mercoledì 5 aprile 2017

Il nuovo corso dei Servizi allo Sviluppo

                                                                                                                                                                                                                                                                      ninosutera
Il nuovo corso 

dei 

Servizi allo Sviluppo  

 

Rivoluzione nelle tre “P”

Pac, Pan e Psr. costituiscono una vera sfida per  le imprese agricole  e più in generale per il mondo rurale 
Il ruolo dei  servizi di sviluppo agricolo.





                                  I servizi per l’agricoltura sono e sono state una realtà complessa e in continua evoluzione nella  quale vengono di norma annoverati i supporti tecnici ed economici e ogni altra forma di  diffusione di informazioni e innovazioni che consentono alle imprese di esprimere al meglio  le proprie capacità economiche e sociali minimizzando le influenze negative di vincoli, rischi,  o dovuti a carenza di conoscenza del contesto. Dagli anni ottanta ad oggi essi sono stati  spesso oggetto di interventi di promozione da parte delle politiche per lo sviluppo dell’agricoltura e dei territori rurali sia di emanazione comunitaria che nazionale e regionale,  anche se in misura marcatamente discontinua
La Sicilia, partendo in anticipo rispetto alle altre regioni d’Italia, emanava nel 1977 la L. R. 73 “Provvedimenti in materia di assistenza tecnica e di attività promozionali in agricoltura”, con la quale istituiva il Servizio di Sviluppo Agricolo pubblico, istituzionalizzava il collegamento con la ricerca, promuoveva l’aggiornamento dei tecnici, la qualificazione professionale degli agricoltori.  Si trattava di una legge innovativa che metteva molta enfasi nel definire il ruolo dell’assistenza tecnica agricoltura, organizzata con una ramificazione periferica che copriva  l’intero territorio regionale
Si è partiti quindi con due anni di anticipo rispetto al Reg. CEE 270 del 1979,  che ha istituzionalizzato il ruolo dei Divulgatori  in tutta Europa

  
La conoscenza è considerata oggi la risorsa più importante nello sviluppo economico. La strategia di Lisbona, elaborata dal consiglio europeo, si pone l’obiettivo di trasformare l’Unione Europea nell’economia della conoscenza più dinamica e competitiva  
I mutamenti socio-economici degli ultimi decenni hanno contribuito a modificare il modo di essere e di operare delle aziende, in primis, ed è auspicabile che prima o poi il modus operandi interessi anche il contesto  politico amministrativo dei territori. In particolare, si è assistito ad un progressivo spostamento del baricentro dalle risorse materiali alle risorse immateriali. Molti sono i contributi teorici che hanno fatto assurgere le risorse immateriali e il fattore primigenio che le costituisce, la conoscenza, a ruolo centrale dei modelli esplicativi del modo di essere e di agire. 
La stessa Unione europea ha riaffermato, tra le priorità della politica di coesione, l’obiettivo strategico di promuovere lo sviluppo dell’economia della conoscenza insieme con la crescita dell’innovazione e dell’imprenditoria. Ha, inoltre, riconosciuto il miglioramento degli investimenti nel capitale umano (attraverso il miglioramento dell’istruzione e delle competenze) come strumentale e necessario alla creazione di nuovi e migliori posti di lavoro.
Ad oggi, ed è un’ipotesi generalmente condivisa, per crescere e competere in un’economia globale è sempre più necessario investire in conoscenza, nella produzione di idee e talenti, quantificando il valore economico prodotto e scambiato sul mercato in termini non più solo di beni fisici ma soprattutto di beni immateriali. Le competenze, il know how, le conoscenze tacite e strutturate, la capacità innovativa, il marchio, la reputazione, la cultura aziendale, le relazioni con altri stakeholders hanno assunto un’importanza fondamentale nel processo di creazione di valore e, di conseguenza, nel decretare il successo.
Ma quanti sistemi territoriali,  ne sono pienamente consapevoli assumendosi l’impegno concreto di implementare politiche che incentivino questa direzione di sviluppo? e soprattutto  le modalità di approccio metodologico, organizzativo,comunicativo,formativo,professionale,sono adeguate ?

Il nuovo corso "Sistema di consulenza aziendale" (FAS - Farm Advisory System).
Senza ombra di smentita,   (FAS - Farm Advisory System) contempla    gli obiettivi strategici già individuati dalla L.R 73/77 attualizzate nel tempo in cui siamo.
L’obiettivo di istituire un sistema “organico di consulenza per le aziende agricole  professionali” è tornato nell’agenda della politica agricola comunitaria    per “aiutare gli agricoltori a conformarsi ai requisiti di un'agricoltura  moderna e di alto livello qualitativo …” e “sensibilizzare e informare gli agricoltori sui flussi  materiali e sui processi aziendali che hanno attinenza con l'ambiente, la sicurezza alimentare,  la salute e il benessere degli animali”La norma è mossa dal chiaro intento di prevedere un supporto specifico per gli agricoltori beneficiari di pagamenti diretti che dovevano adeguarsi, pena la riduzione o l’esclusione dal finanziamento, ai criteri di gestione obbligatoria (in materia di sanità pubblica, salute degli animali e delle piante, ambiente e benessere degli animali) e di mantenimento delle terre in buone condizioni agronomiche e ambientali. Nascono così i sistemi di consulenza aziendali – cosiddetti FAS (farm advisory system)   che ritornando alla nostra regione rappresenta la conferma della strategia, individuata nella la L. R. 73/77
 Accanto alle tematiche prioritarie poste dalla riforma della PAC, nel nuovo periodo di programmazione il sistema nazionale di consulenza è chiamato ad accompagnare il rilancio dell'agricoltura   anche attraverso la razionalizzazione delle strutture di consulenza già esistenti 
 Il miglioramento dell'efficienza aziendale passa attraverso il contenimento dei costi e l'aumento del rendimento globale delle attività, per cui la consulenza aziendale deve avere un ruolo centrale nel supporto all'imprenditore agricolo. 
Il Sistema di consulenza aziendale in agricoltura continuerà quindi a costituire nel periodo post 2022 uno degli strumenti principali attraverso cui perseguire le priorità dell'Unione europea in materia di sviluppo rurale. Inoltre i nuovi testi regolamentari ampliano la portata e la centralità del Farm Advisory System non limitandone l'azione al solo ambito dello sviluppo rurale ma conferendogli piena autonomia, oltre a prevedere una serie di materie aggiuntive, rispetto al passato, che potranno essere oggetto di consulenza (greening, cambiamenti climatici, aspetti sanitari zootecnici, ecc...).
 Sotto il profilo del disegno organizzativo del sistema di consulenza, la nuova governance si dovrebbe sviluppare sulle seguenti direttrici:
qualificare i consulenti (formazione preliminare + formazione sulle buone prassi procedurali di consulenza);

far sì che i consulenti sensibilizzino il beneficiario (self-control) ed effettuino delle verifiche intermedie di consulenza (audit) legate al miglioramento aziendale;


























martedì 4 aprile 2017

I pesticidi?...... non sono proprio salutistici.

ninosutera   
 I pesticidi non sono proprio salutistici, fino a prova contraria........
             Per l’Onu nel mondo «un trattato generale che regoli i pesticidi altamente pericolosi non esiste. Eppure, senza, o con un uso minimo di sostanze chimiche tossiche, è possibile produrre cibo nutriente e più sano, senza inquinare o esaurire le risorse ambientali», ma questo pare che non interessi più nessuno, tanto meno i distratti consumatori.
In Italia, va detto che negli ultimi anni, è cresciuta la consapevolezza che i pesticidi di certo non sono salutistici. L'attuazione scrupolosan e rigida,  della strategia del Piano Nazionale sui Fitofarmaci, consentirà ( è un auspicio) di ridurre o almeno limitare i danni nei prossimi anni.                                       


 I dati dell’Onu sui pesticidi vanno letti bene, cosa che di regola non avviene  mai.....
Infatti,  i pesticidi usati in agricoltura causano 200.000 morti all’anno nel mondo  e sono necessari per garantire l’aumento della produzione agricola per una popolazione in crescita, come sostiene un rapporto degli inviati speciali dell’Onu per il Diritto al cibo, Hilal Elver, e per le Sostanze tossiche, Baskut Tuncak, presentato al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Una denuncia che è stata presa malissimo dal mondo agricolo
Il rapporto delle Nazioni Unite dice questo: «I pesticidi sono responsabili per un numero stimato di 200.000 decessi all’anno per avvelenamento acuto, ma si ritiene comunemente che l’agricoltura intensiva industriale, che si basa pesantemente sui pesticidi, sia necessaria per aumentare i raccolti per sfamare una popolazione mondiale in crescita. 
               Nei 50 anni passati, la popolazione globale è più che raddoppiata, mentre la terra arabile disponibile è aumentata solo del 10%». I pesticidi causano danni ormai dimostrati scientificamente, secondo l’Onu: inquinano l’ambiente, uccidono o fanno ammalare le persone, destabilizzano l’ecosistema alterando il rapporto fra prede e predatori, limitano la biodiversità. Ma le aziende del settore agricolo e dei pesticidi hanno adottato «una negazione sistematica della grandezza del danno portato da queste sostanze chimiche, e tecniche di marketing aggressive e non etiche rimangono incontrastate». 
Osservazioni che possono essere lette come una “caccia alle streghe” come sostengono i tanti sostenitori indiscriminati dei pesticidi.
 Il punto cruciale è questo: «La formazione degli agricoltori è un elemento fondamentale e imprescindibile per un’agricoltura sostenibile, che in alcuni paesi non viene tenuto in debita considerazione creando i presupposti per i casi di avvelenamento citati nel rapporto. È necessario un investimento educativo in questa direzione per favorire in tutti i Paesi l’adozione di buone pratiche agricole e modalità di utilizzo corretto e consapevole degli agrofarmaci che comprendano misure di mitigazione del rischio per gli operatori e per l’ambiente e, di riflesso, per i consumatori.  


https://unirurale.blogspot.it/





sabato 1 aprile 2017

Il perchè di una scelta

di Nino Sutera 


Peppino Bivona, agronomo, giornalista pubblicista,  presidente della lurss.onlus

 

ci racconta una storia esemplare






Le famiglie contadine quando si potevano permettere di fare studiare i figli  l’indirizzavano sempre  verso la carriera di medico,avvocato, ingegnere , professioni di sicuro avvenire, un lavoro sotto “li canali” (le tegole, al sicuro), se poi , magari, aveva la vocazione ,divenivano alti prelati. Per contro, i figli meno perspicaci, con poche ambizioni ,restavano a lavorare la terra.

Così negli anni  in agricoltura si “sedimentò” e “stratificò” uno strato sociale che divenne “causa ed effetto”  della sua  debolezza strutturale  ovvero una perenne ed incisiva subordinazione dell’agricoltura nei confronti di altri settori e comparti dell’economia.
Le istituzioni delle scuole agrarie o delle stesse facoltà di agraria , nella prima metà del XX° secolo non diedero maggior sollievo alla nostra agricoltura . A tutt’oggi il settore dispone  di “uomini  e mezzi “ ragguardevoli , studi e ricerche per  ogni settore e per specifica coltura si sprecano , le innovazioni sia di prodotto che di processo invadono le campagne ….. eppure l’agricoltura langue,  vive in perenne stato comatoso: perciò  nessuno vuole restare a lavorare la terra!
Ora siamo a chiederci: dove abbiamo sbagliato?.Cosa non abbiamo capito?  Cosa non ha funzionato?
L’errore fondamentale che gli “addetti”  all’agricoltura  abbiamo commesso  e stato quello di  porre tutta la nostra attenzione, il nostro interesse su tematiche “tecniche “ ed “economiche” inerenti le produzioni agro-alimentari . Insomma ci siamo preoccupati del cibo come “merce”  attenzionandolo dalla campagna fino  al mercato. Da questo punto in poi l’abbiamo lasciato nelle mani dell’industria di trasformazione agro-alimentare , alla ristorazione, ai cuochi ,ai nutrizionisti ,ai medici.
Questi soggetti in relazione alle loro convenienze e necessità  l’hanno  modificato ,alterato, arricchito, stravolto, denaturato, con il silenzio e la remissività di tutto il mondo agricolo.
Ma quali  profonde trasformazione  sono  avvenute in questo mezzo secolo?
I nuovi modelli  di agricoltura convenzionali ,oltre a influenzare  le quantità prodotte , ne hanno modificato pure la qualità? Insomma cosa ha di diverso il nostro cibo  con quello che consumavano le nostre nonne? Tutto!
Ebbene tutta la filiera del cibo è radicalmente modificata
-il suolo,la sua struttura,i livelli di humus, di sostanza organica ,di fertilità  ,le micorrize  e la ricca presenza di fauna e flora ,ecc.
-le piante  coltivate hanno modificato in parte il loro patrimonio genetico, riducendone  le varietà , impoverendone  la biodiversità ecc.
Gli ordinamenti colturali sono stati semplificati, banalizzati ,i sistemi  produttivi,appiatti, ed “omogeneizzate “ le tecniche colturali
-L’azienda agricola ha perso la sua “autonomia” , la “ciclicità” ,E divenuta sempre più dipendente dall’energia  sussidiaria esterna: la meccanizzazione,la difesa delle piante, la concimazione ecc
Esiste una stretta correlazione tra lo stato di salute del suolo e quello delle persone che si alimentano con il cibo da esso derivato. Un suolo ricco ,fertile, strutturato, consente la crescita di piante sane i cui frutti sono  ricchi di “nutrienti”, e “metaboliti secondari”  Questi  alimentano e garantiscono una buona salute ai consumatori.
Ma la vera rivoluzione il cibo la subisce quando varca i cancelli dell’azienda.
L’industria agro-alimentare ha denaturato gli alimenti. Dalla conservazione alla trasformazione ,  dalla farina alle conserve, dai succhi di frutta ai prodotti da forno.
Cosi  il terreno coltivato non è più lo stesso, le cultivar di grano  sono diverse ,le tecniche colturali radicalmente modificate, la molitura del grano innovata, la panificazione  “modernizzata”.
Perciò il pane , per mille ragioni, non è più lo stesso! Tutte le coltivazioni al pari del grano hanno subito questa “  rivoluzione” in nome della produttività  ,della redditività ed  economicità ,insomma al fine di elevare il PIL. Cosi il contenuto di omega 3 nelle uova provenienti da galline allevate all’aperto ,alimentate con erba è cento volte superiore a quello contenuto nelle uova di un allevamento industriale. Le olive conservate col sale al naturale ,contengono quasi tutte intere i Sali e gli amminoacidi di quelli trattati industrialmente con la soda. Il lardo dei maiali allevati spontaneamente ,liberi di pascolare,ha un contenuto rilevante di acido linolenico. L’estratto di pomodoro essiccato al sole ha 100volte più licopene disponibile di quello concentrato industrialmente con la centrifugazione , Il vino passito ricavato dalle uve essiccate al sole,  ha un contenuto10 volte maggiore di resveratrolo di quello, le cui uve sono state essiccate in un comodo forno elettrico. E che dire dei fichi essiccati al naturale /o delle prugne?   . Sono prodotti “diversi” che non andavano confusi.   Eppure tutto ciò è avvenuto con il silenzio  e spesso con la complicità delle istituzioni scientifiche e di ricerca . In modo particolare le istituzioni legate all’agricoltura.
 Chi ne ha pagato le spese  di questa  balordaggine sono stati gli agricoltori e i consumatori! . Le ragioni sono sempre più evidenti da un decennio , da quanto  prestigiose  istituzioni scientifiche come Campredg, Oxford e la Cornell Università , hanno attenzionato il cibo e la sua funzione metabolica nel nostro organismo. I nuovi sviluppi  della ricerca alimentare influiranno sulla nostra salute  e di riflesso sull’attività agricola  Il binomio cibo-salute passerà obbligatoriamente da un rinnovato modello di gestione agricola .
Sulla sfida dei “nuovi” Saperi e sulla 

scommessa per i nuovi “ Sapori “ che nasce 

,come strumento culturale  di transizione,la

lurss.onlus

venerdì 31 marzo 2017

Miss Mondo Sicilia è Valeria Cordaro

 

A Miss Mondo Sicilia  


Valeria Cordaro il 


riconoscimento di 


"Ambasciatrice dell'Identità Territoriale"




A Miss Mondo Sicilia  

Valeria Cordaro il

riconoscimento di "Ambasciatrice

dell'Identità Territoriale" nell'ambito

del percorso Borghi GeniusLoci De.Co.

   L’ambito riconoscimento è  
stato   attribuito negli

anni passati tra gli altri a 

Miss Italia 2012

  Giusy Buscemi,

 a Miss Italia 2014 


Clarissa Marchesa



Bonetta dell'Oglio, Gaetano 

Basile, Diego  Planeta, 

Antonio Presti. 












Per il terzo anno consecutivo la finalissima di Miss Mondo Sicilia 

si è svolta a Gioiosa Marea, in provincia di Messina. A 

sponsorizzare l’evento, organizzato in esclusiva per la Sicilia da 

Valeria Pellegrino e dal direttore artistico Mario Vitolo e 

fortemente voluto da Teodoro Lamonica, imprenditori locali 

orgogliosi di supportare con il proprio brand il concorso di 

bellezza internazionale più antico e prestigioso del mondo. 

    







Il riconoscimento “Ambasciatrice dell’ identità territoriale” 

rappresenta uno degli steps del percorso Borghi GeniusLoci De.Co 

inserito tra gli esempi virtuosi del - Forum Italiano dei Movimenti 

per la terra e il paesaggio e presentato al Poster Session del 

Forum Pa 2013 di Roma, e  a Expo 2015 Il percorso è un 

percorso culturale, che mira a salvaguardare e valorizzare il 

“locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad 

omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta 

l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le 

immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi. Obiettivo 

del Percorso GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, 

attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e 

delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di 

ottimizzarne la competitività. Il percorso innovativo “Borghi 

Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il 

turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle 

pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di 

esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un 

territorio finalizzato a rafforzare l’identità del territorio 

attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità 

gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve 

solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti 

calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, 

i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima 

di tutto, la si “pensa”. Gli ambasciatori dell’identità 

territoriale, sono destinati ad assolvere a un ruolo fondamentale, 

comunicare e far conoscere il territorio, il quale assume un 

importanza crescente anche nei confronti del visitatore, e del 

viaggiante, che ritrova nel prodotto, un insieme di valori, ivi 

compresi quelli identitari. 

giovedì 30 marzo 2017

"Baseline"

 quando la comunicazione fa chiarezza

Parte la Campagna di comunicazione della Rete Rurale Nazionale per spiegare agli agricoltori criteri, norme e requisiti di base per chi aderisce alle misure dello sviluppo rurale - Coinvolti circa  1300 Centri di Assistenza Agricola con la distribuzione di 10.000 poster e di 110.000 brochure dallo stile infografico innovativo; una campagna profilata su facebook raggiungerà capillarmente gli agricoltori per portarli su una piattaforma informativa dedicata, mentre sono già stati svolti webinar formativi per tecnici e addetti ai lavori
È di fondamentale importanza il momento in cui agricoltori e potenziali beneficiari delle misure dello sviluppo rurale procedono alla formulazione delle domande sulle diverse misure dei Psr regionali. Ma si può fare qualcosa in più per fornire un quadro chiaro agli agricoltori che li aiuti nel comprendere se tutti i tasselli della loro azienda sono a posto per procedere alle domande?

A questa domanda risponde, a partire dal mese di Aprile, la "Campagna Baseline" realizzata da Ismea - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - nell'ambito della Rete Rurale Nazionale, che  ha l'obiettivo di facilitare il rapporto fra Pubblica Amministrazione e agricoltori, grazie al "toolkit" che mette a disposizione per comprendere le "Baseline" cioè i criteri, norme e requisiti di base per chi aderisce alle misure dello sviluppo rurale.
Per ottenere, grazie ai PSR regionali, i finanziamenti delle misure dello sviluppo rurale connesse alla superficie o agli animali (secondo pilastro della Politica Agricola Comune), gli agricoltori aderiscono infatti ad una serie di impegni volontariche vanno al di là delle "Baseline".

Ma avere chiaro il cosiddetto "punto di partenza", cioè le "Baseline", è il presupposto fondamentale per gli agricoltori per non incorrere in errori e sanzioni nel momento in cui fanno domanda per le misure dello sviluppo rurale e per gli impegni volontari ad esse connesse.  Per questo la "Campagna Baseline" prevede la realizzazione di unacampagna di inserzioni facebook profilata sul target agricoltori, con atterraggio su una sezione dedicata all'interno del portale Rete Rurale Nazionale, una serie di webinar per formare i tecnici agronomi e la distribuzione di  10.000 poster e di  110.000 brochure dallo stile infografico innovativo presso circa n° 1300 Centri di assistenza Agricola su tutto il territorio nazionale anche grazie alla collaborazione con le Confederazioni. Coinvolti anche gli Assessorati regionali all'agricoltura e gli Organismi Pagatori. Una campagna crossmediale per raggiungere gli agricoltori nei luoghi che più frequentano per ricevere informazioni pratiche e, soprattutto, grazie allacampagna facebook, direttamente sullo strumento più consultato in assoluto, soprattutto dai giovani agricoltori, chiave del ricambio generazionale in agricoltura.

Una campagna, dunque, per facilitare gli agricoltori e fornire anche agli addetti ai lavori dello sviluppo rurale un prospetto il più possibile sintetico e pronto all'occorrenza. In ultima analisi, una campagna che vuole valorizzare l'osservanza dei requisiti di base e degli impegni volontari dello sviluppo rurale, che si traduce in pratiche e comportamenti che permettono al settore agricolo di contribuire a tutelare l'ambiente, contrastare i cambiamenti climatici e garantire ai consumatori prodotti sani e sicuri.
Baseline: l'insieme di criteri, norme e requisiti si compone di tre ambiti

1.
  I Criteri per garantire il mantenimento della superficie agricola e l'esercizio di un'attività agricola minima sono impegni obbligatori per coloro che fanno domanda per i pagamenti dello sviluppo rurale delle misure 10 "pagamenti agro-climatico-ambientali", 11 "agricoltura biologica" e 12 "indennità Natura 2000 e direttiva quadro sull'acqua" e un requisito di accesso ai finanziamenti per gli agricoltori che fanno domanda per i pagamenti diretti.

2.    Le Regole di condizionalità: comprendono un insieme di Criteri e Norme per una gestione dell'azienda agricola rispettosa dell'ambiente e attenta alla salubrità dei prodotti e al benessere degli animali allevati. Tutti i beneficiari dei pagamenti diretti e delle misure dello sviluppo rurale connesse alla superficie e agli animali sono tenuti a rispettarle.

3.    I Requisiti minimi per l'uso dei fertilizzanti e dei prodotti fitosanitari: rappresentano un impegno obbligatorio per i beneficiari delle misure 10 e 11 dello sviluppo rurale.

Al via il bando Ismea da 65 milioni per mutui primo insediamento

                              E' stato pubblicato  il bando 2017 per il primo insediamento di giovani in agricoltura e che intendono acquistare un'azienda agricola con mutui a tasso agevolato per chi ha un'età compresa tra i 18 e i 40 anni. A disposizione 65 milioni di euro.
È possibile presentare le domande sul sito www.ismea.it a partire dalle ore 12:00 di domani, martedì 28 marzo, fino alle ore 12:00 del 12 maggio 2017.

                 Uno strumento  per favorire il ricambio generazionale. Siamo il Paese europeo con il maggior numero di aziende agricole giovani con oltre 50mila imprese condotte da under 35 e il nostro obiettivo è portarle dal 5 all'8%. Lo facciamo con azioni concrete e utili. Dal 1 gennaio 2017, come previsto dalla legge di bilancio, per gli under 40 che aprono un'azienda agricola è già prevista l'esenzione totale per tre anni dal versamento dei contributi previdenziali e nei giorni scorsi abbiamo presentato la 'Banca delle terre agricole' che, per la prima volta in Italia, consente a chi cerca terreni pubblici in vendita da poter coltivare di accedere facilmente al database nazionale. Di questi, i primi 8mila ettari di terreni di proprietà di Ismea sono destinati con corsia preferenziale proprio ai giovani. Investire nella terra significa investire nel futuro. Molti ragazzi hanno raccolto questa sfida.

lunedì 27 marzo 2017

CONSUMO ETICO E RESPONSABILE: TRA UTOPIA E REALTA’


Un nuovo tipo di economia è possibile?  Un’ economia che - come sostiene Amartya Sen economista e premio Nobel  nel 1998, - al valore della ricchezza aggiunga anche la felicità, un concetto diverso dal benessere. Una persona è più ricca di un’altra quando è più felice e ha ottenuto una migliore qualità della vita; la qualità della vita diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici. Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici.


Tutti conoscono il commercio equo e solidale, moltissimi ne parlano, tanti lo praticano quotidianamente. Ma quanti di noi sanno dove è nato? E quando? E cosa sono i Gas? E i Res? Sconosciute sigle chimiche? No, piuttosto soggetti  economici tradizionali (commercianti, produttori, persone) che operano in maniera rivoluzionaria.  Perché il mondo si cambia a partire dalle busta della spesa
Se il gas vi fa pensare a qualcosa di nocivo o inquinante cambiate  idea. In questo caso GAS sta per “gruppi di acquisto solidale”. Il primo GAS vero e proprio nasce nel ‘94 a Fidenza (Reggio Emilia). Oggi esistono   183 GAS nel nostro Paese, alcuni autonomi, altri collegati tra loro, una vera e propria “rete di acquisto solidale”.  I prodotti acquistati devono provenire da piccoli produttori locali (che si conoscono direttamente, riducendo così anche l’inquinamento e lo spreco di energia dovuti al trasporto) e devono essere biologici ed ecologici.  
Ogni GAS nasce autonomamente, ma alla base vi è sempre una sorta di critica verso l’attuale modello di consumo e di economia globale dominante, e, parallelamente, la ricerca di un’alternativa immediata a tale modello. Chiunque entri a far parte di un GAS, capisce di non essere più solo nella pratica del consumo.
Ogni prodotto è avvolto dal fascino della terra da cui proviene e ne racconta la storia, racchiudendo in sé arti antiche e tradizioni uniche. Il prezzo di tutto questo? Equo e solidale, appunto: tutela i produttori e dei consumatori  garantiscono giustizia commerciale, né sfruttamento né beneficenza.

  Il CEeS (commercio equo e solidale), o Fair trade, secondo la dizione anglosassone adottata a livello internazionale, nasce in Olanda negli anni Sessanta per poi diffondersi in tutti gli altri paesi europei.Il principio di fondo è quello di garantire un compenso equo e servizi socio-sanitari ai piccoli produttori dell’America latina, dell’Africa, dell’Asia e dei Paesi dell’Est. Tutti i prodotti del CEeS sono corredati di una scheda tecnica che ne spiega le caratteristiche e illustra i passaggi economici intervenuti. In tal modo i consumatori possono conoscere in piena trasparenza le spese che hanno determinato il prezzo di vendita.L’uso delle materie prime e le tecniche di produzione tengono conto della salvaguardia dell’ambiente e della salute di produttori e consumatori.   
Nata da un’idea della Rete di Lilliput, la RES (Rete di Economia Solidale) ha presto ottenuto il sostegno di numerosi soggetti del vasto mondo dell’equo-solidale: Botteghe del Mondo, GAS, cooperative sociali, associazioni di finanza etica e di turismo responsabile. La Res promuove un nuovo modo di fare economia che non ha nel profitto e nella speculazione i suoi principali obiettivi, ma, piuttosto, tende a creare un rapporto diretto tra produttore e consumatore nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Organi primari dalla Res sono i DES (distretti di economia solidale). I neonati Des, la prima iniziativa risale agli ultimi mesi del 2003, sono gruppi costituiti da soggetti economici tradizionali (clienti, commercianti, produttori, finanziatori etc.) che operano e sono presenti sul mercato in maniera rivoluzionaria. Il meccanismo messo in atto prevede la costituzione di distretti, per l’appunto, in cui le operazioni di compra-vendita avvengano secondo i principi primi dell’equo-solidale: giustizia sociale, sostenibilità ambientale e valorizzazione del territorio.  


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