NinoSutera
Il sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura (in inglese, AKIS - Agricultural Knowledge and Innovation System) è un "insieme di organizzazioni e soggetti che operano in agricoltura, e di legami e interazioni fra loro, impegnati nella produzione, trasformazione, trasmissione, conservazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo della conoscenza e dell'informazione, con lo scopo di lavorare sinergicamente per supportare il processo decisionale e di risoluzione di problemi e l'innovazione in agricoltura" (Röling e Engel, IT from a knowledge system perspective: concepts and issues, 1991).
akis-glossario-sistema-della-conoscenza
Altri esempi, non hanno mai inciso sulle necessità del mondo agricolo, comprese strade diverse dal ruolo pubblico e fuori del tempo in cui viviamo, individuate dalle programmazioni 2007/2013 e 2014/2020
In Sicilia la migliore stagione è datata dalla L.R 73/77 che istituiva le SOAT supportata dal Reg 270/79 che prevedeva il ruolo strategico dei Divulgatori Agricoli Polivalenti e/o Specializzati, coordinati dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura.
L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, con regia a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori e facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, veri rispetto alle esigenze del mondo agricolo, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.).
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Negli ultimi anni l’espressione “beni pubblici”
ha guadagnato
popolarità nell’UE e non solo. Nonostante ciò,
attorno a tale
espressione sembra che aleggi un’aura di vago
mistero.
Cosa si intende per “beni pubblici”? In che modo
i beni
pubblici si distinguono dai “beni privati”? Fino
a che punto si
dovrebbe rigorosamente definire
quest’espressione? E qual è il
rapporto tra beni pubblici e politiche
pubbliche?
Se si prende come punto di partenza
(possibilmente con le
opportune precisazioni e i dovuti distinguo) la
nozione che
riconosce nei beni pubblici tutti quei beni che
apportano
benefici alla collettività e che non possono
essere acquistati
sul mercato, il nesso con la politica di
sviluppo rurale dell’UE
appare evidente.
Aspetti quali la salute e la qualità
dell’ambiente rurale e della
campagna, oltre che la vitalità e la vivacità
delle zone rurali,
rappresentano interessi palesemente vitali per
la società nel
suo complesso. E tali condizioni non si possono
facilmente
garantire attraverso i mercati: ecco perché la
politica deve
intervenire per colmare questa lacuna.
Altrimenti la produzione
di questi beni pubblici sarà sistematicamente
limitata e, in
alcuni casi, potrebbe addirittura esaurirsi
quasi del tutto.
È evidente, quindi, che la politica di sviluppo
rurale
rappresenta un fattore vitale per l’erogazione
di beni pubblici
nelle aree rurali, per esempio perché accorda
incentivi
per la realizzazione di azioni ambientali,
perché forma un
considerevole capitale fisico e umano e mobilita
i talenti e le
energie delle popolazioni locali, che investe
nelle risorse immateriali
Perché
è necessario elaborare politiche che prevedano
l’assegnazione di ingenti
risorse di bilancio a favore dell’agricoltura,
della silvicoltura, dello
sviluppo rurale e della gestione del territorio
in Europa? Cosa spera di
ottenere la società con questi interventi?
La risposta sempre più
frequente a queste domande è che l’obiettivo
ultimo di tali azioni è
garantire la produzione di beni pubblici.
Cosa si
intende per beni pubblici?
L’espressione “beni pubblici” è stata coniata
dagli economisti per
indicare un insieme di beni, servizi e altri
fattori di interesse per la
società che non possono essere forniti
attraverso il mercato, ossia
attraverso la normale interazione di domanda e
offerta. I mercati si
sono dimostrati il meccanismo più efficace di incontro
tra domanda
e offerta di beni e servizi privati, come ad
esempio gli alimenti e
le bevande. Esistono tuttavia altri beni e
servizi ai quali la società
umana attribuisce un certo valore e che desidera
ottenere, ma
che il mercato non può offrire. Questi beni e
servizi sono noti nella
letteratura economica come “beni pubblici” e
comprendono beni
ambientali come la biodiversità o i paesaggi
culturali.
Per definizione i beni pubblici possiedono due
importanti
caratteristiche. In primo luogo, sono beni “non
rivali” nel consumo,
nel senso che il loro consumo da parte di un
individuo non implica
l’impossibilità per un altro individuo di
consumarlo a sua volta. In
secondo luogo, sono “non escludibili”, nel senso
che, una volta che il
bene pubblico è stato prodotto, è impossibile
impedirne la fruizione
da parte di altri consumatori.
Proprio per queste caratteristiche i mercati non
funzionano nel caso
dei beni pubblici, perché non ci sono motivi
forti che inducano la
gente a pagare per poterne fruire. Al tempo
stesso, mancano gli
incentivi per la fornitura di tali beni, poiché
chiunque decidesse di
produrli non ne ricaverebbe alcun compenso. Ne
deriva il potenziale
rischio di una sottoproduzione di beni pubblici.
Di conseguenza, se la società ha bisogno di un particolare
bene
pubblico che non è erogato in quantità
sufficiente, la sua produzione
deve essere garantita da politiche pubbliche
intese ad assicurare un
livello appropriato di fornitura del bene, in
linea con la domanda.
Quando il mercato non è in grado di soddisfare
la domanda,
devono essere attuate politiche pubbliche che
incentivino l’azione
necessaria. Ciò a sua volta richiede la
definizione di chiare norme
come punto di partenza di un’azione ammissibile
o, in molti casi, il
ricorso a fondi pubblici per incentivare
l’offerta.
In Europa l’agricoltura non solo è responsabile
della fornitura di
prodotti alimentari e materie prime, ma occupa
anche il 40% circa
del territorio totale. Di conseguenza, esercita
un potente influsso
sullo stato dell’ambiente rurale e sulle
opportunità di una sua
fruizione. In Europa le zone autenticamente
selvagge sono quasi
del tutto scomparse, per cui la qualità
dell’ambiente dipende
pesantemente dalle modalità con cui è gestito il
territorio.
Rafforzamento delle capacità
Rafforzare le capacità significa sviluppare le
competenze e le
conoscenze dei gestori del territorio e, più in
generale, delle
comunità rurali. Tale misura si prefigge inoltre
l’obiettivo di stimolare
e consolidare reti sociali ben funzionanti e la
partecipazione attiva
della comunità. Tutto ciò è fondamentale per
garantire nel lungo
termine il coinvolgimento degli attori rurali
nell’erogazione di beni
pubblici, di tipo sia ambientale sia sociale. In
effetti, il rafforzamento
delle capacità è indispensabile per rincalzare
la sostenibilità delle
comunità rurali e può essere estremamente utile
per dar vita a un
cambiamento comportamentale di più lungo
termine.
Nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale
esiste tutta una varietà
di misure che possono essere utilizzate per
rafforzare le capacità.
Tra queste si annoverano le misure in favore
della consulenza
e della formazione,
specificatamente mirate al potenziamento
delle capacità nella comunità agricola, per
esempio tramite corsi di
formazione per l’acquisizione di tecniche di
gestione ambientale,
e servizi di consulenza sull’uso sostenibile
delle risorse e sulla
conservazione della qualità delle risorse
idriche, della funzionalità
del suolo e della biodiversità dei terreni
agricoli. Rivestono inoltre
un ruolo fondamentale aspetti quali il
miglioramento del benessere
degli animali nelle aziende agricole, l’aumento
della disponibilità di
acqua e la riduzione delle emissioni di gas a
effetto serra.
Biodiversità sui terreni
agricoli
Nel tempo molte specie animali e vegetali
selvatiche hanno condiviso il territorio con la
produzione agricola. Al giorno d’oggi, tuttavia,
con l’intensificarsi dell’agricoltura, la biodiversità
dei terreni agricoli dipende oggi pesantemente
dalla presenza di zone a bassa intensità di
sfruttamento o di aree naturali attorno alle
aziende agricole, come fasce di terreno incolto tra i
campi, muretti o siepi, strade interpoderali,
fossati e stagni. Queste aree forniscono rifugio, cibo
e siti di riproduzione a uccelli, mammiferi e
insetti, oltre che le condizioni ideali per la crescita di
fiori e altri tipi di piante autoctone. La
biodiversità dei terreni agricoli comprende anche la ricca
diversità genetica delle razze locali di
bestiame e delle varietà di colture, molte delle quali si
sono straordinariamente adattate ai suoli, alla
vegetazione e al clima delle rispettive regioni.
Qualità dell’acqua e
disponibilità delle risorse idriche
L’uso di fertilizzanti, erbicidi e
antiparassitari per migliorare la produzione agricola è ormai
una pratica comune, che tuttavia può avere
enormi ripercussioni sulla qualità delle acque
superficiali e delle falde acquifere. È
importante trovare il modo di ridurre le quantità di nitrati,
fosfati e altri rifiuti agrochimici che si
riversano nei corsi d’acqua e nelle falde acquifere, in modo
da proteggere le risorse d’acqua potabile e
contribuire alla biodiversità di fiumi e zone umide.
Poiché l’agricoltura è uno dei settori che
maggiormente sfrutta le risorse idriche, soprattutto
per l’irrigazione di colture di alto pregio e
per la produzione di frutta e ortaggi nelle zone più
aride d’Europa, uno dei principali problemi al
centro di numerosi interventi è quello di garantire
un utilizzo più efficiente e sostenibile
dell’acqua, per garantire la disponibilità di risorse idriche
per tutti.
Funzionalità del suolo
Il suolo è un elemento indispensabile per tutte
le forme di produzione agricola. Un suolo
adeguato possiede una buona struttura,
sufficiente materia organica ed è resistente all’erosione
da parte del vento o dell’acqua. La maggior
parte delle pratiche agricole genera ripercussioni
sulla funzionalità del suolo, ma quest’ultima
può essere preservata ricorrendo ad appropriati
metodi di produzione agricola.
Stabilità del clima –
aumentare lo stoccaggio del carbonio e
ridurre le emissioni di gas
a effetto serra
Per stabilizzare il clima del pianeta è
importante liberare una parte di CO2 finora accumulata
nell’atmosfera. Le piante accumulano CO2 con
estrema efficacia e i metodi agricoli che
prevedono la conservazione di un manto vegetale
permanente e un ritorno dei rifiuti vegetali
nel suolo rappresentano un buon meccanismo per
“ripulire” l’atmosfera dal carbonio.
I pascoli permanenti, infatti, sono in grado di
immagazzinare carbonio in pari quantità rispetto
alle foreste. Oltre a migliorare lo stoccaggio
del carbonio, l’agricoltura può anche contribuire a
ridurre le emissioni di gas a effetto serra di
cui è responsabile.
Resistenza agli incendi e
alle inondazioni
Soprattutto negli Stati membri dell’Europa
centrale e meridionale, la corretta manutenzione
dei pascoli può costituire un’importante
barriera alla diffusione degli incendi boschivi e
ridurre il rischio di incendio in impianti
permanenti come gli oliveti. In futuro, la capacità
dei terreni agricoli di assorbire le
precipitazioni eccessive e di immagazzinare le acque di
esondazione sarà un fattore sempre più
rilevante, nella misura in cui i cambiamenti climatici
acuiscono i rischi di inondazione nelle zone
urbane.
Paesaggi agricoli
Per migliaia di anni la pratica agricola ha modellato, e continua a modellare ancora oggi,
i caratteristici paesaggi agricoli europei, dai
pascoli alpini ai paesaggi a terrazze, dalle
“dehesas” ai frutteti, dalle pianure alluvionali
ai paesaggi a mosaico dei campi coltivati
alternati a praterie. Tuttavia, anche se molti
modelli di sfruttamento del suolo e molti aspetti
tradizionali e caratteristici del paesaggio
locale non sono più essenziali per i metodi agricoli
moderni, mantenerli in vita è essenziale se si
vuole preservare la diversità di questi paesaggi
culturali. La protezione della diversità dei
paesaggi agricoli è importante per mantenere
l’attrattiva esercitata dalle zone rurali come
luoghi residenziali o destinazioni turistiche.
Vitalità rurale
Nell’UE-27 le zone rurali sono estremamente
diversificate in termini di sfruttamento del
territorio, popolazione, prosperità, lingua,
patrimonio culturale e tradizioni. Per garantire
la vitalità delle zone rurali è necessario
assicurare opportunità di lavoro, un livello minimo
di servizi e infrastrutture, e disporre inoltre
di buone reti sociali e di capacità umane per
sostenere e promuovere questi valori, con
l’obiettivo ultimo di salvaguardare nel lungo
termine la vitalità e l’attrattiva delle zone
rurali come luoghi in cui vivere, lavorare e recarsi in
visita. Il territorio, la natura del
paesaggio circostante, il clima e altri fattori
naturali concorrono tutti alla comparsa di costumi,
tradizioni e forme di identità delle zone
rurali. L’agricoltura può contribuire a sostenere la vitalità
rurale grazie al ruolo che la popolazione
rurale, le attività rurali e le tradizioni ad essa associate
svolgono in queste zone. E i vantaggi di questa
interazione sono vicendevoli. Se le zone rurali
rimangono economicamente e socialmente vitali,
ciò a sua volta può favorire il proseguimento
di attività economiche come l’agricoltura e la
silvicoltura, il che a sua volta è importante per
assicurare l’erogazione di beni pubblici
ambientali dai quali dipendono numerosi settori, come
il turismo rurale e le attività ricreative.
Sicurezza alimentare
Se è vero che il cibo è un bene privato,
altrettanto certo è che il mercato non assicura la
disponibilità di prodotti alimentari in
qualsiasi momento e ovunque. È quindi necessaria
un’azione deliberata per garantire la fornitura
di prodotti alimentari nel lungo termine a
livello europeo o globale. A tal fine è
indispensabile mantenere in futuro la capacità di
produrre cibo in maniera sostenibile attraverso
una gestione appropriata dei suoli e delle
altre risorse e la salvaguardia delle necessarie
competenze.
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