lunedì 15 maggio 2017

Agricoltura senza campagna


                                                               di   Giuseppe Bivona 

                       
                                   Storicamente, nelle famiglie contadine più o meno facoltose,vigeva un criterio selettivo che impegnava il futuro dei propri figli: se erano svegli, perspicaci e intelligenti ,studiavano e veniva loro assicurata la carriera di medico,avvocato,ingegnere o ,se aveva la vocazione, ad alto prelato. Chi “non aveva testa”o difficoltà ad applicarsi ,restava in campagna, a curare e gestire la proprietà agricola .
Così nel tempo si  sedimentò  e consolidò nel settore agricolo, attraverso una sorta di selezione al ribasso una “debolezza  culturale”, che ha contribuito, non poco a marginalizzare l’agricoltura e relegarla tra le attività neglette,la cenerentola. Ma vi è di più . Quando poi furono istituiti le scuole di agraria e l’agronomia elevata a dignità  professionale, molti giovani, nel rifuggire  i corsi di studi più impegnativi , non,trovarono di meglio  che sfruttare  i facili approdi  messi a disposizione dal fertile ingegno di Arrigo Serpieri. Al ché  , il vecchio, saggio contadino avrebbe commentato: “chiama l’orvu chi t’accumpagna” “
Queste, sono certo , scherzose semplificazioni  di una realtà molto più complessa e complicata e …gli accenni volutamente paradossali, non hanno alcun intento nel mancare di riguardo verso tecnici e agricoltori  con cui intercorrono rapporti di fattiva collaborazione e profonda stima.
Tuttavia è innegabile che nella storia e nella cultura dominante ,”la campagna “ o in genere la “ruralità” sono stati termini quasi da esorcizzare, una etichetta infamante , un vissuto da cui fuggire il più lontano possibile,nella stolta convinzione chela vita agreste equivalesse  sempre e comunque a fame ,miseria ed ignoranza e che dietro il “rurale”  si celasse  il populismo reazionario , l’infido interclassismo  quello ,che ha sempre ossessionato la sinistra . Così i contadini del sud venivano identificati come “sanfedisti” , forcaioli ,sordi e insensibili ai richiami risorgimentali (ricordate i fratelli Bandiera o Carlo Pisaccane?) , o peggio, briganti ,mentre quelli del nord  passavano per “austriacanti”  Un retaggio evocato ed esaltato dal peso e dal ruolo sempre più  determinante, che la realtà urbana assolveva  nella vita politica,sociale e culturale.
E la campagna? Da tempo la nobiltà e la borghesia hanno utilizzato le tenute agricole quali occasione  d’investimento ,produzione ,prestigio,residenza di piacere  fino a che, i conflitti di classe nelle campagne e la rivoluzione industriale, non ne modificarono radicalmente sia l’assetto sociale che produttivo.
Agli inizi degli anni 70 il prof Corrado Barberis dell’Istituto di Sociologia Rurale osservava come il processo di integrazione della produzione agricola-alimentare, all’interno dell’economia nella società industriale, provocava , parallelamente e costantemente, il “divorzio”, la scissione netta tra agricoltura e ruralità ovvero si delineava sempre più una agricoltura senza….campagna.
Che cosa ne è rimasta della nostra vecchia fertile terra?. Un mero supporto fisico, un semplice ancoraggio! E gli interventi  colturali? Sono quasi esclusivamente condizionati dalla chimica,  dalla meccanica e dalle biotecnologie e destinati sempre più a sovrapporsi e/o sostituirsi, in modo invasivo, ai naturali processi biologici!
Così  l’attività e le produzioni agricole sono sempre più influenzate  ,anzi condizionate, dal mercato globale  che ne modella il paesaggio ,segnato , ormai dalla monotonia della monocultura e, consegna la “campagna “ come appendice , semplice segmento, della complessa filiera agro-industriale!
Osservate, per un istante gli allevamenti zootecnici “intensivi”, vengono catalogati come “agricoli”…..   per ovvia convenienza fiscale . Ma ci siamo chiesti che nesso mantengono con l’agricoltura? Arrivano camion carichi di mangimi e foraggi e ne escono con liquame destinato ad alimentare centrali di biogas o concimi quasi chimici (digestati e trattati) E il latte? Quasi un prodotto secondario.
Eppure , alcuni interventi di politica comunitaria,  in linea di principio ,sull’onda di emergenze ambientali e sanitarie avevano posto la giusta attenzione ad un processo di “ruralizzazione” della nostra agricoltura onde favorire principi di qualità ,rispetto dell’ambiente ,difesa del paesaggio e del patrimonio agricolo ecc .Ma come al solito rischiano di finire nel vecchio tran –tran di aiuto alle imprese e a quelli di trasformazione agro- industriale di agricoltura convenzionale  Il sostegno alla vera “ruralità “ viene vanificata dalla imposizione di adempimenti burocratici  o da pretestuosi “parametri “  pseudo –economici ,che relegano i piccoli produttori in posizione di sicuro svantaggio.
Ma è proprio vero ,come sostengono gli esponenti dell’agricoltura industriale,  che la “vera” agricoltura, che da  mangiare e sfama la gente, è quella specializzata ,industrializzata ,chimicizzata e …..il resto e roba da sognatori o di nostalgici perditempo?  
Questa agricoltura che “sfama”  la gente è un subdolo inganno: è inefficiente perché utilizza circa 10 kilocalorie per produrne 1kilocaloria . Inoltre è inquinante e sprecona Ma in queste affermazioni si nascondono pregiudizi antirurali ,per il quale la dimensione “campagnola” esprime solo  subalternità ,miseria e residualità .
Queste posizioni riaffermano che lo spazio rurale ,in senso fisico e sociale  rappresenti un ricettore passivo di valori esogeni ,gentilmente elargiti dalla società urbana .
Invece  il “rurale” è capace di esprimere oggi come ieri valori endogeni  molto più significativi, molto pertinenti,  specie in questa nostra epoca   gravata da profonde crisi da cui non sembra facile trovare vie di uscite.
Viviamo in un contesto dove i media sono tesi alla celebrazione di una immagine idilliaca delle dimensioni rurali , delle produzioni del “terroir”, in cui si assaporano o si evocano “atmosfere contadine”.In un mondo dove la maggior parte della popolazione vive in agglomerati urbani e dove l’agricoltura e la trasformazione alimentare sono talmente industrializzate, i “revival “ del Mulino Bianco, usano l’angoscia del consumatore che di fronte alla artificializazione di ogni aspetto della vita e del consumo ,desidera essere rincuorato o coccolato con rappresentazioni che sfruttano i richiami alla tradizione  al naturale  all’antico ( antico forno a legna, antico frantoio a pietra , antica osteria con cucina casalinga  ecc.)
I meccanismi della promozione dei consumi modulano abilmente ,dosandoli tra loro , i richiami alla nostalgia da una parte e la tensione schizofrenica verso l’incessante nuovo  il tecnologicamente avanzato.
Perciò lo spazio rurale non è un terreno definitivamente  pacificato tra produzione industriale (o produzioni no food) e uno spazio di consumo bucolico e compensativo ,ricreativo od emozionale  o delle de-privazioni delle condizioni stressanti  imposte dallo stile di vita  urbano-industriale . La campagna diviene ambito sociale conteso , un terreno di scontro che riguarda  l’uso dello spazio rurale , la produzione di cibo,  l’energia rinnovabile  ,le risorse culturali e genetiche  o playgrounnd per le classi medie urbane, presepe ritemprante , spazio residenziale  ,dove le attività ricreative assumono valenza educativa e sociale e si integrano con quelle produttive.
In questo contesto emergono assunti  nuovi e diversi culturalmente significativi  nati nelle nicchie ecologiche delle odierne dinamiche sociali. Sono apporti umani , esperienze maturate e sofferte , i neoruralisti  culturalmente avanzati,  legati da un lato alle esperienze familiari  ,difesa della loro identità,  ,ancoraggio solido delle proprie radici , opportunità per riappropriarsi orgogliosamente delle proprie origini . Una mia carissima amica ,madre affettuosa  è ansiosa per un futuro incerto riservato ai giovani, mi esprime non poche perplessità circa la decisione del figlio  di impegnarsi nel gestire l’azienda agricola di famiglia . Sarò molto radicale ,  ma non ho mai visto attecchire” radici “nell’asfalto cittadino ,ne tra gli scatoloni di cemento , vedo sempre più cumuli di immondizia   nauseabonda accatastate per le vie delle città. E se provassimo ad invertire il  paradigma ovvero il“criterio selettivo” espresso all’inizio con cui abbiamo aperto questo articolo ?  Le intelligenze più fervide si riverseranno nelle campagne  e saranno popolate da giovani che amano la terra ,la natura, riscopri ranno le emozioni  per la nascita di un vitello  e ascolteranno stupiti il suono emesso dalle fogli secche del mais in autunno.
Riformuleranno la cultura della “sobrietà”  attraverso il Recupero, il Risparmio, il Riciclo, il Riparare il Riutilizzare,Ristrutturare,Rivalutare .Una nuova “scienza” agricola dove non esistono discipline separate e, il pensiero cresce nell’esperienza diretta, nell’immensa sapienza…. spaziando libero  fra religione, filosofia ,climatologia  fisica, chimica…. Cosi che coltivando i campi, coltivano la loro….. anima 


domenica 14 maggio 2017

SICILIA – AD ANTONIO PRESTI IL RICONOSCIMENTO DI “AMBASCIATORE DELL’IDENTITÀ TERRITORIALE”

nucciatornatore
AD ANTONIO PRESTI IL RICONOSCIMENTO DI “AMBASCIATORE DELL’IDENTITÀ TERRITORIALE” DEL PERCORSO  BORGHI GENIUSLOCI  DE.CO.


Ma chi è Antonio Presti?

Presidente della Fondazione Fiumara d’Arte, Antonio Presti è un siciliano che ha deciso di dedicare tutto se stesso, compreso il suo patrimonio personale, al trionfo dell’arte in tutte le sue forme.
Da anni è impegnato  a creare una coscienza legata alla cultura e soprattutto ad uno spirito etico, che si formi  attraverso un rapporto differente con la bellezza.
Nato a Messina il 12 Maggio 1957, nel 1982, ancora giovanissimo,costituisce l’Associazione Culturale Fiumara d’Arte. Consapevole che il valore eccessivo attribuito al denaro è in contrasto con la sua filosofia di vita e volendo dare un importante senso all’esistenza, sceglie l’arte come dimensione che dia continuità alla vita. Decide così di dedicarsi anima e corpo alla sua vocazione di “artista” e l’arte e l’etica diventano i due obiettivi conduttori di tutte le sue scelte.
 “ Borghi GeniusLoci della Lurss.Onlus è un processo culturale  di valorizzazione del territorio e al francese “terroir” preferiamo il latino “genius loci”-afferma Nino Sutera    un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile.

Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co., ideato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus, prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa.
Un percorso da condividere con il territorio e per il territorio. Si tratta di un percorso che vuole salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Nelle arti e non solo, il “GeniusLoci” rappresenta concettualmente quello “spirito” percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi luoghi ed irripetibili certi momenti, uno spazio, un edificio o un monumento.
Non solo: il Genius Loci è anche nelle immagini, nei colori, nei sapori e nei profumi dei paesaggi intorno a noi, che tanto spesso, anche all’improvviso, ci stupiscono ed emozionano. Le persone “respirano” il genius loci di un luogo, di un ambiente quando ne hanno piena coscienza.
Ognuno di noi è attaccato ad un luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. Ecco, l’obiettivo è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze storiche,  culturali, etiche del territorio.

Il format GeniusLoci De.Co. è un percorso composto da 12 steps tra questi il riconoscimento di “Ambasciatore dell’identità Territoriale”

-Nell’essere onorato, afferma Nino Sutera, a nome mio e della lurss.onlus, di aver avuto il privilegio di conferire il riconoscimento ad Antonio Presti, potevamo scegliere tante  motivazioni, ma una a mio avviso sintetizza bene “l’opera indelebile di un uomo che non è fuggito dalla sua terra  e che, se pur in mille difficoltà, ha l’ambizione di cambiarla”

Tempo addietro-prosegue il dott.Sutera- avevo letto un bellissimo articolo di Nino Amadore su Il Sole 24 Ore,  dal titolo Il mecenate siciliano Antonio Presti rifiuta 80 mila euro della Regione. «Non si può sporcare la cultura», cosa che mi ha incuriosito non poco e che definisce il contorno dell’opera  quotidiana di Antonio Presti.


E’ innegabile che nell’opera di Presti ci sia tanto genius loci e tanto anima mundi, ma questo sarà oggetto di discussione del prossimo incontro -conclude Nino Sutera

sabato 13 maggio 2017

Terr@ Glocal

Nella splendida location di Casa Planeta   si è svolta la presentazione            di “ t e r r @” TerritorioEnogastronomiaRisorseRurali@mbientali percorso ITINERANTE InFormativo di glocal, moderato da Antonella Marascia Past President AIF Sicilia, segretario generale del Comune di Mazara del Vallo, docente e progettista area formazione pubblica, impegnata nei processi di innovazione, formazione e comunicazione nella P.A., autrice di articoli e pubblicazione sui temi dell’apprendimento e dello sviluppo locale. 

Dopo i saluti dell’Amministrazione Comunale nella persona del Vice Sindaco Dott. Valentina Barbera, ha introdotto i lavori Nino Sutera, Innovation brokers e ideologo del percorso.

Ecco le tematiche presentate


Valentina Scollo, Nutrizionista
Alimentazione&Salute

Gaspare Varvaro, Agronomo Componente della Consulta Agricola del Comune di Menfi
Ambiente &Territorio

Antonietta Ortolani, Insegnate e Animatrice della Libera Università Rurale
Agricoltura sociale

Antonella Migliore, Consigliere Comunale del Comune di Montevago
Paese Albergo

Alcuri Andrea Funzionario dell’ENEL Ex consigliere comunale di Menfi
Energie Rinnovabili

PATRIZIA BUSCEMI, Prof..ssa di Lingue e Presidente della Consulta delle donne
Pari Opportunità

Gaspare Ruggia, Presidente della Consulta Giovanile
Gioventù InMovimento

Giacomo Tarantino, Presentatore, autore e promotore territoriale
Territorio in un Immagine

Giuseppe Guzzetta, Libero Professionista, Animatore del Gal Terre del Gattopardo
Città Intelligenti

Giovanni Messina, dottore di ricerca in Economia Territorio e Sviluppo, giornalista pubblicista.
Cibo & Letteratura

Michele Dimino, di Banca Mediolanum
Etica&Finanza

Giuseppe Bivona, Agronomo, Giornalista e Presidente della Libera Università Rurale ha curato le conclusioni

Cos’ è Terr@ ? Piccoli gruppi per grandi idee, un viaggio itinerante e intrigante, per approfondire tematiche d’interesse comune, costruendo il percorso formativo e portandolo avanti in situazione di sostanziale autoapprendimento. Uno spazio di riflessione, persone di diversa estrazione ed esperienza s’incontrano per presentare la propria esperienza, per elaborare idee, proposte e progetti comuni, ma anche uno spazio come sinonimia di un’agire creativo.
Perchè? L’ambizione è di avvistare in maniera partecipata e condivisa idee, proposte, tale da divenire per il prossimo futuro un modello da seguire, aperto a tutti i soggetti socio – economici, ed ai singoli cittadini, che sono interessati e vogliano cimentarsi sul futuro sostenibile del proprio territorio.In questa prospettiva, il territorio non deve essere considerato semplicemente come luogo fisico, ma esso rappresenta soprattutto una comunità collettiva, ricca di saperi e competenze diffusi tra i vari attori, dalle istituzioni pubbliche alle organizzazioni, dalle associazioni, ai singoli cittadini.
Quale tematica? terr@ affronterà le tematiche legate a Ambiente&Territorio-Etica&Finanza- Pari Opportunità-Energie Rinnovabili-Paese Albergo-Territorio in un Immagine-Agricoltura Sociale-Città Intelligenti-Cibo&Letteratura- Differenziamoci-GioventùInMovimento-Agricoltura&Alimentazione
La metodologia? Seminari, focus group, session poster, talk show.  finalizzati a presentare proposte di sviluppo territoriale.
I partner? portatori di interessi economici, sociali e culturali.
                Aver saputo interpretare le esigenze e le richieste diffuse di disseminare conoscenze e informazioni, tramutandoli in un fatto concreto è destinato ad essere consegnato alla storia di questa terra, ecco allora come un iniziativa nasconde l’ambizione per tramutarsi in un metodo condiviso, afferma Nino Sutera.
Prossima tappa   a Montevago parleremo di Paese Albergo.

venerdì 12 maggio 2017

“Nullus locus sine genio” e i Borghi GeniusLoci De.Co.

“Nullus locus sine genio” e i  Borghi GeniusLoci De.Co.


                          “Certo. La bellezza è il nostro più grande asset. È chiaro che l’Italia dovrebbe investire nella bellezza, invece lasciamo da parte questo capitale, lo trascuriamo, lo viviamo con poco entusiasmo. Il nostro paesaggio è bello perché antropizzato. Provate ad immaginare un Mediterraneo senza Italia. Noi siamo messi lì tra le civiltà nordiche, quelle arabe e spagnole, non potevamo che essere una culla di civiltà. In questo senso il mare nostrum è quello che definisco un “consommé di cultura”. Noi abbiamo un dovere di riconoscenza verso il nostro passato“.(Renzo Piano)
Il termine genius loci, di origine latina, definisce letteralmente il “genio”, lo spirito, l’anima di un luogo è caratterizza l’insieme delle peculiarità sociali, culturali, architettoniche, ambientali e identitarie di una popolazione e l’evoluzione di quest’ultima nel corso della storia. E’ quell’unicum che caratterizza la destinazione, quella particolare atmosfera che rende un posto così speciale agli occhi del visitatore
Per trovarlo bisogna saper ascoltare, osservare, riconoscere. Tutto questo rientra nei cosiddetti “fattori di attrazione” di una luogo, nelle attrattive di un territorio che portano poi il turista a scegliere un posto piuttosto che un altro. Identificare il genius loci di un luogo non è cosa semplice, prevede un percorso culturale che miri ad indagare e studiare a fondo la cultura autoctona, le sue peculiarità, le sue problematiche.
Tuttavia spesso il genius loci viene snaturato, sconvolto, quasi cancellato quando il turismo e le strategie sottese perseguono solamente logiche economiche, senza tener conto di tutti quei fattori, elencati in precedenza, che differenziano un luogo da un altro e lo rendono unico, non replicabile. La popolazione locale, deve essere convinta protagonista di questo processo diriscoperta delle origini, se si vuole poi aprirsi agli altri e raccontare chi eravamo.
È la popolazione, con le sue tradizioni, le sue dinamiche sociali, i colori, i suoni e gli usi e costumi, che rende unica l’identità di un luogo. In un certo senso, per ritrovare il genius loci si dovrebbe entrare nei panni di un viaggiatore bambino. Osservare con la curiosità del bambino, che riesce a  percepire le cose che lo circondano con occhi ingenui. Per avvicinarsi al genius loci, bisogna quindi essere curiosi, ma non invasivi, bambini ed adulti allo stesso tempo, solo così si riesce a scoprire le meraviglie che ci circondano.

Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co., è un percorso culturale, che mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi. Obiettivo del Percorso GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di ottimizzarne la competitività.
Il percorso innovativo “Borghi Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un territorio finalizzato a rafforzare l’identità del territorio attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima di tutto, la si “pensa”.
«La denominazione comunale (De.Co.) “Borghi Genius Loci” è un atto politico, nelle prerogative del Sindaco, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente ed una progettualità riferita al futuro. Il tutto nell’ottica del turismo enogastronomico, che se ben congegnato e gestito, costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali, che nei rispettivi prodotti alimentari e piatti tipici hanno un formidabile punto di forza attrattiva nei confronti del visitatore.
«E’ proprio a tavola che si esprime quel “genius loci” che dà il nome all’iniziativa, e che preferiamo al corrispondente termine francese “terroir”: il menù non è solo una sequenza di ghiottonerie atte ad appagare i piaceri del palato, ma va anche e soprattutto inteso come narrazione di un “frammento di civiltà”. Un piatto tipico locale, quindi, è assimilabile ad un’opera d’arte, perché è un unico ed (altrove) irripetibile equilibrio di forze ed energie scaturenti da un determinato e ben definito luogo.
«Illuminante, al riguardo, la definizione che il compianto Luigi Veronelli ha dato del “genius loci”: per il grande enologo, gastronomo e scrittore lombardo, esso è da intendere come “l’intimo ed imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva”. Pertanto il Genius Loci si visita nel territorio e si assapora nel piatto».
La bellezza e l'unicità del paesaggio, gli insediamenti storici, la rigogliosa natura ha regalato diversi elementi attrattivi ereditati dalla tradizione ed in grado di affascinare i cosiddetti “viaggiatori del gusto”, ossia quei tanti turisti intelligenti e colti alla ricerca della buona tavola, non solo per apprezzarne le qualità gastronomiche, ma anche per l’intimo e profondo legame tra essa ed il territorio.
Il valore di una De.Co.(Denominazione Comunale) è quello di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel Comune. A memoria futura, oppure come occasione del presente per cogliere un’opportunità di marketing. I prodotti agro-alimentari e artigianali racchiudono al loro interno tradizione, cultura, valori, conoscenza locale, e, forse la cosa più importante, l’autenticità del loro territorio di origine. La Denominazione Comunale non è un marchio di qualità, ma il biglietto da visita di una comunità, sulla quale possono operare i sindaci per salvaguardare e valorizzare l'identità di un territorio.
L’istituzione del Borgo GeniusLoci De.Co., consente l'avvio di una fase di sviluppo endogeno del territorio, dove la propria storia e la propria tradizione diventa la "risorsa" su cui investire il proprio futuro.
Per garantire la sostenibilità del percorso occorrono tuttavia quattro principi, la storicità e l'unicità, l’interesse collettivo, condiviso e diffuso e a burocrazia zero Il mito che circonda la maggior parte dei territori rurali di successo, assomiglia a una favola vera fatta di personaggi e di eccezionalità, e di unicità. Aspetti importanti che collocano l’idea dei Borghi geniusLoci De.Co. all’interno di un percorso culturale e di pensiero innovativo volto alla difesa delle peculiarità territoriali. Non potendo legare l'azione di forza alla qualità normata dai Reg. comunitari, sta nell'unicità  dell'identità l'azione vincente.
Il territorio è un prodotto sociale per eccellenza e dunque va trattato e attenzionato come un bene patrimoniale comune da difendere e salvaguardare, per consegnarlo alle generazioni future.
Il “Genius loci", definito da Veronelli quale intimo e imprescindibile legame fra uomo-ambiente-clima-cultura produttiva. «Effetto GeniusLoci» La capacità che deve avere un territorio, di « produrre », grazie al saper fare dell’uomo che possiede il gusto del territorio nel quale riconosce in modo permanente la singolarità ed il valore.
I contenuti Genius Loci:
ORIGINALITA’ (DAL LAT.ORIRI,DERIVARE,NON SOLO DA UN PUNTO DI VISTA TOPOGRAFICO,MA CULTURALE) VUOL DIRE NON ATTENUARE O DISTORCERE LA VOCE DEL TERRITORIO DI PROVENIENZA
NATURALITA’ • PRODURRE SENZA INTERVENTI ESTRANEI ALL’AZIONE DEL TERRITORIO
IDENTITA’ (DAL LAT.IDEM,UGUALE CHE NON CAMBIA NEL TEMPO) E QUINDI FACILMENTE RICONOSCIBILE,PERCHE’ E’ IL SENSO DEL LUOGO

TIPICITA’  NEL SIGNIFICATO DATO DA MAX WEBER NEL 1919 DI QUALCOSA FACILMENTE RICONOSCIBILE PER DELLE CARATTERISTICHE ORIGINALI (UN VISO,UN QUADRO,UN VINO, UN DOLCE, UN PIATTO, ECT)  

mercoledì 10 maggio 2017

NutriSicilia2017

nucciatornatore
PALERMO,
SICILIA CIBO BENESSERE 2017

L'Associazione NutriSicilia ha organizzato la prima edizione Regionale della kermesse “SICILIA CIBO BENESSERE 2017”, un percorso educativo per la rivalutazione della gastronomia siciliana in chiave salutista. Il percorso  rivolto a cuochi professionisti, giovani chef talentuosi e cittadini.

Tutti i concorrenti hanno avuto  il compito di riproporre le ricette della tradizione gastronomica siciliana in chiave più salutista, senza sacrificare il sapore dei piatti tipici del territorio, che dovranno arricchire di gusto sano e genuinità. Un ruolo principe nella tavola di “Sicilia Cibo Benessere 2017” lo ha avuto i grani antichi di Sicilia.
Il prestigioso evento mira a promuovere “la cultura e l'arte culinaria siciliana” ed il patrimonio dei nostri prodotti che dominano la piramide alimentare della Dieta Mediterranea. L'evento ha permesso l'incontro tra produttori, chef, amatori, pubblico, tecnici professionisti di alimenti, nutrizione e salute, e mettendo in rilievo la responsabilità di diverse professionalità coinvolte nel settore della tutela della salute attraverso la nutrizione.  
Il tutto  guidato da una giuria di esperti professionisti della salute, del benessere e della cultura, che affiancando i partecipanti, ha fornito le giuste indicazioni per garantire un equilibrato apporto nutrizionale del piatto preparato e le adeguate osservazioni su quali parametri esaltare in cucina per favorire il cambiamento di stile di vita nei consumatori.  
Un progetto che si propone di consolidare il percorso di cambiamento della cultura culinaria siciliana, senza trascurare la tipicità del gusto delle ricette tradizionali isolane, per riproporle in una chiave più salutista, facendo conoscere al mercato piatti, menù e ricette dal gusto tipico mediterraneo, siciliano, ma più sano.
L'obiettivo è concepire le nostre cucine come un luogo dove ogni giorno si praticano i concetti alla base dello sviluppo sostenibile per l’Uomo e per il Pianeta.

L’evento è patrocinato dall’Assessorato Regionale della Salute, dalla Settimana delle Culture Città di Palermo e dall’Istituto dei Ciechi I. Florio e S. Salamone.  
Tra gli altri hanno partecipato: Dr. Salvatore Requirez Servizio di Prevenzione Assessorato Regionale della Salute, Dr. Giuseppe Carrubba Resp. Internazionalizzazione Ricerca Arnas Civico, Dr. Claudio Mazza Direttore Nuova Ipsa Editore,      Dr.  Nino Sutera coordinatore dell'Osservatorio di NeoRuralità dell'EnteSviluppoAgricolo,  l’Arch. Antonella Italia Presidente di Itimed, e Rossela Sucato, straordinaria ideatrice e organizzatrice dell'evento e del format. Al Prof. Luigi Parello ha vinto la competizione tra gli chef, al quale è stato anche conferito il riconoscimento di chef dei Borghi GeniusLoci De.Co  della lurss.onlus.  I ragazzi dell’Istituto Alberghiero di Castelvetrano, mentre hanno primeggiato nella categoria di giovani chef talentuosi, anche per loro il riconoscimento della lurss.onlus.

 A Giovanna  Marano, Salvatore Requirez, e Rossella Sucato, il riconoscimento della lurss.onlus di 
“Custode dell’Identità Territoriale”















martedì 9 maggio 2017

PRIMA- PARTNERSHIP DI RICERCA E INNOVAZIONE NELL'AREA MEDITERRANEA



I cambiamenti ambientali e sociali stanno profondamente colpendo i sistemi agroalimentari euromediterranei e le risorse idriche. Pratiche agricole insostenibili, mancanza di acqua, oltre lo sfruttamento delle risorse naturali, dei nuovi comportamenti di stile di vita (dieta, attività fisica e socio-culturale)   bassa redditività dei piccoli proprietari, stanno sfidando lo sviluppo sostenibile e sano, con grandi impatti sulle nostre società.
Negli ultimi anni, la crescente consapevolezza delle sfide relative ai sistemi agroalimentari, le risorse idriche nell'area del Mediterraneo hanno indotto gli stati membri dell'UE il sud e i paesi del Mediterraneo orientale (SEMC) per lavorare insieme su più comuni.
Queste iniziative hanno raggiunto importanti risultati, consentendo la creazione di una forte rete di eccellenti scienziati da entrambe le sponde del Mediterraneo   Buoni esempi di queste iniziative includono ARIMNET e ERANETMED, che mostrano efficaci cofinanziamento Nord-Sud,  in co-decisione e  co-proprietà.
L'aumento della complessità e della multidimensionalità sociale, economica e ambientale, le implicazioni dei sistemi agroalimentari e delle risorse idriche, tuttavia, hanno fatto si che i responsabili politici, i ricercatori e gli stakeholder, siano consapevoli che un approccio più integrato alla ricerca e l'innovazione deve essere adottata per affrontare efficacemente le sfide mediterranee.
Il valore strategico di una maggiore integrazione tra la ricerca euromediterranea e nazionale,   la necessità di investimenti maggiori nella ricerca e nell'innovazione nel settore del bacino del Mediterraneo è stato chiaramente riconosciuto anche dalla Conferenza euromediterranea svoltasi a Barcellona nel 2012. La Conferenza ha in particolare affermato la volontà politica di migliorare, integrare la ricerca e l'innovazione nell'area euro-mediterranea attraverso un co-progetto, cofinanziato   dal programma congiunto UE-SEMC su argomenti di mutuo accordo comune interesse.
In quell'occasione, la CE ha suggerito la necessità di un'iniziativa basata sull'articolo
185 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), al fine di definire una strategia strategica a lungo termine, e un programma integrato di ricerca e innovazione incentrato sull'attuazione di un programma strategico comune e di allineamento dei pertinenti programmi nazionali di R & I.
È all'interno di questo contesto politico che PRIMA - Partnership per la ricerca e l'innovazione nel 2006 nell'area mediterranea - ha mosso i primi passi con l'obiettivo generale "di costruire la ricerca e la capacità di innovazione e sviluppare conoscenze e soluzioni innovative comuni.
Una  gestione e una  fornitura di  sistemi, nella regione mediterranea, per renderli più climatici resilienti, efficienti, economici e sostenibili e contribuire a  risolvere la scarsità dell'acqua, la sicurezza alimentare, l'alimentazione e l'attività fisica, la salute, il benessere, e i problemi di migrazione a monte.
Dopo cinque anni di intensa  attività  grazie ad un forte impegno politico e tecnico da parte di tutti gli Stati partecipanti e delle istituzioni dell'UE, l'iniziativa è in fase di lancio. PRIMA si basa su una comune agenda di ricerca e innovazione strategica (SRIA), sulla base dei piani di lavoro e delle sue chiamate.

  SRIA   (Agenda strategica di ricerca e innovazione)    è l'output di un processo che comprende la raccolta di input che derivano da una vasta gamma di fonti, analisi, workshop, eventi degli stakeholder e esperti di consultazione pubblica e molteplici stakeholder provenienti da tutti i settori della società e di tutti i paesi. Nella SRIA emerge chiaramente che l'obiettivo di PRIMA è quello di promuovere un'eccellente ricerca, di definire le soluzioni a sostegno delle comunità, dei consumatori e delle imprese in grado di affrontare le sfide dei settori dell'acqua e dei prodotti agroalimentari e di costruire la cooperazione tra ricercatori e innovatori.
 PRIMA vorrebbe contribuire alla creazione di ponti tra le due sponde del Mediterraneo. La SRIA è  stata presentata nel maggio 2017 in occasione della Conferenza euro-mediterranea di Malta, cui hanno partecipato rappresentanti politici degli Stati partecipanti, esperti e stakeholder di tutta la regione. Questa importante opportunità mette in evidenza il valore PRIMA anche in termini di diplomazia scientifica. La SRIA guiderà tutti gli attori coinvolti nella PRIMA verso l'attuazione dell'Iniziativa. Essa rappresenta la pietra angolare nel processo di rafforzamento degli sforzi di ricerca e innovazione, con l'obiettivo finale di migliorare la salute e il sostentamento dei cittadini europei e mediterranei, incoraggiare la crescita economica e indurre società e stabilità più sostenibili nell'area mediterranea
  Queste tre aree, ognuna con specifiche priorità e obiettivi tematici / operativi, vengono intercettati reciprocamente e fecondati tra loro. Sono individuati, esplorati e sviluppati temi trasversali che, trasversalmente influenzati e emergenti dalle tre aree, sono incluse le aree tematiche trasversali aspecifiche di ricerca. La sostenibilità, la sicurezza alimentare e lo sviluppo socioeconomico sono inclusi. Inoltre, saranno considerati specificamente le tecnologie e gli approcci cross-cutting come le TIC e lo sviluppo delle capacità. Ciò rivelerebbe il forte legame tra la gestione sostenibile delle risorse idriche, gli agroalimentari e le catene di valore agroalimentare ed è il punto di partenza da cui possono essere raggiunte le sinergie e un'integrazione più profonda. 

























1° EDIZIONE, SICILIA CIBO BENESSERE

           Venerdì 19 Maggio 2017 dalle 11.00 alle 20.00
Istituto dei Ciechi — Opere Riunite I. Florio e F. ed A.               Salamone, Via Angiò 27, Palermo

L’evento è patrocinato dall’Assessorato Regionale della Salute, dalla Settimana delle Culture Città di Palermo e dall’Istituto dei Ciechi I. Florio e S. Salamone, con la collaborazione del l'Ente Sviluppo Agricolo, del  Consorzio Ballatore, di Mulini del Ponte, di Sicilì, e dell'Osservatorio di NeoRuralità, e della Libera Università Rurale dei Saperi & Sapori Onlus






L'Associazione NutriSicilia organizza la prima edizione Regionale della kermesse “SICILIA CIBO BENESSERE”, un percorso educativo per la rivalutazione della gastronomia siciliana in chiave salutista. Il percorso è rivolto a cuochi professionisti, giovani chef talentuosi e cittadini.
Tutti i concorrenti avranno il compito di riproporre le ricette della tradizione gastronomica siciliana in chiave più salutista, senza sacrificare il sapore dei piatti tipici del territorio, che dovranno arricchire di gusto sano e genuinità. Un ruolo principe nella tavola di “Sicilia Cibo Benessere 2017” lo avranno i grani antichi di Sicilia.
Il prestigioso evento mira a promuovere “la cultura e l'arte culinaria siciliana” ed il patrimonio dei nostri prodotti che dominano la piramide alimentare della Dieta Mediterranea. L'evento permetterà l'incontro tra produttori, chef, amatori, pubblico, tecnici professionisti di alimenti, nutrizione e salute, e metterà in rilievo la responsabilità di diverse professionalità coinvolte nel settore della tutela della salute attraverso la nutrizione. Offrirà ai professionisti Chef la possibilità di partecipare ad un percorso di cucina sana, permettendo loro di confrontarsi, rinnovarsi e dimostrare la propria professionalità e creatività anche in questo nuovo mercato, quello del cibo come medicina e fonte di quotidiano benessere.
Il tutto sarà guidato da una giuria di esperti professionisti della salute, del benessere e della cultura, che affiancando i partecipanti, fornirà le giuste indicazioni per garantire un equilibrato apporto nutrizionale del piatto preparato e le adeguate osservazioni su quali parametri esaltare in cucina per favorire il cambiamento di stile di vita nei consumatori.
Un progetto che si propone di consolidare il percorso di cambiamento della cultura culinaria siciliana, senza trascurare la tipicità del gusto delle ricette tradizionali isolane, per riproporle in una chiave più salutista, facendo conoscere al mercato piatti, menù e ricette dal gusto tipico mediterraneo, siciliano, ma più sano.
L'obiettivo è concepire le nostre cucine come un luogo dove ogni giorno si praticano i concetti alla base dello sviluppo sostenibile per l’Uomo e per il Pianeta…
Ma ci sarà anche spazio per la bellezza, non solo per le bontà....i partecipanti alla kermesse “Sicilia Cibo Benessere 2017” delizieranno occhi e palati con degustazioni di piatti tipici della ristorazione siciliana e della dieta mediterranea riproposti in versione “equilibrata” ed «appetibile». La kermesse avrà il merito di svelare come l’arte culinaria, al ristorante ed in casa, non può rinunciare alla ricerca, alla creatività, alla qualità, al gusto ed al valore nutrizionale degli alimenti, alla salute.

giovedì 4 maggio 2017

Il futuro dell’agricoltura è nel ritorno alle radici


                                                                                       Negli ultimi decenni il sistema alimentare degli Stati Uniti e della maggior parte delle altre nazioni si è globalizzato. Il cibo viene scambiato in quantità enormi: non solo il cibo di lusso (come caffè e cacao), ma anche le derrate alimentari di base come grano, mais, patate e riso. 

La globalizzazione del sistema alimentare ha portato dei vantaggi: la popolazione dei paesi ricchi ha ora accesso ad un’ampia varietà di cibi in ogni momento, inclusi frutta e verdura fuori stagione (come le mele in maggio o gli asparagi in gennaio) ed alimenti che non possono essere prodotti localmente (come l’avocado in Alaska). Trasporti a lungo raggio rendono possibile la distribuzione del cibo da aree in cui abbonda a luoghi in cui è scarso. Mentre nei secoli passati il fallimento regionale di una coltivazione poteva portare ad una carestia, ora i sui effetti possono essere neutralizzati tramite l’importazione, relativamente poco costosa, di cibo dall’estero. Tuttavia, la globalizzazione del sistema alimentare crea anche una vulnerabilità sistemica. Al crescere del prezzo del carburante, aumentano i costi dei prodotti d’importazione. Se la disponibilità di carburanti fosse drasticamente ridotta da qualche evento economico o geopolitico transitorio, l’intero sistema potrebbe collassare. Un sistema globalizzato è inoltre più soggetto a contaminazioni accidentali, come visto recentemente con il caso della melamina, una sostanza tossica finita nel cibo in Cina. Il miglior modo per rendere il nostro sistema alimentare più resiliente contro questi rischi è chiaro: decentralizzarlo e rilocalizzarlo.
La rilocalizzazione avverrà inevitabilmente, prima o poi, come effetto del calo della produzione del petrolio, dato che non esistono sorgenti di energia alternative in vista che possano essere introdotte in tempi brevi per prendere il posto dei derivati petroliferi. Pertanto se vogliamo fare in modo che il processo di Transizione si sviluppi in modo positivo, piuttosto che catastrofico, bisogna che sia pianificato e coordinato. Questo richiederà uno sforzo appositamente mirato a costruire infrastrutture dedicate all’economia alimentare regionale, adatte a sostenere un’agricoltura diversificata ed a ridurre il quantitativo di combustibile fossile che è alla base della dieta Nordamericana.
Rilocalizzare significa produrre localmente una frazione maggiore del fabbisogno alimentare di base. Nessuno dice che dovremmo eliminare completamente il commercio alimentare: questo danneggerebbe sia gli agricoltori che i consumatori. Piuttosto, è necessario fissare delle priorità alla produzione inmodo tale che le comunità possano fare maggiore affidamento su fonti locali per gli alimenti di base, mentre le importazioni a lungo raggio dovrebbero essere riservate ai cibi di lusso. Le derrate alimentari basilari legate alla tradizioni locali, generalmente di basso valore e di conservabili a lungo, dovrebbero venire coltivate in tutte le regioni per motivi di sicurezza alimentare. Una simile decentralizzazione del sistema alimentare produrrà maggiore resilienza sociale, capace di contrastare le fluttuazioni del prezzo del combustibile. Saranno anche minimizzati, ove appaiano, i problemi relativi alla contaminazione del cibo. Nel contempo, rivitalizzare la produzione locale di alimenti aiuterà a rinnovare l’economia del territorio. I consumatori potranno godere di cibo di qualità migliore, più fresco e di stagione. Sarà ridotto l’impatto dei trasporti sul clima. Ogni nazione e regione dovranno escogitare la propria strategia di rilocalizzazione del sistema alimentare basandosi su un’ampia valutazione iniziale di debolezze e punti di forza. I punti deboli dovrebbero essere identificati tramite l’analisi delle numerosissime modalità di dipendenza dell’approvvigionamento locale di alimenti dalla disponibilità e dal costo del combustibile fossile, attraverso tutte le fasi del sistema di produzione agroalimentare e della filiera distributiva. Le opportunità saranno diverse a seconda delle comunità e delle regioni agricole, benché esistano molte azioni che i governi possono intraprendere quasi ovunque:

• Incoraggiare la produzione ed il consumo del cibo locale offrendo supporto alle strutture a questo scopo necessarie come i mercati contadini (farmers’ market).
• Inserire all’interno del sistema di gestione dei rifiuti installazioni per la raccolta dei residui di cibo da convertire in compost, biogas e mangime animale, da fornire a contadini e allevatori locali.
• Richiedere che una percentuale minima degli acquisti di cibo per scuole, ospedali, basi militari e carceri sia approvvigionata entro un raggio di 100km.
• Creare una normativa sulla sicurezza alimentare in base alla scala di produzione e distribuzione, in modo che un piccolo produttore che vende i suoi prodotti direttamente non sia soggetto alle stesse onerose regole di una multinazionale.
Gli agricoltori stessi devono ripensare le loro strategie: la maggior parte delle aziende orientate all’esportazione dovrà spostare la produzione verso alimenti di base per il consumo locale e regionale, uno sforzo che richiederà sia una analisi dei mercati locali che la scelta di varietà adatte per questi mercati; il movimento Community Supported Agriculture (Supporto all’Agricoltura di Comunità-CSA) fornisce un modello di organizzazione aziendale che si è dimostrato vincente in diverse aree. I piccoli produttori che affrontano significativi esborsi di capitali durante questa transizione possono costituire cooperative informali per l’acquisto di macchinari ad esempio trebbiatrici per i cereali, mulini o presse per la lavorazione dei semi oleosi o microturbine idrauliche per produrre elettricità. La scelta di rilocalizzare il sistema alimentare sarà più difficile per alcune nazioni e regioni rispetto ad altre. Dovrebbero essere incoraggiate la creazione di orti urbani e anche di piccoli allevamenti (di polli, anatre, oche e conigli) all’interno delle città, ma anche così sarà necessario approvvigionare la maggior parte del cibo dalla campagna circostante, trasportandolo alle comunità urbane e periurbane senza utilizzare combustibile fossile. In questo senso la rilocalizzazione dovrebbe essere vista come un processo e uno sforzo generale e non come un obiettivo assoluto da raggiungere.

 

Post in evidenza

C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico

NinoSutera C’è la Sicilia nel Menù del film gastronomico                                               Regione Enogastronomica d’Europa 20...