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mercoledì 28 novembre 2018

EnteSviluppoAgricolo, le iniziative a favore della ricerca oncologica

ninosutera

EnteSviluppoAgricolo,
 le  iniziative a favore della ricerca oncologica, 
con l’olio EVO prodotto
nell’ Azienda Sperimentale campo Carboj
1958-2018
Attore principe della dieta mediterranea è l'olio extravergine di oliva 100% italiano,  eccellenza della tradizione enogastronomica.
 L’Olio EVO  nutraceutico  è il simbolo da sempre 
dell’identità dei popoli del  Mediterrano

Lolio monovarietale di Coratina contenuto nella  bottiglia che l’Ente mette a disposizione per una raccolta fondi per la ricerca  è coltivato lungo i viali dell’Azienda,   rappresenta il primo impianto effettuato negli anni 60.
 Dal colore giallo-verde,  si presenta con un fruttato medio, molto amaro e piccante, caratteristiche date dall’elevato contenuto polifenoli (687)presenti.

L’Azienda Sperimentale campo Carboj dell’Ente di Sviluppo Agricolo è sita in contrada Belice di Mare  nel territorio di Castelvetrano. Oggi è un Centro pubblico di raccolta della Biodiversità.
Un museo a cielo aperto dove vengono custodite oltre 150 tra cultivar, popolazioni e accessioni del germoplasma olivicolo siciliano  




Abbiamo incontrato Nino Sutera Responsabile  

dell'Azienda Sperimentale

Che cos'è l'Azienda sperimentale  Campo Carboj?

 La Cassa per il Mezzogiorno attivò, sino dai primi anni '50, il Programma Sperimentale Irriguo a supporto del suo vasto programma di intervento che si sviluppa presso un'apposita rete di Campi Sperimentali originando da un nucleo iniziale di prove attivate nel 1952 dall'Ente per l'Irrigazione in Puglia e Lucania in apposite aziende agricole forzate a svolgere un doppio ruolo sperimentale-dimostrativo.Tali iniziative si inquadrano in una generale tendenza dei grandi enti pubblici italiani, impegnati in massicci e pressanti programmi territoriali di attrezzamento irriguo, a provvedere in proprio alla attivazione delle ricerche sui parametri tecnico-agronomici da tenere a base delle progettazioni nel frattempo avviate. A questa scelta tali organismi operativi erano portati per vari ordini di motivi, ma in particolare per l'urgenza di ovviare in qualche modo al ritardo dell'azione dell'ambiente scientifico italiano, segnatamente quello della ricerca applicata alla irrigazione, nei confronti dell'avanzamento degli studi registrato nei precedenti decenni in altri paesi occidentali.   
Con atto del 1° agosto 1958 redatto dal Notaio Vito Rao, rep. N° 6693, la Cassa per le Opere Straordinarie di pubblico interesse nell’Italia Meridionale (meglio nota come Cassa per il Mezzogiorno) acquistò dal Principe Avvocato Nicolò Pignatelli Aragona Cortes, …. un lotto della estensione di ettari sedici, are quarantadue e centiare diciotto, sito in contrada Belice di Mare Comune di Castelvetrano…. In detto lotto la Cassa per il Mezzogiorno istituì … un’azienda agricola denominata “Carboj”.

 Con quali obiettivi?

L’obiettivo era  di organizzare programmi di attività dimostrative, gestendo dei corsi di istruzione professionale per maestranze irrigue volti alla formazione e qualificazione di tecnici, coltivatori diretti, lavoratori agricoli e, comunque, operatori di settore che, nel territorio, iniziavano ad utilizzare la pratica dell’irrigazione, che negli anni si è resa indispensabile per lo sviluppo dell’agricoltura del mezzogiorno. 

L’azienda rappresentava parte integrante dell’azione dell’Ente volta alla bonifica di tutto il comprensorio che, in quel momento, supportava l’opera primaria di costruzione della diga “Arancio”, che permise, con l’introduzione dell’irrigazione, lo sviluppo socio-economico del settore agricolo in quell’area.

L’Ente, al fine di ottimizzare le attività delle proprie Sezioni Operative e di quelle dell’Assessorato, dislocate su tutto il territorio siciliano, intravide la necessità di supportare la divulgazione agricola con la sperimentazione, la costituzione di campi dimostrativi e l’attività di ricerca applicata, individuando l’azienda Campo Carboj come unica struttura, di sua proprietà, idonea a tale scopo.

Dove si trova?

L’azienda, ubicata in territorio di Castelvetrano (TP) contrada Belice di mare, è estesa complessivamente Ha 16.36.50 riuniti in un unico corpo fondiario, ed è individuata catastalmente al foglio di mappa n° 168,  Dista dal mare circa 1.500 metri ed è situata ad un’altitudine di circa 50 m.s.l.m.; è raggiungibile tramite la SP n. 48. Il confine sud-est aziendale dista solo 150 metri dalla Riserva naturale Orientata Fiume Belice e dune limirofe. 
L’Azienda Sperimentale campo Carboj custodisce    la banca  di collezione del  germoplasma dell’olivo autoctono siciliano.  

                        La collezione ex-situ costituita da un intenso e proficuo  rapporto di collaborazione tra il Dipartimento Scienze Forestali e Agrarie dell’Università di Palermo e il  Campo Carboj dell’Ente di Sviluppo Agricolo della  Regione Siciliana,  può essere considerata l'unica fonte di materiale di propagazione di genotipi siciliani, standard varietali di riferimento.
                                             A metà degli anni ‘80, terminata la fase di indagine territoriale, le accessioni individuate furono reinnestate su piante adulte presenti presso l’azienda ‘Campo Carboj’     La scelta di porre le piante in un unico sito derivava dall’esigenza di svincolare la variabilità dell’espressione fenotipica da fattori legati all’ambiente. Negli anni successivi, dopo che le piante iniziarono a fruttificare, si procedette alla verifica true to type delle accessioni reinnestate, accertando la rispondenza dei genotipi raccolti alle cultivar descritte da Bottari e Spina (1952) mediante osservazioni dei tratti morfologici dei frutti, foglie e noccioli.
 Una volta validate le accessioni raccolte nell’isola, e dopo aver eliminato tutti i casi evidenti di omonimia e sinonimia e tutte quelle accessioni di origine alloctona, fu costituita, sempre all’interno dell’Azienda Campo Carboj, la prima collezione ex situ del germoplasma di olivo autoctono siciliano, caratterizzata a livello bio-metrico e molecolare.
    Questo straordinario lavoro, perché è unico,   frutto dalla partecipazione attiva  di eccellenze professionali, come, docenti universitari, ricercatori, funzionari dell’Ente, vivaisti, innestatori, titolari di frantoi, commercianti di olio ed esperti olivicoltori delle varie aree di provenienza delle cultivar di olivo,
Inoltre, è stato realizzato un progetto  “Sostegno alla conservazione delle risorse genetiche in agricoltura”

 Centri pubblici di conservazione” il cui obiettivo specifico è la promozione di iniziative volte al recupero, alla conservazione e alla diffusione delle risorse genetiche vegetali di specie a rischio di erosione genetica, attraverso la promozione di iniziative, a carattere pubblico, finalizzate alla conservazione, in situ ed ex situ, caratterizzazione, raccolta e utilizzazione delle risorse genetiche vegetali regionali ed al mantenimento della biodiversità.




domenica 11 novembre 2018

L'economia della conoscenza


nucciatornatore

 Animare un territorio,  non è solo una questione di trasmissione di conoscenze e  informazioni, ma è soprattutto lo sviluppo di metodologie innovative, la riorganizzazione sociale ed economica del territorio  stesso, tali da rimuovere i vincoli allo sviluppo ed affrontare in termini nuovi ed adeguati le opportunità . 

Abbiamo incontrato Nino Sutera   componente del tavolo nazionale della rete rurale


Nino  Sutera,   Diploma di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, Funzionario Direttivo della Regione Siciliana, Divulgatore Agricolo,  “Formatore Consulente” del Formez,    Componente del Gruppo di Lavoro PAN sottogruppo formazione, Informazione e sensibilizzazione,  Iscritto all’Albo regionale dei Formatori interni presso il Dipartimento della Funzione Pubblica della Regione Sicilia ,  Ideologo dei Borghi GeniusLoci De.Co.  e del Percorso informativo di sviluppo locale “Un Villaggio di idee” Coordinatore  del  G.I.T (Gruppi d’interesse territoriale del MIUR)   Ideologo della Libera Università Rurale, autore di diverse pubblicazioni e relatore a tantissimi eventi divulgativi e blogger, ect.ect.
Un bel curriculum?
Così dicono gli addetti ai lavori.

A oggi, ed è un’ipotesi generalmente condivisa, per crescere e competere in un’economia globale è sempre più necessario investire in conoscenza, nella elaborazione di idee innovative e nella valorizzazione dei beni immateriali. Per esempio  la tutela  dell’ambiente, dei consumatori,  costituisce una delle tipologie di risorse immateriali fortemente caratterizzanti l’attività agricola.

Ecco la domanda,    in tutta Europa il trasferimento delle conoscenze e delle buone prassi  in agricoltura,  viene considerato un caposaldo per lo sviluppo, mentre  in Sicilia?
I Servizi per l’agricoltura sono uno strumento utile per l’attuazione degli obiettivi di politica agricola e rurale legittimate dall’U.E.  C’è da dire però, che l’impegno finanziario nella programmazione PSR 2014/2020, per esempio  non è stato uniforme, in Italia    ci sono Regioni come il Piemonte, il Veneto, la Lombardia, che hanno  impegnano dal  6% al 14% della spesa complessiva del PSR nelle attività di promozione dell’innovazione, alla divulgazione, alla consulenza alle aziende agricole; dall’altra, Regioni che  hanno previsto  meno, appena il 2%,  come la Sicilia,  forse perché si riteneva (sbagliando) che investire in termini di risorse immateriali rappresenta un'opzional. Chiaramente non è una responsabilità di questo governo.
   In Sicilia la l.r. 1 agosto 1977, n. 73 “Provvedimenti in materia di assistenza tecnica e di attività promozionali in agricoltura autorizza l’Ente di Sviluppo Agricolo  ad attuare e coordinare le iniziative e gli interventi per l'assistenza tecnica e le attività promozionali giovandosi delle proprie strutture periferiche - Sezioni Operative per l'assistenza tecnica e le attività promozionali, e di divulgazione - che operano su larghe basi territoriali.
Ecco, se pur sono trascorsi 40 anni,   le finalità sono  coerenti agli indirizzi  dell’U.E e del Ministero  di questi ultimi anni.
Chiaramente per svolgere le attività e le funzioni, ci vogliono risorse adeguate.

Qual è la prospettiva strategica    per i prossimi anni ?
il punto di partenza e di riferimento in Sicilia è la  legge,   L.r. n. 73/77,   
Dobbiamo essere capaci di fare tesoro dell’esperienza maturata, delle necessità del mondo rurale,  ma anche di adeguare gli obiettivi rispetto  alle indicazioni del MIPAF su gli   ambiti del sistema di consulenza:
a)        gli obblighi a livello di azienda risultanti dai criteri di gestione obbligatori e dalle norme per il mantenimento del terreno in buone condizioni agronomiche e ambientali, ai sensi del titolo VI, capo I, del regolamento (UE) n. 1306/2013;
b)        le pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente stabilite nel titolo III, capo 3, del regolamento (UE) n. 1307/2013 e il mantenimento della superficie agricola di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), del medesimo regolamento (UE) n. 1307/2013;
c)        misure a livello di azienda previste dai programmi di sviluppo rurale volte all'ammodernamento aziendale, al perseguimento della competitività, all'integrazione di filiera, compreso lo sviluppo di filiere corte,  all'innovazione e all'orientamento al mercato nonché alla promozione dell'imprenditorialità;
d)       i requisiti a livello di beneficiari adottati dagli Stati membri per attuare l'articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2000/60/CE;
e)        i requisiti a livello di beneficiari adottati dagli Stati membri per attuare l'articolo 55 del regolamento (CE) n. 1107/2009, in particolare l'obbligo di cui all'articolo 14 della direttiva 2009/128/CE;
f)         le norme di sicurezza sul lavoro e le norme di sicurezza connesse all’azienda agricola;
g)        consulenza specifica per agricoltori che si insediano per la prima volta;
h)        la promozione delle conversioni aziendali e la diversificazione della loro attività economica;
i)          la gestione del rischio e l'introduzione di idonee misure preventive contro i disastri naturali, gli eventi catastrofici e le malattie degli animali e delle piante;
j)          i requisiti minimi previsti dalla normativa nazionale, indicati all'articolo 28, paragrafo 3, e all'articolo 29, paragrafo 2, del regolamento (UE) n. 1305/2013;
k)        le informazioni relative alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento ai medesimi, alla biodiversità e alla protezione delle acque di cui all' allegato I del regolamento (UE) n. 1306/2013;
l)          misure rivolte al benessere e alla biodiversità animale;
m)      profili sanitari delle pratiche zootecniche;
n)        l'innovazione tecnologica ed informatica, l'agricoltura  di precisione e il trasferimento di conoscenza dal campo della ricerca al settore primario.

Anche il PAN prevede l’utilizzo di consulenti per supportare le aziende nella difesa fitosanitaria?
 Si il piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Pan), adottato con decreto 22 gennaio 2014, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150, reca l'attuazione della direttiva 2009/128/CE, e  istituisce un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi, attribuisce alle Regioni l’onere di attuare  le azioni per l’applicazione della difesa integrata in agricoltura.
Stiamo lavorando a un progetto pilota sulla prescrizione  dei prodotti fitosanitari (il primo in Italia)

Di cosa si tratta?
I Prodotti fitosanitari   sono tutti quei prodotti, di sintesi o naturali, che vengono utilizzati per combattere le principali avversità delle piante come, malattie infettive, fisiopatie, parassiti e fitofagi animali ect..
Il Pan si propone di ridurre i rischi associati all'uso dei prodotti fitosanitari, promuovendo un processo di cambiamento delle tecniche di utilizzo dei prodotti verso forme più compatibili e sostenibili in termini ambientali  e sanitari.
Di conseguenza riguarda tutti, agricoltori, consumatori, cittadini  e  beni pubblici. La prescrizione è un cambio di passo nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari,a tutela di tutti chiaramente.
Così come il medico prescrive nella ricetta un medicinale per una determinata patologia, piuttosto che un altro,    così il  consulente  del PAN    potrà prescrivere un fitofarmaco  in funzione delle esigenze della coltura,   della tutela dell’ambiente e dei consumatori
Il consulente del PAN attraverso la   sua competenze  è  in grado di rispondere alle esigenze attuali provenienti dalla società civile in tema di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e responsabilità etica.   L’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari   richiede un salto di qualità in termini di formazione e miglioramento delle capacità degli operatori professionali nelle scelte da compiere.
Per l’attuazione del progetto pilota, l’ipotesi su cui stiamo ragionando e   coinvolgere le strutture periferiche dell’Ente e all’occorrenza  professionisti esterni in regime di convenzione,  utilizzando le risorse delle Misure   del PSR 2014/2020

lunedì 26 marzo 2018

Quando il trasferimento delle innovazioni e delle buone prassi, diventano un opzional

Quando il trasferimento delle innovazioni e delle buone prassi, diventano un opzional.




 

 L’impegno finanziario nella programmazione PSR 2014/2020 non è uniforme: ci sono Regioni come il Piemonte, il Veneto, la Lombardia, il Molise, il Friuli, la Campania, che impegnano da circa il 6% al 14% della spesa complessiva nelle attività di promozione dell’innovazione, alla divulgazione, alla consulenza alle aziende agricole; dall’altra, Regioni che investono meno, appena il 2%,   forse perchè si ritiene che investire in termini di risorse immateriali rappresenta un'opzional.


Per vincere le sfide di un’economia sempre più globalizzata, occorre mentre investire in competenze, dare maggiore spazio alla produzione di idee e ai beni immateriali per uno sviluppo territoriale più innovativo e competitivo, promuovendo il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali
L’olandese Roeling negli anni ’80 sottolineava come la conoscenza agricola non fosse un patrimonio dell’accademia o dei centri di ricerca, ma sia il combinato di una miriade di detentori di conoscenze che interagiscono, il cosiddetto Sistema di Conoscenze e Innovazione Agricola. Le crisi dell’agricoltura convenzionale, gli effetti collaterali della rivoluzione verde, l’inquinamento, etc. hanno spinto a teorizzare e praticare forme partecipative di ricerca applicata (ovviamente non di base), in cui le conoscenze degli agricoltori sono valorizzate. La necessità di percorrere vie nuove e diverse (il recupero della biodiversità, l’agricoltura biologica, l’agricoltura sociale, la vendita diretta, lo sviluppo rurale multisettoriale, ecc.), unitamente alla constatazione che l’agricoltura produce anche beni pubblici (protezione del suolo, paesaggio, assorbimento CO2, habitat naturali) spinge a cercare anche nuovi modelli di divulgazione e di consulenza, che almeno in un primo momento dovrebbero essere a carico del pubblico. Ecco quindi che negli ultimi tempi, nella stampa internazionale e anche negli ambienti più market oriented (USA, Olanda, Banca Mondiale, ecc.) vi è una riscoperta del ruolo pubblico nella divulgazione e consulenza, Si parla sempre di più di tecnici che siano animatori o facilitatori, che favoriscano la formazione di gruppi e di reti, collegando ricerca, pratica e istituzioni, stimolando così una crescita “dal basso verso l’alto” e la messa a punto di innovazioni appropriate (tecniche, organizzative, individuali e di gruppo, etc.). 
Ma si sa, le mode in talune parti del mondo arrivano sempre con qualche anno di ritardo rispetto al continente

Infine il  principio della separatezza delle funzioni, introdotto dalle recenti dispositivi di legge, sottrae di fatto all’Assessorato Reg.le dell’Agricoltura molte delle competenze previste dalla L.r. n. 73/77, consegnando all'Ente Sviluppo Agricolo l'esclusività nell'attuazione degli interventi di consulenza aziendale in agricoltura, come ente pubblico.
Non è infatti possibile che uno stesso soggetto, in questo caso l’ Assessorato Reg.le dell’Agricoltura, possa al contempo svolgere le funzioni di assistenza tecnica (ora consulenza aziendale) e di Autorità di gestione (programmazione, gestione e controllo della spesa).

Disposizioni attuative del sistema di consulenza aziendale in agricoltura istituito dall’art. 1 ter, comma 5, del D.L. 24 giugno 2014, n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116:

Articolo 3 (Principio di separatezza)
1. Al fine di garantire il principio di cui all’art. 1 ter, comma 3, del D.L. 24 giugno 2014, n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, l’organismo di consulenza non può svolgere alcuna funzione di controllo finalizzata all’erogazione di finanziamenti pubblici in agricoltura nel settore agricolo e agroalimentare.

2. I consulenti non possono:
·         essere coinvolti in attività di controllo dei procedimenti amministrativi e tecnici finalizzati all’erogazione di finanziamenti pubblici o in attività di controllo sanitario;
·         essere dipendenti del beneficiario a favore del quale viene reso il servizio di consulenza, ovvero trovarsi nei confronti dello stesso in qualsiasi situazione di conflitto di interesse;
·         avere rapporti di dipendenza o di collaborazione diretta a titolo oneroso con soggetti titolari di attività di produzione o vendita di mezzi tecnici per l’agricoltura, la selvicoltura e la zootecnia.     
  
Ciò ha comportato la soppressione delle S.O.A.T. (Sezioni Operative di Assistenza Tecnica dell’Assessorato reg.le dell’Agricoltura), mantenendo inalterate le funzioni delle S.OP.A.T. (Sezioni Operative di Assistenza Tecnica) dell’ESA.




















































mercoledì 27 dicembre 2017

Formazione e Consulenza

Formazione e consulenza due elementi chiave per la diffusione dell'innovazione in agricoltura




Tania Dionisi (Phd in Pianificazione, design e tecnologie dell'architettura) ci ha inviato un interessante contributo legato al suo lavoro di ricerca sul ruolo e le prospettive dell'innovazione tecnologica in agricoltura. 
                          Lo sviluppo agricolo è uno dei temi chiave nei dibattiti internazionali volti a promuovere l'aumento della produttività, l'ammodernamento delle imprese e il completo rispetto dell'ambiente e la tutela dei territori. Sul fronte delle innovazioni, che insieme allo sviluppo rurale rientra tra le priorità dell'Unione europea, sono numerose le soluzioni che vengono proposte dagli stakeholder coinvolti, a partire dai produttori di macchinari agricoli per arrivare ai centri ricerca. Si tratta di soluzioni ad alta matrice tecnologica afferenti alla cosiddetta "Agricoltura di precisione", in grado di massimizzare le rese, utilizzare le risorse a disposizione in maniera efficiente, e diminuire i costi e gli sprechi. Si tratta di sistemi in grado di migliorare la gestione dei processi agricoli attraverso il monitoraggio di tutti i parametri provenienti dal fondo e dall'ambiente che, messi a sistema attraverso una rete informatica, aiutano l'imprenditore nelle scelte aziendali; nella gestione delle lavorazioni e nell'impiego di materiali e prodotti di sintesi. Dai sistemi di posizionamento satellitare (GPS) ai sistemi di informazione geografica per l'analisi spettrografica dei suoli (GIS); dai sensori di campo ai sistemi di agro-meteorologia; dai software gestionali ai sistemi di ultima generazione riguardanti la realtà aumentata e la gestione da remoto delle colture sia in serra sia in pieno campo; l'agricoltura di precisione è un complesso di conoscenze e pratiche che sta rivoluzionando il settore primario. Tuttavia stenta ancora a diffondersi su larga scala, specie in quei territori, come l'Italia, in cui l'agricoltura è frammentata e fatta di tante piccole unità. I motivi sono diversi, innanzitutto l'agricoltura di precisione non è un prodotto finito facilmente implementabile da zero in poco tempo, in secondo luogo essa richiede elevati costi di investimento iniziale e in ultimo una preparazione informatica di medio e alto livello. In un quadro in cui l'agricoltura italiana è prevalentemente composta da piccolissime aziende a conduzione diretta, gestite soprattutto da uomini che hanno in media più di 50 anni e un basso titolo di studio, è difficile pensare che l'agricoltura di precisione possa trovare a breve una larga diffusione. 















































































Da una recente ricerca condotta da Cisco Systems in collaborazione con il Digital Transformation Institute si evince che l'agricoltura italiana rischia di non cogliere la sfida della trasformazione digitale perché in sostanza manca, nel comparto agroalimentare, una visione d'insieme che renda più comprensibile le opportunità che la tecnologia offre per aumentare la competitività; sono carenti inoltre figure professionali qualificate che possano fungere da vettori di trasferimento di conoscenze e innovazione dai centri ricerche alle imprese. Per far sì che questo trasferimento si compia e l'agricoltura italiana possa trasformarsi, favorire il ricambio generazionale e aumentare i propri livelli di competitività, occorre creare un cortocircuito che spezzi la distanza infruttuosa tra centri ricerche e imprese e che favorisca l'aumento della professionalità e delle competenze. La tecnologia può continuare a evolvere e a proporre soluzioni sempre più innovative ai problemi della produzione agricola, ma senza un'adeguata preparazione e un'effettiva dimostrazione del vantaggio che essa apporta, gli imprenditori non saranno stimolati ad accedervi. Per fare in modo che l'offerta di sistemi tecnologici sia equiparata alla domanda e di conseguenza i costi di investimento possano essere ridimensionati alle potenzialità delle aziende occorre puntare sul potenziale innovativo che esiste tra i giovani imprenditori. Sebbene i giovani capoazienda (età compresa tra il 19 e i 35 anni) siano circa il 5% del totale (censimento Istat,2010), nel 2015 sempre un'analisi ISTAT ha riscontrato un sostenuto incremento degli appartenenti alla classe di età giovanile, compresa tra i 15 e i 34 anni (+11,1%); ciò induce in parte a sperare in un atteso processo di ricambio generazionale del settore. Occorre tuttavia fare in modo che questi recepiscano il vantaggio derivante dall'ammodernamento delle aziende, dall'adozione di nuove tecnologie e buone pratiche al fine di far fronte contemporaneamente ai cambiamenti climatici e ambientali e all'aumento della richiesta di cibo sano e nutriente a prezzi accessibili per tutti. La politica agricola comune (PAC) prevede che gli Stati membri e le regioni elaborino dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) in funzione dei bisogni dei loro territori. In particolare la Misura 01 dei PSR prevede il sostegno per il "Trasferimento di conoscenze e azioni di informazione" e il cui obbiettivo è il miglioramento della professionalità degli operatori e la competitività sul mercato attraverso attività di formazione e scambio di buone pratiche. Sono invece aperte molte delle call del programma quadro Horizon 2020 inerenti al Work Programme 2018-2020 nella sezione "Food security, sustainable agriculture and forestry, marine, maritime and inland water research and the bioeconomy" e più precisamente nelle Call "Rural Renaissance". Con un fondo di circa € 263 milioni di euro l'Europa intende infatti investire nel rinnovamento rurale e nei giovani, incentivando azioni volte a coinvolgere e abilitare gli imprenditori all'uso della tecnologia, sostenere la modernizzazione delle aziende, diffondere l'innovazione, eccetera. In generale questo tipo di strumenti, visto il nuovo approccio multi-actor dell'unione europea, sono rivolti a stakeholder provenienti da differenti ambiti: dai centri ricerca, alle agenzie di formazione abilitate fino ad arrivare alle associazioni di categoria, alle organizzazioni professionali ed infine ai Gruppi Operativi,  finanziati all'interno della Misura 16  - Cooperazione dei PSR. L'opportunità offerta da questi strumenti è quella di favorire la divulgazione scientifica e il trasferimento di conoscenze per incrementare la diffusione delle innovazioni e portare gradualmente l'agricoltura ad allinearsi con gli altri settori produttivi. Come dimostrato in altri ambiti, un'innovazione si diffonde più velocemente quando più attori nello stesso territorio la adottano. È opportuno quindi che tutti i portatori di interesse coinvolgano i giovani imprenditori incentivando soprattutto la creazione di network di imprese in cui possano essere condivisi scopi e mezzi, attrezzature e risorse per superare questa transizione da un'agricoltura di stampo convenzionale a un'agricoltura innovativa più attenta alla qualità dei processi e dei prodotti e alla salute pubblica e ambientale. In un mondo iper-connesso, dove le informazioni e gli strumenti viaggiano ad alta velocità e in modalità sempre più condivisa, è fondamentale che anche le aziende agricole ne siano parte per allontanare il rischio di isolamento, cessazione (che trasforma il Paese da produttore a importatore) e al contempo avvicinare più giovani all'opportunità di valorizzare la vocazione agricola di molti territori.
Tania Dionisi
Phd in Pianificazione, design e tecnologie dell'architettura
Con il contributo di  Silvia Baralla

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