L’ agricoltura sociale e la
costruzione di un welfare di comunità
L’agricoltura sociale (AS) rappresenta
un’interessante potenzialità allo sviluppo agricolo e rurale sia perché tenta
di integrare i processi produttivi in agricoltura alla creazione di percorsi di
cura e di inclusione, sia perché favorisce i percorsi di sviluppo nelle aree
rurali, consolidando la rete di servizi disponibili per le popolazioni locali,
accrescendo la reputazione e la capacità delle imprese agricole di operare in
nuove reti di soggetti, diversificando le opportunità di reddito (Di lacovo,
2009). L’AS, pur collocandosi quale forma particolare della più variegata
strategia di diversificazione e di offerta di nuovi servizi, assume contenuti e
valenze che vanno oltre la dimensione economica. Infatti, l’AS esprime,
contemporaneamente, i fattori più tradizionali e profondi dell’attività
agricola ed i percorsi più innovativi. Nel caso dell’agricoltura sociale non si
tratta quindi di associare alle tradizionali attività un ulteriore elemento ma
di trasformare la stessa vision e mission aziendale che può essere sintetizzata
così: includere socialmente soggetti svantaggiati nei processi produttivi
agricoli rispettando l’ambiente e coinvolgendo attivamente la comunità locale.
L’agricoltura sociale consente di rileggere il ruolo multifunzionale delle
aziende agricole, in termini di maggiore responsabilità nei confronti della
società, offrendo nuove opportunità professionali e, allo stesso tempo,
garantendo al territorio rurale la possibilità di uno sviluppo sostenibile ed
eticamente orientato. La creazione di contesti di inclusione sociale, di
benessere, di riabilitazione e cura caratterizza l’identità delle fattorie
sociali e offre l’occasione di sperimentare “dal basso” nuovi modelli di un
sistema di welfare, fondato sulle responsabilità e sul coinvolgimento di tutti
gli attori sociali. Inoltre, la possibilità di realizzare spazi per la cura e
progetti di inclusione sociale apre nuove opportunità per ridisegnare il
sistema di sicurezza sociale attorno a valori completamente diversi dal
passato, superando un’ottica assisten- 6 Unità operativa educazione alla salute
- ASP Catania 42 zialistica esclusivamente fondata sulla redistribuzione delle
risorse dal sistema produttivo ai servizi di cura. Nei programmi di inclusione
sociale (l’inserimento lavorativo è una delle tappe finali di un percorso
complesso di riabilitazione psicosociale) si sperimenta infatti una
“rivoluzione copernicana” poiché si ribalta l’ottica dell’intervento non più
centrato sull’assistenzialismo ma sulla valorizzazione delle competenze e delle
abilità di ogni soggetto nel coltivare la terra. Il lavoro in una fattoria
sociale si differenzia della tradizionale “ergoterapia” poiché mette al centro
del programma di cura e di riabilitazione le competenze tecniche e le abilità
sociali, la qualità delle relazioni che si instaurano in un contesto lavorativo
produttivo e i ritmi della natura. Le esperienze di AS nel nostro paese sono
eterogenee e perseguono molteplici finalità: dai percorsi di riabilitazione e
cura per persone con disabilità psico-fisica attraverso attività terapeutiche o
di co-terapia (ortoterapia, pet-therapy, onoterapia), svolte in collaborazione
con i servizi socio-sanitari del territorio; alla formazione e inserimento
lavorativo di soggetti svantaggiati; alle attività “rigenerative”, didattiche e
di accoglienza per persone con particolari esigenze (anziani, minori e giovani
in difficoltà o a rischio di devianza, rifugiati, ecc.). Il fenomeno è
cresciuto anche per la presenza di due fattori importanti: la crisi del welfare
a seguito della crisi economica e finanziaria; la crisi dell’agricoltura
“industriale” e la necessità di affermare un modello di impresa agricola
diversificata e multifunzionale. «L’AS interviene sui nuovi bisogni sociali, di
protezione e di servizi alla persona provenienti dalle aree rurali e da quelle
urbane e sui processi organizzativi e di innovazione del mondo agricolo»
(Bioreport 2012). Sull’entità del fenomeno non esistono dati statistici
ufficiali; tuttavia, l’esperienza empirica e diverse fonti, italiane ed europee,
registrano alcuni tratti comuni delle aziende che praticano agricoltura
sociale, quali: − la conduzione agricola estensiva e ad alto impiego di
manodopera; − l’utilizzo del metodo di produzione biologica, il ricorso a
canali di vendita di filiera corta; − la propensione a lavorare in rete in
stretto rapporto con il territorio. 3.1 La valutazione delle pratiche di
agricoltura sociale Le pratiche di agricoltura sociale si intersecano con
obiettivi di salute già individuati dai piani sanitari nazionali, come la
promozione di stili di vita più salutari, la salvaguardia dell’ambiente e il
potenziamento della tutela dei soggetti definiti 43 “deboli” o “fragili”.
L’agricoltura sociale concorre efficacemente al raggiungimento di tali
obiettivi, creando un circolo virtuoso in cui salute mentale e stile di vita
salutare si potenziano vicendevolmente. Inoltre, nel campo della salute
mentale, ma più in generale della disabilità, esistono esigenze che non sono
soddisfatte nei luoghi tradizionali di cura e quindi la necessità di trovare
nuovi percorsi di inclusione non convenzionali, sostenuti da reti di
solidarietà in grado di catturare potenzialità inespresse del territorio. Anche
di fronte alle nuove esigenze anche finanziarie connesse all’invecchiamento
della popolazione, l’agricoltura sociale viene considerata in grado di offrire
percorsi innovativi. In questo senso, l’agricoltura sociale può aiutare a
colmare un vuoto, perché è in grado di generare benefici per una serie di fasce
vulnerabili o svantaggiate, dando luogo a servizi innovativi che possano
rispondere, da una parte, alla crisi dei sistemi di assistenza sociale,
dall’altra a un problema sempre più di attualità, quello della riduzione della
spesa sanitaria. I benefici per le persone confermati da evidenze scientifiche
appaiono riconducibili ad una pluralità di fattori che creano condizioni di
cura o di benessere: il fattore “natura”, in quanto l’esposizione e la vita
all’aperto producono benessere e le persone si sentono più attive e motivate;
l’importanza dell’attività fisica, con l’impegno delle persone in attività
aventi uno scopo, ritmi e compiti precisi; la specificità dell’attività
agricola, consistente nel prendersi cura di altri esseri viventi. E’ stata
altresì valorizzata la remunerazione come fattore qualificante dell’attività
svolta dalla persona e quindi la possibilità che da questo punto di vista offre
l’agricoltura sociale, che può dare dignità a una persona fragile, inserendola
nel lavoro. Interessante appare in ogni caso l’individuazione della qualità
della vita come indicatore di valutazione delle pratiche di agricoltura
sociale, che richiama la capacità dell’agricoltura di garantire processi
produttivi multifunzionali e di rispondere alla crescente richieste di valore
non solo economico che emerge dalla società (relazione dell’INEA alla
commissione di indagine parlamentare). Come è stato segnalato con il progetto
di studio condotto dall’INEA e dall’Istituto superiore di sanità (Giarè e
Macrì, 2012), vi è tuttavia la necessità di strumenti nuovi per comprendere e
studiare questi percorsi e quindi di un sostegno a sperimentazioni che,
utilizzando i metodi propri della ricerca, possano arrivare a strumenti di
indagine che documentino i percorsi terapeutici e di inclusione sociale. 44 3.2
Le esperienze di agricoltura sociale in Sicilia Alla base della crescita
straordinaria delle fattorie sociali in Sicilia c’è l’incontro tra chi intende
percorrere strade nuove per riaffermare i diritti alla cura e all’inclusione
sociale, a partire dal lavoro in un contesto agricolo, e chi da tempo pratica
un’agricoltura centrata sul rispetto dell’ambiente e della persona. Le fattorie
sociali in Sicilia (Bioreport 2011), nell’arco di un triennio sono quasi
triplicate: nel 2007 erano solo 9, nel 2010 ne sono state rilevate ben 25. La
crescita numerica è indicatore di una particolare vivacità di una parte delle
imprese agricole eticamente orientate e di alcuni soggetti del terzo settore
disponibili a sperimentare nuove forme di welfare partecipativo, territoriale e
di prossimità. I dati del 2012 degli iscritti alla Rete delle fattorie sociali
Sicilia – Forum regionale dell’agricoltura sociale confermano un trend positivo
e rilevano ben 45 aziende agricole e 30 associazioni no profit e cooperative
sociali. Le fattorie sociali siciliane sono quindi imprese agricole che offrono
servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi, progetti di inclusione
sociale e lavorativa per soggetti deboli o aree svantaggiate. Tra le molteplici
pratiche di agricoltura sociale in Sicilia, si presentano alcune esperienze che
offrono un quadro delle possibili applicazioni dell’AS e che possono essere
ricondotte a tre aree di intervento sociale: − la prevenzione delle marginalità
e delle devianze minorili (progetti sulla prevenzione alla dispersione
scolastica), la promozione di benessere e l’educazione alla salute (programmi
sulla corretta alimentazione, lotta all’obesità infantile, promozione della
salute); − i programmi sull’autonomia delle persone diversamente abili nella
prospettiva del dopo di noi; − l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo.
Il concetto ormai largamente condiviso della multifunzionalità dell’azienda
agricola, in AS assume un significato non semplicemente di carattere economico
ma rivela la versatilità degli imprenditori agricoli che praticano AS e la loro
varietà di offerte di servizi (educativi, di accoglienza, di turismo sociale,
terapeutici e di qualificazione del tempo libero). Dall’educazione alla
socialità, dal lavoro alle arti-terapie, dall’ortoterapia alle terapie
assistite con la presenza di animali (zooantrolopogia assistenziale). Quattro
esperienze appaiono particolarmente significative per descrivere l’eterogeneità
delle proposte e la creatività di un pensiero “meridiano” nel declinare il
valore della multifunzionalità in agricoltura. Educazione e prevenzione del
disagio minorile. La fattoria sociale come la- 45 boratorio culturale e della
didattica attiva per chi a scuola “vive nei corridoi”. Il Progetto “Dalle
Biofattorie didattiche alle fattorie sociali” ha rappresentato un’occasione di
interazione con il mondo della scuola e con gli insegnanti ed ha visto il
coinvolgimento attivo dei ragazzi attraverso laboratori ed esperienze pratiche
nelle aziende agricole. Nell’anno scolastico 2010/2011 sono stati coinvolti
1500 minori che frequentavano la scuola primaria e la secondaria superiore di
primo grado delle province di Catania, Siracusa, Messina e Caltanissetta. Il
progetto poteva contare su una stretta collaborazione con le Aziende Sanitarie
e l’Assessorato alla salute della Regione siciliana. La proposta educativa
traeva spunto dalla lotta all’obesità infantile attraverso una corretta
alimentazione e aveva l’obiettivo di rimotivare e suscitare l’interesse di
minori a rischio di dispersione e di devianza per la proposta culturale della
scuola. La fattoria sociale è stata proposta come contenitore dinamico di
saperi trasversali e spendibili nella vita e coerenti con gli obiettivi
educativi. In fattoria si apprendono la matematica, la geometria, la storia e la
letteratura osservando e riflettendo sul mondo rurale. Non si è trattato di
presentare una nuova tecnica didattica ma di proporre un percorso educativo
fatto di emozioni, del coinvolgimento dei cinque sensi, anche attraverso
un’immersione guidata da adulti nella natura e nel paesaggio rurale. I
risultati della valutazione sono stati ampiamente positivi. Autonomia e dopo di
noi. Il secondo asse di intervento è rappresentato dalla proposta dei “Weekend
del respiro e dell’autonomia”. I soggetti diversamente abili, con l’aiuto di
educatori, psicologi, operatori socio-sanitari, trascorrono il fine settimana
presso le fattorie sociali sperimentando percorsi di autonomia. I weekend
contribuiscono a ridurre il carico psicologico e relazionale della coppia
genitoriale (per questo si chiamano del respiro). Per le persone con
disabilità, il contatto diretto con la natura e il coinvolgimento attivo nei
lavori tipici di un’azienda agricola possono rappresentare delle importanti
occasioni di promozione del benessere psico-fisico e relazionale. Queste
esperienze permettono di scoprire nuovi interessi, di sviluppare abilità, nella
prospettiva dell’autonomia personale e del “Dopo di noi”. Attraverso il
progetto denominato “Cacciatori di aquiloni”, promosso dall’Associazione Italiana
Educazione Sanitaria Sicilia, finanziato con fondi protocollo di intesa
fondazioni bancarie e volontariato, in collaborazione con sei fattorie sociali
e con le associazioni dei familiari, sono stati realizzati, negli anni
2010/2012, 60 week end del respiro e dell’autonomia. Le aree di intervento
psico-sociale dei weekend intendevano raggiungere numerosi obiettivi: autonomia
personale, comportamento sociale, abilità di comunicazione, mobilità, abilità
lavorative relative ai diversi contesti aziendali. Le attività che si sono
svolte all’interno delle fattorie 46 sociali sono state caratterizzate da
alcuni importanti passaggi: valutazione del livello attuale di capacità del
soggetto in rapporto al tipo di abilità richieste; scelta delle abilità da insegnare
in un ordine prioritario; effettuazione della task analysis. I laboratori
svolti nelle fattorie sociali consistevano in alcune attività tipicamente
agricole quali la messa a dimora delle piante. I dati elaborati sulla
valutazione delle specifiche attività hanno fatto registrare una maggiore
presenza di stimoli potenziali, una più elevata varietà dei rinforzi naturali
usufruibili da soggetti che vivono in situazioni socio-ambientali con stimoli
insufficienti e/o ripetitivi; modelli di ruolo adeguati. Il tema dell’autonomia
ha coinvolto altre dimensioni della vita quotidiana come vestirsi, sistemare la
stanza, cucinare e mangiare da soli, guardare un film, fare la spesa,
raccogliere i frutti, ecc. L’autonomia è stata vissuta come una conquista
quotidiana e progressiva in un contesto qual è quello rurale, rispettoso dei
tempi e delle diversità, accompagnata da operatori socio-sanitari competenti e
da agricoltori sociali motivati e accoglienti. Dalla socialità al lavoro. I
progetti “Nella nuova fattoria … ci sono anch’io!” e “Agri Social Sud” tentano
di dare una risposta al bisogno di autorealizzazione di soggetti diversamente
abili attraverso l’attività lavorativa. Il primo progetto, dell’ASP Catania-DSM
Area Neuropsichiatria infantile, è stato finanziato dall’Assessorato regionale
alla salute della Regione Siciliana nell’ambito del progetto obiettivo del
Piano Sanitario Nazionale 2010, all’interno dell’Intesa Stato Regioni (rep.
Atti n. 76- CSR– azione autismo). Ha coinvolto sei giovani di età compresa tra i
18 e i 28 anni con diagnosi di spettro autistico Asperger ad alto funzionamento
cognitivo. La prima fase (cinque mesi) era caratterizzata dall’attività in
fattoria con il supporto di un tutor educativo e di un tutor aziendale, nella
seconda fare (tre mesi) i giovani autistici venivano affiancati soltanto dal
tutor aziendale. La valutazione del progetto emergono i seguenti risultati: −
il coinvolgimento degli agricoltori sociali e delle famiglie e la costante
supervisione e consulenza dell’equipe medica e sociale per tutti gli operatori
e tutor hanno rappresentato un fattore di successo del progetto; − i ragazzi si
sono integrati nel tessuto sociale aziendale; − la produttività dei soggetti
autistici nel settore dove sono stati inseriti è aumentata nel tempo; − il
lavoro proseguito con il solo tutor aziendale non ha creato discontinuità. I
destinatari hanno apprezzato a pieno il progetto e nella valutazione effettuata
al termine del percorso hanno messo in evidenza soprattutto la ricaduta
positiva sulla qualità della vita e un’aspettativa alta di continuità
professionale con 47 la speranza di un’assunzione. Dai questionari
somministrati ai genitori risulta che il 100% ha apprezzato il progetto ed ha
segnalato un miglioramento nei rapporti sociali del figlio. Il Progetto Agri
Social Sud, coordinato dall’Osservatorio Mediterraneo onlus in collaborazione
con il Consorzio Alberto Bastiani di Roma e co-finanziato dalla Fondazione con
il Sud, aveva l’obiettivo di attivare percorsi di inclusione sociale e
lavorativa a favore di persone in condizione di svantaggio sociale, in
particolar modo disabili, mediante la realizzazione di percorsi formativi con
work experience nel settore dell’agricoltura sociale. Il profilo professionale
che si è inteso formare è quello di Addetto alla produzione e
commercializzazione di prodotti di agricoltura biologica. Dieci giovani con
diagnosi psichiatrica ed in carico al dipartimento di salute mentale dell’ASP
di Catania sono stati inseriti con borsa lavoro di 195 ore e il supporto di un tutor
aziendale e un tutor educativo in cinque fattorie sociali che hanno attivato al
loro interno dei punti vendita. Anche in questo progetto la forte integrazione
dei soggetti proponenti aderenti alla rete delle fattorie sociali Sicilia con
il sistema dei servizi socio-sanitari, in particolare dell’Azienda Sanitaria
Provinciale di Catania, si è rivelato il fattore di successo. I dati, ancora in
fase di elaborazione, rilevano un’elevata adesione al progetto (100%), senza
abbandoni, alto gradimento dei genitori, un buon livello di apprendimento delle
abilità tecniche e professionali dei giovani coinvolti e la loro aspettativa di
proseguire l’esperienza lavorativa in modo stabile nelle fattorie sociali
ospitanti. I Percorsi formativi. La Rete delle Fattorie Sociali Sicilia ha
promosso numerosi percorsi di riflessione critica sui temi dell’Agricoltura
Sociale attraverso la realizzazione di momenti formativi. I contenuti che sono
stati proposti hanno riguardato tra gli altri: la zoo antropologia
assistenziale, la promozione della salute e l’educazione alimentare; Il ruolo
dell’agricoltura sociale nel sistema di welfare locale; i sistemi organizzativi
e le modalità gestionali per la conduzione di una fattoria sociale. Le fattorie
sociali siciliane si sono fatte promotrici di esperienze di consumo critico e
di gruppi di acquisto solidale (GAS). Di particolare interesse risulta
l’esperienza di un GAS all’interno del Dipartimento di salute mentale, gestito
dai pazienti e sostenuto dall’equipe degli operatori di riabilitazione del
Centro diurno di Catania. Al fine di sviluppare l’integrazione con i servizi
territoriali la Rete delle fattorie sociali Sicilia – Forum regionale
agricoltura sociale ha stipulato dei protocolli d’intesa con l’Università di
Catania (Dipartimento Scienze agrarie), l’ASP di Catania, il Centro per
l’impiego dell’interland catanese, con le comunità alloggio per minori. 48 3.3
Conclusioni La realtà dell’AS appare fortemente variegata ed esprime vivacità e
una capacità innovativa. La collaborazione tra aziende e soggetti no profit
(cooperative sociali, associazioni di familiari, associazioni di volontariato)
rappresenta un altro elemento di originalità territoriale. I programmi di
inclusione sociale caratterizzano la progettualità presente e futura delle
aziende. La necessità di coniugare esigenze della produzione con i programmi di
inserimento lavorativo appare una delle sfide per la costruzione di un
frammento significativo di un nuovo welfare locale. Il rapporto con le
istituzioni pubbliche, che seppur ritenuto ineludibile (vedi l’impegno per una
legge quadro nazionale e per le leggi regionali sull’agricoltura sociale e per
l’accreditamento/riconoscimento istituzionale), è percepito come problematico e
rischioso per l’autonomia e la stessa identità di realtà economiche ancora
deboli. L’agricoltura sociale può diventare quindi un’occasione concreta dove
sperimentare nuove forme di partecipazione e di azione solidale, fare economia
civile e promuovere occupazione. L’AS è già diventata una significativa metafora
di un modo di costruire un welfare di comunità, con radici solide e profonde.
Riferimenti
bibliografici AA.VV. (2012), Bioreport 2012, Rete Rurale Nazionale, Roma.
Camera dei deputati, XIII Commissione Agricoltura, Indagine conoscitiva
sull’agricoltura sociale - DOCUMENTO CONCLUSIVO approvato nella seduta del 4
luglio 2012, Roma. Di lacovo, F. (2009), Agricoltura sociale: innovazione
multifunzionale nelle aree rurali europee, AGRIREGIONIEUROPA. Di lacovo, F.
(2003), Lo sviluppo sociale nelle aree rurali, Franco Angeli, Milano. Giarè F.,
Macrì M.C. (2012), La valutazione delle azioni innovative di agricoltura
sociale, INEA, Roma. Macrì M. C. (2011), Analisi dei casi studio, in Cirulli
F., Berry A., Borgi M., Francia N, Alleva E. (a cura di) (2011), L’agricoltura
sociale come opportunità di sviluppo rurale sostenibile: prospettive di
applicazione nel campo della salute mentale, Rapporti ISTISAN 11/29, Istituto
Superiore di Sanità, Roma. Senni S. (2012), L’agricoltura sociale come percorso
di sviluppo rurale, Progetto Agri Social Sud, Catania. Senni S. (2010),
L’agricoltura come pratica di economia civile: spunti teorici ed evidenze
empiriche, XLVII Convegno di Studi SIDEA.
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