E' un documento che vede il contributo di ricercatori provenienti da diverse aree culturali e da diverse istituzioni. Affronta le caratteristiche storico culturali relative alla produzione e al consumo del vino, anche in relazione al modello mediterraneo, gli aspetti di ricerca in campo enologico nel promuovere una migliore qualità della produzione, la valutazione del rischio in ambito sanitario e le problematiche epidemiologiche e funzionali associate al consumo di bevande alcoliche, senza tralasciare alcuni degli effetti positivi delle molecole bioattive del vino, nonché le indicazioni che le linee guida nazionali e internazionali forniscono rispetto al consumo di vino e di bevande alcoliche. Le conclusioni intendono fornire alcune indicazioni per un consumo responsabile e in dosi moderate, individuando comportamenti particolarmente rischiosi e gruppi di popolazione da considerare con maggiore attenzione, ma anche la considerazione di come il consumo di vino “responsabile e a dosi moderate”, che è da sempre parte integrante del Modello Mediterraneo, sia più che accettabile se associato a un rischio minimo per la salute, in rapporto a una componente edonistica e in considerazione delle nostre tradizioni socio-culturali, storiche, economiche e ambientali.
Il consumo di cibo, bevande e altre sostanze da parte degli esseri umani ha una lunga storia. Affonda in quella dei nostri antenati antropomorfi bipedi, che si differenziarono milioni di anni fa nelle foreste dell’Africa orientale e meridionale e da cui emerse una primordiale forma di umanità. I primi Homo avevano caratteristiche ecologiche, biologiche e comportamentali nuove rispetto agli altri primati bipedi dell’epoca, essendosi adattati, in primo luogo, a una prevalente nicchia trofica da animale saprofago. Il seguito della storia, per oltre due milioni di anni, si sviluppa in contesti paleolitici e in un arco di tempo incommensurabile rispetto ai tempi storici; ne sono protagoniste piccole bande di cacciatori-raccoglitori che, fino a pochi millenni dal presente, hanno rappresentato l’unica modalità di interazione degli esseri umani con l’ambiente naturale. In questo scenario, la comparsa evolutiva di Homo sapiens rappresenta un vero e proprio “salto quantico”, non tanto per le esigenze nutrizionali e metaboliche che il nostro Bauplan bio-ecologico richiede e che sostanzialmente mantiene rispetto ad altre specie del genere Homo, quanto piuttosto per le facoltà cognitive che Homo sapiens mostra sul piano della trasmissione culturale e del pensiero razionale, immaginativo e simbolico, a loro volta riconducibili al nuovo assetto della scatola cranica e del voluminoso contenuto encefalico che tutt’oggi ci caratterizzano.
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