domenica 19 febbraio 2017
sabato 18 febbraio 2017
Sistema di consulenza aziendale 1°
(FAS - Farm Advisory System).
Rivoluzione nelle tre “P”
Pac, Pan e Psr. costituiscono una vera sfida per le imprese agricole e più in generale per il mondo rurale
Il ruolo del sistema di consulenza agricola
Per vincere le sfide di un’economia sempre più globalizzata, occorre investire in competenze, dare maggiore spazio alla produzione di idee e ai beni immateriali per uno sviluppo territoriale più innovativo e competitivo, promuovendo il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali
L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, che almeno in un primo momento dovrebbero essere a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.).
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mercoledì 9 marzo 2016
mercoledì 11 marzo 2015
Sambuca di Sicilia, GeniusLoci De.Co. consegna dei riconoscimenti “Custode dell’Identità territoriale” nell’ambito dell’iniziativa Donne & Territorio
All’ evento condotto da Daniela Bonavia, inserito nel contesto della kermesse donna & territorio, hanno preso parte: Silvana Genco Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Fra Felice da Sambuca” Antonella Italia Presidente ITimed Francesca Cerami Segretaria di Idimed Giovanna Gebbia Presidente Alte Terre di Mezzo Antonietta Ortolani, Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus, Licia Cardillo Di Prima scrittrice, Anna Sparacino Presidente Lions Club Sambuca Belice, Rosa Trapani Presidente AVULSS Sambuca.
Durante la serata sono stati
consegnati i riconoscimenti “Custode
dell’Identità Territoriale” percorso di programmazione
partecipata GeniusLoci de.co. elaborato dalla Libera Università Rurale
Saper&Sapor Onlus, I Custodi
dell’identità territoriale, sono destinati ad assolvere a un ruolo
fondamentale, comunicare e far conoscere
il territorio, il quale assume un
importanza crescente anche nei confronti del visitatore, e del viaggiante, che
ritrova nel prodotto, un insieme di valori, ivi compresi quelli identitari. GeniusLoci De.Co. afferma Nino Sutera è un
percorso culturale, al francese
“terroir”, preferiamo il latino
“genius loci”, un equilibrio di forze ed energie caratteristico di un luogo
definito e pertanto irripetibile. Il percorso di GeniusLoci De.Co., ideato
dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus, prevede un modello dove gli elementi
essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come
specificità)-Tracciabilità e Trasparenza,
che rappresentano la vera componente innovativa, da condividere con il
territorio e per il territorio. Si
tratta di un percorso che vuole salvaguardare e valorizzare il “locale”,
rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare
prodotti e sapori. Nelle arti e non solo, il “GeniusLoci” rappresenta
concettualmente quello “spirito” percepibile, quasi tangibile, che rende unici certi
luoghi ed irripetibili certi momenti, uno spazio, un edificio o un monumento.
Non solo: il Genius Loci è anche nelle immagini, nei colori, nei sapori e nei
profumi dei paesaggi intorno a noi, che tanto spesso, anche all’improvviso, ci
stupiscono ed emozionano. Le persone “respirano” il genius loci di un luogo, di
un ambiente quando ne hanno piena coscienza. Ognuno di noi è attaccato ad un
luogo d’infanzia, ad un ricordo, ad un affetto, a un dolce, ad un piatto. Ecco,
l’obiettivo è recuperare l’identità di un luogo, attraverso le prelibatezze
storiche e culturali del territorio.
Il percorso è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori” Il format è stato presentato:
* Assemblea dei Sindaci delle
città De.Co del Veneto;
* Poster Session del Forum
P.A. di Roma;
* VALORE PAESE economia delle
soluzioni, organizzata da ItaliaCamp a Reggio Emilia;
* Premio nazionale Filippo
Basile dell’AIF
* XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione
Italiana Formatori di Palermo.
I riconoscimenti sono stati attribuiti a Mariella Mulè, Alessia Pasini, Antonella Murgia, Anna Maria Cicio, Margherita La Rocca Ruvolo, Silvana Genco e Anna Sparacino.
venerdì 28 novembre 2014
lunedì 27 ottobre 2014
Partanna diventerà Città De.Co.
La
De.Co.( Denominazione Comunale) è “un prodotto del territorio” con il quale una
comunità si identifica, per elementi di unicità e caratteristiche identitarie.
Con delibera di Giunta Municipale del
22.10.2014 n. 203 è stata avviata la procedura per addivenire all’istituzione
della Città De.Co. (Denominazione Comunale) attraverso il percorso di
programmazione partecipata GeniusLoci De.Co.
“Valorizzare le specificità di una comunità, vuol dire scoprire
come poter integrare gli elementi dell’identità nei prodotti del territorio,
sostenere e valorizzare lo sviluppo locale, territoriale, culturale, obiettivi
che questa Amministrazione aveva già individuato nel programma elettorale” afferma
il Sindaco Nicola Catania
Le De.Co
(Denominazione Comunale) nascono da un’idea semplice e geniale del grande Luigi
Veronelli, che così le spiegava: “attraverso la De.Co il
“prodotto” del Territorio acquista una sua identità“. Un’idea nata
dal basso per valorizzare quegli immensi giacimenti enogastronomici che
racchiude l’Italia. Risorse e ricchezze che appartengono alla terra, alla
storia, alla tradizione di un luogo.
La Denominazione Comunale - afferma Nino Sutera – è un processo culturale, non è un marchio di garanzia di qualità,
ma la carta d’identità di un prodotto, un’attestazione che lega in maniera
anagrafica un prodotto/produzione/evento al luogo storico di origine”.
L’iniziativa si inquadra all’interno del
percorso di programmazione partecipata GeniusLoci De.Co. ideato dalla Libera
Università Rurale Saper&Sapor Onlus, inserito tra gli esempi virtuosi del
-FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO – “Salviamo il
paesaggio, difendiamo i territori”. Il Percorso prevede un modello dove gli
elementi essenziali di relazionalità sono
Territorio-Tradizioni-Tipicità-(intesa come
specificità)Tracciabilità-Trasparenza che rappresentano la vera componente
innovativa. Il format è stato presentato al Poster Session del Forum Pa di
Roma.
Per garantire la sostenibilità di una
De.Co. occorrono tre principi, conclude
Nino Sutera la storicità e l’unicità del prodotto da promuovere, perché si
eviti improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali, la
De.Co. come espressione di un patrimonio collettivo e non a vantaggio di una
singola azienda, e a burocrazia zero, quindi niente disciplinari, commissioni,
istanze, autorizzazioni, etc…
domenica 5 ottobre 2014
I pani di Sicilia diventino Patrimonio dell’umanità
Franco Vescera, presidente sez. Confindustria Alimentari e anche Custode dell’Identità Territoriale del Genius Loci De.Co. percorso della lurss.onlus per la valorizzazione dell’identità e le unicità dei territori.
Franco Vescera: «Nessuna
Regione può vantare una così vasta varietà di grani e prodotti».
Il pane siciliano sia
inserito nella “World heritage list” dell’Unesco. Diventi patrimonio
dell’umanità come Pantalica, il barocco del Sud-est o la Valle dei templi. La
proposta, già avanzata al commissario Ray Bondin, è di un brianzolo arrivato
tanti anni fa in Sicilia per amore, al seguito della fidanzata nel frattempo
diventata moglie. Ma anche della Sicilia
si è innamorato presto: Franco Vescera per professione è sempre andato a fondo
alle cose. Da quando era istruttore subacqueo.
Arrivato in Sicilia, ha
approfondito quella che era l’attività di famiglia della moglie: panificatori
dal 1890. Allora ha cominciato a studiare il pane. Lo ha venduto come ambulante, lo ha offerto
ai ministri del G8 Ambiente che erano riuniti al Castello Maniace di Siracusa:
e pare che alcuni andassero matti per la fetta condita con una goccia di olio e
tanto sale. Lo ha offerto ad Alberto di Monaco che è tornato nel principato con
venti chili di pane di Lentini. Poi ha
cominciato a studiare il grano siciliano. Nelle sue 50 varietà antiche che
hanno resistito per millenni arrivando fino ai giorni nostri. «Non c’è un’altra regione – ha detto Vescera
– che può vantare una così vasta concentrazione di varietà di grani. Quello di
Raddusa è diverso da quello di Caltagirone. E a rendere il tutto ancora più
straordinario c’è il fatto che ogni grano serve a produrre un pane diverso. Da
Lentini a Castelvetrano a Camporeale. È una questione di microclima, è una
questione di arte artigianale. Tutto cambia in pochi chilometri. La materia
prima, il prodotto finale». E questa
affermazione Vescera ha deciso di documentarla in uno dei suoi esperimenti.
Colline di Lentini, zona San Demetrio: un campo esposto a sud, l’altro a est.
«Tanto è bastato – ha detto lo studioso – per modificare dal punto di vista
organolettico il pane. Basta qualche minerale in più o in meno a modificare
l’equilibrio: e io credo che questa sia magia».
Sentirlo parlare di grano,
pane, sapori affascina. Perché mette accanto la tradizione più integralista e
una piccola dose di progresso. La tradizione parte dalle 1.500 interviste che
ha realizzato in tutta la Sicilia «ai produttori di grano e di pane – spiega -.
Soprattutto famiglie». Andando a sbirciare nelle loro tradizioni: dal
crescente, all’acqua, al sale. Il modo per esaltare il sapore ma anche il
valore di vitamine e proteine. Perché poi alla fine è solo una questione di
gusti e di abitudini. Nella sola Ustica, 20 interviste per 20 modi diversi di
fare il pane. Lo stesso a Pantelleria, a Piana degli Albanesi. Non c’è
provincia dove non abbia trovato un “tozzo di pane” da studiare con
passione. E adesso pensa a come
proteggere, rilanciare, pubblicizzare grano e pane. Il progetto più ambizioso è
certamente quello del quale ha già parlato con Ray Bondin. Il pane siciliano
patrimonio dell’umanità. «Ho sottoposto la questione al rappresentante Unesco e
all’assessore regionale Sgarlata – ha detto -: è un cammino complicato, lo
sappiamo, ma importante. La catalogazione del pane va curata come quella del
vino». Vescera sa che la Sicilia è la
regione con la maggiore concentrazione di siti Unesco. Lo apprezza ma lancia la
sfida: «In un chicco di grano c’è più storia che in un monumento. Perché
l’origine di quel monumento sta nel chicco di grano, senza il quale non sarebbe
esistito».
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