2014
Protocollo d’intesa Ministero Giustizia-Assessorato Agricoltura-ESA (CampoCarboj)
su agricoltura sociale per reinserimento detenuti siciliani
Thomas Alva Edison
Palermo
Si è tenuta presso la Presidenza della Regione, sala Alessi, una
cerimonia per la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa tra il
Ministero della Giustizia e l’Assessorato dell’Agricoltura per attivare un
nuovo progetto sperimentale di agricoltura sociale per il reinserimento di
alcuni detenuti dei penitenziari di Sciacca, Castelvetrano e Trapani.
Erano presenti diverse autorità
del mondo politico e personalità di spicco nella lotta per la legalità, tutti
convenuti a testimoniare un evento che non ha precedenti nel nostro paese e
che, realizzato in una terra difficile come la Sicilia, farà da esempio
trainante per il resto d’Italia.
Il progetto, fortemente voluto
da Dario Cartabellotta, è nato da
una stretta collaborazione tra l’Assessorato dell’agricoltura, il Ministero
della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria,
e l’Ente di Sviluppo Agricolo. Il suo scopo principale è
non solo valorizzare il territorio siciliano, ma farlo concedendo anche la
possibilità a una parte dei detenuti siciliani di affrontare un percorso di
recupero che permetta loro di reinserirsi nella società come dei soggetti
nuovi. Il programma fornirà, dunque, l’opportunità di
occupare i più meritevoli tra i detenuti dei suddetti penitenziari siciliani
presso l’azienda agricola sperimentale “ Campo Carboj”. L’ azienda, di
circa 16 ettari, è dislocata nelle vicinanze degli stessi penitenziari e, di
proprietà dell’E.S.A.(Ente Sviluppo Agricoltura), è stata concessa dalla
Regione Siciliana in comodato d’uso gratuito al Dipartimento
del’amministrazione penitenziaria per la realizzazione del progetto.
Alla cerimonia di sottoscrizione del Protocollo d’ Intesa sono intervenuti, tra gli altri, Dario Cartabelotta, il Capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Giuseppe Beretta, il Provveditore regionale per l’Amministrazione penitenziaria Maurizio Veneziano, il Procuratore Leonardo Agueci, il Commissario straordinario dell’E.S.A. Francesco Concetto Calanna, Pippo Cipriani, ex sindaco di Corleone e stretto collaboratore di Cartabellotta, ha presentato il progetto, mostrando grande trasporto e competenza, e ha fatto poi da moderatore degli interventi delle personalità presenti.
Il primo ad aprire il dibattito è stato Dario Cartabellotta, che ha spiegato le finalità principali del programma partendo dal contesto della nostra regione: Questo programma scaturisce da due aspetti fondamentali della nostra regione: la “Banca della Terra” e l’agricoltura sociale. Il progetto della “Banca della Terra” con qualche reminiscenza storica ci riporta alla riforma agraria dei fratelli Tiberio e Caio Gracco. Con esso si è voluto fare un’operazione di riassegnazione delle terre del demanio pubblico che per migliaia di ettari risultano abbandonate. I progetti sociali sono invece quelli che sono stati codificati dalla norma sull’agricoltura sociale e che partono da un concetto fondamentale: la campagna con funzione terapeutica e riabilitativa . Quindi l’assegnazione delle terre da gestire e coltivare in un programma di agricoltura sociale può aiutare i detenuti e gli ex detenuti nella riabilitazione.
E’ poi intervenuto Giovanni Tamburino
che ha spiegato l’importanza del programma sperimentale per i detenuti e la
società stessa: Oggi stiamo per attuare una vera e propria
sperimentazione, parlo di sperimentazione perché, forse per la prima volta in
Italia, ci accingiamo a svolgere un’attività che è stata definita agricoltura
sociale .Agricoltura sociale significa appunto valorizzazione del territorio,
di un territorio sfruttato non a sufficienza,una valorizzazione ottenuta
attraverso il reinserimento di soggetti che si trovano in situazioni difficili
e hanno un’occasione di miglioramento. Ora in questa sede io voglio ribadire il
ruolo forte che l’iniziativa e l’attività lavorativa rappresenta quale
strumento d’attuazione del mandato costituzionale e delle norme di ordinamento
penitenziario. L’inserimento attraverso il lavoro è infatti ciò che incide più
di ogni altro elemento sul fenomeno della devianza e può arrivare a ricollocare
nella comunità dei cittadini nuovi e diversi da quelli che hanno commesso il
reato, pronti a contribuire alla crescita economica e sociale del paese. Ma la
peculiarità di questa iniziativa risulta anche sotto un altro profilo, poiché
l’agricoltura ripropone la riscoperta di valori antichi, quali il rispetto per
l’ambiente, la produzione di ricchezza primaria e la cultura della salute attraverso
la genuinità dei cibi.
L’argomento è stato ulteriormente
approfondito da Giuseppe Berretta che ha illustrato più nel dettaglio la
situazione di emergenza carceraria attuale: Noi ci troviamo ad operare
all’indomani della conversione di un decreto legge, finalizzato a tentare di
risolvere o quantomeno affrontare l’emergenza carceraria. Un’emergenza
gravissima rispetto alla quale c’è stato un richiamo da parte della Corte
Europea dei diritti dell’uomo e del Presidente della Repubblica. Il governo si
è attivato, considerando e ascoltando chi nel mondo del carcere ha
operato, e come primo e fondamentale strumento ha individuato la liberazione
anticipata speciale, consigliata già da tempo dal Presidente Tamburino. Però,
affrontare l’emergenza carceraria non può significare soltanto ridurre il
numero dei detenuti, è necessario accompagnare la riduzione progressiva del
numero dei detenuti con una serie di misure che rieduchino il detenuto e gli
permettano il reinserimento sociale e lavorativo. Questa è una prima
opportunità e tanti altri progetti sono già stati messi in campo da parte
dell’amministrazione penitenziaria per raggiungere questo obiettivo.
Anche Maurizio Veneziano è intervenuto
con dati concreti sulle condizioni dei carceri siciliani e ha ribadito
l’importanza delle misure riabilitative: Se immaginate che
quotidianamente un detenuto costa 116 euro, se questo dato lo applichiamo ai
sessantaduemila detenuti presenti in Sicilia, abbiamo un costo giornaliero di
720000 euro, che calcolato per un intero anno arriva a 280 milioni di euro.
Allora è un costo che non va sottovalutato, che ci spinge a lavorare per
evitare la recidiva. Le statistiche ci dicono infatti che i soggetti, che hanno
scontato parte della pena in misure alternative alla detenzione, hanno un passo
di recidiva abbondantemente minore. Ecco perché crediamo tanto in questo
progetto, perché la rieducazione si concretizzi attraverso l’attività
lavorativa. Antonio Ragonesi ha poi parlato di una crescente collaborazione con
gli Enti locali per diffondere questo genere di iniziative in tutto il territorio
italiano.
Il dibattito è proseguito con
l’intervento di Leonardo Agueci, che ha definito il progetto un’iniziativa di
lotta contro la Mafia, affermando: Noi constatiamo che i personaggi
emergenti nelle organizzazioni mafiose provengono abitualmente da precedenti
esperienze carcerarie, magari per reati di non particolare gravità. Le stesse
esperienze carcerarie comportano la frequentazione di una sorta di “scuola di
mafia” all’interno del carcere. Dunque avviene che persone, che potrebbero
avere un destino diverso e che potrebbero considerare tale esperienza come una
parentesi della loro esistenza, si trovino piuttosto ad essere condotti verso
un futuro molto più radicato nella cultura mafiosa. Ora è chiaro che questo
circuito va interrotto e l’iniziativa di cui oggi stiamo discutendo è
estremamente importante, perché può fornire a tante persone, che si trovano a
vivere l’esperienza carceraria, un’alternativa effettiva rispetto al destino di
inserimento nell’ambito del circuito mafioso.
E’ poi intervenuto Francesco Concetto Calanna che ha illustrato le caratteristiche peculiari dell’azienda agricola sperimentale “Campo Carboj”: In quest’azienda di eccellenza noi facciamo innovazione e sperimentazione, dove stiamo realizzando una grande “banca del germoplasma, dove la più grande ricchezza è la biodiversità, che noi oggi mettiamo al servizio anche di una funzione sociale, che è il recupero del detenuto.“Campo Carboj” è nato nel lontano 1958 per la formazione degli agricoltori che dovevano imparare a utilizzare meglio le acque al fine di produrre di più e di aumentare le loro ricchezze. Ora, con questo nuovo progetto, le attività che verranno svolte dai detenuti sono legate al lavoro manuale,indispensabili considerato lo stato in cui versa l'azienda.
In conclusione Antonio Ingroia ha
ribadito l’importanza del progetto per la riabilitazione del detenuto: La legalità deve avere
non soltanto il volto della repressione, dell’azione penale, ma
anche il volto umano della giustizia. Attraverso la riabilitazione del
detenuto, lo Stato deve avere un volto di promozione della persona. A tal
proposito mi fa particolarmente piacere che vengano coinvolti nel progetto due
istituti penitenziari del territorio di Trapani, dove sto andando a insediarmi
come nuovo Commissario.
Al termine degli interventi, si è proseguito con la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa, con grande gioia e soddisfazione da parte di tutti i presenti e soprattutto di chi ha tanto lavorato perché questo progetto così importante si potesse realizzare.
Come è nata l’idea di questo programma
sperimentale di agricoltura sociale?
Quest’idea è nata da un momento in cui
ci si è incontrati e abbiamo parlato, ad essere sinceri è stato il Alfonso
Sabella che ha richiesto un intervento che potesse aiutare questo settore. Come
ho già detto, noi all’interno dell’ispettorato di Trapani svolgiamo già questa
funzione, perché il Tribunale di Trapani ci ha mandato alcuni detenuti. Le dirò
che all’inizio, essendo la prima volta, non sapevamo cosa fare e
come comportarci, eravamo un poco confusi. Poi abbiamo visto invece che,
trovando loro delle occupazioni e inserendoli in un contesto lavorativo,
abbiamo avuto anche dei benefici dalla loro presenza. Per cui a partire da
questa esperienza e dalla richiesta manifestata dal dottor Sabella, si è
iniziato a ragionare su quali erano le aziende che avevamo e di comune accordo
con l’E.S.A. abbiamo deciso di scommettere sull’azienda agricola “Campo
Carboj”. E’ un primo progetto in cui riponiamo molte speranze di fare un buon
lavoro tutti insieme.
Serviranno dei fondi iniziali per far
partire il progetto? Sono già state stabilite le tempistiche di attuazione?
In questo momento non abbiamo parlato di
fondi, in questo momento dobbiamo parlare di cosa fare all’interno di questo
progetto e come inserire i detenuti. Non penso che ci saranno fondi aggiuntivi,
poiché l’E.S.A. già dispone dei propri fondi ed è molto il lavoro materiale che
questi soggetti dovranno svolgere all’interno di un progetto generale. Comunque
l’amministrazione individuerà le giuste risorse se ce ne sarà bisogno, ma a
volte si fanno cose senza denaro, solo con il lavoro e la buona volontà e si
hanno anche risultati migliori.
Dario Cartabellotta
Questo nuovo progetto fa parte delle
misure attuate per rilanciare e riqualificare l’agricoltura siciliana. In che
modo potrà favorire l’agricoltura e le aziende agricole siciliane?
Questo rientra nella valorizzazione
dello spazio rurale di tutta l’aria interna della Sicilia, della Campania e di
altre regioni del meridione, che mette la terra al centro delle attività. Noi
abbiamo fatto la legge sulla “Banca della Terra”, in modo tale che le terre
pubbliche non vengano più lasciate abbandonate, ma date ai giovani, alle
cooperative o utilizzate per progetti come questo. In questo modo si ha
la possibilità di sviluppare quest’attività, perché l’inclusione
sociale oggi è diventata un tema in cui sviluppare anche queste attività.
Inoltre poiché l’uomo oggi tende a cercare quel benessere psicofisico che in
una serie di luoghi gli manca, abbiamo anche previsto la norma sull’Agricoltura
Sociale, centrata sulla funzione terapeutica che campagna riveste.
Giuseppe Berretta
La firma di questo Protocollo d’Intesa
per supportare la riqualificazione dei detenuti è un gran risultato per il
sistema della giustizia italiana. Lei cosa ne pensa?
Io credo che sia davvero importante,
dopo tanti mesi che ci siamo occupati fondamentalmente dell’emergenza
carceraria. Ora è giusto cominciare ad occuparsi anche di come assicurare una
rieducazione e quindi un reinserimento dal punto di vista lavorativo di chi,
avendo commesso degli errori e avendo pagato un prezzo dal punto di vista della
pena carceraria, però deve essere messo nelle condizioni di un pieno
reinserimento nella società.
Un progetto del genere quindi che
possibilità offre ai detenuti di un futuro reinserimento sociale e lavorativo
alla fine della pena?
Noi, in tal senso, pur nella condizione
di difficoltà e ristrettezze dal punto di vista delle risorse, abbiamo fatto
una scelta molto chiara: abbiamo prorogato gli incentivi, finanziato di nuovo
le borse-lavoro per i detenuti e questa di oggi è un’ulteriore iniziativa di
estrema importanza. Noi, sul tema del lavoro, come strumento per l’effettivo
reinserimento e supporto fondamentale per l’affermazione della dignità della
persona, abbiamo fatto scelte molto chiare. Abbiamo realizzato un progetto in
cui ci sono tante attività lavorative all’interno delle strutture carcerarie,
tantissime possibilità soprattutto per i minorenni e per lo svolgimento di
attività anche all’esterno in condizioni di semilibertà. Dunque vogliamo
proseguire su questa strada, perché siamo fermamente convinti che questo sia il
vero strumento per realizzare l’obiettivo di una pena che sia una pena giusta e
strumentale alla rieducazione e al reinserimento.