martedì 7 novembre 2023

sfide future e priorità nella politica agricola

 Le piccole aziende agricole sono un elemento cruciale del sistema agricolo europeo, caratterizzato da piccoli agricoltori. 

Nell’Unione Europea e in molte altre regioni, il termine “piccola azienda agricola” è spesso associato alla dimensione dell’azienda agricola in termini di superficie. Più di tre quarti delle aziende agricole dell'UE sono di piccole dimensioni, molte delle quali inferiori a 10 ettari e un gran numero inferiori a cinque ettari. Ciò è in linea con la visione comune delle piccole aziende agricole in Europa.

Tuttavia, è essenziale notare che la definizione di piccola azienda agricola può essere flessibile e prendere in considerazione diversi fattori, non solo le dimensioni del terreno. 
Questi fattori possono includere il livello di produzione, il reddito, il ruolo dell’azienda agricola nell’economia locale e il suo contributo alle pratiche agricole sostenibili.

Le sfide affrontate dalle piccole aziende agricole sono significative e hanno implicazioni per i paesaggi agricoli e rurali dell’Europa. 
Le numerose sfide sono legate ad alcuni punti chiave quali: contributo alla produzione alimentare, il che significa che le piccole aziende agricole sono essenziali per produrre una parte significativa del cibo sano e diversificato consumato quotidianamente in Europa, spesso svolgono un ruolo cruciale nell’approvvigionamento locale e regionale mercati con prodotti freschi e di alta qualità; creazione di posti di lavoro a livello locale che indica che le piccole aziende agricole sono fonti di occupazione nelle zone rurali, aiutano a sostenere le economie locali fornendo posti di lavoro e sostenendo i mezzi di sussistenza, contribuendo al tessuto economico e sociale delle comunità rurali; anche la resilienza del sistema alimentare, il che significa che le piccole aziende agricole possono migliorare la resilienza del sistema alimentare diversificando i metodi di produzione e l’attenzione locale può ridurre le vulnerabilità alle interruzioni della catena di approvvigionamento e promuovere la sicurezza alimentare. Inoltre, alcune barriere rendono difficile la sopravvivenza delle piccole aziende agricole. Questi ostacoli sono: la concorrenza con le imprese agricole, il che significa che le piccole aziende agricole lottano per competere con le grandi imprese agricole multinazionali, che spesso hanno economie di scala, accesso a tecnologie avanzate e risorse consistenti; il land grabbing, vale a dire che le piccole aziende agricole sono vulnerabili al land grabbing, in cui la loro terra viene rilevata da grandi entità o investitori, il che può minacciare la loro sopravvivenza e sconvolgere le comunità locali; la mancanza di sostegno pubblico che indica che le piccole aziende agricole potrebbero trovarsi ad affrontare difficoltà nell’ottenere il sostegno pubblico, potrebbero essere percepite come obsolete o non sostenibili, con conseguente riduzione dell’accesso ai programmi e ai sussidi governativi; infine i costi di produzione più elevati, che colpiscono le piccole aziende agricole con costi di produzione unitari relativamente più elevati, che possono gravare sul reddito agricolo e rendere difficile il sostegno delle attività agricole.

Queste sfide evidenziano la necessità di misure politiche e meccanismi di sostegno per affrontare le esigenze specifiche delle piccole aziende agricole. 
Iniziative come il Green Deal europeo, con la sua strategia Farm-to-Fork, mirano a promuovere la sostenibilità e l’equità nei sistemi alimentari, ma spesso c’è un divario tra gli obiettivi politici e la loro attuazione. Le strategie per sostenere le piccole aziende agricole possono includere sussidi, assistenza tecnica, accesso ai mercati e incentivi per la produzione alimentare sostenibile e locale, tra le altre misure, per aiutare queste aziende agricole a prosperare e continuare a fornire un contributo vitale al panorama agricolo europeo. E tutte queste misure dovrebbero essere costruite senza ignorare i contesti e i beneficiari.

Le priorità politiche europee dovrebbero essere orientate verso una maggiore inclusione dei giovani agricoltori nei processi decisionali. Attualmente le scelte politiche vengono effettuate nei tavoli di consultazione con le istituzioni pubbliche e i sindacati. Ciò significa che le opinioni e le esigenze dei beneficiari diretti delle misure nelle zone rurali, vale a dire i giovani agricoltori, non sono adeguatamente rappresentate.

Per superare questo problema sarebbe fondamentale creare un osservatorio permanente composto da giovani e anziani agricoltori di tutti i Paesi dell’Unione Europea. Questo organismo avrebbe il compito di affrontare questioni comuni, analizzare come un problema specifico è stato trattato in un paese e offrire soluzioni adeguate. Condividere conoscenze, esperienze e migliori pratiche consentirebbe loro di affrontare le sfide comuni in modo più efficace e di stimolare lo sviluppo di un’agricoltura europea più integrata e resiliente

Poiché la transizione digitale, la transizione verde e la transizione demografica sono trasformazioni che influenzeranno profondamente la società sotto diversi aspetti, soprattutto la struttura occupazionale nel prossimo futuro, lo sfruttamento dei giovani agricoltori nel processo decisionale presenterebbe numerosi vantaggi. Innanzitutto consentirebbe lo sviluppo di politiche agricole più efficaci e mirate ai bisogni reali del settore. Inoltre, stimolerebbe l’innovazione e incoraggerebbe il ricambio generazionale all’interno delle aziende agricole, garantendo così il futuro sostenibile del settore. Permetterebbe inoltre di affrontare in modo più efficace le sfide attuali e future, come il cambiamento climatico, la promozione di pratiche agricole sostenibili e l’adozione delle tecnologie digitali in agricoltura.

È ovviamente necessario realizzare azioni mirate anche a garantire una buona redditività delle aziende rurali, per scongiurare il rischio di spopolamento e garantire una presenza costante sul territorio. Solo attraverso questo approccio concertato e condiviso sarà possibile preservare e tutelare le risorse naturali e territoriali locali, promuovendo contemporaneamente un processo virtuoso di valorizzazione turistica, e garantire la prosperità delle aziende agricole e delle comunità rurali europee.

Regione Siciliana Dipartimento Agricoltura

Progetto StayOn
 

DIGITALIZZAZIONE, SALUTE E COESIONE SOCIALE: IL GAL TERRE NORMANNE PRESENTA LA STRATEGIA



Tre milioni e 500 mila euro di fondi europei del Gal Terre Normanne finanzieranno progetti di sviluppo all'insegna dell'innovazione digitale, della salute e della coesione sociale in venti comuni del Palermitano. 


I territori interessati sono Altofonte, Belmonte Mezzagno, Campofiorito, Carini, Cefalà Diana, Camporeale, Giardinello, Godrano, Monreale, Piana degli Albanesi, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela, Corleone, Marineo, Montelepre, Roccamena, Torretta, Isola delle Femmine e Capaci.
Le linee guida degli interventi sono contenuti nella strategia di sviluppo locale di tipo sostenibile "Insieme verso il 2030" presentata all'assessorato regionale agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea nell'ambito delle attività del Programma di sviluppo rurale 2023-2027 della Regione Sicilia con "l'obiettivo - dice il presidente del Gruppo di azione locale, Marcello Santo Messeri - di rispondere alle esigenze di crescita dei nostri comuni soci in sinergia con i sindaci, contrastando i tristi fenomeni di spopolamento, invecchiamento, povertà e degrado ambientale".
Un milione di euro sarà impiegato per realizzare impianti di produzione di energia rinnovabile.
"I comuni - dice il direttore tecnico Francesco Rossi - potranno dotarsi di tettoie con pannelli solari nei parcheggi pubblici e di colonnine di ricarica per veicoli elettrici, ma anche di panchine smart per connettersi alla rete comunale tramite hot-spot wi-fi e per collegare dispositivi alle porte usb da integrare con altri servizi come colonnine di illuminazione notturna a led e rastrelliere per bici elettriche. Potranno inoltre essere realizzate aree pedonali con mattonelle in grado di convertire l’energia cinetica del calpestio in energia elettrica pulita".
Quattrocento mila euro finanzieranno punti di alfabetizzazione informatica e facilitazione digitale.
"I cittadini con scarsa conoscenza delle applicazioni per telefoni cellulari e computer – dice ancora Rossi - attraverso incontri di pratica digitale, guidati da tutor esperti, impareranno a richiedere l'identità digitale tramite spid, ad accedere ai servizi della sanità, della previdenza, dell’agenzia delle entrate. Impareranno inoltre a evitare il phishing, il furto d’identità digitale, e la clonazione della carta di credito. Grande attenzione sarà dedicata anche alla prevenzione del cyberbullismo e all'utilizzo delle applicazioni di messaggistica per inviare messaggi, fotografie e video".
La strategia “Insieme verso il 2030” è stata definita dal Gal Terre Normanne al termine di un processo partecipativo che da luglio a settembre ha visto organizzare nei comuni una serie di incontri di animazione territoriale con il coinvolgimento di cittadini e portatori di interessi pubblici e privati.
“Nel corso delle riunioni – dice il direttore amministrativo Giuseppe Sciarabba – molto rilevante è stato il tema dei servizi collegati allo sviluppo dei cosiddetti "piccoli comuni intelligenti" o smart village, visti come strumento strategico per rafforzare il tessuto socioeconomico delle aree rurali. Si tratta di progetti di comunità che utilizzano soluzioni innovative in diversi ambiti, puntando al rafforzamento del tessuto socioeconomico per garantire una maggiore attrattività dei territori”.
Gli altri interventi previsti dalla strategia sono: 300 mila euro per servizi per la cura della persona (defibrillatori automatici, apparecchi diagnostici) che attraverso la prevenzione e il mantenimento della salute permettono una sostanziale riduzione dei costi di erogazione dei servizi sanitari e assistenziali; 200 mila euro per servizi dedicati all’infanzia (centri d’ascolto, interventi per l’educazione sportiva e la prevenzione di disturbi alimentari); 200 mila euro per parchi gioco e aree fitness. E ancora 400 mila euro per valorizzare gli itinerari naturalistici e culturali dei comuni puntando in particolare sul turismo delle radici, e per realizzazione di un sistema di info-point con intelligenza artificiale ed assistente virtuale. Risorse saranno infine dedicate ad azioni di supporto alla capacità progettuale dei comuni con piani di sviluppo degli enti e l’individuazione di opportunità di finanziamento regionale, nazionale e comunitario.



Gal Terre Normanne - PSR Regione Sicilia

Ufficio stampa e comunicazione: mobile 3351786936

Un hackathon su “Cibo, Turismo, Cultura”

 

A Siculiana due giorni per progettare il futuro dei Sicani

  Sarà una sfida per innovatori e creativi l’Hackathon “Cibo, Turismo, Cultura”, in programma presso la Torre dell’Orologio a Siculiana i prossimi 17 e 18 novembre. Professionisti, startupper, studenti, amministratori comunali, catalizzatori di comunità e portatori di interesse sul territorio dei Sicani sono invitati a partecipare a una maratona creativa di progettazione partecipata.



L’evento, organizzato dal Gal Sicani e dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo nell’ambito del Sicani Rural Lab, il primo Living Lab nel territorio del Distretto Rurale di Qualità dei Sicani, rappresenta un’importante occasione per confrontarsi sui temi e le sfide poste dalla nuova strategia di sviluppo locale 2023-27 del Gal Sicani.

Nell’arco di due giorni, grazie al supporto prezioso di mentori esperti, i/le partecipanti collaboreranno per ideare, progettare e sviluppare idee innovative volte a dare attuazione agli ambiti d'intervento prioritari della nuova strategia. In particolare, i temi trattati saranno:

        Rivoluzione culturale, turistica, museale e sociale, attraverso progetti di cooperazione, start up e comunicazione.

        Valorizzazione del patrimonio alimentare e promozione dei mercati e prodotti locali attraverso progetti di comunità del cibo e sostegno di start up.

L’evento è aperto alla partecipazione di tutti gli interessati che vivono e/o operano sul territorio del Distretto rurale di qualità dei Sicani: per partecipare basterà  iscriversi accedendo al sito www.galsicani.eu.

L’Hackathon “Cibo, Turismo, Cultura” è parte delle azioni supportate dall’azione 1.3.2 del PO FESR Sicilia 2014-2020 “Sostegno alla generazione di soluzioni innovative a specifici problemi di rilevanza sociale, anche attraverso l’utilizzo di ambienti di innovazione aperta come i Living Labs” - Azione territorializzata CLLD del P.A.L), che nel territorio sta dando vita a dei luoghi di innovazione per permettere di applicare l’approccio e i principi dell’open innovation nello sviluppo di percorsi di co-creazione di nuovi servizi, prodotti e infrastrutture sociali.

La due giorni rappresenta un’occasione unica per contribuire alla costruzione del futuro dei Sicani, per stimolare e attivare iniziative di confronto e incontro, in risposta alle sfide sociali emergenti dal territorio.

 

Programma


Giorno 17 novembre

        16:30 - Registrazione partecipanti

        17:00 - Presentazione della giornata, degli obiettivi e delle domande o problemi a cui i gruppi dovranno rispondere

        17:30 - Mentoriship degli esperti

        18:30 - Definizione gruppi di lavoro

        19:00 - Avvio sessione di lavoro libera (aperta anche dopo cena per chi desidera continuare)

Giorno 18 novembre

        9:30 - Ripresa del lavoro dei gruppi con tutoraggio

        11:30 - Altra sessione di mentorship

        13:00 - Pranzo sociale

        14:00 - Ultima sessione di lavori dedicata allo sviluppo della presentazione finale

        17:00 - Presentazione dei lavori

        18:00 - Premiazione migliori idee

 

Per ulteriori informazioni scrivere a: info.sicanirurallab@gmail.com

 

Il Parlamento scozzese delle zone rurali e delle isole ha tenuto una tre giorni di dibattiti a Fort William

 

 


Avv. Mariangela Miceli

 

Dopo l’insediamento del  ERP-Italy, Italy European Rural Parliament vari sono stati i temi attenzionati nelle varie sedi, organizzati in gruppi tematici: green, biodiversità, agroecologia, salubrità alimentare e trasferimento             di innovazione, informazione e comunicazione ai consumatori, leader CLLD, dieta mediterranea come stile di vita, comunità energetiche. 

Rete Rurale


Dal 1 al 3 novembre in   Scozia   il  Parlamento scozzese delle zone rurali e delle isole (SRIP) è tornato per una quinta edizione, con  tre giorni di discussioni anche con le comunità rurali e insulari di tutta la Scozia.

Il meeting è stato ospitato al Nevis Center di Fort William da mercoledì 1 a venerdì 3 novembre, si tratta di un incontro che viene tenuto ogni due anni al fine di dare voce ed amplificare la voce dei residenti rurali e insulari nel definire quelle politiche che influenzano le loro vite.

Lo SRIP è un’assemblea partecipativa guidata dal basso che riunisce individui, membri della comunità, imprese e organizzazioni interessate alla Scozia rurale e insulare. Fornisce uno spazio inclusivo affinché i partecipanti possano impegnarsi in discussioni significative, condividere competenze e collaborare ulteriormente su questioni di vitale importanza per queste comunità, oltre a riconoscere e celebrare le importanti risorse nelle aree rurali e insulari della Scozia.



Sotto il tema generale "Village Halls e Community Spaces", lo SRIP a esplorato una serie di argomenti rilevanti, tra cui democrazia e governance locale, democrazia partecipativa, cambiamento climatico, risorse idriche, alloggi, assistenza all'infanzia, costo della vita rurale, connettività digitale, prospettive dei giovani , e molti altri. 

La nota assai rilevane della edizione appena tenutasi riguarda la partecipazione non solo dei giovani scozzesi rurali e delle isole,di età compresa tra 16 e 30 anni, ma anche della partecipazione di oltre 350 delegati che partecipano di persona, più oltre 100 online ( tra cui anche la Sicilia con la partecipazione dell’avvocato Mariangela Miceli in qualità di delegata per il Italy European Rural Parliament) , ma ci sono molte organizzazioni in tutta la regione di Lochaber coinvolte nelle visite di studio, comprese quelle di Arisaig, Arkaig, Ballachulish, Glenfinnan, Kentallan e Duror e Spean Bridge. Lo SRIP accoglierà anche personalità politiche tra cui il vice primo ministro, Shona Robinson, e il segretario di gabinetto per gli affari rurali, la riforma agraria e le isole, Mairi Gougeon.

Il Vice Primo Ministro e Segretario di Gabinetto delle Finanze Shona Robinson ha dichiarato:

“Il Parlamento scozzese rurale e insulare è un’assemblea democratica vitale e di base che questo governo è orgoglioso e ha il privilegio di sostenere. Fornisce una piattaforma per le voci delle persone che vivono e lavorano nelle nostre comunità rurali e insulari. In definitiva, le opinioni espresse nei tre giorni di questa quinta assemblea contribuiranno a informare il processo decisionale del governo scozzese, mentre le discussioni nei precedenti parlamenti rurali contribuiranno a definire l’attuale sviluppo del nostro Piano di attuazione rurale. Non ho dubbi che questo Parlamento si dimostrerà altrettanto dinamico e autorevole per le persone che rappresentano l’intera Scozia rurale”.

Parlando a nome delle organizzazioni di coordinamento, Theona Morrison, presidente di Scottish Rural Action, ha espresso entusiasmo prima dell'evento e ha offerto i suoi ringraziamenti al Nevis Centre, che ospita il Parlamento rurale e delle isole di quest’anno, e alle numerose organizzazioni che hanno collaborato per consegnarlo. Ha continuato:

“I luoghi rurali e insulari costituiscono il 98% del territorio del nostro Paese. Sono il luogo delle nostre risorse naturali, della nostra capacità di produrre cibo e generare energia, e di un ricco tessuto imprenditoriale, culturale e linguistico. Abbiamo un’enorme opportunità a Fort William per far luce sulle soluzioni che le comunità rurali e insulari offrono alle sfide globali. Sono particolarmente emozionato per la prima edizione del Parlamento scozzese dei giovani rurali e insulari, che si svolgerà al Caol Community Centre. Oltre 75 giovani provenienti da tutta la Scozia si stanno riunendo per identificare le azioni che vogliono vedere per garantire meglio il loro futuro”.

Lo Scottish Rural & Islands Parliament 2023 è una piattaforma in cui individui appassionati, leader di comunità e politici si riuniscono per affrontare le questioni urgenti che interessano le aree rurali e le isole della Scozia. È un’opportunità per scambiare idee, collaborare su soluzioni e dare forma al futuro della Scozia rurale e insulare. Membro della rete europea dei parlamenti rurali , il Parlamento rurale scozzese si riunisce ogni due anni, ogni volta ospitato da una comunità rurale diversa.

E’ stato richiesto a gran voce un cambiamento che inverta l’odierna rotta che riguarda le zone rurali, verso un’economia più sostenibile nelle  predette comunità.

mercoledì 1 novembre 2023

Cultura marinara Un’antica e nobile tradizione

Pesca del pesce spada nello Stretto di Messina

           Un'antica e nobile tradizione marinara ha caratterizzato per secoli il nostro Paese, favorita nel suo sviluppo anche dalla posizione centrale occupata dall’Italia nel bacino mediterraneo. Per comprendere la reale consistenza dello specifico marinaro nell’ambito della nostra cultura tradizionale, cioè prima del definitivo avvento della industrializzazione, è necessario porre in risalto quei tratti culturali per i quali le società che vivono sul mare e del mare - pur condividendo la medesima cultura (italiana, nel nostro caso) - si differenziano storicamente tra loro e dalle società agricole, pastorali, ecc. con cui sono in contatto.


Così, per esempio, dalle modalità di costruzione delle barche e dalla loro tipologia, dalla morfologia delle vele, dai sistemi e dalle tecniche di pesca, dalla marcata e diffusa presenza di elementi iconografici sulla produzione materiale, dalla originalità delle preghiere, dei proverbi, delle fiabe, dei canti; da tutto ciò è possibile pervenire alla individuazione della peculiarità di una cultura marinara.  È possibile conoscere e individuare le differenti professionalità artigiane: considerare le fasi e le modalità dell’apprendimento del mestiere, l’organizzazione del lavoro e le sue distinte specializzazioni (maestro d’ascia, calafato, cordaio,...). In relazione ai sistemi di pesca, poi, è possibile capire i differenti aspetti dei rapporti economici e sociali: i sistemi gerarchici operanti sulle singole barche e durante le attività di pesca, le consuetudini relative alla spartizione e alla commercializzazione del prodotto. Si può pervenire, inoltre, ad intendere l’organizzazione sociale e famigliare, ad esempio, nella particolare spartizione dei ruoli tra uomini e donne.

Per quanto riguarda la cucina marinara, invece, i ruoli non sono spartiti in modo netto e univoco: gli uomini abituati alle lunghe permanenze in mare sono soliti, infatti, destreggiarsi in cucina.


battuta di pesca


Dalla cima dell'albero di una feluca, lo ntinneri, l'avvistatore, scruta una porzione di acque dello Stretto di Messina. Gli altri pescatori attendono stesi in un'imbarcazione più piccola, il luntro, alcuni guardando nell'acqua, altri riposando o reggendo i remi. Quando un grande pesce spada affiora in lontananza, lo ntinerri dà il segnale urlando e indicando con il braccio la direzione ai pescatori, che immediatamente si dispongono ai loro posti sul luntro. Quattro pescatori iniziano a remare vigorosamente, mentre la vedetta, u farirotu, si posiziona sull'albero del luntro e il lanzaturi, il fiocinatore, si colloca in piedi sull'estremità anteriore dell'imbarcazione. Inizia l'inseguimento. La vedetta suggerisce ai rematori la direzione da imprimere al luntro, urlando le direzioni e seguendo i suggerimenti dello ntinneri, che dall'alto dell’albero della feluca continua a urlare la posizione dei pesci. Quando il luntro raggiunge il pesce spada, il lanzaturi scaglia il ferru, un arpone con asta di legno e punta di ferro. Una volta arpionato il pesce, la vedetta e alcuni rematori abbandonano repentinamente le loro posizioni e si coordinano con il lanzaturi per la cattura. Prima danno kaloma al pesce, allungando la corda dell'arpone, conservata all'interno di un grande cesto di fibre vegetali. Quando poi il pesce è morto dissanguato per la ferita causata dall'arpone, tirano lentamente la corda e lo issano a bordo per la coda, lo eviscerano e lo pesano. Nelle operazioni che seguono la cattura si può notare che il pesce ha subito la cardata da cruci, un segno di croce multiplo sulle branchie, e la bbotta, il taglio della carne attorno al punto di penetrazione dell’arpone. La pesca del pesce spada riguarda il periodo che va tra aprile e settembre e coinvolge la costa calabrese e siciliana dello stretto di Messina. La stagione primaverile ed estiva coincide infatti con la fase di riproduzione sessuale dei branchi di pesce spada, con la deposizione delle uova nelle acque dello stretto di Messina, lungo un percorso che va da Bagnara Calabra, segue la costa fino a Scilla per poi, attraversando lo stretto, risalire da Messina fino a Punta Faro. Fino alla metà del XX secolo, in Sicilia, la pesca al pesce spada si realizzava con una tecnica basata sull'avvistamento da terra o da una barca da rimorchio, la feluca, e sulla cattura con l'arpone da bordo di una piccola barca, il luntro. Le feluche erano grandi barche munite di albero alto circa 20 metri (chiamato antenna) sulla cui cima si disponeva un osservatore, lo ntinneri, che avvistava i branchi dei pesci. Un sistema di segnalazione con frasi convenzionali permetteva di comunicare la posizione dei branchi ai pescatori posti sui luntri. La feluca era destinata allo stazionamento e veniva ormeggiata lungo il percorso dei pesci spada in specifiche poste che corrispondevano alle diverse zone di predazione. Le poste, a partire dal 1902, furono assegnate ai vari gruppi di pescatori per sorteggio e soggette a rotazione giornaliera. Il luntro era lungo circa 6 metri e largo poco più di 1 metro e mezzo. Dipinto tradizionalmente di nero, il luntro era fabbricato con legno leggero, in modo da raggiungere il massimo della velocità consentita anche grazie ai suoi quattro lunghi remi, ciascuno di dimensioni diverse e destinato a una specifica funzione. Al centro della barca era fissato un albero alto 3 metri e mezzo (detto farete), dove prendeva posto un avvistatore, il quale controllava i movimenti del pesce nella fase finale dell’attacco. Sull'estremità anteriore si collocava il fiocinatore (lanzaturi), il quale disponeva di due arponi aventi asta di legno e punta di ferro. Le aste in fase di riposo si tenevano appoggiate di traverso a due supporti (maschitti) fissati ai piedi del fiocinatore. Dalla metà del XX secolo si assiste a un'evoluzione nelle tecniche e nelle tipologie di imbarcazioni utilizzate nella pesca al pesce spada, soprattutto con l’abbandono del luntro e l’introduzione, a partire dal 1963, di una nuova imbarcazione a motore, la passerella. Le passerelle sono caratterizzate dalla presenza di un alto traliccio, sul quale prende posto l'avvistatore e di una lunga passerella a prua di lunghezza almeno doppia rispetto alla lunghezza della barca. Nella pesca tradizionale del pesce spada si possono trovare forme di antropomorfizzazione e sacralizzazione del pesce spada tipiche delle attività di caccia, che derivano dalla tecnica con cui il pesce viene pescato. Alcuni di questi rituali sono osservabili anche nelle pratiche contemporanee di pesca al pesce spada. Si tratta, per esempio, del rituale della cardata da cruci. Appena issato sulla barca, il pesce spada viene segnato sulle branchie adoperando le unghie delle quattro dita di una mano, in modo da imprimere un segno di croce multiplo. Tra gli altri rituali della cattura si possono menzionare: l'invocazione a San Marcu è binirittu, protettore dei fiocinatori, nel momento in cui il pesce è issato sulla barca; il taglio della carne attorno al punto di penetrazione dell’arpone, detta bbotta, che di norma toccava al ferraiolo che aveva costruito la lancia, in genere data in affitto all'equipaggio; la complessa partizione tra i membri dell'equipaggio del corpo del pesce spada, che, secondo alcuni studiosi, verrebbe così santificato in un rituale simbolico di controllo del territorio e delle forze invisibili della natura.

 

 

sabato 28 ottobre 2023

C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico

NinoSutera

C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico

                                             Regione Enogastronomica d’Europa 2025

L’obiettivo è  aumentare la consapevolezza sul cibo come patrimonio culturale e sul suo ruolo vitale nell’incoraggiare e sostenere lo sviluppo locale sostenibile nelle regioni di tutto il mondo.

 

Regione Enogastronomica d’Europa 2025

Vincitore della categoria:
Turismo Equilibrato e Sostenibile

https://youtu.be/XVEEek_klN8


 

Visit Via Selinuntina, Sicily, Italy

Menu del film gastronomico 2023 di IGCAT
Vincitore categoria: Visita Via Selinuntina, Sicilia, Italia
Categoria: TURISMO EQUILIBRATO E SOSTENIBILE

Osservazione della giuria: "Belle immagini gastronomiche. Fa proprio venire voglia di assaporare i piatti mostrati e crea un buon legame tra artigianato, tradizione e turismo sostenibile. " – Robert Palmer, Regno Unito

 

Un percorso che nasce da molto lontano che concorre  ad accrescere la competitività di un Born in Sicily basato su parametri di  “qualità  locale” dove gli elementi essenziali di relazionalità sono costituiti dalla legge delle 5 T (Territorio-Tradizioni-Tipicità-Tracciabilità-Trasparenza) che rappresentano la vera componente innovativa. Già nel 2013 la Regione si è dotata di una legge per la “Tutela e valorizzazione delle risorse genetiche Born in Sicily per l’agricoltura e l’alimentazione“, elaborata da Dario Cartabellotta già assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana. Un progetto innovativo volto alla tutela e salvaguardia delle migliori produzioni siciliane di qualità: vini, oli, frutta, ortaggi, formaggi, cereali e carni ancorate a una biodiversità differenziata e non omologata che ne esalta le caratteristiche qualitative. Con questa norma l’assessorato mira a rafforzare l’attività di salvaguardia delle risorse genetiche e a tracciare la qualità per renderla riconoscibile e difenderla dalla concorrenza sleale di prodotti scadenti e dall’agropirateria, istituendo un marchio di identificazione dei prodotti a qualsiasi titolo riconducibili all’agrobiodiversità siciliana.





L’obiettivo, recuperare l’identità di un territorio come opportunità di arricchimento di significati e valori per l’economia locale. Il territorio costruito nel tempo lungo dalle civilizzazioni attente ai processi coevolutivi, su cui oggi viviamo, è un prodotto sociale per eccellenza e dunque va trattato e attenzionato come un bene patrimoniale comune da difendere e salvaguardare, per consegnarlo alle generazioni future. Avere un luogo di origine molto bello aiuta per il successo. La percezione di qualità è fortemente influenzata da fattori esterni quali la notorietà. Un territorio bello, famoso e ben organizzato e quindi un enorme vantaggio, per rappresentare uno strumento di comunicazione del brand.

La qualità e la varietà dei prodotti in un contesto agroalimentare d’eccellenza, una produzione vitivinicola di alto livello, un sistema gastronomico di livello con punte di vera eccellenza. Dai campi alla tavola, la Sicilia mostra i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni. E ora per questa evoluzione positiva arriva un riconoscimento internazionale come Regione Enogastronomica d’Europa 2025 da parte dell’International Institute of gastronomy, culture, arts and tourism (Igcat). Si tratta della prima regione italiana che centra l'obiettivo del riconoscimento internazionale di Regione europea dell’enogastronomia: manca solo un ultimo passaggio formale, ma l’Igcat si è pronunciata a favore con una “raccomandazione” .

«La giuria è d'accordo che la qualità e la varietà dei prodotti e la ricchezza delle esperienze fatte rendono quella della Sicilia una candidatura eccellente. Considerato il dossier presentato, la discussione e i risultati della visita, la giuria ha decretato che la Sicilia deve essere raccomandata come Regione europea della gastronomia del 2025, passando alla fase finale» ha detto Diane Dodds, la presidente della giuria dell’Igcat al termine dell’iter di valutazione compiuto nei giorni scorsi nelle varie tappe siciliane dalla delegazione. «I commissari dell'Igcat hanno vissuto un'esperienza conoscitiva di straordinaria potenza, non solo per la bellezza dei luoghi, l'unicità delle produzioni e la cultura materiale dei territori, ma anche perché hanno potuto verificare la congruità del dossier di candidatura e comprenderne tutte le potenzialità di sviluppo  












venerdì 27 ottobre 2023

Melenzane, in una specialità nebroidea

 Pietro Ficarra

 

              Nella tradizione di molti paesi dei Nebrodi le melanzane possono costituire la base per ottimi piatti unici, e se la citata parmigiana ne è sempre l'esempio migliore, non meno frequenti sono le melanzane ripiene, spesso personalizzate ma frequentemente preparate secondo una ricetta tradizionale che si rassomiglia in molti centri.
Da quando ho memoria questo modo di cucinare le melanzane è sempre stato fra i miei preferiti, secondo solamente a quelle fritte e calde, da rubare prima che arrivassero nel piatto. La preparazione non è breve e chi vuole provare a prepararle al meglio deve tenere in debito conto qualche consiglio. Usato o meno come piatto unico, se fatta bene, questa preparazione a parer mio merita fra gli ortaggi ripieni il primo posto. Dato tutto quello che si dice delle melanzane in Sicilia, è quasi superfluo immaginare che per questo piatto occorra utilizzare solo melanzane viola e di modeste dimensioni, possibilmente ricche di sole nel sapore. Come per ogni preparazione di questo tipo, l'ortaggio va preparato a ospitare il ripieno, eliminando il picciolo come d'uso per ogni melanzana che si destini a qualsiasi preparazione, e ricavando, prima di “scavare”, nella parte alta un tappo a forma di piccolo cono che servirà da chiusura. È bene ricordarsi di conservare ogni tappo vicino alla melanzana da cui proviene, per rendere facile il riconoscimento quando sarà il momento di “chiudere” la melanzana riempita. Lo svuotamento delle melanzane si può fare in molti modi ma un levatorsoli, uno scavino o un resistente cucchiaio o un cucchiaino a punta, dai bordi sottili e quasi taglienti, sono gli attrezzi migliori per farlo dall'interno come si deve, ampliando al massimo lo spazio destinato ad accogliere il ripieno, ma senza rovinarne l'involucro, ossia lasciando uno strato sottile sotto la buccia ma senza bucarla. La polpa delle melanzane che è stata estratta con lo scavo non si butta, anzi è ingrediente essenziale del ripieno perché lo renderà particolarmente morbido e dolce.
La si fa quindi rosolare in una padella antiaderente, sminuzzando i pezzi più grossi, aggiungendo olio, sale e pepe quanto basta per farla insaporire e colorare. Per il resto, come si sa, il ripieno degli ortaggi si prepara con ciò che è rimasto o è a disposizione nel frigo, ma soprattutto con ciò che più aggrada: quindi alla polpa così preparata si aggiunge nella terrina dell'altro, a piacere, con uova per legare. Nel ripieno, che è tra i più semplici e tradizionali non può mancare, oltre al pangrattato – come per gli altri ripieni, non troppo fine e meglio grattugiato grossolanamente dal pane vecchio che acquistato - se piace, un trito di aglio, origano, pepe, sale, formaggio grattugiato, e poi in più, secondo il gusto, capperi, provola o formaggio stagionato a dadini, salame sbriciolato o della mortadella, ecc., ma questi ultimi due ingredienti sono un di più che farebbe scarsamente apprezzare le melanzane. Ognuno ha però il suo personale mitico equilibrio fra i sapori e quindi ciascuno farà sicuramente le sue aggiunte e le sue modifiche a questa ricetta, anche se il consiglio è quello di mirare a un sapore di fondo sempre e comunque delicato. Riempite con cura le melanzane, chiuse ognuna attentamente, ognuna con il proprio "tappo", si pongono con attenzione in un tegame antiaderente, capiente in ragione del fatto che si possa adagiarle comodamente su un lato e ogni tanto rigirare, su un fondo fatto di olio e di salsa di pomodoro, aggiustata di sale e insaporita con qualche spicchi d'aglio. Su quanta salsa serve ci si regola in base alle melanzane, tenuto conto che sopra di esse se ne spargerà dell'altra, insieme a un filo d'olio su tutte quante. Si cuoce a fuoco moderato, avendo cura ogni tanto di girare le melanzane per favorire una cottura uniforme e insaporire per bene l'esterno, aggiungendo qualche cucchiaio d'acqua calda quando e se serve. La cottura finisce quando l'esterno delle melanzane perde consistenza, dappertutto, senza più il colore e i riflessi lucidi dell'ortaggio. Si servono meglio tagliandole a metà e coprendo il ripieno con un po' del sugo ottenuto, cui a fine cottura si avrà avuto l'accortezza di aggiungere del basilico profumato. Non prima, perché come è noto, gran parte del profumo del basilico sparisce col calore.

giovedì 26 ottobre 2023

La Sicilia della birra

 

Continuano a crescere i microbirrifici in Sicilia,

 ma è l’ora di un maltificio


  NinoSutera

In inglese si chiama “beer tourism” ed è un termine abbastanza diffuso. In italiano, invece, non esiste un unico termine: si usano infatti espressioni come “turismo della birra” o “turismo birraio”. Questo grande contenitore comprende una serie di esperienze molto diverse tra loro che però hanno un filo conduttore: il legame tra il luogo e la birra che lì si beve. Ebbene, secondo le stime di Assobirra, negli ultimi 10 anni, il settore  è cresciuto dell’800%. E la Sicilia è una  delle regioni più dinamiche nella crescita dei microbirrifici.



Quello siciliano è un prodotto molto identitario: sono numerosi gli esempi di birra che riportano gli aromi dell’isola o si fondono con i prodotti più famosi. C’è la birra al ficodindia e quella con gli accostamenti al cioccolato. È una ricerca continua e con risultati di grande pregio oltre che di grande godibilità. Anche nel settore della birra tutto parte dal profumo della terra e dai ricordi legati soprattutto alla campagna. Il territorio è centrale per la produzione degli elementi base della birra come l’orzo e il luppolo. E in effetti, nell’isola, in cui sono esplosi i birrifici artigianali non sono mancati negli anni i progetti per creare una filiera dell’orzo siciliano, caratterizzando sempre di più il prodotto.

Brassicolo sta alla birra come enogastronomico sta a vino e cibo. Quindi è un qualcosa che ha a che fare con la birra,  turismo incluso. L’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, nell’ambito delle attività della Rete regionale del Sistema della conoscenza e dell’innovazione ha istituito un Gruppo Tematico Biodiversità al fine di programmare e mettere in campo le azioni necessarie a sostegno del settore, oltre a interagire con il Tavolo Tecnico istituito presso il Mipaaf e con la Rete interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca, che di recente si è integrata con la Rete interregionale dei servizi allo sviluppo agricolo. L’assenza di un maltificio in Sicilia è un limite di non poco conto per un mercato che appare il forte espansione.

C’è stato un tempo in cui si contavano sulle dita di una mano. Erano pochi, sconosciuti ai più. Oggi tra microbirrifici, Beer Firm e Brew pub in Sicilia vi sono quasi 75 aziende. Un boom maturato in meno di dieci anni e che è ancora tutto da studiare e da approfondire, almeno sul fronte del valore economico e in particolare di mercato. Le storie raccontano di piccoli imprenditori arrivati alla produzione di birra direttamente con un proprio microbirrificio o indirettamente grazie a quelle che si chiamano beer firm con la birra prodotta da altri sulla base di una ricetta a volte proposta dallo stesso imprenditore a volte, invece, dal produttore. Ma soprattutto raccontano di grande passione per questo prodotto nella terra del vino e dei vigneti non certo del luppolo, almeno così è nell’immaginario collettivo.

“All’inizio – spiega Andrea Camaschella coautore con Davide Bertinotti dell’Atlante dei Birrifici italiani – c’è stata un po’ di difficoltà, ma poi il settore siciliano è cresciuto anche con grandi risultati in termini di qualità”. Il progetto INNOVA.LUPPOLO, finanziato dal MiPAAF e coordinato dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), si pone come obiettivo generale di fornire conoscenze e servizi rilevanti per sostenere gli attori delle filiere brassicole e luppolicole italiane che desiderano implementare o utilizzare i processi e le tecnologie sviluppate da INNOVA.LUPPOLO per rendere sempre più sostenibili  e competitive le loro produzioni in termini ambientali e qualitativi, sposando i concetti di economia circolare e green chemistry.

LOB.IT “Luppolo, Orzo, Birra: biodiversità ITaliana da valorizzare

 Luppolo e orzo da una filiera sostenibile per una birra aromatica, poco alcolica e completamente italiana. Questi gli obiettivi principali del progetto “ LOB.IT “Luppolo, Orzo, Birra: biodiversità ITaliana da valorizzare ”, coordinato dal CREA e finanziato dal MASAF,   presentato   presso la sede centrale di Roma, in via della Navicella 2, alla presenza del Commissario Straordinario, Prof. Mario Pezzotti, del Direttore Generale Stefano Vaccari, del Direttore del CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Enzo Perri , dei principali stakeholders del comparto e dell'On. Sen. G. Naturale, Vicepresidente IX Commissione Agricoltura Senato, che porterà gli indirizzi di saluto a conclusione dell'evento.

Gli obiettivi primari di LO.BIT sono l'introduzione di genetiche italiane per le materie prime di uso brassicolo e la possibilità di individuare lieviti, appartenenti al genere Saccaromyces, in grado di connotare territorialmente le produzioni birrarie italiane. Inoltre, si mira ad una filiera realmente sostenibile e innovativa (dalla tecnica culturale ai processi, fino al prodotto) e partecipata, con misure di accompagnamento che consentono azioni di networking tra le imprese ei sistemi produttivi. 


Le azioni condotte LOB.IT prevedono una serie di azioni tecnologiche per la valorizzazione in chiave sostenibile della filiera, che si concentreranno sullo studio di ecotipi locali di luppolo e di incroci legati al territorio , che necessitino di minori input per la crescita , con una migliore sostenibilità ambientale ed economica, e sulla riduzione dell'incidenza delle malattie virali nel luppolo , tramite l'utilizzo di germoplasma controllato, ottenibile da risanamento e da selezione sanitaria. Si lavorerà per aumentare la disponibilità di varietà italiane di orzo distico , l'orzo da birra per eccellenza, di alta qualità e produttività, per lo sviluppo di micro-filiere tra agricoltori, micro-maltatori e micro-birrifici e per selezionare le varietà di questo cereale più adatto per ogni areale. Infine, si punterà alla ricostruzione in chiave statistico-economica della filiera brassicola, uno strumento utile agli stakeholder, in particolare a quelli istituzionali, per lo sviluppo di interventi legislativi tesi al consolidamento di una filiera made in Italy. 


Il ruolo della genetica italiana e dei lieviti Si punta a materie prime da genetica italiana, tramite l'adozione di modelli virtuosi per la gestione della filiera. Le prove sperimentali finalizzate al risanamento del materiale di propagazione, se condotte con successo, offriranno le basi per la disponibilità̀ di materiale di propagazione sano e la possibilità̀ di avviare la certificazione volontaria del materiale vivaistico. Non meno importante la ricerca di lieviti spontanei legati al territorio e in grado di influenzare positivamente il profilo metabolico e il grado alcolemico del prodotto finale: potrebbe svolgere un ruolo importante sia nella produzione di birre aromatiche, sia in quella di birre a basso tenore alcolico. 


“LOB.IT, terzo progetto nazionale sulla filiera coordinata dal CREA, - dichiara Katya Carbone, ricercatrice del CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura e coordinatrice del progetto - si pone come obiettivo quello di offrire a tutta la filiera strumenti tecnico-scientifici per la valorizzazione di una filiera italiana della birra: da nuove genetiche italiane per l'orzo distico e avvio di un programma di allevamento per il luppolo italiano, fino all'introduzione del concetto di terroir microbico, e all'esaltazione del luppolo in un'ottica di sostenibilità , dalla formulazione di nuovi prodotti al riutilizzo degli scarti”.

Scheda progetto LOB.IT è un progetto triennale a carattere nazionale, guidato dalla ricercatrice del CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Katya Carbone, coadiuvata dai centri CREA Difesa e Certificazione, Viticoltura ed Enologia, Politiche e Bioeconomia, Cerealicoltura e Colture Industriali, Genomica e Bioinformatica e dall'Università degli Studi di Parma, che intende consolidare e ampliare quanto acquisito nei due progetti precedenti INNOVA.LUPPOLO e LUPPOLO.IT, trasferendo agli operatori di settore strumenti utili a valorizzare le loro produzioni birrarie attraverso l'implementazione di materie prime autoctone , al fine di costruire una filiera brassicola italiana al 100%. Il CREA, infatti, è ormai da anni considerato uno dei centri di ricerca leader nello studio di questa filiera a livello nazionale e in quello della luppolicoltura a livello internazionale.

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