mercoledì 5 aprile 2017

Il nuovo corso dei Servizi allo Sviluppo

                                                                                                                                                                                                                                                                      ninosutera
Il nuovo corso 

dei 

Servizi allo Sviluppo  

 

Rivoluzione nelle tre “P”

Pac, Pan e Psr. costituiscono una vera sfida per  le imprese agricole  e più in generale per il mondo rurale 
Il ruolo dei  servizi di sviluppo agricolo.





                                  I servizi per l’agricoltura sono e sono state una realtà complessa e in continua evoluzione nella  quale vengono di norma annoverati i supporti tecnici ed economici e ogni altra forma di  diffusione di informazioni e innovazioni che consentono alle imprese di esprimere al meglio  le proprie capacità economiche e sociali minimizzando le influenze negative di vincoli, rischi,  o dovuti a carenza di conoscenza del contesto. Dagli anni ottanta ad oggi essi sono stati  spesso oggetto di interventi di promozione da parte delle politiche per lo sviluppo dell’agricoltura e dei territori rurali sia di emanazione comunitaria che nazionale e regionale,  anche se in misura marcatamente discontinua
La Sicilia, partendo in anticipo rispetto alle altre regioni d’Italia, emanava nel 1977 la L. R. 73 “Provvedimenti in materia di assistenza tecnica e di attività promozionali in agricoltura”, con la quale istituiva il Servizio di Sviluppo Agricolo pubblico, istituzionalizzava il collegamento con la ricerca, promuoveva l’aggiornamento dei tecnici, la qualificazione professionale degli agricoltori.  Si trattava di una legge innovativa che metteva molta enfasi nel definire il ruolo dell’assistenza tecnica agricoltura, organizzata con una ramificazione periferica che copriva  l’intero territorio regionale
Si è partiti quindi con due anni di anticipo rispetto al Reg. CEE 270 del 1979,  che ha istituzionalizzato il ruolo dei Divulgatori  in tutta Europa

  
La conoscenza è considerata oggi la risorsa più importante nello sviluppo economico. La strategia di Lisbona, elaborata dal consiglio europeo, si pone l’obiettivo di trasformare l’Unione Europea nell’economia della conoscenza più dinamica e competitiva  
I mutamenti socio-economici degli ultimi decenni hanno contribuito a modificare il modo di essere e di operare delle aziende, in primis, ed è auspicabile che prima o poi il modus operandi interessi anche il contesto  politico amministrativo dei territori. In particolare, si è assistito ad un progressivo spostamento del baricentro dalle risorse materiali alle risorse immateriali. Molti sono i contributi teorici che hanno fatto assurgere le risorse immateriali e il fattore primigenio che le costituisce, la conoscenza, a ruolo centrale dei modelli esplicativi del modo di essere e di agire. 
La stessa Unione europea ha riaffermato, tra le priorità della politica di coesione, l’obiettivo strategico di promuovere lo sviluppo dell’economia della conoscenza insieme con la crescita dell’innovazione e dell’imprenditoria. Ha, inoltre, riconosciuto il miglioramento degli investimenti nel capitale umano (attraverso il miglioramento dell’istruzione e delle competenze) come strumentale e necessario alla creazione di nuovi e migliori posti di lavoro.
Ad oggi, ed è un’ipotesi generalmente condivisa, per crescere e competere in un’economia globale è sempre più necessario investire in conoscenza, nella produzione di idee e talenti, quantificando il valore economico prodotto e scambiato sul mercato in termini non più solo di beni fisici ma soprattutto di beni immateriali. Le competenze, il know how, le conoscenze tacite e strutturate, la capacità innovativa, il marchio, la reputazione, la cultura aziendale, le relazioni con altri stakeholders hanno assunto un’importanza fondamentale nel processo di creazione di valore e, di conseguenza, nel decretare il successo.
Ma quanti sistemi territoriali,  ne sono pienamente consapevoli assumendosi l’impegno concreto di implementare politiche che incentivino questa direzione di sviluppo? e soprattutto  le modalità di approccio metodologico, organizzativo,comunicativo,formativo,professionale,sono adeguate ?

Il nuovo corso "Sistema di consulenza aziendale" (FAS - Farm Advisory System).
Senza ombra di smentita,   (FAS - Farm Advisory System) contempla    gli obiettivi strategici già individuati dalla L.R 73/77 attualizzate nel tempo in cui siamo.
L’obiettivo di istituire un sistema “organico di consulenza per le aziende agricole  professionali” è tornato nell’agenda della politica agricola comunitaria    per “aiutare gli agricoltori a conformarsi ai requisiti di un'agricoltura  moderna e di alto livello qualitativo …” e “sensibilizzare e informare gli agricoltori sui flussi  materiali e sui processi aziendali che hanno attinenza con l'ambiente, la sicurezza alimentare,  la salute e il benessere degli animali”La norma è mossa dal chiaro intento di prevedere un supporto specifico per gli agricoltori beneficiari di pagamenti diretti che dovevano adeguarsi, pena la riduzione o l’esclusione dal finanziamento, ai criteri di gestione obbligatoria (in materia di sanità pubblica, salute degli animali e delle piante, ambiente e benessere degli animali) e di mantenimento delle terre in buone condizioni agronomiche e ambientali. Nascono così i sistemi di consulenza aziendali – cosiddetti FAS (farm advisory system)   che ritornando alla nostra regione rappresenta la conferma della strategia, individuata nella la L. R. 73/77
 Accanto alle tematiche prioritarie poste dalla riforma della PAC, nel nuovo periodo di programmazione il sistema nazionale di consulenza è chiamato ad accompagnare il rilancio dell'agricoltura   anche attraverso la razionalizzazione delle strutture di consulenza già esistenti 
 Il miglioramento dell'efficienza aziendale passa attraverso il contenimento dei costi e l'aumento del rendimento globale delle attività, per cui la consulenza aziendale deve avere un ruolo centrale nel supporto all'imprenditore agricolo. 
Il Sistema di consulenza aziendale in agricoltura continuerà quindi a costituire nel periodo post 2022 uno degli strumenti principali attraverso cui perseguire le priorità dell'Unione europea in materia di sviluppo rurale. Inoltre i nuovi testi regolamentari ampliano la portata e la centralità del Farm Advisory System non limitandone l'azione al solo ambito dello sviluppo rurale ma conferendogli piena autonomia, oltre a prevedere una serie di materie aggiuntive, rispetto al passato, che potranno essere oggetto di consulenza (greening, cambiamenti climatici, aspetti sanitari zootecnici, ecc...).
 Sotto il profilo del disegno organizzativo del sistema di consulenza, la nuova governance si dovrebbe sviluppare sulle seguenti direttrici:
qualificare i consulenti (formazione preliminare + formazione sulle buone prassi procedurali di consulenza);

far sì che i consulenti sensibilizzino il beneficiario (self-control) ed effettuino delle verifiche intermedie di consulenza (audit) legate al miglioramento aziendale;


























martedì 4 aprile 2017

I pesticidi?...... non sono proprio salutistici.

ninosutera   
 I pesticidi non sono proprio salutistici, fino a prova contraria........
             Per l’Onu nel mondo «un trattato generale che regoli i pesticidi altamente pericolosi non esiste. Eppure, senza, o con un uso minimo di sostanze chimiche tossiche, è possibile produrre cibo nutriente e più sano, senza inquinare o esaurire le risorse ambientali», ma questo pare che non interessi più nessuno, tanto meno i distratti consumatori.
In Italia, va detto che negli ultimi anni, è cresciuta la consapevolezza che i pesticidi di certo non sono salutistici. L'attuazione scrupolosan e rigida,  della strategia del Piano Nazionale sui Fitofarmaci, consentirà ( è un auspicio) di ridurre o almeno limitare i danni nei prossimi anni.                                       


 I dati dell’Onu sui pesticidi vanno letti bene, cosa che di regola non avviene  mai.....
Infatti,  i pesticidi usati in agricoltura causano 200.000 morti all’anno nel mondo  e sono necessari per garantire l’aumento della produzione agricola per una popolazione in crescita, come sostiene un rapporto degli inviati speciali dell’Onu per il Diritto al cibo, Hilal Elver, e per le Sostanze tossiche, Baskut Tuncak, presentato al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. Una denuncia che è stata presa malissimo dal mondo agricolo
Il rapporto delle Nazioni Unite dice questo: «I pesticidi sono responsabili per un numero stimato di 200.000 decessi all’anno per avvelenamento acuto, ma si ritiene comunemente che l’agricoltura intensiva industriale, che si basa pesantemente sui pesticidi, sia necessaria per aumentare i raccolti per sfamare una popolazione mondiale in crescita. 
               Nei 50 anni passati, la popolazione globale è più che raddoppiata, mentre la terra arabile disponibile è aumentata solo del 10%». I pesticidi causano danni ormai dimostrati scientificamente, secondo l’Onu: inquinano l’ambiente, uccidono o fanno ammalare le persone, destabilizzano l’ecosistema alterando il rapporto fra prede e predatori, limitano la biodiversità. Ma le aziende del settore agricolo e dei pesticidi hanno adottato «una negazione sistematica della grandezza del danno portato da queste sostanze chimiche, e tecniche di marketing aggressive e non etiche rimangono incontrastate». 
Osservazioni che possono essere lette come una “caccia alle streghe” come sostengono i tanti sostenitori indiscriminati dei pesticidi.
 Il punto cruciale è questo: «La formazione degli agricoltori è un elemento fondamentale e imprescindibile per un’agricoltura sostenibile, che in alcuni paesi non viene tenuto in debita considerazione creando i presupposti per i casi di avvelenamento citati nel rapporto. È necessario un investimento educativo in questa direzione per favorire in tutti i Paesi l’adozione di buone pratiche agricole e modalità di utilizzo corretto e consapevole degli agrofarmaci che comprendano misure di mitigazione del rischio per gli operatori e per l’ambiente e, di riflesso, per i consumatori.  


https://unirurale.blogspot.it/





sabato 1 aprile 2017

Il perchè di una scelta

di Nino Sutera 


Peppino Bivona, agronomo, giornalista pubblicista,  presidente della lurss.onlus

 

ci racconta una storia esemplare






Le famiglie contadine quando si potevano permettere di fare studiare i figli  l’indirizzavano sempre  verso la carriera di medico,avvocato, ingegnere , professioni di sicuro avvenire, un lavoro sotto “li canali” (le tegole, al sicuro), se poi , magari, aveva la vocazione ,divenivano alti prelati. Per contro, i figli meno perspicaci, con poche ambizioni ,restavano a lavorare la terra.

Così negli anni  in agricoltura si “sedimentò” e “stratificò” uno strato sociale che divenne “causa ed effetto”  della sua  debolezza strutturale  ovvero una perenne ed incisiva subordinazione dell’agricoltura nei confronti di altri settori e comparti dell’economia.
Le istituzioni delle scuole agrarie o delle stesse facoltà di agraria , nella prima metà del XX° secolo non diedero maggior sollievo alla nostra agricoltura . A tutt’oggi il settore dispone  di “uomini  e mezzi “ ragguardevoli , studi e ricerche per  ogni settore e per specifica coltura si sprecano , le innovazioni sia di prodotto che di processo invadono le campagne ….. eppure l’agricoltura langue,  vive in perenne stato comatoso: perciò  nessuno vuole restare a lavorare la terra!
Ora siamo a chiederci: dove abbiamo sbagliato?.Cosa non abbiamo capito?  Cosa non ha funzionato?
L’errore fondamentale che gli “addetti”  all’agricoltura  abbiamo commesso  e stato quello di  porre tutta la nostra attenzione, il nostro interesse su tematiche “tecniche “ ed “economiche” inerenti le produzioni agro-alimentari . Insomma ci siamo preoccupati del cibo come “merce”  attenzionandolo dalla campagna fino  al mercato. Da questo punto in poi l’abbiamo lasciato nelle mani dell’industria di trasformazione agro-alimentare , alla ristorazione, ai cuochi ,ai nutrizionisti ,ai medici.
Questi soggetti in relazione alle loro convenienze e necessità  l’hanno  modificato ,alterato, arricchito, stravolto, denaturato, con il silenzio e la remissività di tutto il mondo agricolo.
Ma quali  profonde trasformazione  sono  avvenute in questo mezzo secolo?
I nuovi modelli  di agricoltura convenzionali ,oltre a influenzare  le quantità prodotte , ne hanno modificato pure la qualità? Insomma cosa ha di diverso il nostro cibo  con quello che consumavano le nostre nonne? Tutto!
Ebbene tutta la filiera del cibo è radicalmente modificata
-il suolo,la sua struttura,i livelli di humus, di sostanza organica ,di fertilità  ,le micorrize  e la ricca presenza di fauna e flora ,ecc.
-le piante  coltivate hanno modificato in parte il loro patrimonio genetico, riducendone  le varietà , impoverendone  la biodiversità ecc.
Gli ordinamenti colturali sono stati semplificati, banalizzati ,i sistemi  produttivi,appiatti, ed “omogeneizzate “ le tecniche colturali
-L’azienda agricola ha perso la sua “autonomia” , la “ciclicità” ,E divenuta sempre più dipendente dall’energia  sussidiaria esterna: la meccanizzazione,la difesa delle piante, la concimazione ecc
Esiste una stretta correlazione tra lo stato di salute del suolo e quello delle persone che si alimentano con il cibo da esso derivato. Un suolo ricco ,fertile, strutturato, consente la crescita di piante sane i cui frutti sono  ricchi di “nutrienti”, e “metaboliti secondari”  Questi  alimentano e garantiscono una buona salute ai consumatori.
Ma la vera rivoluzione il cibo la subisce quando varca i cancelli dell’azienda.
L’industria agro-alimentare ha denaturato gli alimenti. Dalla conservazione alla trasformazione ,  dalla farina alle conserve, dai succhi di frutta ai prodotti da forno.
Cosi  il terreno coltivato non è più lo stesso, le cultivar di grano  sono diverse ,le tecniche colturali radicalmente modificate, la molitura del grano innovata, la panificazione  “modernizzata”.
Perciò il pane , per mille ragioni, non è più lo stesso! Tutte le coltivazioni al pari del grano hanno subito questa “  rivoluzione” in nome della produttività  ,della redditività ed  economicità ,insomma al fine di elevare il PIL. Cosi il contenuto di omega 3 nelle uova provenienti da galline allevate all’aperto ,alimentate con erba è cento volte superiore a quello contenuto nelle uova di un allevamento industriale. Le olive conservate col sale al naturale ,contengono quasi tutte intere i Sali e gli amminoacidi di quelli trattati industrialmente con la soda. Il lardo dei maiali allevati spontaneamente ,liberi di pascolare,ha un contenuto rilevante di acido linolenico. L’estratto di pomodoro essiccato al sole ha 100volte più licopene disponibile di quello concentrato industrialmente con la centrifugazione , Il vino passito ricavato dalle uve essiccate al sole,  ha un contenuto10 volte maggiore di resveratrolo di quello, le cui uve sono state essiccate in un comodo forno elettrico. E che dire dei fichi essiccati al naturale /o delle prugne?   . Sono prodotti “diversi” che non andavano confusi.   Eppure tutto ciò è avvenuto con il silenzio  e spesso con la complicità delle istituzioni scientifiche e di ricerca . In modo particolare le istituzioni legate all’agricoltura.
 Chi ne ha pagato le spese  di questa  balordaggine sono stati gli agricoltori e i consumatori! . Le ragioni sono sempre più evidenti da un decennio , da quanto  prestigiose  istituzioni scientifiche come Campredg, Oxford e la Cornell Università , hanno attenzionato il cibo e la sua funzione metabolica nel nostro organismo. I nuovi sviluppi  della ricerca alimentare influiranno sulla nostra salute  e di riflesso sull’attività agricola  Il binomio cibo-salute passerà obbligatoriamente da un rinnovato modello di gestione agricola .
Sulla sfida dei “nuovi” Saperi e sulla 

scommessa per i nuovi “ Sapori “ che nasce 

,come strumento culturale  di transizione,la

lurss.onlus

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