Sambuca di Sicilia, ospiterà il prossimo 28 settembre, il seminario nazionale
Officinali in Sicilia
Evento Tecnico-Divulgativo indirizzato agli
imprenditori agricoli
Officinali in Sicilia
che vogliono avviare o potenziare la propria attività
nelle
settore
della produzione, trasformazione e commercializzazione delle
piante Aromatiche ed Officinali.
Dopo i saluti istituzionali sono previsti gli interventi su:
Il ruolo delle piante officinali nel contesto agricolo
siciliano
Dott. Antonino Sutera
(Coordinatore Osservatorio di NeoRuralità - Ente Sviluppo Agricolo - Reg.
Sicilia)
La struttura
delle aziende
produttrici di piante aromatiche e officinali e corretto accesso al mercato.
Dott. Andrea Primavera
FIPPO (Agronomo Libero Professionista - Presidente Federazione Italiana
Produttori Piante
Officinali)
Potenzialità commerciali delle Piante officinali, iter autorizzativo per l'immissione in commercio e strategie di Marketing.
Dott.ssa
Valery Licata
(Responsabile Marketing e Vendite
Rao
Erbe)
Coltivazione delle specie Aromatiche in Sicilia: EsperienzaAziendale
Dott. Gaetano
Chiapparo
(Presidente Associazione Produttori Piante Aromatiche di Sicilia)
Estratti da Fico D'india: L'esperienza di una giovane
impresa all'avanguardia
Dott. Vincenzo
Monreale
(Amministratore di BioinAgro e Presidente di Promolmprese)
La tecnica irrigua
nella produzione di piante aromatiche ed officinali.
Dott. Marco Ventimiglia
(Agronomo Libero professionista)
Coltivazione e Trasformazione delle piante Aromatiche ed Officinali; gli errori da non fare
Dott. Marcello
Militello
(Agronomo Libero Professionista)
L'agricoltura italiana, nel suo lungo e difficile percorso di crescita, si è dovuta misurare con i profondi mutamenti che hanno interessato le economie, i mercati e le agricolture di tutti gli altri Paesi.
Ciò ha dato luogo ad un lungo processo di
trasformazione e modernizzazione, che ha allineato il ruolo dell'agricoltura
italiana, nell'ambito del nostro sistema economico, al ruolo ricoperto dal
settore negli altri Paesi ad economia
fortemente industrializzata.
Un processo
di graduale sostituzione delle colture meno redditizie o di riorientamento al
mercato ed una maggiore diversificazione delle colture che prenda avvio e
stimolo dalle difficoltà incontrate nell'ultimo decennio potrebbe, dunque,
costituire un importante contributo alla ripresa del settore.
In tal senso la scelta di porre l'attenzione
verso un settore da valorizzare qual’è quello delle Essenze Officinali appare
quantomeno sensata.
Una attenta
riflessione sul mercato delle piante officinali porterà senza dubbio
all’opportunità di concedere a queste
specie una possibilità di sviluppo concreta e di una seria programmazione.
Attualmente nel nostro Paese il 30% delle
disponibilità è destinato all'industria liquoristica e delle bevande, il 24%
all'industria farmaceutica, il 16% all'industria della cosmesi e profumi, il
14% all'erboristeria, il 12% all'industria alimentare, il 3% all'omeopatia e
l'1% all'industria dei coloranti.
Un business,
quello legato alle erbe officinali, che in Italia vale 1.100 miliardi. (fonte:
F.I.P.P.O.)
Ma né il
boom delle erboristerie ed il loro continuo aumento, né la crescente domanda in
fitoderivati ha stimolato l'incremento della produzione di erbe officinali, che
in verità si mantiene sugli stessi livelli ormai da anni. Il mercato delle
specie e derivati officinali, che ha conosciuto in Italia un periodo
estremamente florido soprattutto a cavallo delle due guerre tanto da soddisfare
il fabbisogno nazionale di prodotti erboristici ed esportarne quantitativi
importanti, conosce oggi una situazione gravemente deficitaria.
Il 25% del
fabbisogno nazionale sarebbe soddisfatto dalla produzione nazionale e per il
75% da quella estera. Le importazioni si aggirano mediamente intorno ai 750.000 q,
per un valore medio intorno ai 400 miliardi. Considerando le esportazioni del
settore, il saldo negativo è intorno a 250-300 miliardi.
Nonostante
le potenzialità per aumentare l'offerta interna di Piante Officinali non
sembrano esserci spazi per chi vuole intraprendere questa attività a causa,
soprattutto, di problemi di carattere normativo e sostanzialmente legati ai
rapporti con il mondo della trasformazione e della commercializzazione.
Il problema vero è quello della valorizzazione
delle produzioni che andrebbe attuata con l'adozione di disciplinari che
prendano in considerazione l'intero ciclo, dalla produzione allo stoccaggio,
fino alla trasformazione. Il settore soffre non solo della mancanza di
strutture organizzative che facilitino l'approccio dei produttori al mercato,
ma soprattutto una vera industria della trasformazione e della lavorazione
delle piante officinali, che affianchi la miriade di piccoli laboratori
artigianali che lavora in maniera difforme e frammentata.
Accanto alla
globalizzazione dei mercati che ha
inevitabilmente portato ad un appiattimento dei prezzi sui livelli
internazionali con conseguente aumento
delle importazioni da parte di quei Paesi dove il costo della manodopera è
sensibilmente inferiore al nostro, si assiste alla ricerca da parte del consumatore
del prodotto di qualità, garantito soprattutto dal punto di vista
igienico-sanitario.
La
regolamentazione del settore e la nascita di una vera industria della
trasformazione creerebbe in pochi anni posti di lavoro in agricoltura,
artigianato, industria, commercio e permetterebbe allo Stato un notevole
risparmio in assistenza sanitaria.
In Italia, infatti, già il 25% della
popolazione fa abitualmente uso di prodotti naturali a base di erbe e quella
dell'automedicazione è una realtà in continua crescita.
Appare,
pertanto, opportuno, espandere la produzione nazionale a patto che si compia un
salto di qualità e l'offerta, che attualmente si presenta estremamente
polverizzata, venga concentrata e, principalmente, punti sul fattore qualità
come elemento competitivo col quale contrapporsi all'offerta estera.
Quest’ultima risulta vantaggiosa in termini di prezzo, di omogenietà e di
costanza degli approvvigionamenti. Tuttavia, essa non è scevra da
inconvenienti: tempi lunghi di sdoganamento, deterioramento ed inquinamento del
prodotto durante le fasi di trasporto e stoccaggio, mancanza di notizie
sull'origine della droga, delle agrotecniche, dei tempi e modi di raccolta e di
garanzie igienico-sanitarie.
Le grosse
potenzialità di espansione espresse dal mercato e le considerazioni appena
fatte assicurano sulla scelta di puntare al potenziamento del settore
officinale nazionale con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno
d'Italia, vocate per la coltivazione di tutte le specie aromatiche o da
condimento, da profumo e medicinali, compresi i frutti minori, attualmente
molto richiesti dall'industria farmaceutica.
Da qui,
l’esigenza di una ricerca a livello regionale che possa dare impulso
all’introduzione di queste colture aromatiche e medicinali negli ordinamenti
colturali siciliani.
Esse possono essere impiegate, stante la loro
rusticità ed adattabilità, nel recupero di numerose aree interne collinari e
montane, frequenti nelle regioni meridionali, dove molto limitate sono le
possibilità di scelta produttiva e dove per frenare il fenomeno dell'abbandono
è necessario trovare nuovi spazi occupazionali e nuove forme di integrazione al
reddito delle famiglie. Inoltre, in coltura specializzata e con l'ausilio delle
più moderne tecniche colturali, possono sostituire validamente talune colture tradizionali.
SITUAZIONE
ESISTENTE
L’attuale
interesse per le piante aromatiche e medicinali nasce, in primo luogo, dal
fatto che la richiesta dei prodotti derivati da esse è andato sempre più
allargandosi, in armonia con la sempre più diffusa esigenza di migliorare la
qualità della vita, anche tramite la fruizione di sostanze sempre più genuine.
Nell'ultimo
decennio, infatti, la domanda di prodotti biologici è cresciuta in modo
considerevole, ma non si può dire altrettanto per il mercato e la diffusione
di tali prodotti la cui offerta, dagli anni '30 ad oggi, si è comunque
allargata, con una continua innovazione nei processi produttivi e nel marketing
del "biologico". Parallelamente a questo sviluppo è corrisposto una
sempre maggiore consapevolezza delle relazioni esistenti fra nutrizione e
salute.
In un’ottica
di un'agricoltura tesa alla fondamentale funzione della tutela ambientale, le
piante aromatiche e medicinali assumono oggi una nuova importanza affermandosi
sempre più come colture in grado di fornire materie prime diversificate per la
realizzazione di prodotti "naturali" classici e innovativi.
La loro
coltivazione, in ambienti vocati, come quello siciliano, al di là dell'aspetto
strettamente produttivo, può creare i presupposti per uno sviluppo rurale
autenticamente "integrato" e può costituire una delle possibili
soluzioni ad uno dei problemi principali che affligge la nostra agricoltura:
la necessità di reperire produzioni alternative e di qualità che siano in grado di offrire nuove possibilità
di occupazione e di integrazione del reddito, soprattutto in aree marginali di
collina e di montagna.
Le piante
aromatiche e medicinali sono in grado di vegetare molto bene anche in assenza
di input energetici di rilievo e facendo uso di tecniche agricole di tipo
conservativo che richiedono ridotte lavorazioni e una minore utilizzazione di
fertilizzanti di sintesi chimica.
L'agronomia
ha sempre dedicato alle piante medicinali uno spazio molto ridotto in quanto
tradizionalmente considerate ai margini dei grandi interessi economici.
Superato definitivamente il vecchio luogo comune che voleva le piante
medicinali in coltura più povere di principi attivi di quelle spontanee, molti
problemi devono ancora essere risolti riguardo soprattutto alla definizione
della migliore agrotecnica in condizioni diverse da quelle dell'habitat
naturale.
La speciale
attenzione riservata dall’UE alle colture non eccedentarie, nonchè
l'orientamento dell'opinione pubblica e delle Istituzioni volte a ricercare e
favorire produzioni agricole di qualità, potrebbero favorire le possibilità di
sviluppo della loro coltivazione.
La crescente attenzione nei riguardi delle piante officinali trova
ulteriore conferma nella istituzione nel corso di Diploma universitario
in tecniche erboristiche (Decreto Murst del 6 giugno 1995, G .U. 1902 del 1996),
che potrà dare un notevole contributo alla preparazione di tecnici di alto livello
nel settore.
Il mercato richiede, infatti, derivati da piante officinali rispondenti
a chiari standard di qualità. Le officinali, specie se di uso erboristico, sono
un prodotto di élite, la cui valutazione economica dipende molto dalle
caratteristiche di pregio del prodotto.
L'unica forma commercializzabile delle piante officinali è un prodotto
che ha subito almeno una prima trasformazione e spesso è oggetto di una seconda
trasformazione per l'ottenimento dei fitoderivati utilizzati poi come materie
prime dell'industria.
Proprio questa seconda fase del processo produttivo necessita di un
adeguato approfondimento mirato alla messa a punto di modelli di trasformazione
in grado di garantire l'ottenimento di prodotti rispondenti a tutti i requisiti
richiesti sia dalle normative, in particolare per ciò che attiene il livello di
igienicità del prodotto, che dal mercato.
Tuttavia, il conseguimento di concreti risultati sul piano economico è
possibile solo se si realizza una più stretta collaborazione tra le parti
interessate per il collocamento delle produzioni attraverso la stipula di
contratti tra produttori e utilizzatori industriali.
L’ambito in cui si intende svolgere l’attività di ricerca interessa
l’intero territorio della Regione Sicilia.
PUNTI
DI FORZA
Ø Costante incremento del
consumo di prodotti officinali (tal quali e trasformati);
Ø Importazione di prodotto
grezzo e/o trasformato dall’estero senza
garanzie igienico-sanitarie di prodotto e di processo;
Ø Aumentata sensibilità del
consumatore verso prodotti naturali e innovativi;
Ø Rivalutazione di prodotti a
base di erbe per la cura del corpo e per l’automedicazione;
Ø Condizioni pedoclimatiche,
in Sicilia, favorevoli alla coltivazione
di P.O.;
Ø Possibilità di valorizzazione
di aree marginali soggette a rischio di erosione idrogeologica;
Ø Espansione del mercato dei
prodotti biologici e tipici nell’ambito delle attività legate al turismo
rurale;
PUNTI
DI DEBOLEZZA
Ø Frammentazione e
polverizzazione dell’offerta di prodotto. Assenza di materie prime di alta
qualità, esenti da pesticidi e caratterizzate da elevati standard qualitativi;
Ø Mancanza di strutture
organizzative che facilitino l’approccio dei produttori al mercato;
Ø Mancanza di una vera
industria della lavorazione e trasformazione delle piante officinali;
Ø Scarse conoscenze sulle
tecniche di coltivazione e di trasformazione;
Ø Assenza di organizzazione e
collegamento tra i vari segmenti della filiera;
Ø Elevati costi di produzione
per mancanza di meccanizzazione soprattutto nella fase di raccolta;
Ø Mancanza di accordi tra
produttori, industriali e commercianti mediante la stipula di contratti, non
tanto di coltivazione preventivi, ma sottoforma di veri accordi
interprofessionali. Quest’ultimi, da un lato dovrebbero salvaguardare gli
interessi del produttore, dall’altro dovrebbero garantire un costante flusso di
prodotti con caratteristiche qualitative concordate con l’utilizzatore,
http://www.agrinnovazionesicilia.it/wp-content/uploads/2015/10/piante_officinali_2008.pdf
Un antico erbario incominciava così
il suo sermone introduttivo:
Herbis,
non verbis medicorum est pellere morbos;
herbis,
non verbis fiunt medicamenta vitae;
herbis,
non verbis curantur corporis artus;
herbis,
non verbis fiunt unguenta saluti;
herbis, non verbis redeunt in corpora vires;
“Non
si cacciano le malattie con le parole;
non
si curano le membra non si fanno medicine e unguenti,
non
si ristorano le forze del corpo con le parole, ma con le erbe”
Questa è
una convinzione comune a tutta l’ antichità: i rimedi ai nostri mali fisici
dobbiamo cercarli nella natura che è la provvida madre degli uomini, preparata
per loro da Dio, perché trovino in essa
tutto il necessario alla vita, dall’ aria per respirare alle medicine per i
loro inevitabili malanni, dal cibo per nutrire il corpo, ai succhi vari che li
stimolano e li confortano.
Per
secoli le erbe sono state le spezie dei poveri. I ricchi inondavano le carni di
noci moscate, cannelle, chiodi di garofano per coprirne, talvolta, l’ odore
putrefatto. Ai poveri, bastava qualche foglia dal gusto meno consueto per
ravvivare un’ insalata altrimenti stucchevole o per ridare una piena freschezza
a frittate fatte con uova di seconda scelta. Alle
erbe l’ immaginario popolare attribuiva i più ampi poteri.
L’uso
delle piante officinali è antichissimo, i primi rimedi sono stati proprio
quelli forniti dai vegetali, ma costituisce anche una tradizione
plurimillenaria che è giunta fino a noi.
La conoscenza delle proprietà terapeutiche, il
riconoscimento delle piante e delle parti da utilizzare, la scelta del momento
della raccolta e le modalità di conservazione e di preparazione dei medicamenti
sono stati nel corso dei secoli l’unica medicina a disposizione della
popolazione.
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