Anteprima nazionale l'iniziativa
Project proposal based on Soil Carbon Challenge
CARBOJ CARBON CUP
Sarà presentata il prossimo mese di Giugno
Gaspare Varvaro*,
G.
Gras*,
D.Impastato** N. Sutera***
* Ass. Agricoltura Rigenerativa Sicilia, lurss.Onlus** ESA***
Le emissioni di diossido di
carbonio in atmosfera da parte delle energie fossili incide appena il 3.4% sul
totale annuo, mentre l’attività agricola convenzionale contribuisce al 25% del
rilascio totale annuo di anidride carbonica (CO2), al 50% delle emissioni annue
di metano (CH4) e al 75% delle emissioni annue di protossido di azoto (N2O). Occorre adottare una visione diversa sul rapporto Carbonio/Cambiamento
Climatico. Il carbonio di per se non costituisce un problema
perchè è elemento di un ciclo biologico: per grandi linee il processo inizia
dalle piante, le quali assorbono il carbonio dall'atmosfera e
utilizzando l'energia solare la convertono in carboidrati che alimentano la
vita, le azioni, i sentimenti e i pensieri. Oltre a sequestrare carbonio
sottoforma di biomassa vegetale, circa il 60% dei prodotti della fotosintesi
vengono essudati dalle radici nel suolo per nutrire i microrganismi, con i
quali la pianta instaura strette relazioni di cooperazione. Sono le pratiche
agricole a terminare la percentuale di questa energia che sarà trasformata in
sostanza organica stabile (humus) e attiva. Nell'ultimo
decennio, diversi movimenti di agricoltura alternativa hanno valorizzato a
processi e pratiche agricole innovative per
aumentare i livelli di fotosintesi, la percentuale di carbonio nel suolo e
ridurre l'ossidazione della sostanza organica senza sacrificare la
produttività. Queste innovazioni non vengono da centri di potere istituzionale
o economico, ma dalla periferia. Pensare che questi cambiamenti possano essere
promossi dall'alto, da accordi internazionali, da ricerca univeristaria, da
conferenze, report o dalle "buone pratiche" non ad alcun risultato.
Neppure gli incentivi europei o le manovre di mercato hanno avuto influenza
positiva in tal senso, portando anzi all'accettazione condivisa che
produrre "biologico" significhi avere una produzione minore rispetto
al convenzionale. Cambiare
visione significa porsi "domande diverse": invece che chiedersi quale
sia il miglior modo di accumulare carbonio nel suolo, domandiamoci chi può
farlo meglio! Allo stesso modo se vogliamo sapere quanto veloce un uomo può
correre i cento metri, cosa facciamo? Costruiamo un modello statistico
informatico, convochiamo un panel di esperti sulla fisiologia umana, facciamo
una ricerca bibbliografica? No, organizzi una corsa, premi il vincitore, e lo
imiti. Il miglior modo di predirre il futuro è crearlo, capire dove siamo, dove
vogliamo arrivare e di cosa abbiamo bisogno, che direzione vogliamo prendere.
1. Carboj Carbon Cup
La
competizione proposta emula su scala locale la succitata ed è in attesa
patrocinio e tutoring da Soil Carbon Coalition, associazione promotrice della
Soil Carbon Challenge (World Carbon Cup). L'obiettivo è sapere "quanto
velocemente gli imprenditori agricoli riescono a immobilizzare il carbonio
atmosferico nel suolo come sostanza organica stabile capace di trattenere
maggiori volumi di acqua e aumentare la fertilità del suolo" tutelando il
territorio dai fenomeni erosivi e di dissesto. La sfida ci permetterà di
riconoscere, valutare e immaginare le opportunità di una agricoltura del
carbonio e potrà diventare modello per le istituzioni e i governi che
successivamente potranno essere capaci di implementare politiche e incentivi
appropriati, corretti e localmente adatti, che guideranno alla diffusione ed
adozione di sistemi di gestione del territorio innovativi e virtuosi.
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