVO approvato nella seduta del 4 luglio 2012, Roma. Di lacovo, F. (2009), Agricoltura sociale: innovazione multifunzionale nelle aree rurali europee, AGRIREGIONIEUROPA. Di lacovo, F. (2003), Lo sviluppo sociale nelle aree rurali, Franco Angeli, Milano. Giarè F., Macrì M.C. (2012), La valutazione delle azioni innovative di agricoltura sociale, INEA, Roma. Macrì M. C. (2011), Analisi dei casi studio, in Cirulli F., Berry A., Borgi M., Francia N, Alleva E. (a cura di) (2011), L’agricoltura sociale come opportunità di sviluppo rurale sostenibile: prospettive di applicazione nel campo della salute mentale, Rapporti ISTISAN 11/29, Istituto Superiore di Sanità, Roma. Senni S. (2012), L’agricoltura sociale come percorso di sviluppo rurale, Progetto Agri Social Sud, Catania. Senni S. (2010), L’agricoltura come pratica di economia civile: spunti teorici ed evidenze empiriche, XLVII Convegno di Studi SIDEA.



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