domenica 17 marzo 2024

NORMATIVA EU SUI SUOLI

“Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul monitoraggio del suolo e la resilienza (Normativa sul monitoraggio del suolo)”. 

 


La Commissione ambiente del Parlamento europeo (ENVI) ha adottato (seduta del 11 marzo 2024) una relazione sulla prima legge europea sui suoli sani entro il 2050, imponendo ai Paesi di migliorare lo stato ecologico dei loro suoli. 

La bozza impone ai Paesi dell’UE di trasformare:

- i “suoli criticamente degradati” in “suoli degradati” entro dieci anni. 

- i “suoli degradati” devono migliorare fino allo stato ecologico “moderato” entro sei anni.

- quelli con uno stato “moderato” devono raggiungere uno stato ecologico “buono” entro lo stesso periodo.

 Inoltre è stata concordato di dare ai paesi dell’UE maggiore flessibilità creando tre diversi livelli di progettazione del monitoraggio del suolo, con descrizioni e criteri sanitari diversi. 


 DIRETTIVA

sabato 16 marzo 2024

AGROINDUSTRIA O AGRICOLTURA CONTADINA?

L'agricoltura o le agricolture? 

La diatriba di questi giorni, può essere tranquillamente ridotta a un conflitto, tra agroindustria super intensiva (nord e europa) con interessi inconfessabili, e l'agricoltura mediterranea,  rappresentata  da piccole e medie aziende a conduzione familiare, che non ha niente da dividere con la prima.


Dedichiamo questo scritto a una prima riflessione sull’agricoltura contadina, non prima di ribadire dei concetti base:

 -      L'80% delle risorse europee va a una piccola lobby (20%)di aziende capitaliste. 

  -   L’81% dei Azionisti di     maggioranza,(cittadini, contribuenti, consumatori) si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos. 

  -   Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono politiche lungimiranti 

Seppure oggetto di dibattito internazionale da quasi un secolo, è stata generalmente considerata marginale, ritenendo erroneamente che fosse destinata a scomparire sotto i colpi del processo di modernizzazione. Tuttavia, alcuni elementi qualificanti di questa agricoltura – assunta come inefficiente, improduttiva ed arretrata – costituiscono quella che emerge essere la forma più diffusa, in Italia e nel mondo, di coltivazione: l’agricoltura familiare, ritornata al centro di un intenso dibattito  

Molteplici sono stati gli studi specificatamente incentrati sulla persistenza e trasformazione del modo di produrre contadino (Cavazzani 2009; Corrado 2013a, 2013b; Giunta 2014; Pérez-Vittoria 2007; Pieroni, 2008; Van der Ploeg 2006, 2009; Vitale 2013; Sivini 2013a; 2013b). Alla luce di questi studi, ma soprattutto delle dinamiche di mobilitazione e rivendicazione tradotte in proposte politiche, con questa raccolta di contributi si è focalizzata l’attenzione sulle proposte di legge in discussione per comprendere quale sia lo spazio per l’agricoltura contadina in Italia.

L’intervento di Antonio Onorati fa il punto sulle condizioni e le prospettive delle “agricolture” italiane. Da una parte vi è l’industria agroalimentare orientata all’esportazione, sempre meno italiana nonostante l’intenso intervento pubblico, considerata strategica nel rispondere attivamente alla crisi dell’agricoltura ed alla caduta dei consumi, rilanciando il Made in Italy.
Onorati dimostra come all’esiguità del numero di imprese di grandi dimensione capaci di proiettarsi sui mercati globali, superando gli alti costi d’ingresso, corrisponde un dominio sul comparto tanto forte da determinare le politiche pubbliche e esercitare una competizione, a tratti sleale, nei confronti dell’intera agricoltura italiana. Ciò avviene soprattutto a scapito di quelle piccole e medie aziende dell’agroalimentare che, grazie ad un carattere fortemente territoriale, dovrebbero essere, scrive Onorati, “il riferimento assoluto del ‘Made in Italy’”, perché capaci di realizzare prodotti alimentari “eccellenti” ed “inimitabili”. É proprio su queste piccole e medie aziende che si esercita la pressione verso l’abbassamento dei prezzi pagati alla produzione agricola. Dall’altra parte vi è l’agricoltura contadina, articolata su una miriade di piccole e piccolissime imprese agroalimentari. Fondata su una razionalità economica centrata sull’acquisizione di reddito (esclusivo o aggiuntivo) attraverso il lavoro, fortemente radicata nei territori e prevalentemente orientata al mercato locale, ha sviluppato una gestione dell’attività produttiva finalizzata all’autonomia, almeno relativa, dal mercato. Essa rimane, dice Onorati, la struttura su cui continua a poggiare il sistema agroalimentare italiano, nonostante la competizione iniqua con il modello agricolo industriale dominante.

Questo modo di produrre, dunque, lungi dall’essere un problema, rappresenta non solo una risorsa per la sostenibilità dello sviluppo economico italiano ma, più in generale, per la salvaguardia e la valorizzazione delle dimensioni sociali ed ecologiche del sistema agro-alimentare. Queste, ci sembrano, le considerazioni più importanti che hanno portato alle proposte di legge che il parlamento non è stato capace di approvare, per interessi ostili.

 L’articolo di Isabella Giunta ne sintetizza i tratti salienti, mostrando come tali proposte, inserendosi nelle pieghe della “svolta verde” della Comunità Europea e dell’attenzione verso l’agricoltura familiare della Fao, siano innanzitutto il risultato di un intenso ed effervescente dibattito sociale, stimolato a livello internazionale dai movimenti contadini, e nei territori da diverse iniziative innovatrici   Un dato che ci sembra emergere da questo dibattito, in parte riflesso nelle proposte di legge, riguarda una serie di elementi che specificano l’agricoltura contadina rispetto alla categoria di agricoltura familiare, la quale, come è noto, nella formulazione della Fao si riferisce al controllo ed alla gestione familiare dei più importanti fattori produttivi (terra e lavoro), con esplicito riferimento alle funzioni economiche, ambientali, sociali e culturali (Fao 2014). Ci sembra che l’innovazione apportata dalla riflessione sull’agricoltura contadina sia la qualificazione di queste dimensioni e delle interconnessioni interne che permettono di prospettare un sistema locale di produzione. Così, nella difesa della “dignità del lavoro” e nella richiesta di rendere ad esempio accessibili le terre demaniali, terra e lavoro cessano di essere concepiti come meri fattori produttivi, acquisendo una natura sociale legata, rispettivamente, all’attività lavorativa come spazio di esistenza e fonte di reddito ed alla terra come bene comune o comunque collettivo; da qui, si comprende come l’elemento soggettivo della produzione (il lavoro) possa avere con la terra non esclusivamente un rapporto di proprietà (privata), ma una miriade di relazioni “altre”, che le analisi sulle società non capitalistiche hanno spesso classificato sotto le nozioni di uso e possesso. Nella medesima logica, il rimando all’agroecologia, alla biodiversità e all’economia solidale prospettano la necessità di tener in conto gli effetti sociali ed ecologici sull’ambiente circostante.

Quest’ultimo nesso, e le sfide aperte dal riconoscimento istituzionale del modo di produrre contadino, viene affrontato nell’articolo di Adanella Rossi e Davide Biolghini, con riferimento all’economia solidale quale “particolare cornice di senso” entro cui l’agricoltura contadina multifunzionale interagisce con i contesti socio-ambientali in cui opera. L’enfasi qui è sulla “gestione etica dell’attività” e delle risorse locali, tema intorno al quale si sono sviluppate una molteplicità di pratiche sociali innovative quali, per esempio, i civic food networks.

Evidentemente, una delle sfide cruciali insite nel riconoscimento istituzionale riguarda l’insieme delle condizioni capaci di garantire la riproduzione, secondo la sua specifica razionalità, del modo di produrre contadino. L’articolo di Yvonne Piersante affronta una delle condizioni interne essenziali del processo di riproduzione, ossia il controllo sulle sementi quale diritto collettivo, percorso già intrapreso, anche se molto timidamente, dalla Fao, ma centrale nella proposta Zaccagnini. L’autrice mostra come da questo diritto dipenda il recupero, la conservazione e l’ulteriore sviluppo della biodiversità e, più in generale, della cura del territorio.



L’intervento di Giuseppe Gaudio e Palmerino Trunzo, infine, affronta una questione fondamentale non solo per l’agricoltura contadina, ma in generale per l’agricoltura italiana: il ricambio generazionale, che è trasmissione di conoscenza e saperi produttivi. Non si tratta soltanto di favorire l’accesso alla terra in un momento in cui il “ritorno in agricoltura”, emerso come nuovo fenomeno sociale, è sempre più caratterizzato dall’attenzione all’ambiente, al paesaggio, all’inclusione sociale, alla qualità della vita: “una sfida etica e culturale prima che tecnica”, scrivono i due autori. Si tratta anche di predisporre politiche pubbliche capaci di accompagnare questo processo, prospettando un approccio globale ed integrato. Dal momento che sono proprio le ‘generazioni future’ ad essere continuamente chiamate in causa nei documenti istituzionali sulla sostenibilità, in realtà, esse non possono essere pensate solo come destinatarie: i giovani devono infatti essere parte costitutiva del processo che li riguarda.

L’approvazione di una legge per l’agricoltura contadina, a tutela della sua specificità e che ne valorizzi l’eterogeneità, può essere un importante strumento per costruire spazi di manovra e di agibilità politica, necessari non solo alla resistenza e alla riproduzione delle piccole e medie aziende contadine, ma anche per costruire percorsi di innovazione economica e sociale, per la gestione dei beni comuni, per rispondere ai bisogni sociali, per creare reddito e impiego, per dare riconoscimento e fare emergere pratiche e circuiti economici, oggi in parte informali, finalizzati all’autoconsumo o ai consumi locali. Tale strumento potrebbe essere particolarmente importante per le aree interne o montane (di cui si occupa anche questo numero), in cui l’agricoltura e l’allevamento soffrono spesso ulteriori vincoli, fisico-spaziali, ambientali, socio-demografici ed infrastrutturali. Ma, in generale, si produrrebbe un utile quadro, adatto all’eterogeneità dei soggetti produttivi presenti nelle campagne italiane, entro cui imprimere una nuova dinamicità ai processi di sviluppo rurale, per sperimentare nuove politiche e pratiche per la sovranità alimentare e l’economia solidale, a livello locale e regionale. Certamente, l’approvazione di questa legge sarebbe un importante passo nel cammino verso l’istituzionalizzazione della proposta della sovranità alimentare, promossa dai movimenti sociali a livello internazionale, a cui altri paesi membri e le istituzioni europee potrebbero guardare con interesse, come già sta facendo la Fao. Ciò comporta ripensare la questione agraria come “questione del cibo”, ponendo particolare enfasi sulla necessità di promuovere la riterritorializzazione dei sistemi alimentari, in modo da favorire forme di produzione e consumo ecologicamente e culturalmente appropriate. In questo senso, riconoscere giuridicamente l’esistenza del soggetto produttivo contadino, con le proprie specificità e il connesso diritto a vederle rispettate grazie a misure e strumenti appropriati, significa anche promuoverne il ruolo cruciale svolto nella garanzia dell’accesso al cibo per tutti. Vale la pena, infatti, sottolineare che, secondo stime della Fao (2014), queste agricolture assicurano alla popolazione mondiale attuale, sempre più concentrata nelle aree urbane o metropolitane, più dell’80% degli alimenti consumati su scala globale. Il ricco dibattito a livello internazionale, ospitato in particolare dalla rivista Journal of Peasant Studies, evidenzia alcune criticità: i processi di proletarizzazione, la crescita della popolazione urbanizzata e il conseguente aumento della domanda di cibo nelle città, le differenti possibilità di accesso ad un “cibo di qualità” in funzione dell’appartenenza di classe, le condizioni del lavoro all’interno del sistema agroalimentare, l’organizzazione dei mercati e dei circuiti di distribuzione (si veda in particolare il dibattito tra Henry Bernstein e Philip McMichael). Evidentemente, si tratta di questioni aperte, su cui i movimenti sociali e contadini, insieme alla ricerca, devono continuare ad interrogarsi, sollecitando soluzioni politiche

 

Winery Tasting Sicily tra I 10 migliori siti web

 

 

Presentati in occasione di un evento di gala tenutosi a Lappeeranta ( Saimaa, Regione europea della gastronomia 2024 , Finlandia), i 10 migliori siti web IGCAT per foodie travellers 2024 offrono esperienze uniche, creative, culturali e gastronomiche da tutto il mondo. Degustazioni enogastronomiche, visite ad aziende agricole o fabbriche, corsi di cucina, esperienze legate all'artigianato, percorsi enogastronomici, mercati o fiere enogastronomiche, musei o siti del patrimonio legati al cibo ecc. Queste sono solo alcune delle esperienze che si possono trovare sui siti web premiati che si impegnano a promuovere la gastronomia locale, i produttori e le culture alimentari distintive.

La presidente dell'IGCAT,  Diane Dodd PhD,  ha riferito che "la giuria ha applaudito tutti i siti web partecipanti per il loro impegno nel coltivare relazioni più significative tra la gente del posto e i visitatori internazionali, dando visibilità internazionale a esperienze culinarie e culturali di nicchia e, inoltre, sostenendo le microimprese, soprattutto in aree rurali in cui l’impatto economico può fare davvero la differenza. Il loro contributo allo sviluppo territoriale sostenibile è solo parte del loro fascino, ma la creatività delle esperienze gastronomiche non smette mai di stupirci”.

Alla presenza di ospiti internazionali e stakeholder locali coinvolti nell'anno del titolo di Saimaa, sono stati annunciati i primi 10 siti web selezionati tra le candidature globali, fornendo un elenco davvero allettante. La giuria ha notato che nove dei dieci progetti selezionati provengono dalle regioni mondiali ed europee della gastronomia e lo ha giustificato, poiché questi siti web si distinguevano per i loro valori eccezionali legati al sostegno delle economie circolari e della loro creatività. 

VIDEO

Proprietà antitumorali e antinfiammatorie dell'aglio nero

 “Anti-Cancer and Anti-Inflammatory Properties of Black Garlic”. La ricerca, svolta da Institute of Health Sciences e Department of Human Immunology della Rzeszów University (Polonia) ha preso in esame i composti bioattivi dell’aglio nero (Black garlic-BG), come il piruvato e la S-allilcisteina (SAC), sottolineando i benefici per la salute, gli effetti antitumorali e antinfiammatori. Questa azione regola efficacemente i livelli di zucchero nel sangue, riduce la perossidazione lipidica e mitiga lo stress ossidativo. La ricerca sul ruolo delle sostanze fitochimiche dell’aglio nero si dimostra promettente anche nelle applicazioni antitumorali dirette.


L'aglio nero (BG) è una forma fermentata di aglio ( Allium sativum L. ), prodotta a temperature, umidità e periodi di tempo precisamente definiti. Sebbene l’aglio sia utilizzato da migliaia di anni, l’aglio nero è una scoperta relativamente nuova. Ci sono molti composti bioattivi nell’aglio nero che gli conferiscono proprietà medicinali, comprese proprietà antinfiammatorie e antitumorali. Nel nostro articolo di revisione, presentiamo studi scientifici che esaminano gli effetti antinfiammatori e antitumorali dell’aglio nero. Secondo la ricerca, questo effetto è dovuto principalmente alla riduzione della produzione di citochine proinfiammatorie, nonché alla capacità di eliminare i radicali liberi dell’ossigeno e indurre l’apoptosi. Inoltre, le sostanze fitochimiche in esso contenute hanno proprietà antiproliferative e antiangiogeniche e inibiscono la crescita delle cellule tumorali. L’aglio nero è una preziosa fonte di sostanze biologicamente attive che possono supportare la terapia antinfiammatoria e antitumorale. Rispetto all’Allium sativum, l’aglio nero ha meno effetti collaterali ed è più facile da consumare.

L'aglio ( Allium sativum L. ) è una pianta vegetale a radice superficiale appartenente alla famiglia delle Alliaceae  Originaria dell'Asia occidentale e della costa mediterranea, questa pianta è ampiamente distribuita in tutto il mondoAllium sativum comprende due sottospecie: A. sativum varietà sativum (aglio dal collo tenero) e A. sativum varietà ophioscorodon (aglio dal collo duro)  Ci sono differenze tra entrambe le sottospecie in termini di struttura. La testa dell'aglio duro ha un collo duro e da sei a undici spicchi che circondano un gambo legnoso, mentre l'aglio morbido non ha la parte superiore del fiore, contiene fino a ventiquattro spicchi e ha uno stelo morbido e centraleL'aglio può crescere nelle zone a clima temperato e caldo ed è perenne. 
L'aglio è stato utilizzato nella medicina tradizionale di tutto il mondo fin dai tempi antichi per le sue preziose proprietà benefiche per la saluteI risultati della ricerca scientifica indicano una serie di proprietà benefiche per la salute: proprietà epatoprotettive, nefroprotettive, immunomodulanti, antiallergiche, antiossidanti e antitumorali  Il suo sapore e il suo odore sfavorevoli ne hanno recentemente ridotto significativamente il consumo in tutto il mondo, ad eccezione di Cina e India  Consumare aglio crudo in quantità tale da ottenere enormi benefici per la salute del paziente è difficile a causa del suo sapore e odore pungenti  







Lo stato di salute del “Made in Italy” agroalimentare

 Prima la pandemia e successivamente la guerra hanno contribuito inevitabilmente a ridisegnare i sentieri di crescita dei sistemi agroalimentari. Il sud in difficoltà rispetto alle nuove sfide (infrastrutture viarie e telematiche)

Guerra e pandemia hanno avuto importanti effetti sull’economia mondiale, ma come hanno reagito i sistemi agroalimentari?

Il Paper si focalizza in particolar modo sul modello italiano e sulla sua capacità di adattamento alle crisi di diversa natura. • L’altalena dei prezzi dei fattori produttivi in questi ultimi mesi ha destato molte preoccupazioni ai produttori agricoli, come anche gli eventi siccitosi dell’ultimo anno. Ma il settore ha mostrato una resilienza inedita. L’agricoltura italiana è più viva che mai e l’immenso patrimonio di valori che esprime continua ad alimentare la corsa del Made in Italy alla conquista dei mercati, con il record di 60 miliardi di euro di export nel 2022. • Nell’ultimo triennio in Italia il commercio elettronico ha registrato una crescita prossima al 50% e molte delle imprese agroalimentari hanno intrapreso questo percorso. Nel 2022, il 48,2% della popolazione ha fatto acquisti online per un valore stimato che sfiora i 45 miliardi di euro. Il cibo si conferma tra i comparti più dinamici con una crescita del 17% rispetto al 2021, ma resta ancora lontano dai settori più importanti. Solo il 6,1% degli acquirenti online, infatti, si è rivolto alle piattaforme per acquistare prodotti agroalimentari, lontani dalle percentuali di chi acquista online abbigliamento (19,4%), articoli per la casa (10,3%), tecnologia (7,7%). Tuttavia, il tema del food delivery sembra aver superato la soglia della necessità e anche quella della moda temporanea, con 5 milioni di download nel 2022 per le 3 principali piattaforme di riferimento.




 • Seppure l’accesso alle innovazioni stia crescendo a ritmi serrati nel settore, con le imprese agricole digitalizzate che nell’ultimo decennio sono quadruplicate, la diffusione dell’innovazione sconta ancora divari territoriali e di dimensioni aziendali. È una questione di reti, di connessioni, ma anche di evoluzione dei servizi che occorre promuovere così da non lasciare indietro nessuno. Se incentivati, le innovazioni digitali e l’e-commerce potrebbero infatti aiutare la crescita dell’agricoltura italiana e dei prodotti Made in Italy. • L’Italia vive, inoltre, un forte ritardo infrastrutturale con 77 miliardi di euro di export perduto. Ad essere penalizzate in particolare le punte di eccellenza del Made in Italy, come il settore agroalimentare, tra i più colpiti, con 8 miliardi di euro di mancate esportazioni. Tutto questo richiama la necessità di investimenti e potenziamento delle infrastrutture materiali dell’Italia, senza dimenticare la rilevante questione della carenza idrica in cui versa il Paese. • Il Paper approfondisce il ruolo fondamentale che l’agricoltura italiana già svolge nella transizione ecologica e nella difesa dell’ambiente e del territorio, ma sottolinea anche la necessità di maggiori investimenti per rendere le filiere agroalimentari europee ed italiane ancor più sostenibili e competitive. Non ultimo, inoltre, evidenzia l’importanza dell’integrazione con i percorsi turistici in grado di convogliare arte, cultura e cibo: un percorso imprescindibile per rafforzare il legame tra turismo ed agroalimentare e renderlo un “patrimonio unico”.

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venerdì 15 marzo 2024

Giornalisti e sicurezza alimentare: vademecum per una corretta comunicazione

 

 

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Nel nostro Paese si parla spesso sui giornali, in televisione e sui social network di Sicurezza Alimentare senza, tuttavia conoscere il significato reale della locuzione, talvolta utilizzato fuori luogo. Nel linguaggio italiano il termine Food Safety – garanzia di cibo sano ed igienicamente controllato – viene spesso confuso con Food Security – certezza nella disponibilità di alimenti – ovvero la disponibilità di cibo in un Paese (in un'area geografica) e la capacità degli individui al suo interno di potersi permettere e procurare prodotti alimentari adeguati. I due termini possono essere sicuramente considerati come le due facce della stessa medaglia indicando, appunto, la sicurezza economico-sociale di disporre di cibo a sufficienza per vivere e l’esigenza igienico-sanitaria di poter contare su cibo sano e acqua potabile.
A seguito del Focus “La sicurezza alimentare” prodotto da Paolo Fantozzi, Presidente del Comitato consultivo dei Georgofili per le Tecnologie alimentari, l’Accademia dei Georgofili, su invito dell’Ordine dei Giornalisti, organizza un’apposita iniziativa. Verranno affrontati gli aspetti normativi e procedurali attualmente in atto per tutelare la salute del consumatore, l’aggiornamento professionale del personale addetto al controllo dei rischi sulla sicurezza alimentare e le attività specifiche a cui sono sottoposte le aziende, senza tralasciare il controverso tema delle fake news.



TRAPANI, 30 GIUGNO - 4 LUGLIO 2024


La 15a Conferenza IFSA si terrà a Trapani (Sicilia),

  e sarà ospitata dal CREA, 

il Consiglio per la Ricerca e l'Economia Agraria | 

Centro di Ricerca per le Politiche Agricole e la Bioeconomia, 

dal 30 giugno al 4 luglio 2024, 

e si concentrerà sul cambiamento sistemico per un futuro sostenibile.

https://ifsa2024.crea.gov.it/themes/



giovedì 14 marzo 2024

2024 Anno del turismo delle radici tra memoria e identità


Il 2024 è l’anno del Turismo delle Radici, un “evento significativo di un progetto del valore di 20 milioni di euro, finanziato dal Pnrr.

 

Il turismo delle radici è il turismo delle nuove generazioni di italiani all’estero, sia italiani di passaporto che italiani d’origine, che è una platea che si calcola essere composta da circa 80 milioni di persone al mondo”. A spiegare le potenzialità di questo progetto è Giovanni Maria De Vita, coordinatore per il turismo delle radici, le iniziative culturali pluriennali e la comunicazione alla Direzione generale per gli italiani all’estero della Farnesina, intervenuto in occasione degli Stati generali del Turismo  

SICILIA 2025

 Le possibilità per i territori sono molte, basti pensare che,  “l’Enit ha calcolato che nel 2019 circa 6 milioni di persone sono arrivate in Italia per motivazioni riconducibili alla propria storia familiare, con un indotto di circa 10 miliardi di euro”. Quello del riconoscimento identitario è fondamentale all’estero, dal momento che “ci sono emigrati di ormai quarta o quinta generazione, che non parlano italiano ma che hanno forte attrazione per l’Italia, perché vogliono conoscere questo posto di cui hanno sentito parlare attraverso le tradizioni della propria famiglia”In occasione dell’anno delle radici si cercherà quindi di individuare “eventi identitari delle comunità italiane e si cercherà di fare in modo che questi eventi possano avere un’attrattività per gli italiani all’estero”; inoltre, si cercherà “di coinvolgere anche i grandi eventi nazionali che possono interessare le comunità e di creare eventi specifici”.

I COLORI DEL GUSTO 


VIDEO TURISMO DELLE RADICI I BORGHI

  Un modo per rendere ancora più accattivante questa diversa modalità di viaggio è “individuare degli influencer che possano venire in Italia, fare un viaggio delle radici e poi parlarne con le comunità di origine”. “Un’altra iniziativa in cantiere è il passaporto delle radici”, che prevede la stipula di convenzioni con varie realtà, come ristoranti, musei o strutture ricettive, “in modo da coinvolgere le realtà produttive locali, ma anche i grandi attori nazionali, e creare un’iniziativa di attrazione verso i prodotti del territorio”. Fondamentale è anche che il fenomeno del turismo delle radici venga monitorato, “attraverso una collaborazione delle università italiane, in grado di verificare l’andamento dei flussi e di offrire delle risposte concrete a chi si interessa di questo fenomeno”. In generale, conclude De Vita, “l’obiettivo è quello di dare un’opportunità a quei territori ignorati dal turismo mainstream, dal momento che la grande emigrazione viene dai piccoli borghi e non dalle grandi città, e soprattutto creare un nuovo rapporto tra le comunità italiane all’estero e l’Italia”.

TURISMO DELLE RADICI

martedì 12 marzo 2024

CANAPA NEW TECH: IDRO-DISTILLAZIONE E BIOMATERIALI

Mario Catania

Studiare la canapa per aprire squarci sul futuro dei biomateriali e delle tecnologie estrattive. È il lavoro che sta guidando Giancarlo Cravotto professore ordinario di Chimica organica presso l’Università degli Studi di Torino e che rientrano nell’ambito del progetto Canapa New Tech. Nuove tecniche di estrazione come l'idro-distillazione e l'acqua subcritica, sostenibili, con costi minori e grande risparmio energetico, e nuovi biomateriali. Ne abbiamo parlato con il professor Cravotto, che è il responsabile scientifico del progetto.

Cos’è l’idrodistillazione e a cosa serve?
L’idrodistillazione è una tecnologia antica che sfruttava gli alambicchi. Oggi grazie all’impiego di reattori a microonde ha avuto una importante evoluzione in termini qualitativi e quantitativi.  Sono infatti disponibili apparecchiature di dimensioni da laboratorio ma anche per impianti pilota, delle dimensioni di una grossa lavatrice, nella quale si inseriscono dei sacchi di cotone o di iuta, pieni di pianta umida. Nella base c’è uno strato di acqua che rende l’ambiente umido e, irradiando con microonde, la distillazione è molto rapida ed efficiente, con un grande risparmio energetico perché si scalda direttamente la pianta e non grandi volumi di acqua. È una tecnica consolidata con cui è possibile produrre anche grandi quantitativi di olio essenziale. È un metodo rapido per raccogliere l’olio essenziale ma anche l’idrolato, che è l’acqua di distillazione è comunque abbastanza profumata e può essere d’interesse per il settore cosmetico.

C’è anche un’altra tecnologia che state utilizzando?
Sì, sempre per le varie parti della canapa, che possono essere i fiori, la pianta in toto o i germogli, abbiamo un’altra tecnologia su scala laboratorio, pilota e semi-industriale, dove tutto ciò che l’industria estrae con la percolazione idroalcolica, e quindi soluzioni con 60/70/80% di etanolo e 20/30/40% di acqua, noi lo estraiamo senza l’etanolo, che è infiammabile, costoso e ha tutta una normativa dedicata, e spesso richiede l’uso di impianti speciali. Per farlo utilizziamo l’acqua subcritica andando a utilizzare la matrice usata in precedenza per l’idrodistillazione, estraendo tutto quello che rimane. Volendo è una tecnica che si potrebbe utilizzare anche per i semi. La peculiarità è che si tratta di una tecnica, di cui abbiamo anche un brevetto, che permette di estrarre in elevata resa senza uso di alcol e con costi minori.

Che tipo di estratti si ottengono?
Gli estratti ottenuti con acqua subcritica sono estratti totali: sali minerali, proteine, grassi, fibre solubili, tutti i metaboliti secondari, come i polifenoli contenuti nella pianta: si ottiene un fitocomplesso in cui tutto ciò che è contenuto nella pianta, passa nel mio estratto, a parte lignina e cellulosa. È una peculiarità quasi unica di questa tecnologia, che non si trova in altre.
Altro vantaggio, più tecnico, è che l’estratto in acqua subcritica, si manda velocemente in camera di espansione in cui si ha una flash evaporazione, viene poi concentrato e poi passa in uno spray dryer, che ci consente di avere l’estratto secco, senza aggiungere maltodestrine. Questa tipologia di estratto non ha bisogno di additivi, si mette tal quale e io ho un estratto puro al 100%. La caratteristica, come detto, è che non ho selettività, viene estratto tutto.

Avete testato anche la CO2 supercritica?
L’altro processo estrattivo che stiamo studiando è quello con la CO2 supercritica: se l’acqua subcritica non è selettiva, ma è molto efficiente, la CO2 supercritica è invece estremamente selettiva. Come uso industriale è più comune, ad esempio per estrarre selettivamente la caffeina e ottenere il caffè decaffeinato. Noi però abbiamo sviluppato un reattore che combina la CO2 supercritica agli ultrasuoni, con il vantaggio di ridurre enormemente i tempi di estrazione. Noi l’abbiamo utilizzata per estrarre olio dai semi di canapa, anche qui senza solventi organici.
Una volta che i semi sono stati delipidati, e quindi dopo l’estrazione dell’olio, mi rimangono le proteine, che possono essere estratte ad esempio con la tecnica degli ultrasuoni, che per questo scopo è la tecnica migliore in assoluto e della quale in università siamo esperti perché ci lavoriamo da oltre 30 anni.
Le proteine della canapa sono di elevato valore nutrizionale perché sono albumine e globuline facilmente digeribili, con tutti gli aminoacidi essenziali, non è una cosa comune in una proteina vegetale, tenendo presente che sono quelli che il nostro corpo non riesce a sintetizzare. Quindi per un vegano o un vegetariano sono l’ideale.

E dal punto di vista della ricerca sui biomateriali?
Sulla canapa stiamo lavorando sia sulla fibra che sul canapulo micronizzato. Quando è micronizzata si può usare come filler – additivo – anche fino al 50% su polimeri anche di origine naturale, per ottenere materiali più leggeri, economici, e mantenendo ottime caratteristiche di resistenza e funzionalità. Stiamo pubblicando un lavoro proprio su questo utilizzo.
Vicino al settore tessile sono altresì i nostri studi su tessuto-non-tessuto in cui si sfuttano tecnologie di miscelazione a caldo con polimeri basso-fondenti suguita da estrusione e pressatura. Il tessuto-non-tessuto non ha trama ed ordito ma con una specie di pannello molto sottile in cui la canapa può dare un grosso contributo di leggerezza, resistenza, isolamento termico e resistenza al fuoco. Abbiamo estrusori e presse che ci permettono di ottenere dei manufatti che possono inserirsi nei cicli produttivi dell’industria dei biomateriali – che è in espansione – e i pannelli in canapa che resistono al fuoco e sono ottimi dal punto di vista dell’isolamento e potrebbero sostituire materiali come poliuretani e polistiroli espansi.


ALLA REAL CANTINA BORBONICA


MATCHING TRA PRODUTTORI ED OPERATORI DELL’HO.RE.CA.

 

 

 


Lunedì 18 marzo, Partinico.
Quest’anno è la maestosa e scenografica cornice della Real Cantina Borbonica a fare da cornice al matching tra i produttori aderenti al marchio di qualità Travel&Taste e gli operatori del mondo della ristorazione e dell’hotellerie.

Unire produttori e comparto dell’Ho.Re.Ca, all’insegna del cibo a Km 0, sano e di qualità, è l’obiettivo principale dell’evento promosso all’interno del progetto Travel&Taste Golfo di Castellamare, finanziato dall’omonimo GAL, a valere sulla sottomisura 16.3 del PSR Sicilia 2014-2020.

La Real Cantina, vero e proprio gioiello dell’architettura rurale siciliana, ospiterà 30 produttori della Sicilia Occidentale con una esposizione di oltre 150 prodotti, provenienti prevalentemente da agricoltura biologica o sostenibile, a rappresentare tutte le tipologie merceologiche utilizzate nel Food&Beverage. Accanto ai prodotti tradizionali anche tanti spunti originali per una ristorazione innovativa: dalla frutta tropicale, agli aceti ed olii aromatizzati, dalle confetture di ortaggi ai pesti vegani, dalla mortadella di suino siciliano alla pasta e alle farine di grani antichi, ma anche caffè e cioccolata artigianale.

Agli operatori dell’ospitalità e della ristorazione, che stringeranno accordi commerciali con almeno tre dei produttori presenti, il progetto riserva la possibilità di usufruire gratuitamente della campagna di promo-comunicazione che sarà realizzata nei prossimi mesi sia all’interno della Regione, sia in Italia e all’estero.

 Ad aprire l’evento, alle ore 11:00, sarà il Sindaco di Partinico, Pietro Rao, insieme agli altri sindaci e responsabili del GAL Golfo di Castellamare. A seguire, fino alle 16:30, avrà luogo il matching, durante il quale i partecipanti avranno la possibilità di degustare i prodotti, conoscerne storia e particolarità oltre che confrontarsi direttamente con chi li produce.

L’iniziativa è organizzata dalla Pro Loco di Cesarò Partinico, Partner di progetto, in stretta sinergia con le altre Pro Loco UNPLI dei comuni di Balestrate, Cinisi, Terrasini Trappeto ed Ustica ed in collaborazione con il capofila Agrisocialnett e gli altri partner di progetto, APAS di Alcamo e T&T srl Territorio e Turismo di Palermo.

La partecipazione è gratuita ma aperta unicamente alle imprese della ristorazione (incluse pizzerie, enoteche, bar e similari) e dell’ospitalità (alberghi, B&B, agriturismi, case vacanze, ecc.) e agli esercizi specializzati nella vendita di produzioni tipiche e biologiche che si iscriveranno, entro e non oltre il 15 marzo, compilando l’apposito modulo disponibile al link https://golfodicastellammare.traveltaste.it/partecipa/ 

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PROGETTO INPOSA AMMESSO ALLA FASE FINALE DI UN CONCORSO EUROPEO

 ...la Sicilia  che  vogliamo

Non si fermano i successi del  PROGETTO INPOSA, iniziativa di ricerca ed innovazione a valere sulla Sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022. Questa volta,  il progetto è stato ammesso alla fase conclusiva del  pei agri innovation awards 2024  una grande soddisfazione   ha dichiarato Maria Sabrina Leone, responsabile del Progetto INPOSA, quest’ammissione è per noi già da sola una vittoria, nostra ma anche della Sicilia che siamo onorati di rappresentare.

E’ doveroso ricordare che INPOSA è frutto dell’impegno di tutti i Partner del Gruppo Operativo ma anche della fiducia e del costante supporto tecnico ricevuto dall’Assessorato e dagli uffici periferici a cui va il nostro più caloroso ringraziamento. 

  www.progettoinposa.it

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