domenica 26 novembre 2017

Dalla L.R 73/77 all’ Innovation Brokers.

Quando il trasferimento delle innovazioni e delle buone prassi, diventa un opzional

 Il rispetto del principio della separatezza delle funzioni.
La l.r. 1 agosto 1977, n. 73 “Provvedimenti in materia di assistenza tecnica e di attività promozionali in agricoltura” autorizza l'Ente di Sviluppo Agricolo  adottare e coordinare le iniziative e gli interventi per l'assistenza tecnica rivolta eslusivamente alle aziende agricole e le attività promozionali giovandosi delle proprie strutture periferiche - Sezioni Operative per l'assistenza tecnica e le attività promozionali - che operano su larghe basi territoriali.

   Il principio della separatezza delle funzioni, introdotte dalle recenti dispositivi di legge consegnano all'Ente di Sviluppo Agricolo, come ente pubblico, l'esclusività nell'attuazione degli interventi in termini di investimenti immateriali. Come è noto infatti, chi eroga finanziamenti, e/o effettua controlli di qualsiasi natura, non può occuparsi di attività di consulenza aziendale.

Per vincere le sfide di un’economia sempre più globalizzata, occorre mentre investire in competenze, dare maggiore spazio alla produzione di idee e ai beni immateriali per uno sviluppo territoriale più innovativo e competitivo, promuovendo il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali
L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, che almeno in un primo momento dovrebbero essere a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.). 


L’innovazione nel settore agroalimentare costituisce un fattore determinante per affrontare le sfide del futuro in termini di incremento della produttività, efficienza e sostenibilità. Le iniziative che ruotano attorno all’innovazione non si limitano alla ricerca, allo sviluppo tecnologico e alla diffusione di informazioni ma coinvolgono anche attività di natura diversa che sono fortemente interrelate a queste: la formazione professionale, la consulenza e i servizi tecnici di supporto. L’innovazione in agricoltura è dunque il risultato di un processo di creazione di rete, di apprendimento interattivo, di cooperazione tra un insieme eterogeneo di attori.
In questo contesto, diventa cruciale il ruolo di soggetti intermedi che connettono i diversi attori coinvolti nelle traiettorie di innovazione dei diversi paesi: si tratta degli “Innovation Brokers” – termine mutuato dal secondo pilastro della Pac (Sviluppo rurale) e dalle diverse opportunità previste dai programmi comunitari come Horizon 2020.
Di cosa si occupa l’I.B. e qual è il suo ruolo in Agricoltura?
Stimolare e agevolare la formazione di partenariati per l’innovazione sono le azioni chiave per costruire dei progetti e svilupparli. L’Innovation Broker, definito anche “Progettista dell’Innovazione” agisce come mediatore di innovazione fra soggetti con visioni e procedure diverse (aziende, ricercatori EPR, PA, società civile), aiutandoli a individuare problematiche e proposte innovative di soluzione.
Questa nuova figura professionale, già prevista in fase embrionica con la programmazione 2007-2013 e riproposta con l’attuale 2014-2020, nasce in risposta al fabbisogno di miglioramento dell’impresa, ma anche in relazione alla sua sostenibilità ambientale.
Si tratta di un profilo non consueto per il panorama italiano, che ha il compito di facilitare il processo di individuazione dei bisogni di innovazione, di aggregazione dei soggetti interessati, di redazione del progetto di trasferimento dell’innovazione e di costruzione di un network di reti collaudate con il mondo della ricerca.
Gli intermediari rendono quindi disponibile una varietà di fonti di conoscenza e partner, e il loro operato è fondamentale nello sviluppo di nuove collaborazioni, centrali per l’innovazione.
Le funzioni di intermediazione non sono svolte da uno specifico soggetto. Parchi Scientifici e Tecnologici, Centri di Competenza, Distretti Tecnologici, Poli di Innovazione, Università, centri di ricerca, agenzie per l’innovazione, agricoltori,  soggetti pubblici e altri attori locali e settoriali dimostrano, a seconda dei diversi contesti e partenariati, di poter assumere il ruolo di broker per l’innovazione. 
Il periodo di programmazione 2014 -2020 sta dando uno dei più considerevoli impulsi allo sviluppo delle innovazioni nel settore agricolo. Non a caso, gli strumenti messi in campo  e gli obiettivi annunciati sono di particolare rilievo ed efficacia:
  • da un lato il nuovo Programma quadro della ricerca, Horizon 2020, offre e offrirà possibilità di finanziamento a progetti che, attraverso le attività di ricerca e l’utilizzo di nuove tecnologie rispettose dell’ambiente, della biodiversità e dell’ecosistema, possano apportare innovazioni e miglioramenti al settore primari.
La prima, gestita a livello europeo dalla Commissione, ha il compito di stabilire un dialogo fra ricerca e imprese agricole promuovendo la partecipazione di tutti i portatori di interesse al processo di scambio di esperienze e buone prassi.
I secondi sono gruppi di soggetti che concorrono allo sviluppo dell’innovazione: agricoltori, ricercatori, consulenti, imprenditori del settore agroalimentare. I G.O. si mettono insieme per realizzare un progetto con due finalità principali: risolvere alcune problematiche tecniche, economiche e/o organizzative di specifici sistemi agricoli e promuovere una collaborazione continua fra i componenti del partenariato. I Gruppi Operativi vengono finanziati nell'ambito dei PSR e, quindi, in Italia, vengono selezionati e promossi dalle Regioni.
In questo quadro, diventa decisivo il ruolo dell’Innovation Broker la cui funzione è quella di avviare un’azione di animazione e supporto alla costituzione dei G.O, sostenendo questi ultimi nella corretta elaborazione dell’idea progettuale e del relativo piano di lavoro.  
Le politiche comunitarie 2014-2020 promuovono l’utilizzo di un modello a rete, capace di mettere in relazione tutti gli attori della filiera della conoscenza, sia nella fase di rilevazione delle esigenze d’innovazione sia in quella di diffusione delle novità. I bisogni delle imprese costituiscono il punto di partenza per l’individuazione dell’innovazione necessaria, ma si coniugano necessariamente con le strategie di sostenibilità e redditività dettate dall’agenda comunitaria.
Nel contesto italiano, MiPAAF e MIUR sono le principali istituzioni che si occupano di ricerca agroalimentare, interfacciandosi anche con l’Unione Europea. Sul piano regionale, la ricerca agricola è regolamentata da norme specifiche, mentre un importante ruolo di coordinamento viene svolto dalla Rete interregionale della ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca.
In materia di servizi di sviluppo e trasferimento dell’innovazione, le Amministrazioni regionali hanno piena autonomia di azione.
L’innovation broker è figura interna al mondo agroalimentare che opera a stretto contattato con gli agricoltori e si avvale di una rete di conoscenze da dove reperisce le professionalità funzionali allo svolgimento del suo ruolo.  
La sua funzione è quella di aiutare gli agricoltori e gli altri soggetti che operano nell’agroalimentare a riflettere su nuove possibilità di sostegno alla loro attività. Per via della sua posizione imparziale, l’I.B. offre un’ottica nuova nel diagnosticare i vincoli e le opportunità per gli agricoltori o, operando ad un livello superiore, per le catene di produzione, le regioni o i diversi settori.
Munito di una preparazione multidisciplinare, l’I.B si occupa anche di controllare le offerte di innovazione non soltanto in campo scientifico e tecnologico, ma anche organizzativo e normativo, come ad esempio segnalare agli imprenditori eventuali nuove disposizioni in materia di finanziamenti o sgravi fiscali.
I broker di innovazione svolgono dunque  un ruolo catalizzatore (stimolare la cooperazione e portano un reale cambiamento), un ruolo di collegamento (ad esempio informano la politica) all’interno del sistema di innovazione, e anche un ruolo di capacità di creazione di innovazione.

I suoi compiti principali:
  • Identificare una necessità di innovazione
  • Collegare partner provenienti da ambiti diversi
  • Identificare le fonti di finanziamento ed eventuali partner per l’attuazione dei progetti
  • Supportare il Gruppo Operativo nella stesura della proposta progettuale
  • Facilitare il dialogo e i processi di apprendimento
  • Partecipare all’innovazione, nelle fasi di startup, sviluppo e testaggio
  • Comunicare i risultati e trasferire le conoscenze sulle innovazioni.
Nel comparto agricolo il l’Innovation Broker assume un ruolo particolare perché deve tenere conto di diversi fattori:
  • Le Autorità di gestione regionali
  • I Gruppi Operativi
  • Le imprese agricole e forestali
  • Le Istituzioni di ricerca pubbliche e private
  • Altri soggetti del settore agroalimentare, quali agricoltori, consulenti, ONG
  • Altri Innovation Broker 
  • La rete rurale nazionale
  • La rete europea del PEI “Partenariato europeo per l’innovazione”, che ha la finalità di favorire gli scambi di buone prassi
  • I bandi di finanziamento dell’innovazione
  • Gli strumenti specifici di finanziamento
  • Gli strumenti di finanza straordinaria.

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