sabato 18 gennaio 2025

C'erano una volta i prodotti della terra

 NinoSutera

I prodotti della terra:  dalla stagionalità, agli alimenti “ultraprocessati” o “ultraddizionati”.


 Le industrie alimentari che si occupano della lavorazione dei prodotti della terra,  stanno cercando di migliorare i loro prodotti, con  l’uso di additivi e l’utilizzo di processi e strategy  che mantengono il più possibile  gli alimenti quasi a renderli  eterni

 


Il cibo in Italia mentre è tradizione, piacere, convivialità e conforto, storia e cultura, identità e stagionalità;  la consapevolezza di essere la patria della dieta mediterranea, che dispensa salute e longevità al nostro Paese da generazioni; la granitica certezza che  per gli Italiani la tavola è sacra come il calcio: abbiamo 59 milioni di commissari tecnici che sono anche 59 milioni di chef e nutrizionisti, pronti a suggerire la ricetta giusta, il vino migliore o la dieta più efficace. Il cibo è davvero quasi sovrano: dai media agli stili di vita, dal valore economico e di immagine dell’intero comparto agroalimentare al carrello della spesa di ogni famiglia.

Due le parole chiave: identità e innovazione.

Per identità, https://terra.regione.sicilia.it/born-in-sicily-cultura-e-identita-territoriale-come-ricchezza/  intendiamo gli elementi che caratterizzano il nostro cibo e la nostra cucina, a partire dal legame con il territorio e dalle qualità organolettiche, di regola rigorosamente di stagione, fresco e di prossimità.  Era  inevitabile (regalo della globalizzazione, forse anche prima) che, anche in agricoltura, i “beni” divenissero oggetto di scambio ovvero tra  mutassero in “merci” , perdono il loro valore d’”uso” e assunsero il valore di “scambio”.     Oggi, il mercato è globalizzato, le merci si muovono dove l’offerta straripa è corre verso la domanda  più sostenuta. Ed ecco il miracolo, si fa per dire in Italia non si coltiva più grano, per esempio, perché sul mercato mondiale non si è più competitivi, si perdono centinaia di migliaia di ettari coltivabili, in compenso si consuma grano alle micotossine (funghi)  importato, prodotto chissà  dove,  maturato con l’ausilio del glisofato,  che proprio bene bene alla salute non fa.

 L’innovazione,   si riferisce allo sforzo, per preservare questo patrimonio della terra,  rendendolo resiliente alle sfide del millennio,    per poter continuare ad essere competitivi sul mercato globale, con l’ausilio dell’industria alimentare,  dove non esistono rendite di posizione

Non esisterebbe il made in Italy senza la nostra industria alimentare, che lo ha portato nei mercati planetari. Ma questa è pronta ad affrontare la modernità senza smarrire la genuinità e la  tradizione?

Un tema importante sta però emergendo in questi ultimi tempi è quello dei cosiddetti alimenti “ultraprocessati”. Un termine orrendo, ma che rende bene l’idea.

I sistemi di classificazione che oggi abbiamo a disposizione – il sistema NOVA elaborato da un gruppo dia studiosi dell’Università di San Paolo e il sistema SIGA di matrice francese – includono in realtà in questa categoria, prodotti caratterizzati soprattutto da un elevato numero di ingredienti, additivi, e altre sostanze come gli esaltatori di sapidità e gli aromi, più che da processi tecnologici “drastici”. Forse,   più correttamente dovremmo chiamare questi prodotti: “ultraddizionati e ultraprocessati”

L’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete e obesità,   che alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato, è correlato, quindi, alla presenza di additivi e altre sostanze più che al processo tecnologico utilizzato.  

In attesa di un aggiornamento più rigoroso della classificazione degli alimenti “ultraprocessati”, per proteggere la nostra salute, le regole di base semplici da seguire sono quelle di scegliere alimenti freschi e prodotti trasformati con pochi ingredienti, come nella nostra tradizione alimentare mediterranea: frutta e verdura per esempio, fresche, ben conservate, ma anche surgelate se non abbiamo tempo,  e  di riprendere – se già non lo facciamo – a preparare noi in casa le ricette dei cibi da portare a tavola. Meno preparati pronti e più fantasia in cucina.   

Oggi più che mai, dovremmo essere tutti molto attenti alle nostre scelte alimentari: la scienza della nutrizione   ci ha  oramai dimostrato, in maniera per ora inconfutabile, che il modo in cui mangiamo e il nostro stile di vita determinano la nostra salute, modificano persino l’espressione dei nostri geni, e che queste modifiche possono essere trasmesse alle nuove generazioni. 

Non è, quindi, tutto scritto nel nostro DNA e questa è una vera fortuna, perché siamo noi che possiamo determinare la nostra salute.   

Vivere in prossimità delle aree rurali, istaurando  un rapporto fiduciario con i contadini, affidandosi ai prodotti di stagione, coltivati con amore e nel rispetto del prossimo, rappresenta un privilegio che non tutti possono permettersi, ma soprattutto non tutti  sanno apprezzare.

venerdì 17 gennaio 2025

i MARCHI DI (poca) TUTELA

  

I marchi europei  sono obsoleti, perché non garantiscono più nulla, infatti ormai il mondo  per esempio, è pieno di Parmesan...... 
In compenso  i lacci e laccioli dell'U.E hanno contribuito a decimare le aziende  anche quelle a conduzione familiare (..sopratutto) 


 Con il fatturato appannaggio dei big che fanno grandi volumi, la forte concorrenza di Grecia, Spagna e Francia nell’accaparramento dei fondi europei.



Quali sono i segreti per il successo commerciale di prodotti tipici e a forte connotazione geografica? I marchi europei DOP, IGP ed STG contribuiscono al riconoscimento e alla tutela dell'origine?   Questi stessi marchi, tuttavia, hanno dimostrato di non essere sufficienti, da soli, a garantire il successo commerciale del patrimonio agroalimentare italiano. Alla base dei casi di successo nel settore, insistono fattori diversi quali la capacità di fare rete dei territori e lo sviluppo di strategie di branding e comunicazione solide.



 Cosa più grave è che  alcuni prodotti certificati più piccoli, che dopo aver rincorso per anni il riconoscimento, con addebiti economici a carico del pubblico, non si sono neanche dotati di un sito internet,  di una strategia di comunicazione e promozione, che per l’altro, non riescono a sostenere economicamente, a causa dei piccoli volumi di scambio.
     Una buona parte dei prodotti di qualità italiani  in concreto, e rimasto solo il "marchio" sconosciuto a una attenta platea di consumatori globali

Dal 2005 al 2020 le specialità Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta) e Sgt (Specialità tradizionale garantita) certificate dall’Unione Europea sono praticamente raddoppiate (+80,5%), da 154 che erano sono diventate oltre 300.
Le prime 10 province per ritorno economico di Dop e Igp
Le 10 province che hanno avuto il maggiore ritorno economico dalle certificazioni, espresso in milioni di euro, sono:
— Parma, con 1.135,8 euro e 12 tra Dop e Igp
— Modena, con 622,7 e 15 tra Dop e Igp
— Reggio Emilia, con 544,1 euro e 13 tra Dop e Igp
— Brescia, con 401,2 euro e 18 tra Dop e Igp
— Bolzano, con 314, 3 euro e 5 tra Dop e Igp
— Udine, con 301, 9 euro e 5 tra Dop e Igp
— Mantova, con 241,2 euro e 12 tra Dop e Igp
— Sondrio, con 236,5 euro e 9 tra Dop e Igp
— Cremona con 215,3 euro e 13 tra Dop e Igp
— Caserta, con 208, 8 euro e 6 tra Dop e Igp
Ma se in Italia la bontà è di molti prodotti, le vendite continuano a essere di pochi. Il fatturato dei 10 prodotti Dop e Igp più venduti, pari a 5,01 miliardi di euro, equivale al 79% del totale di tutti i prodotti certificati.
I primi 10 prodotti italiani Dop e Igp per fatturato
Quali sono questi 10 prodotti? Che fatturato hanno generato nel 2015 in milioni di euro? Quanto pesano in percentuale sul totale? Vediamo il dettaglio:
1. Grana Padano 1.180,3 euro (18,5%)
2. Parmigiano Reggiano 1055,5 (16%)
3. Prosciutto di Parma 666,6 (10,5%)
4. Aceto balsamico di Modena 372 (5,9%)
5. Mozzarella di bufala campana 344,9 (5,4%)
6. Mortadella Bologna 316,7 (5%)
7. Gorgonzola 304,5 (4,8%)
8. Prosciutto di San Daniele 286,5 (4,5%)
9. Pecorino Romano 275,7 (4,3%)
10. Bresaola della Valtellina 214,8 (3,4%)
Allora perché questa corsa alla certificazione di qualità se le ricadute dirette sul fatturato sono solo per pochi?  ...diciamo le cose come stanno, i fondi che l’Europa mette a disposizione fanno a gola a molti

Identità e ricchezza del vigneto Sicilia

 
Il volume  (2015)   nasce a seguito dell’incarico che l’Assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Sicilia affidò all’Università di Palermo e di Milano e all’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma, di curare il coordinamento tecnico scientifico e il monitoraggio delle azioni operative del Progetto di selezione clonale e recupero dei vitigni antichi siciliani.Un lavoro straordinariamente attuale, punta di riferimento per gli addetti ai lavori dell’isola, e non solo.


Nel corso dei secoli l’identità della vite coltivata in Sicilia si è andata delineando grazie alle osservazioni e descrizioni attente e sempre più dettagliate di vignaioli, proprietari, botanici, letterati, religiosi ed eruditi, che potevano confidare soprattutto sulle loro capacità sensoriali o sul loro talento artistico per descrivere e rappresentare graficamente e cromaticamente i caratteri unici e distintivi di un grappolo d’uva, dell’intera pianta o delle singole parti. A ciò si è aggiunta la duttilità straordinaria dell’idioma siciliano, in tutte le sue sfumature localistiche, che ha favorito la formazione e la sedimentazione di un vasto repertorio di denominazioni attribuite alle numerose viti indigene. Questa versatilità linguistica, rivelatrice del solido rapporto costituitosi nel tempo tra l’uomo e la “sua” vigna, ha comportato la proliferazione fisiologica di un insieme, talvolta inestricabile, di omonimi e sinonimi, ancora ricorrenti. Lo sviluppo delle discipline scientifiche, specialmente dal xviii secolo e fino all’odierno contributo determinante della genetica, ha permesso di orientarsi con precisione e di comporre un mosaico leggibile del patrimonio identitario e della ricchezza varietale del vigneto siciliano, che rappresenta uno dei valori più antichi e cospicui della cultura agraria dell’Isola e di cui, nel volume, danno conto le schede analitiche relative a ciascun vitigno.

Insomma un lavoro di larghissimo respiro con l’obiettivo di fornire del materiale di propagazione di migliore qualità, genetica e sanitaria, e di reintrodurre dei vitigni minori di cui si era persa la memoria, sopravvissuti alla fillossera. La ricerca iniziò nel giugno 2003 e nell’arco di pochi mesi i tecnici delle Sezioni operative di assistenza tecnica (SOAT) raccolsero una mole imponente di dati: circa 7.000 piante controllate in tutto il territorio regionale, 480 vigneti studiati, 90 comuni interessati, oltre 2600 test ELISA per la ricerca delle virosi. A fonte di questo lavoro di indagine furono impiantati due campi di confronto e di omologazione a Marsala e Comiso con 3500 viti.

Grazie alla ricerca è stato possibile individuare dei biotipi qualitativamente molto diversi e più complessi sia dal punto di vista del contenuto polifenolico che da quello sensoriale di frappato, nero d’Avola, catarratto e grillo. Il Progetto di ricerca inoltre è stato possibile approfondire le conoscenze su tutti i vitigni attualmente presenti nella Regione.

Il libro è arricchito da un pregevole saggio  intitolato “Per una storia dell’ampelografia e della viticoltura siciliana” nel quale si dà conto dell’importante contributo che gli studiosi siciliani hanno dato, in particolare nell’Ottocento, alla viticoltura siciliana e nazionale. Tra i tanti spiccano le figure di Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, del Barone Mendola di Favara, del Duca di Salaparuta Edoardo Alliata di Villafranca e ancora del romano Federico Paulsen, uno dei protagonisti della rinascita della viticoltura siciliana post fillossera e uno dei più quotati ibridatori italiani nel settore dei portinnesti, molti dei quali ancora oggi portano il suo nome. 

Il progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani ha permesso anche di monitorare la situazione sanitaria (vedi paragrafo su La situazione sanitaria dei vitigni siciliani) del patrimonio viticolo siciliano, con conseguente miglioramento del patrimonio viticolo regionale. Particolare importanza assume lo studio su la “Caratterizzazione genetico-molecolare della piattaforma ampelografica siciliana” che ha permesso di indagare le relazioni genetiche tra le varietà siciliane e i maggiori vitigni italiani. L’indagine da questo punto di vista è un punto di arrivo ma anche un solida base scientifica per poter programmare non solo il miglioramento del patrimonio viticolo regionale ma anche per la possibilità di introdurre dei vitigni unici e sconosciuti, base per la viticoltura siciliana di domani. “La Sicilia ha una grande responsabilità nei confronti della storia vitivinicola europea: quella di custodire il senso della storia che è insito nella tradizione, di mantenere vivo quel rapporto che esiste tra l’universalità del mito e la tradizione, dove i segni tangibili dei simboli sono veicolati dai vitigni antichi e dai luoghi che li fanno rivivere”

PUBBLICAZIONE


giovedì 16 gennaio 2025

Cosa sono PAT, DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, IGT, De.Co.?


L’Italia vanta il primato europeo nel numero di marchi UE C’è davvero da vantarsi?  Conosciamoli meglio



Che vuol dire DOP?

La Denominazione d’Origine Protetta (DOP) identifica un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione devono aver luogo in un’area geografica determinata, dove assume caratteri peculiari dovuti a condizioni ambientali e/o a una perizia riconosciuta e constatata. La denominazione tutelata dalla DOP è garantita dalla Comunità Europea: nessuno può utilizzarla per il proprio prodotto se non rispetta le regole del Disciplinare di produzione approvato dalla Comunità stessa.  


Che vuol dire IGP?

L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) identifica un prodotto il cui legame con il territorio è presente in almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell’elaborazione del prodotto stesso. Inoltre, per ottenere il riconoscimento, il prodotto deve godere di una certa fama. La denominazione tutelata dalla IGP è garantita dalla Comunità Europea: nessuno può utilizzarla per il proprio prodotto se non rispetta le regole del Disciplinare di produzione approvato dalla Comunità stessa.


Che vuol dire STG?

Una Specialità Tradizionale Garantita (STG) non fa riferimento a un’origine ma ha per oggetto quello di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale. Un prodotto denominato con il marchio STG deve rispettare il regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea.

Che vuol dire PAT?

I Prodotti Agroalimentari Tradizionali, secondo la normativa vigente (Decreto Ministeriale 8 Settembre 1999 n. 350), sono quei prodotti le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura sono consolidate e protratte nel tempo, secondo le regole tradizionali e per un periodo non inferiore a 25 anni. I Prodotti Agroalimentari Tradizionali, più semplicemente PAT, sono profondamente radicati al territorio di produzione, non per il fatto che percorrono una filiera agroalimentare limitata a un luogo ristretto, ma perché da questo ereditano caratteristiche particolari che rendono i prodotti unici nel loro genere, diversi e quindi riconoscibili da ogni altro prodotto simile. La loro identificazione è affidata alle Regioni che ne   aggiornano periodicamente l’elenco e le schede descrittive. Queste ultime non hanno funzione normativa, ovvero le aziende non sono obbligate a seguirne le indicazioni per sostenere che un loro prodotto aziendale è un PAT.

Il limite dei PAT?

Ovviamente 25 anni sono pochi. Poi non c’è stata uniformità da parte delle Regioni né nella scelta delle competenze per la ricerca e la realizzazione delle schede né per le regole che devono stabilire quali sono le ricette, gli ingredienti, le fasi produttive effettivamente tipici. Pertanto i PAT non hanno alcun valore scientifico, ma neanche di marketing,  ma questo lo sanno gli  amministratori, gli addetti ai lavori, ma sopratutto i consumatori . Inoltre alcune amministrazioni sono hanno ingaggiato una vera sfida... chi ne iscrive di più!!! 

Che vuol dire DOC?

Il marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata) viene attribuito ai vini prodotti in zone delimitate, di solito di piccole e medie dimensioni, con indicazione del loro nome geografico. Di norma il nome del vitigno, se indicato, segue quello della DOC e la disciplina di produzione è piuttosto rigida. I vini DOC sono immessi al consumo soltanto dopo più o meno serie e approfondite analisi chimiche e sensoriali.

Che vuol dire DOCG?

La DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita) è un marchio che viene attribuito ai vini DOC, riconosciuti tali da almeno 5 anni, di “particolare pregio qualitativo” e di notorietà nazionale e internazionale (almeno in teoria, perché certe denominazioni lasciano quantomeno perplessi). Questi vini vengono sottoposti a controlli più severi, debbono essere commercializzati in recipienti di capacità inferiore a 5 litri e portano un contrassegno dello Stato che dà la garanzia dell’origine, della qualità e che consente di numerare le bottiglie.

Che vuol dire IGT?

L’Indicazione Geografica Tipica dopo il 1992 è riservato ai vini caratterizzati da un’indicazione geografica, che può essere accompagnata o meno da menzioni (ad esempio del vitigno). È contraddistinta da zone di produzione normalmente ampie e da una disciplina di produzione meno restrittiva delle precedenti.

 


Che vuol dire De.Co?

La   (De.Co.) non è uno strumento tecnocrate, come sono i marchi di tutela, ma  è un atto politico, nelle prerogative del Sindaco, che afferma il suo primato nel territorio, che presuppone una conoscenza del passato, un’analisi del presente ed una progettualità riferita al futuro.

La De.Co. (Denominazione Comunale) nasce da un’idea semplice e geniale del grande Luigi Veronelli, che così affermava: - Attraverso la De.Co. il "prodotto" del Territorio acquista una sua identità, rappresenta un concreto strumento di marketing territoriale e, soprattutto, un’importante opportunità per il recupero e la valorizzazione delle identità e le unicità locali.

 Il tutto nell’ottica del turismo enogastronomico che, se ben congegnato e gestito, costituisce una vera e grande opportunità per lo sviluppo dell’economia locale, specie per le piccole comunità rurali, che nei rispettivi prodotti alimentari e piatti tipici hanno un formidabile punto di forza  nei confronti del visitatore.

Esaltare la nozione di identità nei prodotti del territorio, siano essi pietanze, dolci, saperi, eventi o lavori artigianali è l’obiettivo  del rinascimento dell’ ElaioEnoGastronomia italiana.  

lunedì 13 gennaio 2025

Al Pietre Nere si cucinano Parole in pentola

Gianna Bozzali  

Una serata gastronomica letteraria dove i piatti dello chef Claudio Ruta saranno realizzati prendendo spunto dalle pagine dell’ultimo libro di Andrea Parasiliti. Appuntamento a sabato 25 gennaio con “Parole in pentola” al ristorante Spirito Mediterraneo.

MODICA - Metti un libro a cena. Le parole prendono forma nei piatti serviti e nei racconti del suo autore. Si prospetta una serata originale quella in programma il prossimo sabato 25 gennaio al ristorante “Spirito Mediterraneo” del Pietre Nere Resort. “Parole in pentola. L’identità italiana fra letteratura e cucina” è il titolo del libro scritto da Andrea Parasiliti che sarà protagonista di una presentazione teatrale-culinaria insolita. I piatti dello chef Claudio Ruta saranno realizzati traendo ispirazione dall’ultimo libro dello scrittore e saggista che interverrà, nel corso della cena, con curiosità letterarie e culinarie. La serata, inoltre, vedrà la presenza della Compagnia G.o.D.o.T. con Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso per celebrare letteratura, cucina, arte e teatro in un’esperienza unica e divertentissima. 

«Lo chef Ruta realizzerà delle ricette prendendo spunto da quelle presenti nel mio libro e, in particolare, dal capitolo dedicato alla cucina futurista. Ricette che mi consentiranno di fare un excursus narrativo per parlare dell’identità italiana in cucina. Gli ospiti avranno l’opportunità di provare questa narrazione storica e culturale dei piatti in un vero e proprio percorso letterario e gastronomico» spiega l’autore Andrea Parasiliti che da anni si dedica sia alla saggistica che alla narrativa, affrontando temi che spaziano dal Futurismo ai Food Studies fino ai Disability Studies. Il libro nasce dalle sue lezioni (fra letteratura, cucina e cultura italiana) all’University of Toronto e gode della partecipazione di amici, scrittori, giornalisti ed importanti docenti.


«Crediamo che ogni esperienza al Pietre Nere debba essere un'opportunità per esplorare nuovi orizzonti, per scoprire mondi diversi e per vivere emozioni che vanno oltre il semplice soggiorno -aggiungono dalla direzione del Resort-. Con "Parole in Pentola", vogliamo offrire ai nostri ospiti una serata unica, dove la cucina diventa un linguaggio in grado di raccontare storie, mentre il teatro e la letteratura arricchiscono l’atmosfera di un’esperienza completa e coinvolgente. Questo evento è solo uno degli esempi di come il Pietre Nere Resort desideri essere un punto di riferimento per la cultura, l'arte e l’innovazione, creando sinergie con artisti, scrittori e performer per offrire qualcosa di speciale a chi ci sceglie».

Ecco, intanto, il menu della serata:

 

BENVENUTO

Bombardamento di Adrianopoli.

Sfere di riso, mozzarella di “bofala”, acciughe, olive e capperi lacrimella.

(formula del futurista Pascà d’Angelo)

 

 Promontorio siciliano.

Un’insalata senza tempo con tonno, nocciole, olive, sedano, mele e uova.

(formula dell’aeropittore futurista Fillìa)

 

 Antipasto folgorante

Filetti di sardine marinate, sciroppo di limoni e salsa verde.

(formula del poeta futurista Luciano Folgore)

 

Pollo d’acciaio

Patè di pollo, argento e pane.

(formula dell’aero pittore futurista Diulgheroff)

 

Terra di Pozzuoli e verde veronese

Seppie dorate, con insalatina di agrumi e finocchi.

(formula del futurista Farfa Poeta-Record nazionale)

 

Qui si beve…

Campar-gello…. ed è così che si è “addensato” il cocktail Campari.

Caleidoscopica polibibita …. Ginger beer, birra Ulysses, sambuco, lime, estratto di cavolo viola e basilico

 

ANTIPASTO

Algaspuma del Mediterraneo

Crudo di ricciola marinata, lattuga di mare, limone, zenzero, frutta e ortaggi.

(formula dell’aeroceramista futurista Tullio d’Albisola, Poeta-Record di Torino)

 

PRIMO PIATTO

Spaghetti “dinner”

Spaghetti fritti con sugo di polpette di carne, frutti di mare e gamberi.

Spaghetti e polpette Lidia Matticchio Bastianich

 

SECONDO PIATTO

Manzo modicano cotto per 12 ore, salsa tonnata, indivia belga e bottarga.

 

PRE DESSERT

Un ritto…polibibita solida.

Gelato fiordilatte, miele, ananas, nocciole pralinate e Martini bianco.

(polibibita del futurista Ing.Barosi)

 

DESSERT

Mont Blanc, torta paradiso prezzemolo e menta, vaniglia e mandarino.

(dal ‘900 ad oggi)

 

 

Costo a persona €60,00 (vini inclusi)

Per info e prenotazioni: 0932 753051 | WhatsApp: 348 2733948

Possibilità di pernottamento per chi viene da fuori.

 

 


prodotti del GO VivaOliva “InnOVOliO”

 

Digitalizzazione dei processi amministrativi propri dei progetti PSR: prodotti del GO VivaOliva “InnOVOliO” condivisi in spirito di Cooperazione


Ezio RIGGI

CNR-Istituto per la BioEconomia, Sede di Catania – Partner progetto 16.1 InnOVOliO



Il progetto InnOVOliO, finanziato nell’ambito della sottomisura 16.1 “Cooperazione” del PSR-Sicilia 2014-2020, sin dalla fase di ideazione, ha traguardato molteplici obiettivi che tenessero conto, ed al contempo valorizzassero, le specificità del gruppo operativo “VivaOliva”:

  • Ampiezza numerica del partenariato (20 operatori in totale fra cui 12 imprese olivicole, 2 frantoi, un impianto di digestione anaerobica, un Ente Pubblico di Ricerca, una OP, una rappresentanza provinciale di ConfAgricoltura, un’azienda specializzata nella fornitura di prodotti, attrezzature, servizi per l’industria olearia ed uno studio professionale agronomico;

  • Esigenze amministrativo gestionali connesse al principale obiettivo agronomico dell’innovazione promossa: l’uso di digestati per la fertilizzazione degli uliveti cui risulta correlato un flusso documentale dovuto alla natura dei fertilizzanti applicati;

  • Esigenze amministrativo contabili connesse alla partecipazione a bandi PSR;

  • Natura inclusiva del contesto scelto per la realizzazione della proposta progettuale (misura 16 “Cooperazione”)

Nella programmazione delle azioni operative, pertanto, particolare rilievo è stato attribuito alla progettazione di strumenti (piattaforme, procedure, format documentali) che permettessero di

  • Raccogliere le informazioni anagrafiche dei soggetti beneficiari e dei fornitori;

  • Organizzare il flusso documentale in coerenza con

    • le esigenze operative delle diverse tipologie di partner coinvolti;

    • le linee guida di rendicontazione previste dal bando di finanziamento;

    • le esigenze contabili dei singoli partner e del soggetto capofila preposto, insieme all’Innovation Broker, alla regolarità documentale della rendicontazione di progetto;

  • Archiviare ed al contempo recuperare efficacemente la documentazione prodotta.

I primi prodotti realizzati (come previsto dalla proposta progettuale) sono stati, quindi, da un lato i diversi format (incarichi, modelli di ordine, fatture, timesheet), dall’altro l’architettura del sito di progetto per il quale, oltre alla funzione vetrina e promozione, è stata specificamente sviluppata un’ampia sezione che consentisse a tutti i partner la possibilità di recuperare, compilare ed archiviare format documentali in cloud.

In virtù del proficuo confronto avviato con il Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, Area 3 - Coordinamento e Gestione del Piano di Sviluppo Rurale Servizio 5 - Ricerca, assistenza tecnica, divulgazione agricola ed altri servizi alle aziende, all’epoca diretto dal Dott. Vincenzo Pernice ed oggi guidato dal Dott. Nino Drago e della fattiva collaborazione con la C.O.G.E.A. S.r.l., ed in particolare con il Dott. Nicola Scalia, per iniziativa del partner Ente Pubblico di Ricerca del GO (CNR-IBE), si è inteso dare concretezza al contesto della misura Cooperazione, promuovendo la trasformazione delle azioni e dei prodotti di natura gestionale-amministrativa previsti dalla proposta, in strumenti da mettere a disposizione dell’intera “comunità” dei GGOO del PSR-Sicilia e dei funzionari della regione preposti ai processi di monitoraggio e controllo.


Chiave strategica è stato l’approccio di Dematerializzazione, Efficientamento ed Archiviazione (DEA) che il CNR-IBE applica dal 2014 e che è stato adattato per la rendicontazione dei progetti del PSR-Sicilia 2014-2020, al fine di:

  • semplificare la predisposizione dei documenti giustificativi di spesa,

  • standardizzare la loro nomenclatura,

  • funzionalizzarne l’archiviazione,

attraverso un software di uso comune (Office) e il coinvolgimento dei funzionari responsabili del monitoraggio.

Sempre in coerenza con l’approccio inclusivo sotteso alla misura Cooperazione e con l’auspicio di accrescere la diffusione degli strumenti generati dal PSR e contribuire alla crescita dell’intero comparto, si è promosso anche il coinvolgimento della Federazione degli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali della Sicilia (FODAF-Sicilia) e ci si è avvalsi della positiva e proficua collaborazione degli uffici dell’IPA di Catania, ed in particolare della dottoressa Maria Rosa Battiato, che hanno contribuito a validare gli strumenti proposti.

Il lavoro nel suo complesso ha portato a generare:

  • un file xls con elementi di compilazione semi automatica in funzione delle linee guida della rendicontazione;

  • una cartella completa di documentazione XLS, format word a compilazione semiautomatica e manuali di istruzioni per gli operatori dei GO e per i funzionari addetti al monitoraggio;

  • 2 WEBINAR di formazione e diffusione aperto a tutti i GGOO ed ai funzionari addetti al monitoraggio:

    • 7 luglio 2021 “Digitalizzazione e semplificazione delle procedure di gestione amministrativo – contabile e rendicontazione”

    • 29 luglio 2021 “DEA-Terra-Sicilia: Dematerializzazione Efficientamento Archiviazione. Formazione di base sulle procedure automatizzate per la gestione documentale e la rendicontazione economica dei progetti 16.1 PSR-Sicilia”;

  • 2 questionari di valutazione della formazione e della piattaforma;

  • servizio di assistenza on line per GGOO e funzionari regionali addetti al monitoraggio.


Nata all’interno della misura Cooperazione, l’attività offerta del GO VivaOliva aspirava a promuovere un approccio partecipato e sinergico per l’individuazione e promozione di modalità di semplificazione e digitalizzazione efficace dei documenti di spesa e della rendicontazione dei progetti finanziati. La piattaforma risulta esser stata proposta anche in successive misure PSR ed anche questo dimostra la rilevanza e l’utilità innovativa ottenuta dal GO.

Il progetto Tomatrack: rivoluzione nell’estrazione del licopene dagli scarti di pomodoro

                          Paolo Ferlisi


Nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2014-2022, sottomisura 16.1, il progetto Tomatrack ha recentemente completato una serie di prove innovative per l'estrazione del licopene, un potente antiossidante, dagli scarti di pomodoro. Le sperimentazioni, finalizzate all’individuazione del processo ideale, hanno fornito risultati interessanti che potrebbero rivoluzionare il modo in cui si valorizzano i sottoprodotti agricoli. Un approccio in due fasi: dai limiti iniziali ai successi delle metodologie avanzate.

Il percorso sperimentale del progetto si è articolato in due fasi principali.

Durante la prima fase, gli scarti di pomodoro, costituiti prevalentemente da bucce e semi, sono stati trattati utilizzando un sistema centrifugo. L’obiettivo era separare la frazione oleosa, contenente il licopene, data la sua natura liposolubile. Due prove sono state condotte:

  1. Utilizzo dei soli scarti di pomodoro (bucce e semi).

  2. Miscelazione degli scarti con polpa di pomodoro.


In entrambe le prove, però, non si è riusciti a ottenere una separazione efficace della frazione oleosa. Il principale ostacolo è stato il basso contenuto di olio nei campioni, unito alla preponderanza della frazione acquosa, che ha compromesso la capacità di estrarre il licopene. Nuove metodologie per risultati tangibili

La seconda fase delle sperimentazioni ha introdotto un approccio innovativo, sfruttando solventi oleosi per migliorare l’efficacia estrattiva. Due prove sono state condotte:

  1. Estrazione durante il processo di frangitura delle olive: Gli scarti di pomodoro umidi sono stati miscelati con olive nella proporzione 50:50. Durante la fase di gramolatura, la pasta ottenuta è stata trattata per circa 20 minuti prima di procedere all’estrazione dell’olio. Il prodotto finale ha mostrato una colorazione rossa intensa, indicativa della presenza di licopene. Le analisi di laboratorio hanno rivelato una concentrazione di 101 mg/kg di licopene nell’olio ottenuto, un valore decisamente superiore rispetto all’olio di partenza (1,2 mg/kg).

  2. Miscelazione di olio extra vergine d’oliva con scarti di pomodoro: In questa prova, il 50% di scarti di pomodoro è stato miscelato con il 50% di olio extra vergine d’oliva. Dopo circa 20 minuti di macerazione, la massa è stata sottoposta a estrazione. L’olio finale, anch’esso caratterizzato da una marcata colorazione rossa, ha registrato un contenuto di licopene di 312,7 mg/kg, triplicando i valori ottenuti nella prima prova.

Un risultato promettente per la valorizzazione degli scarti agricoli. I risultati ottenuti nella seconda fase dimostrano che l’uso di un solvente oleoso puro è fondamentale per massimizzare l’estrazione del licopene. La seconda prova, in particolare, ha evidenziato come la maggiore quantità di solvente (olio) disponibile abbia garantito un risultato più efficace rispetto alla presenza di acqua di vegetazione, che ostacola l’estrazione del licopene.

Se consideriamo che il contenuto medio di licopene nel pomodoro fresco è di circa 10-15 mg/kg, i valori ottenuti nelle sperimentazioni del progetto Tomatrack sono straordinari. Con 100 g di olio prodotto nella prima prova della seconda fase, si possono ottenere quantitativi di licopene equivalenti a quelli contenuti in diverse pillole di integratori disponibili sul mercato (ciascuna con una media di 10 mg di licopene). Questo dato è ulteriormente migliorato nella seconda prova, dove bastano 32 g di olio per ottenere lo stesso quantitativo.

Prospettive future: una nuova frontiera per l’economia circolare


Il progetto Tomatrack rappresenta un esempio concreto di come i principi dell’economia circolare possano essere applicati al settore agricolo. La valorizzazione degli scarti di pomodoro non solo contribuisce alla riduzione degli sprechi, ma apre nuove opportunità per la produzione di alimenti funzionali e integratori ad alto valore aggiunto.

Grazie al supporto del PSR Sicilia 2014-2022, Tomatrack ha dimostrato che è possibile integrare innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, con benefici per l’intero comparto agricolo siciliano. Il prossimo passo sarà la scalabilità del processo a livello industriale, con l’obiettivo di trasformare questi promettenti risultati in una realtà economica concreta.






Ricinolio al Fruit Attraction di Madrid 2024: innovazione e sostenibilità al servizio dell’agricoltura


Paolo Ferlisi

Dal cuore della Sicilia al palcoscenico internazionale di Madrid: il progetto Ricinolio ha partecipato con grande entusiasmo all’edizione 2024 del Fruit Attraction, una delle più prestigiose fiere internazionali dedicate al settore agricolo, che si è svolta dall’8 al 10 ottobre nella capitale spagnola.


Fruit Attraction: una vetrina mondiale per l’agricoltura

Il Fruit Attraction rappresenta un evento di primaria importanza nel panorama agricolo globale, con oltre 100.000 visitatori provenienti da più di 140 paesi e un’area espositiva che accoglie migliaia di aziende del settore. Questa fiera non è solo una piattaforma per presentare prodotti e tecnologie, ma anche un’opportunità unica di confronto tra professionisti, ricercatori e innovatori, che insieme delineano le tendenze future dell’agricoltura.

Partecipare al Fruit Attraction ha permesso a Ricinolio di inserirsi in un contesto di rilevanza mondiale, dove le tecnologie innovative e le pratiche sostenibili sono al centro dell’attenzione. Lo stand del progetto ha attirato un pubblico variegato, composto non solo da agricoltori e imprenditori, ma anche da ricercatori, rappresentanti istituzionali e operatori di settore, curiosi di scoprire come Ricinolio possa contribuire a un futuro più sostenibile per l’agricoltura.

Essere presenti qui a Madrid, in un contesto così importante, è stato fondamentale per dare valore e risalto internazionale ai progetti di cooperazione finanziati con i fondi del PSR SICILIA," ha sottolineato il Dott. Agr. Piero Virderi, uno dei responsabili del progetto.

Uno stand che unisce scienza e innovazione

Nel corso dei tre giorni della fiera, lo stand del progetto Ricinolio si è trasformato in un centro di dialogo e approfondimento scientifico. I visitatori hanno avuto l’opportunità di conoscere da vicino i dettagli del progetto, apprezzandone la combinazione tra ricerca avanzata e applicazioni pratiche.

Tra i punti di maggiore interesse per i visitatori:

  • L’uso del substrato Niura, un brevetto innovativo basato su un copolimero miscelato con pomici, torba e lave macinate, che consente di ridurre significativamente il consumo di acqua nelle coltivazioni.

  • La spremitura dei semi mediante una macchina avanzata, che permette di ottenere olio di ricino utilizzabile come biocarburante e panelli di estrazione ad alto valore aggiunto.

  • Le applicazioni sostenibili dell’olio e dei sottoprodotti, che includono ammendanti bioinsetticidi, matrici per la cogenerazione e utilizzi innovativi dei residui colturali.


Lo stand è stato visitato da centinaia di professionisti del settore, molti dei quali interessati a replicare queste tecnologie nelle loro realtà produttive. Non è mancato l’interesse istituzionale:
il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha visitato lo stand, mostrando grande curiosità e apprezzamento per le soluzioni innovative proposte dal progetto Ricinolio.

Il progetto Ricinolio: una rivoluzione per l’agricoltura siciliana

Ricinolio è un progetto che si distingue per il suo approccio innovativo e sostenibile. Finanziato dai fondi del PSR SICILIA, mira a trasferire alle aziende agricole conoscenze avanzate e tecnologie sviluppate dal Capofila, dall’Università di Catania e dal CNR. Tra le principali attività del progetto:

  • L’adozione di tecniche di coltivazione innovative nei campi dimostrativi.

  • La produzione di olio di ricino utilizzabile come biocarburante.

  • L’impiego dei panelli di estrazione e dei residui colturali per usi sostenibili, come ammendanti bioinsetticidi o matrici per la cogenerazione di energia.

  • La riduzione dell’impatto ambientale attraverso tecnologie che ottimizzano l’uso delle risorse idriche e migliorano l’efficienza produttiva.

Il progetto, che si avvale anche di un innovativo attrezzo raccoglitore per facilitare la raccolta manuale, rappresenta un modello virtuoso per coniugare tradizione agricola e modernità, aprendo nuove opportunità per il settore agricolo siciliano.

Un’esperienza di successo

La partecipazione al Fruit Attraction di Madrid ha dimostrato che il progetto Ricinolio non è solo un esempio di eccellenza locale, ma anche una soluzione replicabile a livello internazionale. L’attenzione ricevuta e il numero di contatti avviati durante la fiera sono la prova tangibile di come l’innovazione e la sostenibilità possano essere apprezzate e valorizzate su scala globale.

La presenza di Ricinolio al Fruit Attraction rappresenta un passo decisivo verso la costruzione di un’agricoltura più responsabile, capace di rispondere alle sfide del futuro con soluzioni concrete e innovative.


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