martedì 9 maggio 2017

PRIMA- PARTNERSHIP DI RICERCA E INNOVAZIONE NELL'AREA MEDITERRANEA



I cambiamenti ambientali e sociali stanno profondamente colpendo i sistemi agroalimentari euromediterranei e le risorse idriche. Pratiche agricole insostenibili, mancanza di acqua, oltre lo sfruttamento delle risorse naturali, dei nuovi comportamenti di stile di vita (dieta, attività fisica e socio-culturale)   bassa redditività dei piccoli proprietari, stanno sfidando lo sviluppo sostenibile e sano, con grandi impatti sulle nostre società.
Negli ultimi anni, la crescente consapevolezza delle sfide relative ai sistemi agroalimentari, le risorse idriche nell'area del Mediterraneo hanno indotto gli stati membri dell'UE il sud e i paesi del Mediterraneo orientale (SEMC) per lavorare insieme su più comuni.
Queste iniziative hanno raggiunto importanti risultati, consentendo la creazione di una forte rete di eccellenti scienziati da entrambe le sponde del Mediterraneo   Buoni esempi di queste iniziative includono ARIMNET e ERANETMED, che mostrano efficaci cofinanziamento Nord-Sud,  in co-decisione e  co-proprietà.
L'aumento della complessità e della multidimensionalità sociale, economica e ambientale, le implicazioni dei sistemi agroalimentari e delle risorse idriche, tuttavia, hanno fatto si che i responsabili politici, i ricercatori e gli stakeholder, siano consapevoli che un approccio più integrato alla ricerca e l'innovazione deve essere adottata per affrontare efficacemente le sfide mediterranee.
Il valore strategico di una maggiore integrazione tra la ricerca euromediterranea e nazionale,   la necessità di investimenti maggiori nella ricerca e nell'innovazione nel settore del bacino del Mediterraneo è stato chiaramente riconosciuto anche dalla Conferenza euromediterranea svoltasi a Barcellona nel 2012. La Conferenza ha in particolare affermato la volontà politica di migliorare, integrare la ricerca e l'innovazione nell'area euro-mediterranea attraverso un co-progetto, cofinanziato   dal programma congiunto UE-SEMC su argomenti di mutuo accordo comune interesse.
In quell'occasione, la CE ha suggerito la necessità di un'iniziativa basata sull'articolo
185 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), al fine di definire una strategia strategica a lungo termine, e un programma integrato di ricerca e innovazione incentrato sull'attuazione di un programma strategico comune e di allineamento dei pertinenti programmi nazionali di R & I.
È all'interno di questo contesto politico che PRIMA - Partnership per la ricerca e l'innovazione nel 2006 nell'area mediterranea - ha mosso i primi passi con l'obiettivo generale "di costruire la ricerca e la capacità di innovazione e sviluppare conoscenze e soluzioni innovative comuni.
Una  gestione e una  fornitura di  sistemi, nella regione mediterranea, per renderli più climatici resilienti, efficienti, economici e sostenibili e contribuire a  risolvere la scarsità dell'acqua, la sicurezza alimentare, l'alimentazione e l'attività fisica, la salute, il benessere, e i problemi di migrazione a monte.
Dopo cinque anni di intensa  attività  grazie ad un forte impegno politico e tecnico da parte di tutti gli Stati partecipanti e delle istituzioni dell'UE, l'iniziativa è in fase di lancio. PRIMA si basa su una comune agenda di ricerca e innovazione strategica (SRIA), sulla base dei piani di lavoro e delle sue chiamate.

  SRIA   (Agenda strategica di ricerca e innovazione)    è l'output di un processo che comprende la raccolta di input che derivano da una vasta gamma di fonti, analisi, workshop, eventi degli stakeholder e esperti di consultazione pubblica e molteplici stakeholder provenienti da tutti i settori della società e di tutti i paesi. Nella SRIA emerge chiaramente che l'obiettivo di PRIMA è quello di promuovere un'eccellente ricerca, di definire le soluzioni a sostegno delle comunità, dei consumatori e delle imprese in grado di affrontare le sfide dei settori dell'acqua e dei prodotti agroalimentari e di costruire la cooperazione tra ricercatori e innovatori.
 PRIMA vorrebbe contribuire alla creazione di ponti tra le due sponde del Mediterraneo. La SRIA è  stata presentata nel maggio 2017 in occasione della Conferenza euro-mediterranea di Malta, cui hanno partecipato rappresentanti politici degli Stati partecipanti, esperti e stakeholder di tutta la regione. Questa importante opportunità mette in evidenza il valore PRIMA anche in termini di diplomazia scientifica. La SRIA guiderà tutti gli attori coinvolti nella PRIMA verso l'attuazione dell'Iniziativa. Essa rappresenta la pietra angolare nel processo di rafforzamento degli sforzi di ricerca e innovazione, con l'obiettivo finale di migliorare la salute e il sostentamento dei cittadini europei e mediterranei, incoraggiare la crescita economica e indurre società e stabilità più sostenibili nell'area mediterranea
  Queste tre aree, ognuna con specifiche priorità e obiettivi tematici / operativi, vengono intercettati reciprocamente e fecondati tra loro. Sono individuati, esplorati e sviluppati temi trasversali che, trasversalmente influenzati e emergenti dalle tre aree, sono incluse le aree tematiche trasversali aspecifiche di ricerca. La sostenibilità, la sicurezza alimentare e lo sviluppo socioeconomico sono inclusi. Inoltre, saranno considerati specificamente le tecnologie e gli approcci cross-cutting come le TIC e lo sviluppo delle capacità. Ciò rivelerebbe il forte legame tra la gestione sostenibile delle risorse idriche, gli agroalimentari e le catene di valore agroalimentare ed è il punto di partenza da cui possono essere raggiunte le sinergie e un'integrazione più profonda. 

























1° EDIZIONE, SICILIA CIBO BENESSERE

           Venerdì 19 Maggio 2017 dalle 11.00 alle 20.00
Istituto dei Ciechi — Opere Riunite I. Florio e F. ed A.               Salamone, Via Angiò 27, Palermo

L’evento è patrocinato dall’Assessorato Regionale della Salute, dalla Settimana delle Culture Città di Palermo e dall’Istituto dei Ciechi I. Florio e S. Salamone, con la collaborazione del l'Ente Sviluppo Agricolo, del  Consorzio Ballatore, di Mulini del Ponte, di Sicilì, e dell'Osservatorio di NeoRuralità, e della Libera Università Rurale dei Saperi & Sapori Onlus






L'Associazione NutriSicilia organizza la prima edizione Regionale della kermesse “SICILIA CIBO BENESSERE”, un percorso educativo per la rivalutazione della gastronomia siciliana in chiave salutista. Il percorso è rivolto a cuochi professionisti, giovani chef talentuosi e cittadini.
Tutti i concorrenti avranno il compito di riproporre le ricette della tradizione gastronomica siciliana in chiave più salutista, senza sacrificare il sapore dei piatti tipici del territorio, che dovranno arricchire di gusto sano e genuinità. Un ruolo principe nella tavola di “Sicilia Cibo Benessere 2017” lo avranno i grani antichi di Sicilia.
Il prestigioso evento mira a promuovere “la cultura e l'arte culinaria siciliana” ed il patrimonio dei nostri prodotti che dominano la piramide alimentare della Dieta Mediterranea. L'evento permetterà l'incontro tra produttori, chef, amatori, pubblico, tecnici professionisti di alimenti, nutrizione e salute, e metterà in rilievo la responsabilità di diverse professionalità coinvolte nel settore della tutela della salute attraverso la nutrizione. Offrirà ai professionisti Chef la possibilità di partecipare ad un percorso di cucina sana, permettendo loro di confrontarsi, rinnovarsi e dimostrare la propria professionalità e creatività anche in questo nuovo mercato, quello del cibo come medicina e fonte di quotidiano benessere.
Il tutto sarà guidato da una giuria di esperti professionisti della salute, del benessere e della cultura, che affiancando i partecipanti, fornirà le giuste indicazioni per garantire un equilibrato apporto nutrizionale del piatto preparato e le adeguate osservazioni su quali parametri esaltare in cucina per favorire il cambiamento di stile di vita nei consumatori.
Un progetto che si propone di consolidare il percorso di cambiamento della cultura culinaria siciliana, senza trascurare la tipicità del gusto delle ricette tradizionali isolane, per riproporle in una chiave più salutista, facendo conoscere al mercato piatti, menù e ricette dal gusto tipico mediterraneo, siciliano, ma più sano.
L'obiettivo è concepire le nostre cucine come un luogo dove ogni giorno si praticano i concetti alla base dello sviluppo sostenibile per l’Uomo e per il Pianeta…
Ma ci sarà anche spazio per la bellezza, non solo per le bontà....i partecipanti alla kermesse “Sicilia Cibo Benessere 2017” delizieranno occhi e palati con degustazioni di piatti tipici della ristorazione siciliana e della dieta mediterranea riproposti in versione “equilibrata” ed «appetibile». La kermesse avrà il merito di svelare come l’arte culinaria, al ristorante ed in casa, non può rinunciare alla ricerca, alla creatività, alla qualità, al gusto ed al valore nutrizionale degli alimenti, alla salute.

giovedì 4 maggio 2017

Il futuro dell’agricoltura è nel ritorno alle radici


                                                                                       Negli ultimi decenni il sistema alimentare degli Stati Uniti e della maggior parte delle altre nazioni si è globalizzato. Il cibo viene scambiato in quantità enormi: non solo il cibo di lusso (come caffè e cacao), ma anche le derrate alimentari di base come grano, mais, patate e riso. 

La globalizzazione del sistema alimentare ha portato dei vantaggi: la popolazione dei paesi ricchi ha ora accesso ad un’ampia varietà di cibi in ogni momento, inclusi frutta e verdura fuori stagione (come le mele in maggio o gli asparagi in gennaio) ed alimenti che non possono essere prodotti localmente (come l’avocado in Alaska). Trasporti a lungo raggio rendono possibile la distribuzione del cibo da aree in cui abbonda a luoghi in cui è scarso. Mentre nei secoli passati il fallimento regionale di una coltivazione poteva portare ad una carestia, ora i sui effetti possono essere neutralizzati tramite l’importazione, relativamente poco costosa, di cibo dall’estero. Tuttavia, la globalizzazione del sistema alimentare crea anche una vulnerabilità sistemica. Al crescere del prezzo del carburante, aumentano i costi dei prodotti d’importazione. Se la disponibilità di carburanti fosse drasticamente ridotta da qualche evento economico o geopolitico transitorio, l’intero sistema potrebbe collassare. Un sistema globalizzato è inoltre più soggetto a contaminazioni accidentali, come visto recentemente con il caso della melamina, una sostanza tossica finita nel cibo in Cina. Il miglior modo per rendere il nostro sistema alimentare più resiliente contro questi rischi è chiaro: decentralizzarlo e rilocalizzarlo.
La rilocalizzazione avverrà inevitabilmente, prima o poi, come effetto del calo della produzione del petrolio, dato che non esistono sorgenti di energia alternative in vista che possano essere introdotte in tempi brevi per prendere il posto dei derivati petroliferi. Pertanto se vogliamo fare in modo che il processo di Transizione si sviluppi in modo positivo, piuttosto che catastrofico, bisogna che sia pianificato e coordinato. Questo richiederà uno sforzo appositamente mirato a costruire infrastrutture dedicate all’economia alimentare regionale, adatte a sostenere un’agricoltura diversificata ed a ridurre il quantitativo di combustibile fossile che è alla base della dieta Nordamericana.
Rilocalizzare significa produrre localmente una frazione maggiore del fabbisogno alimentare di base. Nessuno dice che dovremmo eliminare completamente il commercio alimentare: questo danneggerebbe sia gli agricoltori che i consumatori. Piuttosto, è necessario fissare delle priorità alla produzione inmodo tale che le comunità possano fare maggiore affidamento su fonti locali per gli alimenti di base, mentre le importazioni a lungo raggio dovrebbero essere riservate ai cibi di lusso. Le derrate alimentari basilari legate alla tradizioni locali, generalmente di basso valore e di conservabili a lungo, dovrebbero venire coltivate in tutte le regioni per motivi di sicurezza alimentare. Una simile decentralizzazione del sistema alimentare produrrà maggiore resilienza sociale, capace di contrastare le fluttuazioni del prezzo del combustibile. Saranno anche minimizzati, ove appaiano, i problemi relativi alla contaminazione del cibo. Nel contempo, rivitalizzare la produzione locale di alimenti aiuterà a rinnovare l’economia del territorio. I consumatori potranno godere di cibo di qualità migliore, più fresco e di stagione. Sarà ridotto l’impatto dei trasporti sul clima. Ogni nazione e regione dovranno escogitare la propria strategia di rilocalizzazione del sistema alimentare basandosi su un’ampia valutazione iniziale di debolezze e punti di forza. I punti deboli dovrebbero essere identificati tramite l’analisi delle numerosissime modalità di dipendenza dell’approvvigionamento locale di alimenti dalla disponibilità e dal costo del combustibile fossile, attraverso tutte le fasi del sistema di produzione agroalimentare e della filiera distributiva. Le opportunità saranno diverse a seconda delle comunità e delle regioni agricole, benché esistano molte azioni che i governi possono intraprendere quasi ovunque:

• Incoraggiare la produzione ed il consumo del cibo locale offrendo supporto alle strutture a questo scopo necessarie come i mercati contadini (farmers’ market).
• Inserire all’interno del sistema di gestione dei rifiuti installazioni per la raccolta dei residui di cibo da convertire in compost, biogas e mangime animale, da fornire a contadini e allevatori locali.
• Richiedere che una percentuale minima degli acquisti di cibo per scuole, ospedali, basi militari e carceri sia approvvigionata entro un raggio di 100km.
• Creare una normativa sulla sicurezza alimentare in base alla scala di produzione e distribuzione, in modo che un piccolo produttore che vende i suoi prodotti direttamente non sia soggetto alle stesse onerose regole di una multinazionale.
Gli agricoltori stessi devono ripensare le loro strategie: la maggior parte delle aziende orientate all’esportazione dovrà spostare la produzione verso alimenti di base per il consumo locale e regionale, uno sforzo che richiederà sia una analisi dei mercati locali che la scelta di varietà adatte per questi mercati; il movimento Community Supported Agriculture (Supporto all’Agricoltura di Comunità-CSA) fornisce un modello di organizzazione aziendale che si è dimostrato vincente in diverse aree. I piccoli produttori che affrontano significativi esborsi di capitali durante questa transizione possono costituire cooperative informali per l’acquisto di macchinari ad esempio trebbiatrici per i cereali, mulini o presse per la lavorazione dei semi oleosi o microturbine idrauliche per produrre elettricità. La scelta di rilocalizzare il sistema alimentare sarà più difficile per alcune nazioni e regioni rispetto ad altre. Dovrebbero essere incoraggiate la creazione di orti urbani e anche di piccoli allevamenti (di polli, anatre, oche e conigli) all’interno delle città, ma anche così sarà necessario approvvigionare la maggior parte del cibo dalla campagna circostante, trasportandolo alle comunità urbane e periurbane senza utilizzare combustibile fossile. In questo senso la rilocalizzazione dovrebbe essere vista come un processo e uno sforzo generale e non come un obiettivo assoluto da raggiungere.

 

lunedì 1 maggio 2017

Clarissa Marchese è Ambasciatrice dell'Identità Territoriale




 LA MISS ITALIA CLARISSA MARCHESE  è AMBASCIATRICE DELL'IDENTITA' TERRITORIALE





Tutta Ribera in festa per rendere omaggio a Clarissa Marchese, la neo Miss Italia, che è stata accolta al palazzo municipale e che è stata festeggiata in piazza Giovanni XXIII dai riberesi e dai cittadini dei centri vicini che hanno voluto rendere omaggio alla più bella ragazza d’Italia.
Il primo cittadino ha consegnato nelle mani di Clarissa le chiavi della città La Libera Università Rurale dei Saperi & Sapori mentre ha consegnato la pergamena di riconoscimento “Ambasciatrice dell’Identità Territoriale” del GeniusLoci De.Co. un filo conduttore con Miss Italia 2012 Giusy Buscemi che lo scorso anno ha ricevuto l’ambito riconoscimento.
La Miss, affascinate più che mai, è stata accolta al palazzo di città, nella sala consiliare, dal sindaco Carmelo Pace, da assessori, consiglieri comunali, rappresentanti di istituzioni varie e tutti i sindaci del comprensorio. La Miss, particolarmente emozionata e commossa, ha tagliato la grande torta che, con i colori nazionali, raffigurante la Marchese e la Buscemi.
In piazza, a fianco del municipio, accanto al palco, è stata allestita una grande torre, quella del castello di Poggiodiana, la quale è stata ricoperta da una fascia tricolore, quella di Miss Italia. Poi una festa cittadina, con immagini della serata di Jesolo, con la vittoria di Clarissa, fotografie e testimonianze varie delle amiche, musiche di gruppi di giovani locali per celebrare l’evento. I ringraziamenti sentiti di Clarissa Marchese a quanti l’hanno votata e a quelli che in queste settimane le sono stati vicini. Non potevano mancare i tradizionali fuochi d’artificio che hanno illuminato a giorno la città.


venerdì 28 aprile 2017

Alla Preside Prof.ssa Rosanna Conciauro il riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale” del percorso Borghi GeniusLoci De.Co

nucciatornatore        

   Con la consegna del riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale” del percorso Borghi GeniusLoci De.Co. alla Preside Prof.ssa  Rosanna Conciauro si è concluso,  nei saloni dell’IPSEOA Virgilio Titone  di  Castelvetrano, il X° CONCORSO INTERNO DI CUCINA

"Il riconoscimento – ha affermato Nino Sutera – viene conferito a chi si spende quotidianamente per la salvaguardia e la valorizzazione della tradizione e dell’identità dei territori anche sotto l’aspetto agroalimentare, attraverso un’efficace comunicazione del patrimonio enogastronomico autoctono".
"GeniusLoci De.Co.   è un processo culturale di valorizzazione del territorio e al francese “terroir” preferiamo il latino “genius loci” un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile.
Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co.,  prevede un modello,  dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa.
Il format GeniusLoci De.Co. è un percorso composto da 12 steps tra questi il appunto riconoscimento di “Custode dell'identità Territoriale”.
Il X° CONCORSO INTERNO DI CUCINA è stato un  concorso leale, organizzato in maniera impeccabile dai Docenti e Collaboratori dell’Istituto,una giornata inedita, destinata ad essere ricordata a lungo,  un concentrato di didattica, ricerca e  promozione dell’identità territoriale, dove i partecipanti hanno interpretato in maniera insuperabile  il tema adottato durante il concorso   “I GRANI ANTICHI INCONTRANO IL PESCE AZZURRO E LE VERDURE DELL’ORTO”attraverso TERR@ (Territorio Enogastronomia  Risorse Rurali e @mbientali) format ideato dell’Osservatorio di Neoruralità.   
 All’evento hanno partecipato  Rosanna Conciauro Dirigente Scolastico,   Bartolo Fazio Presidente di IDIMED, Serafina di Rosa dei Borghi GeniusLoci De.Co.,  Giuseppe Russo Direttore del  Consorzio Ballatore,    Giuseppe Bivona Presidente dell'Università Rurale dei Saperi&dei Sapori Onlus, Francesca Cerami Segretaria Generale di IDIMED,     Melchiorre Ferraro di  Biofarm, Francesca Capizzi Giornalista, Nino Sutera  Coordinatore dell’Osservatorio di NeoRuralità  dell’EnteSviluppoAgricolo.
Hanno collaboreranno:CONSORZIO BALLATORE,  CANTINE SETTESOLI, MULINI DEL PONTE, , BIOFARM, FEDERAZIONE ITALIANA CUOCHI, A.D.C.SUPERMERCATI GEOLIVE, CASEIFICIO SACCO, CORBERA VINI. 


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giovedì 27 aprile 2017

La Banca delle terre agricole


Il data base dell’Ismea per la ricerca di terreni agricoli pubblici in vendita può rappresentare uno strumento per la valorizzazione del capitale territoriale dei centri minori del Paese
La Banca delle terre agricole inaugurata lo scorso 15 marzo può rappresentare una leva di sviluppo importante per le aree interne. Lo ha sottolineato il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, in occasione della presentazione della Banca affermando che è già stato avviato in questa direzione un lavoro con Fabrizio Barca e il suo gruppo.  Nei territori periferici del nostro Paese l’agricoltura, la zootecnia (e valle la filiera alimentare) e le attività forestali costituiscono elementi centrali contro lo spopolamento e per la tenuta di questi territori.  Obiettivo della Banca è favorire l’incontro tra domanda e offerta di terreni e aziende agricole pubbliche con un occhio alle giovani generazioni. I primi 8mila ettari di terreni coltivati saranno destinati, infatti, agli under 40, con decontribuzione totale per tre anni e incentivi al credito. La Banca delle terre agricole è un data base nazionale realizzato da Ismea (www.ismea.it) che permette di cercare on line i terreni delle Regioni, dei Comuni e degli Enti pubblici. Presenti anche i terreni dell’iniziativa “Terrevive”, gestita dall’Agenzia del Demanio con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L’inventario Ismea fornisce tutte le informazioni delle terre pubbliche in vendita: posizione e caratteristiche, valori catastali e tipologie di coltivazioni. Ricambio generazionale, valorizzazione del patrimonio fondiario pubblico e recupero delle aree incolte sono le finalità della Banca che si incrociano con quelle della Strategia Nazionale per le aree interne (Snai). Molti terreni dei centri periferici del Paese sono in stato di abbandono; la frammentazione, il degrado idrogeologico e la scarsa mobilità della terra rappresentano ostacoli per l’accesso di nuovi soggetti orientati a un recupero produttivo della terra finalizzato a stili di vita e di lavoro diversi. La Banca delle terre agricole può rappresentare una risposta a queste esigenze e contribuire agli obiettivi della Snai di valorizzazione del capitale territoriale e di contrasto allo spopolamento.

martedì 25 aprile 2017

Necessità, status symbol,o sogno proibito. Néo-ruraux

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Un’area neorurale è il luogo ideale dove il futuro, nascosto, si innesta su un territorio antico e incontaminato, tra mare e monti, si integra  perfettamente con le aziende e le imprese, contornati da giacimenti enogastronomici d’eccellenza, in un ottica multifunzionale dell’azienda agricola.

La  neoruralità rappresenta uno dei tratti culturali caratteristici della nostra epoca,  una reazione alla crisi della società occidentale: crisi che è insieme ecologica, sociale  etica e morale. La manifestazione più vistosa è il movimento a favore della rinaturalizzazione urbana e le iniziative di valorizzazione residenziale e turistico-ricreativa del territorio rurale, ma soprattutto alla riscoperta delle radici dell’antica civiltà contadina. In molti Paesi europei compresa l'Italia, si moltiplicano le esperienze   ed è in continua crescita il numero di cittadini che abbandonano le città e vanno ad abitare in campagna dove possono godere di una casa individuale con abbondante verde circostante, di cibi genuini, e ritmi tranquilli.  
Oggi sono quasi ventitré milioni gli italiani (il 40% del totale) che vivono in comuni definiti rurali (con meno di trecento abitanti per chilometro quadrato): circa cinquecentomila in più rispetto a dieci anni fa. Il territorio italiano è di 30 milioni di ettari: 12,7 milioni sono coltivati, 10,5 milioni sono costituiti da boschi, 2,7 milioni è fatto di città.
Fenomeno di questi anni è Downshifting, cioè   per cui molti lavoratori stanno scegliendo di andare a vivere in campagna, dove fanno un lavoro con un salario più basso, minori impegni e maggior tempo libero. Datamonitor, agenzia londinese che si occupa di ricerche di mercato, stima che in tutto il mondo i lavoratori inclini a fare downshifting sono 16 milioni. Ogni anno, circa 260 mila cittadini britannici fanno una scelta di vita che va in quella direzione. Nel 2008, il ministero dei Servizi sociali australiani ha stimato che sono almeno un milione le persone, tutte comprese nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni, che hanno deciso di scalare una marcia. La stragrande maggioranza (circa il 79%) lo ha fatto non solo cambiando lavoro, ma anche scegliendo di abbandonare la città per trasferirsi al mare e in campagna. In Francia, infatti, li chiamano néo-ruraux, neorurali: uno studio di Ipsos France dice che erano 100 mila nel 2008 e quasi il triplo l’anno successivo.
Per il sociologo Corrado Barberis, autore del libro La rivincita delle campagne (Donzelli): «Per i protagonisti dell’esodo, cinquanta, sessant’anni fa, la città era il paradiso: coppie costrette a vivere in ammucchiata si amarono in riservatezza; le donne decisero cosa mangiare senza chiederlo alla suocera; perfino la fede fu praticabile senza il controllo del parroco. Poi ci si è accorti che, se si ricreano alcuni aspetti dell’antica società fuori del suo contesto di miseria, le persone con cui si litigava erano quelle con cui si scherzava e rideva; l’occhio che faceva i conti nelle tasche del vicino era quello che lo proteggeva anche dai ladri».


La neoruralità pone in chiave moderna alcune questioni fondamentali per il futuro delle aree rurali  e non solo

I GRANI ANTICHI INCONTRANO IL PESCE AZZURRO E LE VERDURE DELL’ORTO

 X° CONCORSO INTERNO DI CUCINA

all’IPSEOA Virgilio Titone  di Castelvetrano
 Il tema adottato durante il concorso è  
“I GRANI ANTICHI INCONTRANO IL PESCE AZZURRO E LE VERDURE DELL’ORTO”
attraverso 
TERR@ 
(Territorio Enogastronomia  Risorse Rurali e @mbientali) format ideato 
dell’Osservatorio di Neoruralità 
dell’ EnteSviluppoAgricolo
All’evento hanno partecipato  Rosanna Conciauro Dirigente Scolastico,  On Bartolo Fazio Presidente di IDIMED, Serafina di Rosa dei Borghi GeniusLoci De.Co.,  Giuseppe Russo Direttore del  Consorzio Ballatore,    Giuseppe Bivona Presidente dell'Università Rurale dei Saperi&dei Sapori Onlus, Francesca Cerami Segretaria Generale di IDIMED,     Melchiorre Ferraro di  Biofarm, Francesca Capizzi Giornalista, Nino Sutera  Coordinatore dell’Osservatorio di NeoRuralità  dell’EnteSviluppoAgricolo.
  



Studenti «chef» ai fornelli sperimentano gli sfarinati di grani antichi provenienti da campi sperimentali. Un connubio interessante, quello dell’ente regionale del Consorzio di Ricerca Ballatore di Palermo e gli studenti dell’istituto alberghiero Virgilio Titone di Castelvetrano che si sono cimentati nel preparare piatti a base di antichi grani, dando vita ad un concorso competitivo gastronomico.
L’obiettivo é stato quello di fare incontrare il mondo della ricerca scientifica e il mondo della formazione e della valorizzazione dell’agroalimentare siciliano. Oggetto del percorso sperimentale sono stati gli sfarinati di grani antichi provenienti dai campi sperimentali che da circa vent’anni studiano la filiera dei cereali, ubicati nei territori di Paceco, a Sclafani Bagni, a Corleone e all’interno del parco archeologico di Selinunte dove si coltiva l’antico grano di Tumminia.

L’utilizzo degli sfarinati in cucina e nella ristorazione richiede specifiche abilità e preparazioni. Il problema fondamentale consiste nella qualità del glutine dei grani antichi, poco elastico e poco tenace, che rende complicati i processi di trasformazione e preparazione della pasta e dei prodotti da forno.
D’altro canto, invece, la diversa qualità del glutine di questi grani potrebbe essere alla base della migliore tollerabilità di questi prodotti da parte dei soggetti “gluten sensitivity”, che hanno difficoltà a tollerare i cereali nell’alimentazione. Argomento, questo, ancora oggetto di approfondimenti da parte del mondo scientifico. E così diverse tipologie di sfarinato di grani antichi, moliti a pietra e con diversi diagrammi di macinazione, sono diventati i materiali di sperimentazione utilizzati da diversi gruppi di studenti che sotto la guida attenta dei professori dell’Istituto “Virgilio Titone” si sono cimentati nella preparazione di piatti tradizionali a base di pane e pasta di grani antichi. Tra le diverse preparazioni, una particolarmente apprezzata, è stata la presentazione di un cous cous di grano duro Bidì, integrale ed incocciato a mano, dallo staff del professore Ciaccio.
Tra i grani antichi oltre al Tumminia, vi sono il Bidi’, il Perciasacchi, Nivuru e Russello. Il concorso intitolato “I grani antichi incontrano il pesce azzurro le verdure dell’orto” ha avuto una giuria d’eccellenza, come Francesca Cerami, direttore Idimed di Palermo, chef ristoratori, coltivatori di grani antichi, Nino Sutera, dirigente dell’ente di sviluppo agricolo e Giuseppe Russo, ricercatore del Consorzio Ballatore. «Una sana competizione e una novità assoluta – ha dichiarato la dirigente scolastica Rosanna Conciauro – sono soddisfatta anche perché i miei studenti hanno avuto la possibilità di confrontarsi con il mondo della ricerca e con nutrizionisti di alto spessore che diffondono mediante l’utilizzo dei grani antichi la cultura di una sana alimentazione». All’interno del parco archeologico di Selinunte vi è un campo con un ettaro seminato a Tumminia e dal consorzio Ballatore hanno fatto sapere che presto ci saranno nuove iniziative di valorizzazione dei grani antichi.
«E’ la prima volta che decidiamo di far sperimentare agli studenti, grani antichi su piatti tradizionali e non. Un’iniziativa, questa, – ha detto il ricercatore Giuseppe Russo – di alto spessore . Oggi vi è il rischio di scegliere i grani antichi solo per moda, ma in realtà è per cultura alimentare e sono i futuri chef e ristoratori che dovranno diffondere questa realtà per uno stile di vita all’insegna del benessere e della salute». Il concorso si è concluso con diverse premiazioni. Al primo posto si sono classificati tre studenti che hanno presentato i Ravioli di Tumminia allo Sgombro su prato Verde. La Tumminia (o Timilia) è nota per essere una delle materie prime per la produzione del Pane nero di Castelvetrano, gli sfarinati di Russello sono alla base per la preparazione del pane a pasta dura dell’area iblea (o pane scaniato) caratterizzato da una fitta e minuta alveolatura della mollica, il Perciasacchi invece, appartiene alla specie Triticum turanicum (un parente del Korashan meglio conosciuto come Kamut).

di Francesca Capizzi
per Giornale di Sicilia





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domenica 23 aprile 2017

2014 AGRICOLTURA SOCIALE FIRMATO PROTOCOLLO D'INTESA

2014

Protocollo d’intesa Ministero Giustizia-Assessorato Agricoltura-ESA (CampoCarboj)   

su agricoltura sociale per reinserimento detenuti siciliani


"Il valore di un'idea sta nel metterla in pratica".

Thomas Alva Edison

Palermo   

Si è tenuta presso la Presidenza della Regione, sala Alessi, una cerimonia per la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Giustizia e l’Assessorato dell’Agricoltura per attivare un nuovo progetto sperimentale di agricoltura sociale per il reinserimento di alcuni detenuti dei penitenziari di Sciacca, Castelvetrano e Trapani.

Erano presenti diverse autorità del mondo politico e personalità di spicco nella lotta per la legalità, tutti convenuti a testimoniare un evento che non ha precedenti nel nostro paese e che, realizzato in una terra difficile come la Sicilia, farà da esempio trainante per il resto d’Italia.



Il progetto, fortemente voluto da  Dario Cartabellotta, è nato da una stretta collaborazione tra l’Assessorato dell’agricoltura, il Ministero della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, e l’Ente di Sviluppo AgricoloIl suo scopo principale è non solo valorizzare il territorio siciliano, ma farlo concedendo anche la possibilità a una parte dei detenuti siciliani di affrontare un percorso di recupero che permetta loro di reinserirsi nella società come dei soggetti nuovi. Il programma fornirà, dunque, l’opportunità di occupare i più meritevoli tra i detenuti dei suddetti penitenziari siciliani presso l’azienda agricola sperimentale “ Campo Carboj”. L’ azienda, di circa 16 ettari, è dislocata nelle vicinanze degli stessi penitenziari e, di proprietà dell’E.S.A.(Ente Sviluppo Agricoltura), è stata concessa dalla Regione Siciliana in comodato d’uso gratuito al Dipartimento del’amministrazione penitenziaria per la realizzazione del progetto.

Alla cerimonia di sottoscrizione del Protocollo d’ Intesa sono intervenuti, tra gli altri,  Dario Cartabelotta, il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Giuseppe Beretta, il Provveditore regionale per l’Amministrazione penitenziaria Maurizio Veneziano,   il Procuratore Leonardo Agueci, il Commissario straordinario dell’E.S.A. Francesco Concetto Calanna,  Pippo Cipriani, ex sindaco di Corleone e stretto collaboratore di  Cartabellotta, ha presentato il progetto, mostrando grande trasporto e competenza, e ha fatto poi da moderatore degli interventi delle personalità presenti.

Il primo ad aprire il dibattito è stato Dario Cartabellotta, che ha spiegato le finalità principali del programma partendo dal contesto della nostra regioneQuesto programma scaturisce da due aspetti fondamentali della nostra regione: la “Banca della Terra” e l’agricoltura sociale. Il progetto della “Banca della Terra” con qualche reminiscenza storica ci riporta alla riforma agraria dei fratelli Tiberio e Caio Gracco. Con esso si è voluto fare un’operazione di riassegnazione delle terre del demanio pubblico che per migliaia di ettari risultano abbandonate. I progetti sociali sono invece quelli che sono stati codificati dalla norma sull’agricoltura sociale e che partono da un concetto fondamentale: la campagna con funzione terapeutica e riabilitativa . Quindi l’assegnazione delle terre da gestire e coltivare in un programma di agricoltura sociale può aiutare i detenuti e gli ex detenuti nella riabilitazione. 

E’ poi intervenuto Giovanni Tamburino che ha spiegato l’importanza del programma sperimentale per i detenuti e la società stessa: Oggi stiamo per attuare una vera e propria sperimentazione, parlo di sperimentazione perché, forse per la prima volta in Italia, ci accingiamo a svolgere un’attività che è stata definita agricoltura sociale .Agricoltura sociale significa appunto valorizzazione del territorio, di un territorio sfruttato non a sufficienza,una valorizzazione ottenuta attraverso il reinserimento di soggetti che si trovano in situazioni difficili e hanno un’occasione di miglioramento. Ora in questa sede io voglio ribadire il ruolo forte che l’iniziativa e l’attività lavorativa rappresenta quale strumento d’attuazione del mandato costituzionale e delle norme di ordinamento penitenziario. L’inserimento attraverso il lavoro è infatti ciò che incide più di ogni altro elemento sul fenomeno della devianza e può arrivare a ricollocare nella comunità dei cittadini nuovi e diversi da quelli che hanno commesso il reato, pronti a contribuire alla crescita economica e sociale del paese. Ma la peculiarità di questa iniziativa risulta anche sotto un altro profilo, poiché l’agricoltura ripropone la riscoperta di valori antichi, quali il rispetto per l’ambiente, la produzione di ricchezza primaria e la cultura della salute attraverso la genuinità dei cibi.

L’argomento è stato ulteriormente approfondito da Giuseppe Berretta che ha illustrato più nel dettaglio la situazione di emergenza carceraria attualeNoi ci troviamo ad operare all’indomani della conversione di un decreto legge, finalizzato a tentare di risolvere o quantomeno affrontare l’emergenza carceraria. Un’emergenza gravissima rispetto alla quale c’è stato un richiamo da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo e del Presidente della Repubblica. Il governo si è attivato,  considerando e ascoltando chi nel mondo del carcere ha operato, e come primo e fondamentale strumento ha individuato la liberazione anticipata speciale, consigliata già da tempo dal Presidente Tamburino. Però, affrontare l’emergenza carceraria non può significare soltanto ridurre il numero dei detenuti, è necessario accompagnare la riduzione progressiva del numero dei detenuti con una serie di misure che rieduchino il detenuto e gli permettano il reinserimento sociale e lavorativo. Questa è una prima opportunità e tanti altri progetti sono già stati messi in campo da parte dell’amministrazione penitenziaria per raggiungere questo obiettivo.

Anche Maurizio Veneziano è intervenuto con dati concreti sulle condizioni dei carceri siciliani e ha ribadito l’importanza delle misure riabilitative: Se immaginate che quotidianamente un detenuto costa 116 euro, se questo dato lo applichiamo ai sessantaduemila detenuti presenti in Sicilia, abbiamo un costo giornaliero di 720000 euro, che calcolato per un intero anno arriva a 280 milioni di euro. Allora è un costo che non va sottovalutato, che ci spinge a lavorare per evitare la recidiva. Le statistiche ci dicono infatti che i soggetti, che hanno scontato parte della pena in misure alternative alla detenzione, hanno un passo di recidiva abbondantemente minore. Ecco perché crediamo tanto in questo progetto, perché la rieducazione si concretizzi attraverso l’attività lavorativa. Antonio Ragonesi ha poi parlato di una crescente collaborazione con gli Enti locali per diffondere questo genere di iniziative in tutto il territorio italiano.

Il dibattito è proseguito con l’intervento di Leonardo Agueci, che ha definito il progetto un’iniziativa di lotta contro la Mafia, affermando: Noi constatiamo che i personaggi emergenti nelle organizzazioni mafiose provengono abitualmente da precedenti esperienze carcerarie, magari per reati di non particolare gravità. Le stesse esperienze carcerarie comportano la frequentazione di una sorta di “scuola di mafia” all’interno del carcere. Dunque avviene che persone, che potrebbero avere un destino diverso e che potrebbero considerare tale esperienza come una parentesi della loro esistenza, si trovino piuttosto ad essere condotti verso un futuro molto più radicato nella cultura mafiosa. Ora è chiaro che questo circuito va interrotto e l’iniziativa di cui oggi stiamo discutendo è estremamente importante, perché può fornire a tante persone, che si trovano a vivere l’esperienza carceraria, un’alternativa effettiva rispetto al destino di inserimento nell’ambito del circuito mafioso.

E’ poi intervenuto Francesco Concetto Calanna che ha illustrato le caratteristiche peculiari dell’azienda agricola sperimentale “Campo Carboj”: In quest’azienda di eccellenza noi facciamo innovazione e sperimentazione,  dove stiamo realizzando una grande “banca del germoplasma, dove la più grande ricchezza è la biodiversità, che noi oggi mettiamo al servizio anche di una funzione sociale, che è il recupero del detenuto.“Campo Carboj” è nato nel lontano 1958 per la formazione degli agricoltori che dovevano imparare a utilizzare meglio le acque al fine di produrre di più e di aumentare le loro ricchezze. Ora, con questo nuovo progetto, le attività che verranno svolte dai detenuti sono legate al lavoro manuale,indispensabili considerato lo stato in cui versa l'azienda.   

  In conclusione Antonio Ingroia ha ribadito l’importanza del progetto per la riabilitazione del detenutoLa legalità deve avere non soltanto il volto della repressione,  dell’azione penale, ma anche il volto umano della giustizia. Attraverso la riabilitazione del detenuto, lo Stato deve avere un volto di promozione della persona. A tal proposito mi fa particolarmente piacere che vengano coinvolti nel progetto due istituti penitenziari del territorio di Trapani, dove sto andando a insediarmi come nuovo Commissario.

Al termine degli interventi, si è proseguito con la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa, con grande gioia e soddisfazione da parte di tutti i presenti e soprattutto di chi ha tanto lavorato perché questo progetto così importante si potesse realizzare.

Come è nata l’idea di questo programma sperimentale di agricoltura sociale?

Quest’idea è nata da un momento in cui ci si è incontrati e abbiamo parlato, ad essere sinceri è stato il Alfonso Sabella che ha richiesto un intervento che potesse aiutare questo settore. Come ho già detto, noi all’interno dell’ispettorato di Trapani svolgiamo già questa funzione, perché il Tribunale di Trapani ci ha mandato alcuni detenuti. Le dirò che all’inizio,  essendo la prima volta, non sapevamo cosa fare e come comportarci, eravamo un poco confusi. Poi abbiamo visto invece che, trovando loro delle occupazioni e inserendoli in un contesto lavorativo, abbiamo avuto anche dei benefici dalla loro presenza. Per cui a partire da questa esperienza e dalla richiesta manifestata dal dottor Sabella, si è iniziato a ragionare su quali erano le aziende che avevamo e di comune accordo con l’E.S.A. abbiamo deciso di scommettere sull’azienda agricola “Campo Carboj”. E’ un primo progetto in cui riponiamo molte speranze di fare un buon lavoro tutti insieme.

Serviranno dei fondi iniziali per far partire il progetto? Sono già state stabilite le tempistiche di attuazione?

In questo momento non abbiamo parlato di fondi, in questo momento dobbiamo parlare di cosa fare all’interno di questo progetto e come inserire i detenuti. Non penso che ci saranno fondi aggiuntivi, poiché l’E.S.A. già dispone dei propri fondi ed è molto il lavoro materiale che questi soggetti dovranno svolgere all’interno di un progetto generale. Comunque l’amministrazione individuerà le giuste risorse se ce ne sarà bisogno, ma a volte si fanno cose senza denaro, solo con il lavoro e la buona volontà e si hanno anche risultati migliori.

Dario Cartabellotta

Questo nuovo progetto fa parte delle misure attuate per rilanciare e riqualificare l’agricoltura siciliana. In che modo potrà favorire l’agricoltura e le aziende agricole siciliane?

Questo rientra nella valorizzazione dello spazio rurale di tutta l’aria interna della Sicilia, della Campania e di altre regioni del meridione, che mette la terra al centro delle attività. Noi abbiamo fatto la legge sulla “Banca della Terra”, in modo tale che le terre pubbliche non vengano più lasciate abbandonate, ma date ai giovani, alle cooperative o utilizzate per progetti come questo.  In questo modo si ha la possibilità di sviluppare quest’attività,  perché l’inclusione sociale oggi è diventata un tema in cui sviluppare anche queste attività. Inoltre poiché l’uomo oggi tende a cercare quel benessere psicofisico che in una serie di luoghi gli manca, abbiamo anche previsto la norma sull’Agricoltura Sociale, centrata sulla funzione terapeutica che campagna riveste.

Giuseppe Berretta

La firma di questo Protocollo d’Intesa per supportare la riqualificazione dei detenuti è un gran risultato per il sistema della giustizia italiana. Lei cosa ne pensa?

Io credo che sia davvero importante, dopo tanti mesi che ci siamo occupati fondamentalmente dell’emergenza carceraria. Ora è giusto cominciare ad occuparsi anche di come assicurare una rieducazione e quindi un reinserimento dal punto di vista lavorativo di chi, avendo commesso degli errori e avendo pagato un prezzo dal punto di vista della pena carceraria, però deve essere messo nelle condizioni di un pieno reinserimento nella società.

Un progetto del genere quindi che possibilità offre ai detenuti di un futuro reinserimento sociale e lavorativo alla fine della pena?

Noi, in tal senso, pur nella condizione di difficoltà e ristrettezze dal punto di vista delle risorse, abbiamo fatto una scelta molto chiara: abbiamo prorogato gli incentivi, finanziato di nuovo le borse-lavoro per i detenuti e questa di oggi è un’ulteriore iniziativa di estrema importanza. Noi, sul tema del lavoro, come strumento per l’effettivo reinserimento e supporto fondamentale per l’affermazione della dignità della persona, abbiamo fatto scelte molto chiare. Abbiamo realizzato un progetto in cui ci sono tante attività lavorative all’interno delle strutture carcerarie, tantissime possibilità soprattutto per i minorenni e per lo svolgimento di attività anche all’esterno in condizioni di semilibertà. Dunque vogliamo proseguire su questa strada, perché siamo fermamente convinti che questo sia il vero strumento per realizzare l’obiettivo di una pena che sia una pena giusta e strumentale alla rieducazione e al reinserimento.

Sintesi presentata a Roma 

Mario Candore  

venerdì 21 aprile 2017

Consulenza, una partnership per la competitività


Consulenza, una partnership per la competitività


Il principio della separatezza delle funzioni, introdotte dalle recenti dispositivi di legge consegnano all'Ente di Sviluppo Agricolo, l'esclusività nell'attuazione degli interventi in termini di investimenti immateriali, come ente pubblico.

          Come è noto a tanti, infatti l'ESA nel corso della sua attività istituzionale, non si è mai occupata ne di erogare contributi, ne di attività ispettive e di controllo.  Al contrario si è sempre occupata di Assistenza tecnica alle aziende agricole grazie alla legge regionale 73/77















                 Accanto alle tematiche prioritarie poste dalla riforma della PAC,   il sistema nazionale di consulenza è chiamato ad accompagnare il rilancio dell'agricoltura italiana anche attraverso la razionalizzazione delle strutture di consulenza già esistenti ed il loro riorientamento verso le nuove finalità della PAC e della strategia Europa 2020.
Il miglioramento dell'efficienza aziendale passa attraverso il contenimento dei costi e l'aumento del rendimento globale delle attività, per cui la consulenza aziendale deve avere un ruolo centrale nel supporto all'imprenditore agricolo.  
Il Sistema di consulenza aziendale in agricoltura continuerà quindi a costituire nel periodo 2014-2020 uno degli strumenti principali attraverso cui perseguire le priorità dell'Unione europea in materia di sviluppo rurale. Inoltre i nuovi testi regolamentari ampliano la portata e la centralità del Farm Advisory System non limitandone l'azione al solo ambito dello sviluppo rurale ma conferendogli piena autonomia, oltre a prevedere una serie di materie aggiuntive, rispetto al passato, che potranno essere oggetto di consulenza (greening, cambiamenti climatici, aspetti sanitari zootecnici, ecc...).
 Con riferimento al quadro normativo   tenuto conto della necessità di evitare situazioni distorsive della concorrenza e del mercato per quanto concerne il settore dei servizi alle aziende agricole, considerato l'obbligo previsto dall'art. 12 del Reg. (UE) n. 1306/2013, è previsto che gli Stati membri istituiscano il "Sistema di consulenza aziendale" (FAS - Farm Advisory System).
Tale sistema di consulenza contempla molteplici attori pubblici e privati, istituzionali e partners economico-sociali e può essere supportato finanziariamente dai PSR regionali e dai Programmi operativi delle Organizzazioni ortofrutticole.


Nello specifico, i soggetti coinvolti sono analoghi a quelli contemplati nel precedente ciclo di programmazione, ma l'esperienza nazionale nel periodo 2007-2013,  i nuovi ruoli e le più ampie funzioni ad essi attribuite dai regolamenti della riforma della PAC impongono una rivisitazione della governance.
Innanzitutto si ritiene importante assicurare a livello nazionale un insieme di disposizioni, atti, e norme che consentano di garantire un'offerta completa di servizi di consulenza a differenza dell'attuale programmazione nella quale in alcune Regioni tale misura non è stata prevista.
Come in precedenza, il servizio può essere erogato da Autorità pubbliche designate e/o Organismi privati selezionati per fornire un servizio di consulenza e miglioramento nella gestione della terra e dell'azienda. Tuttavia, sul fronte del finanziamento pubblico, l'innovazione consiste nel fatto, come illustrato in precedenza,  che il beneficiario del finanziamento pubblico è direttamente l'organismo di consulenza mentre in precedenza il contributo spettava all'agricoltore che ora diventa "beneficiario finale" del finanziamento.
Questa modificazione del regime di finanziamento rende più importante del passato il criterio del "riconoscimento" della qualifica di organismo di consulenza, da parte della Regione o Provincia autonoma territorialmente competente, previa verifica dei requisiti richiesti.
Appare prioritario pertanto interrogarsi sulla opportunità di delineare un quadro nazionale omogeneo con "criteri minimi di riconoscimento", ovvero  requisiti standard che devono essere posseduti dai consulenti per poter svolgere la consulenza a livello regionale, interregionale o nazionale.
Sotto il profilo del disegno organizzativo del sistema di consulenza, la nuova governance si dovrebbe sviluppare sulle seguenti direttrici:

§  qualificare i consulenti (formazione preliminare + formazione sulle buone prassi procedurali di consulenza);
§  far sì che i consulenti sensibilizzino il beneficiario (self-control) ed effettuino delle verifiche intermedie di consulenza (audit) legate al miglioramento aziendale;
§  tenere ben distinte la consulenza e l'attività di controllo, prevedendo meccanismi premiali (analisi del rischio per l'estrazione dei campioni di controllo) per le aziende agricole e zootecniche che accedono al servizio di consulenza;
§  prevedere un sistema di certificazione di qualità nazionale sull'efficacia ed efficienza dell'attività di consulenza svolta, anche attraverso una banca dati FAS nazionale, con valorizzazione delle buone prassi di consulenza nel settore agricolo e zootecnico.

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