Fabio Marino, Laurea in Scienze Politiche, Dirigente della Regione Siciliana, un’attività curriculare molto vivace, guida da qualche mese un Ente che nel corso del tempo ciclicamente si prevede la soppressione.L'abbiamo incontrato per un'intervista.
Direttore, allora, in Sicilia serve ancora un Ente come quello
che Lei dirige?
Bella
domanda, ma le dirò, la storia dell’Ente non va fatta leggendo i titoloni dei
giornali, la realtà è molto diversa.
Qual è, c’è
la racconti?
Mi limito a raccontare l’altra storia, quella
che di regola non fa notizia.
L’Ente
come è noto agli addetti ai lavori, ha accompagnato lo sviluppo delle aree
agricole fin dalla sua costituzione, si è occupata dalla viabilità
rurale, quasi in esclusiva, all’ elettrificazione rurale, fin anche a
progettare e costruire bacini imbriferi, che hanno consentito di innovare e
sviluppare realtà agricole marginali, come non ricordare il ruolo strategico nella riforma
agraria, a tante azioni informative, divulgative, formative e dimostrative solo per
citare qualche esempio.
Significa che
ha esaurito tutto il suo ruolo?
Niente
affatto. Veda l’Ente ha progettato e realizzato e gestisce una delle 26
biofabriche d’europa, in una
regione che ha la più alta superficie dei terreni agricoli in biologico,
rappresenta uno strumento indispensabile per gli imprenditori agricoli, anche
sotto l’aspetto degli obblighi del PAN
fitofarmaci. Vuole che le faccio un altro esempio? in una delle Aziende di
proprietà dell’Ente, Azienda Sperimentale Campo Carboj di Menfi, viene custodito una
della più imponente raccolta di germoplasma di Olivo del mediterraneo, solo per citare qualche esempio, ma le attività e le iniziative di successo sono
tante.
Chiaramente
l’Ente và governato nei tempi in cui siamo. La nuova mission e vision del
piano strategico mira a riappropriarsi di un nuovo ruolo a favore del mondo rurale della
Sicilia, anche nell’ambito degli investimenti in termini di risorse materiali e
immateriali, previste dal PSR 2014/2020 e non solo.
Per conto di
alcuni comuni, in questa programmazione, per esempio (quelli che ne hanno
fatto richiesta, chiaramente, ma soprattutto per conto dei comuni che avevano
strade da ripristinare) l’ente ha presentato un progetto collettivo a valere
della misura 4.3.1 sulla viabilità, con il supporto tecnico e logistico,
agronomi, geologi, ect. dell’ente, e ci stiamo attrezzando anche per gli
altri bandi, lavoriamo sulla misura 8
L’Ente come
può accompagnare lo sviluppo rurale, nei prossimi anni?
La
necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità,
l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo
rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura
produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2,
habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di
consulenza. Ecco negli ultimi tempi, vi è
una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza. La conoscenza agricola non è un patrimonio dell’accademia o dei centri di
ricerca, ma il combinato di una miriade di detentori di
conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione
Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali
della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e
praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in
cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. Il
tutto rientra in una (la prima) delle 6 priorità del fondo europeo agricolo e
di sviluppo rurale “promuovere il trasferimento di conoscenze e innovazioni”
che coincide con le finalità della L.R 73/77 che intravide la necessità
di supportare la crescita agricola con la divulgazione agricola, la
sperimentazione, la costituzione di campi dimostrativi e l’attività di ricerca
applicata individuando l’Ente tra gli altri, per l’attuazione
Ma questo non
è il passato?
No, questo è la quotidianetà, con una prospettiva futura.
Il principio
della separatezza delle funzioni,(tra erogatore di finanziamenti e il sistema
di consulenza) introdotto dalle recenti dispositivi di legge (2016)
consegnano un ruolo all'Ente, come ente pubblico strumentale della Regione, l’attuazione
degli interventi in termini di investimenti immateriali..
Direttore,
Lei durante l’intervista, non ha mai citato l’acronimo ESA perché?
Veda in
Europa ormai da qualche anno, almeno, diciamo da Agenda 2000 in poi, lo
sviluppo agricolo è stato sostituito dallo sviluppo rurale, noi abbiamo
l’ambizione di adeguarci ai tempi in cui viviamo. Non è una
questione di terminologia, ma di vision. Intendiamo avviare e realizzare
un percorso inclusivo innovativo, per il territorio nel suo insieme, che
tenga conto della neoruralità e delle nuove esigenze.
Un’ultima
domanda, a che punto è il censimento dei cespiti dell’Ente?
Siamo a buon
punto, l’Ente è tra gli enti strumentali della Regione con il più alto numero
di cespiti, che vanno valorizzati e resi produttivi, affidandoli anche a
giovani.
Con quali
risorse?
Intendiamo
partecipare alle manifestazioni d’interesse e ai bandi che prevedano iniziative di
competenza dell’Ente, senza gravare sul bilancio regionale.
https://unirurale.blogspot.it/
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