giovedì 2 giugno 2022

Cinaricoltura siciliana

 Cinaricoltura siciliana: 

innovazione varietale e nuovi processi produttivi promossi dal progetto Val.Ci.Si.

di *Giuseppe Consiglio

Lo scorso venerdì 27 maggio si è tenuta una giornata di campo presso l’azienda Agrisementi Srl capofila del progetto “Val.Ci.Si – Innovazioni di processo e di prodotto per la valorizzazione del patrimonio cinaricolo siciliano”, con l’obiettivo di mostrare i primi risultati delle attività del Gruppo Operativo finanziato nel quadro della misura 16.1  del PSR Sicilia 14/20.

 


All’evento hanno partecipato il dott. Giuseppe Taglia, dirigente dell’U.O. Ispettorato dell’Agricoltura di Siracusa, il dott. Sebastiano Vecchio, dirigente dell’Osservatorio per le Malattie delle piante di Acireale e il dott. Carlo Amico dirigente del Servizio Fitosanitario Regionale di Siracusa. I lavori sono stati presentati dal prof. Giovanni Mauromicale del Dipartimento di agraria dell’Università di Catania nonché responsabile scientifico del progetto, dal dott. Gaetano Roberto Pesce dell’Università di Catania e da Salvatore Nieli titolare di Agrisementi. L’organizzazione dell’evento è stata curata dal dott. Massimo Caruso e dal dott. Giuseppe Consiglio di EuroDeA, ente responsabile del project management, innovation brokering e comunicazione del progetto.

 

Dopo una presentazione dell’iniziativa, i partecipanti hanno raggiunto i campi di carciofo dell’azienda Agrisementi, visitando i tunnel in cui avviene la selezione e riproduzione delle varietà di carciofo e le strutture dedite all’impollinazione. Particolarmente apprezzata dagli intervenuti è stata la narrazione del prof. Mauromicale, uno dei massimi esperti della cinaricoltura siciliana, che ha spiegato come il carciofo sia una risorsa preziosissima non solo per l’agricoltura dell’Isola ma anche per una pluralità di ragione socioeconomiche ed antropologiche che rendono tale coltura unica ed imprescindibile per la Sicilia sottolineando come sia proprio la cinaricoltura siciliana e tutti gli attori che ne fanno parte, ad aver l’onere e l’onore di dover contribuire all’innovazione dei processi produttivi e alla promozione di una delle principali eccellenze agricole siciliane.

Al termine della visita in campo, il gruppo è tornato in azienda dove ha potuto assistere ad una prova di funzionamento dell’impianto prototipale realizzato nell’ambito del progetto che permetterà di ridurre notevolmente i tempi di produzione, riproduzione e selezione delle sementi, un’attività cruciale nel processo di definizione ed isolamento di nuove varietà siciliane di carciofo.

Il Gruppo Operativo Val.Ci.Si, beneficiario di un contributo di 500 mila euro, guidato dall’azienda capofila Agrisementi Srl di Salvo Nieli, riunisce una compagine partenariale fortemente rappresentativa dei principali attori dell’innovazione nel settore cinaricolo siciliano. Oltre alla già citata capofila Agrisementi, società sementiera dell'estrema punta meridionale della Sicilia che sorge tra Pachino e Portoplao di C.P., si contano infatti ben 5 aziende agricole dislocate nei principali areali dell’isola in cui la coltivazione del carciofo costituisce un asset strategico per il settore agricolo locale: si tratta delle aziende agricole “Bordonaro di Cultraro Corradina”, “Andolina Nicasio” e “Girolamo Vascellaro” e delle società agricole “Carrubba” e “Ciriga”. Ciascuna di questa aziende è impegnata nella realizzazione di campi di prova per l’implementazione di test varietali sotto la guida del “Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente - Di3A dell’Università di Catania”, componente scientifica del progetto. Completano il raggruppamento “EuroDeA”, ente di formazione accreditato alla regione siciliana e società di consulenza per lo sviluppo sostenibile euromediterraneo, “Evergreen Resources”, società di ingegneria, e l’OP “Rossa di Sicilia”.

 

Sono quattro gli obiettivi, come di seguito sintetizzati, che il progetto intende perseguire: la costituzione di varietà siciliane propagate per “seme”, la messa a punto di un impianto prototipale per la selezione ottica dei “semi” di carciofo, la definizione di protocolli che permettano un risparmio degli input colturali nella coltivazione del carciofo ed infine la valutazione della biomassa, residuo di produzione, come fonte per la produzione di energia. Val.Ci.Si. intendete, in definitiva, promuovere un ammodernamento della cinaricoltura siciliana, rivolgendosi, direttamente ai produttori dei 14 mila ettari di carciofeti siciliani.

 

*Project manager ed innovation broker G.O. Val.Ci.Si.

Co-founder EuroDeA s.c.a.r.l.

mercoledì 1 giugno 2022

Giornata Europea dei Parchi

 

Si avviano alla conclusione le iniziative lanciate per la Giornata Europea dei Parchi

Barbuzza: fruizione, ricerca scientifica ed educazione alla sostenibilità priorità assolute

S. Agata Militello, 1 giugno   2022

                            Si avviano alla conclusione le attività calendarizzate dal Parco dei Nebrodi in occasione della Giornata Europea dei Parchi, presentate dal Presidente Barbuzza nel corso di una conferenza stampa proprio lo scorso 24 maggio.

Eventi nuovi che hanno arricchito le tradizionali attività di fruizione ed educazione alla sostenibilità ambientale, che fanno parte della consueta offerta del Parco: una fra tutte, la conferenza dedicata alle prospettive di ricerca dell’Agave Sisalana.

Dall’esperienza dell’Associazione "Aurora Tomaselli” di Roma, che nel nome della figlia, prematuramente scomparsa a causa di un osteosarcoma (forma tumorale particolarmente aggressiva) ha lanciato una sinergia conl’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, prontamente ripresa dai Rangers International OdV nella persona di Paolo Salanitro, consulente fitosanitario ecco il convegno che, una attiva collaborazione tra  Parco dei Nebrodi,  Fondazione Mancuso Onlus, Rotary, Rotaract  e Lega Navale di S.Agata di Militello,  ha visto alternarsi interventi di esperti del campo medico tra cui il Prof. Giovanni Blandino dell’Istituto  Nazionale Tumori di Roma e il Dott. Massimo Serra per l'Istituto Ortopedico Rizzoli IRCCS  Bologna che hanno illustrato i risultati della ricerca medica e gli effetti antitumorali dell’estratto delle foglie di agave.



E ancora il Presidente di Aboca  S.p.A., Valentino Mercati e l’Irritec con il fondatore Carmelo Giuffrè , per la parte relativa alla  ricerca scientifica e industriale,  la dr.ssa Antonella Petrocelli per l’Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) Taranto, relativamente all’utilizzo in mitilicoltura,  il  Comandante Andrea Caporossi Direttore dello Stabilimento Militare produzione Cordami di Castellamare di Stabia, il Direttore  dell’Orto Botanico di Palermo prof. Rosario Schicchi; il dott Conti dell’ Osservatorio Regionale della Sicilia sulle Malattie delle Piante di Acireale, il Direttore del Parco dei Nebrodi e del Consorzio della Banca del Germoplasma Ignazio Digangi,  il prof. Mauro Cappotto Responsabile del "Museo Diffuso" di  Ficarra nonché del dott. Antonino Sutera  per l’Osservatorio politiche neorurali Assessorato Agricoltura.

La giornata ha permesso di approfondire la forte identità e lo stretto legame con l’ambiente mediterraneo dell’Agave, le proprietà medicinali e industriali. La storica nave Amerigo Vespucci per esempio, utilizza  cordami prodotti con foglie di Agave.

Conferenza conclusa con una proposta lanciata dall’architetto Grazia Pizzillo, designer, che con le fibre ha ideato una particolarissima linea di lampade: la realizzazione di una asta di beneficenza per contribuire alla ricerca.

Istituito inoltre un Gruppo tematico sull’ Agave presso il Dipartimento Agricoltura presso il competente Assessorato regionale.

Altra parentesi, questa volta dedicata alla conoscenza dei giochi popolari, con l’Istituto comprensivo Capizzi –Cesarò.

Riproposti, nella cornice di Piano Cicogna, i giochi dei nostri avi, con la gioiosa partecipazione di circa 80 studenti


*nelle foto, la conferenza dedicata all’Agave, l’avvio dei lavori con il Presidente della Fondazione Mancuso Avv. Salvatore Mancuso e i giochi popolari di Piano Cicogna



Sara La Rosa



Da oltre  20 anni  nel settore della comunicazione istituzionale della P.A.,  con esperienze diversificate  presso strutture pubblico/private. Ha inoltre  collaborato con il Formez per progetti di sviluppo locale.

Presso il  Parco fluviale dell’Alcantara, dove ha prestato servizio per circa 12 anni,  ha provveduto a strutturare il  settore della comunicazione e dell'educazione ambientale. Diventa giornalista riconoscendo l'esigenza di comunicazione e trasparenza delle P.A.

Dal 2015  è responsabile della Comunicazione Istituzionale del Parco dei Nebrodi. 
Autrice del saggio  “Verso una nuova comunicazione del territorio – da Geo & Geo a Facebook e Youtube”, edizioni La Zisa, anno 2015, ha partecipato a numerosi convegni e seminari nonchè docenze su comunicazione, marketing territoriale e organizzazione eventi. 
Fa parte della delegazione Siciliana di PA Social, la prima Associazione dedicata alla comunicazione e informazione digitale in Italia.


martedì 31 maggio 2022

AGAVE SISALANA

 

Si è svolta la  conferenza online, dal tema "Agave sisalana   prospettive della Ricerca e futuri sviluppi in campo Farmaceutico, Artigianale, Agroindustriale".

Un importante momento di divulgazione scientifica  con la partecipazione di autorevoli relatori in collegamento da diverse parti di Italia,  che  hanno dato vita ad una conferenza multidisciplinare di alto profilo, che ha preso in considerazioni diversi aspetti biotecnologici, fitosanitari, botanici, artigianali ed agroindustriali della pianta di Agave sisalana.

La conferenza è stata  moderata da Sara La Rosa, giornalista e Responsabile alla Comunicazione dell'Ente Parco dei Nebrodi, mentre i saluti istituzionali sono stati del Presidente della Fondazione Mancuso onlus,   Salvatore Mancuso,  del Presidente dell'Ente Parco dei Nebrodi  Domenico Barbuzza, del Sindaco del comune di S.Agata di Militello,   Bruno Mancuso e del Sindaco del Comune di Acquedolci  Alvaro Riolo.

 


    Il Dipartimento all’Agricoltura dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, diretto da Dario Cartabellotta, considerato il crescente interesse verso l’Agave e più in generale verso le fibre vegetali per favorire lo scambio di esperienze e conoscenze, si appresta ad avviare i lavori del Gruppo Tematico “AGAVE” all’interno della Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura. 

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScC2qd34uSWZ1X7t2WyrOp_b15vLgsd1uACaGK5W4XxSCgigg/viewform

 

La prima parte della conferenza ha preso in considerazione la ricerca sui principi attivi presenti nel succo della foglia dell'Agave sisalana, frazioni di biomolecole standardizzate dalla Aboca S.p.A. ed attualmente utilizzati nella ricerca oncologica per contrastare un tumore aggressivo come l'osteosarcoma, in abbinamento con farmaci chemioterapici.

 La ricerca condotta nei laboratori del Regina Elena di Roma, e nei laboratori del Rizzoli di Bologna è stata illustrata dal prof. Giovanni Blandino, dal dott. Massimo Serra e dal cav. Valentino Mercati Presidente di Aboca S.p.A. che hanno confermato che tra poche settimane sarà avviata la sperimentazione su cavie animali, dopo oltre dieci anni di sperimentazione.

Questa importante ricerca è attualmente finanziata grazie all'interessamento dell'Associazione Aurora Tomaselli, che come ha spiegato da Roma il Presidente Roberto Tomaselli, l'Associazione che porta il nome di Aurora, viene istituita dopo la morte per osteosarcoma, all'età di tredici anni Aurora, e da allora l'Associazione non si è mai fermata, realizzando eventi per raccogliere fondi per portare avanti la ricerca medica sull'Agave sisalana, pianta sulla quale per casualità Aurora si era punta durante un viaggio in Sardegna.

La foglia di Agave sisalana, contiene delle importanti fibre ligneo-cellulosiche, resistenti, utilizzati da sempre dagli abitanti dello Yucatan, infatti la caratteristica della resistenza delle fibre la rende idonea come cordame.

 Interessante è stato l'intervento del Capitano di Vascello Andrea Caporossi, che ha illustrato la mission dello Stabilimento Militare da lui Diretto presso Castellamare di Stabia, ovvero la corderia militare che esiste da duecento anni, un pezzo di storia tutta italiana, che attualmente utilizza d'importazione alcune decine di tonnellate di Sisal proveniente dalle coltivazioni in Madagascar, Tanzania.

Il Comandante ha sottolineato la resistenza della fibra che ottimamente si adatta alle esigenze della marineria militare, infatti lo Stabilimento  realizza pregiato cordame in fibra di Sisal per le Navi Militare scuola come per  l'Amerigo Vespucci o la Palinuro, la corderia può essere contattata dai proprietari di navi storiche per poter farsi realizzare corde in Sisal.

In passato la fibra di Sisal è stata utilizzata oltre che in marineria, anche in agricoltura, nell'artigianato, oggi la si trova nella GDO sotto forma di tiragraffi, guanto per la cosmesi.

 Un importante applicazione o meglio l’utilizzo delle fibre estratte dalla pianta in modo manuale è stato illustrato dall'architetto Grazia Pizzillo, Designer.

 Un'arte che ha messo in pratica oltre venti anni fa, con la realizzazione di lampade, con una struttura in ferro battuto ed avvolte da filigrana di fibre e cellulosa, creando particolari e rilassanti giochi di luce, la Designer Pizzillo si è proposta di mettere all'asta alcune sue creazioni, per raccogliere fondi per aiutare  l'Associazione Aurora Tonaselli, a portare avanti la ricerca sull'Agave sisalana. Questa iniziativa è stata presa in considerazione anche dal prof. Mauro Cappotto, invitando alla realizzazione di eventi a tema presso il museo diffuso di Ficarra, da lui Diretto.

 Per il prof. Cappotto, le Agavi, sono elemento del nostro paesaggio, esprimono forte sicilianità e ruralità, da Ficarra è venuta la messa a disposizione di terreni per eventuali coltivazioni anche sperimentali di Agave sisalana.

Oggi la fibra ricavata dall'Agave sisalana, rappresenta un'importante fibra tessile, che commercialmente ed a livello internazionale prende il nome di Sisal, una fibra tessile sicuramente da rivalutare alla luce anche delle nuove e più stringenti normative sull'uso delle materie plastiche

. Un importante studio è stato messo in evidenza dai ricercatori del CNR di Taranto, infatti l'IRSA con i dottori Petrocelli, Portacci e Cester, hanno dimostrato che sostituendo l'attuale rete in polipropilene per l'allevamento dei mitili (cozze) il risultato finale è stato ottimo, utilizzando la rete realizzata in fibra naturale, vegetale di Sisal.

Un altro ed importante impiego innovativo della Sisal, è quello dei biocompositi, di questa unione della fibra di Agave con matrice polimerica, dove la ricerca è incentrata a sostituire fibre minerali che danno problemi all'ambiente dopo il loro utilizzo,  ne hanno parlato ampiamente il cav. Carmelo Giuffrè Presidente dell'Irritec S.p.A. unitamente all'ing. Erica Rodi responsabile materie prime, durante l'intervento sottolineando l'impegno aziendale, nella continua ricerca e sviluppo di prodotti sempre meno impattanti per l'ambiente agricolo e naturale.

L'Agave sisalana pianta oggi naturalizzata in tutto il bacino del Mediterraneo, pur essendo adatta alla coltivazione in terreni marginali, con poche od assenti risorse idriche, senza particolari pratiche agronomiche dal terzo anno in poi dalla messa a dimora, ha bisogno per la sua coltivazione per scopi agroindustriali di autorizzazioni, questo argomento è stato trattato dal dott. Filadelfio Conti Dirigente dell'Osservatorio delle Malattie delle Piante della regione siciliana, tale osservatorio ha il compito anche di monitorare eventuale patogeni che possano arrivare dall'estero e minacciare le colture mediterranee.

L'Agave sisalana è arrivata in Italia, o meglio in Sicilia prima del 1889, come ha spiegato il Direttore dell'Orto botanico di Palermo il prof. Rosario Schicchi, infatti si trovano notizie certe e documentate nei bollettini del regio Orto botanico di Palermo, a firma del prof. Terraciano.

L'Agave sisalana, prima sperimentata all'interno dell'Orto botanico poi impiantata per ricavarne la fibra di Sisal, nell'Isola di Mozia e successivamente ad Acquedolci in provincia di Messina, viene abbandonata definitivamente come coltura da reddito dal 1970, con l’avvento delle fibre industriali (oggi considerati altamente inquinanti)

Un importante documento fotografico è pervenuto agli organizzatori della conferenza dall'Ufficio Cultura del comune di Villasanta (Monza Brianza) cioè la foto dell'Agave sisalana del 1892 custodita  nel fondo fotografico "Camperio" mantenuto attualmente presso la Biblioteca del comune di Villasanta,  foto scattata da Filippo Camperio all'Ortobotanico di Palermo, dove vengono immortalati Il Direttore dell'Ortobotanico prof. Antonino Borzì e l'Ufficiale della Marina e famoso esploratore Manfredo Camperio.

L'intervento del dott. Ignazio Digangi, Direttore dell'Ente Parco dei Nebrodi, e Direttore responsabile del Consorzio della Banca vivente del Germoplasma vegetale con sede ad Ucria, ha messo a disposizione le attrezzature e quanto possibile per un eventuale pre-caratterizzazione di materiale vegetale, proveniente dall'Agave sisalana, creando una rete di ricerca già prospettato nel suo intervento del Direttore dell'Ortobotanico di Palermo prof. Rosario Schicchi.

In conclusione l’intervento di Nino Sutera, Responsabile dell’Osservatorio di Neoruralità dell’Assessorato regionale al’Agricoltura, il quale nel complimentarsi con gli organizzatori e i relatori, ha evidenziato che l’Assessorato metterà a disposizione la Rete regionale del sistema della conoscenza e dell’innovazione in Agricoltura  attraverso l’istituzione del Gruppo Tematico AGAVE

                       Un organizzazione perfetta, considerato anche la qualità e il numero dei relatori in campo, è stata gestita da remoto dal Centro Diurno per l'aggregazione sociale della Fondazione Mancuso a S.Agata di Militello, la regia è stata curata in presenza dal Segretario del Rotaract di S.Agata di Militello Fabio Carollo e con il supporto dell'Ing. Salvatore Mignacca, e dal Segretario Generale Antonino Morabito il coordinamento e l’ottimizzazione è stato curato da  Rosario Paolo Salanitro, Consulente Fitosanitario.

 

Video dell’evento.

https://www.youtube.com/watch?v=UGaGBfPoV_4

lunedì 30 maggio 2022

Tenuta Bastonaca e gli Alberelli di Sicilia

 

Tenuta Bastonaca e gli Alberelli di Sicilia

di 

Gianna Bozzali

Dopo Bastonaca (Vittoria) e Solicchiata sull’Etna, la giovane e dinamica realtà vitivinicola siciliana ha acquistato quasi un ettaro di vigneto a Pantelleria per proseguire il progetto “Alberelli di Sicilia”.

 


                                      È il sistema di allevamento ad alberello il filo conduttore delle scelte enologiche dell’azienda vittoriese Tenuta Bastonaca, scelte legate alle antiche e radicate pratiche agricole ma orientate ad una produzione fresca e moderna dei vini tanto da aver racchiuso nel nome “Alberelli di Sicilia” il personale progetto di recupero di un sistema di impianto delle viti tanto amato dalle antiche popolazioni latine. Oggi sono 18 gli ettari di vigneti dell’azienda fondata nel 2007 da Silvana Raniolo e dal marito Giovanni Calcaterra.

 







L’azienda

Un passato per entrambi intriso dei profumi del vino avendo lavorato lei in una nota azienda del posto e lui, avvocato, nella cantina di famiglia. Un incontro per motivi di lavoro ed è da lì che dialogando proprio di vino nacque la storia di una nuova famiglia. Nel 2007 il desiderio di rendere concreto il sogno di un’azienda propria si realizzò con l’acquisto di diverse particelle di terreno in contrada Bastonaca, nel cuore del territorio del Cerasuolo di Vittoria Classico, nel vittoriese. Ritroviamo qui il Nero d’Avola, il Frappato, il Grillo ma anche un tocco d’innovazione con il Grenache ed il Tannat, in quantitativi questi minori, che si elevano verso l’alto nei tipici “alberelli” crescendo appoggiati alle canne. Una visione di agricoltura naturale, dove non si fa irrigazione, si lavora in biologico, facendo in modo che la terra rossa sia insieme al suo calore l’elemento unico che contraddistinguerà i vini.

 

Vittoria, Etna e Pantelleria

Oggi, come detto, gli ettari sono 18. Ai circa 15 ettari iniziali, cui si aggiunsero alcuni anni fa i due di Solicchiata (nel versante nord dell’Etna) se ne è aggiunto di recente un altro: quello di Pantelleria, in contrada Mueggen. Silvana e Giovanni hanno deciso di puntare anche su Pantelleria perché attratti da un legame antico con l’isoletta trapanese. Il ricordo, sempre vivo, del primo viaggio insieme a Pantelleria, lo stupore per la bellezza delle viti ad alberello che crescono quasi radenti al suolo e la scommessa di continuare a salvaguardare l’antica coltivazione della vite ad alberello, li ha portati all’acquisto di un vigneto di viti centenarie di Zibibbo, vitigno dal carattere eroico capace di crescere tra le ostilità di un terreno aspro e scosceso ma allo stesso tempo unico.

Spetterà ora all’enologo ed agronomo, Benedetto Alessandro, che li segue ormai da diversi anni, tramutare questa loro scommessa in vini seguendo lo stile enologico che contraddistingue l’azienda: vini territoriali ma freschi e moderni, capaci di incontrare anche i gusti dei consumatori più giovani. Lo Zibibbo di Tenuta Bastonaca sarà pronto a partire dalla prossima vendemmia e, grande novità, sarà in una versione secca e non passita.


Gianna Bozzali

Originaria di Vittoria (Ragusa). Una laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari e tante esperienze maturate nel mondo della comunicazione enogastronomica, sia in tv, sia grazie alla collaborazione con testate giornalistiche di settore. Giornalista e critico gastronomico, esperto assaggiatore Onav, è da anni PR ed ufficio stampa del Consorzio di Tutela del Cerasuolo di Vittoria DOCG. Spesso veste anche il ruolo di Docente di comunicazione gastronomica in diversi corsi di settore. Ama narrare le storie più semplici come quelle dei casari, dei contadini e dei vignaioli perché anche il più sconosciuto dei produttori merita di essere “ascoltato”.

 

martedì 20 aprile 2021

Terrà - Il multimediale dell'Agricoltura

 ninosutera

http://www.psrsicilia.it/terra-blog/                                                

  • Terrà, il multimediale dell'Agricoltura, è il portale   dell'Assessorato  alla Agricoltura della Regione Siciliana. Offre utili informazioni riguardo bandi, normative e cultura alimentare, utilizzando supporti multimediali quali video, foto e presentazioni.



TERRA’ è un progetto editoriale di divulgazione dell’Assessorato Agricoltura della Regione Siciliana ai sensi della  L.R. 1 agosto 1977, n. 73, “Provvedimenti in materia di assistenza tecnica e di attività promozionali in  agricoltura”.

Un progetto che si regge su due principali pilastri: trasparenza e comunicazione. Due elementi, oggi più che mai, indispensabili alla pubblica amministrazione per sviluppare e consolidare un rapporto con il cittadino e con il mondo agricolo, nella fatti specie. Come appare opportuno ricordare che lo sviluppo di un’adeguata strategia di comunicazione è il presupposto stesso del successo delle politiche e delle iniziative messe in atto dall’Unione Europea e dei partner territoriali.

L’agricoltura, in modo specifico, oggi non è più solo produzione e trasformazione di prodotti, ma è un settore economico in forte evoluzione, che compete sui mercati globali; gestore del territorio e delle sue risorsefonte dell’alimentazione umana e componente essenziale della tutela ambientaleproduttore di energia ed è anche promotore di opportunità culturalisociali e ricreative.

Una nuova identità culturale dell’agricoltura sta dunque emergendo con forza e questa pluralità di aspetti deve essere comunicata con un’adeguata strategia, opportunamente articolata e strutturata per tutte le diverse sfaccettature che la caratterizzano. Da qui TERRA’.

 

sabato 10 aprile 2021

Coltivatori di legalità

 ninosutera

Produrranno  olio EVO

I "Coltivatori di Legalita"

Un bene confiscato alla mafia diventa strumento per terapia con l’agricoltura sociale

 


All’ inaugurazione della fase operativa del progetto “Coltivatori di legalità” nel terreno confiscato alla mafia di via Giuffo in contrada Santa Maria, dove la cooperativa Creativamente in collaborazione con Rete Fattorie Sociali Sicilia, Vivaio Il Melograno e Centro Diurno per disabili psichici di Mazara del Vallo, sta facendo rivivere l’ampio appezzamento di terreno di circa 11mila metri, sequestrato alla mafia e concesso dal Comune nel 2019 alla stessa cooperativa, attraverso una coltivazione di qualità di alberi di ulivo che verrà ampliata con la piantumazione di un uliveto super intensivo e che vedrà impegnati gli utenti de Centro diurno per disabili psichici in attività di inclusione sociale.



Un bene sottratto alla criminalità organizzata, che era una vera e propria discarica a cielo aperto, è stato bonificato, recintato, sistemato e coltivato grazie all’impegno dei giovani volontari della cooperativa Creativamente. Un risultato frutto della sinergia tra forze dell’ordine, istituzioni e società civile. L’attuazione del progetto ‘Coltivatori della Legalità’ finanziato nell’ambito del programma Legalità 2019 del Consorzio Trapanese per la Legalità e lo Sviluppo entra ora nella fase operativa con l’ulteriore progetto di realizzazione di un uliveto super intensivo, anch’esso finanziato dal Consorzio per la Legalità con il programma 2020. E’ un ben segnale che si invia alla società tutta: passiamo da una antimafia, talvolta solo annunciata, ad una antimafia reale e praticata”.

Alla inaugurazione hanno preso parte rappresentanti delle forze dell’ordine, il referente dell’Asp Maurizio Accardi ed i presidenti della Pastorale Troina Angelo Impellizzeri e della Rete Fattorie Sociali Sicilia Salvo Cacciola. A nome della cooperativa Creativamente il presidente Francesco Di Bona ha ringraziato istituzioni, forze dell’ordine e associazionismo per la collaborazione “che attua e coniuga i principi di legalità e di inclusione sociale e lavorativa nonché di cittadinanza attiva volti allo sviluppo economico del nostro territorio”. 

La fase operativa del progetto, grazie al finanziamento di circa 32mila 500 euro del programma Legalità 2020 del Consorzio Trapanese per la Legalità e lo Sviiuppo, intende promuovere in particolare attività produttive legate alla agricoltura sociale: una forma di agricoltura con valenza riabilitativa, di cura e di inclusione socio – lavorativa per persone svantaggiate ai sensi della legge n. 381/91. Verranno piantumate   piante di olivo  dando vita ad un uliveto   per la produzione di olio di EVO

 

domenica 28 marzo 2021

Cannabis terapeutica: nuove opportunità

 

Cannabis terapeutica, .........in Italia è di Stato


  Oggi la domanda viene soddisfatta in minima parte dalle coltivazioni dello Stabilimento chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze, del ministero della Difesa, l’unica struttura autorizzata (nel 2019 ne ha prodotto 350 kg, nel 2018   150 kg), mentre la maggior parte (altri 700 kg) viene importata

 

Via libera dall’Assemblea regionale siciliana alla norme contenuta in Finanziaria per l’avvio di progetti per la fornitura di cannabis terapeutica 
 Con il voto unanime di tutti i deputati e il parere favorevole del governo regionale, ieri sera è infatti passato l’articolo 67. Con questa norma si autorizza la coltivazione del farmaco, mediante enti strumentali dell’assessorato all’Agricoltura, (il primo in Italia) come l’ESA, per "sopperire alle richieste derivanti dal fabbisogno accertato dalle Autorità Sanitarie nazionali di produzione della Cannabis terapeutica".

La scienza ufficiale esprime riserve, pone interrogativi, sollecita ulteriori verifiche e studi clinici sull’uso terapeutico della Cannabis. A richiederla in quantità sempre maggiori sono quei pazienti con patologie anche gravi che l’hanno sperimentata (si può fare dal 2006) e ne hanno tratto benefici maggiori rispetto ad altri farmaci, e con effetti collaterali trascurabili, senza rischi di dipendenza. La grande finanza se ne è accorta: al Forum economico mondiale di Davos, il 24 gennaio scorso, è stato organizzato un Cannabis Conclave, dato che la domanda dei pazienti nei maggiori paesi europei (Italia, Germania e Olanda) nel 2019 dovrebbe raddoppiare. Negli Usa anche Big Tobacco sta investendo nella Cannabis terapeutica e nutraceutica e fa lobby per allentare le maglie del proibizionismo.

Se l’uso terapeutico della Cannabis Sativa, o dei cannabinoidi, è relativamente poco documentato negli studi clinici è dovuto al fatto che si tratta di una pianta che dal 1961 è considerata illegale: il proibizionismo ha fortemente limitato il suo uso in medicina.


LA SCOPERTA, NEGLI ANNI ’90, del sistema endocannabinoide nel cervello e in altre parti dell’organismo ha riacceso l’interesse della scienza: ora conosciamo i meccanismi con i quali i fitocannabinoidi, in particolare i due più studiati, il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo, sostanza psicotropa) e il CBD (cannabidiolo, non psicotropo) agiscono e come possiamo utilizzarli per trattare una serie di sintomi e malattie, in Italia fissati per decreto ministeriale (9/11/2015): dolore cronico e dolore associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale; nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv; come stimolante dell’appetito nei casi di cachessia, anoressia e ai pazienti oncologici o affetti da Aids; come trattamento ipotensivo nel glaucoma; per la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette.

Di cannabinoidi, però, ne esistono almeno altri 80 e i derivati della Cannabis nel loro complesso sembrano efficaci per trattare altre malattie, tra cui epilessia, fibromialgia, patologie autoimmuni, ansia, artrosi, non ancora riconosciute per legge.

«Attenzione: non è una panacea, non è un farmaco meraviglioso – dice uno dei decani dell’uso della Cannabis terapeutica per il trattamento del dolore cronico, il prof. Paolo Poli, presidente di Sirca, Società italiana ricerca Cannabis – esiste una variabilità genetica tale in noi esseri umani che in alcuni pazienti funziona, e in altri no, come succede per tutti i farmaci. Detto questo, è una terapia che stiamo sperimentando: serve molta ricerca clinica – che non viene fatta – e il trattamento è complicatissimo». La complicazione deriva dal fatto che anche la Cannabis Sativa ha una grande variabilità genetica, quindi da piante molto simili si possono estrarre preparati con le stesse percentuali di THC e CBD ma che danno risposte differenti «perché è il fitocomplesso che agisce, non le singole componenti. Nel fitocomplesso sono presenti anche terpeni, flavonoidi e altri cannabinoidi che vanno a influire sulla risposta del paziente».

Per i pazienti sui quali funziona, curarsi con la Cannabis non è semplicissimo. Nel 2017 e nel 2018 alcune associazioni (come Luca Coscioni, InFioreScienza in Liguria) hanno denunciato forniture a singhiozzo. Per chi invece vuole iniziare la terapia, la lista di attesa può durare anche sei mesi (la situazione nelle regioni è varia e in evoluzione).

La scarsità è dovuta al fatto che la quantità di Cannabis per uso terapeutico distribuita alle Asl e agli ospedali è predeterminata anno per anno dal ministero della Salute sulla base del fabbisogno indicato dalle Regioni, che si rivela spesso sottostimato.

Sono circa 30 mila le persone che in Italia ne fanno uso terapeutico, per un fabbisogno di 1 tonnellata l’anno, mentre le previsioni per il 2022 e 2025 parlano di un fabbisogno di 3 e 4 tonnellate. Oggi la domanda viene soddisfatta in minima parte dalle coltivazioni dello Stabilimento chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze, del ministero della Difesa, l’unica struttura autorizzata (nel 2019 ne produrrà 350 kg, nel 2018 ne ha prodotti 150 kg), mentre la maggior parte (altri 700 kg) viene importata, tramite il ministero della Salute olandese, dalla ditta Bedrocan che negli ultimi anni non sempre è riuscita a far fronte a tutte le richieste, dal momento che vari paesi europei hanno regolamentato il settore nello stesso periodo, facendo esplodere le richieste. Un’ulteriore partita di 100 kg sarebbe dovuta arrivare dal Canada da Aurora, l’azienda che aveva vinto un bando del nostro ministero della Salute, però non è riuscita a rispettare i rigorosi standard di qualità richiesti.


La quota di Cannabis che proviene dall’estero viene gestita per metà direttamente dagli ospedali che hanno la licenza per importarla, per metà da 6 ditte farmaceutiche importatrici che distribuiscono le infiorescenze su tutto il territorio nazionale, in base alle richieste delle Asl. Alessandro Pastorino, titolare di FL Goup di Pietra Ligure, uno dei 6 importatori, ci spiega che le forniture vengono distribuite in modo equo: «Non c’è un motivo pratico per cui una regione riceva più o meno prodotto, ma è vero che nelle regioni esistono maggiori o minori competenze e capacità di gestione e programmazione, anche da parte di farmacisti e medici. Direi che è normale in un mercato nuovo, dove si sta cercando di costruire una filiera».


Certo è che la produzione va incrementata. «Mi domando come mai qui in Italia le gare sono bloccate, perché è tutto fermo – dice il professor Poli – ci sono fior di cordate italiane ed estere disposte ad entrare nel Scfm di Firenze che ci assicura un prodotto di altissima qualità».


Anche diverse Regioni e città si sono candidate per avviare la coltivazione di Cannabis, mentre le associazioni di produttori di canapa premono per rompere il monopolio dello Stato su un prodotto che poi viene acquistato all’estero da aziende private. Un mese fa il ministero della Difesa ha pubblicato un avviso pubblico di pre-informazione per la realizzazione di serre per ampliare lo Scfm. Per vederle in produzione ci vorranno almeno un paio d’anni.

Tra i vantaggi dell’uso terapeutico della Cannabis, Poli sottolinea il fatto che costa meno di altre terapie, se poi la produzione nazionale dovesse aumentare i costi si ridurrebbero ulteriormente. Una terapia standard può costare sui 70 euro al mese: una volta accertato che il paziente risponde bene, si fa un piano terapeutico e il paziente passa a carico del sistema sanitario.

Tutti gli esperti insistono sulle garanzie di qualità e purezza: la Cannabis non è tutta uguale e quella per uso medico deve essere coltivata in soluzione idroponica e non nel terreno, dal quale potrebbe assorbire metalli pesanti (infatti è usata per la fitodepurazione di terreni inquinati), e in serra per non essere contaminata da pesticidi. «Per questi motivi siamo contrari all’auto-coltivazione – precisa Poli – i pazienti che ricorrono al fai-da-te possono avere grossi problemi, soprattutto perché, lo ripeto, le dosi esatte dei diversi cannabinoidi sono fondamentali per l’efficacia della terapia, e non sono determinabili da chi la coltiva in casa».


Lo sanno bene i farmacisti: poiché non esistono farmaci registrati a base di Cannabis (a parte il Sativex, costosissimo e pare già superato), la terapia si fa assumendo per decotto o inalazione (con apposito apparecchio) un preparato magistrale che viene fatto in farmacia a partire da infiorescenze inscatolate con le dosi indicate dalla prescrizione medica. Su ciascun flacone il farmacista deve fare un’analisi che certifichi il contenuto dei fitocannabinoidi: nel suo piccolo il farmacista deve fare quello che fa l’industria farmaceutica (e infatti sono pochi a farlo, un centinaio di farmacie su 18 mila). In Germania per semplificare la vita ai farmacisti è autorizzata la vendita di semilavorati a base di Cannabis, già certificati, pronti da diluire.


La Cannabis sta dunque tornando a grandi passi nella farmacopea, dopo una storia millenaria e decenni di olbio, con tutti i distinguo rispetto all’uso ricreativo, in particolare per gli adolescenti. «Vediamo tante persone che hanno fatto uso di Cannabis ricreativa da giovanissimi, dai 14 ai 20 anni, nel periodo dello sviluppo della plasticità cerebrale, con grossi problemi psichiatrici – dice Poli – Certo, la Cannabis non ha mai ammazzato nessuno, la dose letale è di 6 kg, però in quella fase dello sviluppo può fare danni enormi».





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