martedì 6 marzo 2018

La Legge delle 5 T


                                                                                                                    di NinoSutera
Territorio+Tradizioni+Tipicità+Tracciabilità+Trasparenza = Culture
 Il ruolo dei Borghi GeniusLoci De.Co.


Il percorso Borghi  GeniusLoci De.Co.,   è un percorso culturale,     che mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi. Obiettivo del  Percorso  GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di ottimizzarne la competitività. 

              Il  percorso   innovativo   “Borghi Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un territorio finalizzato a rafforzare l’identità del  territorio   attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima di tutto, la si “pensa”

Un piano strategico di sviluppo economico territoriale  dovrebbe essere elaborato e condiviso sinergicamente dai soggetti istituzionali e da popolazione e imprese, tenendo in considerazione i necessari elementi di sostenibilità e competitività. I fattori materiali e immateriali di un territorio dovrebbero concorrere a essere rappresentati in un marchio o in un prodotto che ne costituisce il tratto distintivo: in sintesi territorio, prodotti e imprese dovrebbero avere un marchio o “brand” che consenta al consumatore l’immediata individuazione dell’area geografica di provenienza. In tale contesto si inseriscono le dinamiche di “comunicazione” del territorio la cui immagine percepita in molti casi si trasferisce sui prodotti stessi, concorrendo a definirne il generale posizionamento sul mercato. Tuttavia una moderna comunicazione veicolata anche attraverso gli strumenti di comunicazione di massa, come internet e il mezzo televisivo, richiede un forte appeal che sintetizzi i rapporti tra impresa, prodotto, territorio e cultura. Il rapporto tra cinema e letteratura costituisce in termini di comunicazione, uno degli elementi di maggiore impatto ai fini della comunicazione dell’identità territoriale.
La Sicilia rappresenta un set cinematografico naturale dove realizzare moltissimi film e fiction televisive. Uno degli esempi di maggiore interesse, a tal proposito, è costituito dal commissario Montalbano, sulla cui immagine sono stati avviati interessanti esempi di marketing territoriale della Sicilia orientale, nei territori in cui sono state girate scene della fiction televisiva, e molte imprese hanno già manifestato il loro interesse. Perché non investire allora sul rafforzamento del rapporto tra letteratura, cinema e identità territoriale? Una tale ipotesi potrebbe concorrere ad accrescere la competitività di un made in Sicily basato su parametri di  “qualità  locale” dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-Tracciabilità-Trasparenza che rappresentano la vera componente innovativa.
L’obiettivo, recuperare l’identità di un territorio come opportunità di arricchimento di significati e valori per l’economia locale. Il territorio costruito nel tempo lungo dalle civilizzazioni attente ai processi coevolutivi, su cui oggi viviamo, è un prodotto sociale per eccellenza e dunque va trattato e attenzionato come un bene patrimoniale comune da difendere e salvaguardare, per consegnarlo alle generazioni future.   Avere un luogo di origine molto bello aiuta per il successo. La percezione di qualità è in parte fortemente influenzata da fattori esterni quali la notorietà. Un territorio bello, famoso e ben organizzato e quindi un enorme vantaggio,   in questo la De.Co. può rappresentare uno strumento di comunicazione del brand
Ogni singolo comune,   possiede un patrimonio concreto che è l'espressione della propria tradizione culturale, ecco come   le De.Co. Denominazione Comunale, possono considerarsi l’innovazione di una nuova idea, che può essere un prodotto, un  processo o un nuovo modo di organizzarsi.  
Le De.Co. (Denominazioni Comunali) nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava:  “Attraverso la De.Co. il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità.” Rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale, ma soprattutto un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali. La De.Co. è “un prodotto del territorio” (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, un lavoro artigianale, etc) con il quale una comunità si identifica per elementi di unicità e caratteristiche identitarie,  deve essere considerata come una vera e propria attrazione turistica capace di muovere un target di viaggiatori che la letteratura internazionale definisce “foodies” viaggiatori sensibili al patrimonio culinario locale e non solo. Il valore di una De.Co.(Denominazione Comunale) è quello di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel Comune, a memoria futura oppure come occasione del presente, per cogliere un’opportunità di marketing. I prodotti agro-alimentari e artigianali racchiudono al loro interno tradizione, cultura, valori, conoscenza locale e, forse la cosa più importante, l’autenticità del loro territorio di origine.


lunedì 5 marzo 2018

A Menfi, il gotha dell'assistenza tecnica in agricoltura

nucciatornatore
Dopo il Google Camp al Baglio San Vincenzo di Menfi dello scorso anno, Casa Planeta  ha ospitato il gotha dell'assistenza tecnica in agricoltura. Un iniziativa inedita   ben organizzata e ben riuscita.

Con la consegna dei riconoscimenti ad alcuni dei decani in queiscienza dell'Assistenza Tecnica in agricoltura 
    L’occasione della   presentazione del libro del giornalista e scrittore Mario Liberto “Cento e più idee per valorizzare le aree rurali, finanziamenti, multifunzionalità e sistemi territoriali”. La kermesse è stata anche occasione per attribuire  i riconoscimenti ai “Decani dell’Assistenza Tecnica” della Regione Siciliana   Un riconoscimento rilasciato dalla prestigiosa European Rural Parliament. La manifestazione è stata aperta dal Sindaco di Menfi Vincenzo Lotà e successivamente sono intervenuti Giuseppe Bivona e Nino Sutera. L’evento è stato coordinato dal giornalista Michele Termine. I riconoscimenti sono stati consegnati  a: Renato Piazza, Claudia Nuccio, Giuseppe Venezia, Mario Liberto, Giuseppe Bivona, Ettore Costanzo Nicola Cacioppo, Giovanni  Di Raimondo,  e alle figlie di    Filippo Salvo ad  Impeturia Memoria  

    “Cento e più idee per valorizzare le aree rurali, finanziamenti, multifunzionalità e sistemi territoriali”  è un libro di Mario Liberto.        Un saggio utilissimo per agricoltori, professionisti, giovani in cerca di prima occupazione, titolari di aziende, associazioni culturali, operatori di turismo rurale, amministrazioni locali e per quanti operano nelle aree rurali italiane che, oltre a suggerire alcune soluzioni legati alla multifunzionalità aziendale e occupazionale, indica le fonti di finanziamento per la valorizzazione e la promozione delle aree rurali. Il libro è diviso in due parti; la parte generale evidenzia gli aspetti storici, culturali e ambientali e la scelta obbligata per gli operatori del mondo rurale della multifunzionalità.
 Il Reg. (UE) n. 1306/2013 all’art. 12 stabilisce che gli Stati membri istituiscono un sistema di consulenza aziendale (“Farm Advisory System” - FAS). Tale previsione è stata recepita a livello nazionale dall’art. 1-ter del decreto-legge 24 giugno 2014 n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014 n.116 che – di fatto – ha istituito in Italia il sistema di consulenza aziendale in agricoltura.  Il rispetto del principio di separatezza è un elemento di particolare rilievo in relazione all’attuazione del sistema di consulenza aziendale. I criteri che garantiscono tale principio sono riportati all’art. 3 del Decreto interministeriale 3 febbraio 2016 n. 1259 dove, in termini generali, è stabilito che l’organismo di consulenza non può svolgere alcuna funzione di controllo   in agricoltura e nel settore agroalimentare, ha concluso Nino Sutera
















mercoledì 28 febbraio 2018

denominazione d'origine inventata

Spieghiamo  subito perché questo post si chiama così. 
Denominazione d’origine inventata (Le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani, 180 pag. 18 €), appena uscito per Mondadori, è un libro di Alberto Grandi, docente di Storia delle imprese a Parma.

 

  ...perché, vi chiederete, “la cucina italiana è una bufala?” È la tesi di Grandi, provocatoria e quasi indisponente per noialtri italiani, pieni d’orgoglio per il modello vincente della nostra cucina, basato su mille prodotti tipici, piccoli e grandi, ma comunque autentici.
Invece no.
Un interessante contributo, se si considera che gli stessi uffici dell’U.E stanno ragionando su una rivisitazione complessiva dei “marchi”  considerato che il parmigiano reggiano, per esempio, è il prodotto più tutelato al mondo, e nello stesso tempo il più taroccato.

In tanti parlano di cibo, non possedendo i requisiti necessari di  competenza e professionalità, in molti parlano di cibo nel tentativo di  intercettare contributi a destra e manca 


Sedetevi e respirate profondamente prima di continuare. Grandi ha spiegato a Il Giorno che sarebbero state abili operazioni di marketing a cucire addosso ai prodotti che rappresentano il nostro Dna gastronomico il loro mito. Oggi diremmo, il loro storytelling.
Ma quale reputazione secolare, quale biodiversità italiana, quali artigiani, argomenta Grandi, e non contento prende le parti delle grandi aziende, perché a suo modo di vedere è stata l’industria a fare grande la gastronomia italiana.
Parmigiano
Prendi il Parmigiano, per esempio. “Ha mille anni di storia, ma quello citato da Boccaccio non assomiglia affatto al prodotto attuale. Era molto più piccolo. A Parma per di più non era nemmeno di grande qualità”.
Prosciutto
E il prosciutto? “Le qualità protette sono ben 10. I modenesi dicono che è stato inventato dai celti, i parmigiani dai romani e via andando. In realtà dal Friuli alla Sicilia, come in Europa, si è sempre lavorata la coscia di maiale, salata e messa a stagionare.
Comunque nei Baedeker di inizio ‘900 si parla di prosciutto toscano e non di quello di Parma, la cui fama risale alla seconda metà del secolo. Il Consorzio è nato nel 1963, due anni dopo quello di San Daniele, ma ha il primato del mercato con il 40%”.
Pasta
“Fatta con grano canadese, quello che tiene la cottura, e fino al ’45 consumata perlopiù a Napoli, dove veniva prodotta. Il Senatore Cappelli è frutto di incroci di molte varietà di grani diversi, in particolare una che viene dalla Tunisia. La pasta italiana è stata a lungo più africana che italiana, e anche oggi buona parte dei grani viene dall’estero”.
Pizza
“È sempre esistito in tutte le civiltà mediterranee un disco di pasta con qualcosa sopra e nomi diversi. Ne sentire comune la pizza sarebbe italiana perché siamo immigrati in America. Se i 15 milioni di italiani andati in America fossero stati greci, io dico che ora la tradizione della pizza sarebbe stata greca, non italica”.
Panettone
“Non è mai esistito davvero, è un’invenzione ben elucubrata del 1919 di Angelo Motta, oggi ripresa dagli artigiani pasticceri. Altro che ‘pan de Toni’. Nel 1937 Alemagna inaugura la sua linea industriale in un’ex filanda. La produzione artigianale è cominciata negli anni ’80, con il declino della grande industria”.
Lardo di Colonnata
“Non esisteva, almeno non fino agli anni ’80. Era lardo come se ne fa dappertutto. Le denominazione è datata 2003, l’interesse per il grasso di suino fatto maturare nelle conche di marmo comincia negli anni ’90. Non esistono riferimenti espliciti al prodotto così come lo conosciamo noi nei documenti storici”.
Cioccolato di Modica
“Nasce a inizio anni ’90 da una invenzione del pasticciere Franco Ruta: non separare il burro di cacao dai semi e lavorare a bassa temperatura per lasciare i granuli di zucchero intatti. Il Consorzio di Tutela invece è del 2003”.
Olio d’oliva
“È sempre stato un prodotto industriale. Poi è arrivata la denominazione. E oggi in Italia ci sono 52 DOP e 10 nuove candidature”.
Pomodori di Pachino
“Un ibrido brevettato nel 1989 in Israele. In mancanza di semi che che garantiscano le stesse caratteristiche con continuità i coltivatori comprano ogi anno nuove piantine nei vivai”.
Insomma, leggendo Denominazione di origine inventata si arriva alla conclusione che la cucina italiana come ci è stata raccontata è nata negli anni Settanta, costruita ad hoc da un industria al passo con i tempi, consapevole che le leggende avrebbero fatto la sua fortuna.
I piatti a cui siamo affezionati sarebbero stati messi assieme alla bell’e meglio dal buon Pellegrino Artusi, “senza fare troppo caso alla loro autenticità”. Del resto, non sarebbe stato possibile fare diversamente, perché, rilancia Alberto Grandi: “Fino al secondo Dopoguerra eravamo un paese di morti di fame”.
Poi è arrivato il marketing sui prodotti tipici con il suo storytelling ben riuscito. Ma sono le industrie a tirare la volata, ribadisce il professore oggi su Repubblica (non online):
“Pensiamo al distretto di Perugia, che si è scoperto una vocazione cioccolatiera quando la Perugina è andata in crisi. Il gelato italiano è diventato famoso dopo che è uscito sul mercato il Mottarello. Senza l’aceto balsamico fatto col caramello, nessuno conoscerebbe quello pregiato, cui solo dopo hanno aggiunto l’appellativo ‘tradizionale’.”
Infine l’ultima provocazione:
“Gli spaghetti alla bolognese in origine non esistevano, ma adesso sono nei menu perfino a Bologna. Sono un prodotto tipico, proprio come la Nutella”.
Anche per voi è così, è vero che gli amatissimi prodotti tipici italiani sono per lo più il frutto di narrazioni inventate? Che abbiamo sempre bisogno di scomodare i Celti per dire che un formaggio è buono?

No, perché a noialtri sembra che Denominazione d’origine inventata ecceda, mettendo tutto insieme in un’unica centrifuga, cancellando anche quello che di vero c’è nei prodotti tipici italiani. Che, anzi, l’industria cavalca rubandone i nomi, confermando così che sono determinanti e vitali.

venerdì 23 febbraio 2018

2018 anno del cibo italiano

AL VIA LE INIZIATIVE  NELL’ANNO  DEL CIBO ITALIANO NEI   BORGHI GENIUS LOCI DE.CO.

 


Il 2016 è stato l’anno dei Cammini e il 2017 quello dei Borghi. Per il 2018 invece, l’Italia mette al centro la sua cultura enogastronomica. Siamo quello che mangiamo. Per questo il cibo è prima di tutto patrimonio culturale di un popolo.


Perché quando si parla di Italia e del suo cibo, non si può certo escludere il patrimonio paesaggistico e artistico che, ancora una volta, ci rende famosi nel mondo. L’infinita varietà di prodotti identitarii, piatti millenari, vini unici fanno dell’Italia l’unico paese al mondo in cui il confine tra arte e cibo non esiste
Il 2018 sarà, quindi, anche un’importante occasione di promozione turistica, con iniziative per far conoscere e valorizzare luoghi e filiere. In particolare, come annunciato dai due Dicasteri coinvolti, “lo stretto legame tra cibo, arte e paesaggio sarà inoltre il cuore della strategia di promozione turistica che verrà portata avanti durante tutto il 2018 attraverso l’Enit e la rete delle ambasciate italiane nel mondo e permetterà di evidenziare come il patrimonio enogastronomico faccia parte del patrimonio culturale e dell’identità italiana”.



   Chiediamo a Nino Sutera,       Che cos’è un  Borgo  GeniusLoci De.Co.?
E’ un percorso culturale, al francese “terroir”, preferiamo il latino “genius loci”, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo definito e pertanto irripetibile. Il percorso Borghi  GeniusLoci De.Co.,   prevede un modello dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come specificità)-Tracciabilità e Trasparenza, che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il territorio e per il territorio. Si tratta di un percorso che vuole salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Nelle arti e non solo, il “GeniusLoci” rappresenta concettualmente quello “spirito” percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi luoghi ed irripetibili certi momenti, uno spazio, un edificio o un monumento. Non solo: il Genius Loci è anche nelle immagini, nei colori, nei sapori e nei profumi dei paesaggi intorno a noi, che tanto spesso, anche all’improvviso, ci stupiscono ed emozionano. Le persone “respirano” il genius loci di un luogo, di un ambiente quando ne hanno piena coscienza. Ognuno di noi è attaccato ad un luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. Ecco, l’obiettivo è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze storiche e culturali del territorio. Il percorso è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” Il format è stato presentato: * Poster Session del Forum P.A. di Roma; * VALORE PAESE economia delle soluzioni, organizzata da ItaliaCamp a Reggio Emilia; * Premio nazionale Filippo Basile dell’AIF ·XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Formatori di Palermo. EXPO2015 MILANO 
Qual è la mission?     Il percorso Borghi GeniusLoci De.Co.,   mira a salvaguardare e valorizzare il “locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi. Obiettivo del Percorso GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di ottimizzarne la competitività.
Il percorso innovativo “Borghi Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un territorio finalizzato a rafforzare l’identità del territorio attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima di tutto, la si “pensa”.

Qual è la differenza rispetto agli altri strumenti?   «La denominazione comunale (De.Co.) “Borghi Genius Loci” è un atto politico, nelle prerogative del Sindaco, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente ed una progettualità riferita al futuro. Il tutto nell’ottica del turismo enogastronomico, che se ben congegnato e gestito, costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali, che nei rispettivi prodotti alimentari e piatti tipici hanno un formidabile punto di forza attrattiva nei confronti del visitatore.
 Illuminante, al riguardo, la definizione che il compianto Luigi Veronelli  ideologo delle De.Co.  ha dato del “genius loci”:   esso è da intendere come “l’intimo ed imprescindibile legame fra uomo, ambiente, clima e cultura produttiva.  
Qual è la vision?  La bellezza e l'unicità del paesaggio, gli insediamenti storici, la rigogliosa natura ha regalato diversi elementi attrattivi ereditati dalla tradizione ed in grado di affascinare i cosiddetti “viaggiatori del gusto”, ossia quei tanti turisti intelligenti e colti alla ricerca della buona tavola, non solo per apprezzarne le qualità gastronomiche, ma anche per l’intimo e profondo legame tra essa ed il territorio.
Il valore di una De.Co.(Denominazione Comunale) è quello di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel Comune. A memoria futura, oppure come occasione del presente per cogliere un’opportunità di marketing. I prodotti agro-alimentari e artigianali racchiudono al loro interno tradizione, cultura, valori, conoscenza locale, e, forse la cosa più importante, l’autenticità del loro territorio di origine. La Denominazione Comunale non è un marchio di qualità, ma il biglietto da visita di una comunità, sulla quale possono operare i sindaci per salvaguardare e valorizzare l'identità di un territorio.

In conclusione  Dr  Sutera quali sono  i contenuti Genius Loci?
L’ effetto GeniusLoci   è la capacità che deve avere un territorio, di « produrre », grazie al saper fare dell’uomo che possiede il gusto del territorio nel quale riconosce in modo permanente la singolarità ed il valore.
Mentre i contenuti innovativi sono:  l’originalità, dal latino oriri, derivare, non solo da un punto di vista topografico, ma culturale, vuol dire non distorcere la voce  del territorio di provenienza.
La naturalità, produrre senza interventi estranei all’azione del territorio.
L’Identità  dal latino Idem, uguale che non cambia nel tempo, quindi facilmente riconoscibile, perché è il senso del luogo.
Infine  la specificità, nel significato dato da Max Weber nel 1919 di qualcosa facilmente riconoscibile per le sue caratteristiche originali (un dolce, un piatto, un evento una tradizione)

Infine, quali sono i requisiti che i comuni debbono possedere per far parte del circuito dei Borghi GeniusLoci De.Co.?
 Per garantire la sostenibilità del percorso occorrono dei principi inderogabili e non barattabili, innanzitutto  la storicità e l'unicità, l’interesse collettivo, condiviso e diffuso e a burocrazia zero.  Il mito che circonda la maggior parte dei territori rurali di successo, assomiglia a una favola vera fatta di personaggi e di eccezionalità, e di unicità. Aspetti importanti che collocano l’idea del Borgo GeniusLoci  De.Co. all’interno di un percorso culturale e di pensiero innovativo volto alla difesa delle peculiarità territoriali. Le De.Co. (Denominazioni Comunali) nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così le spiegava: “Attraverso la De.Co. il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità.” Rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale, ma soprattutto un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali. La De.Co. è “un prodotto del territorio” (un piatto, un dolce, un sapere, un evento, un lavoro artigianale, etc) con il quale una comunità si identifica per elementi di unicità e caratteristiche identitarie, deve essere considerata come una vera e propria attrazione turistica capace di muovere un target di viaggiatori che la letteratura internazionale definisce “foodies” viaggiatori sensibili al patrimonio culinario locale e non solo.    
In questo processo culturale, i disciplinari, le commissioni, e i regolamenti, mutuati dai marchi di tutela di tipo europeo(DOP, IGP, DOC, ect) sono perfettamente inutili e controproducenti.

 Bisogna dire infine,   che non è un percorso per tutti, ne tanto meno tutti i Comuni hanno i requisiti necessari per essere inseriti tra i Borghi GeniusLoci De.Co.

venerdì 16 febbraio 2018

LA GESTIONE DELLE ACQUE NELLA FILIERA AGRUMICOLA


LA GESTIONE DELLE ACQUE  NELLA FILIERA AGRUMICOLA

RIBERA (AG) – 24 febbraio 2018



L’Alta Scuola Arces,   nell’ambito del progetto “Social Farming 2.0 – Inserimento sociale nella filiera agrumicola siciliana”, promosso dal Distretto Agrumi di Sicilia, con il contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation, organizza un Seminario formativo dal titolo: “LA GESTIONE DELLE ACQUE  NELLA FILIERA AGRUMICOLA”.


Il seminario   si svolgerà presso la Sala Convegni ESA- Sopat 75 Ribera - C.so Regina Margherita 238 –  dalle ore 10,00 alle ore 14,00.

La partecipazione al seminario è gratuita, previa compilazione di apposita istanza sul portale socialfarming.distrettoagrumidisicilia.it e potrà avvenire in presenza oppure in streaming.

In virtù di una specifica convenzione con la Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali della Sicilia, la partecipazione in presenza al Seminario da parte dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, iscritti ai rispettivi albi di appartenenza, da diritto ai crediti formativi professionali (0,5 CFP attività formativa caratterizzante). 
Descrizione sintetica del tema trattato e delle sue ripercussioni di ordine operativo all’interno della filiera agrumicola:
·         Sistemi di invaso e distribuzione delle acque ad uso irriguo
·         Il Sistema Informativo Agrometeorologico Siciliano (SIAS)
·         Rapporto tra clima e necessità irrigue delle colture agrumicole
·         La qualità delle acque per l’irrigazione degli agrumeti
·         Moderne tecniche di irrigazione finalizzate all’uso più efficiente delle risorse idriche

Relatori:
·         Prof. Ing. Antonino Marco Cancelliere: Professore Ordinario di Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia (ICAR02), Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura, nell’Università di Catania
·       Dott. Agr. Giuseppe Pasciuta: Dirigente UOS Agrometeorologia, Ricerca applicata e servizi innovativi Assessorato Reg. Agricoltura e Presidente del Consorzio di tutela dell'arancia di Ribera DOP
·         Dott. Agr. Corrado Vigo: Libero professionista e Presidente Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali della Sicilia.

lunedì 12 febbraio 2018

FAO, le piccole fattorie sono il futuro dell'agricoltura

FAO, le piccole fattorie sono il futuro dell'agricoltura
Fino a non molti decenni fa esistevano in Italia intere aree rurali. Non è che non esistano più, è solo che queste aree hanno preso due derive: in alcune, quelle più fertili e meglio collegate con la rete stradale, è piombata l’agricoltura industrializzata, (in crisi perenne) che si è buttata a capofitto su terreni da coltivare con macchine e pesticidi, come nella Bassa Padana; negli altri casi la popolazione ha scelto di elevare il proprio livello di vita e di abbandonare una vita e un’economia di sussistenza, magari tra i pascoli dell’Aspromonte, e di altre aree arretrate del sud, e di emigrare nelle città.






Il risultato è sotto gli occhi di tutti è che in Italia ci sono da un lato sistemi urbani che stanno esplodendo, città infinite (si pensi alla cosiddetta Megalopoli Padana, che va da Milano a Venezia senza soluzione di continuità), contigue a terreni dove l’agricoltura a livello industriale la fa da padrona, e dall’altro lato esistono interi pezzi di Paese che nei casi migliori vivono o grazie alla diffusione di agriturismi e bed and breakfast, oppure vivono un costante decremento demografico e vengono tenuti in piedi da pochi anziani.
Aspetti negativi su un piatto della bilancia che venivano equilibrati, dall’altro, da valori contadini, tradizioni enogastronomiche e artigianali tramandate di generazione in generazione, ma soprattutto la realizzazione di un tipo di società fondata sulla solidarietà reciproca, valori che oggi si sono quasi consumati dopo decenni di industrializzazione e di sradicamento degli individui dalla terra.
Ma quella vita di sussistenza, che ha dato da mangiare a tutti nei secoli, era in realtà una magnifica espressione della società contadina che, tuttavia, comportava tanti rischi, come la mortalità infantile, l’alto livello di diffusione di malattie, la malnutrizione. Tutti aspetti inevitabili se quella vita era il massimo a cui la gran parte della popolazione poteva realisticamente aspirare.
La convinzione dominante che l’approvvigionamento alimentare potesse essere affidato al mercato globale ha, tuttavia, subìto un forte ridimensionamento negli ultimi anni di crisi, che, se non altro, ha avuto il “merito” di portare molti a rivalutare quei valori e quelle tradizioni troppo velocemente abbandonati.
Così si arriva al punto del discorso: una campagna popolare finalizzata all’approvazione di “una legge che riconosca l’agricoltura contadina e liberi il lavoro dei contadini dalla burocratizzazione, poiché esiste un numero imprecisato di persone che praticano un’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta; un’agricoltura di basso o nessun impatto ambientale, fondata su una scelta di vita legata a valori di benessere o ecologia o giustizia o solidarietà più che a fini di arricchimento e profitto; un’agricoltura quasi invisibile per i grandi numeri dell’economia, ma irrinunciabile per mantenere fertile e curata la terra (soprattutto in montagna e nelle zone economicamente marginali), per mantenere ricca la diversità di paesaggi, piante e animali, per mantenere vivi i saperi, le tecniche e i prodotti locali, per mantenere popolate le campagne e la montagna. Per quest’agricoltura che rischia di scomparire sotto il peso delle documentazioni imposte per lavorare e di regole tributarie, sanitarie e igieniche gravose, per ottenere un riconoscimento che la distingua dall’agricoltura imprenditoriale e industriale, per ottenere la rimozione degli ostacoli burocratici e dei pesi fiscali che ostacolano il lavoro dei contadini e la loro permanenza sulla terra.”
Oggi c’è un aspetto molto importante in tutto questo discorso, aspetto costituito dalla possibilità di coniugare insieme il tipo di vita rurale con i controlli igienico-sanitari garantiti dai presidi medici diffusi(chissà ancora per quanto) sul territorio, che un tempo non esistevano o erano meno in grado di controllare spiacevoli o tragici fenomeni. Oggi ci ritroviamo nella condizione di poter tornare indietro progredendo, nella condizione, cioè, di recuperare un modo di vita coniugandolo con il controllo su prodotti e persone propri del nostro tempo. Difficile però che ciò possa avvenire, dato che nel tempo queste forme di agricoltura ed allevamento a gestione familiare sono state progressivamente indebolite dalla costruzione di un apparato legislativo e burocratico volto senza dubbio a favorire la produzione alimentare con mezzi industriali, più facilmente controllabili.

domenica 11 febbraio 2018

L’Azienda sperimentale Campo Carboj alla II° Giornata della Biodiversità Siciliana


nucciatornatore

L’Azienda sperimentale Campo Carboj alla II° Giornata della Biodiversità Siciliana

                                     La Giornata della Biodiversità Siciliana è  stata una iniziativa promossa e organizzata dall’insuperabile  Guido Bissanti del Movimento Azzurro della Sicilia, con l’obiettivo, attraverso il coinvolgimento delle aziende agricole, delle Imprese del settore e dei consumatori, di promuovere una nuova cultura del cibo: dalla produzione al consumo.  



                 

                                                       

L’evento,  è stato patrocinato dall’  Ente di Sviluppo Agricolo della Regione Siciliana, dal  Comune di Palermo, è organizzato in collaborazione con l’Associazione Volontari per la Terra, l'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Palermo –
  Oltre  30 le  Aziende siciliane, le Società ed Imprese che hanno  presentare i loro prodotti.

Nello spazio dedicato alle comunicazioni,  interventi qualificati tra i quali di Guido Bissanti, Arturo Genduso , Paola Armato.
All’evento ha preso parte Lillo Sardo, Consigliere del cda dell’Ente di Sviluppo Agricolo,  che ha affermato," la banca della  raccolta del germoplasma, presso l’Azienda sperimentale Campo Carboj, è  un lavoro  straordinario,   frutto dalla partecipazione attiva  di eccellenze professionali,   funzionari dell’Ente,  docenti universitari, ricercatori, , vivaisti, innestatori, titolari di frantoi, commercianti di olio ed esperti olivicoltori delle varie aree di provenienza delle cultivar di olivo,   Un esempio concreto  come   un Ente pubblico sa essere capace di interpretare le esigenze del tempo in cui viviamo, La vera sfida dei prossimi mesi è  dotarla di risorse economiche adeguate, per non disperdere trenta anni di attività e storia contemporanea."
                     Nino Sutera, nel porgere i saluti a nome del Direttore  Fabio Marino, ha affermato,  la neoruralità   rappresenta uno dei tratti culturali caratteristici della nostra epoca, una reazione alla crisi della società occidentale: crisi che è insieme ecologica, sociale etica e morale. La manifestazione più vistosa è il movimento a favore della rinaturalizzazione urbana e le iniziative di valorizzazione residenziale, del territorio rurale, ma soprattutto alla riscoperta delle radici dell’antica civiltà contadina. In molti Paesi europei compresa l'Italia, si moltiplicano le esperienze,  ed è in continua crescita il numero di cittadini che abbandonano le città e vanno ad abitare in campagna dove possono godere di una casa individuale con abbondante verde circostante, di cibi genuini, e ritmi tranquilli.  L’azienda Campo Carboj venne istituita nella seconda metà del 1900, allo scopo di contribuire a promuovere lo sviluppo del comparto agricolo, obiettivo dei governi post bellici nazionali e regionali. Tante le iniziative di successo svolte nel corso degli anni, come per esempio l’Azienda   custodisce la banca  di collezione del  germoplasma dell’olivo autoctono siciliano.  
Le nuove tematiche sono, la multifunzionalità, l’agricoltura sociale, la fruizione degli spazi verdi, per esempio, oltre all’agricoltura produzione di derrate alimentari, nel rispetto della biodiversità e dei prodotti identitari,  ha concluso Nino Sutera Funzionario dell’Ente e responsabile dell’Osservatorio della Neoruralità, presso l’Azienda sperimentale Campo Carboj.

“Quanto più la città è fonte di apprensione (disoccupazione, instabilità, etc.), tanto più la campagna rassicura. Più il presente è aggressivo, tanto più il passato appare dolce. Quanto più si è disorientati, tanto più si godrà della compagnia di persone genuine. È questo che ricercano essenzialmente i cittadini: emozioni semplici, in un mondo semplice fatto di cose semplici. Il knowhow del turismo rurale si fonda, in larga misura, sulla capacità dei rurali di far conoscere, ossia sulla loro capacità di comunicare, mediante le parole, l’atteggiamento, l’ambiente e le attività, con i cittadini che hanno perso il contatto con la campagna e la natura, per i quali il mondo rurale genera un nuovo esotismo, un lusso supremo, quello delle cose semplici.” Henri Grolleau,   - 1987  

Alla manifestazione hanno partecipato tra gli altri l'On Palmeri Deputata all'ARS. La manifestazione si è conclusa con un saggio musicale 


















giovedì 1 febbraio 2018

II° Giornata della Biodiversità Siciliana

 10 febbraio 2018  Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo

La Giornata della Biodiversità Siciliana è una iniziativa promossa dal Movimento Azzurro della Sicilia con l’obiettivo, attraverso il coinvolgimento delle aziende agricole, delle Imprese del settore e dei consumatori, di promuovere una nuova cultura del cibo: dalla produzione al consumo. Per questo motivo, ogni anno, dal 2017 (anno della prima manifestazione) viene svolto questo Evento.

II Movimento Azzurro, con sede sociale in Roma, è un Associazione di protezione ambientale avente caratteristiche di volontariato e di Organizzazione non Lucrativa di Utilità Sociale a livello nazionale, riconosciuta dallo Stato ai sensi della legge 349/86.

L’evento, patrocinato dal Comune di Palermo, è organizzato in collaborazione con: Associazione Volontari per la Terra –
Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della provincia di Palermo ed è patrocinato 
dall’ESA – Ente di Sviluppo Agricolo della Regione Siciliana -.

Durante la giornata saranno presenti, oltre alle Aziende siciliane, le Società ed Imprese che potranno presentare i loro Servizi nel settore agricolo.
La manifestazione si svolgerà il 10 febbraio 2018 ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo presso lo spazio Tre Navate, dalle ore 11.00 alle ore 23.30.

Per arrivare allo Spazio Tre Navate si consiglia la Metropolitana con arrivo alla Stazione Lolli. dall’uscita della stazione Lolli girare a destra per via Dante (per 564 m.) quindi svoltare a sinistra per via Serradifalco (per 145 m.), girare a destra per Piazza Principe di Camporeale (per 64 m) e da qui a sinistra per via Paolo Gili (per 29 m.) ed arrivo all’ingresso dei Cantieri culturali.

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