giovedì 26 ottobre 2023

la Sicilia a Golosaria 2023

 

NinoSutera*


Milano, Golosaria 2023, c'è la Sicilia 

dell'enogastronomia di qualità

 

 L’edizione di quest’anno di Golosaria sarà all’insegna del fare e del saper fare,  che celebra con due compleanni: il 18esimo anno di Golosaria Milano e la 25esima edizione de IlGolosario, la guida di produttori, negozi e cantine di tutta Italia, cuore della rassegna. Non a caso il tema scelta è “La tradizione è innovazione”, con cui la manifestazione dà appuntamento dal 4 al 6 novembre all’Allianz MiCo – Fieramilanocity.

La Sicilia torna per il secondo anno di seguito a Golosaria con una presenza sempre più diversificata tesa a valorizzare tanto l'areale agricolo quanto la tradizione gastronomica dell'Isola.

Nello stand voluto dall'Assessorato Agricoltura, Sviluppo rurale e Pesca mediterranea, Dipartimento Agricoltura ci sarà un' importante rappresentanza di produttori sia per il vino che per il food.  Per la parte del food ecco 11 realtà, con l'Azienda Agricola Badiula, l’Azienda Agricola Appiano Emilio, il Birrificio 24 Baroni, la  Birra Bruno Ribadi, I Veri Sapori dell'Etna, Agroforniture Uva di Mazzarrone, Fichi d'India Geraci, Olio Mazì di Stallone Melchiorre, Terre di Entella, La Mannirata formaggi, Baglio Perciata Grani Antichi.

Quest'anno però la presenza raddoppia grazie alla presenza di 6 cantine (Az. Agr. Tamburello, Baglio Reale, Cantine Patria, Cantine Iuppa, Palmento Costanzo, Villa Viticce) che sarà possibile scoprire anche nel wine tasting dedicato (domenica ore 11).

Due poi gli appuntamenti da non perdere per conoscere la cucina siciliana interpretata da un grande chef: Roberto Pirelli. Il primo sabato alle ore 14 (La Sicilia tra cucina e agricoltura) e il secondo domenica alle ore 16 (La Sicilia in cucina: la pasta interpreta l'agricoltura).




Innovatori, spiega una nota, sono anzitutto i campioni del Golosario che saliranno sul palco sabato pomeriggio in occasione del talk show di apertura: si tratta di quei cento “storici” che hanno dimostrato il concetto di innovazione come frutto della tradizione. Domenica invece sarà la volta dei migliori Negozi de IlGolosario, divisi per categorie, scelti fra 4.000 citazioni.

“Il detto secondo cui la tradizione è un’innovazione ben riuscita nasconde una verità storica   La tradizione infatti non è mai qualcosa di fermo o di museale, ma un fattore in continuo movimento che trae dal passato ciò che è ancora attuale oggi. Per questo il tema di Golosaria 2023 ‘La tradizione è innovazione’, che può essere ribaltato invertendo i fattori: i produttori che hanno custodito la nostra grande biodiversità sono innovatori perché sanno rendere contemporaneo un consumo, sempre più consapevole. Nulla si inventa, tutto si ricrea, che è un altro modo per dire la medesima cosa: la terra è il laboratorio dove tutto questo avviene. Ecco perché merita d’essere rispettata”.

La manifestazione, come di consueto, si svilupperà su quattro aree. La prima quella del cibo che comprende il palco dell’Agorà, la sala degli show cooking e gli espositori provenienti da ogni parte d’Italia. La tre giorni milanese si conferma anche la casa dei territori italiani con le regioni Lombardia, Calabria, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Sicilia. La seconda area sarà quella del vino (120 cantine) con la partecipazione di quei produttori insigniti del riconoscimento Top hundred, che quest’anno si sdoppia: 100 cantine nuove e 100 cantine storiche con un nuovo vino premiato rispetto a quello delle 21 edizioni precedenti. La terza area sarà quella della mixology, curata dai bartender di Milano bartender community. Ci sarà anche un’area Mixo Events dove approfondire le tendenze che caratterizzano il settore con 13 incontri tematici su gin, amari, vermouth e whisky italiani. Infine la quarta area, dedicata alla cucina di strada, con 12 espressioni che racconteranno la cucina italiana partendo proprio dalla filiera agricola. Tra le novità, la presentazione della nona edizione della guida IlGolosario ristoranti che lunedì radunerà 1.000 titolari di ristoranti e cuochi.

 

 

 

lunedì 23 ottobre 2023

Ottobrata zafferanese

 SalvoOgnibene

Ottobrata zafferanese, Domenica 29 il protagonista è il vino.
Presente il Comune di Barbaresco

Per l’ultima domenica dell’evento etneo più atteso, in programma il convegno "Prospettiva Etna: sostanza attiva e ragion d'essere" con la partecipazione del Comune di Barbaresco e degustazioni di vini artigianali e contadini

 L'ultima domenica dell'Ottobrata Zafferanese, uno degli eventi più attesi in Sicilia, è alle porte, e promette di portare emozioni e tradizioni senza precedenti. In programma per il 29 ottobre, l'essenza della cultura siciliana in una celebrazione di cibo, musica, approfondimenti con un focus speciale dedicato al vino. Si inizia la mattina alle 11:00 con il convegno "Prospettiva Etna: sostanza attiva e ragion d'essere" e poi degustazioni di vini artigianali e contadini. Vino, economia, futuro: fare vino sull’Etna vuole essere un’occasione di sviluppo aziendale a partire da una narrazione storica legata a progetti imprenditoriali. 



Queste le premesse sulle quali si confronterannoLuca Sammartino, Assessore regionale all’Agricoltura, Salvo Russo, Sindaco di Zafferana Etnea, Gabriele Boffa, amministratore del Comune di Barbaresco; Luigi Bonaventura, docente di Economia all’Università degli Studi di Catania, Matteo Gallello, cofondatore riviste Verticale e Bromio, Giorgio Fogliani di Possibilia Editore e Mauro Cutuli dell’Azienda Agricola Grottafumata e la giornalista Amanda Arena.
Ci sono modelli di economia territoriale dove natura,dimensione umana,un tempo passato e vocazione al futuro riescono a coesistere in modo compatibile: “
Un sistema agricolo che generi anche approcci sistemici efficienti e di valore, è questo quello che ci serve. Un’equazione a più variabili dove il risultato deve essere un ambiente curato, tutelato e valorizzato con professioni vitivinicole solide e sostenibili
- sottolinea il primo cittadino Salvo Russo - A Zafferana Etnea avvieremo una riflessione su questo tema coinvolgendo osservatori vitivinicoli italiani”.
Un territorio interessante fa fatica a raccontarsi se appesantito dalla sola quotidianità senza prospettiva: “
l’Etna rappresenta oggi un punto di riferimento nel mondo enologico e turistico - sottolinea Gabriele Boffa, amministratore del Comune di Barbaresco - in Piemonte grazie al vino abbiamo intrapreso un percorso che è stato vincente e la Sicilia sta facendo tanto bene da questo punto di vista”.
L
'Ottobrata Zafferanese è l’occasione ideale per discutere insieme ed esplorare il cuore vulcanico della Sicilia: il convegno "Prospettiva Etna: sostanza attiva e ragion d'essere" vuole mettere in luce l'incredibile ricchezza economica, culturale e ambientale dell'Etna e offrirà uno sguardo approfondito su questa straordinaria regione. Proprio nella giornata di Domenica 29 Ottobre si concluderà un mese di celebrazioni, con il centro storico di Zafferana Etnea che si trasforma in una festa all'aperto. A conclusione del convegno, che si terrà presso la Sala Consiliare di Palazzo di Città (Via Garibaldi 317), ci sarà una degustazione di vini artigianali e contadini etnei e di Barbaresco.

sabato 21 ottobre 2023

Politiche contro lo spreco alimentare

                                                                                                                        NinoSutera 

 Lo spreco alimentare è un problema urgente con significative conseguenze ambientali, sociali ed economiche. Ogni anno nell’UE vengono generati quasi 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (131 kg/abitante). La quota più elevata di sprechi alimentari viene generata nelle famiglie e nei servizi di ristorazione. I gruppi alimentari che vengono maggiormente sprecati sono la verdura, la frutta e i cereali. I consumatori possono modificare direttamente molti comportamenti che portano allo spreco alimentare (ad esempio cucinare troppo), ma la loro capacità di prevenire lo spreco alimentare è influenzata anche da altri fattori (ad esempio politiche correlate, stili di vita). Ridurre lo spreco alimentare dei consumatori richiede la collaborazione tra tutti gli attori del sistema alimentare e l’affrontare la questione in un contesto più ampio (ad esempio, come parte di azioni volte a promuovere l’adozione di diete sane e sostenibili), in cui i politici svolgono un ruolo chiave.

L’impegno dei decisori politici nella riduzione degli sprechi alimentari – a tutti i livelli (nazionale, regionale e locale) – è essenziale per creare un ambiente politico favorevole che acceleri il cambiamento e per coordinare le azioni correlate da parte dei principali attori della filiera alimentare. Svolgono inoltre un ruolo importante nel sostenere e coordinare la ricerca e le azioni pratiche per ridurre gli sprechi alimentari.

1)  Individuare ambasciatori locali/nazionali (persone o organizzazioni) per promuovere programmi di riduzione degli sprechi alimentari dei consumatori. Queste possono ispirare e dare l’esempio nelle loro reti locali, amplificando così l’effetto delle singole azioni. Queste ultime possono comprendere formazione, eventi come le settimane «senza sprechi» o coaching in ambito domestico. Il lavoro degli ambasciatori può portare a una comunicazione più efficiente e allo scambio di buone pratiche fra gli attori della filiera alimentare. In Italia, ad esempio, alcune azioni di prevenzione degli sprechi alimentari sono coordinate dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Nei Paesi Bassi, l’organizzazione United against Food Waste organizza azioni a livello nazionale e agevola il coinvolgimento delle parti interessate.

2)   Rivedere i programmi nazionali di prevenzione degli sprechi alimentari per affrontare in modo efficace gli sprechi alimentari dei consumatori, tenendo conto anche delle interdipendenze esistenti nel sistema alimentare. Infatti, le azioni in una fase della filiera alimentare possono innescare conseguenze indesiderate in un’altra fase. Individuare i punti di contatto per collegare i programmi locali con il programma nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari esistente è importante, poiché il coordinamento è un elemento essenziale per un esito positivo. I paesi dell’UE che hanno messo in atto azioni di successo per affrontare il problema degli sprechi alimentari dei consumatori nei loro programmi nazionali di prevenzione degli sprechi alimentari.
3)  Investire in programmi di economia domestica e sviluppo sostenibile che comprendano l’argomento della riduzione degli sprechi alimentari. Le giovani generazioni sono un destinatario fondamentale per lo sviluppo di comportamenti alimentari sostenibili, compresa la prevenzione degli sprechi alimentari. I programmi didattici possono avere un impatto a lungo termine e possono inoltre esercitare effetti trainanti in ambito domestico. Recentemente, l’Austria ha incluso la prevenzione degli sprechi alimentari nella nuova legislazione sull’istruzione. 
 4)  Organizzare le settimane alimentari nazionali ogni anno e aumentare la visibilità delle azioni in corso e future. Stabilire un marchio riconoscibile per gli sforzi di riduzione degli sprechi alimentari a livello nazionale; cambiare le norme sociali aumentando il profilo pubblico della prevenzione dello spreco alimentare, promuovere comportamenti positivi che lo evitino e raggiungere il maggior numero possibile di consumatori. Ciò può innescare ulteriori azioni da parte degli attori della filiera alimentare. Esempi di Settimane contro lo spreco alimentare si possono trovare in: Germania (settembre/ottobre), Irlanda (giugno), Paesi Bassi (settembre) e Regno Unito (marzo). Inoltre la Giornata internazionale di sensibilizzazione sulle perdite e gli sprechi alimentari (29 settembre) viene celebrata in molti Stati membri.

SEMinCANTA (acronimo “dal SEMe di CANapa alla TAvola”, si avvia alla conclusione

 

NinoSutera 

 

L’innovativo progetto di filiera riguardante la canapa (Cannabis Sativa L.) SEMinCANTA (acronimo “dal SEMe di CANapa alla TAvola”, si avvia alla conclusione



Finanziato con risorse a valere del FEASR-PSR SICILIA 2014-2020 attraverso le iniziative LEADER del Gal Kalat sottomisura 19.2   il progetto Semincanta   punta a creare una filiera della canapa in Sicilia. Capofila dell’iniziativa è lo storico Molino Crisafulli di Caltagirone.

 L’Assessorato nell’ambito della Rete regionale sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura, https://terra.regione.sicilia.it/rete-regionale-sistema-della-conoscenza-e-dellinnovazione-il-dipartimento-aggiorna-database-inserisci-i-tuoi-dati/    ha avviato i lavori del gruppo tematico sulla canapa con una serie di attività informative-divulgative

https://terra.regione.sicilia.it/canapa-verso-una-rete-regionale-di-filiera/

 

Una filiera che appare oggi fondamentale per la diffusione della canapa nel contesto siciliano i cui vantaggi derivanti dalla sua coltivazione nella rotazione colturale sono numerosi a detta degli esperti: oltre a rendere più fertile il terreno, contribuisce nel controllo delle infestanti preparando così il terreno alle coltivazioni cerealicole ed ortive. Essa, inoltre, si presta anche a coltivazioni in asciutto. La canapa, quindi, è una coltura che può dare nuova linfa all’agricoltura siciliana e portare innovazione in numerosi settori agro-alimentari. I prodotti derivati possono trovare nuove nicchie di mercato, apportando una maggiore redditività alle aziende agricole e a tutta la filiera agroalimentare collegata. A oggi, in Sicilia, non si può parlare di filiere produttive della canapa perché la realtà è rappresentata solo da singoli o piccoli gruppi di produttori che tuttavia non riescono a garantire standard produttivi costanti, fondamentali per poter accedere alle numerose richieste del mercato.

Capofila del progetto è il Molino Crisafulli di Caltagirone che coadiuvato dai professori Laura Piazza e Salvatore Ciappellano dell’Università Statale di Milano UNIMI, si occuperà del miglioramento delle condizioni di stoccaggio e della trasformazione del seme in olio, farina e altri derivati. Partner scientifico è la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia che, in collaborazione con il CREA (Centro di Ricerca in Cerealicoltura e Colture industriali – laboratorio di Acireale), andrà a collaudare l’innovazione proposta.  

  Alla varietà “testimone” Futura 75, la più conosciuta e coltivata finora in Sicilia, sono state affiancate circa sette diverse varietà con lo scopo di individuare eventuali adattabilità al contesto pedo-climatico dell’areale del Calatino Sud Simeto che possano garantire miglioramenti in termini di resa e qualità della granella, favorendo al tempo stesso la fertilità del suolo grazie a metodi di coltivazione ecosostenibili.  

 

Funzionario responsabile Osservatorio Neorurale

Unità di Staff 01

 Dipartimento Agricoltura

Assessorato dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea

 

giovedì 19 ottobre 2023

l’Ovamurina di Sciacca

 NinoSutera

Un prodotto identitario Tra storia e leggenda, ecco l’Ovamurina di Sciacca

Il nostro obiettivo è accompagnare la valorizzazione dei simboli della nostra terra, il profumo del nostro mare, uniti alle bellezze ambientali. In questo percorso, chef, gastronauti, giornalisti, sommelier, associazioni, pro-loco, intenditori e appassionati, sono partners privilegiati, a divenire Custodi dell’identità territoriale. La “fusione” tra coscienza collettiva e patrimonio culturale è l’obiettivo portante. La pasticceria conventuale, probabilmente, è stata la salvezza del patrimonio dolciario della Sicilia. Nei conventi sono nate le creazioni più sofisticate della dolciaria isolana e si sono mantenute altre tradizione che in altro modo sarebbero scomparse, basti nominare il cannolo, o le ‘mpanatigghe modicane. Sciacca, per esempio, una città piccola ma importante sotto il profilo storico, un tempo era uno dei caricatori di grano più importanti della Sicilia. Qui esistono diversi conventi, tra cui quello della ‘Badia Grande’, sito nel quartiere antico di San Michele nella parte alta di Sciacca.

Tra storia e leggenda

Nel convento della ‘Badia Grande’ nasce un dessert che fino agli anni ’50 era possibile acquistare tramite le grate del convento di clausura, l'”ovamurina”, un sapore antico, con diversi gusti sprigionati dai suoi ingredienti sapientemente accostati e mai mischiati, così che in bocca ognuno di essi possa esprimere la sua identità e la sua fragranza. Dell’ovamurina, nella città di Sciacca esistono diverse varianti e tutte le custodi di tali varianti assicurano, ovviamente, che la loro è quella originale. Ho speso del tempo a investigare in merito, ma mi sono dedicato a una particolare ricetta che sembra più “originale” rispetto alle altre, almeno per il metodo di lavorazione e ingredienti utilizzati. Ma andiamo con ordine. Tra le diverse narrazioni sulla nascita della ricetta, quella più accreditata parla del 1600.


Gianluca Interrante

Ma va fatta una precisazione: la ricetta dell’ovamurina nasce per sostituire il cannolo in estate. Infatti, la ricotta era poco reperibile in quel periodo. L’ovamurina, in pratica è molto simile al cannolo, con una ‘scorcia’ esterna, fritta e resa croccante dai pezzi di mandorle e con all’interno crema bianca. L’ovamurina è una reminiscenza araba che si accosta ai sapori del nuovo mondo, infatti mandorle, zucchero e cannella incontrano la zucchina siciliana, la fecola di mais e il cioccolato. È un dessert che non si trova facilmente nelle pasticcerie, soprattutto perché non si presta alle grandi produzioni. Tuttavia, le poche versioni che si trovano in commercio, sono delle rivisitazioni adeguate a una pasticceria moderna e ben diversa dalle tradizioni antiche. Buone ma distanti dall’originale.
 

Gli ingredienti

Per la frittata
Mandorle con pelle 200 gr
Uova                          6
Zucchero                 150 gr
Farina                        30 gr
Acqua                       30 gr (se necessaria)
Per la farcitura
Latte                         500 ml
Amido di mais           70 gr
Zucchero                 100 gr
La zuccata
Zucchine lunghe siciliane  1 kg
Zucchero                  400 gr
Altri ingredienti per farcire
Cioccolato amaro (80%) 50 gr
Cannella in polvere

Preparazione

Per fare un a buona Ovamurina necessitano un paio di giorni di preparazione. Bisogna fare la zuccata e la crema di latte il giorno prima e raffreddarli completamente. Il processo è fondamentale, tostare le mandorle fino a che siano scure, l’amaro che sprigioneranno servirà al sapore finale. Raffreddarle e poi pestare con un mattarello all’interno di un sacchetto di plastica. È importante che le mandorle non siano uniformi perché la perfezione dell’Ovamurina sta proprio nella sua imperfezione. Mescolare la farina con lo zucchero, la farina e le uova, fare riposare un ora e aggiungere acqua se la consistenza è troppo densa. Il giorno prima fare la crema di latte. Mescolare lo zucchero, l’amido ed il latte freddo, portare ad ebollizione mescolando e fare bollire 3 minuti.

Raffreddarla in una casseruola alta che abbia la larghezza di cm 13\15 con un’altezza di 4\5 cm. Tagliare a fette spesse 1 cm. Tagliare il cioccolato a scagliette. Mettere per facilità la zuccata in un sac à poche. In una padella calda mettere un filo di olio e versare un mestolo di impasto, come per fare una frittata sottile. Poggiare una fetta di crema di latte nella parte alta della frittata, un filo di zuccata e delle scaglie di cioccolato per la lunghezza della crema di latte. Infine una spolverata di cannella. Non appena la parte a contatto con la padella comincia ad avere un colore nocciola scuro, cominciare a chiudere la frittata su se stessa iniziando ad avvolgere la crema di latte e tutti gli altri ingredienti, arrotolandola. Mettere su un piatto e spolverare lievemente con altra cannella.

martedì 17 ottobre 2023

cotone di sicilia

 

 

Quando si pensa alla produzione del cotone, la Sicilia potrebbe non essere il primo posto che viene in mente. Eppure, l'isola del Mediterraneo ha svolto per lungo tempo un ruolo importante nella famosa industria della moda del paese, risalente al XII secolo. Gli agricoltori siciliani smisero di produrre cotone solo negli anni ’50, nel periodo in cui le fibre sintetiche furono ampiamente presentate al pubblico. Ma poiché i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli degli effetti della plastica sul nostro ambiente, alcuni stanno lavorando per rilanciare l’antica industria delle fibre dell’isola. 



“Contribuiamo a promuovere il recupero di 100 ettari di cotone biologico in Sicilia”, afferma Valeria Mangani, presidente della Sustainable Fashion Innovation Society, organizzazione no-profit che assiste il Consorzio del cotone biologico nell’isola.  

Oltre al progetto sul cotone sostenibile COS (Cotone Organico Sicilia), la missione dell'organizzazione è quella di aumentare la consapevolezza sugli impatti della cosiddetta “fast fashion”, spesso realizzata con materiali sintetici con filiere difficili da tracciare.

  https://terra.regione.sicilia.it/qutun-born-in-sicily-la-sicilia-rilancia-la-coltivazione-del-cotone-il-mercato-ce/  

Il progetto, iniziato nel 2018, sta coinvolgendo gli agricoltori in varie parti della Sicilia per rivitalizzare i terreni agricoli inutilizzati e ridare vita a un’industria che un tempo era ben sviluppata qui. Questa non è l'ultima parte perché il clima dell'isola è perfetto per la coltivazione del cotone.  

La semina avviene a marzo e il cotone viene raccolto a settembre. E tutti i processi sono completamente biologici, rinunciando a pesticidi chimici o coloranti. Questo controllo su ciò che entra nel tessuto è una parte cruciale perché è un'area del settore sotto-regolamentata, e i potenziali effetti dei prodotti chimici sui tessuti sulla salute sono spesso trascurati. 

Nel frattempo, la sua organizzazione vuole dare una spinta all’economia locale e all’ambiente. Ma il modello costruito in Sicilia può essere applicato in diverse regioni e a più fibre, dice, tra cui canapa, lino e bambù, date le diverse condizioni paesaggistiche e agricole dell’Italia.  

Soprattutto, riportare il cotone in Sicilia offre uno spunto per parlare dell’origine dei nostri vestiti e dell’impatto delle scelte che facciamo ogni giorno.  

“La moda è una storia che inizia nell’agricoltura e finisce nella comunicazione”, conclude  Valeria Mangani, presidente della Sustainable Fashion Innovation Society




lunedì 16 ottobre 2023

Il glisofato? ...pare che non faccia così tanto male!

 

 Lo stop al glifosato non passa in commissione Ambiente del Parlamento Europeo

La commissione Ambiente dell’Europarlamento ha respinto con 40 voti contro 38 (e 6 astensioni) una mozione di rigetto del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato, erbicida qualificato come “probabilmente cancerogeno dall’Airc”. Nella mozione votata questa mattina e presentata da Maria Arena, a nome del gruppo S&D, Marie Toussaint, a nome del gruppo Verdi/ALE e Anja Hazekamp, a nome del gruppo della Sinistra, si chiedeva alla Commissione europea di ritirare la propria proposta di ri-autorizzazione del pesticida per ulteriori 10 anni. 
La mozione sottolinea come la stessa Agenzia europea per la sicurezza in agricoltura (Efsa) abbia ammesso la mancanza di dati sufficienti a valutare i rischi esistenti per i consumatori di verdure e frumento coltivati con il glifosato. Di conseguenza, per rispettare il “principio di precauzione” previsto dalla normativa europea sull’uso dei pesticidi – affermano le europarlamentari – la Commissione dovrebbe ritirare la propria proposta di ri-autorizzazione per 10 anni. L’Europarlamento infatti non ha potere decisionale sull’uso di sostanze chimiche in agricoltura, che spetta invece alla Commissione insieme agli Stati membri, ma può dare indirizzi politici.

 

Il voto a metà novembre e il retroscena: liberali di “Renew Europe divisi” –La proposta di ri-autorizzazione, che non ha ricevuto l’approvazione da parte degli Stati membri nel voto del 13 ottobre all’interno del comitato compente (ScoPAFF – Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed), sarà rivotata a metà novembre da un comitato d’appello.  
L’Italia ha votato sì il 13 ottobre alla ri-autorizzazione del glifosato e la posizione del nostro governo è stata ribadita dal ministro Francesco Lollobrigida che nei giorni scorsi ha affermato: “Siamo contrari all’abrogazione del suo utilizzo perché il sistema potrebbe non reggere”. 
“Il glifosato può essere utilizzato anche come prodotto per velocizzare l’essicazione delle erbe o di altri vegetali, non solo come erbicida”, spiega Francesco Romizi, responsabile relazioni esterne di Isde (Medici per l’Ambiente)-Italia. “In Italia da alcuni anni, non si usa il glifosato per l’essiccazione, per esempio, del grano, ma non è giusto affermare che il glifosato non usato per l’essiccazione è sicuro”, continua Romizi, “numerose ricerche indipendenti collegano il glifosato a malattie degenerative, causate da alterazioni del sistema endocrino e al cancro”. “Vietare completamente il glifosato è tecnicamente possibile ed economicamente fattibile considerato che esistono alternative non chimiche molto più sicure per tutti i principali usi noti degli erbicidi”, aggiunge Romizi.

Il caso di Théo Grataloup, disabile perché esposto al Glifosato – La mozione non approvata sottolinea che “il Fondo francese di risarcimento delle vittime dei pesticidi, ha stabilito un collegamento diretto tra l’esposizione all’erbicida e le malformazioni congenite”, in riferimento al caso di Théo Grataloup, un ragazzo di 16 anni affetto da malformazioni alla laringe e all’esofago, figlio di una donna che, durante la gravidanza, era stata esposta a lungo al glifosato. Grataloup – che solo dopo 54 interventi chirurgici oggi riesce a mangiare dalla bocca e a respirare grazie ad una tracheotomia, nei giorni scorsi ha ricevuto un indennizzo e oggi combatte, anche sui media, per bandire il pesticida.

 La mozione potrebbe essere ripresentata, modificata, alla plenaria dell’8/9 novembre.

 

BIO FARM FERRARO CUSTODI RICONOSCIUTI DEL GIUSTALISI.

 

La Ferraro bio farm, oggi rappresenta la quarta generazione di agricoltori e nel 2012 ha convertito la superficie di 60 ettari alla coltivazione di grani antichi.

 “Coltiviamo in maniera sostenibile – racconta Melchiorre Ferraro – e trasformiamo le nostre materie prime in prodotti di grande qualità in grado di mantenere tutti valori nutrizionali uniti ad un gusto pieno e inimitabile all’insegna del consumo equosolidale”.

Un percorso di “filiera chiusa” cui Melchiorre è approdato, soprattutto, da quando in azienda sono entrati i suoi figli – Maria e Salvatore, oggi rispettivamente 31 anni e Salvatore 32 e titolari dell’azienda Ferraro Bio. Entrambi, infatti, hanno stimolato il padre a puntare più in alto e diversificarsi ancora di più dal resto dei produttori cerealicoli investendo totalmente sul grano antico.

              E in particolare, Melchiorre Ferraro, che è anche uno dei soci fondatori di Simenza, è custode della varietà antica Giustalisa. A distanza di oltre 150 anni dalle ultime notizie storiche, infatti, grazie alla collaborazione con la Stazione Sperimentale di Cerealicoltura di Caltagirone e con la facoltà di Agraria di Palermo, la famiglia Ferraro ha riscoperto la più rinomata e la più antica tra le varietà di grani indigeni siciliani divenendone ormai gli unici “custodi riconosciuti” a livello internazionale (Premio European Rural Parliament – 2017). 

“Ammetto che – continua Ferraro – , insieme con i miei figli abbiamo intrapreso una strada molto più tortuosa ma i primi risultati si vedono e ci danno gradi soddisfazioni. D’altra parte, attraverso la rete Coldiretti, siamo riusciti a inserirci in un settore dove abbiamo a che fare con consumatori consapevoli e più attenti a ciò che mangiano. Per questo mentre prima ero nel settore cerealicolo nel conto terzi, abbiamo deciso di cambiare totalmente ed evolvere riguardando al passato e alla tradizione. Ho sempre coltivato grani di Tumminia e Perciasacchi, ma 15 anni fa mi sono imbattuto in un opuscolo datato 1848 Stamperia Palermo in cui l’Autorità dell’epoca che attribuiva i prezzi alle granaglie riportava una tabella in once con le varietà più comuni che costavano mediamente 4 once e poi compariva il nome di un grano mai sentito: il Giustalisa, appunto, cui era attribuito il prezzo di 7 once”.

“Cominciai a chiedermi – spiega – come fosse possibile che ci fosse un grano così costoso. Ho cominciato a studiare e documentarmi e dalla Stazione di Granicoltura di Caltagirone, che conserva il germoplasma di 50 popolazioni indigene di grani, mi sono stati affidati 20 kg di microparticelle di Giustalisa. Un grano antico che veniva coltivato da Palermo verso Trapani ed Agrigento in tutta la zona del Fondovalle. C’è voluto un po’ di tempo, perché per coltivare il primo ettaro di terreno con questo grano, ci sono voluti 6 anni. Dopo ho effettuato le analisi che mi hanno fatto capire il perché fosse così pregiato. E poi grazie alle analisi condotte in collaborazione con l’Università di Messina e l’istituto Zooprofilattico di Palermo, abbiamo visto le sue grandi qualità che lo rendono particolarmente adatto a chi è intollerante al glutine, altamente digeribile e persino benefico per l’intestino grazie alle fibre naturalmente presenti in questo prodotto integrale”. 

Tutte qualità che hanno spinto i Ferraro a focalizzare la loro produzione sul Giustalisa e, in particolare, sui prodotti Realgiustalisa nati dall’unione di tre varietà di grani antichi.

“Nella nostra azienda – continua – seguiamo la rotazione agraria e la coltivazione di cereali avviene ogni due anni perché la nostra produzione viene infatti integrata dalla coltivazione dei legumi. Queste condizioni consentono al terreno batteriologicamente attivo di rigenerarsi in un ciclo biologico naturale. L’applicazione dell’antica rotazione agronomica, che assicura al terreno  equilibrio e la fertilità. E poi, dai legumi viene prodotta una pasta con una tecnologia innovativa.  Ma c’è di più: la disponibilità di un nostro parco macchine altamente tecnologico e il completamento della filiera produttiva garantiscono la  produzione di farine e pasta di alta qualità e al contempo la giusta   competitività per affrontare le sfide del mercato globale, senza dimenticare la  tutela della salute dei consumatori e il rispetto dell’ambiente”.

sabato 14 ottobre 2023

Taormina Gourmet

 

Taormina Gourmet accende i motori. L’evento, ideato e organizzato da Cronache di Gusto, dal28 al 30 ottobre 2023 celebra la sua decima edizione: all’hotel Villa Diodoro di via Bagnoli Croci, aTaormina, saranno tre giorni pieni di eventi nell’evento.

 

Saranno circa 30 le masterclass dedicate ai grandi vini italiani, con la conduzione affidata a

giornalisti di fama nazionale e internazionale e appuntamenti rivolti all’olio extra vergine di qualità.

Oltre 50 le cantine top da tutta Italia e oltre 150 i vini protagonisti del banco d’assaggio frutto di

una selezione di Cronache di Gusto e dei giornalisti presenti a Taormina. L’elenco completo delle

cantine, in costante aggiornamento, è disponibile sul sito www.taorminagourmet.it.

E poi i cooking show, che vedranno esibirsi giovani chef emergenti, e il Mondo pizza, che

coinvolgerà in tre giorni alcuni tra i migliori pizzaioli del Sud d’Italia.

Ancora: la premiazione dei 69 vini di Sud Top Wine, il concorso dedicato alle migliori etichette del

Sud Italia valutate da una giuria di giornalisti presenti. Uno spazio sarà dedicato alla pesca con

esibizioni, dibattiti e il coinvolgimento dei protagonisti della filiera dell’economia blu, attraverso

Fish accademia che ormai è un evento nell’evento.

Uno spazio sarà dedicato anche alla pesca con esibizioni, dibattiti e il coinvolgimento dei

protagonisti della filiera dell’economia blu, attraverso Fish Academy, un sodalizio consolidato

ormai da considerare a tutti gli effetti un evento nell’evento.

Non solo cooking show, banchi di assaggio e masterclass, a Taormina Gourmet spazio anche a

dibattiti, talk show e cerimonie di premiazione. Tutto avverrà nella Sala Convegni dell’Hotel

Villa Diodoro in uno spazio creato per questi momenti di incontro dove il vino resta il protagonista

assoluto.

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