Giuseppe Bivona
Nel lungo processo di addomesticamento, in questi ultimi decenni ha
prevalso l’esigenza “ aziendale”, il modello organizzativo, la praticità,
l’economicità, l’efficienza. Interventi
che, attraverso la
semplificazione della razione alimentare, tradotti con somma banalizzazione in
unità foraggere, pensavamo di ridurre la “macchina” animale ad uno strumento
atto a trasformare gli alimenti vegetali in carne, uova e latte. Siamo riusciti ad abbassare, fino all’inverosimile
“l’indice di conversione” ovvero la quantità di mangime necessario per essere
trasformato in prodotti zootecnici.
Il “miracolo” della moderna
avicoltura ha due santuari: il miglioramento genetico, ovvero la capacità di
rendere più efficiente la “macchina” e l’industria mangimistica, ovvero la
ricerca di un “ carburante” altamente energetico.
Così, le galline “moderne” non sanno
più cosa vuol dire razzolare, beccare i teneri fili d’erba, cibarsi di larve
scovate nell’aia alla ricerca di germogli o insetti e poi la più infame delle
torture…. non conoscono il gallo! E…. cosa ne è rimasto dell’istinto “materno”
della chioccia padovana? Così minuta ed agile, capace di affrontare animali più
grossi di lei per difendere la covata!
Ora tutto è proteso alla massima
razionalità: raggiungere il massimo risultato col il minimo dispendio di
risorse. Per abbassare i costi sono stati escogitate tecniche di allevamento da
lager nazista. Capannoni con 5000 e talvolta 10.000 capi col sistema “ tutto pieno, tutto vuoto”.
La vigilanza è affidata a uno o due operai che si limitano a somministrare acqua, mangime e antibiotici
o sulfamidici. Trascorsi un paio di mesi, il capannone è svuotato, ripulito,
disinfettato pronto per ospitare altri pulcini.
Che strano destino quello dei polli, nascono senza un atto d’amore, la
gestazione è affidata ad una macchina che simula il calore, l’umidità e..il
giro dell’uovo. Appena nati vengono “sessati”, un “criminale” giapponese trovò
il modo di riconoscere il sesso nei pulcini di un giorno. Ora immaginate la
fine che faranno i maschietti la cui razza è destinata a produrre uova!
Il pulcino non ha infanzia è
destinato, con alchimie varie, a divenire subito adulto ovvero un brolier,
per avere un incremento di un kilogrammo di carne, bastano appena Kg 1,5 di
mangime e raggiunge il suo peso vivo di circa Kg 2,300 in 35 giorni. Miracolo o
follia?
Le loro carni sono immangiabili, nessun ristoratore che si rispetti ha la
spudoratezza di servirle al tavolo dei suoi clienti. Non “tengono” la cottura
se si supera di poco il punto giusto, per cui le loro carni si sbriciolano e,
se restano cotte, sanno di pesce marcio. Sono destinati alle mense delle
fabbriche o, peggio ancora, alle mense scolastiche e, comunque, alle famiglia
con basso reddito.
Tutta la ricerca e la pratica applicazione che ne è derivata nel settore
zootecnico, è stata indirizzata unicamente per produrre profitto agli
investitori di mangimi e zoo farmaci e cibo spazzatura per i consumatori. La
follia produttivistica non ha più limiti, la ricerca “forza”i confini biologici delle specie, proponendo
polli senza piume per ridurre i tempi dello piumaggio o la produzione di tre
uova al giorno per le ovaiole.
In un mondo globalizzato nessuno può impedire alla “tecnica” di fare quello
che può fare, non ci sono limiti etici che possono imbrigliare la ricerca e lo
sviluppo della “tecnica”.
Tuttavia una cosa possiamo pretendere: che le “nuove” produzioni non siano
chiamate o confuse con le produzioni tradizionalmente coltivate ed allevate.
Quando si “ denatura “ un processo è ovvio
che si “altera “ il prodotto in
tutti i suoi aspetti merceologici: dal colore alla consistenza, al gusto, al
valore nutritivo e alla funzione nutraceutica.
L’esempio più eloquente lo traiamo dall’uovo. Cosa ci ”azzecca” l’uovo “industriale”
di allevamento intensivo, con un uovo di
gallina che cresce libera di razzolare in un prato,che il giorno non è confuso
con la notte e che prima di deporre
l’uovo si è felicemente accoppiata con il suo gallo!
Nessun commento:
Posta un commento