Primo report nazionale sull'evoluzione delle tecnologie dedicate alla gestione dell’acqua: l’intelligenza artificiale a supporto dell’intelligenza umana per risolvere i problemi di oggi e di domani
L’Osservatorio Proger sulle Infrastrutture del Futuro
prosegue la sua attività con un nuovo studio sull’acqua e le sue tecnologie
Se il mondo dell’acqua,
nei suoi vari utilizzi, è comunemente percepito ancora “tecnologicamente
primitivo”, Water Intelligence, primo report nazionale sull’innovazione
tecnologica e digitalizzazione a tutto campo nella gestione del ciclo
dell’acqua, smentisce questo pregiudizio e mostra l’avanzata tumultuosa delle
tecnologie in ogni fase del ciclo dell’acqua: dallo stoccaggio ai prelievi,
dagli utilizzi alla depurazione e alle potenzialità ancora non sfruttate del
riuso. Le applicazioni dell’hi-tech che integrano Intelligenza Artificiale,
sensoristica, robotica, supercalcolatori, data mining, satelliti, gemelli
digitali, simulatori, membrane, condotte, sistemi di controllo e gestione sono
descritti nello studio dell’Osservatorio Proger sulle Infrastrutture del
Futuro a cura di Erasmo D’Angelis e Mauro Grassi, rispettivamente
Presidente e Direttore della Fondazione Earth and Water Agenda. Water
Intelligence è un’articolata rassegna sull’evoluzione delle tecnologie dedicate
alla gestione dell’acqua e di come l’intelligenza artificiale possa
supportare quella umana per risolvere i problemi attuali e futuri legati
al ciclo idrico, suscitando l’interesse crescente di agricoltori, gestori delle
aziende idriche e dighe, settori industriali e amministrazioni pubbliche.
Il rapporto si pone
anche come spunto di riflessione sull’assoluta necessità di un “Piano nazionale
integrato per la sicurezza idrica e idrogeologica”. Tema questo su cui Proger,
società di ingegneria multidisciplinare, è impegnata da anni nella divulgazione
e diffusione di una cultura del settore, a partire dalla pubblicazione nel 2023
del report “Water Economy in Italy”, e
sviluppa progetti di ricerca come le “Linee Guida per la Sostenibilità Idrica Territoriale”,
realizzate nell’ambito dell’associazione Assoreca: un nuovo modello “sinergico”
per la gestione efficiente della risorsa idrica in corso di sperimentazione in
provincia di Novara, in collaborazione con la Regione Piemonte.
Sono oggi in Italia oltre 150.000 le applicazioni
tecnologiche, inclusa l’Intelligenza Artificiale, per il monitoraggio e la
gestione dell’acqua per tutti gli utilizzi
Nella captazione,
stoccaggio, distribuzione, uso e riciclo dell’oro blu, l’economia delle acque
si distingue come uno dei settori più permeabili e promettenti nell’adozione di
applicazioni digitali e di intelligenza artificiale generativa. Le aziende più
performanti hanno sviluppato percorsi digitalizzati per impostare sistemi di
controllo avanzato e a distanza, piattaforme di gestione integrate con sistemi
informatici, sensoristica, topografica di precisione con laser scanner e
georadar.
Le tecnologie
disponibili sono spesso frutto della ricerca Made in Italy e dei nostri enti
scientifici, a partire da Ispra, Cnr, Enea e Copernicus, e permettono agli
operatori di poter anticipare e affrontare ogni fase ordinaria e di gestione
dell’emergenza, grazie a sistemi satellitari e di monitoraggio basati su
sensori, IoT e IA per il controllo dei deflussi e delle quantità delle acque
sotterranee e superficiali; consentono la gestione di circa 500.000 km di reti
idriche e 1 milione di km di reti fognarie, con tratti “intelligenti” con
controlli in real time dei consumi, tramite smart metering in grado di offrire
una conoscenza dettagliata delle condizioni della rete; supportano i
trattamenti di depurazione delle acque reflue e i sistemi di raccolta di acqua
piovana per usi industriali e urbani, garantendo la massima qualità e riducendo
l’impatto ambientale. L’eccellenza italiana arriva fino allo spazio, con
l’acqua fornita dalla SMAT di Torino che disseta gli astronauti e cosmonauti
della Stazione Spaziale Internazionale ISS.
Un piano di investimenti per la
salvaguardia dell'Acqua
“L’acqua non manca, ce n’è per tutti, ma è necessario
un intervento strutturale almeno decennale, la siccità è già costata 30
miliardi”
L’Italia, che ha
attraversato negli ultimi 20 anni 9 gravi fasi di siccità con costi complessivi
per circa 30 miliardi di euro, deve la sua vulnerabilità idrica soprattutto
all’assenza o alla carenza cronica di infrastrutture idriche primarie e,
soprattutto, di una gestione programmata e condivisa per lo stoccaggio, la
distribuzione e il riuso dell’acqua. Perché, sebbene l’Italia sia dotata di
abbondante acqua dolce teoricamente prelevabile (140 miliardi di mc), questa
generosa condizione naturale non si traduce in altrettanta abbondanza nella
disponibilità della risorsa. Gli scenari climatici sviluppati dai centri
scientifici confermano che eccesso e scarsità di acqua convivono e sono due
lati della medaglia con cui l’Italia deve fare i conti. I fenomeni
meteorologici estremi si combinano con l’insufficienza e vetustà delle
infrastrutture idriche, concepite sulle necessità degli anni ‘50 e non
resilienti ai cambiamenti climatici. Il risultato è che tra i 27 paesi
dell’Unione Europea è l’Italia che preleva più acqua potabile di tutti, ma è
anche in testa nelle perdite lungo i circa 400.000 km di rete del Sistema
Idrico Integrato: dei 9,1 miliardi di mc immessi ogni anno, ne arrivano a
destinazione solo 4,6 mld di mc.
“Forti piogge al nord
ed estrema siccità al sud, la situazione attuale riflette perfettamente
l’emergenza e soprattutto la carenza di infrastrutture e di progettazione. In
Italia l’acqua non manca ma non arriva a destinazione perché la rete idrica
infrastrutturale non è adeguata e si sono accumulate carenze di investimenti in
tecnologia applicata ai servizi idrici.” commenta Marco
Lombardi, AD Proger e Presidente dell’Osservatorio, “C’è tantissimo
“know-how” ma pochissima cultura: la cultura si riflette nei comportamenti,
nelle scelte consapevoli e nelle azioni quotidiane, nella Politica di un Paese.
Serve una gestione più sostenibile anche grazie alle reti neurali e l’Artificial
intelligence, attraverso consumi inferiori e meno sprechi. Questa carenza
dovrebbe figurare tra le massime priorità sia della politica, sia delle
imprese. Necessitiamo di una sensibilità sociale nei confronti delle risorse
idriche, manca la visione, non si può intervenire sull’emergenza bisogna
pianificare un piano strutturale a 10 anni per tutelare questa preziosa
risorsa”.
Negli ultimi 20 anni lo
Stato ha investito tra l’1 e il 2% della spesa pubblica nazionale, quasi zero
rispetto ad altri settori di servizi a rete. Questa irrilevanza viene
confermata anche nel PNRR con investimenti pari a 4,3 mld di euro sul totale di
238 miliardi.
La proposta concreta
del rapporto Water Intelligence:
1) 13,8 miliardi
dovrebbero andare alla gestione dell’acqua
- tra cui 7
miliardi per il servizio idrico integrato
- 1,8 miliardi
per 20 nuove dighe
- 5mila piccoli
e medi invasi
- 1 miliardo
per il disinterramento delle dighe
- 1 miliardo
per l’aumento della produzione idroelettrica
2) 3,85 miliardi agli
interventi contro il dissesto idrogeologico
- 2,5 miliardi
per le misure per la difesa del territorio
- 1,5 miliardi per rafforzare tecnologie, monitoraggi e ricerca
Sostenibilità Idrica
“Le risorse idriche italiane vengono gestite in
termini emergenziali, che ne minimizzano l’efficacia e ne aumentano i
costi di intervento e di gestione”
In aggiunta a una rete
colabrodo, c’è una bassa attenzione al risparmio idrico anche nel settore
manifatturiero, che assorbe circa un quinto degli usi finali (21%). Emblematico
il rapporto tra il volume d’acqua utilizzata e il valore aggiunto realizzato da
ogni singolo settore, espresso dall’indicatore Water Use Intensity Indicator:
in Italia si utilizzano in media circa 13 litri di acqua per euro di valore
aggiunto realizzato. Chimico, tessile e carta in testa tra i settori più
idro-esigenti. Nell’ambito industriale sarebbe fondamentale un maggiore
utilizzo di acqua depurata, riducendo così la necessità di acqua di falda o di
sorgente. Tanto più che l’Italia versa 60 milioni l’anno come sanzione all’UE
per effetto di diverse infrazioni in materia di infrastrutture idriche, tra cui
la mancanza di sistemi di depurazione e filtraggio delle acque reflue, sia in
ambito agricolo che industriale, e il loro riuso, anche in ambito civile.
Marco Sandrucci, Responsabile
del Dipartimento Ambiente e Geologia di Proger e Coordinatore del gruppo di
lavoro Sostenibilità Idrica di Assoreca: “È necessario
cambiare gestione dell’acqua dove lo scarto di un uso possa essere l’approvvigionamento
di un altro. È una logica propria di una cultura dell’economia circolare, dove
l’acqua riciclata DEVE avere un suo valore economico, aspetto che non a caso
sta attirando l’attenzione del mondo della finanza (green bond e altri asset
finanziari). L’acqua, ancor più se trattata e riciclata, è un bene economico e
come tale deve avere un suo valore che ne consenta l’inserimento nell’ambito di
investimenti finanziari a supporto delle idroesigenze pubbliche e private.
Bisogna attuare soluzioni che siano tecnologicamente integrate, modulari e
innervate di elementi di sostenibilità energetica e tecnologica, sempre più
supportate dall’intelligenza artificiale”.
Nessun commento:
Posta un commento