lunedì 5 giugno 2017

Agricoltura 4.0

 Un progetto di ricerca, che inevitabilmente caratterizzerà l'agricoltura del futuro, o meglio quello che da più parti viene definita  Agricoltura 4.0



Nei prossimi anni l’agricoltura italiana dovrà affrontare sfide diverse tra le
quali l’incremento delle produzioni, l’adattamento delle piante ai
cambiamenti climatici, l’adozione di pratiche agricole rispettose
dell’ambiente.
La produttività delle colture dipende da fattori diversi quali l’adozione di
pratiche agronomiche (lavorazioni del terreno, irrigazioni, …), l’impiego di
sostanze chimiche (fertilizzanti, fitofarmaci, diserbanti …), la costituzione
genetica delle varietà coltivate
In un’ottica di sostenibilità dei sistemi produttivi, di riduzione della
disponibilità delle risorse naturali e quindi di necessaria oculatezza del
consumo delle stesse, di limitazione degli apporti di sostanze chimiche di
sintesi, i recenti avanzamenti tecnologici nel campo della bioinformatica e
della genomica rendono il miglioramento genetico delle piante agrarie lo
strumento potenzialmente più idoneo ad affrontare le sfide dei prossimi
anni.
Le varietà coltivate vengono sistematicamente rinnovate, attraverso
specifici programmi di breeding, per migliorare le loro caratteristiche
qualitative, la resa produttiva o la capacità di adattarsi all’ambiente e di
resistere alle malattie. Senza questo lavoro, condotto da sempre con
metodi diversi, oggi l’umanità non avrebbe cibo a sufficienza, si
userebbero molti più fitofarmaci e non ci sarebbero molti dei prodotti che
consumiamo (ad es. pomodori ciliegino, nuove varietà di mele, angurie
mono-porzione, frutti senza semi, ecc). In parallelo, il recupero delle
varietà antiche ed il mantenimento in produzione di varietà tradizionali (ad
es. nella vite), che costituiscono una preziosa fonte di biodiversità e di
particolari caratteristiche qualitative e di resistenza a stress, si avvalgono
sempre più delle moderne conoscenze genetiche per gli aspetti relativi alla
loro tutela, alla loro tracciabilità e alla loro valorizzazione.
L’Italia si trova in una situazione paradossale: possiede una grande
ricchezza di germoplasma di molte specie agrarie e dispone di conoscenze
approfondite sul loro patrimonio genetico (in alcuni casi dell’intero
genoma) ma dipende largamente dall’estero per i materiali di
moltiplicazione.
Nei prossimi anni il miglioramento genetico potrà trarre grande vantaggio
dall’avanzamento della ricerca genomica le cui conoscenze possono
rappresentare una grande opportunità per l’agricoltura nazionale in
termini di sviluppo di nuovi genotipi meglio rispondenti alle esigenze della
moderna agricoltura.
Il progetto si prefigge di dare nuovo impulso alla genetica agraria del
nostro Paese, investendo su nuove tecnologie di miglioramento genetico, il
genome editing e la ‘cisgenesi’, che, applicate alle specie più importanti
per il comparto agroalimentare nazionale, possono rappresentare
strumenti efficienti e rapidi per il raggiungimento di obiettivi mirati.
Nel corso del triennio, per alcune delle specie più importanti del sistema
agroalimentare italiano, verrà perseguita la produzione di piante più
resistenti alle avversità (malattie, siccità, salinità), di migliore qualità
(contenuto di antiossidanti e vitamine), anche attraverso la valorizzazione
di varietà tradizionali, con benefici per gli agricoltori, i consumatori e
l’ambiente.
Nel medio periodo la ricerca determinerà significative ricadute economiche
sul settore sementiero e vivaistico nazionale e sulle aziende agricole.


















































































































martedì 30 maggio 2017

Prodotti Identità Territorio

                Grande incontro quello svoltosi venerdì 26 maggio, presso l’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera “V. Titone” di Castelvetrano. L’evento dal titolo “PRODOTTI IDENTITA’ TERRITORIO: VOCI INTERPRETAZIONI PROSPETTIVE” è inserito nell’ambito del Progetto “Proditerr@ - Prodotti, identità e territorio: un Sistema Informativo Geografico per la valorizzazione dei prodotti eno-gastronomici tipici della Valle del Belìce”.


La realizzazione delle attività progettuali è coordinata dall’Associazione ME.R.I.D.I.E.S., project leader, in stretta collaborazione con l’IPSEOA “V. Titone” e con l’Associazione “Rete Museale e Naturale Belicina”, entrambi partners del progetto.
Il Progetto Proditerr@ ha come intento la conoscenza approfondita e la valorizzazione dei prodotti enogastronomici tipici, DOP e BIO, della Valle del Belìce, anche attraverso la loro “geolocalizzazione” su mappe digitali e la descrizione attraverso contenuti multimediali realizzati a partire dalle testimonianze dirette degli attori territoriali.
Tanti i relatori che hanno arricchito la mattinata con i loro interventi. I presenti sono stati accolti dai saluti di benvenuto di Rosanna Conciauro, Dirigente Scolastico dell’IPSEOA “V. Titone” e di Maria Laura Scaduto, Presidente Me.R.I.D.I.E.S. e Project manager del Progetto Proditerr@, che hanno delineato la cornice dell’evento pubblico.
I convenuti hanno quindi avuto il piacere di ascoltare i saluti istituzionali di Antonio Grasso, Dirigente del Servizio 6 del Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali, Assessorato alla Famiglia - Regione Siciliana, e poi di Nino Sutera, Osservatorio Neoruralità dell’Ente Sviluppo Agricolo della Regione Siciliana, e di Vito Giacalone, che ha portato i saluti dell’Assessorato dell'Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea. Si sono poi susseguiti negli interventi introduttivi   Giuseppe Salluzzo, Presidente dell’Associazione “Rete Museale e Naturale Belicina”, e Vito Zarzana, Vicepresidente dell’Associazione “Prima Archeologia del Mediterraneo”.

La parte centrale della mattinata di interventi ha visto la partecipazione attiva dei docenti dell’IPSEOA “V. Titone” Francesco Paolo Capizzo, Antonio Peralta, Benedetto Romeo e Vittorio Pedone che nei mesi scorsi hanno coordinato le attività del Laboratorio didattico Proditerr@, realizzato anche grazie al fondamentale supporto degli assistenti tecnici Michele Ciaccio, Calogero Dilluvio e Antonio Segreto. Al microfono si sono quindi avvicendati gli studenti del gruppo di Sala e di Cucina che hanno preso parte al Laboratorio Proditerr@, presentati dalle loro compagne Lucia Oliveri e Iris Amodeo.
Docenti e Studenti hanno potuto così raccontare dai rispettivi punti di vista l’esperienza didattica del Laboratorio Proditerr@, illustrando alcune delle ricette che, nel frattempo, venivano realizzate nella cucina dell’IPSEOA per il ricco buffet finale della manifestazione, utilizzando i prodotti tipici della Valle del Belìce tra cui il Pane Nero di Castelvetrano, la Cipolla rossa di Partanna, i Grani antichi e farine molite a pietra, il Pecorino Siciliano DOP, la Vastedda della Valle del Belìce, la Ricotta di latte di Pecora della Valle del Belìce, l’Olio extravergine di OlivaNocellaradel Belìce, i Vini rossi e bianchi.
Il gruppo di lavoro del Laboratorio Proditerr@ ha così richiamato la ricchezza del paniere di prodotti tipici belicini, anche esprimendo le proprie preferenze sul prodotto preferito e sulla migliore ricetta per gustarlo. Dopo la pausa caffè, si sono susseguiti gli interventi del gruppo di lavoro di Proditerr@.
Maria Laura Scaduto ha illustrato lo stato di avanzamento della piattaforma web www.proditerra.eu, attraverso la quale è possibile visionare tutto il lavoro svolto in questi mesie i contenuti digitali offerti tra cui schede e mappe di prodotti e aziende, i risultati del Laboratorio Proditerr@ e il ricettarioProditerr@, immagini e video anche sulle tradizioni folkloristiche locali, sezione “Marketplace” e molti altre risorse ancora.
Una piattaforma a cui peraltro è già possibile contribuire per conservare e valorizzare le tradizioni della cucina belicina, condividendo le preziose ricette di famiglia custodite dalle nostre nonne e dalle nostre mamme, segnalandole attraverso la pagina dei contatti del Progetto Proditerr@.


La mattinata di discussione si è poi ulteriormente articolata grazie agli stimolanti interventi di Massimo Todaro, Professore Associato del Dipartimento SAAF dell’Università degli Studi di Palermo e Presidente del “Consorzio di Tutela Vastedda della Valle del Belìce DOP”, e di Francesca Rita Cerami, Direttore Generale dell’Istituto per la promozione e a valorizzazione della Dieta Mediterranea, che hanno offerto un quadro sintetico ma illuminante delle linee di ricerca scientifica in corso relativamente alle produzioni agronomiche e alla salute alimentare.
Si sono poi avvicendati nel confronto Antonio Sutera che in qualità di Coordinatore ha presentato l’Osservatorio NeoRuralità dell’Ente Sviluppo Agricolo regionale, l’Assessore Giuseppe Oddo  del Comune di Sambuca di Sicilia   e Giuseppe Bivona che ha presentato il profilo istituzionale e le attività scientifiche e di promozione della Libera Università Rurale. È stata quindi la volta del paesaggio entro cui Licia Cardillo Di Prima, scrittrice e Direttrice de “La Voce di Sambuca”, ha condotto gli uditori attraverso un appassionato intervento rivolto in particolare ai numerosi giovani presenti.




  Non poteva mancare la voce dei Produttori e delle Aziende agroalimentari della Valle del Belìce che hanno preso parte al Progetto Proditerr@ e hanno sostenuto attivamente la manifestazione. Il pubblico ha così potuto ascoltare le loro testimonianze dirette dalla voce di Tommaso Rizzo, “La Bottega del Pane Rizzo” di Castelvetrano, Franco Gambina, “Azienda Agricola Casale del Frate” di Partanna, Filippo Drago, “Molini del Ponte” di Castelvetrano, Calogero Cangemi e Giovanna Ragolìa, “Caseificio Cangemi” di Partanna, Giuseppe Restivo e Domenico Molinini, “Sicilia Terra Aria Fuoco” di Partanna, Carolina Lala e Anna Pollichino, “Le Prelibatezze del Feudo Pollichino” di Contessa Entellina, Melchiorre Ferraro, “Ferraro Bio Farm Sicily” di S. Magherita di Belìce, Vito Lo Castro, “Pastificio Eocene” di Salemi e, infine,Gaetano Vitale, “Azienda Agricola Vitale” di Partanna.


Tra una voce e l’altra e tra una preferenza e un’altra ancora rispetto ai prodotti della Valle del Belìce e delle ricette su di essi basate, la manifestazione Proditerr@ è trascorsa con grande piacere per i convenuti, suscitando anche grande curiosità nel gruppo di turisti francesi che, nel tour della Sicilia che stanno compiendo con le loro auto d’epoca, hanno fatto tappa a Castelvetrano e sono stati graditi ospiti della manifestazione, grazie all’interessamento di Tommaso Rizzo e alla gentile accoglienza di Rosanna Conciauro, Dirigente dell’IPSEOA.
L’evento è culminato in un momento musicale che ha visto gli artisti Giana Guaiana e Pippo Barrile esibirsi in una magnifica performance musicale. Una intelligente critica sociale sulla identità della nostra terra siciliana, e anche sulla questione dei rifiuti che spesso diviene un’ombra lunga e ingombrante sullo scenario dei nostri paesaggi, quella raccontata nei brani tratti dall’album “Fatti di Terra”, prodotto dai due cantautori, che hanno aggiunto altri importanti spunti di riflessione.
La nota finale di sapore e animazione l’ha aggiunta il delizioso e ricco buffet realizzato dai Docenti e dagli Studenti dell’IPSEOA coinvolti nel Laboratorio Proditerr@, colorato da numerose ricette della cucina tradizionale, nelle quali i prodotti nostrani sono stati i grandi protagonisti dell’evento pubblico Proditerr@.
Infine la consegna del riconoscimento di Custode dell’Identità Territoriale, del percorso Borghi GeniusLoci De.Co per lo straordinario lavoro svolto


lunedì 29 maggio 2017

Incontro Informativo PSR


Dieta o diaita?

nucciatornatore



sacrifici, malattie, obesità, o stile di vita mediterraneo?

Il termine dieta viene comunemente associato ad un regime alimentare, di solito privativo e restrittivo, volto a perdere peso. Sarebbe importante invece riportare il termine dieta al suo significato semantico, ossia al termine greco "diaita" che tradotto vuol dire stile di vita, in questo modo forse si riuscirebbe a vedere la dieta non più come qualcosa di negativo ma come la giusta alimentazione, o meglio ancora il giusto stile di vita che si dovrebbe seguire per godere di una buona salute e di una buona forma fisica. Certo è innegabile che in alcuni casi particolari può essere necessario seguire per un certo periodo una dieta dimagrante, ma è certo che se tutti imparassimo a seguire una dieta sana con maggior consapevolezza e costanza non sarebbe necessario stressare continuamente l'organismo con periodi di abbuffate e periodi di restrizione perchè attraverso una dieta variata ed equilibrata e mantenendo il corpo sano e reattivo è molto più facile mantenere la linea senza troppi sacrifici
Lo“stile di vita mediterraneo”   ha radici antiche, nel modello storico della “civiltà classica” che si contrappone alla“civiltà barbarica”; stimolante perché si è evidenziato come questo modello abbia generato, nei secoli, uno stile di vita che ha arricchito la storia mondiale di conoscenze e di arte.  Cosa c’entra la “dieta mediterranea” con ciò? Noi siamo quello che mangiamo, la dieta mediterranea alimenta gli individui non solo di cibi semplici e sani ma anche di valori legati al territorio, alla convivialità,all’ambiente. È una “diaita”, una scelta, una disciplina di vita è la pratica di un’arte: il “savoir faire” basato sulle conoscenze e sulle tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola attraverso saperi, sapori e odori che si ritrovano nei luoghi, negli uliveti come nei mercati, nelle piazze e nei luoghi di incontro gastronomici e personali, dove si sono sedimentate culture e tradizioni di tutto il bacino del Mediterraneo.Il Mediterraneo, questo mare che ha ispirato e cullato grandi poeti,artisti, filosofi, maestri di vita, a cui gli americani attribuiscono la responsabilità di “dividere” l’occidente dall’oriente, in realtà “unisce” in una vasta regione grandi paesi che condividono i frutti del modello del sano vivere, il cuore di una cultura che si è diffusa in tutto il mondo. Tutti concordi sul fatto che l’obesità sia una pandemia che riflette profondi cambiamenti culturali avvenuti nella nostra società, questi cambiamenti hanno creato un ambiente che promuove uno stile di vita sedentario e il consumo di alimenti ad alta densità energetica e ricchi di grassi, spesso idrogenati. Le nostre regioni del sud sono state la culla della “dieta mediterranea”,oggi sono le regioni in cui l’obesità infantile è più diffusa: 36% contro il 16%di Lombardia, veneto e Piemonte. Si sono allontanate dal modello mediterraneo per aderire ad un modello americano. Gli ultimi 40/50 anni sono trascorsi all’insegna della promozione di uno stile di vita improntato al modello americano, mentre gli americani erano impegnati a copiarci il nostro stile di vita: nel 1958 Ancel Keys cominciò a studiare lo stile di vita culturale e alimentare che consentiva alle nostre popolazioni di vivere meglio, più a lungo. Fece conoscere la “dieta mediterranea” e la diffuse come lo strumento più idoneo per vivere sani. Il TIME dedicò una copertina a lui e alla sua scoperta, la dieta mediterranea, la NOSTRA “diaita”, il nostro stile di vita: i nostri magazine pubblicano altro sulle loro copertine … Eppure se la merita, la copertina, la nostra dieta mediterranea: produce un miglioramento del 10% nelle malattie cardiovascolari, un miglioramento del 6%nelle malattie oncologiche, un miglioramento del 13% nelle malattie neurovegetative, riduce dell’8% la mortalità, nel 2010 è stata proclamata patrimonio culturale dell’umanità. Se pensiamo che ogni anno le cure mediche per obesità e patologie conseguenti, costano al nostro paese 28miliardi dieuro!!!! (per ospedalizzazione il 64%, per diagnostica il 12%, per farmaci il7%, per visite  il 6%, per altro l’11%) eche 2/3 di tutti i decessi sono dovuti a patologie inerenti la nutrizione. Essendo uno stile di vita, una cultura, la dieta mediterranea non può essere praticata se non come fatto culturale legato al luogo, i nostri territori sono parte integrante della “diaita”, con la loro storia e la filosofia di vita che hanno ispirato.  Gli elementi fondamentali sono rappresentati da una triade + 1: Olio Extra Vergine di Oliva,Vegetali, Cereali, + vino.  Premessa fondamentale: si parla di alimenti da produzioni artigianali, che rispettano i valori nutrizionali attraverso pratiche di coltivazione e lavorazione “gentili”; i nostri avi non utilizzavano mezzi meccanici, la coltivazione e la lavorazione delle materie prime è ingrediente culturale della“diaita”.  Caratteristica tipica è il rispetto della stagionalità e della conservazione naturale (sotto sale e sott’olio) dei prodotti: l’inverno ha le sue verdure che non sono pomodori e peperoni, come d’estate non sono i cavoli ei carciofi. Il rispetto della stagionalità garantisce l’apporto delle vitamine nelle forme più adatte al nostro fisico nel periodo determinato (es.: la vitamina C così come è presente nei pomodori fa bene d’estate, d’inverno la vitamina C è da assumere nella forma offerta dagli agrumi).

Un confronto tra i modelli alimentari, quello europeo fortemente influenzato dalla cultura classica mediterranea e quello americano fortemente influenzato dalla cultura anglosassone:

Europa
America
Equilibrio
King Size
Regular
Large
Slow Food
Fast Food
Dieta Mediterranea
Mc Donalds
Organico
Industrializzazione
Regionale
Globalizzazione
Fresco
Conservato

domenica 28 maggio 2017

CARBOJ CARBON CUP

 Anteprima nazionale l'iniziativa  

Project proposal based on Soil Carbon Challenge
  
CARBOJ CARBON CUP 
  

Sarà presentata il prossimo mese di Giugno 


 Gaspare Varvaro*,  G. Gras*, D.Impastato**  N. Sutera***
  
* Ass. Agricoltura Rigenerativa Sicilia,    lurss.Onlus**   ESA***

 

Le emissioni di diossido di carbonio in atmosfera da parte delle energie fossili incide appena il 3.4% sul totale annuo, mentre l’attività agricola convenzionale contribuisce al 25% del rilascio totale annuo di anidride carbonica (CO2), al 50% delle emissioni annue di metano (CH4) e al 75% delle emissioni annue di protossido di azoto (N2O). Occorre adottare una visione diversa sul rapporto Carbonio/Cambiamento Climatico. Il carbonio di per se non costituisce un problema perchè è elemento di un ciclo biologico: per grandi linee il processo inizia dalle piante, le quali assorbono il carbonio dall'atmosfera e utilizzando l'energia solare la convertono in carboidrati che alimentano la vita, le azioni, i sentimenti e i pensieri. Oltre a sequestrare carbonio sottoforma di biomassa vegetale, circa il 60% dei prodotti della fotosintesi vengono essudati dalle radici nel suolo per nutrire i microrganismi, con i quali la pianta instaura strette relazioni di cooperazione. Sono le pratiche agricole a terminare la percentuale di questa energia che sarà trasformata in sostanza organica stabile (humus) e attiva. Nell'ultimo decennio, diversi movimenti di agricoltura alternativa hanno valorizzato a processi e pratiche agricole innovative per aumentare i livelli di fotosintesi, la percentuale di carbonio nel suolo e ridurre l'ossidazione della sostanza organica senza sacrificare la produttività. Queste innovazioni non vengono da centri di potere istituzionale o economico, ma dalla periferia. Pensare che questi cambiamenti possano essere promossi dall'alto, da accordi internazionali, da ricerca univeristaria, da conferenze, report o dalle "buone pratiche" non ad alcun risultato. Neppure gli incentivi europei o le manovre di mercato hanno avuto influenza positiva in tal senso, portando anzi all'accettazione condivisa che produrre "biologico" significhi avere una produzione minore rispetto al convenzionale. Cambiare visione significa porsi "domande diverse": invece che chiedersi quale sia il miglior modo di accumulare carbonio nel suolo, domandiamoci chi può farlo meglio! Allo stesso modo se vogliamo sapere quanto veloce un uomo può correre i cento metri, cosa facciamo? Costruiamo un modello statistico informatico, convochiamo un panel di esperti sulla fisiologia umana, facciamo una ricerca bibbliografica? No, organizzi una corsa, premi il vincitore, e lo imiti. Il miglior modo di predirre il futuro è crearlo, capire dove siamo, dove vogliamo arrivare e di cosa abbiamo bisogno, che direzione vogliamo prendere.

1. Carboj Carbon Cup  
La competizione proposta emula su scala locale la succitata ed è in attesa patrocinio e tutoring da Soil Carbon Coalition, associazione promotrice della Soil Carbon Challenge (World Carbon Cup). L'obiettivo è sapere "quanto velocemente gli imprenditori agricoli riescono a immobilizzare il carbonio atmosferico nel suolo come sostanza organica stabile capace di trattenere maggiori volumi di acqua e aumentare la fertilità del suolo" tutelando il territorio dai fenomeni erosivi e di dissesto. La sfida ci permetterà di riconoscere, valutare e immaginare le opportunità di una agricoltura del carbonio e potrà diventare modello per le istituzioni e i governi che successivamente potranno essere capaci di implementare politiche e incentivi appropriati, corretti e localmente adatti, che guideranno alla diffusione ed adozione di sistemi di gestione del territorio innovativi e virtuosi.





                                                   

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