domenica 25 settembre 2022

In Italia il Parlamento Rurale Europeo

 

                              Anche in Italia il  movimento per la partecipazione  al Parlamento Rurale Europeo. Una struttura non istituzionale, non partitica, ma sicuramente politica che è già presente in quasi tutti i Paesi europei.


                                               Proprio in questi giorni,  il formale riconoscimento da parte del Parlamento Rurale Europeo (ERP) al Comitato Promotore del Parlamento Rurale Europeo in Italia   fondato da Nino Sutera, Responsabile dell'Osservatorio Politiche Neorurali e  Animatore della Libera Università Rurale dei Saperi & dei Sapori Onlus,   nel 2012

e che oggi conta 15 GAL; 12 tra associazioni e agenzie di sviluppo rurale; la Rete Rurale Siciliana – RRS; l'AIDCG - Associazione Italiana Direttori e Coordinatori dei GAL, che conta attualmente 52 GAL provenienti da 10 regioni italiane; la Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo, che conta 38 distretti di 15 regioni italiane, nonché i singoli distretti produttivi rurali e agroalimentari, tra cui il DPOQS - Distretto Produttivo Ortofrutticolo di Qualità della Sicilia, e oltre 50 stakeholders delle aree rurali di tutta Italia, grazie al supporto  del direttore del GAL Eloro, Sergio Campanella, nonchè  segretario   Rural Parliament-Italy,


Aderisci al comitato promotore

European Rural Parliament Italy (google.com)

Cos’è il Parlamento Rurale Europeo?

Una struttura politica, ma non partitica. ‘Parlamento rurale’ non è una parte formale del governo, né è un parlamento nel senso di un organo legislativo o decisionale. Si tratta di un processo ‘bottom-up’ di coinvolgimento e dibattito tra il popolo rurale e politici, per consentire una migliore comprensione, politica più efficace e di azione per affrontare le questioni rurali. Un Parlamento rurale è un processo che fornisce opportunità per le persone con un interesse per le comunità rurali per condividere idee, prendere in considerazione i problemi e le soluzioni. Parlamento rurale permettono alle persone e decisori a lavorare insieme su questioni prioritarie per sviluppare soluzioni nuove e creative. Essi rafforzano la voce delle comunità rurali e li aiutano a influenzare le decisioni che li riguardano. Il loro successo in Europa negli ultimi 20 anni ha ispirato ad avviare un Parlamento rurale in ogni stato.

Obiettivi

 Il Parlamento europeo rurale è stato concepito per:
• Rafforzare la voce delle comunità rurali d’Europa, e per assicurare che gli interessi e il benessere di queste comunità   riflettono nelle politiche nazionali ed europee.
• Promuovere auto-aiuto, comprensione comune, la solidarietà, lo scambio di buone prassi e la cooperazione tra le comunità rurali in tutta Europa.

Perché è necessario?

150 milioni di persone, quasi un terzo della popolazione europea, vive in aree rurali. Essi contribuiscono notevolmente alle economie locali, nazionali ed europee. La loro funzione sociale e il benessere economico è di fondamentale importanza. Affrontano grandi sfide, tra cui la perdita dei giovani e dei servizi rurali in molte regioni. Il loro futuro dipende da un’azione energica da parte delle comunità rurali stesse, e le politiche  ben concepiti e l’azione da parte dei governi a tutti i livelli. Lo spirito dell’ERP è alimentato dalla convinzione che gli interessi delle comunità rurali (ossia tutte le persone che vivono o lavorano in regioni rurali) sono sottorappresentate nei dibattiti nazionali ed europei e nella definizione di politiche e programmi.

Chi vi può partecipare?

Abbiamo avviato questa iniziativa (la prima in Italia) con l’apporto di tanti che hanno a cuore le aree rurali. Intendiamo condividere un percorso per addivenire al “Manifesto della neoruralità” da presentare in occasione dell’evento pubblico nazionale, rigorosamente in Sicilia, aperto ai contributi e alla sensibilità di chi vuole contribuire a dare voce alle aree rurali.

Chi sono i  Rural  Parliamentary?

Sono i   stakeholders, chi opera nelle difficili realtà rurali e ha il diritto-dovere di rappresentare le istanze delle comunità rurali nel contesto europeo, senza i condizionamenti partitici. L’ambizioso obiettivo dei stakeholders è quello di far dialogare i portatori di interesse. Oggi, come è noto, in tanti forse in tantissimi si occupano di politiche per il territorio, ma spesso non dialogano tra di loro.

italyeuropeanruralparliament@gmail.com

sabato 10 settembre 2022

Rete Regionale Sistema della conoscenza

                                         NinoSutera

Che facciamo? 

Iniziative di animazione territoriale, informative e divulgative attraverso https://terra.regione.sicilia.it/   https://osservatorioneorurale.blogspot.com/  una chat, un gruppo tematico sulla Biodiversità, webinar, incontri e focus group, partecipiamo ai tavoli di lavoro del Misaf, della rete rurale,del crea e della rete interregionale.   


 Il percorso regionale    Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell'Innovazione


 Aderisci

 Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell'Innovazione in Agricoltura


IL SUPPORTO EUROPEO 
Il progetto modernAKIS ha l'ambizione di contribuire a rafforzare il funzionamento degli AKIS (sistemi di conoscenza e innovazione agricola) in tutta l'UE e di contribuire a realizzare un'agricoltura più modernizzata, resiliente, sostenibile e competitiva in Europa.

A questo proposito, modernAKIS accompagna gli enti di coordinamento e gli altri attori chiave del cambiamento dell'AKIS lungo i percorsi AKIS trasformativi (TAJ). Si tratta di percorsi di sviluppo delle capacità co-progettati insieme a voi, in quanto membri della rete modernAKIS, e personalizzati in base alle vostre esigenze e opportunità.

Questo sondaggio costituisce la base della valutazione annuale delle esigenze di capacità e mira a rilevare e stabilire le priorità delle vostre attuali necessità di sviluppo delle capacità per svolgere il ruolo di attori del cambiamento all'interno del vostro AKIS.

 

ModernAKIS, la modernizzazione dell'agricoltura attraverso sistemi di conoscenza e innovazione agricola (AKIS) più efficienti ed efficaci, mira a migliorare le capacità degli attori AKIS di sfruttare le risorse individuali, organizzative e sistemiche necessarie per la trasformazione verso sistemi AKIS più coerenti, efficaci ed efficienti e la transizione verso una gestione e un uso più sostenibili delle risorse naturali nell'agricoltura e nella silvicoltura.

A tal fine, verrà creata e promossa una rete europea di almeno 1.000 attori chiave dell'AKIS, tra cui organismi di coordinamento dell'AKIS, provenienti da tutti gli Stati membri dell'UE, che fungeranno da perni nella trasformazione dei sistemi AKIS verso una governance più efficace e la modernizzazione del settore agroalimentare europeo.

Il progetto rafforzerà inoltre le capacità di questi attori chiave dell'AKIS in termini di comprensione e coinvolgimento dei sistemi, consentendo loro di modificare i sistemi nel lungo termine migliorando l'AKIS.

Inoltre, creerà almeno una Community of Practice in ogni Stato membro, consentendo così ai partecipanti di agire come vettori di cambiamento nelle loro comunità. modernAKIS fornirà anche un catalogo digitale completo con nuovo know-how e almeno 80 strumenti e metodi a supporto degli attori chiave di AKIS per migliorare i flussi di conoscenza e sviluppare un AKIS ben funzionante in linea con gli obiettivi politici pertinenti, ad esempio, Green Deal, Farm2Fork, Obiettivi di sviluppo sostenibile.






 

venerdì 26 agosto 2022

Il ruolo pubblico della conoscenza in agricoltura

NinoSutera


Il sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura (in inglese, AKIS - Agricultural Knowledge and Innovation System) è un "insieme di organizzazioni e soggetti che operano in agricoltura, e di legami e interazioni fra loro, impegnati nella produzione, trasformazione, trasmissione, conservazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo della conoscenza e dell'informazione, con lo scopo di lavorare sinergicamente per supportare il processo decisionale e di risoluzione di problemi e l'innovazione in agricoltura" (Röling e Engel, IT from a knowledge system perspective: concepts and issues, 1991). 

akis-glossario-sistema-della-conoscenza 


In Sicilia la migliore stagione è datata dalla L.R 73/77 che istituiva le SOAT  supportata dal Reg 270/79 che prevedeva il ruolo strategico dei Divulgatori Agricoli Polivalenti e/o Specializzati, coordinati dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura.
 
Altri esempi, non hanno mai inciso sulle necessità del mondo agricolo, comprese strade diverse dal  ruolo pubblico e fuori del tempo in cui viviamo,  individuate dalle programmazioni 2007/2013 e 2014/2020

                                  L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, con regia  a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori e facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, veri rispetto alle esigenze del mondo agricolo, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.).
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Negli ultimi anni l’espressione “beni pubblici” ha guadagnato
popolarità nell’UE e non solo. Nonostante ciò, attorno a tale
espressione sembra che aleggi  un’aura di vago
mistero.
Cosa si intende per “beni pubblici”? In che modo i beni
pubblici si distinguono dai “beni privati”? Fino a che punto si
dovrebbe rigorosamente definire quest’espressione? E qual è il
rapporto tra beni pubblici e politiche pubbliche?
Se si prende come punto di partenza (possibilmente con le
opportune precisazioni e i dovuti distinguo) la nozione che
riconosce nei beni pubblici tutti quei beni che apportano
benefici alla collettività e che non possono essere acquistati
sul mercato, il nesso con la politica di sviluppo rurale dell’UE
appare evidente.

Aspetti quali la salute e la qualità dell’ambiente rurale e della
campagna, oltre che la vitalità e la vivacità delle zone rurali,
rappresentano interessi palesemente vitali per la società nel
suo complesso. E tali condizioni non si possono facilmente
garantire attraverso i mercati: ecco perché la politica deve
intervenire per colmare questa lacuna. Altrimenti la produzione
di questi beni pubblici sarà sistematicamente limitata e, in
alcuni casi, potrebbe addirittura esaurirsi quasi del tutto.
È evidente, quindi, che la politica di sviluppo rurale
rappresenta un fattore vitale per l’erogazione di beni pubblici
nelle aree rurali, per esempio perché accorda incentivi
per la realizzazione di azioni ambientali, perché forma un
considerevole capitale fisico e umano e mobilita i talenti e le
energie delle popolazioni locali, che investe nelle risorse immateriali

 Perché è necessario elaborare politiche che prevedano
l’assegnazione di ingenti risorse di bilancio a favore dell’agricoltura,
della silvicoltura, dello sviluppo rurale e della gestione del territorio
in Europa? Cosa spera di ottenere la società con questi interventi?
La risposta sempre più frequente a queste domande è che l’obiettivo
ultimo di tali azioni è garantire la produzione di beni pubblici.  
  

 Cosa si intende per beni pubblici?

L’espressione “beni pubblici” è stata coniata dagli economisti per
indicare un insieme di beni, servizi e altri fattori di interesse per la
società che non possono essere forniti attraverso il mercato, ossia
attraverso la normale interazione di domanda e offerta. I mercati si
sono dimostrati il meccanismo più efficace di incontro tra domanda
e offerta di beni e servizi privati, come ad esempio gli alimenti e
le bevande. Esistono tuttavia altri beni e servizi ai quali la società
umana attribuisce un certo valore e che desidera ottenere, ma
che il mercato non può offrire. Questi beni e servizi sono noti nella
letteratura economica come “beni pubblici” e comprendono beni
ambientali come la biodiversità o i paesaggi culturali.
Per definizione i beni pubblici possiedono due importanti
caratteristiche. In primo luogo, sono beni “non rivali” nel consumo,
nel senso che il loro consumo da parte di un individuo non implica
l’impossibilità per un altro individuo di consumarlo a sua volta. In
secondo luogo, sono “non escludibili”, nel senso che, una volta che il
bene pubblico è stato prodotto, è impossibile impedirne la fruizione
da parte di altri consumatori.
Proprio per queste caratteristiche i mercati non funzionano nel caso
dei beni pubblici, perché non ci sono motivi forti che inducano la
gente a pagare per poterne fruire. Al tempo stesso, mancano gli
incentivi per la fornitura di tali beni, poiché chiunque decidesse di
produrli non ne ricaverebbe alcun compenso. Ne deriva il potenziale
rischio di una sottoproduzione di beni pubblici.
Di conseguenza, se la società ha bisogno di un particolare bene
pubblico che non è erogato in quantità sufficiente, la sua produzione
deve essere garantita da politiche pubbliche intese ad assicurare un
livello appropriato di fornitura del bene, in linea con la domanda.
Quando il mercato non è in grado di soddisfare la domanda,
devono essere attuate politiche pubbliche che incentivino l’azione
necessaria. Ciò a sua volta richiede la definizione di chiare norme
come punto di partenza di un’azione ammissibile o, in molti casi, il
ricorso a fondi pubblici per incentivare l’offerta.

In Europa l’agricoltura non solo è responsabile della fornitura di
prodotti alimentari e materie prime, ma occupa anche il 40% circa
del territorio totale. Di conseguenza, esercita un potente influsso
sullo stato dell’ambiente rurale e sulle opportunità di una sua
fruizione. In Europa le zone autenticamente selvagge sono quasi
del tutto scomparse, per cui la qualità dell’ambiente dipende
pesantemente dalle modalità con cui è gestito il territorio.

Rafforzamento delle capacità

Rafforzare le capacità significa sviluppare le competenze e le
conoscenze dei gestori del territorio e, più in generale, delle
comunità rurali. Tale misura si prefigge inoltre l’obiettivo di stimolare
e consolidare reti sociali ben funzionanti e la partecipazione attiva
della comunità. Tutto ciò è fondamentale per garantire nel lungo
termine il coinvolgimento degli attori rurali nell’erogazione di beni
pubblici, di tipo sia ambientale sia sociale. In effetti, il rafforzamento
delle capacità è indispensabile per rincalzare la sostenibilità delle
comunità rurali e può essere estremamente utile per dar vita a un
cambiamento comportamentale di più lungo termine.
Nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale esiste tutta una varietà
di misure che possono essere utilizzate per rafforzare le capacità.
Tra queste si annoverano le misure in favore della consulenza
e della formazione, specificatamente mirate al potenziamento
delle capacità nella comunità agricola, per esempio tramite corsi di
formazione per l’acquisizione di tecniche di gestione ambientale,
e servizi di consulenza sull’uso sostenibile delle risorse e sulla
conservazione della qualità delle risorse idriche, della funzionalità
del suolo e della biodiversità dei terreni agricoli. Rivestono inoltre
un ruolo fondamentale aspetti quali il miglioramento del benessere
degli animali nelle aziende agricole, l’aumento della disponibilità di
acqua e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.



Biodiversità sui terreni agricoli
Nel tempo molte specie animali e vegetali selvatiche hanno condiviso il territorio con la
produzione agricola. Al giorno d’oggi, tuttavia, con l’intensificarsi dell’agricoltura, la biodiversità
dei terreni agricoli dipende oggi pesantemente dalla presenza di zone a bassa intensità di
sfruttamento o di aree naturali attorno alle aziende agricole, come fasce di terreno incolto tra i
campi, muretti o siepi, strade interpoderali, fossati e stagni. Queste aree forniscono rifugio, cibo
e siti di riproduzione a uccelli, mammiferi e insetti, oltre che le condizioni ideali per la crescita di
fiori e altri tipi di piante autoctone. La biodiversità dei terreni agricoli comprende anche la ricca
diversità genetica delle razze locali di bestiame e delle varietà di colture, molte delle quali si
sono straordinariamente adattate ai suoli, alla vegetazione e al clima delle rispettive regioni.

Qualità dell’acqua e disponibilità delle risorse idriche

L’uso di fertilizzanti, erbicidi e antiparassitari per migliorare la produzione agricola è ormai
una pratica comune, che tuttavia può avere enormi ripercussioni sulla qualità delle acque
superficiali e delle falde acquifere. È importante trovare il modo di ridurre le quantità di nitrati,
fosfati e altri rifiuti agrochimici che si riversano nei corsi d’acqua e nelle falde acquifere, in modo
da proteggere le risorse d’acqua potabile e contribuire alla biodiversità di fiumi e zone umide.
Poiché l’agricoltura è uno dei settori che maggiormente sfrutta le risorse idriche, soprattutto
per l’irrigazione di colture di alto pregio e per la produzione di frutta e ortaggi nelle zone più
aride d’Europa, uno dei principali problemi al centro di numerosi interventi è quello di garantire
un utilizzo più efficiente e sostenibile dell’acqua, per garantire la disponibilità di risorse idriche
per tutti.

Funzionalità del suolo

Il suolo è un elemento indispensabile per tutte le forme di produzione agricola. Un suolo
adeguato possiede una buona struttura, sufficiente materia organica ed è resistente all’erosione
da parte del vento o dell’acqua. La maggior parte delle pratiche agricole genera ripercussioni
sulla funzionalità del suolo, ma quest’ultima può essere preservata ricorrendo ad appropriati
metodi di produzione agricola.

Stabilità del clima – aumentare lo stoccaggio del carbonio e
ridurre le emissioni di gas a effetto serra

Per stabilizzare il clima del pianeta è importante liberare una parte di CO2 finora accumulata
nell’atmosfera. Le piante accumulano CO2 con estrema efficacia e i metodi agricoli che
prevedono la conservazione di un manto vegetale permanente e un ritorno dei rifiuti vegetali
nel suolo rappresentano un buon meccanismo per “ripulire” l’atmosfera dal carbonio.
I pascoli permanenti, infatti, sono in grado di immagazzinare carbonio in pari quantità rispetto
alle foreste. Oltre a migliorare lo stoccaggio del carbonio, l’agricoltura può anche contribuire a
ridurre le emissioni di gas a effetto serra di cui è responsabile.

Resistenza agli incendi e alle inondazioni

Soprattutto negli Stati membri dell’Europa centrale e meridionale, la corretta manutenzione
dei pascoli può costituire un’importante barriera alla diffusione degli incendi boschivi e
ridurre il rischio di incendio in impianti permanenti come gli oliveti. In futuro, la capacità
dei terreni agricoli di assorbire le precipitazioni eccessive e di immagazzinare le acque di
esondazione sarà un fattore sempre più rilevante, nella misura in cui i cambiamenti climatici
acuiscono i rischi di inondazione nelle zone urbane.

Paesaggi agricoli

Per migliaia di anni la pratica agricola ha modellato, e continua a modellare ancora oggi,
i caratteristici paesaggi agricoli europei, dai pascoli alpini ai paesaggi a terrazze, dalle
“dehesas” ai frutteti, dalle pianure alluvionali ai paesaggi a mosaico dei campi coltivati
alternati a praterie. Tuttavia, anche se molti modelli di sfruttamento del suolo e molti aspetti
tradizionali e caratteristici del paesaggio locale non sono più essenziali per i metodi agricoli
moderni, mantenerli in vita è essenziale se si vuole preservare la diversità di questi paesaggi
culturali. La protezione della diversità dei paesaggi agricoli è importante per mantenere
l’attrattiva esercitata dalle zone rurali come luoghi residenziali o destinazioni turistiche.

Vitalità rurale

Nell’UE-27 le zone rurali sono estremamente diversificate in termini di sfruttamento del
territorio, popolazione, prosperità, lingua, patrimonio culturale e tradizioni. Per garantire
la vitalità delle zone rurali è necessario assicurare opportunità di lavoro, un livello minimo
di servizi e infrastrutture, e disporre inoltre di buone reti sociali e di capacità umane per
sostenere e promuovere questi valori, con l’obiettivo ultimo di salvaguardare nel lungo
termine la vitalità e l’attrattiva delle zone rurali come luoghi in cui vivere, lavorare e recarsi in
visita. Il territorio, la natura del
paesaggio circostante, il clima e altri fattori naturali concorrono tutti alla comparsa di costumi,
tradizioni e forme di identità delle zone rurali. L’agricoltura può contribuire a sostenere la vitalità
rurale grazie al ruolo che la popolazione rurale, le attività rurali e le tradizioni ad essa associate
svolgono in queste zone. E i vantaggi di questa interazione sono vicendevoli. Se le zone rurali
rimangono economicamente e socialmente vitali, ciò a sua volta può favorire il proseguimento
di attività economiche come l’agricoltura e la silvicoltura, il che a sua volta è importante per
assicurare l’erogazione di beni pubblici ambientali dai quali dipendono numerosi settori, come
il turismo rurale e le attività ricreative.

Sicurezza alimentare

Se è vero che il cibo è un bene privato, altrettanto certo è che il mercato non assicura la
disponibilità di prodotti alimentari in qualsiasi momento e ovunque. È quindi necessaria
un’azione deliberata per garantire la fornitura di prodotti alimentari nel lungo termine a
livello europeo o globale. A tal fine è indispensabile mantenere in futuro la capacità di
produrre cibo in maniera sostenibile attraverso una gestione appropriata dei suoli e delle
altre risorse e la salvaguardia delle necessarie competenze.






giovedì 28 luglio 2022

Borghi GeniusLoci De.Co.

 

Borghi GeniusLoci De.Co.

 Percorso culturale  nelle prerogative dei  Sindaci per la

salvaguardia e la promozione  dell'identità territoriale

 

 Esaltare la nozione di identità nei prodotti del territorio, siano essi pietanze, dolci, saperi, eventi o lavori artigianali.

Illuminante, al riguardo, la definizione che   Luigi Veronelli  ideologo delle Denominazione Comunali,   ha dato del “genius loci”:   esso è da intendere come “l’intimo ed imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva.



Il Borgo GeniusLoci De.Co. è un percorso culturale, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co., in altre parole, prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono territoriotradizionitipicità– (intesa come specificità)-tracciabilità e trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio. In estrema sintesi, un percorso culturale per la salvaguardia e la promozione dell’identità territoriale, esaltando la nozione di identità nei prodotti del territorio, siano essi pietanze, dolci, saperi, eventi o lavori artigianali. Illuminante, al riguardo, la definizione che Luigi Veronelli  ideologo delle Denominazione Comunali (De.Co.), ha dato del genius loci:  “E’ da intendere come l’intimo e imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva”.

In pratica, la De.Co. Borghi Genius Loci è un atto politico nelle prerogative del sindaco, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente e una progettualità riferita al futuro. In una simile ottica, acquistano particolare rilievo l’artigianato e il turismo enogastronomico. Se ben congegnato e gestito, quest’ultimo costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale. In particolare, per le piccole comunità rurali, che nei prodotti alimentari e nei piatti tipici hanno un formidabile punto di forza attrattiva nei confronti del visitatore. Le De.Co. nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava: “Attraverso la De.Co. il prodotto del territorio acquista una sua identità.” Rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale, ma soprattutto un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.

La De.Co. è “un prodotto del territorio” (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, un lavoro artigianale, etc) con il quale una comunità si identifica per elementi di unicità e caratteristiche identitarie, deve essere considerata come una vera e propria attrazione turistica capace di muovere un target di viaggiatori che la letteratura internazionale definisce “foodies” viaggiatori sensibili al patrimonio culinario locale e non solo. Si tratta, essenzialmente, di un percorso culturale intimamente legato alla dimensione locale. Ecco perché, al francese “terroir”, si preferisce il latino “genius loci”. Espressione che sintetizza un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile, dove territorio, tradizioni, tipicità, tracciabilità e trasparenza: ecco le 5 t” protagoniste del percorso “Borghi Genius Loci De.Co.”. Un modello in cui gli elementi essenziali di relazionalità rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con e per il territorio.

Ecco uno degli obiettivi del Genius Loci che, nelle arti e non solo, rappresenta concettualmente uno spirito percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi luoghi e irripetibili certi momenti. Non solo: esso è presente anche nelle immagini, nei colori, nei sapori, nei profumi e negli elementi paesaggistici. Non è azzardato affermare che le persone respirano l’essenza di un luogo e di un ambiente quando ne hanno piena coscienza. In ciascuno affiora sempre l’attaccamento ai luoghi d’infanzia, ai ricordi, agli affetti, ai dolci e ai piatti della tradizione familiare. Ecco che l’obiettivo è dunque recuperare l’identità di un luogo, proprio attraverso le prelibatezze storiche e le espressioni tipiche del territorio. Senza dimenticare la valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali, per ottimizzarne la competitività.

Per garantire la sostenibilità del percorso, occorrono dei principi inderogabili e non barattabili. In primis, la storicità e l’unicità l’interesse collettivo, condiviso e diffuso e un tasso di burocrazia pari allo zero. Aspetti importanti che collocano l’idea del Borgo Genius Loci De.Co. all’interno di un percorso culturale e di pensiero innovativo, volto alla difesa delle singolarità territoriali. In questo processo culturale, i disciplinari, le commissioni e i regolamenti mutuati dai marchi di tutela di tipo europeo quali DOP, IGP, DOC, sono perfettamente inutili e controproducenti. Occorre specificare che non è un percorso per tutti: non sempre, infatti, i Comuni hanno i requisiti necessari per essere inseriti tra i Borghi Genius Loci De.Co.

 terraglocal@gmail.com

venerdì 24 giugno 2022

In.Mi.Qu.Oil. Innovazione olivicola

 

In.Mi.Qu.Oil. 

Il miglioramento della qualità della filiera olivicola passa dall’innovazione

Gianna Bozzali 

 

Migliorare la qualità degli oli d’oliva grazie ad un modello produttivo innovativo, tecnologicamente avanzato e sostenibile. Nel cuore dell’areale della Dop Monti Iblei prende il via il progetto In.Mi.Qu.Oil.

 

 

CHIARAMONTE GULFI - Presentato nel corso di un seminario a Chiaramonte Gulfi il progetto “In.Mi.Qu.Oil”, un innovativo sistema finalizzato al miglioramento della qualità della filiera olivicola nell’ambito del PSR Sicilia 2014-2020 (Sottomisura 16.2 “Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”). Obiettivo del progetto è quello di dare risposte e soluzioni al comparto olivicolo regionale attraverso un modello produttivo tecnologicamente avanzato e sostenibile, una metodologia scientifica standardizzata per lo svolgimento di tutte le attività volte al miglioramento della qualità del prodotto, sia in campo che in frantoio.



Ad illustrare il progetto è stato il dott. Giuseppe Spina, quale referente del progetto stesso. «Le azioni che saranno messe a punto sono due – ha dichiarato il dott. Spina -. Da un lato si punterà sulla messa a punto di tecniche innovative per il recupero e la gestione degli impianti tradizionali, con un particolare riguardo alla gestione della chioma e all’attitudine alla meccanizzazione, per poter sfruttare le potenzialità produttive e ridurre i costi di produzione, dall’altro lato si punterà su un processo di innovazione per l’estrazione dell’olio d’oliva in frantoio così da migliorare sia la resa sia la qualità. La finalità principale – ha aggiunto il referente del progetto - sarà quella di trovare il punto ottimale di raccolta e di poter utilizzare tecniche di estrazione innovative (ad esempio il protoreattore o le tecnologie ad ultrasuoni per la frangitura) che consentano l’ottenimento di un olio di qualità, sia dal punto di vista chimico che organolettico».



Ciò sarà possibile grazie al supporto scientifico dell’ente di ricerca CREA e alle aziende coinvolte attraverso un partenariato ossia Frantoi Cutrera srl (capofila di progetto), Società agricola Cutrera Giovanni di Salvatore Cutrera & C.S.S., Azienda agricola Cinque Colli di Giaquinta Sebastiano, Tenuta Iemolo Az. Agricola di Iemolo Thierry, La Via Giovanni, Stella Anna, Società Cooperativa agricola Produttori Olivicoli e Tenuta Cavasecca Società Semplice Agricola. Si tratta di aziende operanti nell’area della Dop Monti Iblei, dove vengono maggiormente coltivate varietà quali la Moresca, la Tonda Iblea e la Nocellara etnea e dove la raccolta delle olive avviene a seconda dell’altitudine, da settembre a gennaio.

 


“Un progetto legato al territorio”, così lo ha definito all’inizio del suo intervento la dott.ssa Flora V. Romeo, responsabile del partner scientifico. «Il progetto in realtà è già iniziato qualche tempo fa – ha ricordato la referente del CREA -, abbiamo iniziato a fare delle attività con il minifrantoio per capire, cultivar per cultivar, come si possa raggiungere un’ottima qualità senza rinunciare alla resa. È vero che in Italia abbiamo assistito ad un calo della produzione però non è mai diminuita la qualità come testimonia la costante crescita delle superfici olivicole legate a coltivazioni biologiche o ricadenti nell’ambito delle Dop. Oggi dobbiamo cercare di recuperare innanzitutto ciò che abbiamo e lavorare alla messa a punto di un modello produttivo innovativo che ci consenta di migliorare la qualità della produzione lavorando sia in campo, con l’utilizzo di tecniche razionali di gestione della chioma e l’attuazione di una difesa fitosanitaria sostenibile, sia in frantoio puntando ad un rinnovamento tecnologico del comparto olivicolo per dare ai prodotti la massima impronta di qualità e tracciabilità, cioè di legame con il territorio».



E sulla difesa fitosanitaria è intervenuta anche la dott.ssa Veronica Vizzarri del CREA, la quale ha sottolineato che qualità non può prescindere dall’adozione delle giuste tecniche di difesa fitosanitaria. «Sarà importante in questo progetto avere un quadro generale della situazione evidenziando eventuali criticità legate ai fitofagi, in primis la Mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) - ha dichiarato la ricercatrice -. Dobbiamo comprendere il ciclo biologico degli insetti dannosi, a seguito dei cambiamenti climatici, e definire la soglia di tolleranza e le strategie da adottare: dalla lotta biologica e microbiologica a quella biotecnica o chimica. Il monitoraggio costante dei fitofagi già noti e di quelli emergenti, supportato da un’adeguata formazione professionale, rende strategica l’applicazione di tecniche agronomico-colturali nell’agro-ecosistema oliveto».



A supportare le aziende coinvolte nel progetto che, lo ricordiamo, avrà la durata di due anni, sarà lo studio di consulenza Sata che si occuperà della gestione dei dati raccolti su una piattaforma condivisa e dell’applicazione e monitoraggio delle tecnologie di agricoltura di precisione, con l’installazione di capannine meteo, di sensori di umidità e temperatura del suolo e la creazione di capannine meteo virtuali in ogni appezzamento oggetto del progetto.

 

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