giovedì 23 febbraio 2017

La Cultura della formazione nel PAN


(Piano d'Azione Nazionale sui Fitofarmaci)  
                  tra retorica  e  contemporaneità.                                 
                                                    Nino Sutera

La  riflessione a voce alta si rivolge sia ai addetti del settore, Docenti/Formatori, Coordinatori Didattici, ect e non solo, interessati a far evolvere la cultura della formazione  nelle quali (o per le quali) essi operano al fine di garantire una maggior  incisività dei percorsi formativi che vengono intrapresi, contestualmente all’attuazione della strategia, anzi delle strategie del PAN 
Volendo superare la sindrome della formazione apparente,(ne parleremo alla fine) il primo scoglio da affrontare è quello di non lasciarsi trascinare dalle retoriche,  dalle mode, o peggio ancora  dall’emergenza, del tipo, "ci sono tante domande da evadere", quindi raddoppiamo il numero dei corsisti e il numero dei corsi, che popolano ampiamente, i dibattiti di queste settimane Riteniamo che focalizzare  l’attenzione sulla cultura della formazione nell’attuazione  del PAN, è oggi di grande attualità e contemporaneità.
 La pars construens delle riflessioni, rappresenta il compito più difficile da svolgere, soprattutto quando non si voglia banalizzare la complessità dei problemi con la proposta di “ricette” pronte all’uso.(………tante richieste e tantissimi operatori da formare, ...........in fretta) in un contesto delicato, delicatissimo, come quello dei prodotti fitosanitari, dove un uso errato può provocare danni irreversibili all’ambiente e alla salute, per esempio.
Dalla qualità della formazione e dell’apprendimento, dipende anche il fatto  di evitare che una parte dei prodotti fitosanitari finiscano nel piatto dell’ignaro consumatore,  solo per citare un esempio.
 Certo sarebbe interessante indagare come tutto ciò impatti sulla professionalità dei formatori e dei coordinatori didattici, che vogliano operare ispirati dai principi nobili dei Reg.Cee e dalle disposizioni attuative del PAN  ma anche rispondere a tanti quesiti ancora aperti, come per esempio:
 -  Cosa si deve intendere per “cultura della formazione”  nell’attuazione del PAN ?
 -  La formazione nel PAN  è un mero atto burocratico?
-   Il formatore  è un genio del sapere?   o  necessita di percorsi di aggiornamento  periodici professionalizzanti?
-  Qual'è il  ruolo e la responsabilità del coordinatore didattico nei corsi del PAN ?
-   A chi è demandata la responsabilità  sull’idoneità della sede didattica dei corsi ?
- Qual'è indice valutativo della formazione? numerico o qualitativo?
- l'obiettivo dell'ente privato di formazione e numerico (più formati più entrate economiche) e l'obiettivo della formazione pubblica qual'è?
Come si vede,  appare ovvio che occuparsi  compiutamente di formazione diventa strategico,  per non parlare dei danni che si possono produrre direttamente e indirettamente,  per un uso errato dei prodotti fitosanitari.

La  tutela della salute in connessione all'impiego dei prodotti fitosanitari prevede, come indicato dalle disposizioni attuative del PAN,   la fondamentale funzione dell’azione formativa quale imprescindibile elemento di prevenzione, al fine di sostenere conoscenze adeguate tra gli operatori coinvolti nel settore e per favorire nuovi comportamenti e metodiche alternative ai trattamenti con pesticidi, nell’obiettivo di ridurre l’incidenza degli effetti dannosi per la salute che possono derivare da un impiego non corretto degli stessi prodotti.
 Sono previste giustamente  iniziative di sensibilizzazione per il corretto impiego dei prodotti fitosanitari, attraverso incontri   rivolti ad operatori professionali  nell’intento di sostenere ed innovare il ruolo e la presenza  dei Formatori   in questo delicato settore, assecondando gli adempimenti che – attraverso il PAN (Piano d’Azione Nazionale) - sono conseguenti alla più recente normativa comunitaria in materia, rappresentata dalla Direttiva U.E n. 128/2009.
Quest’ultima, nel perseguire gli obiettivi di tutela ambientale e di prevenzione sanitaria come strategia da garantire per l’intera popolazione in riferimento al fenomeno del commercio e dell’impiego dei prodotti fitosanitari, sollecita gli Stati membri dell’UE a svolgere una maggiore azione di informazione, sensibilizzazione e formazione, al fine di aumentare consapevolezza del rischio e competenza professionale, entrambi fortemente richiesti a fronte del diffuso fenomeno dell’impiego dei prodotti fitosanitari.
Gli operatori del settore devono essere preparati e conoscere le caratteristiche e la funzione di ciascun prodotto da impiegare e devono essere in grado di adottare metodi, misure e scelte operative finalizzate a prevenire danni alla salute umana, siano essi immediati o provocati da una costante trascuratezza e da imperizia che si sono protratte nel tempo.
 
Ora vi lasciamo  commentare da soli i grafici che seguono, a ulteriore testimonianza  che è necessario un momento di confronto costruttivo, per evitare  che la Sicilia continui  a primeggiare  tra le regioni con il più alto numero di intossicati per un uso errato dei prodotti fitosanitari, per esempio.
Riteniamo che aprire una riflessione produttiva per gli addetti ai lavori  non sia più derogabile. 






La presenza di una cultura della formazione sufficientemente condivisa ed idonea a sostenere l’attuazione dei progetti formativi rappresenta   il fattore chiave per vincere la sfida del superamento di quella che è stata definita la “formazione apparente” (Maggi, 1974; Boldizzoni e Gagliardi, 1984), vale a dire di una formazione che non ha capacità di incidere nei processi reali   Il tema di come valutare il “ritorno dell’investimento formativo” è esso stesso oggetto di numerose proposte metodologiche e  sofisticati strumenti per misurare il “ROI della formazione”,   tratto da una lezione  del Prof. Giacomo De Santis     L' ABC della Formazione con la F maiuscola.

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