Quando il trasferimento delle
innovazioni e delle buone prassi, diventa un opzional
Il rispetto del principio della separatezza delle funzioni.
La l.r. 1 agosto 1977, n. 73
“Provvedimenti in materia di assistenza tecnica e di attività promozionali in
agricoltura” autorizza l'Ente di Sviluppo Agricolo adottare
e coordinare le iniziative e gli interventi per l'assistenza tecnica
rivolta eslusivamente alle aziende agricole e le attività promozionali giovandosi
delle proprie strutture periferiche - Sezioni Operative per l'assistenza
tecnica e le attività promozionali - che operano su larghe basi
territoriali.
Il principio della separatezza delle funzioni,
introdotte dalle recenti dispositivi di legge consegnano all'Ente di Sviluppo
Agricolo, come ente pubblico, l'esclusività nell'attuazione degli interventi in
termini di investimenti immateriali. Come è noto infatti, chi eroga finanziamenti, e/o effettua controlli di qualsiasi natura, non può occuparsi di attività di consulenza aziendale.
Per vincere le sfide di
un’economia sempre più globalizzata, occorre mentre investire in competenze,
dare maggiore spazio alla produzione di idee e ai beni immateriali per uno
sviluppo territoriale più innovativo e competitivo, promuovendo il
trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e
nelle zone rurali
L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non
fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato
di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto
Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura
convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento,
etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca
applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono
valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della
biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita
diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla
constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del
suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche
nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, che almeno in un primo momento
dovrebbero essere a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi,
nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA,
Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella
divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano
animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, collegando
ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso
l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative,
individuali e di gruppo, etc.).
L’innovazione nel settore
agroalimentare costituisce un fattore determinante per affrontare le sfide del
futuro in termini di incremento della produttività, efficienza e sostenibilità.
Le iniziative che ruotano attorno all’innovazione non si limitano alla ricerca,
allo sviluppo tecnologico e alla diffusione di informazioni ma coinvolgono
anche attività di natura diversa che sono fortemente interrelate a queste: la
formazione professionale, la consulenza e i servizi tecnici di supporto.
L’innovazione in agricoltura è dunque il risultato di un processo di creazione
di rete, di apprendimento interattivo, di cooperazione tra un insieme
eterogeneo di attori.
In questo contesto, diventa
cruciale il ruolo di soggetti intermedi che connettono i diversi attori coinvolti
nelle traiettorie di innovazione dei diversi paesi: si tratta degli “Innovation
Brokers” – termine mutuato dal secondo pilastro della Pac (Sviluppo
rurale) e dalle diverse opportunità previste dai programmi comunitari come
Horizon 2020.
Di cosa si occupa l’I.B. e
qual è il suo ruolo in Agricoltura?
Stimolare e agevolare la
formazione di partenariati per l’innovazione sono le azioni chiave per
costruire dei progetti e svilupparli. L’Innovation Broker, definito anche “Progettista
dell’Innovazione” agisce come mediatore di
innovazione fra soggetti con visioni e procedure diverse (aziende, ricercatori EPR,
PA, società civile), aiutandoli a individuare problematiche e proposte
innovative di soluzione.
Questa nuova figura
professionale, già prevista in fase embrionica con la programmazione 2007-2013
e riproposta con l’attuale 2014-2020, nasce in risposta al fabbisogno di
miglioramento dell’impresa, ma anche in relazione alla sua sostenibilità
ambientale.
Si tratta di un profilo non
consueto per il panorama italiano, che ha il compito di facilitare il processo
di individuazione dei bisogni di innovazione, di aggregazione
dei soggetti interessati, di redazione del progetto di
trasferimento dell’innovazione e di costruzione di un network
di reti collaudate con il mondo della ricerca.
Gli intermediari rendono quindi
disponibile una varietà di fonti di conoscenza e partner, e il loro operato è
fondamentale nello sviluppo di nuove collaborazioni, centrali per
l’innovazione.
Le funzioni di intermediazione
non sono svolte da uno specifico soggetto. Parchi Scientifici e
Tecnologici, Centri di Competenza, Distretti Tecnologici, Poli di
Innovazione, Università, centri di ricerca, agenzie per l’innovazione,
agricoltori, soggetti pubblici e altri attori locali e settoriali dimostrano,
a seconda dei diversi contesti e partenariati, di poter assumere il ruolo
di broker per l’innovazione.
Il periodo di programmazione 2014
-2020 sta dando uno dei più considerevoli impulsi allo sviluppo delle
innovazioni nel settore agricolo. Non a caso, gli strumenti messi in
campo e gli obiettivi annunciati sono di particolare rilievo ed
efficacia:
- da un lato il nuovo Programma quadro della ricerca,
Horizon 2020, offre e offrirà possibilità di finanziamento a progetti che,
attraverso le attività di ricerca e l’utilizzo di nuove tecnologie
rispettose dell’ambiente, della biodiversità e dell’ecosistema, possano
apportare innovazioni e miglioramenti al settore primari.
La prima, gestita a livello
europeo dalla Commissione, ha il compito di stabilire un dialogo fra ricerca e
imprese agricole promuovendo la partecipazione di tutti i portatori di
interesse al processo di scambio di esperienze e buone prassi.
I secondi sono gruppi di soggetti
che concorrono allo sviluppo dell’innovazione: agricoltori, ricercatori,
consulenti, imprenditori del settore agroalimentare. I G.O. si mettono insieme
per realizzare un progetto con due finalità principali: risolvere alcune
problematiche tecniche, economiche e/o organizzative di specifici sistemi
agricoli e promuovere una collaborazione continua fra i componenti del
partenariato. I Gruppi Operativi vengono finanziati nell'ambito dei PSR e,
quindi, in Italia, vengono selezionati e promossi dalle Regioni.
In questo quadro, diventa
decisivo il ruolo dell’Innovation Broker la cui funzione è quella
di avviare un’azione di animazione e supporto alla costituzione dei G.O,
sostenendo questi ultimi nella corretta elaborazione dell’idea progettuale e
del relativo piano di lavoro.
Le politiche comunitarie
2014-2020 promuovono l’utilizzo di un modello a rete, capace di mettere in
relazione tutti gli attori della filiera della conoscenza, sia nella fase di
rilevazione delle esigenze d’innovazione sia in quella di diffusione delle
novità. I bisogni delle imprese costituiscono il punto di partenza per
l’individuazione dell’innovazione necessaria, ma si coniugano necessariamente
con le strategie di sostenibilità e redditività dettate dall’agenda
comunitaria.
Nel contesto italiano, MiPAAF e
MIUR sono le principali istituzioni che si occupano di ricerca agroalimentare,
interfacciandosi anche con l’Unione Europea. Sul piano regionale, la ricerca
agricola è regolamentata da norme specifiche, mentre un importante ruolo di
coordinamento viene svolto dalla Rete interregionale della ricerca agraria,
forestale, acquacoltura e pesca.
In materia di servizi di sviluppo
e trasferimento dell’innovazione, le Amministrazioni regionali hanno piena
autonomia di azione.
L’innovation broker è figura interna al mondo agroalimentare
che opera a stretto contattato con gli agricoltori e si avvale di una rete di
conoscenze da dove reperisce le professionalità funzionali allo svolgimento del
suo ruolo.
La sua funzione è quella di aiutare gli agricoltori e gli
altri soggetti che operano nell’agroalimentare a riflettere su nuove
possibilità di sostegno alla loro attività. Per via della sua posizione
imparziale, l’I.B. offre un’ottica nuova nel diagnosticare i vincoli e le
opportunità per gli agricoltori o, operando ad un livello superiore, per le
catene di produzione, le regioni o i diversi settori.
Munito di una preparazione multidisciplinare,
l’I.B si occupa anche di controllare le offerte di innovazione non soltanto in
campo scientifico e tecnologico, ma anche organizzativo e normativo, come ad
esempio segnalare agli imprenditori eventuali nuove disposizioni in materia di
finanziamenti o sgravi fiscali.
I broker di innovazione svolgono dunque un ruolo
catalizzatore (stimolare la cooperazione e portano un reale
cambiamento), un ruolo di collegamento (ad esempio informano
la politica) all’interno del sistema di innovazione, e anche un ruolo
di capacità di creazione di innovazione.
I suoi compiti principali:
- Identificare
una necessità di innovazione
- Collegare
partner provenienti da ambiti diversi
- Identificare
le fonti di finanziamento ed eventuali partner per l’attuazione dei
progetti
- Supportare
il Gruppo Operativo nella stesura della proposta progettuale
- Facilitare
il dialogo e i processi di apprendimento
- Partecipare
all’innovazione, nelle fasi di startup, sviluppo e testaggio
- Comunicare
i risultati e trasferire le conoscenze sulle innovazioni.
Nel comparto agricolo il l’Innovation Broker assume un ruolo
particolare perché deve tenere conto di diversi fattori:
- Le
Autorità di gestione regionali
- Le
imprese agricole e forestali
- Le
Istituzioni di ricerca pubbliche e private
- Altri
soggetti del settore agroalimentare, quali agricoltori, consulenti, ONG
- La
rete europea del PEI “Partenariato europeo per l’innovazione”, che ha la
finalità di favorire gli scambi di buone prassi
- I
bandi di finanziamento dell’innovazione
- Gli
strumenti specifici di finanziamento
- Gli
strumenti di finanza straordinaria.