domenica 11 giugno 2017

La rivoluzione delle tre P

                                                                                                                                           ninosutera
 Investimento in risorse 

immateriali

Rivoluzione nelle tre “P”

Pac, Pan e Psr. costituiscono una vera sfida per  le imprese agricole  e più in generale per il mondo rurale 
Il ruolo dei  servizi di sviluppo rurale.




          L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, che almeno in un primo momento dovrebbero essere a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.).  

La l.r. 1 agosto 1977, n. 73 “Provvedimenti in materia di assistenza tecnica e di attivitàpromozionali in agricoltura” autorizza
l'Ente di Sviluppo Agricolo 
adattuare e coordinare le iniziative e gli interventi per l'assistenza tecnica rivolta eslusivamente alle aziende agricole e le attività promozionali giovandosi delle proprie strutture periferiche - Sezioni Operative per l'assistenza tecnica e le attività promozionali - che operano su larghe basi territoriali.
  Infine il principio della separatezza delle funzioni, introdotte
 dalle recenti dispositivi di legge consegnano 
all'Ente di Sviluppo Agricolo, 
come ente pubblico, l'esclusività nell'attuazione 
degli interventi in termini 
di investimenti immateriali.


Disposizioni attuative del sistema di consulenza aziendale in agricoltura istituito dall’art. 1 ter, comma 5, del D.L. 24 giugno 2014, n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116 all’Articolo 3 stabilisce il (Principio di separatezza)1. Al fine di garantire il principio di cui all’art. 1 ter, comma 3, del D.L. 24 giugno 2014, n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, l’organismo di consulenza non può svolgere alcuna funzione di controllo finalizzata all’erogazione di finanziamenti pubblici in agricoltura nel settore agricolo e agroalimentare.
2. I consulenti non possono:1.    essere coinvolti in attività di controllo dei procedimenti amministrativi e tecnici finalizzati all’erogazione di finanziamenti pubblici o in attività di controllo sanitario;
2.    essere dipendenti del beneficiario a favore del quale viene reso il servizio di consulenza, ovvero trovarsi nei confronti dello stesso in qualsiasi situazione di conflitto di interesse;3.   
avere rapporti di dipendenza o di collaborazione diretta a titolo oneroso con soggetti titolari di attività di produzione o vendita di mezzi tecnici per l’agricoltura, la selvicoltura e la zootecnia.

La nuova mission

La conoscenza è considerata oggi la risorsa più importante nello sviluppo economico. La strategia di Lisbona, elaborata dal consiglio europeo, si pone l’obiettivo di trasformare l’Unione Europea nell’economia della conoscenza più dinamica e competitiva entro il 2020.
I mutamenti socio-economici degli ultimi decenni hanno contribuito a modificare il modo di essere e di operare delle aziende, in primis, ed è auspicabile che prima o poi il modus operandi interessi anche il contesto  politico amministrativo dei territori. In particolare, si è assistito ad un progressivo spostamento del baricentro dalle risorse materiali alle risorse immateriali. Molti sono i contributi teorici che hanno fatto assurgere le risorse immateriali e il fattore primigenio che le costituisce, la conoscenza, a ruolo centrale dei modelli esplicativi del modo di essere e di agire. 
La stessa Unione europea ha riaffermato, tra le priorità della politica di coesione, l’obiettivo strategico di promuovere lo sviluppo dell’economia della conoscenza insieme con la crescita dell’innovazione e dell’imprenditoria. Ha, inoltre, riconosciuto il miglioramento degli investimenti nel capitale umano (attraverso il miglioramento dell’istruzione e delle competenze) come strumentale e necessario alla creazione di nuovi e migliori posti di lavoro.
Ad oggi, ed è un’ipotesi generalmente condivisa, per crescere e competere in un’economia globale è sempre più necessario investire in conoscenza, nella produzione di idee e talenti, quantificando il valore economico prodotto e scambiato sul mercato in termini non più solo di beni fisici ma soprattutto di beni immateriali. Le competenze, il know how, le conoscenze tacite e strutturate, la capacità innovativa, il marchio, la reputazione, la cultura aziendale, le relazioni con altri stakeholders hanno assunto un’importanza fondamentale nel processo di creazione di valore e, di conseguenza, nel decretare il successo.


Per definire una proposta di rinnovo dei servizi di sviluppo agricolo dobbiamo avere chiaro lo scopo del nostro lavoro. Infatti, “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Seneca).  Gli obiettivi del nostro lavoro derivano da strategie,  visioni e metodi di Politica agricola.  Non mi sembra che in ambito nazionale e tantomeno regionale abbiamo delle linee guida in merito. L’unica visione, strategia e metodo ci viene dalla Politica Agricola Comune (PAC) che ci fornisce obiettivi chiari e definiti.
Gli obiettivi centrali delle ultime riforme della Pac possono essere riassunti in quattro parole chiave: orientamento al mercato (competitività), sostenibilità esterna, beni pubblici e sviluppo rurale.
L’obiettivo della competitività è stato perseguito con l’eliminazione della maggior parte degli aiuti accoppiati, il loro disaccoppiamento, la riduzione dei prezzi istituzionali del latte e dello zucchero, la progressiva eliminazione dell’intervento pubblico sui mercati e l’abolizione di tutte le forme di aggiustamento della produzione (quote latte, quote zucchero, diritti di impianto dei vigneti).
La sostenibilità esterna della Pac - che l’Unione europea intende perseguire indipendentemente dall’esito dei negoziati internazionali del Doha Round - è stata accresciuta attraverso la riforma dei meccanismi di sostegno, con il passaggio da aiuti distorsivi del mercato ad aiuti meno o affatto distorsivi, compatibili con le regole degli accordi commerciali internazionali, e il trasferimento della maggior parte del sostegno dalle scatole gialla e blu alla scatola verde.
La promozione dei beni pubblici prodotti dall’agricoltura ovvero la risposta ai nuovi bisogni collettivi (ambiente, benessere degli animali, sicurezza alimentare, salvaguardia del patrimonio culturale e del ruolo sociale dell’agricoltura europea) è stata concretizzata attraverso l’introduzione della condizionalità e del pagamento “verde” detto comunemente pagamento greening.
Il valore ed il ruolo delle economie locali nelle zone rurali sono sostenuti attraverso il miglioramento degli strumenti della politica di sviluppo rurale, le cui risorse finanziarie sono progressivamente aumentate da Agenda 2000 alle riforme più recenti.
 La nuova Pac 2014-2020 ha confermato le scelte precedenti con l’abolizione degli ultimi strumenti di controllo dell’offerta (quote latte, quote zucchero e diritti di impianto dei vigneti).  In altre parole, i prezzi garantiti, gli ammassi, le quote, gli aiuti settoriali non faranno parte della nuova Pac, ad eccezione di situazioni di crisi grave.
Queste riforme della politica dei mercati mettono in luce che la stagione della Pac come politica settoriale si è conclusa. Con l’eliminazione degli aiuti accoppiati, dei sussidi all’esportazione, delle quote latte, dei prezzi di intervento, di fatto è stata smantellata la Pac degli anni ‘60, quella che era stata scritta alla Conferenza di Stresa.
Per conseguire obiettivi così importanti ed ambiziosi, l’Ue prevede di intervenire a due livelli:
1.      l’adattamento degli strumenti di intervento della vecchia politica dei mercati;
2.      il miglioramento del funzionamento delle filiere agroalimentari.

Ma quanti sistemi territoriali,  ne sono pienamente consapevoli assumendosi l’impegno concreto di implementare politiche che incentivino questa direzione di sviluppo? e soprattutto  le modalità di approccio metodologico, organizzativo,comunicativo,formativo,professionale,sono adeguate ?


























































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