venerdì 9 febbraio 2024

Alieni


 

“Di altri, che appartiene ad altri” oppure “Che rifugge da qualche cosa, contrario, avverso” o ancora, nel linguaggio fantascientifico, “gli abitanti di un altro pianeta, di un altro sistema, di un’altra galassia” o infine, in senso figurato, “chi è diverso rispetto a un ambiente, a un contesto sociale”: così la Treccani definisce i possibili significati di Alieno che, declinati in agricoltura – come intendiamo fare in questo numero di CREAfuturo -, in realtà li comprendono tutti. Infatti, sono micro e macro organismi (insetti, nematodi, acari, virus, funghi e batteri) estranei al nostro ambiente, al nostro mondo agricolo (proprio come se venissero da un altro pianeta), contrari e avversi al nostro paesaggio, alle nostre piante e ai nostri raccolti. E, proprio come se partissimo per un altro pianeta, c’è bisogno di un glossario di base che introduca e spieghi i fondamentali, dall’invasione alla lotta biologica, dagli aspetti normativi comunitari al concetto di pericolosità.

Un problema planetario, insomma, acuito dalla globalizzazione e dagli effetti del cambiamento climatico, che, secondo la FAO, compromette fino al 40% del cibo che produciamo, con costi sociali ed economici (oltre che ambientali) salatissimi, anche per il nostro Paese. La ricerca è impegnata in una folle corsa contro il tempo, per prevenire ingressi indesiderati e trovare la soluzione più efficace per ogni alieno che sbarca, mai la stessa. In prima linea, naturalmente, il Centro Difesa e Certificazione del CREA (CREA-DC), che è l’Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle Piante.

Non si può parlare di alieni senza affrontare Xylella, il batterio che, utilizzando la “sputacchina” come insetto vettore, ha messo in ginocchio l’olivicoltura pugliese e chi ci lavora, fatto strage di olivi, anche secolari, spezzando il legame profondo e identitario che unisce il Salento alle sue piante. Il CREA, con molti dei suoi 12 centri, sta portando avanti diversi progetti, con approcci multidisciplinari e sperimentazioni innovativedalla diagnosi al contrasto, inclusa la valorizzazione di risorse genetiche autoctone in chiave di resilienza.

Se l’olivicoltura piange, viticoltura ed agrumicoltura di certo non ridono. La minaccia più pressante per quest’ultima viene da lontano, sebbene sia sempre più vicina: si chiama Huanglongbing e i ricercatori sono già al lavoro anche sul fronte del miglioramento genetico. Cambiando coltivazione, non cambia la musica e a suonarla sono sempre gli alieni, all’attacco di granomais e riso (attaccato da patogeni e nematodi), ficoficus ornamentalepomodoropalma nana. Una menzione a parte merita la cimice asiatica, flagello dei frutteti: il CREA-DC è riuscito ad individuare il suo antagonista naturale, la vespa samurai, e sta supportando le Regioni nella predisposizione e nella attuazione dei piani di rilascio. Ma le ultime emergenze in tal senso riguardano, da un lato, le pinete con la Cocciniglia tartarugata, dall’altro, i vivai con il Coleottero giapponese, entrambi sul piede di guerra. Nemmeno le Aree protette possono dirsi al sicuro: ecco perché occorrono metodi efficaci ed innovativi, come i nuovi strumenti diagnostici miniaturizzati e i protocolli di addestramento per cani da ricerca, sviluppati per impedire l’ingresso di organismi nocivi e monitorare le aree interne.

Anche tra le piante si annoverano alieni, dalla Robinia e l’Ailanto, diffusa ormai ovunque lungo le strade, fino alla schiera di alberi ornamentali, così come le collezioni di piante dei giardini storici e botanici della Riviera ligure, vere e proprie isole di diversità non indigena. Un caso assai particolare è quello – come vedremo – degli ibridi di castagno coltivati in Italia.

Passando dalla Terra all’Acqua, qualcosa si muove se, specie aliene invasive come il gambero rosso della Louisiana e il granchio blu, si possono utilizzare sia per mangimi da acquacoltura sia come alimento sulle nostre tavole, in un’ottica di economia circolare e di contenimento del danno.

E ancora, le nostre rubriche.  

CREAIncontra ha chiesto a Cristiano Fini, presidente di CIA – Agricoltori Italiani,  il punto di vista degli agricoltori sugli alieni in campo.

Il podcast “La Ricerca tutta da ascoltare” ospita stavolta Pio Federico Roversi, Direttore del CREA Difesa e Certificazione, che spiega cosa sono e come arrivano in Italia gli alieni che tanto danno possono arrecare ai nostri campi, ai nostri alberi e al nostro paesaggio e che racconta cosa fa e perché è importante per prevenirli e contrastarli l’Istituto Nazionale per la protezione delle piante (il Centro CREA-DC) .

“Presi nella rete”, il consueto appuntamento con la Rete Rurale Nazionale,  illustra strumenti e soluzioni messe a punto dal Masaf da un lato e dalla PAC dall’altro per  affrontare la minaccia degli insetti alieni e delle invasioni biologiche che procurano ingenti danni alle coltivazioni e agli agricoltori. Ne parla il dirigente MASAF, Mauro Serra Bellini.

“CREA per la scuola” ripercorre le iniziative di CREA-DC per l’edizione 2023 della Notte Europea delle ricercatrici e dei ricercatori e per la giornata Porte aperte: percorsi guidati per condividere la conoscenza sugli alieni, consentendo a tutti di poter contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della biodiversità.

In “Uno sguardo al Futuro”, Pio Federico Roversi, Direttore del CREA Difesa e Certificazione, racconta il suo sogno di scienziato per fronteggiare la minaccia degli alieni in agricoltura. Anche se, in verità, come scopriamo in questa intervista da leggere ed ascoltare, è molto più di un sogno.

Infine, CREABreak: per vedere con i nostri occhi gli alieni  e cosa sta facendo il CREA per combatterli: dalla lotta biologica ai cani da ricerca, dal coleottero giapponese alla cimice asiatica

martedì 6 febbraio 2024

le nuove tecniche genomiche (NGT) basate sull’editing dei geni

 

Lettera in risposta ad un articolo apparso su DOMANI dell'11.01.2024

Al Direttore Responsabile del quotidiano Domani
Emiliano Fittipaldi

 

Gentile Direttore,

abbiamo letto con stupore l’articolo di Alessandra Arcuri e Marta Morvillo pubblicato su Domani l’11 gennaio scorso, che prefigura gravi danni per la società, l’ambiente e la biodiversità nel caso la nuova regolamentazione proposta dalla Commissione europea per le piante prodotte con le nuove tecniche genomiche (NGT) basate sull’editing dei geni fosse approvata dall’ Europarlamento. Le due autrici accusano le multinazionali di essere il motore reale della proposta europea e prefigurano le stesse catastrofi indicate da più di trent’anni dagli oppositori dell’utilizzo delle tecnologie del DNA ricombinante per migliorare le piante, catastrofi mai avverate. Spiace sentirle riproporre, portando anche a testimoni “autorevoli scienziati”.

La realtà è molto diversa. Tutte le imprese del mondo dell’agricoltura, siano esse aperte all’innovazione genetica o siano ostili ad essa, fanno il loro mestiere cercando di aumentare le proprie quote di mercato. In effetti, proprio gli altissimi costi per ottemperare a regolamentazioni insensatamente rigide favoriscono le multinazionali a discapito della ricerca pubblica e delle piccole imprese. Ma sono gli scienziati europei delle università e strutture pubbliche di ricerca – ignorati dalle autrici - i principali protagonisti della spinta ad aggiornare una regolamentazione già nata vecchia nel 2001 e diventata drammaticamente obsoleta dopo più di due decenni di imponente sviluppo delle nostre conoscenze sulla genetica delle piante e sulle loro interazioni con l’ambiente. Innumerevoli appelli in tal senso sono stati fatti, con argomentazioni dettagliate, dalle società scientifiche e accademie che rappresentano più del 90% degli scienziati pubblici del settore. Difficile pensare che siano tutti ignoranti o al soldo delle multinazionali.

Le nuove tecnologie genetiche, premiate con il Nobel nel 2020, non minacciano la “ricchezza imperfetta delle varietà locali”. Le varietà locali hanno una produttività molto inferiore a quelle moderne e dunque coltivarle non è generalmente sostenibile. Però possono avere caratteristiche positive nutrizionali o di resistenza agli stress climatici e biologici, che a volte sono presenti nelle piante selvatiche parenti di quelle coltivate, ma si sono perdute con la domesticazione delle piante e durante secoli di miglioramento genetico tradizionale. Ora che conosciamo le basi genetiche di molte caratteristiche perdute, grazie alle NGT possiamo riprodurle con precisione nelle varietà attuali, combinando il meglio del presente e del lontano passato.

Le tecnologie oggetto della proposta di legge in discussione consentono di produrre piante che differiscono dai “vecchi OGM”. Permettono infatti di ottenere mutazioni mirate dei geni, del tutto simili a quelle che avvengono spontaneamente in natura. E permettono di introdurre nelle varietà coltivate, in modo rapido e preciso, geni provenienti da varietà locali o da parenti selvatici che potrebbero essere inseriti anche con l’incrocio tradizionale, ma a prezzo di molti anni di lavoro e risultati incerti.

Lo scopo delle nuove tecnologie è quindi di recuperare e valorizzare la biodiversità, non certo di distruggerla. Per rendersene conto basterebbe leggere i progetti di ricerca pubblica in atto in tutta Europa, Italia compresa.

I principali Paesi grandi produttori agricoli del mondo, indipendentemente dal fatto che fossero favorevoli o contrari all’uso dei “vecchi OGM”, hanno aggiornato le proprie legislazioni per poter utilizzare queste nuove tecnologie nel modo più razionale ed efficace possibile. Preferiamo che l’Unione Europea diventi invece il museo mondiale dell’agricoltura?

 

Portici, 15 gennaio 2024

 

Fiorella Lo Schiavo, Presidente della Società Italiana di Biologia Vegetale (SIBV) e membro della Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA)

Silvio Salvi, Presidente SIGA

Daniele Rosellini, Segretario SIGA

Alessandro Vitale, membro SIGA e SIBV

lunedì 5 febbraio 2024

Innovazioni sostenibili per il miglioramento della DOP Ciliegia dell’Etna

  

PSR 2014-2022 SICILIA  MISURA 16.1 

 

GO:   

Capofila: Consorzio per la Tutela della Ciliegia dell’Etna DOP

email: info@ciliegiaetnadop.it  tel: tel:335.6964720  

Coordinatore: Alberto Continella

email: alberto.continella@unict.it tel: 338.6570736   

Imprese agricole:

Case Perrotta Srl

FondoAranci di Enrico Cutuli

Il Ciliegio dell'Etna Srl

La Gelsomina

Ricerca:

CSEI Catania

Università:

Università degli Studi di Catania

Altri:

La Fenice Srl

I Peccatucci di Mamma Andrea Srl

 

Data inizio progetto 28/07/2020 e fine 30/07/2023






  Qual è la sfida o il problema pratico che il gruppo operativo sta affrontando o quale opportunità sta affrontando?

 L’obiettivo generale del progetto è di rafforzare la filiera della Ciliegia DOP dell’Etna mediante l’introduzione di innovazioni, e supportare la realtà produttiva del ciliegio, con lo scopo di realizzare un percorso di conoscenza: dalle caratteristiche agronomiche alle peculiarità qualitative. Sono stati affrontati diversi aspetti della filiera: dalla selezione di un clone della varietà DOP‘Mastrantonio, alla produzione in campo con tecniche economicamente ed ecologicamente sostenibili, dalla scelta del portinnesto più idoneo al controllo sostenibile dei due insetti carpofagi delle ciliegie, Ragholetis cerasi e Drosophila suzukii, fino alla gestione post-raccolta della ciliegia e all’individuazione di nuovi prodotti trasformati. Oggi si osserva sul territorio etneo la presenza di cloni della varietà ‘Mastrantonio’. Al fine di superare la difformità genetica del materiale di propagazione, durante lo svolgimento del progetto è stato selezionato il clone con le migliori caratteristiche vegeto-produttive. Pertanto è stato costituito un campo di piante madri di‘Mastrantonio’per la sua diffusione sul territorio assicurando omogeneità ed elevata qualità alle produzioni cerasicole locali. Il materiale è stato preventivamente saggiato dal punto di vista fitopatologico per propagare e fornire agli agricoltori materiale sano.

Per far fronte alle problematiche legate all’orografia che contraddistingue l’areale di coltivazione del ciliegio etneo, durante lo svolgimento del progetto sono stati introdotti portinnesti innovativi per ridurre l’habitus vegetativo delle piante. Sono stati istituiti impianti con le varietà di maggiore pregio (autoctone e alloctone che presentano caratteri fenologici, pomologici e qualitativi di rilievo) innestate su portinnesti selezionati per le loro caratteristiche, soprattutto con riferimento alla vigoria. L’influenza del portinnesto sulle caratteristiche vegeto-produttive e qualitative è stato studiato per tutta la durata del progetto.

Un altro obiettivo del progetto è stato il trasferimento di strategie e tecniche di irrigazione di precisione per produrre con ridotti consumi idrici frutti ad elevata qualità. Sono state trasferite alle imprese indicazioni al fine di eliminare o ridurre al minimo gli effetti indesiderati di contaminazione del suolo e dovuti all’utilizzo degli insetticidi di sintesi ad ampio spettro d’azione e scarsa capacità di degradazione. Questi erano utilizzati per combattere la mosca del ciliegio (Rhagoletis cerasi), che ovidepone sulle drupe all’inizio dell’invaiatura determinando rammollimento e marciume del tessuto dei frutti. Dal 2013 ad oggi, il dittero asiatico Drosophila suzukii, chiamato anche moscerino dei piccoli frutti, è diventato il principale problema fitosanitario di questa coltura. Un altro obiettivo del progetto è stato il trasferimento agli agricoltori delle innovazioni, tra cui i lanci di un insetto antagonista, Ganaspis brasiliensis, per il controllo sostenibile della Drosophila suzukii.

  Qual è la soluzione, la pratica, il prodotto, il processo concreto e innovativo sviluppato dal vostro OG per affrontare la sfida o cogliere l'opportunità?  

Le innovazioni introdotte riguardano una maggiore conoscenza delle risorse genetiche autoctone e delle tecniche agronomiche, tra cui l’utilizzo di portinnesti innovativi, per gestire la coltivazione ed esaltare le caratteristiche qualitative. Un campo di piante madri della ‘Mastrantonio’ è stato istituito al fine di selezionare e diffondere materiale geneticamente omogeneo e esente da problematiche fitopatologiche. Il ciliegio dolce è una pianta caratterizzata da una forte dominanza apicale e un’eccessiva vigoria, una tardiva epoca di messa a frutto e una raccolta laboriosa. Tutti questi fattori concorrono a determinare costi produttivi elevati. Per ovviare questa problematica, sono stati introdotti portinnesti innovativi a ridotta vigoria che riducono il periodo giovanile ed improduttivo e consentono la produzione di campi ad alta e media densità.

Nel contesto del cambiamento climatico, sono stati realizzati degli impianti di irrigazione a bassissima pressione e on-line scelti per tener conto delle esigenze idriche delle colture ed anche delle caratteristiche plano-altimetriche dei ciliegeti in esame. L’obiettivo è stato la diffusione di nuove tecniche di irrigazione che consentano l’ottenimento di prodotti ad elevata qualità con ridotti apporti irrigui.

Ai fini di una ottimale commercializzazione del prodotto, sono state messe a punto e applicate idonee tecnologie di condizionamento per il prolungamento della shelf-life in post-raccolta e sono state inoltre sviluppate alcune attività di produzione di trasformati della ciliegia. Nel dettaglio, sono state utilizzate tecniche innovative di IV gamma al fine di individuare il confezionamento migliore e di aumentare le caratteristiche qualitative del prodotto fresco.

Per quanto concerne le avversità biotiche, sono stati effettuati interventi di monitoraggio per la realizzazione di protocolli per il controllo sostenibile della Rhagoletis cerasi e della Drosophila suzuki. Presso quattro aziende partner del progetto ubicate nell’areale cerasicolo etneo, sono stati monitorati due ditteri carpofagi dall’inizio di maggio fino al periodo di raccolta delle ciliegie mediante sostituzione settimanale di trappole attivate con attrattivo alimentare. Questa tecnica innovativa ha consentito di associare la ridotta presenza del fitofago alla quasi assenza di danni ai frutti.

 

  In che modo i professionisti sono stati coinvolti nello sviluppo della soluzione, della pratica, del processo o del prodotto?  

Il progetto ha consentito il trasferimento di diverse innovazioni nella filiera cerasicola fornendo conoscenze alle aziende partner di progetto, e ai produttori locali e nazionali, sulle pratiche agronomiche, sulla lotta biologica e sulle tecniche di conservazione in IV gamma. Determinante in tal senso è stato il ruolo del capofila del progetto, il Consorzio per la tutela della ciliegia dell’Etna DOP che si prefigge di sostenere e promuovere le conoscenze dei cerasicoltori anche attraverso la ricerca e la sperimentazione.

Sono state effettuate prove di irrigazione deficitaria in tre aziende agricole in cui sono stati realizzati impianti che vengono modulati in base alle esigenze idriche delle colture ed anche delle caratteristiche plano-altimetriche dei ciliegeti in esame.

Sono stati progettati e realizzati tre campi dimostrativi presso tre aziende partner le quali si sono occupate della gestione agronomica ordinaria. L’obiettivo è stato trasferire agli agricoltori le conoscenze sul comportamento

dei portinnesti e delle varietà selezionate in condizioni ambientali diverse. La opportunità della realizzazione di campi dimostrativi in tre ambienti è data dalla esigenza di comprendere la risposta delle diverse combinazioni nesto/portinnesto selezionate al soddisfacimento del fabbisogno in freddo nei tre contesti territoriali, anche in virtù del cambiamento climatico in atto.

Presso le tre aziende partner è stata effettuata la lotta biologica attraverso il posizionamento di trappole in campo e trattamenti con bioinsetticidi. Inoltre è stata coinvolta una azienda di trasformazione per poter valorizzare la frutta mediante il conseguimento di confetture di elevato pregio organolettico e nutraceutico.

 

 Come avete diffuso i risultati del progetto al di fuori del progetto? 

I risultati del progetto sono stati divulgati attraverso webinar, social media, convegni e congressi nazionali in cui sono state presentate le problematiche legate alla coltivazione cerasicola etnea, gli obiettivi del progetto e le innovazioni di processo e di prodotto che sono state attuate ed introdotte nei diversi campi dimostrativi.

Atti di convegno:

La Spada P., Modica G., Siracusa L., Strano T., Gentile A., Continella A. 2023. Effetti del portinnesto sulle caratteristiche pomologiche, qualitative e nutraceutiche di due varietà di ciliegio dolce. XIV Giornate Scientifiche SOI. Torino (Italia), 21-23 Giugno 2023.

Lisi, F., Biondi, A., Cavallaro, C., Zappalà, L., Campo, G., Roversi, P.F., Sabbatini Peverieri, G., Giovannini, L., Tavella, L., Tortorici, F., Bardella, S., Carli, C., Bosio, G., Mori, N., Tonina, L., Zanini, G., Caruso, S., Vaccari, G., Masetti, A., Bittau, B., Bariselli, M., Schmidt, S., Falagiarda, M., Bertignono, L., Bonfanti, R., Giorgini, M., Guerrieri, E., Tropiano, F.G., Verrastro, V. and Baser, N. (2022). Current status of Drosophila suzukii classical biological control in Italy. Acta Hortic. 1354, 193-200 DOI: 10.17660/ActaHortic.2022.1354.25

Rizzo V., Celano F., Sorci P., Barbagallo S., Muratore G. (2021) “Comparison and Consumer’s Preference on Jam and Jelly from “Mastrantonio” Sweet Cherry Fruits”. in Proceedings of the 2nd International Electronic Conference on Foods - "Future Foods and Food Technologies for a Sustainable World", 15–30 October 2021, MDPI: Basel, Switzerland, Biology and Life Sciences Forum, 6, 1: 35. (EISSN 2673-9976). https://doi.org/10.3390/Foods2021-10990.

Rizzo V., La Spada P., Continella A., Barbagallo S., Muratore G. (2022) “Shelf life Assessment of Sweet Cherry “Ciliegia dell’Etna – cv. Mastrantonio” Influenced by Different Packaging Materials", “Shelf Life International Meeting 2022 (SLIM 2022)”, Bogotà (Colombia), 28 Nov. – 1 Dec. 2022. Book of abstracts, p. 68

 

Libro:

Innovazioni sostenibili per il miglioramento della ciliegia dell’Etna, S. Barbagallo, A. Gentile. Catania: CSEI, 2023.

 Quali sono stati i risultati concreti ottenuti attraverso queste attività di diffusione?  

Il progetto ha centrato l’obiettivo generale di rafforzare la filiera della Ciliegia DOP dell’Etna mediante l’introduzione di innovazioni studiate e messe a punto negli anni passati dall’Università di Catania. A tal proposito i prossimi impianti potranno usufruire del campo di piante madri di‘Mastrantonio’per il prelievo del materiale vegetale e la propagazione di materiale sano e geneticamente omogeneo. I nuovi impianti potranno godere delle conoscenze sul comportamento dei portinnesti nanizzanti per contenere l’habitus vegetativo e ridurre i costi di raccolta.

 Trasferibilità, scalabilità e creazione di valore di mercato dei risultati innovativi.

 Trasferibilità 

I risultati sono trasferibili in diversi contesti pedoclimatici e altimetrici poiché sono state individuate, studiate e selezionate cultivar particolarmente differenti in termini di calendario di maturazione, che viene intercettato interamente ed ulteriormente ampliato in virtù del gradiente altitudinale del territorio investito a questa coltura. Le analisi eseguite su questo germoplasma etneo hanno permesso di apprezzare le ampie e spesso ragguardevoli caratteristiche pomologiche ed organolettiche delle diverse varietà.

La lotta biologica effettuata presso le aziende del territorio etneo è trasferibile in altri contesti in particolare per limitare la diffusione delle due avversità entomologiche, Ragholetis cerasi e Drosophila suzukii. Anche l’utilizzo di tecniche agronomiche innovative, quali i portinnesti, e la produzione di frutta fresca in IV gamma sono risultati replicabili in altre realtà.

  Scalabilità 

Potrebbero essere realizzati campi con maggiori combinazioni di innesto al fine di studiare l’influenza del soggetto sulle caratteristiche vegeto-produttive e qualitative dei frutti.

La lotta biologica dovrebbe essere applicata in scala più ampia in modo da poter monitorare meglio la diffusione di Ragholetis cerasi e di Drosophila suzukii ed effettuare trattamenti con bioinsetticidi.  

  Creazione di valore di mercato  

La specializzazione degli impianti risulta importante per il rilancio del settore: l’elevata vigoria che conferisce il franco come portinnesto e i notevoli costi di raccolta e potatura conseguenziali hanno reso nel tempo necessario la valutazione di nuovi portinnesti in grado di contenere lo sviluppo della chioma e rendere economicamente sostenibile la coltivazione del ciliegio in tali areali. Gli studi effettuati sulle diverse combinazioni di innesto hanno evidenziato un miglioramento nel gusto, nel colore della buccia e della polpa, nella consistenza e nella dimensione.

L’analisi dei frutti in post-raccolta ha consentito di individuare un materiale film BIO ad alta barriera biodegradabile a base di cellulosa che ha influito in modo significativo sulla qualità post-raccolta della ciliegia dolce.

Attraverso la realizzazione di impianti pilota, sono state trasferite le conoscenze al comparto circa l’utilizzo della tecnica di micro-irrigazione per ottenere adeguati risparmi idrici e incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua da parte delle colture.

I lanci di un insetto antagonista, il Ganaspis brasiliensis, per il controllo sostenibile della Drosophila suzukii, parassita che ha danneggiato in modo rilevante le produzioni degli ultimi anni, appare promettente per la risoluzione di questo problema.

 

 





 

 

 

All'oleificio “Abbate & Figli” il riconoscimento di Custode dell'Identità Territoriale


  L’olio Extra Vergine d’Oliva  dell' oleificio “Abbate & Figli” di Naro, andrà in scena a Sanremo con i suoi oli eccezionali vere e proprie star dell'  Born in Sicily.

Per l’elevata qualità e il suo perfetto equilibro, l’ Azienda siciliana  è stata selezionata  come olio nell’area dedicata all’hospitality, luogo di ritrovo e relax per gli artisti, giornalisti, ospiti e addetti ai lavori e vetrina prestigiosa dell’eccellenze eno-gastronomiche italiane.

 

L’Olio EVO prodotto dall'Oleificio Abbate, con il suo carattere ed il suo gusto intenso andrà ad arricchire e impreziosire le pizze che assaporeranno i concorrenti del   Festival di Sanremo.

 E' notizia di questi giorni il conferimento del prestigioso riconoscimento di "Custode dell'Identità Territoriale" "Il riconoscimento – afferma  Nino Sutera – viene conferito a chi si spende quotidianamente per la salvaguardia e la valorizzazione della tradizione e dell’identità dei territori anche sotto l’aspetto agroalimentare, attraverso un’efficace comunicazione del patrimonio enogastronomico autoctono".
https://terra.regione.sicilia.it/borghi-geniusloci-de-co-legame-fra-uomo-ambiente-clima-e-cultura-produttiva/
"GeniusLoci è un processo culturale di valorizzazione del territorio, al francese “terroir” preferiamo il latino “genius loci” un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile.
Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co.,  prevede un modello,  dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, elementi che l'Azienda Abbate possiede tutte.
L’oleificio “Abbate & Figli” si estende per oltre 33 ettari sul territorio di Naro, un comune in prossimità di Agrigento. L’azienda, a conduzione familiare, è gestita principalmente dai fratelli Lorena e Salvatore Abbate che grazie ai sacrifici di mamma Concetta e papà Antonio hanno realizzato il loro sogno, ovvero di dedicarsi a tempo pieno alla loro passione: l’agricoltura. “La nostra realtà nasce grazie ai miei figli – racconta Concetta, Salvatore  28 anni, dopo aver completato gli studi mi ha proposto nel 2016 di comprare l’oleificio così io e mio marito Antonio abbiamo deciso di acquistarlo. Lorena, 23 anni, diplomata in Ragioneria, segue invece la parte amministrativa dell’azienda”.


L’olio Naristeo
 nasce dalle terre della città di Naro da piante tenute con estrema cura, senza ricorrere all’utilizzo di prodotti chimici, come diserbanti e pesticidi ed è certificato secondo le norme in vigore. Ricco di polifenoli, non soltanto si sposa bene con tante pietanze ma è anche un ottimo elisir di ‘giovinezza’ nutritiva. “La voglia di fare impresa e di andare incontro alle nuove tecnologie ha fatto in modo di avvicinare sempre le nostre idee verso l’innovazione, senza mai perdere di vista i principi cardine della salvaguardia dei prodotti – afferma Salvatore -. La mia passione nasce in campagna, circondato da enormi alberi monumentali di ulivo secolari che il solo soffermarsi a riflettere e a guardarli rievocavano nella mia mente storie antiche, storie di un passato. A noi stanno molto a cuore la natura e i suoi frutti, ed è per questo motivo che siamo sempre impegnati alla continua ricerca di metodi alternativi in grado di garantirci massima qualità e attenzione verso l’ambiente”
.

domenica 4 febbraio 2024

La cucina dei Vicerè – Lo sciabbò di Castrogiovanni


 Anna Martano

tratto da “Il diamante nel piatto. Storia golosa della Sicilia in 100 ricette e cunti”

 Ali&No Editrice

            Sebbene il suo nome derivi dal francese jabot, termine che indica l’arricciatura dello sparato della camicia, in realtà è una ricetta di derivazione spagnola. Appartiene, a buon diritto, al filone della cucina baronale-vescovile che cominciò che prendere forma organica sul finire del Medioevo e che fu codificata in epoca barocca, assumendo anche, nel suo periodo trionfale, la denominazione aggiuntiva di cucina dei Viceré. Originariamente il vocabolo sciabbò indicava un tipo di lasagna larga circa tre dita e arricciata sui lati che le famiglie nobili dell’ennese si facevano preparare per i giorni di festa; l’arricciatura sui bordi della pasta si otteneva lasciandola asciugare su un graticcio fatto con canne sottili la cui rotondità faceva assumere alla pasta la sua tipica forma. Per estensione, poi, il termine sciabbò cominciò ad indicare anche il particolare ragù usato per condirla, originariamente bianco, poi integrato con l’aggiunta del concentrato di pomodoro. L’impiego del cioccolato amaro nella preparazione di questo sugo di carne ne rivela la piena origine spagnola. Gli spagnoli, infatti, che in Messico avevano conosciuto il cacao, avevano appreso dagli indios l’uso del cioccolato nelle preparazioni salate; tuttora uno dei piatti più noti e tipici della cucina messicana è il mole poblano, una sorta di spezzatino con tacchino, spezie e cioccolato.  

Per 6 persone, imbiondite dolcemente in olio evo una cipolla finemente tritata; unite 300 gr di polpa di maiale magra tritata (fatela passare due volte) e lasciate rosolare. Aggiungete 200 gr di concentrato di pomodoro e spruzzate generosamente con vino rosso corposo e tannico; coprite e lasciate stufare per circa 20 minuti. Quando il sugo si sarà ristretto, lasciate sobbollire lievemente, regolate di sale e pepe, aggiungete 35 gr di zucchero, un’abbondante presa di cannella e 30 gr di cioccolato fondente (al 70% almeno) spezzettato; lasciate sciogliete il cioccolato mescolando con delicatezza affinché il cioccolato si amalgami bene e togliete dal fuoco. Condite la pasta nel tegame ma non sulla fiamma.

La videoricetta è disponibile al link https://youtu.be/RCTFxaMF0iE 

 

venerdì 2 febbraio 2024

Filiera Ecosostenibile della Pasta Nutraceutica al Carciofo

DEFINIZIONE DI UNA FILIERA ECOSOSTENIBILE DELLA PASTA NUTRACEUTICA ARRICCHITA AL

CARCIOFO (Fil.Pa.Nu.)

PSR SICILIA 2014-2020 - PIANO DI AZIONE LOCALE «CALATINO 2020»

Misura 19 - Sostegno allo Sviluppo Locale LEADER

Sottomisura 19.2 - Sostegno all'esecuzione degli interventi

nell'ambito della Strategia di Sviluppo Locale  

Azione SI.4 - Sostegno all’avvio di iniziative d’impresa innovative

nell’ideazione e realizzazione di prodotti, processi produttivi,

organizzazione del mercato (FEASR)

 

  Dott. Agr. Santo Aparo

 Una filiera per la produzione di pasta nutraceutica arricchita al carciofo attraverso il trasferimento di innovazioni di processo e di prodotto nell’ottica di un potenziamento della filiera cerealicola e cinaricola.

 


“Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”

Ippocrate

                         video

     Il Progetto Fil.Pa.Nu.si pone come obiettivo generale di sviluppare una filiera per la produzione di pasta nutraceutica arricchita al carciofo attraverso il trasferimento di innovazioni di processo e di prodotto nell’ottica di un potenziamento della filiera cerealicola e cinaricola regionale, capitalizzando le conoscenze tecnico-scientifiche pregresse e le esperienze sperimentali maturate in precedenti progetti (es. Misura 124del PSR Sicilia 2007-2013), riguardanti la messa a punto di pratiche agronomiche eco-sostenibili per la cinaricoltura siciliana(i.e. concimazione azotata a basso input e  irrigazione localizzata), nonchè l’utilizzo delle norme tecniche di difesa integrata e controllo delle infestanti secondo il Disciplinare Regionale di Produzione Integrata del 2019. Data la tipicità e la rilevanza economica del carciofo e del frumento per il territorio, saranno coinvolti sia gli operatori agricoli che l’industria di trasformazione per sviluppare una filiera produttiva innovativa ed ecosostenibile dal campo alla tavola. In particolare, il presente Progetto è finalizzato a:

· produrre pasta secca fortificata attraverso l’integrazione della farina di carciofo con quella di frumento di grano duro siciliano, al fine di incontrare la crescente richiesta da parte dei consumatori di avere una più ampia gamma di prodotti funzionali. Infatti, la farina di carciofo ha un basso contenuto calorico ed è ricca di elementi minerali (K, Ca, Mg, Fe), sostanze antiossidanti (es. polifenoli) ed inulina. Quest’ultimo è un fruttooligosaccaride noto per le sue proprietà nutraceutiche, in quanto favorisce lo sviluppo di batteri benefici nell’intestino e non modifica il livello degli zuccheri nel sangue, rendendolo idoneo per soggetti affetti di diabete di tipo II;

· promuovere lo sviluppo e il rafforzamento di prodotti autoctoni dell’areale ramacchese, con l’introduzione della coltivazione del Frumento “Furio Camillo” grano molto rustico a basso consumo idrico, che si adatta in zone soggette a siccità a terreni aridi in corso di desertificazione e la varietà di carciofo “Violetto ramacchese”, attraverso la messa a punto di un processo produttivo ecosostenibile volto al risparmio idrico ed all’utilizzo di una soluzione innovativa e a basso impatto ambientale per il packaging (film biodegradabile o compostabile)in grado di mantenere inalterate le caratteristiche nutrizionali, sensoriali ed igienico-sanitarie del prodotto prolungandone la shelf-life;

· validare gli effetti salutistici della pasta nutraceutica;

· rafforzare e consolidare l’economia locale a fronte di una maggiore penetrazione dei prodotti nei mercati nazionali ed internazionali.


Il Progetto verrà articolato nelle seguenti 5 azioni complementari, da svilupparsi in 18 mesi sotto il coordinamento del Dipartimento Di3A e dell’Ente capofila in collaborazione paritetica con il partenariato.

· Azione 1 –Gestione e management del gruppo di progetto

· Azione 2 –Comunicazione, diffusione e disseminazione

· Azione 3 –Ottimizzazione dei processi di essiccazione e molitura per  la produzione di farina di carciofo ad alto valore nutraceutico

· Azione 5 –Implementazione di sistemi di packaging ecosostenibili

I principali risultati attesi dal Progetto si possono, sinteticamente, ricondurre a:

1. ammodernamento dei protocolli di essiccazione e molitura per la produzione di farina di carciofo ad alto valore nutraceutico ;

2. diversificazione e valorizzazione dei capolini di fine raccolto della carciofaia, attraverso l’ampliamento dell’attuale destinazione d’uso;

3.  aumento della capacità di penetrazione delle imprese locali su mercati nazionali ed esteri;

4. incremento del reddito per gli operatori dell’intera filiera cinaricola e cerealicola regionale, mirando ad estendere i benefici previsti anche agli areali produttivi e industriali non direttamente coinvolti.



Le proprietà dei
prodotti nutraceutici

I prodotti nutraceutici svolgono la specifica funzione di migliorare lo stato di salute e di prevenire il rischio di malattie.

Sistema Immunitario

Rafforza il sistema immunitario, uno dei pilastri fondamentali della nostra salute.

Malattie Cardiovascolari

Si riducono notevolmente i rischi di insorgenza di patologie cardiovascolari o di natura degenerativa.

Funzioni gastro-intestinali

Regolarizzare le funzioni gastro-intestinali

Malattie Croniche

Prevenire le malattie croniche, patologie che comportano un trattamento continuato nel tempo.



 

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