domenica 5 maggio 2024

La crisi vista dalle fattorie sociali della Sicilia

 Rete Fattorie Sociali Sicilia    

                                                 Salvatore Cacciola                                                                               Presidente

 


 In questo preciso momento in cui il mondo agricolo e allevatoriale unito, ha alzato la voce, sceso per strada e urlato la propria disperazione, tutti abbiamo il dovere di ascoltare e capire cos'è necessario fare per il bene dell'intera collettività.

Questo perché l'agricoltura e l'allevamento sono territorio, ambiente, salute ed economia e da essI dipende la sopravvivenza stessa.

Tante sono state le rivendicazioni, i malumori e le richieste fatte.

Noi della Rete delle Fattorie Sociali abbiamo deciso di stilare questo documento dove in modo molto sintetico vogliamo esprimere la nostra opinione.

Per meglio comprendere le nostre riflessioni bisogna partire da delle premesse fondamentali. Queste sono:

1. l'agricoltura e l'allevamento nel territorio nazionale ed europeo non può essere uniformata ad un solo modello ma bensì, bisogna considerare determinate caratteristiche che ne cambiano totalmente  le esigenze e gli impatti;

2. il comparto agricolo e allevatoriale negli ultimi anni, per motivi diversi ha subito una drastica perdita di redditività ingenerata dalla pandemia, dagli eventi metereologici, dagli aumenti considerevoli delle materie prime e dell'energia a causa degli eventi bellici, dalla concorrenza sleale di paesi extraeuropei e dal peso degli oneri finanziari;

3. il futuro di tali attività di certo passa, sia a livello europeo che mondiale da modelli sostenibili e quindi da politiche green ben elaborate;

4. è necessario mettere in atto opportune misure per ridare dignità sociale ed economica a tutti coloro che operano in tali settori.

Fatto ciò e partendo da queste considerazioni occorre intervenire sui seguenti punti:

1. rivedere la politica agricola comune tenendo conto delle realtà agricole e allevatoriali presenti in funzione delle dimensioni, vi sono piccole, medie e grandi realtà; delle attività svolte, se chiudono o meno la filiera produttiva; delle zone altimetriche e morfologiche, ecc. ecc..

Non è possibile legiferare e imporre delle direttive uguali per tipologie cosi diverse.

2. rivedere i rapporti bancari adottando per i diversi servizi un canale preferenziale e alcuni offrirli gratuitamente, mentre per i mutui agrari fissare un tasso massimo equo e sostenibile;

In agricoltura i risultati non dipendono solo dalla capacità imprenditoriale svolta, ma bensì da numerose variabili indipendenti da questa.

3. ridurre e fissare un tetto massimo al costo del carburante agricolo in modo da non rendere la situazione insostenibile ed stendere l'utilizzo del gasolio agevolato anche ai mezzi aziendali quali mezzi refrigerati.

4. rivedere gli accordi tra l'INPS e Agea nella gestione dei prelievi fatti a titolo di compensazione  dei premi PAC per i crediti che vanta, poichè questi non vengono notificati da nessuna delle parti con chiarezza e tempestiva. Infatti spesso ci si ritrova a pagare due volte uno stesso importo, togliendo liquidità ad un'azienda che aveva già compensato l'importo dovuto.

5. rivedere le norme che regolano l'attività svolta dagli Enti di certificazione BIO che devono operare sui controlli ed intervenire pesantemente sulle aziende in caso di frodi, in presenza diresidui chimici, nei casi di inadempienze gravi legate ad una errata gestione delle produzioni e NON PER SOLI MOTIVI AMMINISTRATIVI. Un errato pagamento o un mancato pagamento della certificazione non può essere motivo di esclusione o di grosse penalizzazioni quali il blocco delle vendite o l'impossibilità a cambiare Ente di Certificazione, compromettendo il lavoro fino ad allora svolto.

6. aumentare i premi percepiti dalle aziende in Biologico in quanto i costi sostenuti dalle stesse sono notevolmente superiori alle aziende in convenzionale;

7. affrontare con determinazione e celerità il problema della fauna alloctona.

In diverse zone del territorio nazionale ed europeo questo problema sta causando, ormai da anni, grossi problemi alle economie locali, senza considerare l'enorme danno ambientale in atto in diverse aree protette.

É necessario a livello regionale incrementare e coordinare meglio gli interventi previsti nei piani di gestione dei Daini e quello dei Cinghiali/Suidi, finalmente avviati. Bisogna impegnare un numero consistente di controllori già formati, e farli agire contemporaneamente in diverse aree di intervento.

Poichè tale annosa questione non risulta essere di semplice e rapida risoluzione è necessario che le aziende di quei territori, siano supportate al fine di poter continuare a svolgere le proprie attività ed è pertanto necessario far richiesta:

1 – di una indennità temporanea (5/10 anni) per i danni subiti e per le mancate produzioni ormai riconosciuti e attestati da tutti gli organi competenti regionali e non.

2 – della stesura di una Sottomisura di una Misura del PSR che tratti di tutela del territorio. Questa dovrà consentire l'adeguamento delle recinzioni perimetrali di confine dei fondi aziendali gia presenti, al salto dei daini e al sollevamento da terra da parte dei cinghiali, con un contributo al 100% . Tutto ciò per poter contrastare questi animali, la cui presenza è stata imposta in passato da iniziative scellerate, prive di nessun progetto e non richieste da nessuno.

8. ridurre l'aliquota IVA su prodotti per l'agricoltura quali ricambi, attrezzi, trattori ecc.ecc..

9. cancellare in modo permanente IRPEF ed IMU;

10. ridurre i costi per l'assunzione di lavoratori under 45 piuttosto che 36;

11. attuare delle misure urgenti di sostegno da parte della protezione civile sotto forma di rimborsi o sovvenzioni per il rifornimento di foraggi alle aziende zootecniche e per la perdita di produzione sulle coltivazioni arboree ed erbacee.

12. vietare l'ingresso dei prodotti esteri di qualità inferiore agli standard europei con maggiori ed efficaci controlli alle frontiere.

Si mette in evidenza che il comparto zootecnico rappresentato dalle specie Equidi (Asini e Cavalli) è stato escluso da entrambi i Livelli facenti parte dell’Ecoschema 1; ed inoltre, sono esclusi dai pagamenti accoppiati. L’orientamento intrapreso dalla nuova Politica Agricola Comune 2023-2027, se non viene rivisto metterà a rischio gli allevamenti rappresentati da asini e cavalli con il serio pericolo gli allevamenti scompariranno dai vari territori, vanificando il lavoro fatto negli anni da molte aziende dove detti allevamenti sono presenti. Il rischio maggiore riguarderà le aziende che in allevamento hanno la presenza di soli equidi (asini e cavalli)  e conducono terreni a pascoli¸ in queste aziende l’unico aiuto sarà rappresentato dal sostegno al reddito base.

     Concludendo vogliamo solo che un settore come quello agricolo/zootecnico abbia una maggiore e giusta considerazione al fine di ridargli redditività e dignità per il duro lavoro svolto.

 

 

 

L'innovazione e supporto alle scelte

 

Il primo webinar del ciclo “Come e quando innovare: strumenti a supporto delle scelte” 

dal titolo "
Territori, settori e tecnologie: strumenti per la diffusione delle innovazioni nelle aziende agricole" ha presentato le caratteristiche generali dei sistemi di supporto alle decisioni (Decision Support System - DSS) nell'ambito dell'AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation System). Durante il webinar, sono state svolte brevi sessioni pratiche per mostrare due strumenti di immediato utilizzo sviluppati dal CREA-PB: GestInnova AP Decisio. Con il primo si è dimostrato come, a partire dai dati RICA, è possibile identificare i contesti aziendali e settoriali favorevoli alla diffusione delle innovazioni. Con il secondo, invece, sono stati svolti alcuni esercizi di simulazione per fornire una prima valutazione della convenienza economica associata ad investimenti in agricoltura di precisione. 

VIDEO DEL WEBINAR 


RETE REGIONALE SISTEMA DELLA CONOSCENZA E DELL'INNOVAZIONE

 

venerdì 3 maggio 2024

Politiche agroambientali dal 1960 al 2022

 

Sia per la ricerca che per la pratica, è fondamentale capire cosa, dove e quando le politiche agroambientali sono state messe in atto.

Presentiamo un database di 6.124 politiche agroambientali attuate tra il 1960 e il 2022 in circa 200 paesi. Il database comprende un’ampia gamma di tipologie di politiche (compresi regolamenti e schemi di pagamento) e obiettivi (come la conservazione della biodiversità, l’uso più sicuro dei pesticidi e la riduzione dell’inquinamento da nutrienti). Illustriamo l’applicazione del database esplorando l’associazione tra sviluppo economico e politiche agroambientali e tra le politiche agroambientali dei paesi legate al suolo e le loro discontinuità di confine nell’erosione dei terreni coltivati. È stato rivelato un legame forte e positivo tra lo sviluppo economico e le politiche agroambientali attuate e si è riscontrato che il 43% di tutte le discontinuità dei confini globali nell’erosione del suolo tra i paesi può essere spiegato dalle differenze nelle loro politiche.Questo decennio (2021–2030) è stato dichiarato dalle Nazioni Unite come “il decennio del ripristino degli ecosistemi
  Al centro dell'attenzione c'è il sistema agricolo e alimentare globale, essenziale per il benessere umano ma anche responsabile di un'ampia quota di emissioni di gas serra, perdita di biodiversità, degrado del territorio e inquinamento da nutrienti  .

Ogni anno vengono attuate una serie di risposte politiche su vari livelli utilizzando un'ampia gamma di strumenti, ad esempio, dalle modifiche legislative ai nuovi pagamenti per i servizi ecosistemici 
Tuttavia, a livello globale non è disponibile una panoramica coerente e coerente di queste politiche e del loro sviluppo nel tempo. Invece, le informazioni sulle diverse politiche pertinenti sono sparse tra varie fonti e presentate in diversi formati e livelli di dettaglio; pertanto, queste politiche non sono direttamente comparabili.

Qui presentiamo un database completo e sistematico di un’ampia gamma di politiche all’intersezione tra agricoltura e ambiente, attuate non solo da enti nazionali ma anche da enti subnazionali e sovranazionali, che coprono diversi strumenti (ad esempio, regolamenti, quadri normativi, programmi di pagamento ) e argomenti (ad esempio biodiversità, foreste, fertilizzanti, pesticidi). Per creare questo database, abbiamo compilato e armonizzato le informazioni provenienti da vari database esistenti e colmato le lacune dei dati aggiungendo politiche trovate in rapporti, articoli e siti Web governativi
  Il ruolo delle politiche pubbliche nello spiegare le differenze tra paesi nelle prestazioni ambientali è una questione altrettanto importante. Esistono stime empiriche per alcuni risultati ambientali, in particolare la mitigazione dei cambiamenti climatici, l'iquinamento da pesticidi   e la conservazione delle foreste   . In ciascun caso, si è scoperto che le politiche pubbliche migliorano i risultati ambientali, ma l’effetto è piccolo per la mitigazione complessiva del cambiamento climatico (nell’economia complessiva) e comparativamente maggiore per l’inquinamento da pesticidi e la conservazione delle foreste. Il nostro database include politiche incentrate sul suolo, quindi possiamo stimare il loro impatto sull’erosione globale del suolo, un altro importante problema di sostenibilità agricola  e questo rivela un ampio effetto ( circa il 43% dell’impatto complessivo dei paesi è spiegato da le loro politiche.

Occorre riconoscere il lavoro svolto in precedenza per raccogliere dati sulle politiche agroambientali dei paesi, che costituisce la base di questo sforzo attuale. Ad esempio, Kanter et   hanno raccolto un database globale di politiche sull’azoto, Ezzine-de-Blas et al.   hanno fornito un database globale sui pagamenti per i servizi ecosistemici, Eskander e Fankhauser   hanno esaminato le modifiche legislative per affrontare il cambiamento climatico, Tang et al.  hanno fornito un database globale sulle normative sui pesticidi e Börner et al. 8 hanno offerto informazioni sulle politiche di conservazione delle foreste. Inoltre, Olczak et al.   hanno creato un set di dati globale sulle politiche sul metano e Yang et al.  si sono concentrati specificamente sulle politiche sull’azoto nel sud-est asiatico. 

 Wuepper, D., Wiebecke, I., Meier, L. et al. Politiche agroambientali dal 1960 al 2022. Nat Food 5 , 323–331 (2024). https://doi.org/10.1038/s43016-024-00945-8

 

 

 

giovedì 2 maggio 2024

"Salone della Dieta Mediterranea”

 

L'Assessorato Regionale dell’ Agricoltura dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea partecipa con una collettiva Regionale alla manifestazione fieristica “Salone della Dieta Mediterranea”, che si svolgerà dal 24 al 26 maggio 2024 a Paestum (SA) presso il centro NEXT -Nuova Esposizione Ex Tabbacchificio. 
Il Consorzio EDAMUS ha ideato e realizzato la manifestazione DMED – Salone della Dieta Mediterranea – (giunta alla terza edizione) che ha come scopo la promozione dello stile di vita mediterraneo e della dieta Mediterranea attraverso una produzione alimentare sostenibile a tutela della biordiversità e per la valorizzazione delle tradizioni, nell’ottica di voler sostenere ed integrare la campagna di sensibilizzazione affinché, la cucina italiana divenga patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Non è richiesta alcuna quota di partecipazione all’evento, ma saranno a carico delle aziende selezionate le spese e il relativo trasporto della merce da esporre nel proprio stand. Per la partecipazione alla manifestazione, le aziende interessate dovranno far pervenire, esclusivamente a mezzo PEC al seguente indirizzo servizio5marketing@pec.dipartimentoagricolturasicilia.it la loro adesione, tramite l’apposito modello allegato debitamente compilato in tutte le sue parti entro e non oltre il giorno 06 maggio 2024. Per ulteriori informazioni contattare il Servizio Qualità e Marketing Brand Sicilia e-mail: agri.areamarketingterritoriale@regione.sicilia.it Dirigente Dott. Fabio Leone tel. 091-7076264 e il F. D. Giosuè Maniaci tel.091-7076149, e-mail: giosue.maniaci@regione.sicilia.it.

DEFICIT PLUVIOMETRICO, UNA CRISI SENZA PRECEDENTI

 TUTTE TROPPO DEBOLI LE PERTURBAZIONI DEL MESE DI APRILE 2024 SULLA SICILIA: SI AGGRAVA ULTERIORMENTE IL DEFICIT PLUVIOMETRICO

Il mese di aprile ha prolungato ulteriormente in Sicilia una ormai lunga serie di mesi con precipitazioni inferiori alla norma avviata lo scorso settembre 2023, che si configura sempre più come un'anomalia estrema rispetto al clima siciliano.



Le speranze di un recupero significativo del pesante deficit accumulato durante l'autunno e l'inverno erano concentrate soprattutto per l'inizio del mese, quando apporti significativi di piogge avrebbero potuto salvare almeno parte della produzione cerealicola, che in alcune zone è andata invece del tutto perduta.

La media regionale della precipitazione mensile è risultata pari a 23 mm circa, a fronte di un valore normale di 41 mm per il periodo 2003-2023.

I fenomeni sono stati praticamente del tutto assenti nella prima parte del mese, mentre le tre perturbazioni occorse nella seconda parte del mese hanno interessato l'Isola solo marginalmente e sono state caratterizzate da quasi totale assenza di attività convettiva, producendo così fenomeni diffusi ma quantitativamente poco significativi.

Il numero medio regionale di giorni piovosi è risultato pari a 3,2 a fronte di un valore normale pari a 6, con un massimo di 8 giorni piovosi registrato dalla stazione SIAS Cesarò Monte Soro (ME) ed un minimo di un solo giorno piovoso registrato dalla stazione Santa Croce Camerina (RG).

Sulla rete SIAS il massimo accumulo mensile di 78,6 mm è stato registrato dalla stazione San Fratello (ME), mentre il massimo accumulo giornaliero è stato registrato il giorno 16 dalla stazione Gangi (PA) con 27 mm.

Nel complesso, la scarsità delle piogge, pur senza aver assunto ancora i caratteri di eventi siccitosi di lungo periodo del passato, per ciò che riguarda il medio periodo assume sempre più i contorni di un'anomalia climatica estrema.

Dal 1 settembre 2023  le precipitazioni sono state complessivamente per la Sicilia solo la metà dei valori normali, ma vi sono aree della Sicilia orientale dove è caduto meno del 30% di quanto atteso in base al clima.

Ad un'analisi, pur non agevole, delle lunghe serie storiche, per l'area di Catania il periodo settembre-aprile, con 191,2 mm totalizzati in 8 mesi dalla stazione SIAS, appare essere stato in assoluto tra i più asciutti delle serie degli Annali Idrologici che partono dal 1916.

Anche applicando alla serie SIAS fattori di omogeneizzazione rispetto alle serie rilevate in passato nell'area urbana, oggi purtoppo non più acquisite, l'accumulo registrato quest'anno appare inferiore solo ai valori registrati dalla stazione Catania G.C.OO.MM. nel periodo 1968-69, peraltro di validità molto incerta.










PROGETTO INNO.MALTO “BIRRIFICI APERTI”

 Luca Traina*


"Birrifici aperti" è il format scelto per un’importante giornata dedicata al mondo della birra siciliana e tutto ciò che gli ruota intorno.

Durante l'evento, il partenariato protagonista del progetto INNO.MALTO, insieme ad altri soggetti, si è confrontato con il risultato di mesi e mesi di lavoro. Ci si sposta in birrificio per toccare con mano l'attività di produzione, conoscere il processo di lavorazione, confrontare i risultati ottenuti dal progetto e degustare le birre.

Il 9 aprile scorso, l’azienda che ha aperto i propri cancelli è stata il Birrificio 24 Baroni di Nicosia in provincia di Enna, partner del progetto INNO.MALTO Caratterizzazione di un malto tipico siciliano attraverso l’introduzione di metodi di coltivazione e di trasformazione delle materie prime innovative finanziato dalla sottomisura 16.1 “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura” del PSR Sicilia 2014-2022 bando 2018.

La giornata, splendida sotto tutti i profili, ha rappresentato l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte del progetto che ormai si avvia alla conclusione.

Presenti i rappresentati di tutto il partenariato così come anche alcuni Dirigenti e funzionari dell’Assessorato dell'agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, il Dirigente dell’IPA di Siracusa Dott. Francesco Azzaro insieme ad alcuni funzionari. Presente anche il Prof. Aldo Todaro dell’Università di Palermo che sta collaborando con la Prof.ssa Cristina Restuccia (responsabile scientifica del progetto Inno.Malto) dell’Università di Catania, alla realizzazione di alcune prove con l’utilizzo di lieviti innovativi. Inoltre c’erano numerosi agricoltori, tecnici e addetti ai lavori. Dopo il benvenuto da parte dei padroni di casa ed una breve introduzione del Dott. Nino Drago (Dirigente dell’Area 3 del Dipartimento Agricoltura) si è passati alla visita del birrificio con la spiegazione di tutto il processo produttivo focalizzando l’attenzione sull’utilizzo delle materie prime di alta qualità ed in particolare del malto oggetto dell’innovazione. Successivamente si è passati alla descrizione delle birre ottenute per scopi dimostrativi nell’ambito del progetto e realizzate dai birrifici partner con l’utilizzo del malto proveniente dai campi dimostrativi di orzo distico e grani antichi siciliani coltivati negli anni precedenti dalle aziende agricole partner e maltati in una malteria delle Marche. In particolare, il sottoscritto, titolare della Società Agricola Paul Bricius & C. S.r.l. di Vittoria (capofila del G.O.) ha descritto la birra ottenuta con l’85% di malto Pilsner proveniente dalla varietà di orzo Fortuna e il 15% di malto proveniente dal grano antico siciliano Timilia. Salvatore Blandi della Società agricola Irias s.n.c. di Blandi Sergio e Blandi Fabrizio di Torrenova ha parlato della propria birra dove è presente il 55% di orzo Pilsner della varietà di orzo Fandaga in miscela con il 22,5% di grano duro Bidì e il 22,5% di grano tenero Maiorca. Giacomo e Antonio Consentino del Birrificio 24 Baroni, per ultimo, hanno raccontato la birra di propria produzione ottenuta con una miscela del 60% di malto Vienna della varietà d’orzo RGT Planet, del 35% di malto Monaco della varietà Concerto e del 5% di malto di grano duro Perciasacchi. La presenza dei rappresentanti siciliani degli esperti assaggiatori di Unionbirrai Massimo Galli e Maurizio Di Rosa ha permesso una degustazione guidata da cui è emersa la spiccata corrispondenza tra gli orzi e i grani antichi coltivati in Sicilia ed utilizzati per le prove, ed i profili sensoriali di tutte e tre le birre.

Nella discussione che ne è seguita sono state ribadite le motivazioni che hanno portato ad aggregare attorno ad un’idea i soggetti che costituiscono il Gruppo Operativo “Malto siculo” e cioè quella di costituire una filiera brassicola interamente siciliana. Il valore aggiunto intrinseco che il brand Sicilia può dare ad un prodotto interamente realizzato nella nostra regione, partendo dalle materie prime, spinge le aziende del settore a ricercare le innovazioni che il mondo scientifico detiene e che attraverso la mis. 16.1 vengono trasferite e rese disponibili alla comunità.

Le motivazioni originarie si possono sintetizzare nei seguenti punti:

diversificazione colturale per le aziende cerealicole delle aree interne;

possibilità di chiusura di contratti di filiera;

approccio competitivo delle aziende agricole;

costituzione di una filiera brassicola siciliana;

ottenimento di un prodotto finale che porti dentro di sé la storia, la cultura, le tradizioni, l’immagine della Sicilia.

Il settore in Italia ha visto negli ultimi 7 anni un aumento del 104% dei birrifici artigianali per un numero di 1.326. e di questi il 22% agricoli corrispondente a 290 aziende agricole che hanno deciso di diversificare le proprie produzioni (nel 2015 erano una ottantina). Anche la Sicilia ha seguito gli stessi trend. Attualmente nella regione sono presenti circa 70 birrifici artigianali, agricoli, brew pub e beer firm

Questo aumento esponenziale ha fatto crescere l’interesse verso le tematiche affrontate dal progetto da parte di tutti gli attori della filiera. E’ per questo che diventa necessario che le Istituzioni accendano un faro verso questo settore per governarlo e guidarlo verso una produzione quanto più legata al territorio con la chiusura della filiera in Sicilia. Ma per realizzare appieno questo obiettivo non si può prescindere dalla costruzione di una malteria in Sicilia e dalla produzione di luppolo siciliano come dichiarato, insieme a tutti gli altri, dal Dott. Nino Drago: “In Sicilia esistono diversi birrifici artigianali e agricoli ma non c’è una malteria. Da qui la necessità di realizzarne una che possa essere a supporto dei piccoli opifici, magari attingendo a fondi di una Misura del PSR, anziché essere costretti a trasportare il prodotto da maltare al centro/nord Italia creando diseconomie per le aziende, notevole impatto ambientale per i trasporti e la perdita del valore aggiunto della trasformazione Inoltre la produzione del luppolo andrebbe intensificata”. Un’altra proposta emersa dall’incontro è l’approvazione da parte della regione di una legge dul turismo brassicolo. Come ha evidenziato Massimo Galli di Unionbirrai, infatti, altre regioni italiane come Lombardia ed Emilia Romagna si sono dotate di queste normative che hanno dato una forte accelerazione al settore.

Le ultime attività del progetto Inno.Malto sono in corso di svolgimento e si prevede di completarle nei prossimi mesi per concluderle con il convegno finale per la disseminazione dei risultati nel mese di luglio prossimo.

*Società Agricola Paul Bricius & Company S.r.l. di Vittoria (Rg) – Capofila del G.O. Malto Siculo

lunedì 29 aprile 2024

La performance socio-economica dell’agroecologia

 L’agroecologia è identificata come una soluzione importante per aumentare la sostenibilità dei sistemi agricoli e alimentari. Nonostante il numero crescente di pubblicazioni che valutano i risultati socio-economici dell’agroecologia, pochissimi studi hanno consolidato i risultati sparsi ottenuti su vari casi di studio. 

Questo articolo fornisce nuove intuizioni consolidando le prove sui vari effetti socioeconomici dell’agroecologia in un gran numero di casi a livello globale. A questo scopo, abbiamo utilizzato una metodologia di revisione rapida, esaminando più di 13.000 pubblicazioni per recuperare prove sui risultati socio-economici dell’implementazione di pratiche agroecologiche. I risultati della revisione indicano che   le pratiche agroecologiche sono associate più spesso a risultati socioeconomici positivi nell’ampia gamma di parametri valutati (51% positivi, 30% negativi, 10% neutri e 9% inconcludenti);   i parametri socioeconomici associati al capitale finanziario rappresentano la stragrande maggioranza dei parametri valutati (83% del totale) e sono influenzati positivamente in un'ampia quota di casi (53%), a causa di risultati favorevoli su reddito, ricavi, produttività ed efficienza;   i parametri del capitale umano (16%) sono associati a un numero maggiore di risultati negativi (46% contro 38% positivi), a causa di maggiori requisiti e costi di manodopera che sono tuttavia in parte compensati da un numero complessivamente maggiore di risultati positivi sul lavoro produttività (55%); e   i risultati variano a seconda della pratica agroecologica valutata; Ad esempio, per l'agroforestazione, individuiamo il 53% di risultati positivi mentre per la diversificazione del sistema colturale il 35%. Questi risultati indicano un potenziale complessivamente favorevole affinché le aziende agricole possano beneficiare di una performance socioeconomica positiva con l’uso di pratiche agroecologiche. Tuttavia, l’entità, gli aspetti temporali e i fattori di successo legati a questi risultati, così come i compromessi tra essi, e gli effetti a livello di sistema di una transizione agroecologica devono essere ulteriormente valutati, poiché possono avere un’influenza importante su performance delle singole aziende agricole.

Vi è un crescente consenso sul fatto che i sistemi agricoli e alimentari debbano essere riprogettati in modo più sostenibile per affrontare la sicurezza alimentare, la povertà zero e le sfide ambientali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e il degrado delle risorse terrestri e idriche (Nazioni Unite 2021 ). L’agroecologia è percepita come una soluzione importante per aumentare la sostenibilità dei sistemi agricoli e alimentari (HLPE 2019 ; Wezel et al. 2020 ). Si tratta di un concetto dinamico che ha acquisito importanza e riconoscimento negli ultimi anni nei discorsi scientifici, agricoli e politici (IAASTD 2009 ; IPES-Food 2016 ). Ciò è dovuto ai suoi molteplici benefici potenziali, come la stabilizzazione dei rendimenti e della produttività, una maggiore efficienza nell’uso delle risorse, la riduzione delle emissioni di gas serra e approcci culturalmente sensibili e socialmente giusti (Altieri 2002 ; Pretty et al. 2006 ; D'Annolfo et al. 2021 ).

Le transizioni verso l’agricoltura agroecologica possono essere innescate dalla necessità di mitigare gli impatti ambientali negativi generati da approcci intensivi o dalla necessità di migliorare la sicurezza alimentare per i piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo. In tutta l’Africa, l’Asia e l’America Latina, i sistemi gestiti in modo agroecologico hanno dimostrato impatti positivi sui mezzi di sussistenza delle comunità agricole rurali, migliorando la sicurezza alimentare con cibo locale sano, rafforzando la base delle risorse naturali, preservando il patrimonio culturale e stimolando la resilienza ai cambiamenti climatici (Pretty 1995 Altieri Nicholls 2008 ; Nei sistemi agricoli più intensivi, una transizione generale verso l’agroecologia mira a ridurre gli impatti ambientali negativi e inizia migliorando l’efficienza nell’uso delle risorse, sostituendo gli input dannosi e implementando in modo più efficace una sostanziale riprogettazione su scala agricola (Gliessman 2014 ; Bezner Kerr et al. 2021 ). . La transizione agroecologica generalmente va dall’adozione di pratiche agroecologiche più rispettose dell’ambiente a livello di campo e di azienda agricola (ad esempio migliorando il funzionamento ecologico del sistema suolo-pianta) a una riprogettazione del paesaggio e del sistema alimentare più completa e complessa (Gliessman 2014 ; HLPE 2019 Bezner Kerr et al., 2021 ). Ciò può implicare, ad esempio, l’incremento delle interazioni tra i diversi componenti a livello aziendale, l’aumento delle sinergie tra le aziende agricole e tra i paesaggi e la creazione di una maggiore diversità nell’intero agroecosistema (Wezel et al. 2020 ). A livello del sistema alimentare, ciò implica rafforzare il legame tra produttori e consumatori, sostenere il passaggio verso diete sane e rivitalizzare i sistemi agroalimentari locali e regionali (Francis et al. 2003 ; Lamine e Dawson 2018 ).

Nonostante i benefici ampiamente riconosciuti dell’agroecologia per l’ambiente (Nicholls e Altieri 2018 ) e per la sicurezza alimentare e la nutrizione (Bezner Kerr et al. 2021 ), si sa poco sulla sua performance socio-economica (D’Annolfo et al. 2017 , 2021 ). . van der Ploeg et al. ( 2019 ) hanno offerto alcune basi teoriche per supporre che i ritorni economici dell’agroecologia abbiano il potenziale per essere più elevati rispetto all’agricoltura convenzionale e industriale in Europa e hanno fornito alcuni esempi empirici che confermano questa ipotesi. D'Annolfo et al. ( 2017 ), dopo aver esaminato 17 articoli per fornire un quadro e una panoramica quantitativa degli effetti sociali ed economici dell’adozione di pratiche agroecologiche a livello aziendale, ha concluso che esistono prove preliminari che l’agroecologia può avere un contributo positivo al miglioramento del capitale finanziario mentre sono state trovate poche informazioni significative sul capitale umano e sociale.

Il tema ha suscitato interesse e valutazioni anche in ambienti non accademici. Un recente rapporto di Biovision ( 2019 ), che ha valutato la fattibilità economica dell’agroecologia considerando aspetti di redditività e resilienza, ha sostenuto che l’agricoltura agroecologica può essere più redditizia della cosiddetta “agricoltura convenzionale”, rafforzando al contempo la resilienza delle aziende agricole per migliorare a lungo termine redditività a lungo termine. Un altro recente rapporto di Grémillet e Fosse ( 2020 ) ha valutato la redditività associata a 23 specifiche e quadri di riferimento francesi legati a principi e pratiche agroecologiche (ad esempio agricoltura biologica, misure agroambientali e climatiche). Lo studio ha evidenziato che l’agroecologia è redditizia nel caso dell’agricoltura biologica nella maggior parte dei casi, ma non sempre in altri casi come l’agricoltura ad alto valore ambientale (certificazione ambientale francese HVE) o le aziende agricole DEPHY (rete che mira a ridurre l’uso di prodotti fitosanitari).

Pertanto, mentre questi studi precedenti hanno fatto luce sui risultati socioeconomici potenzialmente positivi dell’applicazione di pratiche agroecologiche, i risultati rimangono frammentati, parziali o incerti, indicando la necessità di una valutazione sistematica su larga scala. Poiché una più ampia adozione dell’agroecologia può accelerare il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità come quelli fissati dal Green Deal europeo, dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile e, più recentemente, dal Summit sul sistema alimentare delle Nazioni Unite attraverso la Coalizione per la trasformazione dei sistemi alimentari attraverso l’agroecologia ( Summit delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari 2021 ), è ora importante valutarne la fattibilità socioeconomica, che rappresenta un fattore fondamentale per il suo miglioramento. Comprendere meglio se l’agroecologia migliora le prestazioni socioeconomiche dei sistemi agricoli è un requisito fondamentale per valutare l’efficienza della conversione all’agroecologia e progettare politiche a sostegno di essa.

Questo studio contribuisce alla letteratura sulla valutazione delle prestazioni socioeconomiche dell’agroecologia raccogliendo prove da un numero esaustivo di studi e ampliando la portata delle indagini finora effettuate in termini di indicatori socioeconomici e del portafoglio di risorse agroecologiche. pratiche considerate. Contestualizza la ricerca socioeconomica sull’agroecologia in un quadro più sistematico basato su un’ampia analisi della letteratura esistente, cercando di individuare prove scientifiche chiare e quindi aumentare la fiducia sui risultati socioeconomici attesi dall’adozione di pratiche agroecologiche. Utilizzando una metodologia di revisione rapida, l’obiettivo è quello di riassumere sistematicamente le prove esistenti a livello globale con particolare attenzione alla valutazione delle prestazioni socioeconomiche dell’applicazione delle pratiche agroecologiche e alla caratterizzazione delle pratiche agroecologiche e dei parametri socioeconomici associati a queste prove.

Mouratiadou, I., Wezel, A., Kamilia, K. et al. La performance socio-economica dell’agroecologia. Una recensione. Agron. Sostenere. Dev. 44 , 19 (2024)

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