di NinoSutera
C'è un comune
nell'agrigentino, che durante il periodo pasquale si svolge ogni anno
la" Sagra dell'Agnello Pasquale", dedicata al dolce tipico di pasta
di mandola farcito di pistacchio, a forma di Agnello.
Il prodotto dolciario, gustato, conosciuto ed apprezzato in Italia ed all’estero.
Lo scorso anno grazie alla lungimiranza degli amministratori locali è stata avviata la procedura per l'istituzione della De.Co. ( Denominazione Comunale)
Il
percorso di programmazione partecipata GeniusLoci De.Co per la Sicilia ,
ideato dalla Libera Università Rurale Saper&Sapor Onlus di Menfi e Sambuca
di Sicilia è stato inserito tra gli esempi virtuosi del -FORUM ITALIANO DEI
MOVIMENTI PER LA TERRA E IL PAESAGGIO- “Salviamo il paesaggio,
difendiamo i territori” Il valore di una De.Co. (denominazione Comunale)
è quello di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel
Comune. A memoria futura, oppure come occasione del presente per cogliere un’opportunità
di marketing territoriale
Ingredienti
- 1,4 kg di zucchero a velo
- 1 kg di mandorle
- 1 kg di pistacchi
- 500 ml d’acqua
Preparazione dell’agnello pasquale di Favara
Sbollentare e sbucciare le mandorle e i pistacchi. Quando entrambi gli ingredienti si saranno raffreddati macinarli separatamente fino a ottenere delle farine fini. Fare bollire in un tegame 700 g di zucchero a velo e 250 ml d’acqua. Quindi togliere lo sciroppo dalla fiamma, aggiungervi il trito di mandorle e impastare il tutto fino a ottenere una pasta liscia ed omogenea. Seguire lo stesso procedimento per il trito di pistacchi.
Inserire nello stampo dell’agnello pasquale parte della pasta di mandorle fredda premendola lungo i bordi dello stampo per uno spessore di circa 1 cm, così da formare quella che sarà la parte dell’agnello visibile all’occhio. Dopodiché riempire la cavità dell’agnello con la pasta di pistacchio e rivestire infine la base con il resto della pasta di mandorle. Lasciare che il dolce si indurisca un po’ all’interno dello stampo e poi estrarlo con cura.
L’agnello pasquale di Favara si può servire così com’è (magari decorandolo con un fiocchetto o un campanellino al collo e uno stendardo piantato sul dorso) oppure lo si può arricchire ancora di più, guarnendolo in base al proprio estro creativo. Per creare, ad esempio, il manto di lana dell’agnello si può fare ricorso agli stessi colori alimentari che si usano per dipingere la frutta di Martorana oppure a del fondente di zucchero e qualche perlina argentata da spargere qua e là sul manto o, ancora, lo si può creare in maniera ancora più elegante modellandolo con una sac à poche contenente un po’ di pasta di mandorla ammorbidita con acqua.
L’agnello
pasquale, dolce tipico favarese, trova fondamento in una tradizione
abbastanza antica
Fra la fine del
1800 e l’inizio del 1900 ne fa un lacunoso accenno il barone Antonio Mendola,
ma l’uso di questo dolce era ancorato ad una tradizione esclusivamente
familiare e non poteva assolutamente gareggiare, per preferenza e quantità, con
i frutti di martorana ed i cannoli, molto apprezzati oltre cento anni addietro
dai favaresi, principalmente per Natale e Pasqua.
L’agnello
pasquale, preparato con pasta reale a base di mandorle, ripieno di pasta di
pistacchio e finito con velo di zucchero e decorazioni, è rimasto un dolce
strettamente artigianale e familiare fino alla seconda metà del 1900.
Questo dolce è
stato assaggiato il 12 maggio 1923, da mons. Giuseppe Roncalli (1881-1963 -
eletto Papa Giovanni XXIII il 28-10-1858), quando, essendo in visita ad
Agrigento, dovendo rientrare a Roma, il canonico Antonio Sutera volle
accompagnarlo fino a Caltanissetta e, passando per Favara, insieme si fermarono
nella sua residenza di via Umberto per prendere un caffé e, per l’occasione,
assaggiare questo dolce favarese preparato da suor Concetta Lombardo del
collegio di Maria.
Il dolce venne
talmente apprezzato da mons. Roncalli, al punto tale che a 40 anni esatti dalla
visita ad Agrigento-Favara, precisamente l'11 maggio 1963, ricevendo il nuovo
Vescovo ausiliare di Agrigento, mons. Calogero Lauricella, accompagnato per
l'occasione, dal teologo Antonio Sutera, studente all'ateneo di Roma (nipote
del canonico Antonio Sutera), Papa Giovanni XXIII volle ricordare due cose in
particolare: la visita effettuata ai templi di Agrigento e il gusto particolare
dell'agnello pasquale, consumato a Favara (v. foto).
Il canonico
Sutera, quando era direttore diocesano delle pontificie opere missionarie e
rettore del seminario di Agrigento più volte ha omaggiato mons. Roncalli di
questo squisito dolce favarese e successivamente, riprendendo una vecchia e
nobile tradizione, anche il Movimento Giovanile Studentesco di Favara, il cui
promotore era il sac. Antonio Sutera (nipote del suddetto canonico), a
quell'epoca rettore della chiesa del Rosario di Favara. Di quanto detto ne è
riprova una lettera della Segreteria di Stato del 18 aprile 1966, con la quale
l’eletto cardinale sostituto mons. Angelo Dell’Acqua comunicava a mons. Sutera
che Papa Paolo VI voleva ringraziarlo per l’invio dell’agnello pasquale (v.
foto).
Nel novembre 2004, in occasione di un
incontro di Papa Giovanni Paolo II con alcuni disabili sono stati portati
alcuni doni e, fra questi, anche un agnello pasquale di Favara.
Per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tuttavia due
principi, la storicità del
prodotto da promuovere, perchè si eviti improvvisazioni che possono nascere da meri interessi
commerciali. e la De.Co.
come espressione di un patrimonio collettivo e non a vantaggio di una singola
azienda.
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