Il gruppo di lavoro della Libera
Università Rurale Saper&Sapor Onlus, sulla De.Co, ha elaborato un
format per il riconoscimento dei prodotti De.Co. attraverso il percorso della
programmazione partecipativa "GeniusLoci De.Co"
La (De.Co.) Denominazione Comunale, rappresenta
un’opportunità per salvaguardare l'identità di un territorio legato a una
produzione specifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e
di “crescita” di un prodotto, che ha un forte ed efficace valore identitario
per una Comunità.
Noi ci ispiriamo a un modello di
De.Co che tiene conto di tutte le criticità e i limiti evidenziati negli anni passati.
L’obiettivo in primis una De.Co. a burocrazia zero e a costo zero, per le aziende, per le
istituzioni e per i cittadini, dove gli elementi essenziali di relazionalità
sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-Tracciabilità-Trasparenza che rappresentano
la vera componente innovativa.
l format elaborato della
Lurss.Onlus è composto da 10-12 steps tra i quali “Ambasciatore dell’identità
territoriale” e “Custodi dell’identità territoriale” i quali sono destinati ad
assolvere a un ruolo fondamentale, comunicare e far conoscere il territorio, il
quale assume un importanza crescente anche nei confronti del visitatore, e del
viaggiante, che ritrova nel prodotto, un insieme di valori, ivi compresi quelli
identitari. Il nostro obiettivo è accompagnare la valorizzazione dei simboli
della nostra terra, il profumo del nostro mare, uniti alle bellezze ambientali.
In questo percorso, chef,
gastronauti, giornalisti, sommelier, associazioni, pro-loco, intenditori e
appassionati, sono partners privilegiati, candidati ideali a divenire Custodi
dell’Identità Territoriale
Favara comune dell'agrigentino, durante il periodo pasquale si svolge ogni
anno la" Sagra dell'Agnello Pasquale", dedicata al dolce tipico di
pasta di mandola farcito di pistacchio, a forma di Agnello.
Il prodotto dolciario, gustato,
conosciuto ed apprezzato in Italia ed all’estero.
L’agnello pasquale, dolce tipico
favarese, trova fondamento in una tradizione
abbastanza antica
Fra la fine del 1800 e l’inizio
del 1900 ne fa un lacunoso accenno il barone Antonio Mendola, ma l’uso di
questo dolce era ancorato ad una tradizione esclusivamente familiare e non
poteva assolutamente gareggiare, per preferenza e quantità, con i frutti di
martorana ed i cannoli, molto apprezzati oltre cento anni addietro dai
favaresi, principalmente per Natale e Pasqua.
L’agnello pasquale, preparato con
pasta reale a base di mandorle, ripieno di pasta di pistacchio e finito con
velo di zucchero e decorazioni, è rimasto un dolce strettamente artigianale e
familiare fino alla seconda metà del 1900.
Questo dolce è stato assaggiato
il 12 maggio 1923, da mons. Giuseppe Roncalli (1881-1963 - eletto Papa Giovanni
XXIII il 28-10-1858), quando, essendo in visita ad Agrigento, dovendo rientrare
a Roma, il canonico Antonio Sutera volle accompagnarlo fino a Caltanissetta e,
passando per Favara, insieme si fermarono nella sua residenza di via Umberto
per prendere un caffé e, per l’occasione, assaggiare questo dolce favarese
preparato da suor Concetta Lombardo del collegio di Maria.
Il dolce venne talmente
apprezzato da mons. Roncalli, al punto tale che a 40 anni esatti dalla visita
ad Agrigento-Favara, precisamente l'11 maggio 1963, ricevendo il nuovo Vescovo
ausiliare di Agrigento, mons. Calogero Lauricella, accompagnato per l'occasione,
dal teologo Antonio Sutera, studente all'ateneo di Roma (nipote del canonico
Antonio Sutera), Papa Giovanni XXIII volle ricordare due cose in particolare:
la visita effettuata ai templi di Agrigento e il gusto particolare dell'agnello
pasquale, consumato a Favara (v. foto).
Il canonico Sutera, quando era
direttore diocesano delle pontificie opere missionarie e rettore del seminario
di Agrigento più volte ha omaggiato mons. Roncalli di questo squisito dolce
favarese e successivamente, riprendendo una vecchia e nobile tradizione, anche
il Movimento Giovanile Studentesco di Favara, il cui promotore era il sac.
Antonio Sutera (nipote del suddetto canonico), a quell'epoca rettore della
chiesa del Rosario di Favara. Di quanto detto ne è riprova una lettera della
Segreteria di Stato del 18 aprile 1966, con la quale l’eletto cardinale
sostituto mons. Angelo Dell’Acqua comunicava a mons. Sutera che Papa Paolo VI
voleva ringraziarlo per l’invio dell’agnello pasquale (v. foto).
Nel novembre 2004, in occasione di un
incontro di Papa Giovanni Paolo II con alcuni disabili sono stati portati
alcuni doni e, fra questi, anche un agnello pasquale di Favara.
Ingredienti
1,4 kg di zucchero a velo
1 kg di mandorle
1 kg di pistacchi
500 ml d’acqua
Preparazione dell’agnello
pasquale di Favara
Sbollentare e sbucciare le
mandorle e i pistacchi. Quando entrambi gli ingredienti si saranno raffreddati
macinarli separatamente fino a ottenere delle farine fini. Fare bollire in un
tegame 700 g
di zucchero a velo e 250 ml d’acqua. Quindi togliere lo sciroppo dalla fiamma,
aggiungervi il trito di mandorle e impastare il tutto fino a ottenere una pasta
liscia ed omogenea. Seguire lo stesso procedimento per il trito di pistacchi.
Inserire nello stampo
dell’agnello pasquale parte della pasta di mandorle fredda premendola lungo i
bordi dello stampo per uno spessore di circa 1 cm, così da formare quella
che sarà la parte dell’agnello visibile all’occhio. Dopodiché riempire la
cavità dell’agnello con la pasta di pistacchio e rivestire infine la base con
il resto della pasta di mandorle. Lasciare che il dolce si indurisca un po’
all’interno dello stampo e poi estrarlo con cura.
L’agnello pasquale di Favara si
può servire così com’è (magari decorandolo con un fiocchetto o un campanellino
al collo e uno stendardo piantato sul dorso) oppure lo si può arricchire ancora
di più, guarnendolo in base al proprio estro creativo. Per creare, ad esempio,
il manto di lana dell’agnello si può fare ricorso agli stessi colori alimentari
che si usano per dipingere la frutta di Martorana oppure a del fondente di
zucchero e qualche perlina argentata da spargere qua e là sul manto o, ancora,
lo si può creare in maniera ancora più elegante modellandolo con una sac à
poche contenente un po’ di pasta di mandorla ammorbidita con acqua.