lunedì 8 gennaio 2024

Il ruolo pubblico della conoscenza in agricoltura

NinoSutera

 Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell'Innovazione in Agricoltura
Il sistema della conoscenza e dell'innovazione in agricoltura (in inglese, AKIS - Agricultural Knowledge and Innovation System) è un "insieme di organizzazioni e soggetti che operano in agricoltura, e di legami e interazioni fra loro, impegnati nella produzione, trasformazione, trasmissione, conservazione, recupero, integrazione, diffusione e utilizzo della conoscenza e dell'informazione, con lo scopo di lavorare sinergicamente per supportare il processo decisionale e di risoluzione di problemi e l'innovazione in agricoltura" (Röling e Engel, IT from a knowledge system perspective: concepts and issues, 1991). 

akis-glossario-sistema-della-conoscenza 

In Sicilia la migliore stagione è datata dalla L.R 73/77 che istituiva le SOAT e SOPAT   supportata dal Reg 270/79 che prevedeva il ruolo strategico dei Divulgatori Agricoli Polivalenti e/o Specializzati, coordinati dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura.
Altri esempi, non hanno mai inciso sulle necessità del mondo agricolo, comprese strade diverse dal  ruolo pubblico e fuori del tempo in cui viviamo,  individuate dalle programmazioni 2007/2013 e 2014/2020

Ecco perchè da più parti viene sollecitata la necessità,  che l'Assessorato Regionale all'Agricoltura  si riappropri del proprio ruolo.

                                  L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, con regia  a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori e facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, veri rispetto alle esigenze del mondo agricolo, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.).
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Negli ultimi anni l’espressione “beni pubblici” ha guadagnato
popolarità nell’UE e non solo. Nonostante ciò, attorno a tale
espressione sembra che aleggi  un’aura di vago
mistero.
Cosa si intende per “beni pubblici”? In che modo i beni
pubblici si distinguono dai “beni privati”? Fino a che punto si
dovrebbe rigorosamente definire quest’espressione? E qual è il
rapporto tra beni pubblici e politiche pubbliche?
Se si prende come punto di partenza (possibilmente con le
opportune precisazioni e i dovuti distinguo) la nozione che
riconosce nei beni pubblici tutti quei beni che apportano
benefici alla collettività e che non possono essere acquistati
sul mercato, il nesso con la politica di sviluppo rurale dell’UE
appare evidente.

Aspetti quali la salute e la qualità dell’ambiente rurale e della
campagna, oltre che la vitalità e la vivacità delle zone rurali,
rappresentano interessi palesemente vitali per la società nel
suo complesso. E tali condizioni non si possono facilmente
garantire attraverso i mercati: ecco perché la politica deve
intervenire per colmare questa lacuna. Altrimenti la produzione
di questi beni pubblici sarà sistematicamente limitata e, in
alcuni casi, potrebbe addirittura esaurirsi quasi del tutto.
È evidente, quindi, che la politica di sviluppo rurale
rappresenta un fattore vitale per l’erogazione di beni pubblici
nelle aree rurali, per esempio perché accorda incentivi
per la realizzazione di azioni ambientali, perché forma un
considerevole capitale fisico e umano e mobilita i talenti e le
energie delle popolazioni locali, che investe nelle risorse immateriali

 Perché è necessario elaborare politiche che prevedano
l’assegnazione di ingenti risorse di bilancio a favore dell’agricoltura,
della silvicoltura, dello sviluppo rurale e della gestione del territorio
in Europa? Cosa spera di ottenere la società con questi interventi?
La risposta sempre più frequente a queste domande è che l’obiettivo
ultimo di tali azioni è garantire la produzione di beni pubblici.  
  

 Cosa si intende per beni pubblici?

L’espressione “beni pubblici” è stata coniata dagli economisti per
indicare un insieme di beni, servizi e altri fattori di interesse per la
società che non possono essere forniti attraverso il mercato, ossia
attraverso la normale interazione di domanda e offerta. I mercati si
sono dimostrati il meccanismo più efficace di incontro tra domanda
e offerta di beni e servizi privati, come ad esempio gli alimenti e
le bevande. Esistono tuttavia altri beni e servizi ai quali la società
umana attribuisce un certo valore e che desidera ottenere, ma
che il mercato non può offrire. Questi beni e servizi sono noti nella
letteratura economica come “beni pubblici” e comprendono beni
ambientali come la biodiversità o i paesaggi culturali.
Per definizione i beni pubblici possiedono due importanti
caratteristiche. In primo luogo, sono beni “non rivali” nel consumo,
nel senso che il loro consumo da parte di un individuo non implica
l’impossibilità per un altro individuo di consumarlo a sua volta. In
secondo luogo, sono “non escludibili”, nel senso che, una volta che il
bene pubblico è stato prodotto, è impossibile impedirne la fruizione
da parte di altri consumatori.
Proprio per queste caratteristiche i mercati non funzionano nel caso
dei beni pubblici, perché non ci sono motivi forti che inducano la
gente a pagare per poterne fruire. Al tempo stesso, mancano gli
incentivi per la fornitura di tali beni, poiché chiunque decidesse di
produrli non ne ricaverebbe alcun compenso. Ne deriva il potenziale
rischio di una sottoproduzione di beni pubblici.
Di conseguenza, se la società ha bisogno di un particolare bene
pubblico che non è erogato in quantità sufficiente, la sua produzione
deve essere garantita da politiche pubbliche intese ad assicurare un
livello appropriato di fornitura del bene, in linea con la domanda.
Quando il mercato non è in grado di soddisfare la domanda,
devono essere attuate politiche pubbliche che incentivino l’azione
necessaria. Ciò a sua volta richiede la definizione di chiare norme
come punto di partenza di un’azione ammissibile o, in molti casi, il
ricorso a fondi pubblici per incentivare l’offerta.

In Europa l’agricoltura non solo è responsabile della fornitura di
prodotti alimentari e materie prime, ma occupa anche il 40% circa
del territorio totale. Di conseguenza, esercita un potente influsso
sullo stato dell’ambiente rurale e sulle opportunità di una sua
fruizione. In Europa le zone autenticamente selvagge sono quasi
del tutto scomparse, per cui la qualità dell’ambiente dipende
pesantemente dalle modalità con cui è gestito il territorio.

Rafforzamento delle capacità

Rafforzare le capacità significa sviluppare le competenze e le
conoscenze dei gestori del territorio e, più in generale, delle
comunità rurali. Tale misura si prefigge inoltre l’obiettivo di stimolare
e consolidare reti sociali ben funzionanti e la partecipazione attiva
della comunità. Tutto ciò è fondamentale per garantire nel lungo
termine il coinvolgimento degli attori rurali nell’erogazione di beni
pubblici, di tipo sia ambientale sia sociale. In effetti, il rafforzamento
delle capacità è indispensabile per rincalzare la sostenibilità delle
comunità rurali e può essere estremamente utile per dar vita a un
cambiamento comportamentale di più lungo termine.
Nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale esiste tutta una varietà
di misure che possono essere utilizzate per rafforzare le capacità.
Tra queste si annoverano le misure in favore della consulenza
e della formazione, specificatamente mirate al potenziamento
delle capacità nella comunità agricola, per esempio tramite corsi di
formazione per l’acquisizione di tecniche di gestione ambientale,
e servizi di consulenza sull’uso sostenibile delle risorse e sulla
conservazione della qualità delle risorse idriche, della funzionalità
del suolo e della biodiversità dei terreni agricoli. Rivestono inoltre
un ruolo fondamentale aspetti quali il miglioramento del benessere
degli animali nelle aziende agricole, l’aumento della disponibilità di
acqua e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.



Biodiversità sui terreni agricoli
Nel tempo molte specie animali e vegetali selvatiche hanno condiviso il territorio con la
produzione agricola. Al giorno d’oggi, tuttavia, con l’intensificarsi dell’agricoltura, la biodiversità
dei terreni agricoli dipende oggi pesantemente dalla presenza di zone a bassa intensità di
sfruttamento o di aree naturali attorno alle aziende agricole, come fasce di terreno incolto tra i
campi, muretti o siepi, strade interpoderali, fossati e stagni. Queste aree forniscono rifugio, cibo
e siti di riproduzione a uccelli, mammiferi e insetti, oltre che le condizioni ideali per la crescita di
fiori e altri tipi di piante autoctone. La biodiversità dei terreni agricoli comprende anche la ricca
diversità genetica delle razze locali di bestiame e delle varietà di colture, molte delle quali si
sono straordinariamente adattate ai suoli, alla vegetazione e al clima delle rispettive regioni.

Qualità dell’acqua e disponibilità delle risorse idriche

L’uso di fertilizzanti, erbicidi e antiparassitari per migliorare la produzione agricola è ormai
una pratica comune, che tuttavia può avere enormi ripercussioni sulla qualità delle acque
superficiali e delle falde acquifere. È importante trovare il modo di ridurre le quantità di nitrati,
fosfati e altri rifiuti agrochimici che si riversano nei corsi d’acqua e nelle falde acquifere, in modo
da proteggere le risorse d’acqua potabile e contribuire alla biodiversità di fiumi e zone umide.
Poiché l’agricoltura è uno dei settori che maggiormente sfrutta le risorse idriche, soprattutto
per l’irrigazione di colture di alto pregio e per la produzione di frutta e ortaggi nelle zone più
aride d’Europa, uno dei principali problemi al centro di numerosi interventi è quello di garantire
un utilizzo più efficiente e sostenibile dell’acqua, per garantire la disponibilità di risorse idriche
per tutti.

Funzionalità del suolo

Il suolo è un elemento indispensabile per tutte le forme di produzione agricola. Un suolo
adeguato possiede una buona struttura, sufficiente materia organica ed è resistente all’erosione
da parte del vento o dell’acqua. La maggior parte delle pratiche agricole genera ripercussioni
sulla funzionalità del suolo, ma quest’ultima può essere preservata ricorrendo ad appropriati
metodi di produzione agricola.

Stabilità del clima – aumentare lo stoccaggio del carbonio e
ridurre le emissioni di gas a effetto serra

Per stabilizzare il clima del pianeta è importante liberare una parte di CO2 finora accumulata
nell’atmosfera. Le piante accumulano CO2 con estrema efficacia e i metodi agricoli che
prevedono la conservazione di un manto vegetale permanente e un ritorno dei rifiuti vegetali
nel suolo rappresentano un buon meccanismo per “ripulire” l’atmosfera dal carbonio.
I pascoli permanenti, infatti, sono in grado di immagazzinare carbonio in pari quantità rispetto
alle foreste. Oltre a migliorare lo stoccaggio del carbonio, l’agricoltura può anche contribuire a
ridurre le emissioni di gas a effetto serra di cui è responsabile.

Resistenza agli incendi e alle inondazioni

Soprattutto negli Stati membri dell’Europa centrale e meridionale, la corretta manutenzione
dei pascoli può costituire un’importante barriera alla diffusione degli incendi boschivi e
ridurre il rischio di incendio in impianti permanenti come gli oliveti. In futuro, la capacità
dei terreni agricoli di assorbire le precipitazioni eccessive e di immagazzinare le acque di
esondazione sarà un fattore sempre più rilevante, nella misura in cui i cambiamenti climatici
acuiscono i rischi di inondazione nelle zone urbane.

Paesaggi agricoli

Per migliaia di anni la pratica agricola ha modellato, e continua a modellare ancora oggi,
i caratteristici paesaggi agricoli europei, dai pascoli alpini ai paesaggi a terrazze, dalle
“dehesas” ai frutteti, dalle pianure alluvionali ai paesaggi a mosaico dei campi coltivati
alternati a praterie. Tuttavia, anche se molti modelli di sfruttamento del suolo e molti aspetti
tradizionali e caratteristici del paesaggio locale non sono più essenziali per i metodi agricoli
moderni, mantenerli in vita è essenziale se si vuole preservare la diversità di questi paesaggi
culturali. La protezione della diversità dei paesaggi agricoli è importante per mantenere
l’attrattiva esercitata dalle zone rurali come luoghi residenziali o destinazioni turistiche.

Vitalità rurale

Nell’UE-27 le zone rurali sono estremamente diversificate in termini di sfruttamento del
territorio, popolazione, prosperità, lingua, patrimonio culturale e tradizioni. Per garantire
la vitalità delle zone rurali è necessario assicurare opportunità di lavoro, un livello minimo
di servizi e infrastrutture, e disporre inoltre di buone reti sociali e di capacità umane per
sostenere e promuovere questi valori, con l’obiettivo ultimo di salvaguardare nel lungo
termine la vitalità e l’attrattiva delle zone rurali come luoghi in cui vivere, lavorare e recarsi in
visita. Il territorio, la natura del
paesaggio circostante, il clima e altri fattori naturali concorrono tutti alla comparsa di costumi,
tradizioni e forme di identità delle zone rurali. L’agricoltura può contribuire a sostenere la vitalità
rurale grazie al ruolo che la popolazione rurale, le attività rurali e le tradizioni ad essa associate
svolgono in queste zone. E i vantaggi di questa interazione sono vicendevoli. Se le zone rurali
rimangono economicamente e socialmente vitali, ciò a sua volta può favorire il proseguimento
di attività economiche come l’agricoltura e la silvicoltura, il che a sua volta è importante per
assicurare l’erogazione di beni pubblici ambientali dai quali dipendono numerosi settori, come
il turismo rurale e le attività ricreative.

Sicurezza alimentare

Se è vero che il cibo è un bene privato, altrettanto certo è che il mercato non assicura la
disponibilità di prodotti alimentari in qualsiasi momento e ovunque. È quindi necessaria
un’azione deliberata per garantire la fornitura di prodotti alimentari nel lungo termine a
livello europeo o globale. A tal fine è indispensabile mantenere in futuro la capacità di
produrre cibo in maniera sostenibile attraverso una gestione appropriata dei suoli e delle
altre risorse e la salvaguardia delle necessarie competenze.






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