sabato 16 settembre 2017

Officinali in Sicilia



Sambuca di Sicilia, ospiterà il prossimo 28 settembre, il     seminario nazionale
  Officinali in Sicilia 

 Evento Tecnico-Divulgativo indirizzato agli imprenditori agricoli 

che vogliono avviare o potenziare la propria attività nelle 

settore 

della produzione, trasformazione e commercializzazione delle 


piante Aromatiche ed Officinali.


Dopo i saluti istituzionali sono previsti gli interventi su:

   Il ruolo delle piante officinali nel contesto agricolo siciliano
Dott. Antonino Sutera 
(Coordinatore Osservatorio di NeoRuralità - Ente Sviluppo Agricolo - Reg. Sicilia)

    La struttura  delle aziende produttrici  di piante aromatiche e officinali e corretto accessal mercato.
Dott. Andrea Primavera 
FIPPO (Agronomo Libero Professionista  - Presidente Federazione Italiana
Produttori Piante Officinali)


            Potenzialità commerciali delle Piante officinali, iter autorizzativo per l'immissione in commercio e strategie di Marketing.

Dott.ssa Valery Licata 

(Responsabile Marketing e Vendite

Rao Erbe)


    Coltivazione delle specie Aromatiche in Sicilia: EsperienzaAziendale
Dott. Gaetano Chiapparo 
(Presidente Associazione Produttori Piante Aromatiche di Sicilia)


    Estratti da Fico D'india: L'esperienza di una giovane impresa all'avanguardia
Dott. Vincenzo Monreale 
(Amministratore di BioinAgro e Presidente di Promolmprese)


    La tecnica irrigua nella produzione di piante aromatiche ed officinali.
Dott.  Marco Ventimiglia
(Agronomo Libero professionista)


    Coltivazione e Trasformazione delle piante Aromatiche ed Officinali; gli errori da non fare

Dott. Marcello Militello 
 (Agronomo Libero Professionista)


L'agricoltura italiana, nel suo lungo e difficile percorso di crescita, si è dovuta misurare con i profondi mutamenti che hanno interessato le economie, i mercati e le agricolture di tutti gli altri Paesi.
 Ciò ha dato luogo ad un lungo processo di trasformazione e modernizzazione, che ha allineato il ruolo dell'agricoltura italiana, nell'ambito del nostro sistema economico, al ruolo ricoperto dal settore  negli altri Paesi ad economia fortemente industrializzata.





Un processo di graduale sostituzione delle colture meno redditizie o di riorientamento al mercato ed una maggiore diversificazione delle colture che prenda avvio e stimolo dalle difficoltà incontrate nell'ultimo decennio potrebbe, dunque, costituire un importante contributo alla ripresa del settore.


























 In tal senso la scelta di porre l'attenzione verso un settore da valorizzare qual’è quello delle Essenze Officinali appare quantomeno sensata.
Una attenta riflessione sul mercato delle piante officinali porterà senza dubbio all’opportunità di concedere a  queste specie una possibilità di sviluppo concreta e di una seria programmazione.
 Attualmente nel nostro Paese il 30% delle disponibilità è destinato all'industria liquoristica e delle bevande, il 24% all'industria farmaceutica, il 16% all'industria della cosmesi e profumi, il 14% all'erboristeria, il 12% all'industria alimentare, il 3% all'omeopatia e l'1% all'industria dei coloranti.
Un business, quello legato alle erbe officinali, che in Italia vale 1.100 miliardi. (fonte: F.I.P.P.O.)
Ma né il boom delle erboristerie ed il loro continuo aumento, né la crescente domanda in fitoderivati ha stimolato l'incremento della produzione di erbe officinali, che in verità si mantiene sugli stessi livelli ormai da anni. Il mercato delle specie e derivati officinali, che ha conosciuto in Italia un periodo estremamente florido soprattutto a cavallo delle due guerre tanto da soddisfare il fabbisogno nazionale di prodotti erboristici ed esportarne quantitativi importanti, conosce oggi una situazione gravemente deficitaria.
Il 25% del fabbisogno nazionale sarebbe soddisfatto dalla produzione nazionale e per il 75% da quella estera.   Le importazioni si aggirano mediamente intorno ai 750.000 q, per un valore medio intorno ai 400 miliardi. Considerando le esportazioni del settore, il saldo negativo è intorno a 250-300 miliardi.
Nonostante le potenzialità per aumentare l'offerta interna di Piante Officinali non sembrano esserci spazi per chi vuole intraprendere questa attività a causa, soprattutto, di problemi di carattere normativo e sostanzialmente legati ai rapporti con il mondo della trasformazione e della commercializzazione.
 Il problema vero è quello della valorizzazione delle produzioni che andrebbe attuata con l'adozione di disciplinari che prendano in considerazione l'intero ciclo, dalla produzione allo stoccaggio, fino alla trasformazione. Il settore soffre non solo della mancanza di strutture organizzative che facilitino l'approccio dei produttori al mercato, ma soprattutto una vera industria della trasformazione e della lavorazione delle piante officinali, che affianchi la miriade di piccoli laboratori artigianali che lavora in maniera difforme e frammentata.
Accanto alla globalizzazione  dei mercati che ha inevitabilmente portato ad un appiattimento dei prezzi sui livelli internazionali  con conseguente aumento delle importazioni da parte di quei Paesi dove il costo della manodopera è sensibilmente inferiore al nostro, si assiste alla ricerca da parte del consumatore del prodotto di qualità, garantito soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario.
La regolamentazione del settore e la nascita di una vera industria della trasformazione creerebbe in pochi anni posti di lavoro in agricoltura, artigianato, industria, commercio e permetterebbe allo Stato un notevole risparmio in assistenza sanitaria.
 In Italia, infatti, già il 25% della popolazione fa abitualmente uso di prodotti naturali a base di erbe e quella dell'automedicazione è una realtà in continua crescita.
Appare, pertanto, opportuno, espandere la produzione nazionale a patto che si compia un salto di qualità e l'offerta, che attualmente si presenta estremamente polverizzata, venga concentrata e, principalmente, punti sul fattore qualità come elemento competitivo col quale contrapporsi all'offerta estera. Quest’ultima risulta vantaggiosa in termini di prezzo, di omogenietà e di costanza degli approvvigionamenti. Tuttavia, essa non è scevra da inconvenienti: tempi lunghi di sdoganamento, deterioramento ed inquinamento del prodotto durante le fasi di trasporto e stoccaggio, mancanza di notizie sull'origine della droga, delle agrotecniche, dei tempi e modi di raccolta e di garanzie igienico-sanitarie.
Le grosse potenzialità di espansione espresse dal mercato e le considerazioni appena fatte assicurano sulla scelta di puntare al potenziamento del settore officinale nazionale con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno d'Italia, vocate per la coltivazione di tutte le specie aromatiche o da condimento, da profumo e medicinali, compresi i frutti minori, attualmente molto richiesti dall'industria farmaceutica.
Da qui, l’esigenza di una ricerca a livello regionale che possa dare impulso all’introduzione di queste colture aromatiche e medicinali negli ordinamenti colturali siciliani.
 Esse possono essere impiegate, stante la loro rusticità ed adattabilità, nel recupero di numerose aree interne collinari e montane, frequenti nelle regioni meridionali, dove molto limitate sono le possibilità di scelta produttiva e dove per frenare il fenomeno dell'abbandono è necessario trovare nuovi spazi occupazionali e nuove forme di integrazione al reddito delle famiglie. Inoltre, in coltura specializzata e con l'ausilio delle più moderne tecniche colturali, possono sostituire validamente  talune colture tradizionali.

SITUAZIONE ESISTENTE
L’attuale interesse per le piante aromatiche e medicinali nasce, in primo luogo, dal fatto che la richiesta dei prodotti derivati da esse è andato sempre più allargandosi, in armonia con la sempre più diffusa esigenza di migliorare la qualità della vita, anche tramite la fruizione di sostanze sempre più genuine.
Nell'ultimo decennio, infatti, la domanda di prodotti biologici è cresciuta in modo considere­vole, ma non si può dire altrettanto per il mercato e la diffusione di tali prodotti la cui offerta, dagli anni '30 ad oggi, si è comunque allargata, con una continua innovazione nei processi produttivi e nel marketing del "biologico". Parallelamente a questo sviluppo è corrisposto una sempre maggiore consapevolezza delle relazioni esistenti fra nutrizione e salute.
In un’ottica di un'agricoltura tesa alla fondamentale funzione della tutela ambientale, le piante aromatiche e medicinali assumono oggi una nuova impor­tanza affermandosi sempre più come colture in grado di fornire materie prime diversificate per la realizzazione di prodotti "naturali" classici e innovativi.
 La loro coltivazione, in ambienti vocati, come quello siciliano, al di là dell'a­spetto strettamente produttivo, può creare i presupposti per uno svi­luppo rurale autenticamente "inte­grato" e può costituire una delle possibili soluzioni ad uno dei pro­blemi principali che affligge la nostra agricoltura: la neces­sità di re­pe­rire produzioni alternative e di qualità  che siano in grado di offrire nuove pos­sibilità di occupa­zione e di integrazione del reddito, soprattutto in aree marginali di collina e di montagna.
Le piante aromatiche e medicinali sono in grado di vegetare molto bene anche in assenza di input energetici di rilievo e facendo uso di tecniche agricole di tipo conservativo che richiedono ridotte lavo­razioni e una minore uti­lizzazione di fertilizzanti di sintesi chi­mica.
L'agronomia ha sempre dedicato alle piante medicinali uno spa­zio molto ridotto in quanto tradizionalmente considerate ai margini dei grandi interessi economici. Superato definitivamente il vecchio luogo comune che vo­leva le piante medicinali in coltura più povere di principi attivi di quelle sponta­nee, molti problemi devono ancora essere risolti riguardo so­prattutto alla de­finizione della migliore agrotecnica in condizioni di­verse da quelle dell'habitat naturale.
La speciale attenzione riservata dall’UE alle colture non eccedenta­rie, nonchè l'orientamento dell'opinione pubblica e delle Istituzioni volte a ri­cercare e favorire produzioni agricole di qualità, potrebbero favorire le possibilità di sviluppo della loro coltivazione.

La crescente attenzione nei riguardi delle piante officinali trova ulteriore conferma nella   istituzione nel corso di Diploma universitario in tecniche erboristiche (Decreto Murst del 6 giugno 1995, G.U. 1902 del 1996), che potrà dare un notevole contributo alla preparazione di tecnici di alto livello nel settore.
Il mercato richiede, infatti, derivati da piante officinali rispondenti a chiari standard di qualità. Le officinali, specie se di uso erboristico, sono un prodotto di élite, la cui valutazione economica dipende molto dalle caratteristiche di pregio del prodotto.
L'unica forma commercializzabile delle piante officinali è un prodotto che ha subito almeno una prima trasformazione e spesso è oggetto di una seconda trasformazione per l'ottenimento dei fitoderivati utilizzati poi come materie prime dell'industria.
Proprio questa seconda fase del processo produttivo necessita di un adeguato approfondimento mirato alla messa a punto di modelli di trasformazione in grado di garantire l'ottenimento di prodotti rispondenti a tutti i requisiti richiesti sia dalle normative, in particolare per ciò che attiene il livello di igienicità del prodotto, che dal mercato.

Tuttavia, il conseguimento di concreti risultati sul piano economico è possibile solo se si realizza una più stretta collaborazione tra le parti interessate per il collocamento delle produzioni attraverso la stipula di contratti tra produttori e utilizzatori industriali.
L’ambito in cui si intende svolgere l’attività di ricerca interessa l’intero territorio della Regione Sicilia.

PUNTI DI FORZA
Ø Costante incremento del consumo di prodotti officinali (tal quali e trasformati);
Ø Importazione di prodotto grezzo e/o trasformato  dall’estero senza garanzie igienico-sanitarie di prodotto e di processo;
Ø Aumentata sensibilità del consumatore verso prodotti naturali e innovativi;
Ø Rivalutazione di prodotti a base di erbe per la cura del corpo e per l’automedicazione;
Ø Condizioni pedoclimatiche, in Sicilia,  favorevoli alla coltivazione di P.O.;
Ø Possibilità di valorizzazione di aree marginali soggette a rischio di erosione idrogeologica;
Ø Espansione del mercato dei prodotti biologici e tipici nell’ambito delle attività legate al turismo rurale;

PUNTI DI DEBOLEZZA
Ø Frammentazione e polverizzazione dell’offerta di prodotto. Assenza di materie prime di alta qualità, esenti da pesticidi e carat­terizzate da elevati standard qualitativi;
Ø Mancanza di strutture organizzative che facilitino l’approccio dei produttori al mercato;
Ø Mancanza di una vera industria della lavorazione e trasformazione delle piante officinali;
Ø Scarse conoscenze sulle tecniche di coltivazione e di trasformazione;
Ø Assenza di organizzazione e collegamento tra i vari segmenti della filiera;
Ø Elevati costi di produzione per mancanza di meccanizzazione soprattutto nella fase di raccolta;
Ø Mancanza di accordi tra produttori, industriali e commercianti mediante la stipula di contratti, non tanto di coltivazione preventivi, ma sottoforma di veri accordi interprofessionali. Quest’ultimi, da un lato dovrebbero salvaguardare gli interessi del produttore, dall’altro dovrebbero garantire un costante flusso di prodotti con caratteristiche qualitative concordate con l’utilizzatore,

http://www.agrinnovazionesicilia.it/wp-content/uploads/2015/10/piante_officinali_2008.pdf 


Un antico erbario incominciava così
il suo sermone introduttivo:

Herbis, non verbis medicorum est pellere morbos;
herbis, non verbis fiunt medicamenta vitae;
herbis, non verbis curantur corporis artus;
herbis, non verbis fiunt unguenta saluti;
herbis, non verbis redeunt in corpora vires;

“Non si cacciano le malattie con le parole;
non si curano le membra non si fanno medicine e unguenti,
non si ristorano le forze del corpo con le parole, ma con le erbe”



 Questa è una convinzione comune a tutta l’ antichità: i rimedi ai nostri mali fisici dobbiamo cercarli nella natura che è la provvida madre degli uomini, preparata per loro da Dio,  perché trovino in essa tutto il necessario alla vita, dall’ aria per respirare alle medicine per i loro inevitabili malanni, dal cibo per nutrire il corpo, ai succhi vari che li stimolano e li confortano.
Per secoli le erbe sono state le spezie dei poveri. I ricchi inondavano le carni di noci moscate, cannelle, chiodi di garofano per coprirne, talvolta, l’ odore putrefatto. Ai poveri, bastava qualche foglia dal gusto meno consueto per ravvivare un’ insalata altrimenti stucchevole o per ridare una piena freschezza a frittate fatte con uova di seconda scelta.   Alle erbe l’ immaginario popolare attribuiva i più ampi poteri.  
L’uso delle piante officinali è antichissimo, i primi rimedi sono stati proprio quelli forniti dai vegetali, ma costituisce anche una tradizione plurimillenaria  che è giunta   fino a noi.
La conoscenza delle proprietà terapeutiche, il riconoscimento delle piante e delle parti da utilizzare, la scelta del momento della raccolta e le modalità di conservazione e di preparazione dei medicamenti sono stati nel corso dei secoli l’unica medicina a disposizione   della popolazione.    

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