martedì 30 maggio 2017

Prodotti Identità Territorio

                Grande incontro quello svoltosi venerdì 26 maggio, presso l’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera “V. Titone” di Castelvetrano. L’evento dal titolo “PRODOTTI IDENTITA’ TERRITORIO: VOCI INTERPRETAZIONI PROSPETTIVE” è inserito nell’ambito del Progetto “Proditerr@ - Prodotti, identità e territorio: un Sistema Informativo Geografico per la valorizzazione dei prodotti eno-gastronomici tipici della Valle del Belìce”.


La realizzazione delle attività progettuali è coordinata dall’Associazione ME.R.I.D.I.E.S., project leader, in stretta collaborazione con l’IPSEOA “V. Titone” e con l’Associazione “Rete Museale e Naturale Belicina”, entrambi partners del progetto.
Il Progetto Proditerr@ ha come intento la conoscenza approfondita e la valorizzazione dei prodotti enogastronomici tipici, DOP e BIO, della Valle del Belìce, anche attraverso la loro “geolocalizzazione” su mappe digitali e la descrizione attraverso contenuti multimediali realizzati a partire dalle testimonianze dirette degli attori territoriali.
Tanti i relatori che hanno arricchito la mattinata con i loro interventi. I presenti sono stati accolti dai saluti di benvenuto di Rosanna Conciauro, Dirigente Scolastico dell’IPSEOA “V. Titone” e di Maria Laura Scaduto, Presidente Me.R.I.D.I.E.S. e Project manager del Progetto Proditerr@, che hanno delineato la cornice dell’evento pubblico.
I convenuti hanno quindi avuto il piacere di ascoltare i saluti istituzionali di Antonio Grasso, Dirigente del Servizio 6 del Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali, Assessorato alla Famiglia - Regione Siciliana, e poi di Nino Sutera, Osservatorio Neoruralità dell’Ente Sviluppo Agricolo della Regione Siciliana, e di Vito Giacalone, che ha portato i saluti dell’Assessorato dell'Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea. Si sono poi susseguiti negli interventi introduttivi   Giuseppe Salluzzo, Presidente dell’Associazione “Rete Museale e Naturale Belicina”, e Vito Zarzana, Vicepresidente dell’Associazione “Prima Archeologia del Mediterraneo”.

La parte centrale della mattinata di interventi ha visto la partecipazione attiva dei docenti dell’IPSEOA “V. Titone” Francesco Paolo Capizzo, Antonio Peralta, Benedetto Romeo e Vittorio Pedone che nei mesi scorsi hanno coordinato le attività del Laboratorio didattico Proditerr@, realizzato anche grazie al fondamentale supporto degli assistenti tecnici Michele Ciaccio, Calogero Dilluvio e Antonio Segreto. Al microfono si sono quindi avvicendati gli studenti del gruppo di Sala e di Cucina che hanno preso parte al Laboratorio Proditerr@, presentati dalle loro compagne Lucia Oliveri e Iris Amodeo.
Docenti e Studenti hanno potuto così raccontare dai rispettivi punti di vista l’esperienza didattica del Laboratorio Proditerr@, illustrando alcune delle ricette che, nel frattempo, venivano realizzate nella cucina dell’IPSEOA per il ricco buffet finale della manifestazione, utilizzando i prodotti tipici della Valle del Belìce tra cui il Pane Nero di Castelvetrano, la Cipolla rossa di Partanna, i Grani antichi e farine molite a pietra, il Pecorino Siciliano DOP, la Vastedda della Valle del Belìce, la Ricotta di latte di Pecora della Valle del Belìce, l’Olio extravergine di OlivaNocellaradel Belìce, i Vini rossi e bianchi.
Il gruppo di lavoro del Laboratorio Proditerr@ ha così richiamato la ricchezza del paniere di prodotti tipici belicini, anche esprimendo le proprie preferenze sul prodotto preferito e sulla migliore ricetta per gustarlo. Dopo la pausa caffè, si sono susseguiti gli interventi del gruppo di lavoro di Proditerr@.
Maria Laura Scaduto ha illustrato lo stato di avanzamento della piattaforma web www.proditerra.eu, attraverso la quale è possibile visionare tutto il lavoro svolto in questi mesie i contenuti digitali offerti tra cui schede e mappe di prodotti e aziende, i risultati del Laboratorio Proditerr@ e il ricettarioProditerr@, immagini e video anche sulle tradizioni folkloristiche locali, sezione “Marketplace” e molti altre risorse ancora.
Una piattaforma a cui peraltro è già possibile contribuire per conservare e valorizzare le tradizioni della cucina belicina, condividendo le preziose ricette di famiglia custodite dalle nostre nonne e dalle nostre mamme, segnalandole attraverso la pagina dei contatti del Progetto Proditerr@.


La mattinata di discussione si è poi ulteriormente articolata grazie agli stimolanti interventi di Massimo Todaro, Professore Associato del Dipartimento SAAF dell’Università degli Studi di Palermo e Presidente del “Consorzio di Tutela Vastedda della Valle del Belìce DOP”, e di Francesca Rita Cerami, Direttore Generale dell’Istituto per la promozione e a valorizzazione della Dieta Mediterranea, che hanno offerto un quadro sintetico ma illuminante delle linee di ricerca scientifica in corso relativamente alle produzioni agronomiche e alla salute alimentare.
Si sono poi avvicendati nel confronto Antonio Sutera che in qualità di Coordinatore ha presentato l’Osservatorio NeoRuralità dell’Ente Sviluppo Agricolo regionale, l’Assessore Giuseppe Oddo  del Comune di Sambuca di Sicilia   e Giuseppe Bivona che ha presentato il profilo istituzionale e le attività scientifiche e di promozione della Libera Università Rurale. È stata quindi la volta del paesaggio entro cui Licia Cardillo Di Prima, scrittrice e Direttrice de “La Voce di Sambuca”, ha condotto gli uditori attraverso un appassionato intervento rivolto in particolare ai numerosi giovani presenti.




  Non poteva mancare la voce dei Produttori e delle Aziende agroalimentari della Valle del Belìce che hanno preso parte al Progetto Proditerr@ e hanno sostenuto attivamente la manifestazione. Il pubblico ha così potuto ascoltare le loro testimonianze dirette dalla voce di Tommaso Rizzo, “La Bottega del Pane Rizzo” di Castelvetrano, Franco Gambina, “Azienda Agricola Casale del Frate” di Partanna, Filippo Drago, “Molini del Ponte” di Castelvetrano, Calogero Cangemi e Giovanna Ragolìa, “Caseificio Cangemi” di Partanna, Giuseppe Restivo e Domenico Molinini, “Sicilia Terra Aria Fuoco” di Partanna, Carolina Lala e Anna Pollichino, “Le Prelibatezze del Feudo Pollichino” di Contessa Entellina, Melchiorre Ferraro, “Ferraro Bio Farm Sicily” di S. Magherita di Belìce, Vito Lo Castro, “Pastificio Eocene” di Salemi e, infine,Gaetano Vitale, “Azienda Agricola Vitale” di Partanna.


Tra una voce e l’altra e tra una preferenza e un’altra ancora rispetto ai prodotti della Valle del Belìce e delle ricette su di essi basate, la manifestazione Proditerr@ è trascorsa con grande piacere per i convenuti, suscitando anche grande curiosità nel gruppo di turisti francesi che, nel tour della Sicilia che stanno compiendo con le loro auto d’epoca, hanno fatto tappa a Castelvetrano e sono stati graditi ospiti della manifestazione, grazie all’interessamento di Tommaso Rizzo e alla gentile accoglienza di Rosanna Conciauro, Dirigente dell’IPSEOA.
L’evento è culminato in un momento musicale che ha visto gli artisti Giana Guaiana e Pippo Barrile esibirsi in una magnifica performance musicale. Una intelligente critica sociale sulla identità della nostra terra siciliana, e anche sulla questione dei rifiuti che spesso diviene un’ombra lunga e ingombrante sullo scenario dei nostri paesaggi, quella raccontata nei brani tratti dall’album “Fatti di Terra”, prodotto dai due cantautori, che hanno aggiunto altri importanti spunti di riflessione.
La nota finale di sapore e animazione l’ha aggiunta il delizioso e ricco buffet realizzato dai Docenti e dagli Studenti dell’IPSEOA coinvolti nel Laboratorio Proditerr@, colorato da numerose ricette della cucina tradizionale, nelle quali i prodotti nostrani sono stati i grandi protagonisti dell’evento pubblico Proditerr@.
Infine la consegna del riconoscimento di Custode dell’Identità Territoriale, del percorso Borghi GeniusLoci De.Co per lo straordinario lavoro svolto


lunedì 29 maggio 2017

Incontro Informativo PSR


Dieta o diaita?

nucciatornatore



sacrifici, malattie, obesità, o stile di vita mediterraneo?

Il termine dieta viene comunemente associato ad un regime alimentare, di solito privativo e restrittivo, volto a perdere peso. Sarebbe importante invece riportare il termine dieta al suo significato semantico, ossia al termine greco "diaita" che tradotto vuol dire stile di vita, in questo modo forse si riuscirebbe a vedere la dieta non più come qualcosa di negativo ma come la giusta alimentazione, o meglio ancora il giusto stile di vita che si dovrebbe seguire per godere di una buona salute e di una buona forma fisica. Certo è innegabile che in alcuni casi particolari può essere necessario seguire per un certo periodo una dieta dimagrante, ma è certo che se tutti imparassimo a seguire una dieta sana con maggior consapevolezza e costanza non sarebbe necessario stressare continuamente l'organismo con periodi di abbuffate e periodi di restrizione perchè attraverso una dieta variata ed equilibrata e mantenendo il corpo sano e reattivo è molto più facile mantenere la linea senza troppi sacrifici
Lo“stile di vita mediterraneo”   ha radici antiche, nel modello storico della “civiltà classica” che si contrappone alla“civiltà barbarica”; stimolante perché si è evidenziato come questo modello abbia generato, nei secoli, uno stile di vita che ha arricchito la storia mondiale di conoscenze e di arte.  Cosa c’entra la “dieta mediterranea” con ciò? Noi siamo quello che mangiamo, la dieta mediterranea alimenta gli individui non solo di cibi semplici e sani ma anche di valori legati al territorio, alla convivialità,all’ambiente. È una “diaita”, una scelta, una disciplina di vita è la pratica di un’arte: il “savoir faire” basato sulle conoscenze e sulle tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola attraverso saperi, sapori e odori che si ritrovano nei luoghi, negli uliveti come nei mercati, nelle piazze e nei luoghi di incontro gastronomici e personali, dove si sono sedimentate culture e tradizioni di tutto il bacino del Mediterraneo.Il Mediterraneo, questo mare che ha ispirato e cullato grandi poeti,artisti, filosofi, maestri di vita, a cui gli americani attribuiscono la responsabilità di “dividere” l’occidente dall’oriente, in realtà “unisce” in una vasta regione grandi paesi che condividono i frutti del modello del sano vivere, il cuore di una cultura che si è diffusa in tutto il mondo. Tutti concordi sul fatto che l’obesità sia una pandemia che riflette profondi cambiamenti culturali avvenuti nella nostra società, questi cambiamenti hanno creato un ambiente che promuove uno stile di vita sedentario e il consumo di alimenti ad alta densità energetica e ricchi di grassi, spesso idrogenati. Le nostre regioni del sud sono state la culla della “dieta mediterranea”,oggi sono le regioni in cui l’obesità infantile è più diffusa: 36% contro il 16%di Lombardia, veneto e Piemonte. Si sono allontanate dal modello mediterraneo per aderire ad un modello americano. Gli ultimi 40/50 anni sono trascorsi all’insegna della promozione di uno stile di vita improntato al modello americano, mentre gli americani erano impegnati a copiarci il nostro stile di vita: nel 1958 Ancel Keys cominciò a studiare lo stile di vita culturale e alimentare che consentiva alle nostre popolazioni di vivere meglio, più a lungo. Fece conoscere la “dieta mediterranea” e la diffuse come lo strumento più idoneo per vivere sani. Il TIME dedicò una copertina a lui e alla sua scoperta, la dieta mediterranea, la NOSTRA “diaita”, il nostro stile di vita: i nostri magazine pubblicano altro sulle loro copertine … Eppure se la merita, la copertina, la nostra dieta mediterranea: produce un miglioramento del 10% nelle malattie cardiovascolari, un miglioramento del 6%nelle malattie oncologiche, un miglioramento del 13% nelle malattie neurovegetative, riduce dell’8% la mortalità, nel 2010 è stata proclamata patrimonio culturale dell’umanità. Se pensiamo che ogni anno le cure mediche per obesità e patologie conseguenti, costano al nostro paese 28miliardi dieuro!!!! (per ospedalizzazione il 64%, per diagnostica il 12%, per farmaci il7%, per visite  il 6%, per altro l’11%) eche 2/3 di tutti i decessi sono dovuti a patologie inerenti la nutrizione. Essendo uno stile di vita, una cultura, la dieta mediterranea non può essere praticata se non come fatto culturale legato al luogo, i nostri territori sono parte integrante della “diaita”, con la loro storia e la filosofia di vita che hanno ispirato.  Gli elementi fondamentali sono rappresentati da una triade + 1: Olio Extra Vergine di Oliva,Vegetali, Cereali, + vino.  Premessa fondamentale: si parla di alimenti da produzioni artigianali, che rispettano i valori nutrizionali attraverso pratiche di coltivazione e lavorazione “gentili”; i nostri avi non utilizzavano mezzi meccanici, la coltivazione e la lavorazione delle materie prime è ingrediente culturale della“diaita”.  Caratteristica tipica è il rispetto della stagionalità e della conservazione naturale (sotto sale e sott’olio) dei prodotti: l’inverno ha le sue verdure che non sono pomodori e peperoni, come d’estate non sono i cavoli ei carciofi. Il rispetto della stagionalità garantisce l’apporto delle vitamine nelle forme più adatte al nostro fisico nel periodo determinato (es.: la vitamina C così come è presente nei pomodori fa bene d’estate, d’inverno la vitamina C è da assumere nella forma offerta dagli agrumi).

Un confronto tra i modelli alimentari, quello europeo fortemente influenzato dalla cultura classica mediterranea e quello americano fortemente influenzato dalla cultura anglosassone:

Europa
America
Equilibrio
King Size
Regular
Large
Slow Food
Fast Food
Dieta Mediterranea
Mc Donalds
Organico
Industrializzazione
Regionale
Globalizzazione
Fresco
Conservato

domenica 28 maggio 2017

CARBOJ CARBON CUP

 Anteprima nazionale l'iniziativa  

Project proposal based on Soil Carbon Challenge
  
CARBOJ CARBON CUP 
  

Sarà presentata il prossimo mese di Giugno 


 Gaspare Varvaro*,  G. Gras*, D.Impastato**  N. Sutera***
  
* Ass. Agricoltura Rigenerativa Sicilia,    lurss.Onlus**   ESA***

 

Le emissioni di diossido di carbonio in atmosfera da parte delle energie fossili incide appena il 3.4% sul totale annuo, mentre l’attività agricola convenzionale contribuisce al 25% del rilascio totale annuo di anidride carbonica (CO2), al 50% delle emissioni annue di metano (CH4) e al 75% delle emissioni annue di protossido di azoto (N2O). Occorre adottare una visione diversa sul rapporto Carbonio/Cambiamento Climatico. Il carbonio di per se non costituisce un problema perchè è elemento di un ciclo biologico: per grandi linee il processo inizia dalle piante, le quali assorbono il carbonio dall'atmosfera e utilizzando l'energia solare la convertono in carboidrati che alimentano la vita, le azioni, i sentimenti e i pensieri. Oltre a sequestrare carbonio sottoforma di biomassa vegetale, circa il 60% dei prodotti della fotosintesi vengono essudati dalle radici nel suolo per nutrire i microrganismi, con i quali la pianta instaura strette relazioni di cooperazione. Sono le pratiche agricole a terminare la percentuale di questa energia che sarà trasformata in sostanza organica stabile (humus) e attiva. Nell'ultimo decennio, diversi movimenti di agricoltura alternativa hanno valorizzato a processi e pratiche agricole innovative per aumentare i livelli di fotosintesi, la percentuale di carbonio nel suolo e ridurre l'ossidazione della sostanza organica senza sacrificare la produttività. Queste innovazioni non vengono da centri di potere istituzionale o economico, ma dalla periferia. Pensare che questi cambiamenti possano essere promossi dall'alto, da accordi internazionali, da ricerca univeristaria, da conferenze, report o dalle "buone pratiche" non ad alcun risultato. Neppure gli incentivi europei o le manovre di mercato hanno avuto influenza positiva in tal senso, portando anzi all'accettazione condivisa che produrre "biologico" significhi avere una produzione minore rispetto al convenzionale. Cambiare visione significa porsi "domande diverse": invece che chiedersi quale sia il miglior modo di accumulare carbonio nel suolo, domandiamoci chi può farlo meglio! Allo stesso modo se vogliamo sapere quanto veloce un uomo può correre i cento metri, cosa facciamo? Costruiamo un modello statistico informatico, convochiamo un panel di esperti sulla fisiologia umana, facciamo una ricerca bibbliografica? No, organizzi una corsa, premi il vincitore, e lo imiti. Il miglior modo di predirre il futuro è crearlo, capire dove siamo, dove vogliamo arrivare e di cosa abbiamo bisogno, che direzione vogliamo prendere.

1. Carboj Carbon Cup  
La competizione proposta emula su scala locale la succitata ed è in attesa patrocinio e tutoring da Soil Carbon Coalition, associazione promotrice della Soil Carbon Challenge (World Carbon Cup). L'obiettivo è sapere "quanto velocemente gli imprenditori agricoli riescono a immobilizzare il carbonio atmosferico nel suolo come sostanza organica stabile capace di trattenere maggiori volumi di acqua e aumentare la fertilità del suolo" tutelando il territorio dai fenomeni erosivi e di dissesto. La sfida ci permetterà di riconoscere, valutare e immaginare le opportunità di una agricoltura del carbonio e potrà diventare modello per le istituzioni e i governi che successivamente potranno essere capaci di implementare politiche e incentivi appropriati, corretti e localmente adatti, che guideranno alla diffusione ed adozione di sistemi di gestione del territorio innovativi e virtuosi.





                                                   

lunedì 22 maggio 2017

Evento pubblico del “Progetto PRODITERR@"

       26 maggio 2017, ore 10.00 -

CASTELVETRANO, Trapani,  

presso IPSEOA


- Istituto di Stato per lEnogastronomia
e lOspitalità Alberghiera V. Titone
Evento pubblico del Progetto PRODITERR@ - Prodotti, identità e territorio: un
Sistema Informativo Geografico per la valorizzazione dei prodotti enogastronomici tipici della Valle del Belìce

  






























La manifestazione sarà dedicata alla presentazione dei risultati finora conseguiti dal Progetto Proditerr@, in particolare nell’ambito del “Laboratorio Proditerr@ - Conoscere i prodotti tipici e le eccellenze enogastronomiche per Saper Comunicare il Patrimonio alimentare della Valle del Belìce” e delle attività di mappatura del paniere di prodotti tipici realizzata in collaborazione con i Produttori agricoli e le Aziende agroalimentari della Valle del Belìce.
Il programma dell’evento prevede a partire dalle ore 10.00 i Saluti istituzionali e dei Partner del Progetto, il racconto dell’esperienza laboratoriale a cura degli Studenti e dei Docenti dell’IPSEOA, un focus sullo stato di avanzamento della Piattaforma web Proditerr@ (www.proditerra.eu), alcuni interventi di Ospiti istituzionali ed Esperti del settore della ricerca, della cultura e dell’informazione, e le Voci dei Produttori e delle Aziende agroalimentari.
Una breve performance di musica popolare tratta dal Progetto musicale “Fatti di terra”, concluderà il programma della mattinata di confronti, riflessioni e spunti condivisi.
A seguire si svolgerà un pranzo a buffet preparato dai Docenti e dagli Studenti dell’IPSEOA, che sarà abbinato alla degustazione di alcune Eccellenze enogastronomiche della Valle del Belìce.
La presentazione delle ricette tipiche sarà affidata alla voce degli stessi Docenti e Studenti che hanno preso parte al Laboratorio Proditerr@, e l’illustrazione di caratteristiche, luoghi di
produzione e tecniche di trasformazione dei prodotti tipici sarà curata in prima persona dai rispettivi Produttori.
L’evento è organizzato dall’Associazione Me.R.I.D.I.E.S., project leader del Progetto Proditerr@, in stretta collaborazione con l’Istituto di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera V.Titonedi Castelvetrano, e con i Produttori e le Aziende della Valle del Belìce che stanno cooperando al Progetto Proditerr@.
L’auspicio è quello di poter formalizzare, diffondere e condividere con tutte le Comunità del territorio e i loro Ospiti, alcuni messaggi propositivi per la prosecuzione del Progetto Proditerr@.

Progetto Proditerr@
Il Progetto PRODITERR@ è coordinato dallAssociazione Me.R.I.D.I.E.S. - Meetings, Researches and Initiatives for the Development of Identitary Environments and Societal systems, ed è in corso di realizzazione grazie ad un finanziamento della Regione Siciliana - Assessorato Regionale della Famiglia, Dipartimento della famiglia e delle politiche sociali (Bando Giovani protagonisti di sé e del territorio - CreAZIONI giovani” – Linea di intervento n. 2 Tradizionalmente). Alla realizzazione del Progetto PRODITERR@ partecipano lI.P.S.E.O.A. - Istituto Professionale Statale per lEnogastronomia e lOspitalità Alberghiera di Castelvetrano (TP), lAssociazione Rete Museale e Naturale Belicina, e alcuni Produttori agricoli e Aziende agroalimentari della Valle del Belìce.
Nuove iniziative di cooperazione si stanno avviando inoltre con altri organismi di promozione culturale e sviluppo territoriale della Valle del Belìce, tra cui lAssociazione Prima Archeologia del Mediterraneo.
Lobiettivo primario del progetto è la realizzazione della Piattaforma Proditerr@ dedicata al coinvolgimento e alla partecipazione delle Comunità della Valle del Belìce, della Scuola, delle Reti culturali e delle Filiere agroalimentari, nei processi di promozione attiva e valorizzazione delle tradizioni, dei saperi, delleconomia e dei territori interessati. La Piattaforma Proditerr@ si compone di un portale web e di un sistema informativo territoriale tra loro integrati, in corso di implementazione e completamento a cura dellAssociazione Me.R.I.D.I.E.S., a supporto della costruzione di una nuova base di conoscenze sistemiche sulla Valle del Belìce e a vantaggio dello sviluppo di una Rete innovativa di interazioni tra il settore produttivo, le istituzioni scolastiche e culturali, gli enti locali, il settore della Ricerca, il professionismo e le comunità territoriali.
Un’ulteriore attività fondamentale per il Progetto è stata realizzata attraverso il “Laboratorio
Proditerr@ - Conoscere i prodotti tipici e le eccellenze enogastronomiche per Saper Comunicare
il Patrimonio alimentare della Valle del Belìce”, incentrato sullo studio e sulla conoscenza avanzata del paniere dei prodotti tipici, e sulla rivisitazione di alcune ricette gastronomichetradizionali, reinterpretate dai Docenti e dagli Studenti dell’IPSEOA “V. Titone” di Castelvetrano.
Il completamento delle attività del Progetto PRODITERR@ e il sostegno concreto alla promozione e valorizzazione condivisa delle produzioni tipiche, si stanno attuando soprattutto attraverso il coinvolgimento attivo e la partecipazione dei Produttori e delle Aziende, insieme ai quali il Team di progetto intende promuovere la Piattaforma PRODITERR@ anche in veste di Marketplace 2.0 della Valle del Belìce e, dunque, di vetrina delle Aziende virtuose che si distinguono, in particolare,per il loro impegno nello sviluppo e nellinnovazione del territorio, nel rispetto della Tradizione.


giovedì 18 maggio 2017

A Bari il convegno di RRN su "Innovazione e conoscenza nello sviluppo rurale"


                              E' Bari la città che ha ospitato la premiazione del "Concorso di idee d'innovazione per l'agricoltura del Sud" promosso dal MIPAAF nell'ambito della Rete Rurale Nazionale. Delle oltre 100 proposte pervenute,  ne sono state premiate  6. 
                             Un’iniziativa promossa dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale, per stimolare la più ampia partecipazione alla creazione e condivisione di soluzioni nuove per l’agroalimentare del Meridione.
Tra i premiati:
Il progetto SERVAGRI Robot è nato di una collaborazione tra l’Istituto di Istruzione Superiore “A-Ruiz” di Augusta, il GAL Eloro, IRS Ingegneria Ricerca e Sistemi e G.I.S. Service, nell’ambito di una convenzione per un percorso di alternanza scuola lavoro che ha posto e basi per uno studio delle problematiche inerenti al settore agricolo affrontate nell’ottica di una proficua collaborazione tra scuola e comparto agricolo produttivo attraverso l’applicazione di nuove tecnologia al settore dell’agricoltura di qualità.
 Il progetto, grazie all’applicazione dei concetti di “Agricoltura di Qualità e Precisione”punta ad applicare quel concetto di “Tracciabilità di filiera”secondo il quale si identificano le aziende che hanno contribuito alla formazione di un dato prodotto alimentare. Tale identificazione è basata sul monitoraggio dei flussi materiali “dal campo alla tavola”, cioè dal produttore della materia prima al consumatore finale”.
Gli altri progetti premiati sono stati prodotti da centri di ricerca e Università italiane.













Le migliori idee   illustrate con poster esposti al pubblico e quelle che si sono aggiudicate i primi sei posti sono state presentate e premiate. Il convegno è stato anche l'occasione per fare una prima verifica delle azioni dei Programmi di Sviluppo Rurale e del MIPAAF a sostegno della diffusione della conoscenza con particolare riferimento al Partenariato Europeo per l'Innovazione "Produttività e sostenibilità dell'agricoltura" (PEI AGRI). 

 Le tematiche affrontate durante il convegno
L‘appropriabilità dell’innovazione
Gianluca Nardone, direttore generale del dipartimento agricoltura della Regione Puglia (33milioni di spesa programmata sull’innovazione, il 2% sul totale Psr; solo 8 Gruppi operativi “prenotati”) descrive un’esperienza regionale partita dall’analisi dei fabbisogni per individuare tematiche veramente innovative, in grado di assicurare benefici reali ai produttori. Nardone, una carriera brillante come professore ordinario di politica agraria all’Università di Foggia prima di approdare alla direzione generale del dipartimento regionale all’Agricoltura, ammette di credere maggiormente nell’efficacia del modello americano degli extension service per la diffusione dell’innovazione, ma ha le idee chiare sugli obiettivi richiesti ai gruppi operativi. “Daremo la precedenza: 1) ai progetti più diffusi, quelli con il maggior numero di imprenditori agricoli coinvolti (la misura ha del resto l’obiettivo dichiarato della cooperazione); 2) a quelli in grado di  dare un contributo decisivo anche in termini di public procurement (ad esempio l’adozione su vasta scala dei Dss come grano.net, sulla scorta di precedenti esempi positivi registrati nella gestione della misura 124 del precedente Psr, assicura efficacia nel raggiungimento degli obiettivi sia privati che pubblici imposti dal Pan, piano nazionale per l’uso sostenibile degli agrofarmaci; e infine 3) a progetti con una forte impronta Ict , in grado di realizzare una multifunzionalità hightech (anche qui i Dss sembrano assumere un ruolo privilegiato)”. Soprattutto Nardone ha in mente un modello di innovazione che veda gli agricoltori veramente protagonisti (“agriculture first”). Storicamente i vantaggi assicurati in termini di maggiore qualità e di maggiore resa assicurati dalla valorizzazione dell’innovazione non rimangono infatti all’agricoltore, ma vengono trasferiti a monte lungo la filiera dei fornitori di mezzi tecnici. Per questo il direttore generale della Regione Puglia punta all‘appropriabilità dell’innovazione attraverso un modello in cui agli imprenditori  che fanno parte dei Go venga assicurata l titolarità di ciò che contribuiscono a sviluppare. Ad esempio tramite la brevettazione o comunque attraverso la valorizzazione del loro know-how. Idee forti e  originali che per ora si scontrano con un ritardo nell’applicazione della misura.
La Regione più speedy
Mario Montanari, dirigente della Regione Emilia-Romagna spiega la partenza a razzo dell’Emilia-Romagna (52 Go già in corso più 86 selezionati dal secondo bando chiuso il 31 marzo, 50 milioni stanziati nell’innovazione, pari al 4% del Psr ) e attribuisce questo successo all’organizzazione produttiva regionale e agli spunti arrivati dalla filiera agricola, da interlocutori delle varie accademie, centri di ricerca e organizzazioni di categoria. “La scelta di attivare da subito  i Go, saltando la fase di setting up è stata premiante. Ma è stato utile il fatto che siamo la regione partita prima con il Psr: nel 2011 abbiamo capito che il modello della misura cooperazione per l’innovazione si sposava bene con una struttura di ricerca in agricoltura che fino a quel momento era finanziata da una specifica legge regionale. Il nostro Psr è stato il primo ad essere autorizzato dall’Ue . Ciò ha dato la possibilità di far collimare i Go con gli obiettivi dichiarati di politica agricola (sostenibilità, contrasto al climate change). Ma un numero così elevato di Go non rischia di disperdere le risorse in troppi rivoli, vanificando l’efficacia e soprattutto la durata dell’impegno? “Questo è un rischio che abbiamo evitato tramite il finanziamento di progetti di filiera più”corposi” tramite la misura 16.2″.
Un approccio bottom-up
Opposta la considerazione di Giorgio Trentini , dirigente della Regione Veneto (20 milioni all’innovazione, 1,66% del Psr, 26 Go prenotati). “Abbiamo appena concesso una proroga di un mese per lo setting up (o innovation brokering, come è chiamato in Veneto)”. Il Veneto ha infatti attivato entrambi i percorsi previsti da Bruxelles: quello diretto di costituzione dei Go, e quello indiretto sulla selezione di idee. “L’obiettivo è quello di costituire e accompagnare 10-12 progetti di innovation brokering. e questo secondo percorso è quello che si sta dimostrando più efficace nell’individuare e dare seguito alle esigenze individuate dai produttori, si tratta quindi della scelta da privilegiare.
Una fase di “accompagnamento” che nella regione Marche (13,5 milioni ; 2,5% del Psr; 28 Go prenotati) è partita addirittura preliminarmente, nella fase di animazione dei Go.  Andrea Bordoni, dirigente regionale, spiega che le tre tappe di un approccio fortemente bottom-up (animazione, setting up, attivazione dei Go) ha consentito di accomunare le esperienze individuando con maggiore efficacia i settori di intervento che, in una regione multi colturale come le Marche, deve guardare alle diverse esigenze territoriali.
Luciano Concezzi, del Parco tecnologico 3a dell’Umbria mette in luce le forti differenze rispetto alla precedente misura 124: il partenariato e la disseminazione. Ma anche nodi più difficili da sciogliere come il fatto che possano bastare due soggetti (produttore e fornitore di innovazione) per mettere in piedi un progetto, mentre il ruolo del consulente e dell’innovation broker non sono ben definiti.   Il ruolo di parco 3 a  è stato tecnico amministrativo per 40 progetto, e partner in 80 progetti, ) . “La 124 è stata veramente importante in Umbria. Su 120 progetti attuati il Parco ha assunto il ruolo di riferimento in 40 e di partner nei rimanenti 80. I risultati in termini di diffusione e di ricaduta sono stati importanti per un tessuto produttivo costituito da numerosi medi e piccoli produttori. Un aspetto giudicato critico per la misura 16,1 umbra è quello relativo alla necessità di costruire una società di scopo per costituire un Go e accedere ai finanziamenti, mentre nelle altre regioni è sufficiente la formula dell’associazione temporanea (Ati o Ats). “Per gestire cifre pari a 600mila euro in tre anni può risultare un vincolo eccessivo”.
Consulenza e trasferimento tecnologico
Per Paolo Rendina, tecnico consulente del CadirLab Piemonte la parola chiave dell’esperienza del partenariato per l’innovazione è “filiera”. “La consulenza è spesso la cenerentola dell’innovazione in Italia. Invece ha un ruolo fondamentale nell’attivazione e nel buon funzionamento dei Go”. un ruolo che le Regioni però devono favorire e sostenere. “L’interpretazione del bando del Piemonte non è stata facile, le priorità non sono definite con precisione così come gli ambiti di intervento. Illuminante però è il ruolo di formazione e informazione della rete rurale in tal senso. Attendiamo l’esito dei bandi”.
Secondo Sergio Menapace, direttore della fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Tn) il ruolo del Pei Agri è essenzialmente di trasferimento tecnologico. Una funzione che è nel DNA della Fondazione Mach e che le ha consentito di essere animatore di 5 dei 9 progetti attivati dalla Provincia di Trento:
fonte TerraeVita

 Infine la premiazione


https://www.youtube.com/watch?v=3dd7tfi7X2E 







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