mercoledì 31 ottobre 2012

Le Denominazioni Comunali e la cultura autoctona


Ogni singolo comune, degli 8.000 sparsi in tutta Italia, possiede un patrimonio concreto che è l'espressione della propria tradizione culturale; affinché questa tradizione, gastronomica in primis, non sparisca sono state ideate, da Luigi Veronelli, le DE.CO.
Per chiarire, se un prodotto è originario solo ed esclusivamente di quel comune, la sua amministrazione, dopo verifiche e attente analisi, ha facoltà di rilasciare una dichiarazione che ne attesti e, allo stesso tempo, ne enfatizzi la provenienza. Ciò grazie anche alla Legge Costituzionale n. 3, emanata il 18 ottobre 2001 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 24 ottobre 2001. Tale azione diventa un riconoscimento di grande valore in quanto consente la conservazione e lo sviluppo della cultura autoctona del territorio, favorendo contemporaneamente anche la protezione del prodotto stesso.

La DE.CO. è, all’atto pratico, una delibera, cioè una registrazione fatta da parte del sindaco che conferma che quella comunità si identifica con un certo prodotto, oppure con un determinato piatto.
Le DE.CO., come vedremo, sono di vari tipi poiché possono riguardare un prodotto dell’agricoltura, un processo produttivo, una preparazione gastronomica o una lavorazione artigianale.  
Tutto farebbe pensare di poter equiparare la DE.CO. ai marchi di qualità; in realtà la Denominazione Comunale nulla ha a che fare con le denominazioni istituzionalizzate come D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) o I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta), per citarne alcune.
La DE.CO. è soltanto una certificazione d’origine istituita, approvata e firmata dal sindaco che in un preciso momento attesta e censisce i prodotti e i fattori tramite i quali la propria comunità si identifica: la DE.CO. rappresenta una vera e propria “scheda anagrafica” del prodotto.
A livello economico il marchio DE.CO., dunque, non porta alcun beneficio diretto e ovviamente se non sfruttato e diffuso, non significa nulla e non aggiunge alcun valore al prodotto, nella realtà dei fatti, però, può diventare un grande e potente strumento di marketing territoriale, di riconoscimento per la destinazione nei confronti dei turisti e di autocoscienza per gli stessi cittadini.
Con la DE.CO., infatti, ogni comune identifica le proprie produzioni enologiche, gastronomiche e artigianali che la tradizione tramanda e come tali cerca di tutelarle: un prodotto DE.CO. costituisce, pertanto, un consolidamento dell'identità di un determinato territorio, favorendo anche il suo indotto turistico ed economico


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venerdì 26 ottobre 2012

Le de.co. territorio e identità


Tutelare e salvaguardare il patrimonio e le ricchezze locali rappresenta non soltanto un dovere per ogni territorio, ma anche una valida occasione per aumentare la propria visibilità e appetibilità agli occhi dei visitatori.
Quando parliamo di mete turistiche nell’immaginario collettivo balenano nella mente località di mare, di montagna, luoghi di interesse storico-artistico o quelli che offrono servizi e divertimenti.
Le risorse di un territorio, tuttavia, non si limitano alla presenza di questi elementi, che spesso sì rappresentano la principale fonte di richiamo, ma non l’unica ed esclusiva. Una località turistica, infatti, è costituita certamente dalle infrastrutture, dagli impian­ti ricettivi e ricreativi e dal patrimonio storico, ma ogni destinazione deve sempre di più contare anche sulla propria cultura d’origine, quella fatta di tradizioni, di usanze, di saperi e sapori.
In particolare quella costituita dai prodotti tipici che si coltivano solo in quella parti­colare zona, oppure a un piatto che si cucina soltanto in un paese, a una lavorazione originale che contraddistingue una precisa località.
Conoscenze e aromi, dunque, che rappresentano un patrimonio dalle grandi potenzia­lità poiché donano una precisa e forte identità a un territorio esaltandolo e valoriz­zandolo agli occhi non solo dei visitatori, ma anche dei propri cittadini, dando loro la precisa idea della ricchezza di cui sono essi stessi depositari.
Tale patrimonio, pertanto, non va trascurato lasciando che cada nel dimenticatoio, ma anzi, al contrario deve essere sempre più sviluppato e potenziato in modo che non vada perduto: a questo servono le DE.CO., acronimo che sta per “Denominazione Comunale”.
Ma cosa è una DE.CO.? A cosa serve effettivamente? Come e chi la utilizza?
La DE.CO. altro non è che una certificazione rilasciata da un comune in merito a un prodotto oppure a una lavorazione, peculiari di un preciso luogo d'origine.
Molto più semplicemente, la DE.CO. può essere paragonata a una sorta di carta di identità di un territorio che ne descrive ed evidenzia i “segni particolari”.
Crescono di settimana in settimana i comuni che, dunque, vogliono fissare questo fat­tore identitario e riconoscibile che è legato a un piatto, a un prodotto e, più in generale, a un sapere che appartiene in modo precipuo alla comunità.
Attualmente, infatti, sono oltre quattrocento i comuni che hanno già fatto proprie le finalità che, come vedremo successivamente, la DE.CO. esprime.
Ogni realtà, infatti, ha un patrimonio unico fatto di storia e cultura che non dovranno mai essere dimenticate né abbandonate in quanto parte integrante e anima del terri­torio stesso.

Teamwork 2012 / 5

giovedì 25 ottobre 2012

La De.Co in Sicilia





Le Denominazioni Comunali costituiscono, nella loro straordinaria semplicità, una vera rivoluzione culturale nell' ambito della salvaguardia delle identità territoriali legate alla tradizione agroalimentare, enogastronomica e artigianale di un luogo. Esse si configurano come lo strumento principe per avviare congiuntamente sia un intervento di tutela delle specificità locali, sia un’azione di sviluppo sostenibile del territorio, in cui gli elementi endogeni costituiscono la vera leva di crescita sociale ed economica.
La Denominazione Comunale (De.Co.) impropriamente dette anche Denominazione comunale d’origine, è la nuova frontiera sulla quale possono operare i sindaci per salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una produzione specifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e di “crescita” di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una Comunità.
 Si tratta  di un sistema che vuole difendere il locale rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori.
«Il bene identificato da una De.Co è un bene di un ben limitato territorio che nessuno potrà imitare; frutto della terra, frutto della tradizione, di una particolare abilità manuale non importa: è un bene definito, nel senso etimologico del termine, cioè con dei confini.
Ciò che è dentro “è”, ciò che è fuori dai confini della De.Co. “non è”»

La Denominazione Comunale non è un marchio di qualità, ma la carta d’identità di un prodotto, un’attestazione che lega in maniera anagrafica un prodotto/produzione al luogo storico di origine.


" Come io ammiro Picasso perché lo riconosco, così posso apprezzare un vino o qualsiasi altra cosa che viene dalla terra, se la riconosco. Trovo che questo sia un recupero di civiltà, di intelligenza e di libertà estremamente importante ". Così Luigi Veronelli, in una delle sue ultime interviste, spiegava lo spirito e l'importanza delle Denominazioni Comunali, ovvero la capacità d’identificare un prodotto territoriale come proprio di un territorio, di un luogo concedendogli una "carta d'identità" in grado di attestarne la provenienza e l'origine.
I mutamenti a livello globale impongono una seria riflessione sul ruolo di acceleratore di sviluppo che l’Ente locale è riuscito a conquistarsi, nel panorama competitivo attuale, grazie alla valorizzazione delle sue potenzialità. Investire sul territorio sembra essere il leit-motiv della gestione dinamica e consapevole  che, necessariamente, deve passare per la promozione del suo patrimonio.
In questo contesto, le Denominazioni Comunali (De.Co.)  assumono un ruolo strategico non solo nella salvaguardia delle produzioni locali (siano esse agroalimentari, enogastronomiche o artigianali), valorizzando il processo identitario di un luogo, ma anche nella promozione del territorio sul mercato globale.
Proprio attraverso una semplice delibera di giunta viene istituita la "Denominazione Comunale" che censisce integralmente un prodotto come "proprio" di un luogo, depositario di quell'insieme di valori e significati che l'intero percorso storico di una comunità ha sedimentato nel corso dei secoli.
Nella loro prima accezione le De.Co. si trovano a svolgere una funzione non solo di difesa, ma di vera e propria conservazione del prodotto locale dalle contaminazioni e dai processi globali di standardizzazione culturale, che minano in misura sempre maggiore i cosiddetti antichi sapori e saperi tipici di un territorio.
Se non interveniamo oggi, molto probabilmente non avremo, fra 10-15 anni, il nostro patrimonio di saperi, sapori e tradizioni da trasmettere ai nostri figli e ai nostri “ospiti” che arrivano sul nostro territorio per conoscerlo, viverlo ed ascoltarlo.
Pertanto, la  De.Co. sulle produzioni locali consente di recuperare la memoria storica e le tradizioni di un luogo, come componenti determinanti del senso civico di appartenenza; di considerare la tradizione ed il lavoro alla base della qualità della vita; la conservazione eco-ambientale di un luogo come il mezzo necessario per la crescita dell’intero sistema socio-territoriale di riferimento.
Nella loro seconda valenza, invece, le Denominazioni Comunali diventano la leva su cui far ruotare l’intera economia locale. Basti pensare ai tanti “Piccoli Comuni” che trovano proprio nelle produzioni tipiche del territorio la vera “risorsa” su cui programmare il proprio sviluppo locale. Attraverso la loro valorizzazione formale e sostanziale s’inserisce un meccanismo di promozione all’esterno non soltanto del prodotto certificato come De.Co., ma dell’intero universo socio-culturale e storico del territorio d’origine.

La De.Co. è una realtà innovativa che restituisce agli abitanti le ricchezze del territorio e la loro tutela privilegia, chi il territorio lo vive: la Comunità.
La Comunità è chiamata a difendere e a riconoscere ciò che ne fa la storia e che nessuno potrà mai appiattire o imitare, realizzando in questo modo un livello di autocoscienza tale, riconosciuta dal Sindaco, che può dare adito allo sviluppo di un’economia, alla creazione di marchi o semplicemente a forme associative tra produttori.
 Per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tuttavia due principi, la storicità del prodotto da promuovere, perchè si eviti   improvvisazioni che possono nascere da meri interessi commerciali e la De.Co. come espressione di un patrimonio collettivo e non a vantaggio di una singola azienda.
Noi ci ispiriamo a un modello di De.Co per la Sicilia, che valorizza il Km zero, ma soprattutto, a burocrazia zero e chiaramente a costo zero, per le aziende, per le istituzioni e per i cittadini, dove gli elementi essenziali di relazionalità sono Territorio-Tradizioni-Tipicità-Tracciabilità-Trasparenzache rappresentano la vera componente innovativa.  
L’auspicio che poi rappresenta la vera sfida, riuscire a realizzare una rete dei comuni De.Co. per valorizzare quei prodotti di nicchia che inducono gli appassionati viaggiatori ad andare ad acquistare e degustare i prodotti nelle loro zone di produzione per promuovere l’offerta integrata “del” e “nel” territorio, piuttosto che mettere su strada le merci”.
 L'amministrazione comunale può creare facilitazioni ed opportunità, ma poi occorre che il territorio creda nelle sfide. Il riferimento è alla visione di  un territorio dove  si possa avviare  un piano di sviluppo indirizzato a proporre prodotti di rilevanza da offrire   dotandoli di una loro unicità.  
La difesa del territorio è un fatto concreto, che ha bisogno di tanta fantasia e tanti fatti concreti.Come si evince dalla cartina, non aggiornata, in altre parti del paese la de.co  è una realtà consolidata



Normativa di riferimento


*       La legge 8 giugno 1990 n. 142 (e successiva legge del 3 agosto 199 n. 265) che consente ai comuni la facoltà di disciplinare nell’ambito dei principi sul decentramento amministrativo, la materia della valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali che risultano presenti nelle realtà territoriali;
*       Sulla scorta delle sentenze della Corte di Giustizia europea del 1991, del 1992 e del 1998 (rispettivamente denominate “Torrone di Alicante”, “Exportur” e “Birra Warsteiner”), anche un prodotto De.c.o può essere inteso quale prodotto a marchio collettivo ad “indicazione di origine geografica semplice” da tutelare (senza implicazioni di rapporti tra le caratteristiche del prodotto e la sua origine geografica) e quale prodotto da censire opportunamente e salvaguardare dall’eventuale estinzione in quanto ad alta valenza di biodiversità.
*        Il d. lgs 18 agosto 2000 n. 267 (artt. 3 e 13) e la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, che consentono ai Comuni di tutelare e garantire i diritti e gli interessi pubblici derivanti dalla presenza di espressioni popolari riguardanti le attività agroalimentari, in quanto rappresentative di un rilevante patrimonio culturale;
*        Il d. lgs. 228/01 (legge di orientamento in agricoltura) in merito alla tutela dei territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, per cui il Comune è tenuto a tutelare e a garantire il sostegno al patrimonio di tradizioni, cognizioni ed esperienze relative alle attività agroalimentari riferite a quei prodotti, loro confezioni, sagre e manifestazioni che, per la loro tipicità locale, sono motivo di particolare interesse pubblico e, come tali, meritevoli di valorizzazione;
*        La recente Comunicazione della Commissione UE denominata “Pacchetto qualità” (GUCE 2010/C 341 del 16 dicembre 2010) inerente alle nuove disposizioni relativamente ai sistemi di certificazione ed alle indicazioni facoltative e di etichettatura che conferiscono valore aggiunto alle proprietà dei prodotti agricoli ed alla loro commercializzazione;
*        Gli obiettivi della legge 18 gennaio 2011 su “Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari” che prevede, tra l’altro, per i prodotti non trasformati l’indicazione del luogo d’origine ovvero il Paese di produzione e per i prodotti trasformati l’obbligo di indicare il luogo dove è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione o allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata.
*       Infine, ma non per ultimo, riteniamo che la legge approvata dall’ARS il 9 novembre 2011 possa essere di valido supporto alla diffusione della de.co. alla valorizzazione della filiera corta e al chilometro zero anche in Sicilia.




martedì 16 ottobre 2012

Il territorio, il vino e il Gattopardo. Viaggio nei luoghi del mito


l territorio, il vino e il Gattopardo. Viaggio nei luoghi del mito.




Sutera,Antonino
Il territorio, il vino e il Gattopardo: viaggio nei luoghi del mito / Nino Sutera.
S.I. ; s.n. 2008
1. Enogastronomia – Aspetti socio-culturali- Valle del Belice.
394.12094582 CDD-21                SBN   Pal0216041

CIP – Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace”
lurss.onlus@virgilio.it  

"Prendete un problema di qualunque natura (politico, sociale, culturale, tecnico o altro) e datelo da risolvere a due italiani: uno milanese e l'altro siciliano. Dopo un giorno, il siciliano avrà dieci idee per risolvere questo problema, il milanese nemmeno una. Dopo due giorni, il siciliano avrà cento idee per risolvere questo problema, il milanese nessuna. Dopo tre giorni, il siciliano avrà mille idee per risolvere questo problema, e il milanese lo avrà già risolto". 
 (citazione a memoria di una considerazione
di Giuseppe Tomasi di Lampedusa 1958  )






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