martedì 4 aprile 2017

I pesticidi?...... non sono proprio salutistici.

ninosutera   
 I pesticidi non sono proprio salutistici, fino a prova contraria........
             Per l’Onu nel mondo «un trattato generale che regoli i pesticidi altamente pericolosi non esiste. Eppure, senza, o con un uso minimo di sostanze chimiche tossiche, è possibile produrre cibo nutriente e più sano, senza inquinare o esaurire le risorse ambientali», ma questo pare che non interessi più nessuno, tanto meno i distratti consumatori.
In Italia, va detto che negli ultimi anni, è cresciuta la consapevolezza che i pesticidi di certo non sono salutistici. L'attuazione scrupolosan e rigida,  della strategia del Piano Nazionale sui Fitofarmaci, consentirà ( è un auspicio) di ridurre o almeno limitare i danni nei prossimi anni.                                       


 I dati dell’Onu sui pesticidi vanno letti bene, cosa che di regola non avviene  mai.....
Infatti,  i pesticidi usati in agricoltura causano 200.000 morti all’anno nel mondo  e sono necessari per garantire l’aumento della produzione agricola per una popolazione in crescita, come sostiene un rapporto degli inviati speciali dell’Onu per il Diritto al cibo, Hilal Elver, e per le Sostanze tossiche, Baskut Tuncak, presentato al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Una denuncia che è stata presa malissimo dal mondo agricolo
Il rapporto delle Nazioni Unite dice questo: «I pesticidi sono responsabili per un numero stimato di 200.000 decessi all’anno per avvelenamento acuto, ma si ritiene comunemente che l’agricoltura intensiva industriale, che si basa pesantemente sui pesticidi, sia necessaria per aumentare i raccolti per sfamare una popolazione mondiale in crescita. 
               Nei 50 anni passati, la popolazione globale è più che raddoppiata, mentre la terra arabile disponibile è aumentata solo del 10%». I pesticidi causano danni ormai dimostrati scientificamente, secondo l’Onu: inquinano l’ambiente, uccidono o fanno ammalare le persone, destabilizzano l’ecosistema alterando il rapporto fra prede e predatori, limitano la biodiversità. Ma le aziende del settore agricolo e dei pesticidi hanno adottato «una negazione sistematica della grandezza del danno portato da queste sostanze chimiche, e tecniche di marketing aggressive e non etiche rimangono incontrastate». 
Osservazioni che possono essere lette come una “caccia alle streghe” come sostengono i tanti sostenitori indiscriminati dei pesticidi.
 Il punto cruciale è questo: «La formazione degli agricoltori è un elemento fondamentale e imprescindibile per un’agricoltura sostenibile, che in alcuni paesi non viene tenuto in debita considerazione creando i presupposti per i casi di avvelenamento citati nel rapporto. È necessario un investimento educativo in questa direzione per favorire in tutti i Paesi l’adozione di buone pratiche agricole e modalità di utilizzo corretto e consapevole degli agrofarmaci che comprendano misure di mitigazione del rischio per gli operatori e per l’ambiente e, di riflesso, per i consumatori.  


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sabato 1 aprile 2017

Il perchè di una scelta

di Nino Sutera 


Peppino Bivona, agronomo, giornalista pubblicista,  presidente della lurss.onlus

 

ci racconta una storia esemplare






Le famiglie contadine quando si potevano permettere di fare studiare i figli  l’indirizzavano sempre  verso la carriera di medico,avvocato, ingegnere , professioni di sicuro avvenire, un lavoro sotto “li canali” (le tegole, al sicuro), se poi , magari, aveva la vocazione ,divenivano alti prelati. Per contro, i figli meno perspicaci, con poche ambizioni ,restavano a lavorare la terra.

Così negli anni  in agricoltura si “sedimentò” e “stratificò” uno strato sociale che divenne “causa ed effetto”  della sua  debolezza strutturale  ovvero una perenne ed incisiva subordinazione dell’agricoltura nei confronti di altri settori e comparti dell’economia.
Le istituzioni delle scuole agrarie o delle stesse facoltà di agraria , nella prima metà del XX° secolo non diedero maggior sollievo alla nostra agricoltura . A tutt’oggi il settore dispone  di “uomini  e mezzi “ ragguardevoli , studi e ricerche per  ogni settore e per specifica coltura si sprecano , le innovazioni sia di prodotto che di processo invadono le campagne ….. eppure l’agricoltura langue,  vive in perenne stato comatoso: perciò  nessuno vuole restare a lavorare la terra!
Ora siamo a chiederci: dove abbiamo sbagliato?.Cosa non abbiamo capito?  Cosa non ha funzionato?
L’errore fondamentale che gli “addetti”  all’agricoltura  abbiamo commesso  e stato quello di  porre tutta la nostra attenzione, il nostro interesse su tematiche “tecniche “ ed “economiche” inerenti le produzioni agro-alimentari . Insomma ci siamo preoccupati del cibo come “merce”  attenzionandolo dalla campagna fino  al mercato. Da questo punto in poi l’abbiamo lasciato nelle mani dell’industria di trasformazione agro-alimentare , alla ristorazione, ai cuochi ,ai nutrizionisti ,ai medici.
Questi soggetti in relazione alle loro convenienze e necessità  l’hanno  modificato ,alterato, arricchito, stravolto, denaturato, con il silenzio e la remissività di tutto il mondo agricolo.
Ma quali  profonde trasformazione  sono  avvenute in questo mezzo secolo?
I nuovi modelli  di agricoltura convenzionali ,oltre a influenzare  le quantità prodotte , ne hanno modificato pure la qualità? Insomma cosa ha di diverso il nostro cibo  con quello che consumavano le nostre nonne? Tutto!
Ebbene tutta la filiera del cibo è radicalmente modificata
-il suolo,la sua struttura,i livelli di humus, di sostanza organica ,di fertilità  ,le micorrize  e la ricca presenza di fauna e flora ,ecc.
-le piante  coltivate hanno modificato in parte il loro patrimonio genetico, riducendone  le varietà , impoverendone  la biodiversità ecc.
Gli ordinamenti colturali sono stati semplificati, banalizzati ,i sistemi  produttivi,appiatti, ed “omogeneizzate “ le tecniche colturali
-L’azienda agricola ha perso la sua “autonomia” , la “ciclicità” ,E divenuta sempre più dipendente dall’energia  sussidiaria esterna: la meccanizzazione,la difesa delle piante, la concimazione ecc
Esiste una stretta correlazione tra lo stato di salute del suolo e quello delle persone che si alimentano con il cibo da esso derivato. Un suolo ricco ,fertile, strutturato, consente la crescita di piante sane i cui frutti sono  ricchi di “nutrienti”, e “metaboliti secondari”  Questi  alimentano e garantiscono una buona salute ai consumatori.
Ma la vera rivoluzione il cibo la subisce quando varca i cancelli dell’azienda.
L’industria agro-alimentare ha denaturato gli alimenti. Dalla conservazione alla trasformazione ,  dalla farina alle conserve, dai succhi di frutta ai prodotti da forno.
Cosi  il terreno coltivato non è più lo stesso, le cultivar di grano  sono diverse ,le tecniche colturali radicalmente modificate, la molitura del grano innovata, la panificazione  “modernizzata”.
Perciò il pane , per mille ragioni, non è più lo stesso! Tutte le coltivazioni al pari del grano hanno subito questa “  rivoluzione” in nome della produttività  ,della redditività ed  economicità ,insomma al fine di elevare il PIL. Cosi il contenuto di omega 3 nelle uova provenienti da galline allevate all’aperto ,alimentate con erba è cento volte superiore a quello contenuto nelle uova di un allevamento industriale. Le olive conservate col sale al naturale ,contengono quasi tutte intere i Sali e gli amminoacidi di quelli trattati industrialmente con la soda. Il lardo dei maiali allevati spontaneamente ,liberi di pascolare,ha un contenuto rilevante di acido linolenico. L’estratto di pomodoro essiccato al sole ha 100volte più licopene disponibile di quello concentrato industrialmente con la centrifugazione , Il vino passito ricavato dalle uve essiccate al sole,  ha un contenuto10 volte maggiore di resveratrolo di quello, le cui uve sono state essiccate in un comodo forno elettrico. E che dire dei fichi essiccati al naturale /o delle prugne?   . Sono prodotti “diversi” che non andavano confusi.   Eppure tutto ciò è avvenuto con il silenzio  e spesso con la complicità delle istituzioni scientifiche e di ricerca . In modo particolare le istituzioni legate all’agricoltura.
 Chi ne ha pagato le spese  di questa  balordaggine sono stati gli agricoltori e i consumatori! . Le ragioni sono sempre più evidenti da un decennio , da quanto  prestigiose  istituzioni scientifiche come Campredg, Oxford e la Cornell Università , hanno attenzionato il cibo e la sua funzione metabolica nel nostro organismo. I nuovi sviluppi  della ricerca alimentare influiranno sulla nostra salute  e di riflesso sull’attività agricola  Il binomio cibo-salute passerà obbligatoriamente da un rinnovato modello di gestione agricola .
Sulla sfida dei “nuovi” Saperi e sulla 

scommessa per i nuovi “ Sapori “ che nasce 

,come strumento culturale  di transizione,la

lurss.onlus

venerdì 31 marzo 2017

Miss Mondo Sicilia è Valeria Cordaro

 

A Miss Mondo Sicilia  


Valeria Cordaro il 


riconoscimento di 


"Ambasciatrice dell'Identità Territoriale"




A Miss Mondo Sicilia  

Valeria Cordaro il

riconoscimento di "Ambasciatrice

dell'Identità Territoriale" nell'ambito

del percorso Borghi GeniusLoci De.Co.

   L’ambito riconoscimento è  
stato   attribuito negli

anni passati tra gli altri a 

Miss Italia 2012

  Giusy Buscemi,

 a Miss Italia 2014 


Clarissa Marchesa



Bonetta dell'Oglio, Gaetano 

Basile, Diego  Planeta, 

Antonio Presti. 












Per il terzo anno consecutivo la finalissima di Miss Mondo Sicilia 

si è svolta a Gioiosa Marea, in provincia di Messina. A 

sponsorizzare l’evento, organizzato in esclusiva per la Sicilia da 

Valeria Pellegrino e dal direttore artistico Mario Vitolo e 

fortemente voluto da Teodoro Lamonica, imprenditori locali 

orgogliosi di supportare con il proprio brand il concorso di 

bellezza internazionale più antico e prestigioso del mondo. 

    







Il riconoscimento “Ambasciatrice dell’ identità territoriale” 

rappresenta uno degli steps del percorso Borghi GeniusLoci De.Co 

inserito tra gli esempi virtuosi del - Forum Italiano dei Movimenti 

per la terra e il paesaggio e presentato al Poster Session del 

Forum Pa 2013 di Roma, e  a Expo 2015 Il percorso è un 

percorso culturale, che mira a salvaguardare e valorizzare il 

“locale”, rispetto al fenomeno della globalizzazione, che tende ad 

omogeneizzare prodotti e sapori. Il Genius Loci rappresenta 

l'essenza, l'identità di un territorio; ad esso appartengono le 

immagini, i colori, i sapori ed i profumi dei paesaggi. Obiettivo 

del Percorso GeniusLoci De.Co. è recuperare l’identità di un luogo, 

attraverso anche le valorizzazione delle produzioni di eccellenza e 

delle tradizioni storiche e culturali dello stesso, al fine di 

ottimizzarne la competitività. Il percorso innovativo “Borghi 

Genius Loci De.Co.”, attraverso il quale si intende incrementare il 

turismo enogastronomico puntando sulla spiccata tipicità delle 

pietanze ereditate dalle antiche tradizioni locali, in grado di 

esprimere l’essenza più autentica e di “raccontare” la storia di un 

territorio finalizzato a rafforzare l’identità del territorio 

attraverso l’esaltazione delle rispettive peculiarità 

gastronomiche, sulla base dell’assunto che una pietanza non serve 

solo a soddisfare l’appetito ed a fornire all’organismo apporti 

calorici e nutrizionali, ma riesce anche a “raccontare” la cultura, 

i valori e le tradizioni dell’ambiente in cui la si cucina e, prima 

di tutto, la si “pensa”. Gli ambasciatori dell’identità 

territoriale, sono destinati ad assolvere a un ruolo fondamentale, 

comunicare e far conoscere il territorio, il quale assume un 

importanza crescente anche nei confronti del visitatore, e del 

viaggiante, che ritrova nel prodotto, un insieme di valori, ivi 

compresi quelli identitari. 

giovedì 30 marzo 2017

"Baseline"

 quando la comunicazione fa chiarezza

Parte la Campagna di comunicazione della Rete Rurale Nazionale per spiegare agli agricoltori criteri, norme e requisiti di base per chi aderisce alle misure dello sviluppo rurale - Coinvolti circa  1300 Centri di Assistenza Agricola con la distribuzione di 10.000 poster e di 110.000 brochure dallo stile infografico innovativo; una campagna profilata su facebook raggiungerà capillarmente gli agricoltori per portarli su una piattaforma informativa dedicata, mentre sono già stati svolti webinar formativi per tecnici e addetti ai lavori
È di fondamentale importanza il momento in cui agricoltori e potenziali beneficiari delle misure dello sviluppo rurale procedono alla formulazione delle domande sulle diverse misure dei Psr regionali. Ma si può fare qualcosa in più per fornire un quadro chiaro agli agricoltori che li aiuti nel comprendere se tutti i tasselli della loro azienda sono a posto per procedere alle domande?

A questa domanda risponde, a partire dal mese di Aprile, la "Campagna Baseline" realizzata da Ismea - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - nell'ambito della Rete Rurale Nazionale, che  ha l'obiettivo di facilitare il rapporto fra Pubblica Amministrazione e agricoltori, grazie al "toolkit" che mette a disposizione per comprendere le "Baseline" cioè i criteri, norme e requisiti di base per chi aderisce alle misure dello sviluppo rurale.
Per ottenere, grazie ai PSR regionali, i finanziamenti delle misure dello sviluppo rurale connesse alla superficie o agli animali (secondo pilastro della Politica Agricola Comune), gli agricoltori aderiscono infatti ad una serie di impegni volontariche vanno al di là delle "Baseline".

Ma avere chiaro il cosiddetto "punto di partenza", cioè le "Baseline", è il presupposto fondamentale per gli agricoltori per non incorrere in errori e sanzioni nel momento in cui fanno domanda per le misure dello sviluppo rurale e per gli impegni volontari ad esse connesse.  Per questo la "Campagna Baseline" prevede la realizzazione di unacampagna di inserzioni facebook profilata sul target agricoltori, con atterraggio su una sezione dedicata all'interno del portale Rete Rurale Nazionale, una serie di webinar per formare i tecnici agronomi e la distribuzione di  10.000 poster e di  110.000 brochure dallo stile infografico innovativo presso circa n° 1300 Centri di assistenza Agricola su tutto il territorio nazionale anche grazie alla collaborazione con le Confederazioni. Coinvolti anche gli Assessorati regionali all'agricoltura e gli Organismi Pagatori. Una campagna crossmediale per raggiungere gli agricoltori nei luoghi che più frequentano per ricevere informazioni pratiche e, soprattutto, grazie allacampagna facebook, direttamente sullo strumento più consultato in assoluto, soprattutto dai giovani agricoltori, chiave del ricambio generazionale in agricoltura.

Una campagna, dunque, per facilitare gli agricoltori e fornire anche agli addetti ai lavori dello sviluppo rurale un prospetto il più possibile sintetico e pronto all'occorrenza. In ultima analisi, una campagna che vuole valorizzare l'osservanza dei requisiti di base e degli impegni volontari dello sviluppo rurale, che si traduce in pratiche e comportamenti che permettono al settore agricolo di contribuire a tutelare l'ambiente, contrastare i cambiamenti climatici e garantire ai consumatori prodotti sani e sicuri.
Baseline: l'insieme di criteri, norme e requisiti si compone di tre ambiti

1.
  I Criteri per garantire il mantenimento della superficie agricola e l'esercizio di un'attività agricola minima sono impegni obbligatori per coloro che fanno domanda per i pagamenti dello sviluppo rurale delle misure 10 "pagamenti agro-climatico-ambientali", 11 "agricoltura biologica" e 12 "indennità Natura 2000 e direttiva quadro sull'acqua" e un requisito di accesso ai finanziamenti per gli agricoltori che fanno domanda per i pagamenti diretti.

2.    Le Regole di condizionalità: comprendono un insieme di Criteri e Norme per una gestione dell'azienda agricola rispettosa dell'ambiente e attenta alla salubrità dei prodotti e al benessere degli animali allevati. Tutti i beneficiari dei pagamenti diretti e delle misure dello sviluppo rurale connesse alla superficie e agli animali sono tenuti a rispettarle.

3.    I Requisiti minimi per l'uso dei fertilizzanti e dei prodotti fitosanitari: rappresentano un impegno obbligatorio per i beneficiari delle misure 10 e 11 dello sviluppo rurale.

Al via il bando Ismea da 65 milioni per mutui primo insediamento

                              E' stato pubblicato  il bando 2017 per il primo insediamento di giovani in agricoltura e che intendono acquistare un'azienda agricola con mutui a tasso agevolato per chi ha un'età compresa tra i 18 e i 40 anni. A disposizione 65 milioni di euro.
È possibile presentare le domande sul sito www.ismea.it a partire dalle ore 12:00 di domani, martedì 28 marzo, fino alle ore 12:00 del 12 maggio 2017.

                 Uno strumento  per favorire il ricambio generazionale. Siamo il Paese europeo con il maggior numero di aziende agricole giovani con oltre 50mila imprese condotte da under 35 e il nostro obiettivo è portarle dal 5 all'8%. Lo facciamo con azioni concrete e utili. Dal 1 gennaio 2017, come previsto dalla legge di bilancio, per gli under 40 che aprono un'azienda agricola è già prevista l'esenzione totale per tre anni dal versamento dei contributi previdenziali e nei giorni scorsi abbiamo presentato la 'Banca delle terre agricole' che, per la prima volta in Italia, consente a chi cerca terreni pubblici in vendita da poter coltivare di accedere facilmente al database nazionale. Di questi, i primi 8mila ettari di terreni di proprietà di Ismea sono destinati con corsia preferenziale proprio ai giovani. Investire nella terra significa investire nel futuro. Molti ragazzi hanno raccolto questa sfida.

lunedì 27 marzo 2017

CONSUMO ETICO E RESPONSABILE: TRA UTOPIA E REALTA’


Un nuovo tipo di economia è possibile?  Un’ economia che - come sostiene Amartya Sen economista e premio Nobel  nel 1998, - al valore della ricchezza aggiunga anche la felicità, un concetto diverso dal benessere. Una persona è più ricca di un’altra quando è più felice e ha ottenuto una migliore qualità della vita; la qualità della vita diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici. Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici.


Tutti conoscono il commercio equo e solidale, moltissimi ne parlano, tanti lo praticano quotidianamente. Ma quanti di noi sanno dove è nato? E quando? E cosa sono i Gas? E i Res? Sconosciute sigle chimiche? No, piuttosto soggetti  economici tradizionali (commercianti, produttori, persone) che operano in maniera rivoluzionaria.  Perché il mondo si cambia a partire dalle busta della spesa
Se il gas vi fa pensare a qualcosa di nocivo o inquinante cambiate  idea. In questo caso GAS sta per “gruppi di acquisto solidale”. Il primo GAS vero e proprio nasce nel ‘94 a Fidenza (Reggio Emilia). Oggi esistono   183 GAS nel nostro Paese, alcuni autonomi, altri collegati tra loro, una vera e propria “rete di acquisto solidale”.  I prodotti acquistati devono provenire da piccoli produttori locali (che si conoscono direttamente, riducendo così anche l’inquinamento e lo spreco di energia dovuti al trasporto) e devono essere biologici ed ecologici.  
Ogni GAS nasce autonomamente, ma alla base vi è sempre una sorta di critica verso l’attuale modello di consumo e di economia globale dominante, e, parallelamente, la ricerca di un’alternativa immediata a tale modello. Chiunque entri a far parte di un GAS, capisce di non essere più solo nella pratica del consumo.
Ogni prodotto è avvolto dal fascino della terra da cui proviene e ne racconta la storia, racchiudendo in sé arti antiche e tradizioni uniche. Il prezzo di tutto questo? Equo e solidale, appunto: tutela i produttori e dei consumatori  garantiscono giustizia commerciale, né sfruttamento né beneficenza.

  Il CEeS (commercio equo e solidale), o Fair trade, secondo la dizione anglosassone adottata a livello internazionale, nasce in Olanda negli anni Sessanta per poi diffondersi in tutti gli altri paesi europei.Il principio di fondo è quello di garantire un compenso equo e servizi socio-sanitari ai piccoli produttori dell’America latina, dell’Africa, dell’Asia e dei Paesi dell’Est. Tutti i prodotti del CEeS sono corredati di una scheda tecnica che ne spiega le caratteristiche e illustra i passaggi economici intervenuti. In tal modo i consumatori possono conoscere in piena trasparenza le spese che hanno determinato il prezzo di vendita.L’uso delle materie prime e le tecniche di produzione tengono conto della salvaguardia dell’ambiente e della salute di produttori e consumatori.   
Nata da un’idea della Rete di Lilliput, la RES (Rete di Economia Solidale) ha presto ottenuto il sostegno di numerosi soggetti del vasto mondo dell’equo-solidale: Botteghe del Mondo, GAS, cooperative sociali, associazioni di finanza etica e di turismo responsabile. La Res promuove un nuovo modo di fare economia che non ha nel profitto e nella speculazione i suoi principali obiettivi, ma, piuttosto, tende a creare un rapporto diretto tra produttore e consumatore nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Organi primari dalla Res sono i DES (distretti di economia solidale). I neonati Des, la prima iniziativa risale agli ultimi mesi del 2003, sono gruppi costituiti da soggetti economici tradizionali (clienti, commercianti, produttori, finanziatori etc.) che operano e sono presenti sul mercato in maniera rivoluzionaria. Il meccanismo messo in atto prevede la costituzione di distretti, per l’appunto, in cui le operazioni di compra-vendita avvengano secondo i principi primi dell’equo-solidale: giustizia sociale, sostenibilità ambientale e valorizzazione del territorio.  


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domenica 26 marzo 2017

Erbicida glifosato, secondo l’Agenzia europea per le sostanze chimiche……………..

  


Il comitato per la valutazione dei rischi (RAC) dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) è giunto alla conclusione che l’erbicida glifosato non è cancerogeno, né mutageno, né tossico per la riproduzione e neppure genotossico. Secondo l’ECHA, le prove scientifiche attualmente disponibili indicano che il glifosato provoca gravi lesioni oculari ed è tossico per gli organismi acquatici, con effetti di lunga durata. Quindi, l’erbicida può mantenere la sua attuale classificazione, il che significa che la Commissione Ue può approvarene l’uso come sostanza attiva nei pesticidi per altri 15 anni. La valutazione dell’ECHA riguarda solo la classificazione di pericolosità della sostanza, sulla base delle sue proprietà, ma non tiene conto delle probabilità di esposizione  e quindi non affronta i rischi da esposizione.
Nel formulare la valutazione, l’ECHA dichiara di aver tenuto conto non solo degli studi già pubblicati, ma anche di aver avuto pieno accesso ai rapporti originali degli studi condotti dall’industria. Questo accesso esclusivo a studi non pubblici di fonte industriale (non sottoposti a revisione scientifica di parti terze ) e che ha caratterizzato anche il processo di valutazione del glifosato da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), è fonte di polemiche. Questa scelta  non consente ad altri scienziati di valutare le conclusioni a cui sono giunte l’ECHA e l’Efsa ed,  eventualmente,  di controbattere sul piano scientifico. Al contrario, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità, aveva basato la sua valutazione solo sugli studi scientifici pubblicati e sottoposti a revisione.

Di segno opposto la reazione di Greenpeace che nei giorni scorsi, insieme ad altre venti organizzazioni dei settori ambientale e sanitario, aveva espresso preoccupazione su possibili conflitti di interesse all’interno della commissione dell’ECHA incaricata della valutazione del glifosato e all’utilizzo anche di studi non pubblicati forniti dalle aziende. Secondo Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia, “l’ECHA ha fatto un gran lavoro per spazzare sotto il tappeto le prove che il glifosato potrebbe causare il cancro. I dati a disposizione sono più che ­­­­­­­sufficienti per vietare  la sostanza in via cautelativa, ma l’ECHA ha preferito voltare lo sguardo dall’altra parte. Ora spetta quindi all’Italia rimuovere subito il glifosato dai nostri campi, a cominciare dai disciplinari agronomici di produzione integrata, dato che persone e ambiente non possono diventare topi da laboratorio dell’industria chimica”.

Fortemente critica anche la coalizione italiana Stop Glifosato, che riunisce 45 associazioni
Fortemente critica anche la coalizione italiana Stop Glifosato, che riunisce 45 associazioni e secondo la quale “questo parere ‘parziale’ indurrà la Monsanto a tirare un respiro di sollievo. Meno sollevati sono i cittadini europei che si trovano di fronte a un giudizio sostanzialmente avulso dalla realtà dei rischi quotidiani”. Come sottolinea Patrizia Gentilini, dell’Isde – Associazione medici per l’ambiente, secondo l’ECHA “in se stesso il glifosato non indurrebbe, in modelli sperimentali, il cancro o mutazioni genetiche. Questo parere, secondo quanto dichiarato dalla stessa agenzia, esclude la valutazione dei rischi da esposizione prolungata di esseri umani (agricoltori e consumatori), sui quali l’ECHA paradossalmente non si esprime. Ma è proprio l’esposizione sia professionale che residenziale, o attraverso l’acqua e gli alimenti, che rappresenta un rischio per la salute delle persone, specie delle frange più vulnerabili, quali donne in gravidanza e bambini”.
Per questo, ribadisce la coalizione Stop Glifosato, “occorre sostenere la raccolta di firme per l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) indirizzata al parlamento europeo e alla Commissione Ue, affinché ascoltino gli allarmi che vengono da una buona parte della comunità scientifica e decretino l’eliminazione dell’erbicida dai campi europei. In meno di due mesi questa iniziativa di legge popolare contro il glifosato è stata firmata da mezzo milione di cittadini: occorre raddoppiare l’impegno e presentare il milione di firme necessario per ottenere un cambiamento di rotta nelle politiche del laissez faire sulla salute e sulla pelle dei cittadini”.
La controversia scientifica sulla cancerogenicità del glifosato è iniziata nel marzo 2015, quando l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato l’erbicida come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”, aggiungendo che ci sono “forti” evidenze che indicano una sua genotossicità, sia per il glifosato puro sia per le formulazioni con altre sostanze. Pochi mesi dopo, in novembre, l’Efsa ha espresso una valutazione opposta, affermando che “è improbabile che il glifosato sia genotossico (cioè che danneggi il DNA) o che rappresenti una minaccia di cancro per l’uomo”.
Il contrasto tra le due Agenzie ha assunto toni aspri, tanto che, nel marzo del 2016, lo Iarc ha pubblicato un documento con le risposte alle domande più frequenti sulle motivazioni che hanno portato alla decisione di classificare il glifosato come “probabilmente cancerogeno”. Il 16 maggio, poi, il Joint Meeting on Pesticides Residues (JMPR) – un panel di esperti interni all’Organizzazione mondiale della sanità e alla Fao – ha dichiarato che “è improbabile che l’esposizione al glifosato tramite la dieta ponga un rischio cancerogeno per l’uomo”.

Di fronte a questi pareri discordanti e alla luce di posizioni differenziate tra gli Stati membri, alla fine dello scorso giugno, quando scadeva l’autorizzazione europea del glifosato, la Commissione Ue ha deciso di autorizzarlo nuovamente solo fino alla fine del 2017, chiedendo all’ECHA di esprimere anch’essa la propria valutazione, prima di decidere se ri-approvare per altri 15 anni l’uso dell’erbicida.

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